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Autore: loonaty    30/01/2011    1 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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Wa! Stavolta ho fatto presto! Non potrò dire lo stesso dei prossimi capitoli , ma spero di riuscire sempre ad andare così veloce U.U  Ringrazio chi ha sprecato una parte del suo tempo a recensire questa ff scritta di getto tanto perchè non avevo ninete da fare e l'idea mi ronzava in testa dalle prime puntate dell'anime. XD Vediamo se riuscirò a scrivere qualcosa di sensato.




CAPITOLO4 - LAVA GHIACCIATA E GOCCE DI LUCE



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Obito e Rin erano a mangiare un piatto di ramen.
–Oggi Kioko mi ha davvero fatto paura- sussurrò la ragazza fissando il piatto
- Insomma, pareva volesse … Uccidere … - Obito sussultò e si girò a scrutare l’amica.
– Kioko non mi farebbe mai del male- le disse.
Rin si voltò a sua volta di scatto – Come puoi dirlo? La conosci da meno di un giorno!-
-è un Uchiah - Le parole fluttuarono tra loro saturando l’aria e costringendo gli occhi di Rin a spalancarsi di un millimetro in più ad ogni secondo. Obito alzò gli occhi al cielo
–Dai Rin non fare così -
  - Quella ragazza! È quella scomparsa!-
- mmmm-mm - Obito si infilò le bacchette in bocca succhiando gli spaghetti.
– Come mai allora è ancora qui!?!? L’hokage dovrebbe … -
-Smettila Rin … sei troppo intelligente per discutere con ME di politica e accordi- Sbottò il ragazzo lasciando su bancone la mancia ed alzandosi, salutando con la mano l’anziano proprietario del negozio.
– Io mi fido di quello che sento e Kioko … lei non è affatto pericolosa … non farebbe mai del male a nessuno … a parte forse Kakashi … -  
Rin ringraziò per il pasto e lo seguì di corsa, gli afferrò una manica e gli si parò davanti.
–E TU come puoi dirlo?- Obito si sfregò la nuca –Certo che quando vuoi sei una gran rompiscatole … - Si guardò intorno un momento poi sospirò e abbasso le spalle con aria sconfitta – E va bene … me l’ha detto lei, mi ha chiesto scusa, contenta?-
-Cosa? Come … QUANDO?-
- Uffa! Quando mi ha spinto via! Lo ha fatto per dirmi che le dispiaceva … anzi ora vado pure a trovarla in ospedale … tu non potevi occuparti delle sue ferite vero?- La rimproverò con lo sguardo poi si diresse verso la struttura di cura. Rin lo seguì con il muso. Ecco … non aveva mai litigato con Obito erano sempre andati d’accordo … Ed ora che arrivava lei …



