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Autore: Phoenix    28/12/2005    3 recensioni
Lo sapevo che l'avrei fatto! =.= E x la gioia dei fans di Baby Furia (perchè, esistono? O.o NDtutti), ecco il SEQUEL DI BABY FURIA!! ^0^ Non potevo finirla così, ma secondo voi?? ^^" Che dire.. Questa volta i nstr protagonisti si troveranno ad avere a che fare con cose + grandi di loro, per loro.. sensi di colpa, tristezza, sentimenti innati terribili e non.. e sprattutto, si troveranno a che fare con la vita e con tutto ciò che essa può portare.. di sbagliato e non..come un dannato e orribile avvenimento.. Ma a cosa porterà tutto ciò? E' stato tutto inutile? Buona lettura e commy pleasee! ^^ THX! PS negli ultimi chappy c'è anche del sovrannaturale.. beh non proprio però.. è + religioso.. va beh insomma! Leggete! ^^" Nn sono brava nei commenti iniziali! ^^"
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo tantissimo tempo, ecco qua il tredicesimo capitolo! Mi dispiace, ma ho già spiegato le ragioni del ritardo nell'altra fiction se sto portando avanti e anche in quella che sto scrivendo con Candy!

Cercherò di essere più regolare, ora che sto ritrovando il mio "piano di lavoro"! Anche perché progetto di finirla presto!

Spero vi piaccia anche questo capitolo!

Un bacione e buona lettura!

Phoenix

 

 

TRUTH-PART ONE

 

 

 

-...'acc, che freddo...!-

Olivier si strinse in un abbraccio. Nonostante il mantello blu e il maglione pesante sotto di esso, moriva dal freddo.

Pessima idea quella di ritirarsi sul balcone della mensa dell'ospedale per parlare; ora capiva perché tutti i dipendenti e pazienti fossero dentro, a chiacchierare o a far passare il tempo, piuttosto che lì fuori. Non aveva mai provato tanto gelo nelle ossa.

Yuriy si chiuse la porta a doppio vetro alle spalle. Sorrise da un lato della bocca nel vedere il francesino tremare. Vederlo da vicino, rannicchiato su sé stesso, sembrava ancora più piccolo di quanto se lo sarebbe mai immaginato!

Stette a fissarlo: quell'immagine così minuta era in grado di farlo sorridere in una tale situazione, dopo una crisi così forte quasi di panico, che aveva avuto pochi istanti prima al bar.

Gli si avvicinò e, con una mano sulla schiena, lo invitò ad avanzare fino all'alta ringhiera di metallo, dipinta di un azzurro che non poteva non essere notato, in contrasto col grigio della città sottostante.

Olivier vi si appoggiò con i gomiti e abbassò lo sguardo. Un senso di capogiro lo colse, ma seppe nasconderlo alla meglio.

Sotto di lui, un via vai di macchine su di una grande strada, bordeggiata da cumuli di neve sporca; smog che rendeva ancora più grigia l'atmosfera e che formava un ammasso di nebbia bassa; case dal tetto coperto di neve, più candida, che parevano essere tutte uguali. Poco distante, alcune cupole a cipolla, blu e oro, irrompevano prepotentemente, contribuendo a dare colore a quella città così spenta. Com'era diversa la sua Parigi! Così verde, così colorata, così artistica e così equilibrata!

-Freddo, vero?- sibilò Yuriy, al suo fianco.

Il ragazzino più basso annuì, assente, con lo sguardo perso nel vuoto sottostante.

-Si, abbastanza...-

Il rosso sorrise.

-Eppure, dovresti saperlo che qui fa freddo.-

Olivier non rispose.

Dopo alcuni secondi, sentì una giacca posarsi sulle sue spalle tremanti.

Alzò il capo e si voltò verso il russo, stupito; solo allora si accorse che era rimasto con un semplice maglione blu a righe, addosso, mentre la sua giacca bianca e arancione era stata tolta per essere data a lui.

Dapprima rimase molto stupito, a quel gesto: accarezzò con la mano destra una manica del nuovo indumento, per poi fissare Yuriy negli occhi.

Questi annuì, serio.

-Mettitela addosso, o finirai assiderato!-

Il francese non commentò: fece come gli era stato ordinato.

