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Autore: marwari_    30/01/2011    2 recensioni
«Ricordi quando lei ancora non faceva nemmeno parte dei nostri più idilliaci sogni?» Gabrielle si era avvicinata con gli occhi colmi di lacrime, aveva deciso di non piangere, era giusto così. Ma non per Xena, lei fissava il vuoto di fronte a sé
«Non ho voglia di soffrire con questi pensieri..» disse chiudendo gli occhi cosicché anche le ultime gocce d'amina fossero scivolate sulla sua pelle
«Non voglio farti del male, voglio solo onorare la sua memoria..»
«Onorare? Non c'è onore nell'aver ucciso una ragazzina..»
«Xena, hai fatto la cosa giusta: non soffrirà mai più e.. quella non era una semplice ragazzina..»
«Hai ragione: quel frugoletto era la mia bambina.»
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ares, Gabrielle, Xena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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XenaCaesarGabrielle

Disclaimer
: Questi personaggi appartengono tutti alla Universal Picture; con questa fan fiction non voglio infrangere nessun copyright, né ho nessuno scopo di lucro.

Emmax5: innanzi tutto grazie per i complementi ^_^!!
L'episodio When Fates Collide (Xena e il corso del destino) è stato uno degli episodi più apprezzati di tutta la saga e magari mi sto firmando il testamento a (ri)arrangiarlo secondo un'altra linea, beh vedremo come andrà avanti...
Spero che continuerai a seguirmi, buona lettura! :))

The angelus:è su questo che calcherò la mano... Ares ci doveva essere per forza, ma per dare più rilevanza al Subtext, che non era più Subtext, lo hanno completamente "dimenticato".
Una piccola curiosità, la volevo inserire, ma poi ho eclissato la stramba idea e credo che ti faccia piacere (molto probabilmente la saprai già)... nel testo originale, nella prima stesura riportava un bacio tra Xena e Gab, hai presente quando sono nella cella, un attimo prima che Xena venga crocefissa? Gab le prende il viso tra le mani e Xena le dice «I love you forever», lì, più o meno, Gab doveva baciarla e poi urlare «Don't you dare touch her!» ai soldati. Beh, piccola digressione... spero che anche questo chappy ti piaccia!
Buona lettura! :))

NdA: Ambientazione - digressione - nell'episodio "When Fates Collide" (Xena e il corso del destino).
Titolo autentico del capitolo dell'episodio originale.





Empress of Rome
Caesar la osservò a lungo prima di regalarle un brillante sorriso di benvenuto tendendole la mano. La prese a braccetto conducendola all'interno del palazzo, era un luogo scuro, illuminato solo da poche torce le cui fiamme ardevano entro coppe di ferro lavorato a formare dei complicati nodi e reti; i pavimenti erano di marmo e al centro dei lunghi ed infiniti corridoi giaceva una lunga passatoia rossa bordata d'oro
- Allora, che mi dici? Sei stata via tutto questo tempo e non parli?- disse Caesar ponendo la mano sulla sua
- Abbiamo conquistato tutto, il Mondo è nostro...- sussurrò appena
- E non sei felice? Qualcosa ti tormenta mia cara?- la fece fermare ma lei abbassò subito lo sguardo
- No sto bene, non è nulla... sono solo stanca.- disse con occhi evasivi
- Beh spero non sia veramente così, visto che ho preparato una sorpresa per il ritorno della mia cara Imperatrice.- il volto di Xena si illuminò
- Un nuovo lottatore dalla Tracia per i giochi nell'Arena di domani?- tentò mentre si fermavano nella grande sala del trono
- Non esattamente... è una tragedia Greca. Pensavo ti potesse interessare, l'autrice è un'artista emergente molto apprezzata nella vostra terra natale... Sì... sì, è greca come te. Volevo farti una sorpresa.-
- Non vedo l'ora mio Imperatore, non vedo l'ora.-
- Sicura che non hai nulla da dirmi?- la interpellò di nuovo cercando i sui occhi. La donna prese un lungo respiro
- Beh, veramente ci sarebbe...-
- Caesar, mio Imperatore. Sono giunti gli onorevoli emissari di Lao Mah.- Brutus era sopraggiunto nella sala marmorea e aveva bruscamente interrotto il loro discorso
- Allora, io vado.- disse Xena lanciando un'occhiata a Caesar -...I senatori stanno discutendo dei nuovi armamenti per le Legioni.-
- Certo, continueremo il discorso più tardi...- l'uomo era incuriosito dall'innaturale insicurezza che gli aveva dimostrato pochi istanti prima la sua compagna.
