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Autore: Miss Ron    02/02/2011    4 recensioni
In un altro tempo, in un altro universo, dove eventi e personaggi passati si mescolano con eventi e personaggi presenti diventando un tutt'uno, quale sarebbe stato il loro destino?
"Albus rivolse a Gellert uno sguardo scettico.
-Ammesso che un Mago Oscuro possa amare, e che possa amare un Mago della Luce,- disse -credi davvero che basterebbe questo per salvarlo dalla dannazione eterna?-
-Ne sono certo.- rispose il biondo -L'amore è più potente di qualsiasi altra cosa, compresi la Luce, l'Oscurità e persino la Morte.-"
Pairing principale: Tom/Harry
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald, Harry Potter, Severus Piton, Tom O. Riddle
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'La promessa della Morte'
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  Capitolo XXXI
Ciò di cui tutti si sono accorti, ma che quasi nessuno sa

 
 

Se ti dicono che l’amore è un sogno,
sogna pure,
ma non ti spaventare
se ti svegli piangendo.
Jim Morrison
 
L’amore non è un problema,
come non lo è un veicolo:
problematici sono soltanto
il conducente, i viaggiatori e la strada.
Franz Kafka
 
 

Erano veramente in pochi quelli che sapevano cos’era successo, ma, in compenso, tutti si erano accorti che era successo qualcosa.
Harry James Potter e Tom Orvoloson Riddle, insieme a Cedric Diggory e Albus Dumbledore, erano (per ascendenza, risultati sportivi, voti scolastici, talento e carisma) gli studenti più popolari della scuola, perciò quando avevano interrotto improvvisamente qualsiasi genere di rapporto, non vi era essere, all’interno del castello, che non lo avesse notato.
Ognuno aveva la propria opinione in merito.
 
Horace Lumacorno ne era profondamente dispiaciuto. Adorava Tom e Harry i quali, insieme a Teddeus e Lily, erano diventati i suoi studenti preferiti in assoluto. Tom era, semplicemente, straordinario: non c’era davvero altro modo per definirlo. Sia per intelligenza, che per talento, che per fascino, non aveva rivale alcuno e, doveva ammetterlo, persino Lily, la sua adorata Lily, non avrebbe potuto reggere il confronto con lui. In realtà, sotto certi punti di vista gli ricordava molto la Grifondoro: avevano lo stesso orgoglio, lo stesso fascino e come unica pecca lo Stato di Sangue.
Anche Harry era notevole, ma in maniera diversa. Lo ammetteva, all’inizio aveva sperato che fosse una versione maschile di Lily, ma aveva compreso immediatamente che non lo era. Altri, Horace ne era consapevole, l’avevano guardato e avevano visto James Potter, paragone che veniva spontaneo visto che il ragazzo a parte il naso, ereditato dalla nonna paterna, e gli occhi, identici a quelli della madre, era una copia perfetta del fu Caposcuola.
Tuttavia, Lumacorno non ci aveva messo molto a comprendere che il giovane Potter decisamente non era suo padre e neanche Lily. Era tutti e due e, al contempo, nessuno dei due: era Harry Potter, fine. Un orfano cresciuto da Babbani che odiavano la magia, abituato alla solitudine e a badare a sé stesso, ma che amava stare con i suoi amici, orgoglioso e indipendente, ma non pieno di sé, un giovane mago che sapeva scegliersi bene gli amici, coraggioso, con una predisposizione naturale per il comando di cui lui stesso non si rendeva pienamente conto e un impressionante talento per Difesa contro le Arti Oscure.
Sì, sia Tom sia Harry erano straordinari, a loro modo, e stavano bene insieme. Avevano abbastanza caratteristiche in comune per comprendersi e abbastanza aspetti divergenti per dare all’altro ciò di cui aveva bisogno.
Lumacorno, anche se da lontano, aveva osservato l’approfondirsi e il progredire del loro rapporto, il suo compiacimento era stato ragguardevole quando il giovane Potter lo aveva informato dell’identità del partner che lo avrebbe accompagnato al Ballo e, ora, avrebbe tanto voluto sapere perché i due avessero smesso anche solo di rivolgersi la parola.
 
