Era
la prima volta quella. La prima da sei anni. La prima volta
che muoveva un passo dopo che qualcuno aveva già tracciato le orme da seguire.
Era tornato nel mondo magico.
Il
cimitero era leggermente fuori Diagon Alley, giusto un centinaio di metri per
fare in modo che il freddo della morte e le agonie
rimanessero isolate senza dare pensiero ai comuni mortali. Una figura
ammantata in un lungo cappotto nero camminava svogliatamente verso
quell’austero portone. In mano aveva solo un unico fiordaliso bianco che
risaltava il proprio candore come la luna nelle notti più scure. Non guardava
dinnanzi a se, non si guardava intorno: guardava a
terra. Occhi vacui. Occhi spenti. Occhi trasparenti nel loro lucente riflesso
argentato.
Draco
Malfoy camminava sul ciglio della strada e in mano teneva un fiordaliso bianco.
Quel
freddo però non riusciva a raggiungerlo. Non riusciva a sconfortarlo. Non
riusciva ad intaccare quella maschera che era divenuto
il volto del biondo. Sembrava totalmente estraneo a quel mondo. Un pesce fuor
d’acqua che non tenta nemmeno di annspare. Sa che il
suo destino è uno solo e lo percorre con deferenza. Il muro in mattoni
proseguiva ancora per qualche metro prima di
interrompersi per dare agio ad un enorme cancello di ferro battuto. Le colonne su cui era fissato erano sormontate da due cerberi
di pietra incantata che latravano e ringhiavano a qualunque vivo osasse entrare
nel regno che era loro compito difendere. Il biondò non li degnò di attenzione. Sfilava tra la folla senza attirare l’attenzione
in un modo proprio solo dei fantasmi.
Il
cimitero era insolitamente pieno di persone
Logico… dopo
quell’ecatombe…
Da
una parte poteva vedere maghi nei loro migliori vestiti seguire in silenzio un
corteo di teste rosse. Non se ne stupì:
Ne
sorpassò un bel po’. Sapeva che molti mangiamorte erano morti in quella
carneficina, ma nessuno posava un fiore o spendeva una preghiera per loro. Non
erano azioni che gente ricercata potesse permettersi.
Ognuno consumava il proprio dolore all’interno del proprio
Manor. Non potevano permettersi il lusso della presenza in un luogo pubblico.
La cripta dei Malfoy era l’ultima, la più isolata, la più austera e la più
sfarzosa.
Quale spreco di denaro! Da
morto che senso può avere dove vengono poste le tue
spoglie? Tanto tutti, da morti, fanno la stessa fine: cibo per vermi.
Il
suo stesso pensiero lo riempì di sdegno. No.. sua
madre no… non sarebbe stata come tutti gli altri, nemmeno da morta.
Mentre si avvicinava la sua mente vagava nei ricordi che conservava,
con infinita gelosia, di sua madre: la rivide da giovane, mentre lo abbracciava
o gli regalava una coccola in più, mentre lo rimporoverava o mentre litigava
con Lucius per contrastare il volere di quel genitore che nel suo unico figlio
non aveva mai visto nulla più di uno strumento per ottenere potere e
assicurarsi la continuazione di una dinastia pura, nobile e corrotta. La
rivedeva nella serra del manor, mentre curava i fiori di cui tanto ammirava.
Era stata lei a trasmettergli la passione per quell’arte così
nobile, sensibile e affascinate.
Perse
un battito quando la sua attenzione fu riportata alla
realtà. Di fronte alla critpa Lucius Malfoy reggeva il proprio bastone con aria
greve mentre contemplava chissà quale ricordo davanti
alla tomba della moglie. Dopo sei anni i due si erano incontrati, in una
situazione troppo precaria per di più. L’uomo non pareva essersi accorto della
presenza del figlio. Draco continuò ad avanzare, ma con lo sguardo alto questa
volta. Se doveva affrontare il padre l’avrebbe fatto
di petto.
Al
rumore di passi Lucius si riscosse e voltò la testa per specchiarsi in quel
mare di acciaio che non vedeva da sei anni. Rimase
spiazzato. Scioccato. Sconvolto. Disorientato. Come si permetteva quel figlio
indegno di presentarsi davanti la tomba di sua moglie?!
Come si permetteva di ripresentarsi dopo tutto quel tempo?!
Ammantato di nero l’aveva visto fuggire e ammantato di nero era tornato, ma di
maschere d’argento nemmeno l’ombra.
