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Autore: Kagome_    02/02/2011    3 recensioni
"basta uno sguardo, un solo sguardo, e la vita di Leah cambia totalmente....gli amori, gli amici, le sofferenze e i giuramenti scompaiono accanto a due occhi rubino. Gli occhi più sbagliati del mondo, senza dubbio; ma anche se qualcosa va contro tutto ciò in cui si ha sempre creduto, contro i legami e i giuramenti, può essere un errore, può esserlo anche se rende così felici e completi?"
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga "Basta uno sguardo per tornare a vivere"'
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Spero tanto k il primo capitolo vi sia piaciuto... quindi eccovi il secondo!! ^.^  cmq volevo ringraziare chi ha commentato il primo capitolo, e anke ki ha messo la mia storia nei preferiti, in quelle da ricordare e nelle seguite!! ^.^ grazieeeeeee milleeeeeeee!!
cmq voglio avvisarvi k man mano andrete avanti a leggere, i capitoli si faranno sempre + interessanti e pieni di colpi di scena!! muahahahah
a qesto punto vi auguro solo buona lettura!!
Kagome_ 


CAPITOLO 2

Invertimmo la marcia e correndo sempre più veloce arrivammo a casa di Billy in un batter d’occhio. Il tragitto non era mai stato così breve; chissà cosa poteva esser successo di così grave da farci tornare indietro con tanta urgenza. Il piccolo salotto della casa rossa era illuminato e già da fuori si iniziavano ad intravvedere delle ombre. Spalancammo la porta. Erano tutti li, come quando me ne ero andata, solo che questa volta il branco e i Cullen erano disposi a cerchio intorno a quella succhiasangue veggente, che continuava a ripetere affannosamente –Stanno arrivando! Ormai è tutto deciso!-.
Sembravano quasi delle statue: facce tirate e tese dall’ansia, scattavano e saettavano a destra e sinistra per intrecciarsi agli sguardi dei presenti, come a cercare una tacita rassicurazione. Anche se, quello che diceva il piccolo folletto, era tutt’altro che incoraggiante.
Io, Jake e Seth ci guardammo confusi, l’atmosfera che si respirava in quella piccola sala era di assoluto staticissimo, con un pizzico di ansia e timore, il tutto coronato dalla voce in sottofondo della succhiasangue, che plasmava a mio dire un clima disarmante.
Alice era così minuscola, ma con una semplice visione era riuscita a creare un tale trambusto tra i presenti. Dopo qualche momento di fermento, dove ogni partecipante esprimeva con vigore il proprio pensiero, Sam riportò l’ordine nella stanza con il semplice schiaristi della voce. Adesso aveva tutti gli occhi addosso, un misto di sguardi oro e castano scuro/nero.
Ero ancora sulla soglia della porta, quindi con disinvoltura, pur sempre guardando l’alfa che aveva iniziato a parlare, andai a sedermi sul davanzale della finestra, seguita da Jake e Seth.
–Manteniamo la calma! Alice sai dirmi quando arriveranno e dove con precisione??-
La vampira che sembrava un piccolo e fastidioso folletto, arricciò il naso per concentrasi meglio, i suoi occhi erano vacui, persi in un film in cui solo lei aveva accesso. Jasper le avvolgeva un braccio attorno alle spalle, a mo’ di protezione e incoraggiamento.
–Ora è sicuro, fra due giorni i Volturi saranno qui, cattureranno il neonato nei pressi della riserva- la sua voce si affievolì fino a tramutarsi in un sussurro. La notizia creò immediatamente di nuovo scompiglio nella stanza. Il mio pensiero e il mio sguardo volarono a mia madre, non lontano da me, che faceva saettare i suoi grandi occhi scuri, ansiosi e preoccupati, da me a Seth. Il capo dei Cullen fu il primo a rompere quel chiacchiericcio –Bene, dobbiamo organizzarci! Allora, Bella porta a casa Nessie. Intanto noi penseremo ad una strategia.-
Poco dopo iniziò una lunghissima discussione accesa su cosa fare, su come affrontare l’imminente problema denominato: Volturi and Co. La difficoltà principale era come tenere al sicuro sia gli abitanti di Forks che quelli della riserva, nel caso il neonato si fosse avvicinato troppo alle abitazioni prima dell’intervento delle “sanguisughe italiane”.
Mentre Carlisle e Sem mettevano a punto gli ultimi dettagli e i turni di pattugli, fuori dalla finestra del soggiorno la pioggia era iniziata di nuovo a scrosciare. Batteva con insistenza sui vetri della piccola casetta rossa. Quel tipico rumore che faceva quando toccava il suolo e l’odore di muschio che emanava, mi riportava alla mente tanti ricordi: quando Sam, prima di trasformarsi, mi riportava a casa alla sera  e per evitare che mi bagnassi mi prestava il suo giubbotto, oppure, quando stavamo sotto il portico di casa mia ore e ore a parlare di qualsiasi cosa, avvolti in una coperta e abbracciati, e… Qualcosa mi colpì al fianco e mi fece trasalire con rammarico da quei ricordi, seppure dolorosi. Ero davvero una stupida, anzi un’autolesionista! Ogni qualvolta mi perdevo nei meandri della mie memorie, scivolavo inevitabilmente nel cassetto, a mio dire ben blindato, etichettato con il nome di: Sam. Le immagini di quel passato, seppure ormai  lontano, erano ancora vivide nella mia memoria… Indelebili. Mi girai per tirare un’occhiataccia a chiunque fosse stato e sentii la voce scherzosa di Jake.
