- Capitolo 8: Dolore
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- Povera Kagome del futuroooo!!! Sono
tristissima per lei!!!! E questo chap sarà ancora più malinconico!!!
Siiigh! Mi dispiace veramente tanto, Nari era un personaggio venuto proprio
bene, perché l’ho fatto morire? [NdQualcuno: così veniva la storia…].
Già, in effetti, forse è per quel motivo… Sto andando avanti a raffica
(divertente) visto che non sto più ricopiando!!! (gioia immensa!!). Se non
fosse per i compiti… (doon…)
- Però… povera Kagome!!! Ueee!!!
- Sigh, basta parlare di cose triste…
- Vi lascio alla fic. Comunque adesso spero che
un po’ di cose si stiano iniziando a capire… (spero vivamente)
- Ni-hao a tutti
- Meky
…oggi
particolarmente triste per Kaggy…
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- Il
dolore è una lacrima amara
- che scende
dal tuo viso
- quando
meno vuoi
- Il dolore è quella
lama piantata nel cuore
- che
distrugge le carni
- che annienta la vita
- È quel vestito che troppe volte hai indossato
- e ora ti stringe l’anima come un persecuzione
- Il dolore, semplicemente
- Quel pensiero che riesce a svegliarti anche nelle
notti più belle
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- Meky
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- Naraku del futuro le sorrise
- -Allora?- chiese a Kagome, seduta accanto a
lei
- -Allora cosa?- La donna si alzò in piedi –Uffi,
perché mi fai domande così stupide?-
- -Non è una domanda stupida!- ribatté lui
alzandosi a sua volta dal tronco d’albero. Fissò la donna col kimono da
sacerdotessa e gli venne da ridere; infine lo fece.
- -Cos’hai da ridere?- chiese mettendo le
mani sui fianchi lei
- -Nulla, e solo che… oh Kagome, smettiamola,
eh? Questa serie di giochetti mi fanno sempre ridere!-
- -Non sono giochetti!- disse la donna,
scoppiando a ridere a sua volta –Va bene, lasciamo stare, oggi la passi
liscia.- Prese il foglio che aveva per terra, ultima risorsa recuperata dal
suo tempo prima che venisse distrutto –Comunque ho vinto io…-
- -Si si, certo- Sorridendo l’uomo
l’abbracciò.
- -Devi proprio partire?- gli chiese lei
accarezzandoli il viso –Mi mancherai…-
- -Starò via poco, tranquilla cara-
- -Mi mancherai comunque amore mio-
Stringendola a sé Nari la baciò sulle labbra con amore
- -Lo so…-
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- -Mmh… Nari… Nari…-
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- L’uomo le sfiorò il viso e le sorrise.
- -Ma esiste una donna più bella di te…?-
mormorò baciandola
- -Non credo- disse lei sorridendo. Si lasciò
andare fra le sue braccia. Volse un istante lo sguardo verso le quattro
pareti. Il loro rifugio, la loro casa. Che fosse inverno, che fosse estate
non si sarebbe mai stancata di averlo accanto nella notte.
- Gli baciò la spalla nuda e con gli occhi
chiusi si lasciò coccolare. Come sapeva essere dolce, quando voleva…
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- -No… NO!… Nari!… Mmh…!-
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- Kagome… Kagome… Kagome… KAGOME!
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- -Kagome! Kagome!- La voce di Sango la
risvegliò -Kagome… tranquilla…- La donna inspirò profondamente e si
mise seduta sul letto. Era stato tutto un sogno… Si asciugò gli occhi,
pieni di lacrime, e cercò di calmarsi.
- Si trovavano in un gruppo di case, dove erano
stati ospitati per il momento. Il gruppo del passato era insieme a Miroku in
un’altra capanna, mentre Sango aveva deciso di rimanere insieme
all’amica almeno per un altro po’. Soffriva troppo per essere lasciata
sola…
- -Sto bene…- mormorò l’altra dolorante,
poggiando una mano sul grembo
- -Hai bisogno di dormire…- disse Sango
aiutandola ad alzarsi –ma prima è meglio se ti tranquillizzi un po’…-
- -Non riesco a dormire, e se ce la faccio gli
incubi mi perseguitano…-
- -Immagino sia Nari il tuo sogno
ricorrente…- mormorò. Kagome non rispose, ma era evidente che fosse così,
senza contare che continuava a chiamare il suo nome nel sonno…
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- Il mattino seguente…
- Il gruppo del passato era ai margini della
strada. Miroku aveva dato loro il permesso di girare per il villaggio, ma
non di allontanarsi: prevedevano un nuovo attacco dei due Naraku. Non se ne
sarebbero andati comunque, dopo tutto quello che era successo. Si sentivano
estranei di quel dolore così grande, gocce dolci fra gocce salate. Così
rimanevano immobili ai lati di un sentiero, tristi, nervosi, estranei.