Si infilò la giacca sopra il mantellino leggero, constatando che era piuttosto pesante, scaldata dal calore del corpo del ragazzo al suo fianco, e che era abbastanza grande per lui. Per un istante, si sentì ancora più piccolo di quanto fosse in realtà.

L'allacciò velocemente, con le dita affusolate rosse dal freddo, per poi stringersi nuovamente in un abbraccio.

-Sto molto meglio, grazie.- gli disse, arrossendo un poco.

Yuriy annuì ancora.

-Ma tu...- ricominciò Olivier, -Tu non hai freddo, adesso?-

Il rosso poggiò le mani alla ringhiera, buttando il peso sulle sue forti braccia. Ghignò, mentre il suo sguardo, dopo aver vagato per le vie a lui visibili della sua città natale, si poggiò sul ragazzino, che lo stava fissando di sottecchi.

-Ma ti pare?- ironizzò. -Non sono mica un francese che arriva dal caldo regno incantato dei sogni e delle favole, meglio conosciuto come Parigi!-

Olivier contorse la bocca in una smorfia, non riuscendo a capire, almeno all'inizio, l'ironia della battuta. Il solo scopo di Yuriy era quello di alleggerire la tensione.

-Guarda che in inverno fa freddo anche là, sai?!-

-Oh, immagino...- ribatté subito il rosso. -E dimmi un po', quanti gradi ci sono in pieno inverno?-

Il ragazzino dai capelli verdi alzò lo sguardo al cielo, pensieroso.

-Umh.. direi.. Direi almeno cinque gradi sotto lo zero!-

Yuriy scoppiò a ridere, meritandosi un'occhiataccia da parte di Olivier.

-Oh, caspita!!- lo beffeggiò il primo, -direi che allora lì sì che potresti morire assiderato!-

Si sfregò la fronte con una mano e poi continuò, non contento della sua risposta:

-Ad una temperatura simile potrei girare in pantaloncini e canottiera...- bisbigliò, rivolgendo uno sguardo di finta sfida a Olivier.

Questi, in risposta, ghignò.

-Esagerato!-

-Si, magari un pochino..- rispose l'altro, socchiudendo gli occhi.

-Beh, ma che ci vuoi fare?- riprese subito dopo il francesino, -D'altronde, è normale che io abbia freddo! Non sono mica un russo cresciuto nella neve, con una lastra di metallo al posto di una normale pelle sensibile alla temperatura!-

Alzò le spalle, con aria di superiorità. Yuriy dapprima rimase sbalordito, visto che mai si sarebbe aspettato una simile frase in stile botta e risposta da un ragazzino come lui, ma non ci volle molto tempo prima che la sua bocca si piegò in un mezzo sorriso.

Inspirò profondamente, scrutando Olivier dalla testa ai piedi.

Sembrava essersi sciolto con lui in poco tempo. Considerando lo sguardo terrorizzato che aveva visto al loro incontro nei suoi occhi, quello stesso giorno, quello poteva dirsi un record. Yuriy non ricordò effettivamente di essere poi così bravo a far sciogliere la gente...

Non smise di sorridere. Olivier era completamente diverso da lui, da tutti loro, eppure aveva un qualcosa di particolare che lo attirava.

Erano riusciti a sorridere insieme, cosa che non si sarebbero mai aspettati; erano riusciti a comunicare quasi normalmente; erano riusciti ad ironizzare e scherzare in una situazione tanto critica.

Non era da tutti, e loro lo sapevano bene.

In poco tempo, anche sulla bocca del francese comparve un mezzo sorriso, il che rallegrò il russo più di quanto si sarebbe mai aspettato.

Nonostante il relativo bel momento, Yuriy sapeva, come poco prima era successo, che avrebbe dovuto porgli fine per affrontare discorsi meno graditi ma sicuramente più seri e necessari. Era un passo che più volte aveva sognato di compiere, con Olivier. Ora non se lo sarebbe lasciato sfuggire, e avrebbe cercato di mantenere finalmente la calma senza sprecare l'occasione.

-Olivier, ascolta..- cominciò, insicuro.

Questi lo guardò serio, togliendo con l'abilità di un attore il suo sorriso dalle labbra.

