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Autore: Bibismarty    29/01/2011    6 recensioni
Sophie, nonostante i suoi 18 anni suonati, porta ancora le placche metalliche sui denti. Sua madre aveva insistito tanto per farle avere un sorriso da diva! E ora che si è abituata alla protezione che gli offre dal mondo dei pregiudizi, non se ne vuole più separare. A nessuno dei componenti dei Tokio Hotel, interessa poi molto che la loro assistente abbia l'apparecchio: basta che faccia il lavoro per cui è pagata. Ma quando il dentista decide di liberare la ragazza dalla sua maschera, il mondo scopre un lato sconosciuto di Sophie: è bellissima! A volte il cuore fa fatica a recepire la fonte delle due pulsazioni...riuscirà Sophie a capire ciò che lei vuole veramente?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco, la storia che sto progettando con perfidia per voi :) Allora I Tokio Hotel non mi appartengono e tutte le vicende che presenterò sono frutto della mia mente malata! 

Con reverenza vi porgo i miei più sinceri auguri di buona lettura :) A presto :)


Capitolo 1: La vita di Sorriso Metallico

“Accidenti è finita la carta igienica” Strillò teatralmente dal bagno, la sanguisuga. “Sophie, portami un nuovo rotolo!”
I miei occhi scattarono verso l'alto, in segno di imprecazione silenziosa. Sbuffai, infastidita, ma continuai a leggere la riga dove ero arrivata prima. Damon le toccò le labbra con il polpastrello del pollice e l'attirò a sé con delicatezza. Dovevo dire che Kerie Marianne era una scrittrice straordinaria!
“Allora Sof? Il mio culo non è pulito! Necessito di una pulizia!”
Scattai in piedi, con l'intenzione di aprire la porta e lanciare in testa a Tom il tomo, ma poi mi ricordai che non ne valeva la pena e dovevo ancora finire di leggerlo.
Con rassegnazione appoggiai il volume sul divano, dove prima ero comodamente sdraiata e raggiunsi il ripostiglio. Accesi la luce a neon, che si azionò lentamente, poi mi diressi con sicurezza allo scaffale di sinistra e presi un ennesimo rotolo di carta igienica. Era la terza volta in due giorni che Tom finiva, stranamente, la carta.
Spensi la luce e mi diresse verso la meta del diavolo. Aprii appena la porta in modo da far passare la carta dall'apertura.
“Ah no no! Se la lanci si bagnerà tutta!” protestò, indignato il ragazzo dall'altra parte del bagno.
Tom, aveva la triste tendenza a essere brutalmente snervante. Se Sophie non fosse stata costretta a lavorare per lui e il gruppo, lo avrebbe già strangolato.
“Tom, se la prendi al volo, come anche un bambino sarebbe capace di fare non si bagnerà” spiegai, ironica.
La risata di Tom, arrivò chiara. “E come fai a sapere che lancio farai senza vedere? E poi, sono seduto, le mie capacità motorie sono limitate”
Cosa mi trattiene dal lanciarlo da un treno in corsa? Le tue capacità mentali invece sono sempre state inesistenti.
Aprii la porta, tappandosi gli occhi con una mano, mentre con l'altra mano tenevo la carta davanti a me.
Hai paura di vedere qualcosa di maestosamente grande?
Tom, era solito fare riferimenti alle dimensioni del suo pene, per cui non fui nemmeno tentata di aprire gli occhi e esclamare ad alta voce “Oh, veramente deludente per un gigante della musica!”
Arrivai fino a Tom, che prese la carta dalle mie mani. “Brava Sorriso Metallico
Come dici, Impotente?” grugnii, inarcando le sopracciglia.
Fin qui, sei stata molto brava. Ora puoi vedere il Miracolo!” sfarfallò, allegramente.
“Come dici? Quel coso ti diventerà blu a forza di viagra” risposi girando i talloni e allontanandomi.
Prima di chiudere la porta sentii, una vaga risposta che sembrava più rivolta al suo pene che a me.
Mi diressi nuovamente verso il divano, riaprendo il libro nella pagina segnalata. Ma proprio prima di iniziare a leggere, mi raggiunsero dei brontolii consolatori. Probabilmente Tom stava confortando il suo Gioiello. Lui era fatto così: un esibizionista megalomane.
Avevo sempre avuto degli scontri accesi con Tom, a causa del suo carattere. Non potevamo essere più diversi.
