Videogiochi > Final Fantasy IX
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Autore: FFFAN    02/02/2011    1 recensioni
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso.
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cinque anni erano passati dalla distruzione di Tera. Erano successe molte cose in quegli anni ma soprattutto quel quinto anno successero molte cose. Mi trovavo nella mia città natale, Esto Gaza e stavo giocando a nascondino. Mi ero nascosto sotto il bancone del negozio d’armi e nell’aspettare che mi trovassero, avevo cominciato a giocare con delle armi. Potei sentire un’esplosione che proveniva dal vecchio passaggio tra Gaya e Tera. Tutti quanti andarono a vedere cosa era successo tranne me. Rimasi lì nascosto ad avere paura. Sentii un’altra esplosione ma questa volta molto più vicina. Era avvenuta nel centro della città dove si erano accalcati tutti quanti. Rimasi nascosto sotto il bancone per delle ore fin quando non mi feci coraggio e andai a controllare cosa fosse successo. Vidi un burrone nel centro della città con tutti gli abitanti morti. Non c’era neanche una persona che aveva difficoltà a respirare, erano tutti morti. Rimasi paralizzato a vedere quella scena, era una cosa orribile. Un ragazzo come me non dovrebbe mai assistere a certe scene. Andai a nascondermi di nuovo sotto il bancone per un paio di giorni. Presi del cibo dalle abitazioni degli altri, tanto non ne avrebbero sentito la mancanza. Tutti gli abitanti di Esto Gaza erano ormai morti a parte io. Ero l’unico sopravvissuto di quella città. I regni non si fecero mai vedere da quelle parti. Tutti erano rimasti indifferenti e poi la mia città non aveva mandato dei messaggi di soccorso. Sarebbe stato più corretto se avessi detto io. Alla fine ero io l’unico che rappresentava Esto Gaza. Quattro o cinque giorni dopo quella esplosione qualcuno si fece vivo. Non si curò dei cadaveri in piazza, si avviò direttamente all’entrata del Vulcano Gulgu. Un vulcano a cui non si accedeva da cinque anni. Interessato da quel uomo, cominciai a seguirlo mantenendomi ad una certa distanza. Non dovevo mica farmi scoprire. Quello strano individuo portava con se un' adolescente. Si dimenava come una bambina di otto anni nonostante l’età che avesse. Non sapevo se dovessi intervenire o no e quindi mi limitai solo a seguirli. Giunti alla base del vulcano, l’uomo posizionò la ragazza al centro della stanza e cominciò ad eseguire un rito. Delle luci fuoriuscivano dal corpo della fanciulla, sembrava che le stesse facendo un incantesimo. Non sapevo cosa dovevo fare. Forse lui era cattivo o forse lei era cattiva. Lasciai seguire il mio istinto e cominciai a correre contro quello che poteva essere un mago. Lo scaraventai a terra interrompendo così l’incantesimo. Sul viso della fanciulla una lacrima le aveva rigato il viso a causa del dolore. Subito corsi ad assisterla e quando mi girai quella persona non c’era più. Aveva sfruttato l’occasione per scappare, anche se mi domandai il perché. Da quello che avevo visto avrebbe potuto farmi fuori in poco tempo e riprendere quello che stava facendo. Non so perché avesse deciso di scappare ma il motivo lo avrei scoperto presto. La ragazza si alzò molto lentamente grazie al mio aiuto. Mi ringraziò per averla aiutata e mi chiese se potevo aiutarla ad uscire dal vulcano. Cominciai ad aiutarla a far camminare anche se lentamente e dopo una decina di minuti arrivarono dei suoi amici. Erano un ragazzo con una coda e capelli chiari e una ragazza con capelli lunghi scuri con un ciondolo al collo. Subito aiutarono la fanciulla a salire verso l’uscita mentre io rimasi lì da solo. Decisi di ritornare in giù per schiarirmi un po’ le idee sul da farsi ma la persona che avevo aiutato mi fermò: ”Fermo! Grazie per avermi salvato, vorrei che tu venissi a casa mia.” Io non dissi nulla, non sapevo cosa dire. Anche se non risposi alcuni suoi amici mi presero e mi portarono su un’aeronave. Si chiamava “Invincibile”. Che nome strano per un’aeronave a meno che non l’avessero costruita quei tizi e credendosela un po’ troppo l’avevano chiamata “Invincibile”. Potevo essere finito su un mezzo di trasporto insieme ad un sacco di persone che se la credevano troppo. Durante il viaggio non aprì mai bocca, nessuno si avvicinò a me. Erano tutti impegnati a parlare con quella ragazza e sentii solo alcune cose che le dissero: ”Da quando non c’è Vivi, dobbiamo essere più uniti.” ”Fai più attenzione la prossima volta Eiko.” Da quello che avevo sentito, la fanciulla che avevo soccorso si chiamava Eiko. Che strano nome anche se l’avevo già sentito nominare altre volte.
  
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