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Autore: Alessiuccia    28/12/2005    2 recensioni
Barbara, toglimi dalla cronaca mondana! Per pietà, puoi anche mandarmi in giro per il mondo alla ricerca della torta più lunga o della campana più grande… decidi tu, per quanto mi riguarda, tutto è meglio di questo strazio…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sette- PRIMA PARTE

CIAO BELLE!!!

Sono tornata… finalmente!

Vi chiedo scusa in anticipo, ma non per il ritardo (anche per quello)… stavolta ho davvero esagerato con la fantasia…JJJ e così ho dovuto dividere il capitolo in due parti… era davvero TROOOPPO lungo!!!

Appena l’avrò terminato, lo metterò sul sito… E’ una promessa!

Nel frattempo, recensite!

BACI BACI a tutte!

Capitolo Sette- PRIMA PARTE

 

Erano passate, ormai, due settimane dal giorno in cui si erano conosciuti.

Chiara non si era resa conto o, forse, non voleva ammettere neanche a se stessa che il ragazzo le era piaciuto fin dal momento in cui l’aveva visto per la prima volta.

Orlando, da parte sua, era rimasto affascinato subito dalla giornalista, dal suo modo di essere così semplice e, allo stesso tempo, così determinata.

L’attore era stato davvero di parola: le aveva detto che l’avrebbe chiamata ogni volta che avesse pensato a lei. E così aveva fatto. Subito dopo essere sceso dall’aereo che l’aveva riportato a Londra.

Non si sentivano sempre, era naturale, per via degli impegni di entrambi, ma riuscivano a ritagliarsi un po’ di tempo ogni due o tre giorni.

Le prime volte, era stato lui a telefonarle, dando l’impressione di essere un “vero” uomo: uno di coloro che facevano il primo passo, senza paura di venire rifiutati.

Chiara era rimasta abbastanza sorpresa: aveva cominciato a capire che il ragazzo assomigliava sempre di più al suo tipo ideale.

Lei, non era, infatti, la donna intraprendente e “senza pudori”, che riusciva ad essere esplicita. Anzi, era tutto il contrario: vecchio stampo, sotto questo punto di vista.

E, se, un paio di volte in vita sua, aveva “abbordato” qualcuno, era stato perché quasi costretta dalle sue amiche. - Che t’importa? Tanto, non lo rivedrai mai più- si era sentita rispondere in diverse occasioni. E, regolarmente, dopo, si era pentita di aver dato retta ai loro consigli.

Non era una “femme fatale”, nonostante ciò, però, riusciva a catturare l’attenzione di molti uomini semplicemente attraverso la sua intelligenza.

Una cosa era sicura: aveva dei gusti molto complicati in fatto di amici e ipotetici fidanzati.

Forse, era per questo motivo che non era ancora riuscita a trovare il suo “principe azzurro”, pur credendo nell’esistenza dell’anima gemella.

 

Ogni volta che parlava con lui, ogni volta che sentiva la sua voce, Chiara si estraniava dal mondo intero: niente poteva riportarla con i piedi per terra. Sapeva che sarebbe stato un rapporto difficile, anzi, a dir poco impossibile. Ma cominciava a capire di essere pericolosamente attratta dall’attore inglese.

Ogni tanto, per fortuna, la ragione sembrava avere la meglio su di lei; ed era in quei momenti che ricordava che Orlando era “felicemente fidanzato” con Kate Bosworth.

Già, Kate: non l’aveva mai vista di persona, conosceva a malapena i tratti del suo viso (l’aveva riconosciuta, sì e no, in un paio di film); ma non si può dire che fosse una sua colpa: non era una grande appassionata di cinema.

Eppure, Kate aleggiava sempre nell’aria quando il ragazzo raccontava qualcosa di sé.

Ormai, Chiara era arrivata al punto di provare una certa curiosità per questa donna, che aveva conquistato il cuore del divo. Voleva parlare con lei, capire se era davvero come traspariva dai discorsi di Orlando.

Ne avrebbe avuto presto l’occasione…

 

La metà di dicembre era appena passata e già si cominciava a pensare ai regali di Natale.

Roma, in questo periodo, era un vero spettacolo: gente frettolosa, appesantita da sacchi e pacchetti e con, in mano, liste di nomi che non finivano mai, si aggirava per la città, a tutte le ore del giorno.

