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Autore: tippy    02/02/2011    10 recensioni
One-shot su Teresa Lisbon e Patrick Jane. E' qualcosa di molto breve e senza alcuna pretesa, ma spero comunque che vi piaccia! Ah, c'è un riferimento (come si può notare anche dal titolo) all' ultima puntata del telefilm.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teresa chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, mentre si lasciava andare sulla poltrona del suo ufficio: la giornata era stata a dir poco stressante e non vedeva l'ora di tornare a casa. Rimase in quel breve stato di relax per qualche secondo, assaporando il silenzio che la stanza le regalava. Poi riaprì gli occhi... E si ritrovò il volto di Patrick Jane che la osservava in silenzio, a pochi centimetri di distanza da lei... La donna per una frazione di secondo rimase incantata da quegli occhi: così azzurri, così intensi... Così indagatori; poi diventò rossa come un pomodoro e alzandosi di scatto esclamò: “Accidenti a te, Jane! Mi hai fatto prendere un colpo!” .

Patrick osservò le sue guance arrossate e con uno dei suoi soliti sorrisetti compiaciuti si avviò verso il divano di Teresa.

<< Ed ecco il sorrisetto idiota... >>, pensò lei: sapeva che il consulente si era accorto del suo imbarazzo per esserselo trovato a così poca distanza senza alcun preavviso e la cosa la irritava parecchio. Non voleva che lui sapesse degli effetti che riusciva a scatenare in lei, la fredda e razionale Teresa Lisbon. Ma d'altra parte, quell'uomo era un mentalista: gli si poteva nascondere ben poco.

“Vedo che alla fine hai tenuto il nuovo divano che ti ho regalato...”, constatò Patrick dopo essersi seduto.

“L'ho fatto solo perchè il mio è sparito e non ho la più pallida idea di che fine gli abbia fatto fare!”, rispose seccata la donna.

“Su dai, vieni a sederti”, la invitò lui battendo delicatamente la mano sul divano.

Teresa ebbe un deja-vù: quella stessa identica scena era avvenuta qualche giorno prima e lei gli aveva risposto con un deciso “NO!”. In quel momento però era stanchissima, e quel divano non le era mai sembrato così invitante... Osservò Patrick: continuava a battere la mano sul posto accanto a lui e nel frattempo le lanciava un sorrisetto ammiccante: “Dai, non farti pregare Lisbon!”. Altro sorriso ammaliatore... Teresa lo osservò come incantata, poi, tornata in sé, osservò il divano per alcuni secondi... Pensò alla possibilità di sedersi su quel divano... Accanto a lui... “Jane... Te l'ho già detto una volta e te lo ripeto: NO!”

“Questo 'No' vuol dire 'No, non voglio sedermi sul tuo divano' o 'No, no voglio sedermi accanto a te' ? Perchè ti ho visto più volte stenderti qui sopra, quindi la causa del tuo rifiuto verso questo comodissimo sofà, sarei io...”.

Teresa sentì lo stomaco contorcersi, diventando più rossa di prima.

“Sei proprio carina quando ti imporpori tutta, lo sai?”, le disse mentre la fissava coi suoi occhi magnetici. Teresa ricambiò con un' espressione di sorpresa, che venne subito colta dal mentalista, “Dico sul serio Lisbon, non sentirti imbarazzata!”.

<< Mi ci sento adesso, pezzo d'imbecille! >> . Quando si trattava di Patrick Jane finiva sempre per provare un insieme di emozioni che difficilmente riusciva a trattenere: ad esempio, più di una volta le era venuta voglia di mollargli un pugno sul naso... Altre volte invece... Si accorse che Patrick la stava ancora fissando; uno dei suoi soliti sorrisi era apparso sul suo volto ed era diretto a lei... Teresa si voltò e si diresse verso la scrivania; prese una cartellina e la aprì, fingendo di leggerne il contenuto. Il tutto dando le spalle al consulente, per evitare di incrociare anche solo accidentalmente il suo sguardo.

“ Jane, sono parecchio impegnata e vorrei tornare a casa il prima possibile quindi se non ti spiace...”

“Okay, okay... Tra un minuto sarò fuori di qui”

Passò qualche minuto mentre Teresa fissava il foglio senza riuscire a leggere cosa vi fosse scritto: sperava solo che Jane se ne fosse andato e dal silenzio che regnava nell'ufficio, sembrava proprio che quel rompiscatole lo avesse fatto. Ormai certa del fatto che non ci fosse nessuno nella stanza oltre lei, Teresa si voltò... Ritrovandosi di nuovo quei fari azzurri a pochi centimetri di distanza.