-Penso che io e te dovremmo parlare con calma.- lo fissò dritto negli occhi. -Ti va?-

Il più piccolo sospirò, stringendosi ancora di più nella giacca. Avrebbe tanto sperato che quel momento non fosse mai arrivato; non sapeva se fosse pronto o meno ad affrontare certi discorsi col russo. Certamente, ora sarebbe stato sicuro che le sue parole avrebbero rispecchiato, forse, la realtà: in una qualche maniera assurda, sentiva di potersi fidare delle parole di quel ragazzo cinico.

Ma purtroppo, era proprio la realtà a spaventarlo a morte.

-Capisco...- si limitò a rispondere. -Penso.. penso di dover ascoltare prima te.-

Non aveva tutti i torti, e Yuriy era pronto ad ammetterlo. Prima era lui a dover dare spiegazioni.

-Io e tua sorella siamo sempre stati molto amici.-

Il suo sguardo tornò alla sua città.

-Lo so, me ne parlava spesso.- rispose il francese, senza guardarlo.

-Probabilmente allora di queste storie saprai già tutto.- ribatté il rosso, tranquillo.

Olivier annuì con poca fermezza.

-Potrei dire di sì. Mailiya mi diceva spesso che stavate sempre insieme, anche la notte. Vi allenavate insieme, mangiavate insieme... Insomma, tutto insieme.-

La sua voce fu interrotta da un singhiozzo dovuto al terribile groppo in gola che stava tentando di crearsi nuovamente. Deglutendo pesantemente, lo cacciò giù. Non era proprio il momento per scoppiare a piangere, né tanto meno per provare gelosia nel sapere la sorella così attaccata ad un'altra persona che non fosse lui, il suo fratellino.

-Ogni tanto mi raccontava qualche scena divertente, oppure... più semplicemente, mi diceva che le mancavate.-

Smise di parlare, in attesa di una risposta da parte di Yuriy, che non tardò ad arrivare:

-Le voglio davvero bene, Olivier. E penso che anche lei me ne voglia.-

L'altro annuì con fervore, sotto lo sguardo speranzoso del ragazzo più alto.

-Si, te ne vuole tanto.-

-E tu..- riprese subito il secondo, -... se sei convinto di quello che hai appena detto, se hai sentito le stesse frasi dette da tua sorella, perché hai sempre dubitato di me e di noi?-

Il suo tono non voleva avere un tono di accusa, ma sfortunatamente lo prese.

Tuttavia Olivier non si lasciò scoraggiare, dovendo forse ammettere di cominciare a pensare di essere lui nel torto.

-Come tutte le persone, mi baso sull'evidenza: la vostra performance alla finale non è stata esattamente di buon esempio.-

-Si, lo so...- rispose Yuriy, abbassando ancora di più il tono.

-Io non so più cosa credere.- ammise a bassa voce il più piccolo, mentre gli occhi si fissavano sulla ringhiera azzurra, sotto i suoi gomiti.

Il rosso lanciò qualche colpo di tosse e scosse la testa, prima di poter dare una risposta:

-Credi a me.- disse serio, -Tutto quello che hai visto è stata solamente una recita. Quel vecchio ci manipolava, possibile che tu non l'abbia ancora capito?-

Olivier strinse i pugni.

-Certo che l'ho capito! Tuttavia...-

Si bloccò, senza motivo.

Yuriy non disse niente, nell'attesa che fosse lui a ricominciare il discorso da dove l'aveva interrotto.

-Mia sorella ha tentato di spiegarmi quello che stava succedendo ma...-

-... ma tu le hai attaccato il telefono in faccia, non è così?-

Il francese sobbalzò a quella risposta schietta.

Si voltò verso il rosso, sbigottito.

-Come diavolo lo sai?!-

Questi alzò le spalle, imitando il fare dell'altro di prima.

-Ero di fianco a lei quando l'hai chiamata e... l'hai piantata in asso senza nemmeno salutarla di persona.-

Il ragazzino abbassò il capo, mortificato. Una lacrima gli scese veloce, ma lui subito l'asciugò. Era vero, non si era nemmeno degnato di salutarla prima della sua partenza. Quanto ci era stato male, e quanto soffriva ancora! Se solo lei l'avesse saputo...! Ma ormai poteva essere troppo tardi per dirglielo... per chiederle scusa.

Che stronzo che era stato! Faceva schifo!