I
due volti erano gli specchi dell’inespressività. Non tradivano nessuna emozione. Il primo a distogliere lo sguardo era
stato Draco: si era avvicinato e aveva posato il fiordaliso sulla tomba di
marmo nero su cui spiccava per contrasto il nome della madre scritto con un
carattere ricercato e impeccabile. Era rimasto accovacciato un paio di secondi
sfiorando la foto della donna meravigliosa che non aveva avuto il tempo di
salutare un’ultima volta, ma che avrebbe rimpianto per sempre. Si tirò in piedi
raddrizzando ben bene le spalle per affrontare il padre. Lucius lo fissava con
sguardo incrinato dalla collera. Nemmeno lui, maestro dell’inganno, riusciva a
contenere quel sentimento immenso che lo stava divorando dall’interno!
-Padre…-
Gli
occhi dell’uomo avevano avuto un lampo d’ira a quella parola.
-Non
osare chiamarmi in quel modo… tu non ne hai il diritto.-
-…
Lucius.-
Il
disagio nel sentirsi chiamare in quel modo dal proprio unico figlio era
palpabile nell’aria, ma la testardaggine di Lucius Malfoy non avrebbe ceduto il passo a nessuno degli altri deplorevoli
sentimenti che premevano per uscire.
-Perché sei qui? Non fai più parte di questo mondo, non del suo
certamente. Come osi rimostrarti a me?-
-Non
è per te che sono qua, ma per lei…-
-Hai
sprecato il tuo tempo dunque.-
-No…
non è come credi. Nulla è mai stato come tu hai
creduto Lucius. Hai sempre pensato che la tua influenza,
la tua persona e il tuo nome avrebbero plasmato ogni persona sulla faccia della
terra ed eri orgoglioso di vedere in me un tuo degno allievo. Che smacco quando
ho cominciato a ragionare per conto mio, eh?-
-Con
te ho sbagliato tutto fin dall’inizio. Sei più Black di
quanto potessi anche solo lontanamente immaginare. Sei un’onta per me e
un disonorre per
-No…
l’unica cosa che ti addolora…padre…è
la consapevolezza di non aver mai prestato attenzione a te stesso o a chi ti
stava intorno. Volevi plagiare e sei rimasto plagiato
a tua volta. Volevi distinguerti e ti sei unito alla massa. Volevi vincere e
dubito che otterrai questa soddisfazione: se anche Voldemort diventasse padrone
dell’universo tu resteresti sempre e comunque un suo
sottoposto!-
Lo
schiocco secco di uno schiaffo risuonò nell’aria tesa e
qualche corvo si librò in volo infastidito per l’interruzione della
quete del posto. Lucius Malfoy abbassò con composta lentezza
il braccio teso e Draco Malfoy riportò lo sguardo negli occhi del padre.
-In
questo modo, Malfoy, non fai che darmi ragione.-
Dopo
l’ultima frase il giovane si era girato e avviato
all’uscita del cimitero. Aveva fatto ciò che doveva fare
e si era esposto oltre ogni precauzione. Ora doveva fuggire di
nuovo da quel mondo: doveva di nuovo trovare la pace del mondo che si era
creato, doveva andarsene.
Mentre
percorreva a passo spedito gli scalini scuri per poco non
era andato a sbattere contro qualcuno che invece si dirigeva nella direzione
opposta.
-Mi
scusi…- aveva biascicato senza guardare chi fosse…
-No,
mi scusi… lei… Draco!!-
Il
biondo si era fermato, quella voce non l’avrebbe mai
dimenticata… non si voltò indietro…
-Blaise…-
Il
moro gli girò attorno per guardarlo in faccia…
-Sei proprio tu! Amico mio ti credevo morto ormai!-
Il
biondo lo fissava negli occhi, le sopraciglia aggrottate in un’espressione
disperata…
-Blaise…-
e infine i due si erano lanciati in un abbraccio che voleva dire molto: c’erano
scuse, c’era disperazione, c’era gioia… tutti sentimenti mischiati fra loro
perché quei due ragazzi in fin dei conti ancora troppo giovani non riuscivano
più a trovare un senso alle sensazioni che
quell’incontro aveva scatenato in loro…
-Sto
andando su Draco.. alla vostra cripta… vieni con me?-
-No.. ci sono già stato, c’è mio padre. Se
torno mi uccide.-
-Mh…
è stato lui?- indicava la guancia.
