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Autore: FFFAN    02/02/2011    0 recensioni
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso.
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La città in cui viveva era Lindblum e non ero stato invitato ad una casa normale di Lindblum ma al castello della città. Quindi doveva essere la figlia dei re di quella grandissima città. Quando li vidi, non trovai nessuna caratteristica in comune. Non sembravano affatto imparentati, anzi sembrava quasi che l’avessero adottata ma poco mi interessava. Che me ne potevo mai fare di sapere se i re di Lindblum avessero una figlia biologica o un' adottata. Non mi cambiava proprio niente. Il cibo era delizioso, mangiai moltissimo e tutti quanti mi guardavano stupefatti. Ci feci caso ma non me ne curai, non m’interessava la loro opinione di me. Dopo il pasto cominciò una discussione. Chiesero ad Eiko chi era quello che l’aveva rapita e che cosa voleva da lei. Non seppe rispondere a nessuna delle due domande, disse che di sicuro non voleva rubarle gli spiriti dell’invocazione. Spiriti dell’invocazione? Mi domandai e pensai agli eroi della storia che mi leggeva mia madre. Le domande da Eiko passarono su di me e cominciarono a domandarmi cosa era successo ad Esto Gaza e che ci facevo lì. Io dissi cosa sapevo, che ci furono due esplosioni e che io mi ero nascosto. Quando parlai dell’esplosione proveniente dal vecchio passaggio di Gaya a Tera si interessarono molto di più. Mi chiesero se si fossero avuti già esplosioni del genere o casi che avevano portato a quello che era successo. Io diedi loro le spalle e cominciai a raccontare loro la storia di Esto Gaza da dopo la distruzione di Tera:
“Da quando il passaggio è stato distrutto, tutte le anime si sono depositate sull’acqua donandole un colore stupendo. Tre anni or sono da un incidente che provocò molte vittime. Nessuno sa di questo incidente a parte la città di Esto Gaza e io. Dal passaggio tra Tera e Gaya cominciarono ad uscire delle luci, erano le anime dei morti che non avevano trovato un luogo dove riposare. Noi abitanti di Esto Gaza incuriositi, inviammo alcuni di noi con delle aeronavi a vedere che cosa stava succedendo. Quelle luci non procuravano nessun male, ma ad un certo punto dal mare si innalzò un’altra luce. Non era blu come le altre, era nera e al centro era rossa. Tutte le aeronavi vicine alle luci precipitarono in acqua e non risalirono più in superficie. Tutti noi eravamo spaventati e abbiamo inviato delle truppe a trovare i nostri concittadini nel mare gelido. Fui inviato anche io a cercare i nostri compagni e li trovammo. Ma nel scoprirli fummo shockati. A temperature così fredde, nessun essere umano potrebbe mai sopravvivere e nonostante quello tutte quelle persone si muovevano. Potevano fare solo movimenti rigidi, nessun movimento articolato. Le luci erano entrate nei loro corpi e riuscivano a muovere i corpi. Non abbiamo mai trovato il corpo a cui si era unita la luce nera e rossa e l’abbiamo dato per scomparso. Da quel giorno in poi non siamo mai più andati a mare aperto perché pensavamo che avessero imparato a muoversi meglio e quindi sarebbero potuto ritornare in salute e attaccarci tutti. Non parlammo mai di quello che successe quel giorno, sapevamo soltanto di non partire per il mare aperto. Un giorno prima della fine di Esto Gaza arrivò da noi un cliente davvero molto strano. Era coperto dalla testa ai piedi, forse troppo anche per il nostro clima e ci chiese una pietra di cui non si parlava da secoli. Parlava della Pietra di Adegheiz. Una bestia ferocissima in grado di volare. Si narra che verso la fine del loro viaggio, gli eroi che salvarono Gaya combatterono contro Adegheiz. Avevano combattuto contro il suo corpo ma non contro il vero Adegheiz. Doveva essere stata incastonata la sua pietra nelle profondità del mare di Esto Gaza. Questa pietra si dovrebbe trovare nel vulcano vicino alla città ma non il Vulcano Gulgu ma l’altro dove si posizionava uno degli specchi per abilitare l’accesso a Tera. Almeno così narra la leggenda. Non so se questo è vero ma tutti ci credevano e mi sembrava giusto dirvelo. Riprendiamo il racconto da dove mi ero fermato. Comunque dicemmo a questo uomo che quella pietra non ce la possedevamo da molto tempo e che secondo una leggenda si trovava nel vulcano. E’ tutto quello che so, mi dispiace non potervi dire altro.”
