QUATTRO ANNI PRIMA
Tutto è iniziato allo Swimming
Camp, dove Brooke ha passato un’intera estate
lavorando come bagnina.
Josh, il suo ragazzo, aveva insistito tremendamente per
passare due settimane in Europa con lei, così erano andati
in un’agenzia viaggi
per farsi fare un preventivo.
Londra: 1.900 $
Parigi: 2.100 $
Roma: 1.800 $
Madrid: 1.600 $
Alla
fine avevano optato per Londra, ma le risorse
economiche di entrambi erano scarse, così si erano iscritti
al programma di
lavoro estivo della loro scuola, che collocava i ragazzi nei vari
Summer Camp
degli USA. Lui era finito in Arizona, in un centro estivo dedicato
all’equitazione, mentre lei era stata spedita in Florida.
Inutile dire che per
quattro mesi dovettero accontentarsi di videochiamate ed sms.
Maggio passò, lento e noioso, ma passò.
Brooke
iniziava a chiedersi come avrebbe fatto a rimanere
Spring Hill fino a inizio Settembre. Le giornate sembravano
interminabili.
Certo, il lavoro le occupava gran parte della giornata, ma la sera le
sarebbe
piaciuto uscire, divertirsi... insomma, era in Florida! Purtroppo gli
altri
ragazzi che lavoravano lì erano tutti più grandi
di lei, e la escludevano
spesso perché ancora non poteva bere, né entrare
nelle discoteche. Il suo
documento falso le era stato ritirato mesi prima, durante un controllo
in un
locale.
La sua salvezza arrivò con Lucas, che la mattina del 3
giugno arrivò in spiaggia con una maglietta che diceva:
“Spring
Hill Swimming Camp
STAFF”
“Hey
Hey Spring Hill, ecco a voi il nuovo e fighissimo
bagnino!”
Brooke non riusciva a credere ai suoi occhi! “Ciaaao Luke!
Oddio, non riesco a crederci, anche tu qua? Con tutti i posti che
esistono al
mondo sei venuto a lavorare proprio qui?”
“B. Roberts! Vieni, fatti abbracciare”
Erano
amici da anni. Quando erano piccoli frequentavano lo
stesso corso di nuoto e più avanti entrarono anche nella
squadra agonistica.
Non erano migliori amici, anzi, a dire il vero si sopportavano a
malapena!
Tuttavia, crescendo, si avvicinarono. Iniziarono le cene, le feste e i
ritiri
con la squadra, ed ebbero più occasioni di parlare e di
confrontarsi su
moltissime cose. Poi arrivarono le gare e le trasferte: quando sei
obbligato a
convivere per quattro giorni con le solite sei persone è
normale che si creino
dei legami.
Gli piaceva stare insieme e parlare del più e del meno.
Lui le raccontava di ciò che avrebbe fatto da grande, dei
Paesi che avrebbe visitato, delle ragazze che avrebbe conquistato e lei
lo
ascoltava affascinata. Lui aveva la capacità di ammaliarla.
Quando parlava
sembrava che narrasse una storia. Sbrodolava parole incantate, parole
che –
Brooke glielo aveva sempre detto – sarebbero state perfette
se miscelate
insieme a qualche nota.
Lei invece era una sognatrice. Lo obbligava a contare le
stelle e a cercare le costellazioni. Gli parlava dei romanzi
più belli che
aveva letto e gliene consigliava alcuni.
Erano amici, ecco tutto.
“La squadra ha bisogno di soldi per poter partecipare alle
regionali della prossima primavera, così ci stiamo dando
tutti un po’ da fare.
Ma non avrei mai immaginato di trovarti qua! Sembra quasi assurdo!
Quant’è che
non ci vediamo? Un anno? Ma sì, dallo scorso summer camp
allo Yellowstone”.
“Già. Il mio ultimo anno lì non lo
dimenticherò tanto
facilmente”.
Lucas
si ambientò facilmente e, com’era prevedibile,
tutti
lo adoravano. Era molto esuberante e con la sua allegria contagiava
tutti. Le
giornate, dopo il suo arrivo, sembravano più veloci e Brooke
si era accorta di
cercarlo in continuazione. Pensava che fosse normale, dopotutto era un
volto conosciuti in
mezzo a quelli di
tantissimi estranei. Gli animatori e i bagnini, lì a Spring
Hill andavano e
venivano – molti infatti erano stati assunti solo per due o
tre settimane –
così l’unica presenza fissa era la sua.