Kioko era seduta sul bordo del letto molleggiandosi  sul materasso. Era in attesa che le dicessero di uscire o l’avrebbe fatto da sola. La fasciatura le stringeva il petto schiacciando ancora di più il suo seno inesistente e facendola assomigliare ad un ragazzo moro, muscoloso e sottile con una scarsa igiene personale . Indossava solo i pantaloni da ciclista e le reti, sopra i bendaggi coprivano tutto. Non che si vergognasse a farsi vedere spoglia, non le importava poi molto. Si alzò in piedi e sciolse i muscoli delle spalle. Ok Pensò  ora ci provo . Si concentrò al massimo allargando le braccia, richiamò il chakra a sé.
Devo concentrarlo sulla schiena.
Sulla sua schiena una luce bluastra si accese vivida e cominciò a scorrervi come un ruscello.
Niente da fare … demoniaccio della malora perché non mi fai vedere COME si fa? Sbottò lasciando ricadere le braccia che si tesero nuovamente per i fatti loro.
Cos…?
“Chiudi gli occhi”
Una voce suadente e rimbombante che le si agitava in testa. Fece come le era stato detto. Davanti a se tutto era nero. Buio. In questo buio ardeva una fiamma azzurra che lentamente sfumò in argento prendendo la forma di un piccolo volatile grosso come il suo avambraccio. Le volò in contro lasciando dietro di se una scia brillante ed argentata. Cominciò a creare dei cerchi dapprima attorno al suo capo poi mano a mano intorno al resto del corpo.
“Pensa all’ odio, pensa alla rabbia, pensa al desiderio …”
Ogni parola era un cerchio che si stringeva attorno a lei penetrandola e colorando la sua pelle d’argento chiaro, come tanti bracciali. I suoi polsi si fecero decorati  da delicati intrecci.
“Ogni volta  che tenterai di evocarmi basterà che tu scateni la tua passione, il dolore, qualunque sensazione, questi sigilli mi lasceranno il passaggio, sono sigilli dell’anima nessuno mai li vedrà, ti guideranno e ti …”
La porta si aprì con un rumore improvviso così come gli occhi della ragazza. Una dottoressa in camice bianco stava davanti a due ragazzini.
–Vedo che ti senti meglio Kioko-chan – Disse la donna con un sorriso. –I ragazzi sono venuti a farti visita, ma se lo desideri puoi uscire con loro.-
-Lo so che si trova a disagio con me e che vorrebbe che facessi un bagno – Sbuffò la ragazza –non c’è bisogno che finga di essere gentile … Chi ha costretto a venire?-
-Acida come al solito- Mormorò l’infermiera spostandosi di lato e facendo entrare i due ragazzi alle sue spalle. –Comunque non li ho costretti, ma su una cosa hai ragione, dovresti lavarti perché puzzi peggio di certi uomini che conosco- Disse la donna chiudendosi la porta alle spalle.
Kioko le fece una linguaccia e poi sbottò –Stupida bisbetica non vedo proprio dove potrei andare a farmi un bagno -.- - Poi notò i due ragazzi e prestò loro attenzione. –Voi che ci fate qui? Che volete? Dov’è quel dobe del vostro compagno?-
Rin si mise dietro ad Obito stringendosi a lui mentre il ragazzo sorrise spavaldo.
–Kakashi intendi? È un NOSTRO compagno-
-  sì sì, dov’è?-
-Perché vuoi saperlo?- Ghignò il ragazzo. Lei non rispose subito ma il suo sguardo si posò su Rin e le andò in contro afferrandola per un polso.
–Ecco proprio tu mi servi, portami a fare un bagno!- Disse alla ragazzina intanto che afferrava il chimono stropicciato.–E comunque chiedevo di quel caso disperato per essere sicura che nessuno venisse a disturbarci. Poi tese la mano a Rin. –Conduci tu?- Le sorrise nel modo più gentile che riuscì a trovare.
Rin si accorse di trovare improvvisamente interessante il carattere brusco e deciso di quella ragazza lunatica. Le prese la mano e poi ammiccò verso il suo corpo fasciato. –Come va con quelle?- Kioko sbuffò e scosse il capo senza dare risposta. Rin rassegnata la guidò verso l’unico luogo isolato in cui si potesse fare un bagno in santa pace, un torrente appena fuori Konoha a cui si arrivava senza sforzo girando per dieci minuti tra file e file di alberi.


Il torrente era stretto. Da una sponda all’altra Kioko contò quindici passi. L’acqua le arrivava alle ginocchia. Era gelida, il fondo sassoso viscido. Gli alberi creavano un tetto verde e rosso da cui la luce filtrava creando giochi dei medesimi colori sulla pelle abbronzata delle due ragazze.  L’erba cresceva a ciuffi tra le pietre per poi allargarsi in un praticello all’ombra umida e palpitante della chioma smossa di un tiglio. Kioko lasciò il kimono e i pantaloncini su un masso tiepido in una delle poche pozze di luce che gocciolava dal soffitto di rami e foglie come l’acqua che ora le scivolava sulla pelle. Si era liberata delle bende che le imprigionavano il petto. La chioma nera e bizzosa scompigliata sulle spalle muscolose. Si sdraiò in acqua tentando di attenuare i brividi di freddo mordendosi la lingua. Si strofinò braccia e gambe, la pelle che cominciava a bruciare, eppure era così bello, la corrente la sospingeva caparbia verso un avvallamento più in là. Si avvinghiò al fondale con le dita sottili lasciando che quella lava di ghiaccio portasse via tutto il dolore, le lacrime, la terra e il fango accumulati in quegli ultimi giorni. Dal canto suo Rin la fissava appollaiata con la schiena premuta contro il masso.  Era così bella Kioko. Senza il fango ad insozzarle il viso si notavano i lineamenti dolci tipici del suo clan, delicati, quasi fossero appena accennati con un colpo di pennello. La ragazzina si sistemò una ciocca castana dietro un orecchio … Chissà … Chissà se Obito l’avrebbe trovata carina nonostante avesse una come Kioko in squadra. Si mordicchiò un’unghia arrossendo un poco per la banalità dei suoi pensieri. Obito e Kioko erano praticamente imparentati … Non poteva nascere niente tra loro vero? Vero?
Immersa nei suoi problemi la ragazza non si rese conto della figura gocciolante che si arrampicava sul sasso alle sue spalle. Le bende che prima le riparavano la ferita intrise di acqua. Posizionò lo straccio proprio a qualche centimetro dalla testa della sua compagna per poi strizzarlo ed inzupparla facendola trasalire. La risata della falchetta riempì l’aria. Rin indispettita saltò sulla roccia anche lei e la spinse di sotto facendola finire nuovamente in acqua.
–Vuoi la guerra?- Ghignò l’Uchiha rialzandosi con un ghigno. Indossava solo delle culottes nere e fradice. Si era riallacciata i bendaggi bagnati che le aderivano intorno al seno acerbo. –E guerra avrai!- . Rin finì per spogliarsi a sua volta. I vestiti, troppo pesanti, le impedivano di sfuggire alle grinfie di Kioko. Eppure, nonostante non avessero mai davvero parlato, nonostante fosse il primo giorno che trascorrevano insieme, le ragazze risero come mai avevano fatto. In quella battaglia di schizzi e spruzzi in un torrente di limpido ghiaccio.

