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Autore: monipotty    01/02/2011    1 recensioni
Questa fic è nata da un sogno di qualche settimana fa e ora non faccio altro che mandarla avanti: Patricia Waterice, strega Mezzosangue, e la sua sorellina Cinthya si trovano sole dopo essersi separate dai loro genitori, una grossa responsabilità che la più grande, Patricia, deve imparare a gestire. Ma oltre alla zia materna, ci sarà qualcun altro di nostra conoscenza ad aiutarla!
Ambientata al 6° e 7° anno della saga, sia sui libri sia sui film, per ora non contiene Spoiler: quando ci saranno, avviserò :) Buona lettura!
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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7 - “Sorellona, perché...?”

Capitolo 7 - “Sorellona, perché...?”

Sembravano diventati delle statue di marmo. Immobili, fissavano la porta del magazzino senza sapere cosa dire. Da una parte, Patricia non riusciva a capacitarsi soprattutto di quello che George Weasley aveva potuto pensare, anzi, aveva certamente pensato al vederli così vicini e rinchiusi in una parte del negozio in cui nessun altro poteva entrare a parte i proprietari e coloro che vi lavoravano; dall’altra, anche se non voleva ammetterlo, le dispiaceva che fossero stati interrotti. Così, il nervosismo che prima era scomparso ritornò ma ancora non riusciva a staccare gli occhi di dosso a quella porta. Fred, dal canto suo, malediva e ringraziava il fratello allo stesso tempo: si stava divertendo e non capitava tutti i giorni di vivere una situazione del genere, dopotutto, ma almeno aveva spezzato quel momento di imbarazzo.

Cinthya, nel mentre, guardava dalla sorella al suo compagno di scherzo, interrogativa. Iniziò a tirare la manica alla sorella, ma quella non si mosse. Ritentò e la chiamò, ma ancora nulla. Con uno sbuffo, prese fiato e gridò “PATRICIAAA!!!!”, facendo sobbalzare entrambi per lo spavento.

“Allora ci senti.” Borbottò scura in volto. Patricia fece un sorriso tirato: si era completamente dimenticata di lei.

“Certo che ti sento.” Ribatté. Cinthya sbuffò ancora una volta.

“Come no...” borbottò ancora, poi si fece pensierosa. “Sorellona, chi era quello? Perché rideva?” domandò. Patricia e Fred si scambiarono una veloce occhiata ma dovettero distogliere subito lo sguardo per non arrossire. Cosa le poteva rispondere? Non poteva dirle la verità. Fece un sorriso.

“Perché...” iniziò. Lanciò un secondo sguardo a Fred, come in cerca di ispirazione. “Perché non è normale che... la gente discuta in un magazzino.” Soprattutto un ragazzo e una ragazza con una bambina che li guarda, pensò. Ma che spiegazione era?? L’importante era che ci credesse.

“Perché non è normale?” chiese ancora la bambina.

“Perché di solito se si deve parlare si va in un bar, si passeggia oppure si resta a casa.” Spiegò cercando di essere il più convincente possibile. “I magazzini servono solo a raccogliere tutte le merci, di certo non a discutere.” Ancora una volta la bambina ne chiese il motivo, ma stavolta fu il ragazzo a risponderle.

“Perché è molto più tranquillo: ci si può sedere a un tavolo, bere qualcosa e chiacchierare finché vuoi.” Buttò lì. “Qui non c’è il tavolo, non c’è da bere né è un posto tranquillo.”

“Ma chi era quello? Era uguale a te!” domandò ancora la bambina. Fred rise.

“Tra fratelli gemelli può succedere.” Le rispose. “Ed è molto utile averne uno, perché così puoi fare il doppio degli scherzi e scambiarti le parti quando è necessario.” Cinthya rimase assolutamente incantata da quella scoperta. Si rivolse alla sorella e iniziò a tirarle la manica e a saltellare sul posto.

“Lo voglio anche io un fratello gemello!” esclamò. “Posso averne uno? Eh?” Patricia alzò gli occhi al cielo.

“Non puoi averne uno: i gemelli nascono insieme.” La bambina stava per fare ancora una domanda ma lei la bloccò in tempo. “Ora basta domande, dobbiamo tornare da Rosmerta.” Cinthya ammutolì e mise il broncio. Negli occhi del ragazzo un’ombra era calata ma la sua vivacità la nascose alla perfezone.

“Sì. Vi accompagno.” Disse arraffando qualche scatola dei prodotti che il fratello gli aveva chiesto mentre con la bacchetta faceva muovere quelle più pesanti, poi risalirono la scala. Al vederlo troppo carico per aprire la porta mosse la mano verso il pomello ma a metà strada si scontrò con quella del ragazzo; arrossirono.

