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Autore: Albascura    31/01/2011    0 recensioni
Menzione d'onore al contest di Natale di "Twilight Fanfic Contests".
Questa storia è principalmente incentrata su Alice e Jasper. E’ un viaggio attraverso gli anni che racconta tre Natali diversi vissuti dalla coppia a cominciare dal primo dopo il loro incontro nel lontano 1948. Ogni racconto è successivo di trent’anni rispetto al precedente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa è la One Shot con cui ho partecipato al contest natalizio di "Twilight Fanfiction Contest".

Su quel sito sono registrata come Albascura88.

Spero che vi piaccia :)

24 DICEMBRE 1948

JasperPOV

“Mettilo al centro!”

“Ma così non ci sarò più spazio per muoversi in questa stanza!”

“Non importa, quando avremo finito sarà troppo bello per stare in un angolo”

“Alice non è ancora nemmeno addobbato come sai che sarà bello?”

Mi resi immediatamente conto dell’inutilità di tale domanda. Ovviamente Alice sapeva che sarebbe stato bello, e non soltanto perché era in grado di vedere il futuro, cosa a cui francamente non ero ancora abituato, ma soprattutto perché Alice è maniaca del controllo in queste situazioni, ogni cosa deve avere un aspetto più che gradevole, deve essere nella forma più splendente, che si tratti di una stanza, di un essere vivente, di me o, come in questo caso, di un albero di Natale. La conoscevo da poco ma di lei avevo già capito tutto. La conoscevo da poco ma già sapevo che sarebbe stata nella mia vita per l’eternità.

Ci eravamo stabiliti in un piccolo cottage in un luogo non ben definito del Connecticut, era una minuscola casetta di legno abbandonata che temporaneamente era diventata la nostra casa. C’erano solo una camera da letto, una cucina e un salottino che fungeva anche da sala da pranzo. Non c’era molto spazio vitale ma tutto ciò non aveva frenato l’esuberanza della mia compagna. Fino a stamattina non avevo nemmeno idea che oggi fosse la vigilia di Natale, ma Alice aveva rimediato alla cosa con una delle sue visioni “Jasper! Domani è Natale!” mi aveva annunciato con un tono di voce che mi avrebbe spezzato i timpani se fossi stato ancora umano. L’avevo osservata confuso senza darle una risposta, perché mai il fatto che domani fosse Natale avrebbe dovuto suscitare una reazione tanto gioiosa? Un’ora dopo eravamo alla ricerca di un abete da addobbare. Nella foresta. Avevamo vagato per ore alla ricerca della pianta giusta che soddisfacesse i gusti di Alice. Alcune erano troppo basse, altre troppo alte, tropo verdi, poco verdi, con troppi rami, con pochi rami, il tronco troppo spesso o troppo sottile. Quando finalmente aveva trovato l’albero dei suoi sogni avevo tirato un lungo sospiro di sollievo. La tappa successiva era stato ovviamente le città più vicina alla ricerca di festoni, palline colorate e tutto il necessario per il processo di decorazione. Un’altra impresa.

“Passami quella pallina blu per favore” mi disse distrattamente. La presi dalla scatola e gliela porsi. Era concentrata a riprodurre l’immagine di questo albero che aveva in mente. Io la osservavo in silenzio e la aiutavo quando richiesto.

“Alice” esordii

“Non lo so Jasper, sai che non ricordo nulla della mia vita umana ma stamattina ho avuto una visione di noi due seduti sotto quest’albero e mi sono sentita parte di qualcosa.” Rispose così alla domanda che non mi aveva permesso di formulare. Volevo capire il perché della sua insistenza con questa storia del Natale. C’era tristezza nella sua voce e grazie al mio potere la provai anche io. Mi avvicinai e la abbracciai. Restammo lì finchè non riuscii a infonderle un pizzico dell’entusiasmo che aveva fino a poco prima.

“Grazie” disse semplicemente e tornò al lavoro.

Dopo qualche istante parlò di nuovo. “Ricordi l’ultimo Natale che hai festeggiato?”

“Conosci già la risposta” risposi sorridendo.