Vista dall’alto, tutta quella folla sembrava quasi composta da formichine impazzite, che correvano avanti e indietro, alla ricerca di qualcosa d’importante: l’affetto per le persone care!

Nei negozi si alternavano commesse piene di lavoro a papà disperati, che, al telefonino con le mogli, s’informavano sulle richieste particolari dei loro figli. - Mi dispiace, ma quest’articolo è già terminato. La nuova ordinazione non arriverà che nei primi giorni di gennaio- si sentivano rispondere il più delle volte.

 

Chiara adorava questo momento dell’anno: passeggiando con Ettore, le entrava dentro lo spirito della festa. Si rendeva conto che, sì, spesso e volentieri, per molti, era più consumismo che altro; ma che, in fondo al cuore, ognuno era pervaso dal senso di serenità, trasmesso da questa ricorrenza.

E, se, poi, le strade erano imbiancate leggermente da qualche spruzzo di neve, pronta a sciogliersi dopo pochi, brevi, istanti, la gioia raddoppiava.

 

- Ciao, Marta!- salutò la segretaria, sorridendo, con un bicchiere di caffellatte in mano.

 

- Buongiorno, Chiara!- le rispose, un po’ assonnata.

 

- Fatto tardi, eh?!-  le chiese, ammiccando. La pettinatura MI-SONO-SVEGLIATA-PRESTO-NON-SI-VEDE? lasciava intendere che la bella bionda aveva fatto le ore piccole…

 

-Altroché- le disse, fiera di sé- Finalmente ho potuto festeggiare il 30 e lode della scorsa settimana! È sceso Lorenzo da Torino e siamo stati un po’ insieme…

 

Lorenzo era il suo ragazzo. Si conoscevano da quando erano solo due bambini, giocavano sempre insieme. Poi, crescendo, l’amicizia si era rafforzata, fino a diventare un bel sentimento, che li teneva uniti, seppur lontani a causa del lavoro. Ma, non appena avevano la possibilità, cercavano in tutti i modi di passare insieme un po’ di tempo. Per sposarsi, aspettavano soltanto la laurea di Marta, alla quale mancavano, ormai, poche materie.

 

Chiara si diresse verso la zona della redazione in cui lavorava insieme ad altri quattro giornalisti. Entrò nella sala, vuota quella mattina, posò il cappotto e la borsa, poi si sedette alla scrivania, tirando fuori dal primo cassetto la sua famosa agenda.

 

“Mmm… oggi pomeriggio ho l’appuntamento con Gabriele Grimaldi”, pensò, “ma, prima, ho tutto il tempo di andare in giro per negozi… devo comprare ancora due regali!”

 

Gabriele Grimaldi. Eh, sì. Era lui il giovane attore italiano che voleva essere intervistato per parlare della qualità del cinema nazionale. Grimaldi: il nuovo idolo delle ragazzine di mezza Europa. Lui, che, in un paio d’anni, aveva raggiunto un successo che pochi riuscivano ad ottenere soltanto nella loro maturità.

Chiara aveva spesso pensato, negli ultimi mesi, che il ragazzo avesse davvero del talento: nel suo lavoro, poiché aveva interpretato ruoli molto difficili, ma anche, e soprattutto, nel rapporto con i media.

Era sempre gentile e affabile con tutti; non aveva voglia di parlare della sua vita privata, ma come biasimarlo?! Ad ogni modo, riusciva a dribblare quel tipo di domande sempre con il sorriso sulle labbra.

Da quel poco che aveva letto Chiara sui giornali, non sembrava essere ipocrita, né arrogante; ma, di sicuro, era un perfezionista. Dava sempre il meglio di sé, risultando, allo stesso tempo, simpatico a tutti. E, quel che conta di più, nessun critico aveva espresso giudizi negativi su di lui.

Sarebbe stata un’occasione sprecata, se GAIA gli avesse rifiutato il tempo e lo spazio che si meritava.

(Per la cronaca: Licia Colò non era stata dimenticata o messa da parte; soltanto, Chiara aveva acconsentito a raddoppiare il suo lavoro per quel mese).

 

La giornalista era talmente assorta nei suoi pensieri, riguardo il modo di condurre l’intervista, che non si accorse subito di ciò che stava succedendo appena fuori dalla stanza.

 

- Mi faccia entrare, per favore!