La donna si avvicinò ai due emissari con un sorriso cordiale chinando leggermente il capo in segno di saluto, entrambi ricambiarono con un profondo inchino, poi lei se ne andò.
Si incamminò a passo sicuro tra i corridoi apparentemente tutti uguali, oltrepassando porte e sale immense adibite ad una o all'altra mansione per la gestione di Roma, si dirigeva all'ultimo piano del palazzo ove si trovavano le stanze Imperiali.
Erano isolate, al centro esatto di tutta Roma, enormi e comprendevano più stanze e camere incluso un ampio terrazzo che dava sulla città da una parte e dall'altra sulle colline, nonostante negli ultimi tempi, l'anfiteatro che avevano costruito, munito di altre stanze e soprattutto di un teatro con palcoscenico e orchestra, impedisse per gran parte della visuale, ponendo il terrazzo di fronte ad un altro che però non era mai stato utilizzato. Forse, in occasione della tragedia Greca quella stanza sarebbe stata occupata, per la prima volta, da qualcuno... peccato che Caesar aveva dato preciso ordine di lasciare immediatamente il luogo se il terrazzo Imperiale era occupato.
Xena la trovava una soluzione estrema, come se fosse peccato mortale utilizzare lo stesso spazio, per non dire aria, dell'Imperatore o dell'Imperatrice, infondo erano esseri umani, come tutti gli altri.
Chissà com'era questa autrice? Non ne aveva mai incontrati di autori Greci e nemmeno aveva avuto l'occasione di discutere con loro, era troppo presa dalla sua guerra e dalle sue conquiste. E poi aveva sentito dire che erano poche, se non inesistenti, le donne scrittrici di poesia e ancora meno quelle a cui donavano il permesso di mettere in scena una delle loro opere, soprattutto a Roma... Non poteva negare che questo fatto era strano, ma la incuriosiva e donava alla stessa opera un'altra aspettativa, più originale ed estremamente interessante, rispetto a tutte le altre messe assieme, lo sapeva che non l'avrebbe delusa, o forse si stava solo illudendo...
Si tolse la rigida armatura di pelle e la depose sul letto, scelse un abito lungo color crema con vaghi richiami agli abiti Greci, le riportavano la mente al passato, alla sua Terra, non poteva negare che con quella morbida stoffa addosso si sentiva un po' più fanciulla, come quando indossava le sue vesti da contadina ed abitava in Grecia.
Ma ormai quella ragazzina era cresciuta, ed era diventata l'Imperatrice del mondo intero.