Kagome era seduta per terra col viso sostenuto dalle mani; guardava senza
interesse la gente che passava, cercando di togliersi dalla testa la scena
della morte di Naraku. Non avevano mai saputo chi fosse veramente, il nome
di quell’uomo era sconosciuto; o almeno per lei. In piedi contro un albero
stava Inuyasha, consapevole della situazione pesante; ai suoi piedi Kikyo si
domandava come mai, qualsiasi cosa accadesse, lei non riuscisse a provare
dolore per gli altri. Era cambiata così tanto dopo essere tornata in vita?
Un po’ in disparte c’era Nari, l’unico a sapere l’identità di
Naraku: solo lui l’aveva riconosciuto come il sé stesso del futuro. Ed
era morto, Kagome del futuro ora era disperata, aveva quasi perso ogni
ragione di vita; anch’egli soffriva con la donna, perché si stava
rendendo conto pian piano d’amare Kagome. Si, era meglio che gli altri non
conoscessero l’identità di Naraku, ora capiva: la conoscenza di quel nome
avrebbe cambiato il loro futuro. Volse lo sguardo verso Kagome del passato,
persa fra i propri pensieri. Gli occhi scuri fissavano per terra ora e i
capelli neri le erano scivolati lungo il viso. Con un sospiro tornò a
guardare la strada.
- Basta, non ne poteva più! Nari si alzò di
scatto in piedi e gli altri tre lo fissarono. Voleva andarsene da lì,
basta, basta, BASTA! Si allontanò a grandi passi
- -Ma dove va?- chiese Inuyasha staccandosi
dall’albero e fissando il ragazzo che si allontanava –Miroku aveva detto
di non allontanarsi…-
- -Lascialo stare Inuyasha- disse Kagome piano
–Lascialo stare…-
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- Camminò per mezz’ora e quando si accorse
di essersi inoltrato nel bosco si bloccò. Nari si avvicinò ad un ruscello
lì vicino e si sciacquò la faccia cercando di calmarsi e di pensare.
Sospirando si lasciò cadere seduto sul terreno. Fissò il fiumiciattolo ma
vide solo la propria immagine riflessa, nulla che potesse farlo sentire
meglio.
- Dietro di sé sentì un fruscio; si voltò di
scatto aspettandosi un nemico, invece c’era Kagome del futuro che quando
lo vide apparve sorpresa. Però, se ci faceva caso, il volto della donna
sembrava una maschera d’indifferenza. Gli si sedette accanto e Nari sentì
un tuffo al cuore perché fra tutte le persone che avrebbe voluto vedere,
lei era l’ultima della lista.
- -Ciao Nari-
- -C-ciao…-
- Silenzio. Socchiudendo gli occhi, Nari guardò
l’acqua scorrere lenta, indecifrabile
- -Come stai?- disse in infine lui senza
guardarla. L’altra si voltò verso di lui, poi abbassando lo sguardo tornò
a fissare le acque
- -Beh, potrei stare meglio…- rispose
scrollando le spalle
- -Ma non potresti star peggio…- mormorò
l’altro sospirando
- -Co-come?-
- -Nulla, lascia stare-
- Kagome sbiancò e lo fissò. Perché era lì?
Quale divinità si stava divertendo a torturarle il cuore? Gli occhi le si
riempirono di lacrime
- -Ancora una volta- disse piano la donna
nascondendosi il viso in mezzo alle braccia –è colpa mia-
- -Colpa tua? E per cosa?- chiese l’altro
aggrottando le sopraciglia
- -È solo colpa mia se Naraku cattivo ora
distrugge ogni cosa ed è colpa mia se Nari è morto!-
- -Non è affatto vero!- esclamò il ragazzo
stringendo le mani a pugni e scattando in piedi–Avresti preferito che
quella creatura immonda vivesse nell’uomo che amavi? Che vivesse dentro
di me?-
- -Già, dentro di te…- sospirò fissandolo.
Rendendosi conto di ciò che aveva detto si rimise seduto evitando il suo
sguardo.
- All’improvviso la donna lo attirò a sé e
lo strinse fra le sue braccia.
- -Non dire nulla- mormorò al suo orecchio.