“Che diavolo ci fai ancora qui? E vuoi smetterla di farmi questi scherzetti del cavolo?!? Non sono divertenti!”.

Patrick non rispose, semplicemente si limitò a fissarla: prima gli occhi, poi le labbra, infine i capelli. Sorrise: “Stai bene con i capelli lisci...”, disse con un filo di voce, e allungò la mano verso il viso di lei. Teresa provò a indietreggiare, ma la scrivania dietro di lei glielo impedì; seguì con gli occhi la mano di lui che si avvicinava alla sua guancia, che la sfiorava leggermente con la punta delle dita per poi arrivare alla ciocca di capelli e spostargliela dietro l'orecchio.

Teresa sentì un brivido attraversarle la schiena... “Jane...Si può sapere cos'hai?”

Ma Patrick continuava a non rispondere... La mano di lui si spostò dai capelli al mento, e delicatamente le alzò il viso. La guardò intensamente negli occhi per qualche interminabile attimo, poi cominciò lentamente ad avvicinarsi... Teresa sentì le morbide labbra di lui poggiarsi sulle sue: Patrick Jane la stava baciando! Non riusciva più a pensare, presa da un vortice di emozioni che non aveva mai provato prima... Dentro si era sciolta come un ghiacciolo al sole, ma fuori era rimasta rigida come un pezzo di legno. Lui la stava baciando e lei non stava ricambiando! La donna non trovò altra via d'uscita se non quella di allontanarsi sedendosi sulla scrivania.

Patrick la guardò negli occhi: un accenno di sorpresa, e probabilmente delusione, nella sua espressione... Poi cercò di mascherare tutto mostrando un lieve sorriso... Teresa ricambiò lo sguardo, sorpresa anche lei per ciò che stava accadendo... Si sfiorò le labbra con le dita... Patrick era ancora lì, ma aveva indietreggiato di un paio di passi... << Teresa che diavolo stai facendo?! >>, fu l'urlo che esplose nella mente della donna. Per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, aveva deciso di lasciarsi andare, di mostrare i suoi sentimenti nei confronti di quell'uomo così particolare, così bello... Così semplice ma anche così complicato... Come lei...

Patrick stava per fare un ulteriore passo indietro, quando Teresa lo afferrò per la giacca e lo avvicinò prepotentemente a sé... Sì avvinghiò alle labbra di lui con le sue, come un uomo che ha appena visto un'oasi in mezzo al deserto... Patrick, colto di sorpresa, rimase con le braccia a mezz'aria per alcuni secondi, poi con una mano le afferrò il volto mentre faceva scivolare l'altro braccio verso la schiena di lei. La giovane donna fece scivolare le mani sotto la giacca di lui, appoggiandole sul suo petto: riusciva a sentire il calore di lui e il cuore che batteva veloce almeno quanto il suo, forse anche di più... La cosa la fece sorridere; “Perchè sorridi?”, le chiese lui mentre continuava a darle piccole baci sulle labbra.

“Niente... Niente...”, rispose lei, contenta del fatto che per una volta Jane non avesse già intuito tutto. Patrick scese poi sul collo, e Teresa si sentì percorrere da un brivido pieno di desiderio... Affondò il viso nella spalla di Jane, avvolta nel suo buon odore... E poi fece una cosa che avrebbe sempre voluto fare: passò una mano tra quei riccioli biondi che si dimostrarono morbidi proprio come li aveva sempre immaginati... Patrick ritornò sul suo viso e dopo averla baciata a lungo, la osservò con dolcezza... Poi le sfiorò il labbro superiore col pollice. Alla fine indietreggiò e, con un mezzo inchino, fece cenno alla donna che poteva scendere dalla scrivania. Teresa non riuscì a trattenere un mezzo sorriso e, una volta in piedi, si avvicinò al mentalista per aggiustargli la giacca.

“Jane...”

“Sì... Lisbon?”

“Quello che è successo nell'ufficio... Rimane nell'ufficio”, disse col tono della solita Teresa.

Patrick le lanciò uno dei suoi soliti sorrisetti: “Signorsì, signora!”, e così dicendo l'uomo si diresse verso la porta; stava per andare via quando all'improvviso si fermò, si voltò verso la donna e disse: “E comunque il tuo vecchio divano ce l'ho io... L'ho preso perchè nelle mie notti insonni mi da la sensazione che ci sia anche tu...”.

   
 
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