“Sì ma voglio sentirla da te, mi piace ascoltarti”

Un’altra delle cose che avevo imparato di lei era che sapeva sempre ciò che voleva. Cominciai a raccontare, cercando di ritrovare il ricordo nella nebbia della mia vita umana

“Era il 1860, e avevo 17 anni. Un mese prima Lincoln era stato eletto presidente degli Stati Uniti e il Texas insieme agli altri stati del Sud aveva annunciato la secessione. Mio padre non era un importante proprietario terriero, la mia famiglia era di origini piuttosto modeste, possedevamo una fattoria fuori da Huston e un appezzamento di terra lì intorno, l’eliminazione della schiavitù per noi sarebbe stato un duro colpo, avrebbe significato manodopera in meno,  soltanto io e mio padre non ce l’avremmo fatta a mandare avanti la proprietà da soli. Possedevamo solo cinque schiavi: Jhon, sua moglie Bertha, Tom, sua moglie Harriet e Albert loro figlio. Albert aveva la mia età ed era mio amico, sin da bambini eravamo cresciuti insieme. Non lo avevo mai trattato come uno schiavo, per me era semplicemente Albert.

Come tutti gli anni la vigilia di Natale, mia madre insieme a Bertha e Harriet si chiusero in cucina e non ne uscirono fino a sera al momento della cena. Per l’occasione i miei genitori permettevano alla servitù di mangiare con noi nella sala da pranzo e non in cucina come al solito. Quell’anno il menù consisteva in un grande tacchino arrosto con le patate al forno. Mangiammo in un’atmosfera felice e festosa, dimenticandoci quello che stava succedendo nel Paese. Non ci furono regali però perché l’eventualità di dover affrontare ristrettezze nel prossimo futuro aveva costretto i miei genitori a risparmiare.

Terminata la cena io e Albert ci sedemmo in veranda. Gli inverni in quella zona sono miti, non era raro vederci fuori a tarda sera in pieno inverno. Chiacchierammo di tante cose quella notte, non mi ricordo nemmeno cosa ci dicemmo e quando sua madre uscì ad annunciarci che avremmo dovuto andare a dormire ci separammo per la notte.

Il mattino dopo era Natale, non volevo alzarmi dal letto perché i miei genitori mi avrebbero trascinato a messa, ma fui comunque svegliato da grande trambusto. Scesi le scale e arrivato in cucina trovai Harriet in lacrime e mia madre che cercava invano di consolarla. Chiesi cosa fosse successo e Bertha mi spiegò che Albert era fuggito lasciando soltanto un biglietto. Non voleva passare la sua vita al servizio di qualcun altro, voleva essere libero di avere le stesse possibilità che avrei avuto io. Così fuggì e non lo rividì mai più.” Feci una pausa e distolsi lo sguardo da Alice per guardare la notte fuori dalla finestra “Fu l’ultimo Natale che festeggiai. Quattro mesi più tardi mi arruolai nell’esercito e in guerra hai altri pensieri. Il resto della storia lo conosci, una volta diventato ciò che sono occasioni come queste non si festeggiano.”

“Ti invidio” commentò Alice dopo un momento di silenzio.

“Non c’è nulla da invidiare”

“Jasper tu hai dei ricordi, io non ho nulla se non buio.”

“Costruiremo insieme dei nuovi ricordi Alice”

24 DICEMBRE 1978

AlicePOV

“Alice quando la smetterai con questa fissa del Natale?”

“Edward sei uno scorbutico guasta feste” Seduta sulle ginocchia di Jazz feci una pernacchia a mio fratello. Nessuno come lui riusciva a far vacillare il mio entusiasmo. Edward si voltò ed uscì dalla stanza per chiudersi in camera sua.

“Alice devi essere paziente con lui” mi ammonii Esme.

“Mamma. Siamo tutti fin troppo pazienti con lui. Deve imparare a essere un po’ più sorridente ogni tanto.”risposi a mia madre “Vieni Jasper dobbiamo scegliere l’albero” Presi mio marito per mano e uscimmo di casa. Era una tradizione, io e Jasper sceglievamo l’albero, come era stato trent’anni fa quando festeggiammo il nostro primo Natale insieme. Il primo che io ricordi.

“Dove siamo diretti capo?” mi domandò Jasper sorridendo.

“Nella foresta ovviamente”

“Sai vero che hanno inventato gli alberi di Natale sintetici?” rispose canzonandomi.