Teddeus avrebbe dovuto avere questioni ben più importanti a cui pensare rispetto agli alterchi di due adolescenti (questioni che riguardavano la Confraternita di Morgana, Gellert Grindelwald, il suo vecchio amico Alphard che si rifiutava di aiutarlo e il rito di Magia Antica in cui avrebbe dovuto coinvolgere Harry), tuttavia anche lui era stato preso in contro piede dall’improvviso, e apparentemente immotivato, troncamento del rapporto tra i due.
Aveva chiesto a Severus delucidazioni (certo che il Grifondoro si fosse confidato con lui), ma quest’ultimo si era limitato a commentare che Tom avrebbe dovuto coprire meglio le sue tracce. Quindi, Harry aveva scoperto qualcosa su Riddle che l’aveva fatto infuriare?
Se lo era aspettato. A dispetto di ciò che credevano i suoi colleghi, Tom Riddle non era una brava persona e non avrebbe mai potuto esserlo. A ispirare le sue azioni vi era troppa ambizione, troppa arroganza e un desiderio di rivalsa troppo grande.
Teddeus lo capiva. Era stato animato da quello stesso desiderio quando sua sorella (anche se non la considerava più tale da molto tempo) aveva infangato il nome dei Prince sposando un lurido Babbano. Per questo si era unito alla Confraternita: era giovane ed era alla disperata ricerca di gloria, potere e di un modo per rivederli, per poterli riabbracciare. Purtroppo, però, l’unico risultato ottenuto era di aver perso l’unica persona che potesse chiamare amica. Domina l’ambizione non farti dominare da essa: questa era una lezione che Teddeus aveva pagato a caro prezzo.
 
Blaise non sapeva se essere sorpreso per l’improvviso litigio tra i due ex piccioncini o arrabbiato perché aveva trascorso un’intera serata con Bellatrix per nulla. A ben guardare, era entrambi.
Aveva dato a quei due un’occasione assolutamente perfetta e cosa aveva fatto quella coppia di dementi? Aveva litigato. Da non crederci. Dov’era finita la cara, sana abitudine di saltare addosso alla persona che ti piaceva e ficcarle la lingua in bocca? Sarebbe stato tanto difficile?
Forse, prima d’infilare Harry in un vestito decente e fornirgli un appuntamento con il ragazzo che gli piaceva, avrebbe dovuto impartirgli qualche lezione di educazione sessuale. Magari in questo modo avrebbe ottenuto dei risultati, ma, a essere sinceri, non ci sperava molto.
Idioti, ecco cos’erano, degli idioti. Il giorno in cui avrebbero aperto gli occhi e si fossero resi conto di essere perfetti insieme, si prospettava molto lontano.
 
Severus aveva discusso con Harry a quel proposito. Secondo il Grifondoro, infatti, lui non era abbastanza arrabbiato. Il mezzo Prince, sinceramente, non sapeva per cosa sarebbe dovuto essere arrabbiato. Tom aveva agito come qualsiasi Serpeverde avrebbe fatto. Qualcosa a cui teneva, perché Tom ci teneva a quel inquietante serpente, dono di Harry, era stato minacciato e lui aveva compiuto tutto il necessario per difenderlo.
Harry, però, questo non lo poteva comprendere o, anche se lo comprendeva, non poteva perdonarlo. Le ragioni erano varie: prima di tutto perché era una sua amica, la ragazza che Tom aveva deciso di immolare sull’altare del sacrificio; in secondo luogo perché il Serpeverde gli aveva mentito, in qualche modo tradito, e il tradimento non era peccato che Harry riuscisse a perdonare facilmente; in terzo luogo perché, ora, sapeva com’era Tom in realtà. Fino a quel momento, il Grifondoro aveva conosciuto solo il volto con cui il Serpeverde gli si mostrava, il tipo di persona che era quando stava con il Cercatore. Ora, invece, conosceva anche la persona con cui i suoi compagni avevano avuto a che fare in quei quattro anni e per lui era stato come risvegliarsi da un lungo sogno che aveva creduto reale. Lo avrebbe perdonato? Avrebbe accettato Tom per quello che era? Difficile rispondere.
 
Albus era venuto a conoscenza degli eventi tramite Harry che, deluso e arrabbiato, gli aveva raccontato tutto. Affermare che era dispiaciuto, sarebbe stata una falsità. Era da molto tempo che desiderava che Harry si rendesse conto di chi fosse veramente Tom Riddle e ora, era accaduto. No, non poteva affermare di essere dispiaciuto. La verità andava, senza alcun dubbio, trattata sempre  con prudenza, ma, in quel caso, era giusto che Harry sapesse. Prima che fosse troppo tardi, prima che il legame con il Serpeverde diventasse troppo profondo, Harry doveva sapere e, ora, sapeva.

