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Autore: Ekathle    31/01/2011    4 recensioni
Nonostante ora sembrasse più fragile che mai, ogni traccia di malizia e crudeltà scomparse, Severus non riusciva a guardarla neglio occhi.
"Sei stata solo lo sbaglio di un momento".
Perchè per lui non era ancora tempo di dimenticare. Forse, quel momento non sarebbe mai arrivato.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Avanti col prossimo capitolo!! Da questo in poi aggiornerò più tardi, perché questi li avevo già scritti qualche settimana fa e sono in periodo di esami… Continuate a recensire! =)

   Capitolo 4
   
“Severus” sibilò l’Oscuro Signore con voce melliflua. “Quali novità dall’Ordine?”
Piton si alzò dalla sedia e si portò in mezzo al cerchio, il viso rivolto a Voldemort.
“Nessuna, mio Signore. Il reclutamento da parte dell’Ordine procede molto lentamente. Tutto fa supporre che la maggior parte della comunità magica rimasta ancora neutrale non voglia impegnarsi a sostenere la loro causa, mettendosi contro di voi.”
Un accenno di sorriso comparve sul volto serpentesco di Voldemort, tanto rapido da risultare impercettibile. Piton proseguì.
“Considerando il clima che regna durante le riunioni dell’Ordine, pare che i membri stessi abbiano perso la speranza. La morte di Black deve essere stato l’ultimo colpo ad una fiducia ormai in gran parte svanita. In più, ritengono che ci siamo infiltrati nel Ministero,  e che quasi tutti i collaboratori più stretti del Ministro siano dei nostri. Non oserebbero spingersi troppo oltre nel cercare rinforzi, né tantomeno tentare di estrometterci dal Ministero. Sono scoraggiati e demotivati, mio Signore, e privi di una guida. Una situazione per noi certamente vantaggiosa”.
“E tu ti mostrerai perfettamente in accordo con la sfiducia generale, non è vero, Severus?”
“Assolutamente” rispose Piton impassibile.
Gli occhi rossi di Voldemort si allacciarono a quelli di Piton, e tale era nell’aria la forza di quello sguardo che i Mangiamorte più vicini abbassarono la testa, fissandosi i piedi. Piton tuttavia rimase immobile, i muscoli rilassati.
Dopo un attimo, Voldemort gli fece un cenno di congedo con la testa e Piton, dopo un breve inchino, fece per tornare a sedersi.
“Privi di una guida, ha detto? Il professor Silente non può aver abbandonato l’ordine al suo destino. Fondò lui stesso l’organizzazione, dico bene?”
Corinne, come suo solito, parlò con voce molto bassa, quasi indistinguibile dal crepitio del fuoco nel caminetto in fondo alla sala. Piton si fermò a metà di un passo, e con studiata lentezza si voltò verso di lei.
“Dice bene, signorina Westwood. Tuttavia, non dimentichi che il professor Silente è un essere umano e, come tale, preda di temporanee debolezze e avvilimenti. Immagino che chiunque si perderebbe d’animo, vedendo come il proprio nemico stia guadagnando terreno e si stia preparando ad una vittoria schiacciante”. A queste parole, Piton si inchinò in direzione di Voldemort.
Che disgustoso servilismo. Mi faccio venire il voltastomaco da solo. Eppure, è necessario.
“Non dubito che questo sarebbe ciò che lei farebbe. Ma Silente, a mio parere, non è tipo da disertare il campo di battaglia, per quanto flebile possa essere la speranza. Per farlo, dovrebbe avere qualche altro pensiero per la testa, qualcosa di così importante da valere la pena di rischiare molte vite, e forse anche il destino dello stesso mondo magico. Qualcosa che renderebbe la sua vittoria così immediata e totale da permettergli il lusso di mettere a repentaglio tutto ciò che finora ha ottenuto” sussurrò lei.
“Qual è il punto, signorina Westwood?” chiese Piton in modo fin troppo brusco.
“Cosa passa per la mente geniale di Silente, professor Piton? Cosa lo ha spinto ad abbandonare l’ordine al suo destino?”
“E io cosa ne dovrei sapere?” si stizzì Piton. Colse gli sguardi degli altri Mangiamorte su di lui; riguadagnò presto il suo autocontrollo, e dopo un attimo la sua voce era bassa e priva di emozione come sempre.. “Il professor Silente è un eccellente mago, e di certo non sarei in grado di penetrare forzatamente i suoi pensieri, soprattutto se, come dice, è sua precisa volontà tenerli nascosti ai più”
Corinne sorrise.
“Non intendevo questo. So bene che la mente di Silente può essere impenetrabile anche al più versato Legilimens. Eppure, lo ha detto lei stesso poco fa, Silente non è immune dalla sfiducia e dall’abbattimento. Potrebbe aver bisogno di qualcuno con cui parlare, a cui aprire il proprio cuore e mostrare i suoi pensieri, le sue speranze, le sue paure. Qualcuno che si fidi di lui, che in un certo senso dipenda da lui, e che lo incoraggi, che lo aiuti a trovare una via d’uscita anche quando tutto sembra perduto. Capisce cosa intendo?”
“Francamente no.”
“Oh, andiamo. Quale miglior confidente di lei, la pecorella smarrita tornata all’ovile, l’assassino a sangue freddo divenuto difensore della giusta causa? Per quanto lei, mi permetta se lo dico, non inviti affatto alla confidenza, mi è parso di capire che la fiducia di Silente in lei non abbia mai vacillato in tutti questi anni. Anzi, è diventato il suo braccio destro”.
I Mangiamorte più in fondo si diedero a risate e moti di disgusto, ma Corinne rimase mortalmente seria.
“Immagini… Lei e Silente, seduti davanti ad una tazza di tè fumante, in una di queste sere piovose di gennaio. Silente è stanco, ma il liquido bollente gli scalda il cuore, e parla. I vecchi amano parlare, non importa se siano Babbani o i più potenti tra i maghi. Date loro qualcuno che li ascolti, ed essi si apriranno. Lei raccoglierà le sue confidenze, per poi portarle a noi. Lei è il solo che possa riuscirci”.
Sebbene suonasse come un complimento, il tono ironico di Corinne lasciava bene intendere il vero significato delle sue ultime parole. Severus, il volto già pallido divenuto ancora più cereo, stava per replicare quando Voldemort alzò gli occhi dal grosso serpente che giaceva sul suo grembo e li fissò. Di colpo le risatine e i commenti in fondo alla sala cessarono, e tutti rimasero immobili, come pietrificati.
“Molto azzardato da parte di una nuova adepta dare suggerimenti così espliciti, signorina Westwood. Molto coraggioso da parte sua”. Corinne si ritrasse con uno scatto. Piton sorrise dentro di sé al fremito di paura che aveva colto negli occhi della sua rivale.
“Ma io apprezzo le persone coraggiose, e so riconoscere un buon suggerimento. Severus - Piton si sentì gelare -  questo sarà il tuo compito. So che non mi deluderai, e che la fiducia che ripongo in te non sarà tradita”.
Poi, con un cenno del capo glabro, li congedò.
 