Dietro un cespuglio Obito si mosse silenzioso. Due ragazze belle come Rin e Kioko che facevano il bagno in un torrente … Al solo pensarci quasi gli sanguinava il naso. Poi un rumore accanto a lui lo fece sobbalzare. Si voltò lentamente, se anche una sola delle due lo avesse scoperto, per lui ci sarebbe stata solo morte assicurata. Deglutì per poi convincersi a guardare chi era a occupare lo spazio aereo accanto al suo gomito. La mandibola calò verso il basso mentre l’espressione stupita prendeva forma dietro la mascherina. Un altro ragazzo aveva il collo allungato verso il torrente. Una folta chioma argentea, mascherina blu scuro.
– Kakashi!- si lasciò sfuggire in un gemito. L’altro ragazzo Piegò di lato la testa senza distogliere lo sguardo dalle due figure sghignazzanti che si andavano a stendere sotto la colonna di luce accanto ai vestiti, la schiena contro la pietra, gli occhi chiusi, le orecchie tese ad assorbire il silenzio … e le urla di un fastidioso cespuglio parlante dalla voce stranamente simile a quella del compagno di squadra. Kioko aprì un occhio pece. Sospirò drammaticamente e si massaggiò le tempie TENTANDO di restare calma.                                                              
–Cosa ci fai TU qui!- Gridò Obito subito zittito da una mano dell’”amico” premuta sulla bocca.
–Controllo che quella psicopatica non faccia del male a Rin – sussurrò il ragazzo.
– Cvertfo cfome nfo!- Kakashi abbassò un istante lo sguardo interrogatorio sul viso cianotico del ragazzino con un principio di soffocamento lasciandolo poi andare distrattamente. –Dicevo … Certo, come no!- ripeté Obito in una lingua che non fosse bofonchiese e pienamente comprensibile. Lui SAPEVA che Kakashi non era abbastanza pervertito da spiare delle belle ragazze che facevano il bagno. Lui SAPEVA che la sua sola insinuazione irritava a morte il compagno di squadra. E SAPEVA che Kakashi MAI e poi MAI avrebbe provato sentimenti diversi dall’ … No, sorry, SAPEVA che Kakashi non avrebbe mai provato sentimenti, PUNTO.  Appunto perché lui sapeva, era uno spasso prendere in giro Kakashi. – Dai di’ la verità- Disse piantandogli un paio di gomitate in un fianco –La mora ti piace? Eh?- L’amico si voltò inespressivo. –Scusa?- domandò come se non avesse afferrato il senso della domanda. Obito scosse la testa con sguardo basso. – Sei senza speranza-  commentò. L’altro lo ignorò e tornò a guardare oltre i rami, verso le ragazze. Verso LA ragazza …
-Kakashi … sono io … oppure prima c’era più luce?- Bisbigliò Obito voltandosi in sincronia con l’altro.
Alle loro spalle, in piedi, a scrocchiarsi le nocche con sguardo assassino stava Kioko. 
   
 
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