Quanto odiava dover pensare che forse sua sorella non avrebbe mai potuto ascoltare le sue scuse; che non avrebbe mai potuto perdonarlo; che fosse caduta in quel maledetto coma ancora convinta che suo fratello ce l'avesse a morte con lei, per una questione che si era rifiutato di ascoltare, da grandissimo testardo che era sempre stato!

-Hai sbagliato, ma mi fa piacere che tu ne sia consapevole.- disse Yuriy, senza mollarlo con lo sguardo, mentre altre lacrime ora avevano ripreso a scorrere sulle sue guance arrossate dal freddo.

Olivier non disse più niente; non esternò i propri pensieri, per il semplice fatto che pensava che a Yuriy non sarebbero interessati, in quel momento. Il loro discorso non doveva divagare.

-In ogni caso...- riprese a fatica il primo, -so bene che Borkov vi manipolava, tuttavia, dicevo, devo dire che allora recitate molto bene..-

Il volto di Yuriy si contorse in una smorfia di disappunto.

-Cosa sta insinuando?! Che ti stia solo raccontando un sacco di frottole?!-

Olivier non rispose: forse aveva esagerato.

-Se le cose stessero davvero come dici tu, mi risparmierei del fiato prezioso per stare qua a cercare di farti capire come stanno davvero le cose! Sappi bene che, come sono sempre stato sincero con tua sorella, adesso lo voglio essere anche con te!-

Inspirò profondamente, e socchiuse gli occhi, indeciso se proseguire o meno; se dirlo o meno..

-Penso di poter affermare di tenere a te quasi come tengo a Mailiya, anche se non te l'ho mai dimostrato, per testardaggine tua, oppure mia... o semplicemente per mancanza di occasioni per farlo. In fondo, sei sempre suo fratello, no? Se non contassi niente, me ne infischierei persino di quello che potresti pensare.-

Ecco, l'aveva detto.

Il diretto interessato si portò una mano alla bocca e prese a fissarlo come se fosse stato un alieno. Si sarebbe aspettato davvero di tutto, da quel russo, ma non quello! Come poteva tenere a lui?

Non obiettò, non avrebbe saputo cosa dire. Non ci sarebbero state parole adatte.

Annuì ancora, per l'ennesima volta, lievemente sconvolto; dopo di ché, tornò a fissare la ringhiera azzurra.

-Beh ma.. andiamo avanti!-

Yuriy cercò di risvegliarsi e di lasciar perdere ulteriori divagazioni. Era assolutamente vero quello che aveva appena detto, lui lo pensava seriamente!

Chissà se quel francese minuto finalmente si fosse convinto..?

Se non fosse stato per la sua espressione stupita, avrebbe di certo capito anche da solo che le cose stavano come avrebbe sperato.

Olivier sentiva ancora quasi come un muro che separava lui e il compagno di sua sorella, eppure quelle parole lo avevano colpito. Lo sguardo di Yuriy, nel pronunciarle, era fiero e sicuro di sé, forse velato da un lieve velo di tristezza.

E poi, sapeva bene che un tipo come lui, per quanto potesse dire di non conoscerlo affatto, non si sarebbe mai permesso di dire una cosa simile, se non fosse stata vera. Avrebbe potuto mentire sull'Organizzazione, sulla realtà dei fatti... ma non sulle realtà interiori; non fino a quel punto.

-Sono sincero, Olivier, credimi.- bisbigliò per sicurezza il rosso.

-Si.. io.. ti credo.- rispose fermo l'altro.

-Non perdere tempo a parlarmi dell'Organizzazione, ormai penso di aver capito..- spiegò gentilmente, come suo solito, il ragazzino, -oppure, se proprio pensi che debba sapere altro, fallo, ma cerca di essere più preciso, entra nei particolari.-

Sospirò.

-E soprattutto..- continuò, triste, -parlami di te e mia sorella.. e.. di come è finita su quel letto d'ospedale!-

 

Le toccò la fronte: era fredda, per quello che era riuscito a sentire, perché metà di essa era ricoperta da un grosso cerotto.

Ricordava bene la ferita che vi sottostava, fino troppo bene.

Si voltò verso i suoi compagni, ancora seduti sulle rispettive sedie, che sembravano essere ormai diventate di loro proprietà. Il suo posto era il letto, di fianco a quello della compagna.

Si stropicciò un occhio con prepotenza.