Indossò i due lunghi pendenti dorati e si raccolse i capelli sul capo adornandoli con una coroncina di finissimo argento che riproduceva un serto d'alloro
- Come l'ha presa?- Ares era sopraggiunto e le aveva afferrato le spalle scoperte
- Parlerò dopo la tragedia, stasera, quando torneremo.- disse fredda scansandolo
- Hai paura.- quasi ridacchiò - Non hai scuse, vero?-
- No, non ho scuse!- sbottò lei alzandosi. Raggiunse un tricline ed afferrò un drappo blu con il quale si avvolse le spalle; Ares la guardò compiaciuto
- Forse sarà meglio aspettare la prossima alba, durante i combattimenti fra gladiatori, tra lance, spade, sangue e teste mozzate sarà di sicuro il momento più adatto!- ridacchiò prendendola in giro. Lei si spazientì e lo colpì con un malrovescio che gli fece voltare di pochi centimetri il capo
- Finiscila, è una cosa seria! E tu non perdi mai l'occasione di fare il padrone della situazione!- Ares la fissò per un attimo, poi l'afferrò per le braccia strattonandola
- Sarai pure l'Imperatrice di Roma, qui ...ma non dimenticare con chi stai parlando, ti posso ridurre in cenere con uno schiocco di dita!- Xena lo guardò con aria spaventata, poi il suo volto si piegò in un sorriso
- Non puoi farlo, non adesso... io ti sono ancora utile, purtroppo.- il dio la lasciò libera e le sorrise mefistofelico
- Utile, sì... ma non per sempre.- le accarezzò il viso col dorso della mano, poi scomparve nel suo fascio di luce blu.

Quella tragedia era semplicemente unica, e tanto speciale doveva essere la mente che l'aveva ideata: l'Imperatrice non vedeva l'ora di arrivare alla fine, per poter scoprire l'esito della storia, ma anche per scorgere il volto del creatore di tante emozioni.
Ogni istante in cui quei dialoghi e la narrazione le solleticavano le orecchie con il loro dolce suono e soave prosa, il suo animo si allietava come innalzato da mille angeli discesi dal cielo. La trama era davvero commovente, due giovani, che solamente il destino aveva fatto incontrare, tra battaglie, scontri e controversie riescono ad oltrepassare tutto grazie al solo potere del loro Amore... sì, sconfiggono tutto, persino la morte in persona.
Xena rigirava nervosa una rosa rossa tra le dita, vessando le piccole spine sul palmo della mano. I petali erano così delicati, eppure il fiore, in mano a quella guerriera, che tutti conoscevano come inguaribile spietata, sembrava non appassire ma piuttosto come posato su una nuvola, la sua stretta era forte, e nello stesso tempo leggera, come la commedia a cui stava assistendo: piena di emozioni, sentimenti, lacrime e sorrisi.
La sua vita era movimentata, ma era prima di tutto una donna e un essere umano, non poteva vivere di sola morte e distruzione... così si destreggiava tra campi di battaglie, arene ed anfiteatri, per potersi immergere in altri mondi, più spensierati, dove la vita o la morte non erano appoggiate alla lama della spada, dove impugnare un'arma non era la quotidianità, ma solo una decisione, che altri, liberi di scegliere, potevano anche gettare a terra e sotterrare nella sabbia.
Invece Xena non aveva scelta, non era più libera: era la comandante delle legioni, dominava su tutti i popoli, tutta la gente piegava il capo al suo passaggio, era l'Imperatrice di Roma e aveva le sue responsabilità, a cui in nessun modo poteva sottrarsi.
Ed ecco, d'un tratto, l'agognato epilogo. Un boato d'applausi si levò dal teatro; Xena era visibilmente rapita ed entusiasta e il sorriso sembrava aver trovato posto stabile sulle sue labbra... poco dopo fece la sua comparsa una donna minuta dai capelli color dell'oro, riccioluti, raccolti sul capo con una coroncina decorata, indossava un abito lungo, di chiaro stile greco, ed avanzava sul palcoscenico con disinvoltura e contentezza.
I suoi occhi luccicavano mentre prendeva i meritati applausi, e con inchini ricambiava il calore del pubblico che riceveva, ed un tratto si voltò.
Anche l'Imperatrice smise di respirare per alcuni secondi, i loro occhi si erano inesorabilmente incrociati, e i loro visi improvvisamente rabbuiati di curiosità l'una per l'altra; la guerriera le lanciò la rosa con un gesto meccanico rimanendo quasi impressionata dall'innocenza di quegli occhi smeraldini
- Xena?- Caesar l'aveva riscossa e lei gli aveva sorriso, ma il tempo di quel veloce gesto che la donna era già sparita, ingoiata dai numerosi romani che avevano largamente apprezzato la sua opera
- Mio Imperatore, credi che ci sia tempo per scambiare due parole con l'autrice? ...te ne prego, mio adorato sposo!- lo supplicò la donna con fare fanciullesco
- Essia, ma ricorda che domani ci sono gli incontri con...- s'interruppe sospirando, tanto Xena se n'era già andata.