***

-Chiedigli scusa, imploralo di perdonarti, mettiti a piangere, se devi-.
Erano trascorse due settimane dal famoso Ballo del Ceppo e se c’era un essere che non era per niente felice della lite tra Tom e Harry, quel essere era Nagini.
Tom, seduto sul suo letto, sollevò lo sguardo da uno dei testi che aveva prelevato da casa Serpeverde per dichiarare:-Se non hai nulla d’intelligente da dire, stai zitta-.
-Come vuoi- replicò l’animale –ma ignorare il dolore non basterà per farlo sparire nel nulla-.
Il ragazzo, questa volta, non sprecò fiato per rispondere: si limitò a rivolgerle uno sguardo di una freddezza assoluta.
Il serpente comprese che anche per quel giorno il livello di sopportazione del suo padrone era giunto al limite e che le conveniva andarsene, se voleva evitare una maledizione. Una volta, non avrebbe reagito tanto male, rifletté, la lontananza da Harry non gli stava facendo bene, proprio no, ed erano trascorse solo due settimane…
 

Si trovavano in una delle tante aule cadute in disuso della scuola e Harry gli stava rivolgendo uno sguardo colmo di un’ira che non gli aveva mai visto, almeno non rivolto a lui.
Aveva sottovalutato la Weasley, doveva ammetterlo. Non si era aspettato che alla fine avrebbe confessato la verità e tanto meno che l’avrebbe confessata a Harry. Se si fosse trattato di un insegnante, avrebbe accusato la Grifondoro di aver mentito oppure, se si fosse proprio ritrovato con le spalle al muro, avrebbe simulato un enorme dispiacere dichiarando che non aveva costretto la ragazza a mentire, che lei aveva deciso di sua spontanea volontà, nonostante lui fosse contrario. Sì, si sarebbe comportato così, ma ora non ci riusciva non con Harry che lo fissava negli occhi e richiedeva la verità e non tanto su come si erano svolti gli avvenimenti due anni or sono, quanto sul tipo di persona che lui era e Tom non voleva, non poteva mentirgli non su qualcosa di tanto importante. Era stupido, era da deboli, era orribilmente Tassorosso, ma da Harry voleva essere accettato per quello che era. Per una volta voleva essere accettato.
-E’ la verità- rispose inespressivo.
-E me lo dici così?- chiese il Grifondoro.
-In che modo dovrei dirtelo?-.
-Mostrarti dispiaciuto, non guasterebbe-.
-Ma non lo sono- ribatté il Serpeverde ed era vero: in lui non vi era una briciola di rimorso.
-Avrebbero potuto decidere di sopprimere Nagini per questa storia ed io non potevo permetterlo perciò…-
-Perciò hai deciso di dare tutta la colpa a Ginny che non centrava niente?- lo interrupe l’altro.
-Sì, esatto-.
Probabilmente fu la totale indifferenza con cui erano state pronunciate quelle parole a far prendere a Harry pienamente coscienza della situazione. Quando Ginny gli aveva raccontato di come Tom l’aveva ingannata, persuadendola a prendersi la colpa per l’assassinio di Mrs Purr, non ci aveva creduto, non veramente. Non riteneva Ginny capace d’inventarsi una balla simile, semplicemente non poteva credere a ciò che la ragazza gli aveva raccontato. La verità era che non riusciva a identificare la persona di cui lei gli aveva parlato con Tom. Tom, il bambino che aveva incontrato per la prima volta a Diagon Alley e che sembrava tanto adulto quanto dannatamente solo; Tom, il ragazzo che trascorreva molte sere a studiare in biblioteca con lui e Sev; Tom, l’amico che assisteva a tutte le sue partite, nonostante il Quidditch lo annoiasse; Tom, l’orfano che non sapeva nulla della sua famiglia e che soffriva terribilmente per questo; Tom, il Serpeverde che lo aveva aiutato a liberarsi dalla dipendenza dallo Specchio delle Brame; Tom che riusciva sempre a capirlo, che lo aveva sempre aiutato; Tom, il suo Tom.
-Harry- il Serpeverde si avvicinò fino a che il Grifondoro riuscì a percepire il calore del suo respiro sulla pelle –non c’è una ragione valida per cui tu debba essere tanto sconvolto-.  
-Sì, che c’è- ribatté l’altro con tono quasi stridulo. Quello che aveva fatto, sfruttare i sentimenti di una ragazzina, era un’azione orrenda. Come faceva Tom a non capirlo?
-No, ti sbagli- ribatté l’altro pacato. –Posso comprendere che ti dispiaccia per la Weasley, ma io non le ho mentito e lei che ha voluto vedere qualcosa che non c’era. Comunque sia, cosa cambia questo? Rimango sempre io-.