La disperazione stava diminuendo, ma la preoccupazione no; anzi, quella non voleva smettere mai di crescere, incessantemente.

-Vado a vedere dove sono finiti.-

A quella frase, Sergey lo fissò nei suoi occhi verdissimi, ma molto cupi.

-Staranno parlando, suppongo.- ribatté il gigante. -Lascia stare, li disturberesti.-

Boris non lo stette sentire.

-E' da parecchio che mancano.-

Si diresse verso la porta, veloce.

-Io vado.- si limitò a dire, prima di aprirla e richiudersela successivamente alle spalle.

Sergey sbuffò, spazientito.

-Quanto è cocciuto, quando ci si mette!-

Ivan lo imitò, incrociando le braccia al petto, ma senza dire una parola.

Fu allora che il primo lo guardò di sbieco, prima di alzarsi dalla sua postazione e sedersi poi al fianco di Mailiya, sul suo letto, nella speranza di riuscire a farle ancora più compagnia.

 

 

Aveva cominciato a soffiare un vento ancora più gelido e pungente, quando Yuriy, dopo un lungo discorso, forse il più lungo di tutta la sua vita, si zittì.

Era stato abbastanza particolareggiato? Lo sguardo di Olivier non gli diceva niente: era assente e inespressivo.

Gli aveva parlato dei piani, ormai falliti della Borg; del dolore di Mailiya e della sua codardia, quando era tornata dalla Francia, dopo l'operazione al cuore; del suo, di dolore, nel sapersi la causa di quello della compagna.

Gli aveva parlato del giorno della finalissima, quando lei lo aveva salvato.

Gli aveva parlato della loro notte insieme, a piangere.

Gli aveva parlato di quel terribile sacrificio, che l'aveva fatta cadere in coma; della sua disperazione, quando aveva saputo che l'aveva fatto per salvare tutti loro.

Aveva parlato della loro disperazione... e della loro rivolta.

Olivier aveva ascoltato ogni singola parola, senza interferire. Sapeva che ora sarebbe toccato a lui.

Yuriy non sarebbe comunque stato in grado di dire altro. Non lo fissava in volto, ma dai suoi singhiozzi poteva capire che raccontare, e ricordare, per lui era stato troppo.

Non lo aveva mai visto soffrire, ma di una cosa era certo: era una sofferenza sincera.

Si asciugò le lacrime che aveva pianto in silenzio, con sguardo vuoto, insieme al russo.

-Contate davvero tanto per lei, se ha deciso di sacrificarsi per voi.- disse piano. -Non so che altro dire, mi dispiace. Non giudico quello che ha fatto, anche se, come potresti benissimo immaginare, avrei preferito che ne rimanesse totalmente fuori.-

Yuriy non rispose, perché Olivier aveva perfettamente ragione: sì, si sarebbe immaginato benissimo che l'avrebbe pensata in quel modo.

D'altronde...

-... anche io avrei preferito ne fosse rimasta fuori, cosa pensi? Proprio lei, che non c'entrava niente...-

Il rosso strinse i pugni, mentre il francese, nel vederlo, ricordò la scena di isteria che aveva avuto al bar. Sarebbe potuto scoppiare ancora da un momento all'altro, ricominciando a blaterare quelle parole rabbiose di cui solo ora aveva davvero capito il senso, ricollegando il tutto.

Gli mise una mano sul braccio e sentì i suoi nervi tesi.

-Cerca di calmarti Yuriy. Ragiona: disperarsi, ora, non le servirà di certo.-

-Lo so!- rispose freddo questi, -Vorrei solo capire perché è così cocciuta!! Cosa le è saltato in testa?!-

Olivier sbuffò, dopo aver deglutito sonoramente, nel tentativo di seguire per primo il consiglio che aveva dato a Yuriy.

Facile a dirsi, ma a farsi... era tutta un'altra storia. Eppure doveva tener duro, specialmente ora che aveva capito che la colpa non era di nessuno, se non di sua sorella stessa.

Guardò Yuriy tremare. Quanto ci aveva messo ad incolparlo? Forse meno di un secondo, da quando l'aveva visto in ospedale. Sicuro delle sue ragioni, si era persino rifiutato di ascoltarlo.

Ma ora era tutto diverso. Quel ragazzo aveva sì fatto degli errori, ma non aveva deciso lui di farli scontare a Mailiya al posto suo.

