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Autore: macchese    01/02/2011    1 recensioni
C'erano i più famosi Luigi, Giovanni, Aron Hector, un'altro Giovanni e Durante. E l'improbabile Corso. All'inizio c'eran loro. Poi ne vennero altri. A voi immaginare l'identità di questi personaggi...
Genere: Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Com eran le cose 2     "Non s'ha da fa... Non s'ha da fa..." ripeteva in lacrime il povero Renzo.
    "Ma i' che tu dici?" al suo fianco, un attonito Alessandro cercava di rinfrancarlo.   
    "Non s'ha da fa... Era scritto sullo specchio della sua stanza! Lo guardavo, ed io ero fermo!"
    "Ma te tu sei Fermo!"

Renzo era in lacrime. Piangeva, attirando l'attenzione di tutti su di sè. Luigi prese da parte Alessandro e chiese spiegazioni. Sottovoce, iniziò a fargli alcune domande.
   
    "Ma che sta succedendo? E chi è costui?"
    "Lui gl'è 'l mi amico Renzo! S'era deciso di sposassi ma un n'è ita bene! Mo gl'è avvilito di nulla."
    "Eh? Ma... se sta piangendo!"
    "Quella buhaiòla della su' dama s'ha deciso di squagliassi! Gl'è proprio na bischera. Bada, gl'è ridotto un cencino!"
    "Non capisco una parola. Ma non avevi loco più idoneo che magari fosse d'ausilio alla sua sventura?"
    "Giuee! Un c'ho dove d'andà!"
    "Perchè stai parlando così?!"
Alessandro si schiarì voce, poi proseguì.

    "Chiedo venia. Ma altrimenti lui non mi capisce."
    "Ma sai che giorno è oggi?"
    "Certo. Sono qui."

Quel giorno era importante. Quel giorno sanciva il ritorno di quello che era il fondatore del nostro gruppo.

    "Oggi torna Sebastian." 

Sebastian lasciava quel giorno, il carcere dov'era stato detenuto per tre mesi per cause a me sconosciute. Il Verga sosteneva che avesse dileggiato un pubblico ufficiale nell'esercizio della sua professione. Luigi sosteneva che avesse tentato di rubare la macchina dell'amico William. Una Giulietta. Credo che quella fosse una battuta. Secondo Hector era stato recluso perchè è un pirla. Sono opinioni.
Perciò avere un ospite che rantola e singhiozza nella stessa stanza sarebbe stato poco decoroso. Il Verga non c'era. Luigi cercava un lavoro sul web per l'amico Belluca. Il sito? Qualcosa con dentro F.n.m. se non ricordo male. Hector era andato a prendere Gaetano, un altro membro. Ed era meglio non lasciarlo solo con Giovanni. Sicchè rimanevamo solo Alessandro ed io. Giacchè Dante tentava invano di estorcere un invito a Beatrice per il giorno stesso. Nonostante Sebastian s'era raccomandato di non invitare alcuna donzella.

    "Ale, che facciamo con lui?" chiesi.
    "Non so! Non avete una stanza dove possa leccarsi le ferite?"
    "Non era prevista nel piano regolatore!"
    "Maremma..."
    "Senti  un po'. Ma che è successo?"
    "Doveva sposarsi oggi ma lei non si è presentata all'altare. Poverino. Con tutto quello che ha passato."
    "Tu ne sai qualcosa?"
    "No! Non è andata come avevo previsto! Forse qualcuno ha corrotto il suo spirito."
    "O la carne..."
    "Come dici?"
    "No... ho la carne! Possiamo mangiare."
Giovanni aveva appena finito di apparecchiare. Offrimmo un posto anche a Renzo. Io pensai alla griglia mentre Hector, tornato da poco con Gaetano, si occupò delle bevande. Il Verga tardava ancora, così iniziammo senza di lui. Anche perché era considerevolemente passata l'ora in cui è abitudine sollazzarsi con i piaceri del cibo.
Alessandro non fece in tempo ad addentare il primo boccone, che ricevette la tanto attesa telefonata: Sebastian era atterrato alla Malpensa.

    "Devo scappare! Ci si vede tra un paio d'ore."
Così la nostra attenzione virò su Gaetano, che non vedevamo da tempo.
Gaetano, che tutti però chiamavano Gabriele, prese della carne, la mise fra due fette di pane e disse:
   
    "Da ora in poi, tu sarai noto come tramezzino!"
Gabriele era un tipo vissuto ed un amico del Verga, con il quale divideva la grande passione per le donne. Un edonista. Era di ritorno da un consistente soggiorno in Francia, in cui aveva deciso di espatriare per motivi burocratici. Era stato un militare anche se il suo obiettivo era un posto in politica.