Il Grifondoro tentò di trovare le parole per fargli comprendere che invece, sì, effettivamente, qualcosa cambiava perché la persona che credeva che fosse non avrebbe raggirato in quel modo una sua amica. Non lo aveva mai considerato un santo, ma non lo riteneva neanche in grado d’ingannare in quel modo una ragazzina ingenua, infatuata e che non aveva mai fatto del male a nessuno.
Stava per dirgli tutto ciò, ma non fece in tempo perché improvvisamente il viso di Tom si avvicinò ulteriormente al suo, fino a far combaciare le loro labbra. All’inizio rimasero completamente immobili. Harry era paralizzato sia dallo stupore (non avrebbero dovuto litigare?) sia dai battiti accelerati del cuore e dal calore che lo stava pervadendo. Era il suo primo bacio. Dopo, Tom posò le sue mani sulla schiena dell’altro per far aderire maggiormente i loro corpi e iniziò a leccargli lentamente le labbra invitandolo tacitamente a schiuderle. Harry, quasi involontariamente, si ritrovò a dare libero accesso alla lingua di Tom, per poi elevarsi in punta di piedi e circondare con le braccia il suo collo, ricambiando appassionatamente il bacio mentre Tom faceva vagare freneticamente le mani sulla sua schiena.
Da quanto tempo Tom lo desiderava? Al momento gli sembrava di non aver desiderato altro da quando lo conosceva. Era come se la sua mente si fosse svuotata completamente da ogni pensiero che non riguardasse strettamente Harry. Era una sensazione liberatoria, stupenda e, per quanto si rendesse pienamente conto che era una riflessione fallace, pensò che avrebbe potuto trascorrere il resto della sua vita a baciarlo.
Harry, invece, mentre s’inebriava del profumo del bagnoschiuma di Tom e quest’ultimo interrompeva un attimo il bacio per riprendere fiato e cominciava immediatamente a succhiargli e baciargli il collo fino a farlo gemere, si chiese cosa diamine stesse combinando. Non era per baciarlo che gli aveva chiesto di seguirlo lì, lo aveva fatto perché era arrabbiato. Tentò di concentrarsi sull’espressione afflitta (tanto diversa dai suoi soliti sorrisi solari) che Ginny aveva assunto mentre gli raccontava i fatti, ma per quanto ci provasse, in quel momento, concentrarsi su qualcosa che non fosse Tom, era molto difficile.
-Oh! Scusate, continuate pure-.
I due si allontanarono subito, o meglio Harry si allontanò subito, al suono di quella voce appartenente al Frate Grasso che si affrettò a sparire riattraversando il muro.
Tom stava per riabbracciare Harry, ma questi non gli permise neanche di sfiorarlo e indietreggiò immediatamente.
In seguito, se ne sarebbe vergognato molto, ma non fu il pensiero di Ginny a impedirgli di riprendere da dove erano stati interrotti, fu quello di Bellatrix. La consapevolezza che quello che stava facendo con lui lo aveva già fatto con lei, magari solo il giorno prima, lo riportò in sé, gli ricordò cosa gli aveva raccontato Ginny la sera precedente  e che, al momento, era arrabbiato con Tom.
-Harry…-
-No, niente “Harry”- l’interrupe il Grifondoro. -Chiedi scusa a Ginny, piuttosto-.
 
Tom posò il libro sul comodino e si sdraiò sul letto chiudendo gli occhi. Si sentiva… ferito e ammetterlo gli suscitava un sentimento feroce che era un misto tra rabbia e dolore.
Era stato completamente sincero e aveva tentato di far comprendere a Harry quanto, per lui, fosse diverso da tutti gli altri, più importante di tutti gli altri e il Grifondoro aveva ricambiato dicendogli di chiedere scusa a quell’insulsa Weasley. Era meno importante di lei per Harry?
“Chiedi scusa a Ginny”.
  Al momento, l’unica azione che Tom aveva voglia d’intraprendere nei confronti di quella stupida ragazzina, era sfogare su di lei la propria ira e lo avrebbe fatto appena avesse trovato una maniera per non affrontarne le conseguenze. Ira… non lo era, non solo, era anche dolore simile a quello che aveva provato quando aveva scoperto che per sua madre non era stato una motivazione sufficiente per voler continuare a vivere.
Strinse le mani in un pugno. Era furioso, se con sé stesso per la proprio debolezza, se con sua madre per averlo abbandonato, se con Harry per averlo messo in secondo piano rispetto a quella nullità della sua amica o con quest’ultima per non aver tenuto la bocca chiusa, non lo sapeva, ma era veramente furioso.
Si risedette, riafferrò il libro, lo riaprì e ricominciò a leggere.