 

- No, mi dispiace, ma non posso far entrare nessuno- rispose Marta, piuttosto in difficoltà- la signorina D’Amico sta lavorando e non vuole essere disturbata; e, poi, lei non ha neanche un appuntamento…

 

- Mi faccia entrare… la mia è una sorpresa… sono un suo amico, non mi serve un appuntamento, per favore!- disse l’uomo, cercando di scansare la segretaria, ma lei, essendo più svelta, riuscì più di una volta a bloccargli la strada.

 

Si aprì la porta dell’ufficio.

 

- Marta, ma cos’è tutto questo rumore? Io sto… Aaaah! (gridolino di felicità) Matteo! Non ci posso credere!!!- grido, correndogli incontro e facendolo quasi cadere, abbracciandolo.

 

La segretaria si defilò, senza farsi notare.

 

- Chiara!- gli occhi gli si illuminarono- Doveva essere una sorpresa…

 

- Lo è! Lo è stata!- rispose- Cosa ci fai qui? Non dovevi essere ancora a Los Angeles? Quando sei tornato?…- avrebbe continuato a fargli mille domande, senza lasciargli il tempo di rispondere, per la felicità che stava provando in quel momento!

 

Rivederlo così, senza aver programmato l’incontro, le aveva fatto accelerare i battiti cardiaci. Era tutta rossa, lo sguardo sorridente faceva capire che quello era il più bel regalo di Natale che potesse mai ricevere.

Matteo, di nuovo insieme a lei… erano cambiate molte cose da quando erano diventati amici, erano cresciuti, avevano intrapreso strade diverse, vivevano in due mondi così distanti l’uno dall’altro, ma non avevano mai smesso di volersi bene.

 

- E non sei andato a trovare i tuoi? Sei passato prima da me? Sei un pazzo, sei!- continuava a parlare a ruota libera, senza quasi riprendere fiato.

 

Il ragazzo le prese il viso fra le mani e le stampò un bacio sulle labbra. Lasciandola di sasso. Era il suo modo per farle capire di lasciare un po’ di spazio anche a lui. Fece un grosso respiro.

 

- D’accordo, starò zitta- gli disse, portando le mani ai fianchi- Ma raccontami tutto dal principio. E senza trascurare il minimo dettaglio.

 

Smise di parlare. Ma ancora non riusciva a rendersi conto che il suo migliore amico era tornato dopo ben due anni che non si vedevano. Non era la stessa cosa parlare via chat, vedendosi con la web-cam. Averlo lì, in persona, tutto per lei, era un’emozione indescrivibile.

 

- Hai da fare?- le chiese, prendendola sottobraccio ed entrando nell’ufficio dell’amica.

 

- Stavo finendo di impostare un’intervista per oggi pomeriggio, ma non ti preoccupare: posso terminare dopo!

 

- No, no, tranquilla… finisci con calma- le rispose- e, se non ti dispiace, resterò qui a guardarti lavorare- disse, sedendosi un po’ in disparte, per non disturbarla troppo

 

Ma chi riusciva a lavorare bene in quelle condizioni?! Chiara, ancora incredula, si sedette alla scrivania, scuotendo la testa, divertita.

In pochi minuti, riuscì alla bell’e meglio a strutturare le domande da porre a Grimaldi, con la mente già proiettata alla chiacchierata da fare con Matteo.

 

Matteo Corsi: uomo di bella presenza. Si era presentato, quella gelida mattina di metà dicembre, rasato a zero. Cosa che faceva risaltare i suoi occhi celesti, resi più vivaci dalla gioia, che provava in quel momento, nel rivedere, dopo tanto tempo, una delle poche ragazze che era riuscita a capirlo fino in fondo.

Sapientemente vestito, con un paio di jeans, una camicia bianca, lasciata volontariamente sopra i pantaloni, e una giacca scura, era ciò che si poteva facilmente definire: “un ragazzo che non passa inosservato”. Ma, anche lui, dietro la scorza di duro uomo d’affari, nascondeva un cuore tenero e sensibile.

 

- Pranziamo insieme?- le propose. Uscirono dall’edificio che già avevano cominciato a parlare del più e del meno: il lavoro, la famiglia…

 

Si sedettero ad uno dei pochi tavoli ancora disponibili all’interno del bar, frequentato, di solito, dalla giornalista, e ordinarono da mangiare.

