Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Cherry pie    31/01/2011    1 recensioni
Moon, ragazza apparentemente normale, è discendente di una famiglia nobile. Ormai è incastrata nello stupido gioco dei genitori chiamata tradizione, ma Michael la trascinerà verso il basso facendola allontanare dai suoi genitori, dalle tradizioni ma soprattutto da Robert. Cadranno insieme o l'unico a scivolare tra grinfie di Lucifero sarà Michael? Basta credere nell'amore?
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Le ruote dell'aereo si posarono sul terrenno facendolo rimbalzare. Riaprii gli occhi e affondai la spalla nel petto di Michael, che mi teneva in braccio e mi cullava per non farmi svegliare.
Un dolcissimo quadretto familiare, ragazzo e ragazza che si scambiano tenerezze tali da far sciogliere il cuore di satana. Si, satana; ci avrebbe fatto visita quella notte.
Mi alzai e, aggrappata saldamente ai sedili, mi trasccinai verso l'ucita dell'aereo.
Michael era alle mie spalle e teneva una mano sul fondo della mia spina dorsale, come per non farmi cadere. Aveva sicuramente notato il tremolio persistente delle mie gambe.


« Ken, non ci sono per il ritorno. Mi prendo una notte. Domattina mi farò vedere con il permesso »
Il sorriso di Ken si spense improvvisamente non appena il suo sguardo di spostò dalla mia camicia stropicciata e sbottonata alle mani di Michael che tenevano salde i miei fianchi.
Aprì la bocca ma immediatamente ci ripensò. Michael fece un cenno accompagnato da un sorriso minaccioso e Ken si ammotilì, lasciandoci l'uscita libera.


« Ora corri verso la Limousine ed entra senza dare ascolto a nessuno, io sono dietro di te »
Annuii e feci come mi aveva ordinato; presi il respiro e mi fiondai in quella lussuosa macchina bassa e lunga completamente verniciata di nero che, nella prima mattina, veniva illuminata da un sole quasi inesistente.
La perfetta mano di Michael bloccò in tempo la portiera che stavo per chiudere e con un sospiro entrò in macchina ordinando all'autista di portarlo all'hotel.
Hotel; mancava tra i posti in cui mi ero trovata 'fisicamente' con un uomo.
Il rumore di finestrino che si stava chiudendo attirò la mia attenzione.
La visuale tra conducente e passeggieri fu completamente oscurata, così rimanemmo soli io e Michael, ancora una volta, solo che questa volta era lui a tentare me.
I jeans di Michael strusciarono contro il ruvido tessuto del sedile. Avvertii la morbidezza di un suo bacio sul mio collo, forse il punto più sensibile in tutto il mio corpo.
Rabbrividii e mi girai di fronte a lui.
Appoggiò le mani sulla portiera dietro di me e si appoggiò su di me con tutto il suo peso, bloccandomi con il suo corpo.
La sua lingua fece un ravvicinanto incontro con i miei semiscoperti seni e le sue mani si infilarono tremanti nella parte anteriore sotto la mia gonna. Non appena le sue calde dita trovarono appiglio sull'elastico dei miei slip, con un leggero ed innoquo movimento verso il basso, me li sfilò passandomeli davanti agli occhi. Sorrisi.
L'auto inchiodò facendomi battere la testa contro il finestrino. Il vetro oscurato che divideva l'autista da noi si abbassò e una voce maschile fece allontanare Michael da me.


« Signore, siamo arrivati. Vuole che la accompagni fino alla sua stanza? »
Michael mi rivolse un'occhiata di intesa, così cominciai ad aprire la portiera e a scendere.


« No, non ce n'è bisogno » concluse tutto d'un fiato uscendo dall'auto e prendendomi per mano.
« Ci sei già tu ad accompagnarmi »


Annuii e mi lasciai trascinare dalla camminata veloce e nervosa di Michael.
Corridoio dopo corridoio, rifiuto dopo rifiuto da parte di Michael per cameriere in cerca di stupidi autografi, arrivammo davanti ad una porta contornata d'oro e con un cartellino argento appeso al centro: 'Benvenuti nella stanza 77'.
Trattenni il respiro e guardai Michael che tremando, per chissà quale motivo, cercava disperatamente le chiavi in tasca.
Un rumore di metallo che batteva richiamò il mio sguardo che però si fermò su quello di Michael. Affondò una mano nei miei capelli e appoggiò la mia testa contro la mia porta arrotolando la sua lingua con la mia. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare 'dolcemente' in quel mondo parallelo chiamato sogno, passione, desiderio, voglia di contenere il corpo di qualcun altro. Si.. più o meno.
Il bacino di Michael si appoggiò sul mio e lì mi venne automatico circondarlo con le mie gambe.
La parte superiore dei suoi stretti jeans era completamente irrigidita e si muoveva sopra il mio sesso scoperto facendomi gemere quasi simultaneamente ai suoi movimenti.
Strizzò gli occhi e un sorriso compiaciuto comparì sul suo viso. Voleva vendicarsi per quello che gli avevo fatto.
La chiave girò una volta prima di poter aprire la porta. Porta per il paradiso? Macchè, porta per l'inferno dove Lucifero ci aspettava entrambi.
Con un piede richiuse la porta e affondò il viso nei miei prorompenti seni. Forse voleva fare quello che non era riuscito a fare l'ultima volta? Probabile.
Fece qualche passo incerto, poi finalmente avvertì sotto le sue mani un freddo ripiano di marmo. Con un braccio fece spazio su di esso e mi fece sedere.
Appoggiai la mia testa sulla sua mentre le sue mani cercavano un appiglio sotto la mia camicia.
Per terra cocci di vetro fungevano quasi da rivestimento del pavimento e alcune rose blu circondavano i piedi di Michael. La sua bocca si posò nuovamente sulla mia mentre con scatti veloci si abbassava i pantaloni.
Il rumore della cerniera mi fece accapponare la pelle e nuovamente mi chiesi se quella era la cosa giusta. Sicuramente questo sarebbe rimasto unicamente in quella stanza e nella testa di Michael, ma chi lo sapeva se dopo il matrimonio i sensi di colpa mi avrebbero fatta impazzire? Io certo me lo aspettavo ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
Le sue mani arrolotarono la mia gonna sui miei fianchi e con un gesto più elegante che altro, mi riprese in braccio. Troppo tardi per ripensarci. Nemmeno il tempo di sospirare ed eccolo, nuovamente immerso in quella sensazione che tanto adorava. Lo vedevo dalla sua faccia che da aggrottata era diventata sognante, desiderosa e soddisfatta.
Aprii la bocca e mi lasciai cullare dall'ondeggiare di Michael che tanto mi faceva perdere i sensi. Assolutamente troppo tardi. Ed era la cosa giusta.
Avvicinò le labbra al mio orecchio e tutto in un sospiro sussurrò: « Una sola notte è troppo corta per noi due »

  
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