***


Cedric rimase a osservarlo per un buon quarto d’ora mentre piroettava sempre più velocemente, compiva acrobazie complesse, saliva con la rapidità di un siluro per poi lasciarsi cadere in picchiata e riprendere il controllo della scopa all’ultimo secondo. Non c’erano boccini nei dintorni, aveva controllato, il suo era un volare senza scopo che compiva solo per sfogarsi. Si mordicchiò il labbro inferiore, indeciso sul da farsi.
Alla fine fu Harry ad accorgersi della sua presenza. Si fermò a mezz’aria e scese lentamente verso il suolo per poi avvicinarsi a lui che si era appoggiato alle porte dello spogliatoio di Tassorosso. Gli si accostò senza salutare e rimase in silenzio.
Questa era una delle qualità di Diggory che Harry apprezzava maggiormente: sapeva capire l’importanza che poteva assumere un conforto tacito. Harry non era un tipo taciturno, era pur sempre un Grifondoro e i Grifondoro non vanno d’accordo con tutto ciò che è quieto e tranquillo, ma prima di diventare un Grifondoro, aveva trascorso dieci anni a casa Dursley con l’unica compagnia di Eileen e Sev, nessuno dei quali era particolarmente chiacchierone.
Grazie a loro, Harry aveva imparato che le parole non dette, a volte, potevano essere più consolanti di qualsiasi interminabile sermone.
Dopo una mezz’oretta, trascorsa a stare zitti, Diggory chiese:-Posso fare qualcosa per te?-.
Harry sorrise. Non era come Hermione che per tentare di aiutarlo aveva giocato a fare la psicologa, cercando di incitarlo a parlare di “cos’era successo” e di “come si sentisse al riguardo”. Harry era certo che fosse animata dalle migliori intenzioni, ma lui non aveva nessuna voglia di ricordare ciò che era successo e tanto meno di parlare dei suoi sentimenti confusi verso Tom.
-Sì, c’è qualcosa che puoi fare- rispose. –Distraimi-.
Cedric rifletté qualche istante per poi estrarre dalla sua borsa l’uovo d’oro che aveva conquistato durante la Prima Prova e aprirlo. Era cavo e vuoto, ma quando fu dischiuso, emise il gemito più stridulo che Harry avesse mai sentito. Il Tassorosso lo richiuse quasi subito.
-Che diavolo era?- chiese Harry scioccato.
-Non lo so- confessò l’altro con un sospiro. –ed è questo il problema: non riesco a capirlo. Ho provato di tutto. Giuro. Pozioni, incantesimi, trasfigurazione, ci ho inciso sopra delle rune antiche, ma il suono continua a non cambiare-.
-I tuoi amici cosa ne pensano?- s’informò Harry.
Cedric lo guardò stupito. –Non parlo della Prova con loro-.
-E perché no?- chiese Harry.
-I Campioni devono risolvere l’indovinello da soli- gli ricordò l’altro.
Il Grifondoro sbuffò.
-Cedric,- disse –quello che è successo alla prima Prova non è stato sufficiente per aprirti gli occhi? Krum e la Delacour non si faranno scrupoli a chiedere aiuto ai loro presidi: non vedo perché tu debba fartene. Come dice Prince l’inganno e l’imbroglio sono parti integranti di un Torneo Tremaghi e voi maghi Purosangue siete tipi tradizionalisti, giusto?-.
-Harry…- provò a intervenire il Prefetto, ma il minore non gli diede il tempo di continuare.
-Chiederemo aiuto ad Albus e Hermione- decise passando con spontaneità alla prima persona plurale. Probabilmente, fu proprio quel “noi” implicito a porre fine all’istante alle rimostranze del Campione.
-Tu gli piaci,- continuò intanto l’altro del tutto ignaro –saranno felici di darti una mano. Senza contare che Hermione sa tutto di tutto e Al è un genio: con il loro aiuto risolveremo l’enigma in un attimo. Forza, andiamo- lo incitò afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso il castello.
L’operazione “Seconda Prova” era iniziata.

 
 

  
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