L'imperatrice scese nell'atrio fendendo la folla, dapprima sorpresa, poi incuriosita dallo strano comportamento della donna: non era costume per un'Imperatrice mischiarsi con la gente comune.
L'autrice non c'era e Xena ne pareva delusa
- Mia Imperatrice, Gabrielle si è ritirata nella sala grande, come l'Imperatore aveva chiesto. Lì ci sono tutte i Senatori che stanno discutendo, il grandioso Caesar ha pensato che vi avrebbe fatto piacere.- un'ancella la raggiunse indicando la strada verso la sala, Xena si volse verso Caesar che alzò il calice sorridendole; era il suo sposo e sapeva leggere dagli occhi i suoi desideri, anche quelli più piccoli, forse la conosceva più di quanto sconosceva sé stessa.
Che nome particolare per una giovane Greca, tanto era speciale lei, non poteva essere da meno il nome che portava. Da quando l'aveva vista, il suo cuore aveva preso a battere più veloce, e il sangue correva fino alla testa, con veemenza e un piacevole nervosismo si scatenava in lei, quando pensava alla singolare Gabrielle...
E poi, eccola lì, finalmente. Era vicino ad un tavolo imbandito di vivande con un calice vuoto in mano, lo sguardo assente, il suo viso si piegava in un sottile sorriso ad ogni veloce complimento dei Senatori. Aveva quasi timore ad avvicinarsi, illuminata dalla fioca luce delle torce sembrava un angelo, una debole apparizione celeste in procinto di scappare come fumo quando, e se, si fosse avvicinata.
Fu invece Gabrielle a scorgerla, facendola sobbalzare, volse di scatto il viso, come richiamata da una voce invisibile che nessuno aveva pronunziato, l'autrice sorrise dolcemente e Xena ricambiò, avvicinandosi lentamente a lei
- Sono lieta di conoscervi, mia Imperatrice.- disse con un filo di voce la donna inchinandosi, Xena aspettò di vedere i suoi occhi per sorridere nuovamente
- Credimi, è un onore conoscere te, cara Gabrielle.- lei fu quasi sorpresa di essere chiamata per nome e fissò la sua interlocutrice a lungo, senza dir nulla, scrutando nei suoi occhi profondi e luminosi
- Ho.. trovato la tua opera molto commovente.- irruppe debolmente l'Imperatrice, quella donna la stava intrigando troppo, non poteva permettersi distrazioni, era alla vetta di tutte le sue aspettative, non poteva permettersi distrazioni... ma di che distrazioni si trattava? Era quello il nome giusto per quello che provava? Uno strano sentimento cresceva in lei ogni volta che fissava quella giovane e minuta figura che il suo respiro aveva quasi rapito
- Ne sono felice.- sorrise Gabrielle, Xena si riscosse come richiamata da un altro mondo
- Hai del talento, dico sul serio. È da tanto che non vedevo un'opera così ben scritta e ben costruita.-
- Io mi limito a scrivere ciò che le mie muse mi sussurrano all'orecchio... è come un dolce canto, ogni cosa mi può ispirare, è come una scintilla che viene.. dal nulla.- la stava fissando ancora. Era una sorta di esplicitazione all'affermazione di poco prima? Certo, quella strana connessione che si era costruita in pochi istanti tra di loro era nata dal nulla, ma Xena era Xena, era l'Imperatrice e Gabrielle un'artista, neanche una semplice amicizia era pensabile dal momento che anche la cosa più naturale come il chiamarsi per nome era vietato, addirittura per i consorti imperiali
- Molte sono le situazioni che mi hanno rapito della tua tragedia, ma è lo stile unico quello che mi ha intrigato di più. E le emozioni che sai trasmettere attraverso semplici parole...-