Quando Severus uscì da Villa Malfoy, era già calata la sera. Si strinse nel mantello per cercare di ripararsi dalle folate di vento che gli gelavano le ossa mentre percorreva a grandi passi il vialetto di pietra. Le ombre scure degli alberi scossi dal vento che si stagliavano sul terreno erboso assomigliavano ad enormi Dissennatori.
Ma non lo sono. Non c’è gioia in me, nessun ricordo felice che possa attirarli. Solo morte, e dolore.
Il grande giardino della villa, che alla luce del giorno esprimeva tutto il buon gusto e la raffinatezza della famiglia Malfoy, quella sera rispecchiava alla perfezione la malvagità che si annidava all’interno della casa, che cresceva come un’edera velenosa tra i vasi preziosi e i tappeti di broccato, espandendo i suoi rami in ogni direzione e stritolando qualunque cosa si trovasse sul suo cammino. Il cielo si stendeva sopra quel paesaggio spettrale come una pesante cupola, così nero all’orizzonte da far sembrare impossibile il sorgere di un nuovo giorno.
Severus camminava impassibile attraverso il tetro giardino, e i suoi passi veloci e regolari scandivano il frenetico lavoro della mente, impegnata a rimuginare sulla riunione appena trascorsa.
Tale era la sua concentrazione che non si accorse che un altro rumore  di passi, più soffici e leggeri, si era sommato a quello dei suoi. Continuò a camminare sepolto nel mantello e con la testa abbassata finché un soffio di vento non gli portò alle narici un lieve odore di vaniglia, del tutto insolito considerato dove si trovava.
Si girò di scatto, con la bacchetta stretta in pugno. Percorse con lo sguardo il selciato e scrutò tra gli alberi alla ricerca della fonte di quel delicato profumo, ma non vide altro che buio.
Fantasmi? No, non c’è nulla. Del resto, anche i fantasmi si tengono ben lontani da voi, e dalla malvagità di cui siete pervasi. Neppure loro sopportano la vostra vicinanza.
Severus respirò a fondo, esaminando per l’ultima volta il giardino immerso nell’oscurità. Poi si voltò di nuovo verso il cancello, ma il respiro gli morì in gola quando si trovò faccia a faccia con Corinne.
La donna stava ritta in fronte a lui; i loro visi erano vicinissimi, tanto che poteva sentire i suoi lunghi capelli solleticargli il collo. Rimasero per un momento così, gli occhi neri e impenetrabili di lui a fissare quelli altrettanto neri e beffardi di lei. Finalmente, Corinne parlò:
“E’ fuggito via presto, oggi. Si è perso la chiacchierata post riunione”.
“Ho parecchi faccende che mi attendono” rispose Piton sbrigativo.
“Gli altri sono ancora tutti là. Credo che Narcissa abbia preparato un rinfresco. Non desidera unirsi a noi?”. Più che un invito, suonava come un ordine.
“Come le ho detto, ho da fare. Sarà per la prossima volta. Arrivederci, signorina Westwood”.
“Come mai tanta fretta?” disse Corinne, bloccandogli ogni via di fuga.
“I compiti non si correggono da soli, signorina. Ora, se non le dispiace, la prego di spostarsi e di lasciarmi passare”.
“Deve essere una persona veramente impegnata per ridursi sempre all’ultimo con le correzioni” lo incalzò lei, senza muoversi di un millimetro. “Non mi dà l’impressione di trascurare il dovere per il piacere”.
“E’ così. Tuttavia, i miei impegni non sono affar suo. Il Signore Oscuro comprende la mia difficoltà ad essere sempre disponibile, e lo accetta. Non vedo dunque cosa interessi a lei.”
Corinne continuò come se Piton non avesse parlato. “Chissà, magari ha un doppio lavoro, o è membro di qualche…. società segreta di cui non ci vuole dire nulla. Sembra proprio il tipo, lo sa? Oh, naturalmente sto scherzando!”.  Il tono era affabile, ma gli occhi scintillavano pericolosamente.
La mente e il cuore di Piton vacillarono, colpiti dalla violenza di quella consapevolezza, ma non un muscolo si mosse nel suo corpo. Quando parlò, lo fece con la consueta indifferenza, soppesandole parole ad una ad una e marcandole con la nota di disprezzo usata per gli studenti particolarmente lenti.
“Non le suggerisco di esporre anche questa sua opinione al Signore Oscuro, signorina Westwood. Potrebbe non apprezzare il suo coraggio una seconda volta, soprattutto considerando che sta mettendo in dubbio la sua intelligenza e la sua abilità come Legilimens”.
“La ringrazio per il suo consiglio che, sono certa, viene dal cuore”disse Corinne melliflua. “Tuttavia, ha eluso la mia domanda. Dove corre il nostro misterioso professore alla fine di ogni riunione? Cosa nasconde, nel profondo del suo silenzio?”. Con la punta della bacchetta gli scostò i capelli che come una cortina gli nascondevano il viso. Il tocco era leggero e gentile, ma la malvagità che pervadeva il suo sorriso era talmente intensa da poter mandare in pezzi una roccia.
“Le ho già detto di non impicciarsi!” sibilò Piton facendo balenare la bacchetta e puntandola contro Corinne, che abbassò la sua con uno sguardo di sfida. “Nulla di ciò che faccio è ignoto al Signore Oscuro. Addio”.
Si voltò verso il cancello e riprese a camminare a passi più veloci di quanto non avesse voluto. Attraversò i pesanti battenti in ferro battuto, divenuti fumo alla sua presenza, e si diresse verso l’unico lampione che spandeva la sua luce fioca lungo la via deserta, quasi a voler trovare rifugio dall’oscurità che si stava lasciando alle spalle. Stette lì per un momento, appoggiato al palo di ferro, immobile eppure scosso dai tremiti della paura. Poi, spiccò il volo.
Destinazione, Grimmauld Place n. 12. Il secondo round del gioco.
Mentre passava sopra Villa Malfoy, Piton gettò uno sguardo fugace al giardino, debolmente illuminato dalla luce lunare. Corinne era ancora lì, in piedi, con i capelli neri che svolazzavano al vento.
 