Gli lanciai un’occhiata eloquente. In brevissimo tempo ci ritrovammo nel bosco innevato. Come sempre sapevo perfettamente dove fosse l’abete che stavo cercando, ma mi piaceva bighellonare e fingermi indecisa per passare un po’ di tempo con Jasper. Adoravo mettere alla prova la sua infinita pazienza. Sapeva benissimo che era tutta una messa in scena la mia ed era ben felice di stare al gioco.

“Cosa ne dici di quello?” mi chiese divertito.

“Non mi piace, è troppo spoglio”

Continuammo così per il pomeriggio intero, fingendo di essere due persone normali, una coppia di innamorati qualunque.  Quando ormai era buio mi decisi finalmente e tornammo a casa.

Ad Esme il Natale piaceva quanto a me, le piaceva prendersi cura della sua famiglia addobbare la casa, scartare i doni e osservare i volti delle persone che amava mentre li scartavano a loro volta. Mi assecondava nel mio folle entusiasmo e progettava insieme a me i minimi particolari. Carlile si piegava volentieri a qualunque desiderio della moglie. Emmet gioviale com’era apprezzava sempre un’atmosfera festosa, Rosalie restava principalmente indifferente, contenta di vedere sorridere il suo uomo e di ricevere doni da lui.

Edward era un altro paio di maniche. Non apprezzava festività di nessun tipo e passava il tempo chiuso nella sua stanza. Per lui vivere in una casa di coppie felici era straziante, soprattutto se si considera che era in grado di leggere ogni pensiero delle suddette coppie. Vederlo così solo mi rattristava terribilmente ma allo stesso tempo mi innervosiva, perché non reagire? Perché restare passivo e non cercare un po’ di gioia?

A mezzanotte venne il momento di scambiarsi i regali e mio fratello non si fece vivo come il suo solito. Ci sedemmo sul pavimento del salotto, non che fosse una comodità necessaria ma lo facevamo sempre. I miei regali come sempre erano stati i più apprezzati. A Emmett e Rose regalai un viaggio in Africa, per quei due ogni occasione era buona per stare soli e sinceramente li volevo in un altro emisfero almeno per un po’; a Carlile comprai un disco dei Bee Gees per i quali andava pazzo ultimamente e ad Esme un set di colori e pennelli perché potesse dedicarsi alla pittura. Jasper e io non ci scambiavamo mai regali. Sembrerà assurdo ma era una mia volontà. Il mio regalo più grande era stato trovare lui, la mia luce fra le tenebre e tanto mi bastava.

Quando tutti si ritirarono nelle proprie stanza io e Jasper restammo seduti sul pavimento ai piedi dell’albero di Natale.

“Avresti potuto usare il tuo potere su Edward. E’stato intrattabile come il suo solito” dissi a Jazz.

“Sai che non vuole che lo faccia, sarebbe stato peggio” rispose. “Nessuno conosce i sentimenti di quel ragazzo come me, Alice, non so se al posto suo avrei reazioni diverse”

“No” ribattei “Tu non saresti così musone, te lo posso assicurare”

“Alice io ho trovato te, dopo quasi cento anni, ma ti ho trovata e tu mi hai salvato. Chi ha salvato Edward? Crede di  bastare a se stesso, che non serva avere una compagna al suo fianco ma nel profondo del suo cuore sa che non è così. Perché credi odi così tanto queste occasioni? Perché credi che tutti gli anni si chiuda in una stanza senza proferire parola con nessuno? Perché si sente un estraneo in tutto ciò, perché non capisce cosa voglia dire condividere questi momenti con qualcuno che ami, perché c’è una cosa nella sua esistenza che non riesce a comprendere ed è furioso e triste.”

Jasper aveva ragione, come sempre. Mi alzai dal pavimento e uscii dal salotto.

“Torno subito” dissi senza voltarmi.

Davanti alla porta della camera di Edward mi fermai e senza entrare mi concentrai e pensai a un modo per rendere partecipe mio fratello della mia felicità, un modo per fargli capire e per farlo sentire meno escluso. Girai la maniglia ed entrai. Seduto al pianoforte non si voltò quando mi vide arrivare. In un attimo fui al suo fianco e lo abbracciai.

“Grazie” fu tutto ciò che mi disse.