- Io mi diverto a scrivere, credo che sia la qualità più importante per un buon racconto, e poi ci sono quei momenti in cui prendi ispirazioni dalla quotidianità e diventa una sorta di dovere... scrivendo è come se la storia, o la leggenda, bramassero il tuo contributo. Alcuni atti racchiudono in sé parti importanti della vita, quelle principali, senza tempo, quelli che non muteranno mai, nemmeno tra le generazioni future, come l'Odio o anche l'Amore... sì, anche quello estremo o quello impossibile.- l'Imperatrice fece riaffiorare nella mente alcune delle scene che le avevano fatto rigare le guancie di lacrime, sospirò ristorata dalle emozioni che la sua scena preferita le aveva donato
- Nel terzo atto il tuo eroe si lancia dalla scogliera incurante della morte... e tutto solo e soltanto... per amore...- la sua voce era divenuta un flebile sussurro da quando i suoi occhi si erano posati su Caesar. La risposta dell'autrice le giunse da lontano, destandola dai suoi pensieri come un armonioso canto
- È quello che tutti sognano, non trovate, mia Imperatrice? Un sentimento talmente profondo per cui valga la pena persino morire...- quella parole risuonarono nella mente di Xena tanto che per riscuoterla fu necessario che la poetessa la chiamasse due volte
- Perdonami...- si scusò velocemente -...Pensavo solo all'eventualità... E se uno dei due, in qualche modo, avesse tradito l'altro, cosa pensi sarebbe accaduto?- Gabrielle la osservò a lungo meditando, a dire il vero, aveva già in serbo la sua risposta dall'inizio; aveva solamente paura di esprimere la sua opinione, malgrado la donna che le appariva dinnanzi le infondesse un profondo senso di protezione, rispetto e innocente spietatezza, con un altro mondo nel suo cuore sincero che affiorava, a volte, dal suo sguardo lucente, a quanto aveva sentito, se non fosse stato ciò che l'Imperatrice si aspettava, l'avrebbe mandata ai ceppi con uno schiocco di dita
- Mia Imperatrice, secondo il modesto parere di un'autrice di semplici tragedie... penso che il vero amore non tradisca mai.-
- Il vero amore non tradisce mai...- ripeté con un velo amaro la donna, Gabrielle accompagnò la sua affermazione con una lenta scrollata di capo ed un dolce sorriso. I loro occhi s'illuminarono, possibile che si capissero così al volo dopo solo pochi istanti che avevano condiviso?
- Mia Imperatrice...- Caesar sopraggiunse e spezzò il loro dialogo con mielose formalità - Dobbiamo andare.- si volse verso Gabrielle - Il tuo lavoro è stato... in..interessante... ben fatto.- la donna ringraziò con un altrettanto falso cenno di capo.
- I gladiatori ci aspetteranno domattina all'alba...- disse l'Imperatore, costringendo la compagna a seguirlo
- Ti ringrazio, cara Gabrielle, per aver allietato Roma con la tua toccante Opera. Buona notte.-
- Buona notte, mia Imperatrice.- a Caesar riserbò solo un freddo inchino a cui lui, tra l'altro, non diede neanche conto.
Come faceva una donna così fantastica e speciale come lo era l'Imperatrice ad essere la sposa di un essere così ipocrita? ...forse avrebbe scritto una tragedia a riguardo ...sì, l'avrebbe intitolata "Città Eterna" e avrebbe parlato di una donna soggiogata dal potere, dalla guerra e da un Amore spinato che la rendeva cieca e schiava del suo mondo... il tutto ambientato a Roma, ovviamente... Sì, ne era sicura: sarebbe divenuta la più grande tragedia di tutti i tempi.




   
 
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