Quando
arrivava la sera si ritrovavano nella sala centrale
dell’hotel e chiacchieravano, a volte invece uscivano e
giravano per la città
senza una meta ben precisa.
Stavano bene e finalmente anche lei aveva trovato un suo
equilibrio. Era in Florida e si divertiva. Pensava sempre meno a Josh
perché si
sa: quando le giornate sono piene la mente scappa via.
Una sera però accadde ciò che si aspettavano in
molti.
Erano in un pub (l’amico era riuscito a procurare a B. un
documento che le attribuiva 21 anni) e, dopo qualche shottino di
troppo,
tornarono in hotel.
Brooke si reggeva a malapena in piedi così Lucas decise che
era meglio accompagnarla fino alla stanza. Grosso errore.
“Eccoci
qua. Dove hai messo la chiave?”
Lei gli passò la borsetta e si accasciò a terra.
“No, no, no, no… se ti stendi è peggio!
Su, rimettiti in
piedi” e pronunciando l’ultima parola
riuscì ad aprire la porta. Entrò ed
appoggiò sulla sedia più vicina la borsa, poi
tornò in corridoio e tese una
mano all’amica “Dai vieni che ti porto
dentro”.
A fatica riuscì a sollevarla, la condusse fino al letto e le
disse di aspettare lì. Tornò cinque minuti dopo
con una tazza piena di caffè e
gliela porse.
“Io non la bevo questa brodaglia schifosa”
“Dai B. ti farà stare meglio”
“Ma a me fa schifo!”
“Ma cos’hai, cinque anni?” e
iniziò a ridere.
Brooke prese finalmente la tazza e a piccoli sorsi bevve
tutto il caffè.
“Faceva schifo, lo sapevo!”
“La signorina non è che ringrazia per
l’aiuto, si lamenta!”
“Luke sto male, non berrò maiii
più!”
“Sì, proprio come la scorsa settimana e come
quella prima
ancora. Dai buttati giù che ti copro e vado a
dormire”.
La
spinse verso il cuscino e la obbligò a sdraiarsi.
In un momento si ritrovarono con i visi vicinissimi l’uno
all’altro.
Respiravano all’unisono.
Naso contro naso e poi, bocca contro bocca.
Fu un attimo.
Le
loro labbra si erano unite e le loro lingue giocavano a
rincorrersi.
Poi Brooke lo spinse via, con quel poco di forza che le
rimaneva.
“No! No, no, no, no. Oddio che ho fatto. Questo non
può
proprio succedere, io ho Josh e tu… tu hai una ragazza
diversa ogni settimana.
Noi non possiamo, io non posso. Tu sei mio amico e non voglio proprio
rovinare
tutto e…” continuava a sbrodolare fuori parole,
una sull’altra. Lucas non
riusciva nemmeno a capire ciò che stesse dicendo. Le prese
il viso fra le mani
e la baciò di nuovo. Lei si scansò e lo
guardò dritto negli occhi. Quegli
enormi occhi blu che la fissavano a loro volta.
Si arrese, decise di fidarsi del suo istinto per una volta.
Gli prese una mano e lo trascinò giù con lei.
Velocemente ripensò alla sera prima e si maledì.
Maledì la
sua irrazionalità, il suo istinto e il bellissimo ragazzo
che le giaceva
accanto.
Non
fece in tempo ad alzarsi dal letto che iniziò a
squillarle il cellulare. Josh la chiamava ogni mattina per augurarle il
buongiorno. Cosa doveva fare? Cosa gli avrebbe detto?
Rifiutò la chiamata e gli mando subito un
messaggio:
<<
Sono in ritardo per la lezione di acquagym. Ti chiamo più
tardi. Ti amo
>>
Lo amava davvero?
In quel momento ogni cosa le sembrava troppo confusa per
comprenderla.
“Buongiorno principessa”
Si voltò: era Luke che le mostrava un sorriso a trentadue
denti.
“Non chiamarmi mai più così. Non sono
una principessa e
fidati, è l’ultima cosa che voglio essere.