Non si preoccuparono molto delle mie scuse, erano intenti a pensare al piano d’attacco. Ad un certo punto il ragazzo con la coda propose di andare a controllare in quel vulcano e io rimasi sconvolto dalla sua idea. Tutti quanti annuirono e io pensai che fossero tutti pazzi, come potevano pensare di entrare in quel vulcano? Erano sicuramente pazzi e non pensavano alla loro vita. Cominciarono a prepararsi per il viaggio e mi dissero che io sarei rimasto lì a Lindblum ma io li fermai. Dissi loro che li avrei seguiti perché Esto Gaza era la mia città natale e non l’avrei mai lasciata. Si riunirono a parlare ma decisero di accompagnarmi. Durante il viaggio erano tutti calmi mentre io ero molto agitato. Stavo per entrare dentro un vulcano, roba da pazzi. Non ci potevo ancora credere ma lo dovevo fare per la mia città. Ci trovavamo sopra il vulcano quando i macchinari cominciarono a surriscaldarsi e quei ragazzi cominciarono a calarsi giù. Li seguì altrimenti sarei rimasto lì sopra. La temperatura era davvero alta , infatti subito cominciammo a sudare. Raggiungemmo il più fretta e possibile il tempio nascosto e ci avvicinammo allo specchio incastonato cinque anni fa da Freija e Amarant. Tutti cominciarono a cercare la pietra in quella stanza tranne me. Mi avvicinai allo specchio e guardai dietro. C’era un piccolo pulsante e senza pensarci due volte lo premetti. Tutti mi guardarono e io alzai le spalle. Una parte del pavimento si era abbassato e aveva portato a delle scale. Ogni gradino che scendevamo, la temperatura saliva. Finita la scala ci trovammo proprio alla fonte del vulcano. C’era un ponte di legno che portava ad un altare. Lì si doveva trovare la Pietra di Adegheiz. Io li fermai e dissi che sarebbe stato meglio che solo uno avesse camminato su quel ponte. Mi proposi e anche se un po’ incerti acconsentirono. Misi il primo piede sul ponte e il legno scricchiolò. Chiusi gli occhi e feci un lungo sospiro, ripresi a camminare riaprendo gli occhi. Man mano che avanzavo sentivo sempre più caldo e la mia fronte sudava. Tanto mi ritrovavo alla fonte del vulcano e se cadevo dal ponte sarei morto nella lava. In un paio di minuti raggiunsi la fine del ponte e toccai l’altare.  Era freddo per la temperatura che c’era in quella stanza. Se si poteva definire tale. Lo guardai attentamente e vidi la pietra. La toccai leggermente e la stanza tremò. Mi chiesero se tutto andava bene. Feci cenno con la testa che tutto proseguiva per il meglio. Feci un lungo respiro e chiudendo gli occhi presi la pietra in mano. Tutto cominciò a tremare violentemente, dei pezzi di roccia si staccavano dalle pareti e cadevano nella lava provocando degli schizzi. Cominciai a correre verso di loro ma a metà del cammino, il ponte si ruppe. Non riuscii ad afferrare il ponte e caddi giù. Un secondo prima di cadere nella lava bollente sentì un freddo incredibile e una parte della lava si congelò. Una ragazza aveva invocato Shiva, la regina dei Ghiacci, che aveva ghiacciato un po’ di lava. A causa della temperatura cominciò a sciogliersi quel pezzo di ghiaccio e per questo la ragazza che salvai invocò Fenril che mi portò dai miei nuovi compagni. Ringraziai le due ragazze per avermi salvato la vita e diedi loro la pietra di Adegheiz. Nonostante fossi ancora salvo, il terremoto non era ancora smesso per questo scappammo via da quel maledetto luogo. Una volta fuori lo vedemmo eruttare per la prima volta dopo millenni. La lava cominciò ad uscire dal cratere ed a scorrere sulla montagna e poco a poco arrivò sulla neve. Stranamente la lava si fermò una volta vicina ad Esto Gaza, racchiudendola in un cerchio di lava. Rimasi sconvolto dal vedere che la mia città era ormai sul punto di essere distrutta per sempre. Chiesi a quei ragazzi di farmi scendere ad Esto Gaza perché dovevo prendere un oggetto molto importante. Mi fecero scendere proprio dove prima era situato il centro della città. Vidi tutti i miei vecchi concittadini che si muovevano lentamente. Delle luci erano entrate anche dentro di loro. Mancavo solo io alla totale morte di Esto Gaza. Andai dietro il bancone in cui mi ero rifugiato prima di quel giorno e presi un coltello. Sapevo che mi sarebbe servito e poi era un regalo dai miei genitori. Avevano pensato che avessi l’età giusta per maneggiare un’arma bianca e quindi me lo diedero. Apparteneva alla mia famiglia da secoli e non volevo che si perdesse con tutta la mia città. Mi riportarono sull’aeronave con uno strano metodo di teletrasporto. Non chiesi niente tanto non mi serviva a niente.
  
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