 

- Allora, hai novità da raccontarmi?- le chiese, poggiando il mento sulle mani incrociate.

 

- Beh- iniziò lei- di Marco già lo sai…

 

- Si è fatto più sentire?

 

- Prova spesso a chiamarmi, ma non ho voglia di rivederlo; finora sono riuscita a negarmi sempre, quando ha tentato di avvicinarsi di nuovo…

 

- Mmm… non gli vuoi dare un’altra possibilità?

 

- No!- negò categoricamente- non potrei avere più fiducia in lui; non potrebbe essere più come prima…E tu, invece, che mi racconti?- gli chiese, per cambiare argomento- Sempre circondato da bellezze mozzafiato?- lui rise.

 

- Più o meno!- le rispose- Chiara, a dire la verità, c’è una cosa che devo dirti- lei s’incuriosì e smise di giocare con la forchetta. Matteo prese un bel respiro, poi disse tutto d’un fiato:- Mi sposo, l’anno prossimo!

 

Chiara lo guardò, esterrefatta, gli occhi sbarrati e la bocca aperta, incapace di emettere alcun suono.

Ebbe come l’impressione che il suo cuore avesse perso un paio di colpi.

Si riprese dopo qualche istante, rendendosi conto che il ragazzo si aspettava una risposta, un commento, positivo o negativo che fosse.

 

- Tu?! Non ci posso credere!- esclamò, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori e più convincenti- Ma dai! E io la conosco?

 

- Sssì…- rispose, portando una mano alla nuca e fingendosi pensieroso- l’hai vista in qualche foto che ti ho mandato recentemente via mail…

 

- Non mi dire- lo interruppe, puntandogli un dito contro- è quella biondina, col vestito scollato, che ti abbracciava durante la festa del tuo compleanno?!- lui annuì- Ne ero sicura!

 

Momento di silenzio…  

 

- Ma è bellissimo!- gli disse a voce alta, convincendolo del tutto della sua allegria- E, dimmi, ti ha conquistato lei o sei stato tu a farla capitolare?- gli chiese- io sono certa che non sia stata completamente opera tua…- aggiunse, impedendogli di rispondere subito, per fargli confessare la verità.

 

Il ragazzo, tutto rosso, ormai,  in viso, ammise che lui non aveva fatto proprio un bel niente: era caduto nelle grinfie della bella americana. Franco-americana, per la precisione.

 

Jacqueline Thompson, questo il suo nome, era una ragazza, poco più che ventenne, conosciuta da tutta Los Angeles, per essere la figlia di un magnate dell’industria petrolifera, unica erede di un’immensa fortuna.

Amante di party mondani e della compagnia dei vip più ricercati, era tutto il contrario della più semplice Chiara D’Amico.

Bionda, occhi azzurro-cielo e taglia 38 scarsa, contrastava con la bellezza dell’italiana, mora, occhi verde-acqua e taglia 42 abbondante.

Anche il loro modo di rapportarsi con gli altri era totalmente differente: la prima, esuberante, estroversa, che poteva annoverare, fra le sue amicizie, migliaia di persone della società che conta; l’altra, timida, ma determinata nel suo lavoro, che aveva pochi buoni amici e molti semplici conoscenti…

 

- Non ti preoccupare!- disse Chiara a Matteo, dopo che quest’ultimo le ebbe enumerato tutti i pregi della futura sposa- Non farò come Julia Roberts!- aggiunse, facendogli l’occhiolino. Scoppiarono insieme in una fragorosa risata.

 

- E, a parte Marco, hai qualcos’altro da dirmi?- lei lo guardò, interrogativa.

 

- Io?!- gli disse, sperando di non aver capito la domanda- veramente, no!

 

- Sicura, sicura, sicura?- aveva in mente qualcosa, la ragazza ne era sicura, lo conosceva bene, ma non riusciva a capire dove l’amico volesse arrivare…- Dai un’occhiata a questo!- le disse, porgendole una rivista, che aveva tirato fuori dalla ventiquattrore.

 

Chiara prese in mano il giornaletto, sempre guardando Matteo negli occhi, come per farsi spiegare il mistero.

 

- Aprilo a pagina venticinque- le disse soltanto.

 

Quando il suo sguardo cadde sull’articolo riportato nelle pagine seguenti, la giornalista trasalì.

 

 

  
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