Corinne si avvicinò al fuoco per riscaldarsi le mani intirizzite. La bocca si stirò in un sorrisetto soddisfatto, mentre i fiocchi di neve scivolavano giù dal vestito dissolvendosi in una piccola pozzanghera.
Sussultò e si ritrasse, quando d’un tratto il fuoco iniziò a scoppiettare violentemente e a sputacchiare cenere in ogni direzione. Mise la mano in tasca, alla ricerca della bacchetta, ma non appena riconobbe nei frammenti di legno bruciato i tratti rozzi dello zio, sorrise di se stessa e delle sue paure.
“Nipote! Novità?” Rodolphus parlava in modo concitato, per cui Corinne decise di andare subito al sodo.
“Molto presto. Ho ragione di credere che a breve commetterà un passo falso imperdonabile”.
“Ne sei sicura? Il vantaggio sulle mosse degli avversari è il nostro punto di forza più importante. Prima quella spia sarà cibo per vermi, meglio sarà per tutti.”
“Il Signore Oscuro si fida di lui più che di tutti gli altri messi assieme. Non ammetterà di aver sbagliato se non in presenza di prove schiaccianti. Comunque, oggi ho segnato un punto a nostro favore. L’Oscuro Sire gli ha affidato un compito che richiede la lealtà assoluta. Vedremo fino a che punto arriva la sua bravura”.
“Cerca di fare il più in fretta possibile. Devo andare!” e il fuoco era tornato a essere quello di sempre.
Corinnne rimase china accanto al camino ancora un po’, persa nei suoi pensieri. Poi, stiracchiandosi, andò in cucina a prepararsi una tazza di tè.


Perfidia: io adoro il personaggio di Severus Piton sin dal primo libro per cui la redenzione finale mi è piaciuta molto, diciamo che farti rivalutare Piton sarà la mia sfida! =)
Grazie a Veleno Psycho per la recensione! 

  
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