-E’ inutile che cerchi di fare la dura, tanto si vede lontano un miglio che hai sonno! Da quanto non dormi 30… 32 ore?-
-Non sono stanca!!!- risposi con voce irritata e molto seccata per il commento, forse un po’ troppo veritiero.
-Vallo a raccontare a qualcun’altro!! E’ da 5 minuti che sei li imbambolata davanti alla finestra. Sarà meglio che torni a casa, tanto ormai la riunione è quasi finita.- disse Jake sempre con quel suo sorrisino stampato in faccia, dalla serie “so’-tutto-io”. Alla fine cedetti –Va bene… vado, ma sappi che non sono stanca!!!- gli risposi facendo una linguaccia e alzando il mento in maniera altezzosa, portandolo a quella giusta angolatura ribattezzata “Regina-Leah”.
-Come dite voi, Vostra Altezza- e scoppiò in una ristata sonora, subito seguita da un’imitazione un po’ goffa d’un inchino. Chiara presa per il sedere.
Quindi colsi la palla al balzo e mi diressi a tutta velocità verso casa. Era bello correre nel bosco di sera, soprattutto quando la pioggia leggera ti picchiettava sul viso, il buio avvolgeva tutto e solo la luna con il suo tenue bagliore illuminava i contorni della foresta, facendo sembrare tutto tranquillo e silenzioso, quasi surreale. La vegetazione creava come una bolla che racchiudeva tutto il MIO mondo di pace e serenità, i problemi? Pff cos’erano i problemi in questo mio angolino felice, creato per fuggire dalla vita frenetica e soprattutto dolorosa di tutti i giorni. Senza accorgermene ero già arrivata. Quella notte feci il mio sogno ricorrente, io che cercavo in tutti i modi di raggiungere Sam, ma più correvo veloce e più Sam si allontanava, fino a che scompariva nel nulla. E come tutte le mattine mi svegliavo ancora più stanca di prima. A colazione Seth mi bombardava di domande come sempre senza lasciarmi neanche il tempo di svegliarmi, il suo entusiasmo a volte era davvero seccante. La colazione era sacrosanta per me, richiedeva silenzio e concentrazione per iniziare, almeno, con un po’ di “energia” la schifosa e monotona giornata che si prospettava; ma questo ovviamente era impossibile. Una mattina, non molto tempo fa, per fare colazione in pace mi ero ridotta addirittura a mangiare la mia scodella di latte e cerali nel bosco, seduta per terra con gli scoiattoli come spettatori. Questa mattinata fortunatamente ero io di turno, infatti appena uscita di casa mi tolsi i vestiti, ovviamente controllando a destra e sinistra che non ci fossero occhi indiscreti in zona, e lasciai che il tremore invadesse tutto il mio corpo. Ormai trasformarsi era diventato più semplice, si può dire automatico. Ecco che la candida pelle color alabastro, in un attimo, venne sostituita da una folta pelliccia argentata… il terrore di ogni estetista. Questo pensiero mi fece sorridere.
-Ciao Leah, dormito bene? Perché sorridi?- Mi chiese Jake che come sempre era di turno con me.
-Come un angioletto-gli risposi sorridente, poi scrollai il muso –Niente lascia stare, erano solo dei pensieri idioti. Comunque  te hai passato bene la notte, oppure il tuo russare ha disturbato anche te?-
-Sempre simpatica! Comunque si, i 14 o forse 17 hot dog che ho mangiato non mi sono rimasti sullo stomaco- rispose con voce soddisfatta del record raggiunto di hot dog mangiati in una sera.
Entrambi ridemmo di quella scena, che come un flasch apparve nelle nostre menti. Jake quando mangiava era davvero impossibile, anzi TUTTI i ragazzi quando mangiavano erano davvero da “pelle d’oca”. Ok, va bene la pubertà, passi lo sviluppo, ma cavolo sembravano dei cinghiali che si contendono l’ultima ghianda; se non stavo attenta uno di questi giorni mi sarei svegliata senza un braccio o peggio non mi sarei proprio svegliata. All’idea scoprii i denti in una specie di mezzo sorriso lupesco.
-Ciao ragazzi!- la voce di Sam mi risuonò nella mente.
-Ciao- risposi io con voce apatica, aumentando di poco il passo.
-Ehi, ciao Sam!- rispose Jacob. –Come mai qui? Mica avevi il turno questo pomeriggio?-
-Si ma Jared questa mattina non si è sentito bene, sarà per il troppo cibo che ha mangiato ieri sera, e quindi ho preso il suo posto-
Bene ci mancava solo questa, la giornata stava assumendo una brutta piega. Resisti Leah, resisti. In fondo corre con Sam non è così male.
Come ogni volta che pattugliavamo la zona, ci dividevamo la riserva. Come sempre Jacob controllava il confina con il territorio dei Cullen. 

   
 
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