“Aspetta, ti do una mano.” Disse lei senza guardarlo, ritraendo subito la mano e prendendogli qualche scatola dalle braccia, poi uscì velocemente seguita dal ragazzo e dalla sorellina sorridente e dallo sguardo furbetto che vagava dall’uno all’altra. Posate le scatole sul bancone, Cinthya tirò una manica a Fred. Questi si chinò sulle gambe per arrivare alla sua altezza.

“Mi vieni a trovare?” Fred sospirò: presi com’erano in quel periodo dal lavoro era difficile riuscire a staccarsi, anche nei finesettimana, tanto che spesso non riuscivano a passare da casa nemmeno la domenica. Cinthya aveva capito che qualcosa non andava e lo guardò supplichevole. “Per favore.” Mormorò con un filo di voce. Il ragazzo, al vederla con quel viso da cane bastonato imitato alla perfezione, scoppiò a ridere.

“Da grande ti vedrei bene come una di quelle attrici dei film Babbani!” commentò scompigliandole la frangia bionda con la mano e lei sorrise compiaciuta. “Non potrò venirti a trovare spesso, ma quando avrò un attimo libero verrò, okay?” La bambina annuì vigorosamente raggiante. “Piuttosto, vieni tu qui da noi! Io e George abbiamo un sacco di roba qui dentro, te la faremo vedere.”

“Sììiiii!!” esultò Cinthya saltellando sul posto. In quel momento arrivarono Madama Rosmerta e la sorella. Fred si alzò e con un sorriso ironico fece un profondo inchino alla donna.

“Madame.” Le prese una mano. “E’ un onore averla nel nostro umile, si fa per dire, negozio.” Rosmerta rise.

“Adulatore di un Weasley.” Disse. “Vedi di non portarmi fuori strada la bambina.” Fred spalancò gli occhi in una espressione scandalizzata ma non fece in tempo a rispondere che da dietro spuntò il gemello.

“Mi fiderei poco, fossi in te.” Ribatté con un ghigno poi la salutò con una stretta di mano. “Fratellino, poche smancerie o rischi di fare ingelosire qualcuno.” Scherzò dandogli una pacca sulla spalla. Quella frase provocò un certo fastidio in Patricia che però, da buona parente di Minerva McGranitt, non lo diede a vedere.

“Allora ce l’hai la ragazza, Fred.” Scherzò ironica. “Povera lei, non la invidio.” Fred ghignò.

“No, non ce l’ho.” Ribatté lui incrociando le braccia. “Ma scommetto che per Natale mi rifarò.” Patricia scoppiò a ridere.

“Non contarci.” Disse semplicemente mentre George sghignazzava dietro le spalle del fratello. Cinthya, al vederlo di nuovo ridere, lo guardò interrogativa.

“Sorellona,” disse. “perché George ride sempre?” domandò innocentemente. Patricia alzò gli occhi al cielo mentre la risata di George aumentava di volume.

“Perché si diverte con poco.” Rispose, ma i dubbi di Cinthya non erano spariti. Si portò una mano sotto il mento e lo osservò attentamente.

“Ma cosa c’era di divertente?” domandò ancora e stavolta fu Rosmerta a risponderle, molto schiettamente.

“Te lo spiegherò quando sarai un po’ più grande, bambina.” La prese per mano e consegnò al gemello ancora sghignazzante una scatola di Boccali Autorempienti, la pagarono e dopo una vigorosa stretta di mano tra i gemelli e Rosmerta si avviarono all’uscita.

“Ricordati che hai promesso di venirmi a trovare!” disse la bambina a Fred sulla porta che le rispose alzando un pollice. Patricia uscì per ultima.

“Salutami tua sorella, George: l’ho persa di vista da un po’.” Il ragazzo sorrise e si strinsero la mano.

“Guarda che è anche mia sorella.” Si intromise Fred in quel momento, piccato dall’utilizzo del singolare ma soprattutto da quel tono famigliare con il fratello. Patricia gli ghignò.

“Sì. Ma io con te, dopo quello che hai combinato oggi, non ci parlo.” Ribatté. Voltò loro le spalle e se ne andò di corsa per la strada vuota e polverosa di Diagon Alley.

“Tornate a trovarci!” gli urlarono dietro in coro i gemelli. Rientrati nel negozio, George batté una pacca sulla spalla del fratello. “Sei senza speranze, fratellino.” Commentò.

“Io non credo. Scommettiamo?” lo provocò allungandogli una mano. L’altro ridacchiò. “Cinque galeoni che per Natale ce la faccio.”

“Ci sto.” Rispose il fratello stringendogliela poi ritornarono al lavoro.

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qui con un capitolo fresco di cantina: spero vi sia piaciuto; non sono molto capace a fare scene divertenti, anzi sono totalmente negata, ma ci provo e scusate in anticipo se fanno pietà :) Ringrazio lettori e recensori come sempre e... alla prossima!!! Ciao!!

monipotty

  
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