Buonasera!
Temo
di avervi fatto aspettare un po' troppo per l'ennesima volta, ma il
prossimo capitolo è già pronto! È un
capitolo completamente
dedicato a Gabriele ed alla sua famiglia, così scopriamo
qualcosa in
più su di lui. Man mano che scrivo la storia, mi affeziono
sempre di
più ai miei bambini: vedo come crescono bene –
anche se magari
talvolta sbagliano – e non posso fare a meno di essere
orgogliossima di loro!
Ringrazio
come sempre tutti coloro che leggono/recensiscono, ma in particolare
la fedele YUKO CHAN, che non si è persa un capitolo!
Ottavo capitolo
Probabilmente
Gabriele non ha mai accolto la fine di un turno così
volentieri:
l'atmosfera nella cucina del ristorante oggi era terribilmente
pesante, anche se Luca di tanto in tanto gli ha lanciato delle
occhiate talmente tanto complici e languide da fargli venire le gambe
molli. Cammina spedito sul lungomare, con il cappuccio delle giacca a
vento nera ben calcato sulla testa per difendersi dalla pioggia: se
la sera prima è riuscito ad evitare domande fastidiose
perchè a
casa sua dormivano già tutti – ed alle quattro di
mattina è
decisamente normale – e quella mattina perchè era
in vistoso
ritardo, ora è conscio che non potrà scampare
dall'interrogatorio.
D'altronde ha ben visto l'occhiata preoccupata che si sono scambiati
sua madre e sua sorella maggiore quando è entrato in cucina
al volo
per afferrare un paio di biscotti...
-
Sono a casa! - urla girando la chiave nella toppa e preparandosi
psicologicamente all'invasione barbarica, che subito lo travolge: una
mandria di marmocchi dai due ai sette anni, che lo circondano
chiedendogli alternativamente di leggergli una storia, fargli fare
cavalluccio o pettinare le bambole con loro. Con attenzione, stando
attento a non farli rimanere male, si china in mezzo ai fratellini ed
alle sorelline per spiegare loro che davvero vorrebbe giocare subito
con loro, ma che devono aspettare perchè deve parlare con
mamma,
Gabriella e Jack. Subito si sente un coro di lamenti, ma ormai
è
avvezzo a questo genere di "problemi" e con un paio di
sorrisi, carezze ed una caramella tirata magicamente fuori dalla
tasca dei pantaloni riesce ad allontanarsi.
Entra
in cucina, chiudendosi alle spalle la porta di legno bianco e vetro
smerigliato. La tensione è palpabile: vede sua sorella
battere
nervosamente un piede per terra e sua madre torcersi le mani. Jack,
invece, il suo patrigno, è in piedi dietro di lei,
silenzioso e
composto come al solito.
-
Allora...? - sospira la donna, tormentandosi una ciocca di capelli
neri. - Dove sei stato ieri notte? Ti ho sentito tornare verso le
quattro... non avrai mica ricominciato a... - la paura che ci sia
ricaduto e che l'incubo rinizi di nuovo le attanaglia la gola,
impedendole di parlare. Sua sorella le fa un massaggio alle spalle,
per incoraggiarla, e nel frattempo lo guarda con occhi taglienti, per
impedire solamente che provi a dire d'avere ricominciato a
prostituirsi.
Ma
per fortuna, questa volta non si tratta di nulla di tutto questo,
anzi, finalmente quel capitolo della sua vita sembra essere chiuso
per sempre. Gabriele prende un bel respiro e poi butta tutto fuori,
diventando sempre più entusiasta mentre va avanti e mentre
vede la
fronte della madre distendersi: -Stai, tranquilla, mamma... ero con
un collega, Luca, ti ho già parlato di lui, vero?
È quello che
sembra essere un mulatto da tanto è abbronzato! E ha degli
occhi
neri, che ti sembra di poterci annegare dentro da quanto sono
profondi! Ecco... ci siamo messi assieme! In effetti... mi sono
innamorato di lui – conclude sorridendo, sentendo il cuore
battergli all'impazzata nel petto. Sono queste ultime parole e la
gioia che brilla negli occhi a spazzare via finalmente tutti i dubbi:
i grandi di famiglia abbracciano il "pulcino" ridendo,
baciandolo. Finalmente è cresciuto anche lui.