-Non lo so...- rispose il ragazzino, dopo quell'attimo di silenzio. -E' vero: quando si mette in testa una cosa, non c'è verso di farle cambiare idea.-

Il russo tirò su col naso.

Non sapeva quello che Olivier stesse pensando, ma dallo sguardo poteva intuire che non ce l'avesse con lui.

Per sicurezza, però, riempì i polmoni d'aria e glielo chiese direttamente:

-Tu... ce l'hai con me? Sii sincero, per favore. Cosa pensi, dimmelo!-

Il francese scosse il capo.

-Perché dovrei avercela con te? Se le cose stanno come dici tu, non ce n'è ragione.-

Sospirò.

-E' difficile dirti quello che penso, perché non penso niente di particolare. Posso solo limitarmi a dirti che dobbiamo aspettare e sperare che quel suo gesto di pazzia si risolva alla meglio.-

Yuriy sorrise, per quanto gli riuscì.

Dal canto suo, Olivier era rimasto molto scioccato da quello che aveva saputo. Non pensava che sua sorella potesse mai arrivare a tanto per loro; dovevano essere molto più importanti per lei di quello che si sarebbe immaginato, e quell'importanza non poteva nascere dal nulla, di quello ne era consapevole.

Che avesse da sempre sbagliato nel giudicarli? Probabile, anche se non ancora del tutto sicuro.

C'era un qualcosa che manteneva ancora una specie di muro tra lui e quei ragazzi, nonostante fosse convinto della sincerità del loro capitano, ma era comprensibile.

-Mi dispiace..- sibilò Yuriy, -Non so che altro dire.-

Abbassò lo sguardo alla strada che passava sotto di loro. C'era per caso altro da dire?

-Forse dovrei ringraziarla per quello che ha fatto, ma so che non ci riuscirei mai.-

Olivier lo guardò curioso.

-E' logico!- ribatté subito l'altro, a quello sguardo, -Non ci riuscirei mai perché, per salvarmi, ha accettato il rischio di lasciarci per sempre...-

Fece una pausa.

-... ben sapendo che io, se dovesse ancora succedere, non resisterei a lungo. Mi ha condannato ad un prezzo ben più alto da pagare, senza pensarci, anche se so che il suo non è stato egoismo. Voleva solo aiutarmi...-

Il ragazzino scosse il capo, confuso.

-Significa davvero così tanto per te?-

Si voltò a fissarlo negli occhi, e subito lo stesso fece l'altro. Olivier voleva essere sicuro che la sua risposta fosse sincera.

Tuttavia il rosso non pronunciò una parola: non sarebbe servita. Il suo sguardo serio e sicuro aveva risposto già da sé. Uno sguardo così sicuro che quasi Olivier si sentì uno stupido ad avergli chiesto una cosa simile, in quanto la risposta l'avrebbe potuta intuire anche da solo, senza alcun dubbio sulla sua veridicità.

Non seppe come mai, ma arrossì e fu costretto a tornare a fissare la ringhiera.

-Vi ho trovati, dannazione!-

Una voce stridula si perse alle loro spalle.

Si voltarono all'unisono, quasi spaventati, e videro con loro stupore la figura di Boris ritto di fronte alla porta a doppio vetro. No l'avevano nemmeno sentito arrivare, tanto erano impegnati e assorti nel loro discorso.

-Boris, che ci fai qui?!- domandò giusto per occasione il capitano della squadra.

Il francese rabbrividì: proprio ora, che sembrava star riuscendo ad abbattere lentamente quel muro tra lui e Yuriy, doveva arrivare quell'altro!

Si morse il labbro inferiore. Quello sguardo cupo, quegli occhi verdi taglienti e quell'espressione terribile e tirata sul suo volto lo rendevano ancora più temibile di quanto già non sembrasse, o peggio, non fosse.

Non ci poteva fare niente: lo terrorizzava.

Yuriy se ne accorse e, ancora prima che Boris potesse rispondere alla sua domanda, strattonò il ragazzino di fianco a lui.

-Hey, che fai?!- gli sibilò. -Pensi sia il caso di fare certe facce?!-

-Hun..- e deglutì, prima di uno sbuffo scocciato dell'ultimo arrivato.

  
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