A Tom non interessava un'assistente, usufruiva della sua posizione per impartire ordini anche quando non c'era bisogno, visto che la Universal mi doveva pagare lo stipendio ogni mese, tanto valeva farmi lavorare. Così spesso mi ritrovavo a portare a spasso il suo cane, annotare le serate con le fan, passargli il sale, oppure portargli gli asciugamani e la carta igienica in bagno.
All'inizio l'avevo trovata un'ingiustizia, ma poi avevo cominciato a farci il callo. Tom si divertita a vedermi sgobbare, cioè mi caricava di compiti se vedeva che ero a riposo, per cui la soluzione per evitarlo era dimostrare che ero sempre impegnata. A volte mi era capitato di piegare delle maglie per tre ore; nessuno se n'è mai accorto.
Per quanto fosse cattivo, potevo giurare di vedere della tristezza nei suoi occhi, che purtroppo però non mi avrebbe mai lasciato perlustrare.
Un altro mio datore di lavoro, molto esigente, era Bill. Posso dire con sicurezza che sono stata affidata a loro per lui. Bill, rispetto a tutto il gruppo, è quello che ha più bisogno del mio aiuto. Per cui ogni sua richiesta ha la precedenza su tutti gli altri componenti. Bill adora avere assistenti personali femmine. Si trova a suo agio con esse, perché può confidare le sue più nascoste esigenze, che io devo prontamente soddisfare. Bill non mi affidava mai compiti impossibili, era sempre stato molto corretto con me.
Anche se le sue crisi da perfezionista spesso mi avevano creato un fastidioso mal di testa.
Georg, invece, ultimamente era diventato un ombra! Il suo grave problema, era che vuole mantenere un segreto ai suoi compagni, per timore di poter scombussolare il gruppo. L'unica che ne era a conoscenza ero io. Georg mi aveva chiesto palesemente di mantenere la bocca chiusa. Ho deciso di aiutarlo, ma la tentazione di spifferare tutto è troppo forte!!
Gustav, infine, ma non per la poca importanza, è il mio migliore amico. Non mi ha mai chiesto nulla se non di uscire a fare una passeggiata. Ci sono pomeriggi in cui nella pausa girovaghiamo per il centro, parlando di tutto ciò che ci viene in mente! Oppure a volte quando è stanco di esercitarsi, viene a darmi una mano segretamente. È la persona più fantastica che io abbia mai conosciuto!
Io, invece, sono una persona folle. Adoro il mio lavoro, perché sono molto attiva, nonostante adori stare spaparanzata sul divano a ingurgitare schifezze. Chissà perché quando hai l'apparecchio ti viene così fame! È come essere incinta: ti viene il desiderio irrefrenabile di ingoiare il frigorifero e fare un bel ruttino, subito dopo.
Lo so che a 18 anni, avere l'apparecchio non è la cosa più figa del mondo, ma sono certa che chiunque riuscisse a vedere come mi sento io, sarebbe felice quanto me. Le mie placchette metalliche sono la mia personale maschera. Mi consentono di essere protetta dagli sguardi e di condurre la mia vita nella più assoluta indifferenza. Mi piace godermi la vita, senza preoccuparmi del giudizio altrui. Carpe diem. Non importa che cosa hai addosso, ma chi sei!
Ed io mi piaccio esattamente come sono!
La porta del bagno si spalancò improvvisamente. “Sophie, ti devo fare una domanda”
I miei occhi blu, si incontrarono con quelli marroni di Tom. “No”
“Ehi, non ti ho chiesto se potevo o meno! Ho detto che devo!”
Lo guardai perplessa.
“Cosa fa Bill in lacrime, più un luogo raccapricciante, più qualche bicchiere di troppo?”
Merda. “Bill in pericolo” risposi, già in piedi, scattante.
Ciao ciao Damon! Ci vediamo tra un secolo, quando potrò di nuovo aprire la copertina del tuo libro!
Quando Bill beveva, c'era sempre una motivazione. Non stava bene.
Tom, era uscito di tutta fretta dal bagno, tenendo saldamente tra le mani i bottoni, cercando di farli passare nelle fessure. La praticità per Tom, era totalmente un'utopia.
Così gli diedi il tempo di sistemarsi, mentre andai a prendere l'auto nel garage. Quando mi trovai davanti all'ingresso suonai frettolosamente il clacson e il mio peggior capo uscì con i rasta al vento: probabilmente il cappello era rimasto a impolverarsi sull'appendino.
“Sophie spostati!” gridò con risolutezza Tom avvicinandosi alla mia porta. Non era una richiesta, era un ordine.