-Come
minimo…-
-Già…
allora aspettami qui. Torno subito.-
Si
scambiarono un consenso visivo e il biondo si appoggiò ad una lapide alle sue
spalle fregandosene abbastanza di chi fosse… perso nei suoi pensieri non si
accorse di qualcuno che gli si era avvicinato con impeto.
-Malfoy
cosa cazzo credi di fare?! Togli subito il tuo culo dalla tomba di mio padre maledetto!!-
Il
biondo si era ridestato e alzato lentamente, poi aveva guardato la lapide su
cui si era appoggiato e infine aveva spostato lo sguardo curioso sul suo
interlocutore… non era poi molto cambiato…
-Harry…
James… Potter…-
-Sì
Malfoy! So anche io come mi chiamo!-
Ok…
Potter doveva essersi perso nel suo mondo di visioni e profezie per rimanere
impassibile davanti alla vista di una persona che era data per dispersa da sei
anni… ridacchiò tra se e se…
-Sì.. è decisamente divertente questa situazione. Finalmente ti
ritrovo così almeno uno di voi me lo leverò dalle
palle.-
Il
biondo non afferrò subito il discorso senza senso che l’altro stava campando in
aria, ma le intenzioni erano cristalline quando si
ritrovò la bacchetta del moro puntata contro.
-Per
Merlino Potter! Mi credi un mangiamorte??-
-Lo
sei…-
-No
che non lo sono pezzo di cretino! Dove credi che sia stato in questi ultimi sei
anni se non a nascondermi da mio padre e la sua causa persa?!
Ti sei fuso il cervello sfregiato?!-
-Non
ci provare Malferret. Consegnami la tua bachetta.-
-Potter.. in questo momento non ce l’ho nemmeno con me quella cazzo
di bacchetta… e se proprio non ci credi guarda questo!-
La
classica arma per scagionarsi: avvolse la manica della camicia e mostrò il
proprio avambraccio su cui spiccava in effetti un
marchio nero… ma non certo quello di Voldemort! Era un drago..
un drago stilizzato occupava lo spazio che in teoria avrebbe occupato il
Marchio Nero.
-L’hai
trasfigurato eh?-
-Oh
Morgana, Potter!!
Ma sei paranoico o cosa?! Non si può trasfigurare il
marchio nero!! Questo è un tatuaggio babbano idiota!-
Il
moro constatò la verità dell’affermazione con un paio di incantesimi
e poi depose
-Senti.. se hai ancora voglia di fare l’eroe corri alla cripta
della famiglia Malfoy, è possibile che mio padre sia ancora lì a far finta di compiangere
mia madre.-
Il
moro allargò gli occhi dalla sorpresa e ragionò che se non aveva
mentito prima non l’avrebbe fatto nemmeno adesso: si lanciò su per le
scale a rotta di collo e a momenti ammazzava il povero Zabini nella sua folle
corsa…
-Fatica
sprecata.- disse il moro una volta a portata d’orecchio dell’amico, che lo
guardò con aria interrogativa. –Tuo padre se n’è già andato da un pezzo.-
-Ed
è ciò che dovremmo fare anche noi prima che a quello squilibrato di Potter
torni in mente quella brutta storia e decida di mandarmi ad Azkaban…-
-D’accordo,
vieni Draco: andiamo a casa mia.-
-Non
posso Blay…-
-Ma
come no?! Ci siamo appena ritrovati! Non vorrai
lasciarmi così, proprio ora!!-
-Non
posso, non voglio rischiare di metterti in pericolo.