Dopo
essersi fermato a parlare ancora un poco con loro ed avere fatto il
suo dovere di bravo fratello maggiore nei confronti dei suoi
fratellini – i gemelli Carlo, Matteo e Filippo, poi Caterina,
Ilaria, Michele e Francesco – finalmente si butta di slancio
sul
letto in camera sua, e di Gabriella. Ha ancora le lenzuola di
quand'era bambino e sul soffitto sono appiccicate le stelle
fosforescenti che lo rassicuravano quando si svegliava di notte ed
aveva paura del buio. Sopra il comodino c'è ancora l'Orso
Truffo,
dal pelo tutto arruffato e con un buco sul fianco malamente
rammendato: questo luogo è sempre stato il suo rifugio,
soprattutto
nel periodo buio della sua vita. Indifferentemente con quante persone
fosse andato in quella giornata, quando tornava a casa e si metteva
sotto le coperte gli sembrava sempre di tornare ad essere ancora il
bambino innocente di un tempo, fosse solo per un paio d'ore.
È
felice che sua madre abbia di nuovo fiducia in lui: c'era stato un
periodo, poco dopo che l'avevano obbligato a smettere di
prostituirsi, durante il quale entrava in apprensione ogni momento, e
spesso lui doveva rinunciare ad uscire. Con questo non sta cercando
di giustificarsi, Gabriele, perchè è conscio che
probabilmente, se
non avesse avuto Giovanni con cui supportarsi e l'attenzione della
sua famiglia, ci sarebbe caduto di nuovo. Caduto... gli ha sempre
dato molto l'idea della droga il "ricadere" in qualcosa, ma
alla fin fine la sua situazione non era molto diversa: si prostituiva
per portare a casa dei soldi per dare una mano alla famiglia, di
nascosto in quanto lui, essendo il figlio, avrebbe dovuto limitarsi a
studiare, però era ovvio che con tante persone in casa
diventasse
impossibile riuscire a tirare avanti con due stipendi soli. C'erano
stati i periodi in cui aveva deciso di smettere, però poi si
sentiva
fuoriposto ed inadeguato in altre situazioni, e colpevole. La volta
che ad un colloquio di lavoro si era trovato faccia a faccia con uno
dei suoi clienti, gli era venuto un vero e proprio attacco di panico,
che si era risolto solamente con il pronto intervento di Giovanni,
chiamato al telefono. Alla fine c'era stato bisogno che la mano di
sua madre calasse decisa sul suo volto per tirargli un paio di sberle
ben assestate per farlo smettere definitivamente: l'unica volta che
aveva avuto una "ricaduta", l'aveva guardato con occhi
talmente addolorati, che si era ripromesso solennemente che non
l'avrebbe fatto mai più. E fino a quel momento aveva
mantenuto la
promessa.
È
ancora immerso in questi ricordi densi e dolorosi, quando il telefono
squilla argentino facendolo riscuotere: si getta immediatamente
giù
dal letto per afferrare il cordless che sua sorella ha lasciato sul
suo letto, probabilmente dopo l'ennesima infinita chiamata col suo
ragazzo.
-
Pronto? - chiede allegramente, come se i pensieri che gli affollavano
la mente fino a poco prima fossero spariti improvvisamente. Sorride
ancora di più quando sente la voce di Giovanni rispondergli
dall'altra parte della cornetta: è come se gli abbia letto
nel
pensiero, perchè aveva intenzione di chiamarlo lui dopo
poco. Sarà
una chiamata lunga, lo sa per certo, anche perchè
è davvero tanto
tempo che non fanno una chiaccherata delle loro; quindi si accoccola
sotto le coperte, al caldo, pronto per rispondere ad una serie di
domande che – ne è sicuro – saranno
alquanto imbarazzanti.