 Uscii com’ero entrata e tornai al piano di sotto da Jasper che era ancora immobile dove l’avevo lasciato. Mi attirò a sé e mi baciò. Il gesto mi colse di sorpresa. Per la prima volta.

“Qualunque cosa tu abbia fatto ha funzionato” mi disse “E’ per questo che ti amo”

Sorrisi semplicemente e affondai il viso nel suo petto e restammo lì fino all’alba.

24 DICEMBRE 2008

JasperPOV

“Zio Jasper portami i festoni che sono giù in cantina per favore!”

Renesmee urlava dal salone. Pensai che passava troppo tempo con sua zia Alice. Scesi al piano di sotto e cercai tra gli scatoloni i festoni di cui parlava mia nipote. Eravamo stati costretti a trasferirci in Alaska da poco per via dell’aspetto di Nessie in continuo cambiamento, non dimostrava i due anni che aveva effettivamente ma era una bella ragazza nel pieno dell’adolescenza. Gran parte della nostra roba era ancora inscatolata. Scavai fra le cianfrusaglie accumulate nei secoli e trovai una quantità inverosimile di scatoloni catalogati ognuno con i nostri nomi. Quelli appartenenti ad  Alice erano i più numerosi, conservava oggetti di ogni genere, non voleva liberarsene, diceva che non voleva più perdere i ricordi.

Trovato ciò che cercavo arrivai in salone dove Renesmee e Edward stavano sistemando delle luci colorate intorno a una finestra.

“Papà mettilo più a destra così è decentrato!”  

“D’accordo ma stai tranquilla!”

“Lo sai che la zia ci tiene che tutto sia perfetto!”

In quel momento mi avvicinai e passai a Nessie lo scatolone con gli addobbi che mi aveva chiesto.

“Grazie zio, quand’è che tu e la zia andrete a prendere l’albero?” mi domandò.

Non feci in tempo a rispondere perché in quel momento Alice mi era già accanto.

“Adesso!!” rispose lei al mio posto.

Da quando Edward e Bella erano felicemente sposati e soprattutto da quando nostra nipote era arrivata in famiglia, per mia moglie il Natale era diventato un affare ancora più importante. La famiglia si era allargata, con Nessie anche Jake si era unito e Charlie sarebbe arrivato a momenti con Sue, Leah e Seth per visitare sua figlia e sua nipote. Finalmente Alice poteva avere il suo Natale umano, con tanto di cenone. La nostra casa era immersa tra gli alberi per questo non fu difficile trovare un luogo adatto alla nostra ricerca. Alice camminava pensierosa fra la neve e io la seguivo in silenzio.  Il nostro solito rituale si protrasse per un paio d’ore.

“Charlie e gli altri saranno qui tra cinque minuti” disse improvvisamente “Andiamo, l’albero che cerco è laggiù” e mi indicò i margini di una radura.

“Alice è enorme, non sarà troppo grande per la nostra casa? Ci saranno persone che avranno seriamente bisogno di uno spazio vitale”

“Non preoccuparti Jazz, è tutto calcolato al millimetro entrerà perfettamente”

Sradicai l’enorme abete e lo scrollai per eliminare tutta la neve.

“Andiamo”

AlicePOV

“Zia mi stai tirando i capelli”

“Fai attenzione Alice, non è una bambola” mi ammonì Bella.

“Scusate ero distratta”

“Oggi sei pensierosa, è successo qualcosa?” mia sorella era sempre apprensiva, ma non potevo biasimarla, da quando era entrata in famiglia ne erano successe di tutti i colori. Era comprensibile che fosse costantemente sul chi vive, anche se ormai erano due anni che non accadeva nulla di preoccupante. Mi voltai a guardarla.

“No Bella, non preoccuparti, non è successo nulla, ero solo immersa nei ricordi”

“Di che tipo?” intervenne mia nipote.

“Pensavo al Natale.”

“Alice non te l’ho mai domandato perché attribuivo il tuo al tuo squilibrio mentale” lanciai un’occhiataccia a Bella seduta dietro di me sul letto di sua figlia “ma come mai il Natale è così importante per te?”