    "Signori, non v'è esitazione alcuna nella mia voce se vi dico che qualora vi capiti di soggiornare in Francia, dovete assolutamente visitare il ristorante della Tour Eiffel"
    "Per deliziarci del suo cibo e del suo vino?" chiese Hector.
    "Perché è l'unico posto in cui non si vede quell'asparago di ferro!"
    "Che immagine interessante."
    "Invero, sono i francesi stessi ad averle affibbiato tale epiteto."
    "Il sedano d'acciaio!" osservò Luigi, tra le risate.
    "Ah ah! Il pisello di metallo!" disse Giovanni. Non rise nessuno. Non ci siamo proprio Giovanni. Che ti fecero di male.

La grigliata finì e Giovanni fu costretto a sparecchiare. Forse per punizione. Luigi ed io riuscimmo a convincere Renzo a sdraiarsi un po' su di un divano nella stanza accanto e lasciar così passare un po' di acqua sotto i ponti. Gli dicemmo di stare un po' Fermo. Poco dopo rincasò il Verga, con una donna. Come al solito. Anche Dante era rientrato, da solo. Come al solito. Gabriele andò subito a presentarsi, tentando di convincerli ad accompagnarlo dall'estetista. Hector beveva una Tennet's.
Passo del tempo...
Poi finalmente udimmo una macchina fermarsi, ed un paio di portiere si aprirono per poi chiudersi lasciando spazio al rumore di passi che si avvicinavano. La porta si spalancò ed una figura ne prese il posto.

    "Signori, è un piacere vedervi." Era proprio Sebastian. Capello lungo, aspetto trasandato, ma era senz'altro lui. Tutti quanti fecero un giro ad accoglierlo e ne scaturirono grandi pacche sulle spalle. Dunque, cos'era successo?

Una notte di qualche mese fa, a corto di soldi ed ispirazione, Sebastian venne convinto dall'amico Charles ad attraversare l'altlantico per una veloce e redditizia toccata e fuga. Una prima serata in un teatro. Sebastian quella sera, si esibì di fronte al pubblico americano e grazie al suo sarcasmo ostinato ne ricavò una copiosa quantità di fischi. Il proprietario del teatro, che era tra il pubblico durante spettacolo, si ritenne estremamente offeso da quanto udito. Promosse una vera e propria caccia all'uomo. Sebastian e Charles dovetterò nascondersi per un po'.
Un giorno trovarono il modo di fuggire. Mentre si stavano per imbarcare su una nave diretta in europa travestiti da inservienti, ancora braccati e ormai spossati dalla fuga, Charles ebbe un incidente. Egli voleva a tutti i costi imbarcare una cassa di buon vino per il viaggio. Questo provocò una lite con una cameriera che si scoprì essere stata sedotta ed abbandonata proprio da Charles, appena una settimana prima. Da lì ci fu il caos. Mentre interveniva la sicurezza, la cameriera colpì alla testa con una bottiglia di vino l'ignaro Charles, che cadde svenuto. Sebastian, che non era ancora stato individuato, scaraventò la cameriera in acqua e poi tentò di rianimare l'amico. Allora si mise a cercare due giubbotti di salvataggio per potersi gettare in acqua e ritirarsi, ma quando tornò, vide che gli scagnozzi del propietario del teatro stavano già portando via l'esanime Charles. Sebastian si nascose e rimase a bordo. Si confuse nella folla. Dopo un viaggio di due settimane arrivo in europa. Ma ad attenderlo a Livorno trovò proprio il proprietario di quel teatro dove si era esibito. Con un manipolo di altri amici tutori della legge tosti e rissosi. Il resto è storia.

    "Quel bastardo di Charles. Ein wahr scheisse! Come si dice?" disse Hector
    "Un vero concime di origine animale?" tradusse Luigi.
    "Ja! Si è salvato lo scalpo in questo modo!"
    "Non puoi saperlo."
    "Uccidere e sia pure a tradimento, è cosa più virile che danneggiare un amico riferendo una sua confidenza."
   

Ma Sebastian intimò di bloccare le nostre congetture.
   
    "Ora basta. Per ciò che è mio fallo, sarò io a curarmene." disse.
    "Come di consueto." intevenne Luigi.
    "Non capisco cosa intendi..." rispose. Invece aveva capito benissimo. I panni sporchi si lavano in famiglia.

    "Ma ora, amici miei. Voi siete qui ed io mi chiedo, il nostro progetto? Il  nostro fine ultimo?"
Stava per dirlo.

    "Ci consegneremo... all'immortalità?"
Lo disse. Il  motivo. La ragione. Il collante. La direzione da seguire. Consegnarci all'immortalità. Ne seguì un brindisi.

Renzo uscì dalla stanza, stropicciandosi gli occhi per il sonno. Si guardo in giro, poi guardò il Verga. Guardò la donna che teneva sotto braccio. Incrociò infine il suo sguardo e, con voce incredula disse:

    "Lucia?!"

  
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