Comunque alzati, dobbiamo scendere
per la colazione e io ho un corso di acquagym tra venti minuti. La
testa mi
scoppia e non so nemmeno se riuscirò ad affrontare questa
giornata. Quindi per
favore, esci…”
Lucas si incupì un poco ma capì subito a cosa
stava pensando
la ragazza. Avevano trascorso una notte insieme e per lei probabilmente
era
solamente stato un grosso sbaglio da dimenticare, e alla svelta anche.
Uscì dalla stanza senza dire una parola, le rivolse
solamente un breve sguardo.
***
Erano
trascorsi tre giorni da quella fatidica notte.
Brooke aveva raccontato ogni cosa a Josh e lui l’aveva
perdonata. Ovviamente prima avevano litigato, si erano urlati cose
tremende al
telefono e avevano pianto. Alla fine, lui aveva deciso che lei era
troppo
importante e voleva averla nella sua vita. Stava cercando di mettere
un’enorme
croce sull’accaduto, ma non era facile se lei restava
lì.
Così B. andò a parlare col direttore e si
licenziò.
Le rimaneva una settimana di lavoro, poi se ne sarebbe
andata lontano da Spring Hill e lontano da Lucas.
Non si erano più parlati, ma si era accorta che lui la
cercava spesso. La guardava quand’erano in mensa e ogni sera
rimaneva per ore
nella sala centrale dell’albergo, in sua attesa.
Il
pomeriggio prima della sua partenza decise di parlargli.
Meritava delle scuse e delle riposte, non poteva andarsene senza prima
avere
chiarito la situazione con lui.
Lucas aveva il pomeriggio libero, così bussò alla
porta di
camera sua sapendo di trovarlo lì.
Quando lui aprì rimane sorpreso.
“Ah. Pensavo che te ne saresti andata senza nemmeno un
saluto” disse in tono piatto.
La fece entrare e si sedettero l’uno accanto
all’altro, sul
divano.
“Luke ascolta… io ho sbagliato. Non posso
permettermi di
perdere tempo e divertirmi con te, perché ho un ragazzo. Lui
mi ama e anche io
penso di amarlo. Stiamo insieme da un po’ e non voglio
buttare all’aria tutto
quello che abbiamo costruito insieme. Cerca di
capirmi…”
“Io capisco solo che tu hai paura di provare a stare con me.
Hai paura. Lui ti da sicurezza, sai cosa aspettarti: è una
persona calma, non
ti farà mai del male e di lui puoi fidarti. Io sono un oblio
per te, un buco
nero. Non vuoi buttarti perché hai paura.”
“Non dire così, non è
vero…” ma era rimasta senza parole. La
verità era proprio quella che il ragazzo aveva appena
pronunciato.
“Lucas noi siamo amici, e basta. Siamo troppo uguali per
poter stare insieme. Siamo due testardi, discutiamo per ogni cosa. Non
potremmo
mai stare bene come una coppia”
“Non lo sai e non puoi saperlo. B. io voglio stare con te.
Tu lo sapevi quella notte in cosa ti stavi immischiando, sapevi che ti
ho
sempre guardata in modo diverso. Quando si fa sesso si è in
due… lo volevo
tanto quanto me!”
“Ti ho detto che è stato uno sbaglio. Forse hai
ragione, mi
piaci. Però davvero… io non posso”
“Non puoi o non vuoi?”
“Non posso. Sto con Josh. Ciao Luke…”
Pronunciando le ultime parole si alzò e si diresse verso la
porta.
Il ragazzo però fu più veloce di lei:
afferrò la sua mano,
la voltò con forza e la baciò.
Un bacio diverso dal primo. Questo era lento, dolce e aveva
un qualcosa di malinconico dentro di sé.
Per lui era il tentativo disperato di tenerla ancora legata
a sé.
Per lei era un addio.
***
Brooke era all’aeroporto e stava per prendere un aereo che
l’avrebbe portata a Londra, insieme a Josh.
Il suo cellulare vibrò e il display segnava un messaggio non
letto. Era di Lucas. Lo aprì.
<< Torna presto,
io ti aspetto qua. Buon viaggio principessa >>
B.
sospirò. Si erano sentiti per due mesi tra mail,
telefonate ed sms.
Ora basta.
Aveva scelto di stare con Josh e doveva smetterla di cercare
Lucas.
Aveva deciso che non gli avrebbe più scritto, che non gli
avrebbe più riposto e soprattutto che, una volta tornata a
casa, non l’avrebbe
visto.
Così fece.