L’altro rimase immobile, sentendo il contatto fra di sé e Kagome, quel
corpo caldo, sensuale… –So che non sei lui, lo so bene, ma ti prego non
dire nulla!-
- Sentiva i singhiozzi nascerle dal petto,
mentre le lacrime gli cadevano sul viso. Perché quella donna doveva
sopportare un dolore così grande? Perché non aveva potuto vivere in pace
con l’uomo che amava? Perché il destino era loro così avverso?
- -Kagome- sussurrò lui –smettila di
piangerti addosso- Se la scostò delicatamente –Pensi che il tuo Nari
sarebbe contento di vederti piangere così? Basta dolore, basta rimpianti,
ora puoi solo andare avanti, nient’altro- La guardò serenamente –Gli
hai promesso di continuare a vivere, di crescere vostro figlio. Torna a
vivere-
- Si alzò in piedi ed aiutò la donna a fare
lo stesso.
- La voce di Sango li raggiunse
- -Ti stanno cercando- disse il ragazzo –Io
torno al villaggio- Detto questo si allontanò
-
- E di nuovo notte. Nel cielo brillava la luna
incompleta, brillante d’argento fra i diamanti suoi figli. Qualche rada
nuvola viaggiava stanca in mezzo al nero del cielo chiazzato di blu; gli
alberi alzavano le proprie chiome a fissare quella mostra di ricchezza,
dolci caramelle fatte di zucchero celeste. I raggi di miele s’infrangevano
sulla vegetazione e sul lento avanzare di un fiume poco lontano dal
villaggio.
- Le ore passarono lente, quasi addormentate.
Poi il sole tornò a fare timidamente capolino all’orizzonte, finché
ruggente di lucentezza e vigore si fece ancora più avanti e la luna
scomparve. Era appena l’alba, ma nel villaggio la gente era già in piedi.
Il gruppo del passato, però, continuava a sonnecchiare indisturbato, mentre
Sango e Miroku, insieme a Kohaku stavano uscendo dall’abitazione per
iniziare la giornata.
- Anche Kagome del futuro era sveglia, ma non
pronta per una nuova giornata.
- Sospirando, si alzò dolorante e si diresse
verso un tavolino; una volta seduta posò una mano sul grembo, trattenendo
una smorfia di dolore
- -Dai piccolo mio- mormorò –non essere così
cattivo con tua madre…- Un brivido la percorse seguito dal dolore
crescente.
- Lì non era più sicura.
- Alzandosi a fatica, uscì in strada e si
diresse verso la foresta.
- Ansimando per le fitte sempre più forti
continuò a camminare. Sentiva uno sguardo su di sé e non era per niente
amichevole. Che fossero i due Naraku? Forse, ma l’unica cosa che
desiderava in quel momento era che quel dolore finisse in fretta.
- Ormai si era allontanata dal villaggio e non
poteva più tornare indietro.
- Cadde in ginocchio sull’erba. Quello
sguardo sconosciuto era ancora lì…
- Si sdraiò cercando di respirare e di
tranquillizzarsi. Le si erano rotte le acque, avrebbe dovuto partorire…
Non poteva rischiare di perdere il bambino, no! Era l’unica ragione di
vita rimasta, l’ultima… speranza… rimasta…le… L’ultimo…
- Chiuse gli occhi, mentre due piccole lacrime
cadevano sull’erba. Lo sguardo sconosciuto sorrideva…
- -A… Aiuto…- mormorò prima di mugugnare
dal dolore
- -C’è qualcuno?- chiese una voce femminile.
Diversi fruscii raggiunsero l’orecchio della donna, finché una ragazza
quasi diciottenne apparve fra gli alberi; aveva corti capelli neri raccolti
in una piccola treccia, gli occhi scuri e un viso famigliare…
- -Rin…- sussurrò Kagome prima che
un’altra fitta la colpisse
- -Signor Sesshomaru! Signor Sesshomaru! Venga
presto, venga!- esclamò l’altra.
- Il demone comparve tra il fogliame; non era
affatto cambiato in quegli anni, forse solo un poco nel carattere.
- -Che succede Rin- chiese, poi vide la donna
per terra –Chi…?-
- -È la somma Kagome! Sta male, dobbiamo
aiutarla!- Dietro il demone comparvero Jaken con A-Un –Non possiamo
lasciarla qui, sta per partorire!-
- -Allora muoviti a caricarla, prima che rischi
di morire…- mormorò lui voltandosi e allontanandosi –Sai dove andare,
no? Pensaci tu a lei-
- -E lei?-
- -Io sarei d’impiccio…-
- Detto questo scomparve tra il fogliame.
Sollevando delicatamente la donna lei la caricò sul demone e dopo essere
salita a sua volta prese Jaken e partì in volo