“ Della mia vita umana come sapete non so nulla, sessant’anni fa ho incontrato Jasper a Philadelphia, non molto tempo dopo ci trovavamo in un cottege abbandonato in mezzo al niente e io ebbi una visione di noi due sotto un albero di Natale. Era la vigilia. In quel momento mi sentii a casa, parte di qualcosa, per questo  trascinai il povero Jazz a cercare un albero e lo costrinsi ad addobbarlo insieme a me. Quando fu finito passammo la nottata seduti sotto di esso a parlare, Jasper mi raccontò di come aveva passato il suo ultimo Natale.  Oggi è un giorno speciale per me, sapete? Finalmente avrò il Natale che ho sempre desiderato, con un ricco pranzo da cucinare, tanti famigliari e amici intorno come se fossi ancora… viva

“Zia tu non sai cucinare. Infatti C’è la nonna al piano di sotto che prepara l’arrosto non tu!” commentò Renesmee ridendo. Le diedi un pizzicotto sul braccio per punirla del commento antipatico.

“Ahia!”

“Non importa se so cucinare o meno, è il concetto che conta!!” risposi stizzita “Ora sei pronta, vai giù da Jake che io devo occuparmi di tua madre ora.”

Sbuffando la ragazza uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle. Feci cenno a Bella di prendere il posto di sua figlia.

“Sei contenta di avere qui tuo padre?” le domandai.

“Molto, mi spiace averli fatti viaggiare kilometri solo per venire a trovarci ma sono felicissima di averli intorno e sono felice che la mia bambina possa stare con il nonno.”

“Billy non è venuto.” Non era una domanda.

“No Jacob ci è rimasto molto male, ma lo capisce. In ogni caso per lui un viaggio così lungo sarebbe stato un problema. Vorrebbe avere la forza di separarsi da Renesmee per andare a trovarlo. Se Edward non fosse così testardo permetterei andare a tutti e due di passare il Capodanno a La Push.”

“Devi capirlo, per lui questo periodo dell’anno non è mai stato felice, da quando sono arrivata io e ho imposto il Natale alla famiglia Cullen lui si è sempre sentito a disagio perché non aveva con chi condividerlo. Adesso che ha voi due permettigli di essere felice.”

“Hai ragione Alice non avevo mai pensato a questa cosa.”

 

“Sei soddisfatta di questa giornata?” Mi chiese Jasper una volta soli. Il cenone era andato benissimo, a mezzanotte ci eravamo scambiati i regali e Nessie aveva insistito per farci giocare tutti a Bingo. Calato il silenzio in casa io e mio marito come facevamo sempre ci eravamo seduti sotto l’albero.

“No, anche di più, sono euforica. Ma il momento che preferisco è sempre questo. Star qui insieme a te, noi due soli.”

“Hai ragione, è anche il mio momento preferito.”disse abbracciandomi.

Poi lo vidi voltarsi improvvisamente e prendere una scatola nascosta sotto il divano. Me la mise in grembo senza troppe cerimonie.

“So che non ci scambiamo mai regali, ma quest’anno ho pensato di farti un piccolo pensiero.” Annunciò.

“Come ci sei riuscito senza che io lo scoprissi?”

“Mi sono fatto aiutare da Jacob e Renesmee” sorrise enigmatico.

Ovviamente aveva sfruttato la mia incapacità di vedere il futuro dei lupi per tenermi la cosa nascosta. Ero terribilmente curiosa di scoprire cosa contenesse quella scatola. Tolsi delicatamente la carta da pacco e sollevai il coperchio. All’interno c’era un album di foto.

Lo aprii e sfogliandolo trovai una foto per ogni Natale che io e Jasper avevamo condiviso. Ogni immagine era accompagnata da una frase che ricordava un momento particolare di quei giorni. Se avessi potuto piangere mi sarei commossa. Gli buttai le braccia al collo e lo strinsi con tutta la forza che avevo.

“E’ il regalo più bello che io abbia mai ricevuto. Grazia”

“In fondo ci sono delle pagine bianche da riempire con le foto dei prossimi anni.”

“Oh Jasper sei un uomo meraviglioso.”

“Ho pensato che in questo modo sarebbe stato più semplice per te non perdere i tuoi ricordi.”

Ci scambiammo uno sguardo pieno di parole non dette e restammo abbracciati in silenzio fino al mattino.

Grazie per l'attenzione :)

  
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