Sono comunque ricercato.-
-Cristo
Draco, ma perché lo hai fatto?! Si può sapere?!-
-Per
il tuo futuro…-
-Dio…
fammi sapere dove vivi Draco e non mi dire di no perché in quel caso ti giuro
che ti sguinzaglierò dietro tutti gli auror e ti troverò!!-
-Auror?-
-Stai
parlando con il uno degli auror più qualificati Draco… non credere di sfuggirmi
così! Se fin’ora non ti ho cercato è stato solo perché tuo padre ci ha fatto
chiaramente intendere che tu fossi morto!-
-Va
bene Blaise… ti scriverò in quelche modo… a presto.-
-Ci
conto!-
Poco
distante un paio di occhi scuri fissavano la scena:
Ginevra Weasley era davanti alle tombe dei suoi due fratellli maggiori Ron e
Percy e non riusciva a piangere. Non perché non lo volesse, ma perché come
medimago era sempre a stretto contatto con la morte ed aveva capito come
difendersi da essa senza darle la possibilità di
distruggerti. Molly Weasley non pareva dello stesso avviso e lanciava occhiate
rancorose alla figlia mentre versava un fiume di
lacrime. Ginny sostenne lo sguardo impassibile. Le dispiaceva, era ovvio, ma
non era stata lei a ordinare a quei due di gettarsi in
battaglia! E soprattutto non da due fazioni opposte!! Comunque il destino era stato davvero troppo crudele in quel
caso… i due fratelli erano stai l’uno la causa della morte dell’altro. Forse
era questo che uccideva Molly Weasley dall’interno, senza contare
il fatto che la riteneva la diretta responsabile, dato che non er stata
in grado di curarli a dovere. Probabile, ma nemmeno quello era un problema
della rossa. Lei faticava già a sufficienza a vivere la propria di vita,
figurasri se avesse dovuto preoccuparsi persino di come
vivevano gli altri!! Ognuno responsabile per sé e lei l’aveva
capito fin troppo presto, o tardi a seconda dei punti di vista…
Si
era avvicinata al padre per dargli il proprio sostegno morale, Artur Weasley
non era mai sembrato più vecchio e stanco che in quel momento… ma la presenza
della sua unica figlia femmina e di conseguenza la sua preferita gli era di grande aiuto: lui aveva fiducia nelle capacità della
più piccola e l’aveva sempre avallata o almeno non ostacolata. Erano complici e
la vicinanza della rossa era servita a farlo sentire leggermente meglio di
prima. Con fare incerto aveva appoggiato una mano sulla spalla
di lei e quando i loro occhi si erano incontrati aveva abbozzato un
sorriso tirato.
Tra
Molly ed Hermione non si riusciva a capire chi piangesse
più lacrime. Una cosa era certa: alle due donne la presenza di Ginevra era
sgradita. Non le ci voleva una scienza. La rossa si era dunque girata e aveva
abbracciato suo padre, aveva salutato tutti i fratelli che avessero
avuto intenzione di salutarla a loro volta e si era lentamente avviata
all’uscita.
Certo
era stata una sorpresa imbattersi in Malfoy!! A
momenti gli andava a sbattere dritto contro il suo petto…
-Malfoy…-
-Weasley…
bhè.. niente.. solo grazie per l’avviso.-
-Dovere
Malfoy, nulla più del mio dovere…-
-Mh…-
In
quell’esatto momento il moro-occhi-verdi ricomparve stringendo
la bacchetta in pugno. Il biondo non lo degnò della propria attenazione e si
girò per anadrsene…
-Fermati
Malfoy!- aveva urlato l’altro puntandogli la bacchetta
alla schiena, vedendo che non accennava a fermarsi glielo aveva intimato una
seconda volta.
-Potter.. non ci sperare. Io non c’entro e non ci voglio entrare.-
-O con me o con lui Malfoy. Altrimenti sei già morto!-
-Ma
non dire stronzate sfregiato: di spalle e disarmato… è
così che mi vorresti uccidere? Vai a farti un giro deficiente…-
Non
aveva aggiunto nulla. Né l’uno né l’altro. Il biondo
era andato per la propria strada e Potter per la propria senza notare la
presenza di Ginevra a pochi passi dalla scena.
La rossa sbuffò, si aggiustò meglio la sciarpa e
il cappotto e si smaterializzò a casa propria.
Ed
eccoci alla fine di questo… questo!!
Che
ve ne pare?? Fatemelo sapere!!!
Buttate 3 minuti e scrivetemi quanto vi ha fatto schifo!!! >.< sarei una
persona felice…
Un
grazie a:
angelroy:ke instancabile segue le
disavventure di questa coppia di “sfigati”… come si evolverà la situazione??
Bhò.. anke perkè nn l’ho ankora progettato…
Lilyth:rosica rosica… ti fa
bene.. ^^
Ginny88: dove sei
finitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa??? Scomparsa!! Bhè.. nn mi morire eh!! Che mi sei indispensabile x trovare la
giusta carica a scrivere!!!
aledra_xan: ed eccoci!! Come vedi
aggiorno più o meno regolarmente a seconda degli
impegni e tutto il resto.. ke te ne pare?? Piace?? ^____^
alla prossima belle fanciulle..
next chap: estranei
PS:Koimetirion è una parola greca da cui deriva il nostro
cimitero appunto.. curiosità.. in greco koimetirion vuol dire dormitorio ^_-