Feci un radiografia al mio datore di lavoro senza battere ciglio. Scossi la testa, allibita.
Tom aprì la porta dell'autista, sperando che sarei fuggita subito fuori. Ma incontrò il mio sguardo severo.
“Niente patente, pantaloni scomodi per schiacciare i pedali, capelli che impediscono la visuale...Sei sicuro di poter guidare?” asserii, alzando un sopracciglio.
La mano di Tom, si strinse attorno al bordo della portiera della macchina. Sembrava che volesse disintegrarla.
“Tu...Appena porterò le chiappe di mio fratello a casa, comincerò a chiedere le tue dimissioni!” 
“Fallo e tu non avrai più una mano, per palpare il culo minorenne di una tua fan”
Lo sguardo del chitarrista si trasformò in una maschera illeggibile. Con durezza chiuse la porta, facendo dondolare l'abitacolo per il colpo subito. Con stizza aggirò la macchina e mi salì affianco.
Ormai ero abituata all'ira di Tom, per cui non ebbi alcuna reazione, ma in condizioni normali mi sarei spaventata.
Intuendo che Tom, non voleva aggiungere altro, misi in moto l'auto e mi diressi verso il centro, dove il rasta diceva che Bill era.
Svoltammo qualche angolo nel più assoluto silenzio, finché non captai i soliti, inequivocabili, borbottii del chitarrista. “Sapessi guidare almeno. Non hai nemmeno visto che era arancione, ci passavo mille volte io. Fermiamoci tre ore agli stop, tanto è il fratello di Tom che sta male non il mio”.
La testa di Tom cominciava a muoversi a destra e a sinistra, in una discussione amplificata da molti segnali corporei. Era una prerogativa del mio capo, di gesticolare in modo animato, quando era arrabbiato.
“A me almeno non hanno tolto la patente” asserii, spegnendo ogni protesta. “E la mia auto è integra” aggiunsi.
Tom mi fulminò. La sua adorata Cadillac, aveva subito leggera stritolatina, e ora probabilmente era sotto una pressa per diventare polvere. Lui odiava che io glielo ricordassi. La macchina in questione era stata il suo unico amore (escludendo in partenza le fan che andavano a letto con lui, visto che lo intrattenevano solo per qualche ora).
“Dovrebbero farti delle multe per eccessiva lentezza! Le tartarughe hanno il turbo rispetto a te” sbottò. “I bradipi riuscirebbero a fare il giro del mondo quattro volte più di te, saltando su una zampa sola”.
“Spiritoso, molto spiritoso. Metti la mano fuori dal finestrino e schiaccia il pulsante per farlo alzare! “
“Che ne dici, se ti lego al tetto della macchina e ti spingo giù da un burrone?”
Il semaforo davanti a me scattò improvvisamente, diventando rosso. La frenata che ne seguì fu brutale. I nostri corpi immediatamente furono scaraventati in avanti, bloccati all'improvviso dalle cinture. Il rinculo ci fece scattare poi indietro, addosso ai sedili.
“Merda” digrignò Tom, una volta che si rese conto di essere ancora vivo. “Vai piano, potevi uccidermi”.
Uno sguardo assassino incontrò gli occhi di Tom. E una risata, si liberò dalle nostre labbra.
“Kaulitz, tu sei terribilmente irritante!” proclamai, ancora sconvolta dalla calma che ci avvolgeva.
Tom, si voltò per nascondere una risata, ma improvvisamente si gelò sul sedile. “Sophie, ecco Bill!”
I miei occhi scattarono nella stessa direzione di quelli del passeggero e lo vidi. Le spalle curve rivolte verso il passo, il passo insicuro, lo sguardo perso, rivelavano il suo stato di incoscienza.
Accostai velocemente, e poi scattammo fuori dal veicolo alla rincorsa del nostro fuggitivo.
Tom lo afferrò saldamente per una spalla e lo fece voltare. Fu in quel momento che vidi le lacrime, che gli rigavano il volto.
Lunghe, trasparenti lacrime, che brillavano al sole mattutino.
“Bill? Che è successo?”
Bill mi guardò, con lo sguardo vuoto, di una persona che non vede. Non vi era nulla dell'attraente uomo, sicuro di sé, in quel momento sul suo volto.
Le sue spalle si alzarono, per liberare un altro singhiozzo.
“Katherine, mi ha lasciato”

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Comunicazioni:
Sophie, nella mia mente è questa adorabile ragazza.

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