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Autore: honeysuckle_s    03/02/2011    3 recensioni
Rin è una studentessa overseas che da lezioni di francese. Un suo allievo particolarmente silenzioso le ruberà il cuore...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo, Kohaku, Rin, Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’indomani Rin convenne che non era successo niente di male. Aveva giusto finito di vestirsi, quando
qualcuno suonò al campanello. Era da sola, perché una delle coinquiline era andata a ballare e sarebbe rimasta a dormire da amiche, e l’altra era tornata per qualche giorno in Finlandia. Poteva essere Kohaku. O Inuyasha. E invece il suo cuore si ritrovò nuovamente a battere all’impazzata. Era Sesshomaru. “Ciao..” disse, con un filo di voce. “Ciao Rin.” Silenzio. Pesante. “Posso entrare?” “Certo, accomodati.” Gli fece spazio e lui entrò.



Era la classica abitazione occidentalizzata, dove gli inquilini non si toglievano le scarpe, facevano feste fino a tardi e avevano un relativo concetto della pulizia. Però questa gli sembrava diversa. Oltretutto aleggiava un gradevole odore di caprifoglio. Si sedettero in cucina. Rin gli offrì un tea. Lei si versò del semplice succo d’arancia. Rin continuava a sentirsi tesa e dovette sedersi per nascondere il tremolio delle mani e delle gambe. “Non volevo farti star male, Rin. Comunque aggiungo che sei davvera brava col disegno.” “Grazie.” Silenzio. Beh, le scuse gliele aveva porte. Nel suo stile conciso, ma l’aveva fatto. E poi non doveva dimenticare che la comunicazione di Sesshomaru era soprattutto non-verbale e lei aveva imparato a leggere qualcosa. Infatti era sicura che ci fosse un che di mesto nel suo viso. Spostò la conversazione su argomenti svariati. Chiaccherarono del più e del meno. E si diedero appuntamento per un giro in centro martedì, finita la lezione.
 



Seduta al tavolo della sua cameretta, Rin finì di applicare l’ultimo tocco di colore a una serie di dipinti fatti coi colori ad acqua. Ognuno di essi rappresentava un’emozione ed erano stati realizzati secondo un ordine cronologico. Il primo era basato su tonalità verdi. Il soggetto era un qualcosa di indefinito e indefinibile.
 



 Verde… Come la speranza, che è dura a morire. Verde come la vita giovane. Verde come il risveglio della primavera. Quella primavera trascorsa in un Giappone florido e vivace. Quella primavera in cui ormai lei e Sesshomaru si vedevano spesso, come fossero una coppia. Si davano appuntamento, passeggiavano, girovagano, senza preoccuparsi del tempo o della meta. Gli occhi del ragazzo erano definitivamente divenuti più rilassati e gentili. Aveva anche imparato a sorridere. E a ridacchiare con lei, quando sparava qualcosa in preda all’euforia. Si vedevano per lo più fuori, in spazi aperti. Ricordava il volto di Sesshomaru con intorno il cielo della capitale, un po’ a tutte le ore.
 



Il secondo… Rosa/Rosso… Rosa, come la serenità e l’intimità. Rosso, l’attrazione, la passione, il desiderio. Era maggio quando Rin collegò, per un principio artistico, la sua “storia” con Sesshomaru a quei colori. Continuavano ad andare in giro, ma ormai, divenuti più confidenti, si ritrovavano spesso a casa di lui a fare discorsi più seri ed approfonditi. Poi un pomeriggio Rin posò le sue mani sulle sue. E da quel momento entrambi avvertirono delle vibrazioni nell’aria. Di una curiosità, di un affetto, di un’attrazione che cresceva.
 



Giallo… Si associa alla gelosia o alla forza, perché correlato al sole… E fu come una luce, un lampo, quell’improvvisa consapevolezza che il tempo stava per finire. E si sa, le cose belle durano poco; il periodo di studentessa universitaria all’estero era giunto inesorabilmente alla conclusione. 10 mesi erano volati, in pochi giorni. Puff…
 



Blu scuro/Viola scuro… Come la profondità del mare, che sembra celare qualche arcano segreto. O forse qualche tesoro. Il viola scuro, l’esasperazione negativa del rosso. Colori profondi e in qualche modo cupi. Cupo ero lo stato d’animo di Rin, introspettivo, malinconico e profondo. Sesshomaru non l’aveva accompagnata all’aeroporto. Come un tacito accordo, sarebbe stato inutile e doloroso. Per entrambi. Fu  una traversata triste. Ma Rin la accettò. Parlava poco, era schiva verso le compagnie, anche famigliari, e rifletteva. Non si sarebbe ribellata ad un destino così avverso perché ormai la sua età le imponeva che certe cose vanno accettate, rielaborate, superate e non combattute. Era certa che anche dall’altra parte del mondo un simile ragionamento veniva messo in atto.
 



Grigio/Bianco… Un accostamento che rievoca la tristezza e il candore. Aveva perso una parte di sé, che la completava, che la arricchiva, che la faceva sentire unica. E ora, dopo mesi, era pronta per rinascere, trasformando il dolore della separazione in gioia per quello che la vita le aveva momentaneamente offerto. Riprese a sorridere. E si scoprì ancora più forte di prima. Perché aveva avuto qualcosa di veramente speciale. Ripensava anche al fatto di non essere stata da sola, in quel doloroso scontro/incontro con sé stessa. I genitori le volevano bene, le avevano dato l’opportunità di fare esperienza all’estero… Non aveva più senso piangersi addosso.
 




Arancione… Un colore brillante, accesso, energico, che si potrebbe associare alle arance e alla vitamina C, che tanta forza da :-) Avrebbe dipinto sempre con la base di quella tonalità, per sempre. Aveva perso fisicamente Sesshomaru, ma egli viveva in lei, le aveva trasmesso una parte del suo spirito forte e battagliero.
 




Epilogo. Rin e Sesshomaru non si videro mai più. Non avvenirono mai conversazioni tramite mail o chat o social network. Si erano dati un silenzioso addio alla vigilia della partenza di lei. In un certo senso non fu doloroso da morire, perché entrambi avevano sviluppato un proprio modo di vivere quella storia, così particolare. Innanzitutto, c’erano stima, rispetto e simpatia reciproca. Qualità che accrescevano agli occhi dell’altro quando si incontravano, indipendentemente dal contatto fisico. Poi, Rin era cambiata dall’adolescenza e Sesshomaru era stato sempre di poche parole. Entrambi badavano ai fatti. E il fatto era che fra i due si era stabilita un’alchimia bellissima. Non avrebbero cercato di corromperla tramite vuote comunicazioni telefoniche. Ecco perché quando Rin tornò a casa non seppe più nulla di lui. Era sicura che a tante miglia di distanza, un paio di occhi quasi ambrati pensava a lei, al calore umano che gli aveva trasmesso.



Nessuna sarebbe stata capace di amarlo come aveva fatto lei. La tristezza lo avvolse quando partì. Ma non aveva senso continuare una storia a distanza. Né piantare Rin in Giappone sarebbe stata la soluzione. Non era pronta per quello. E poi, sarebbe stato come sfidare il destino, che aveva previsto solo 10 mesi per entrambi. Non bisognava forzare le cose. Mai.
 



Agli occhi degli altri, la tacita e condivisa decisione potrebbe sembrare drastica e fatalista. Non spetta a noi giudicare il corso di quegli eventi così pieni. E poi, sfugge ai più come quei due vissero un periodo di intensa fusione spirituale. Che avrebbe continuato a vivere dentro di loro, fino alla fine. Malgrado non seppero più nulla l’uno dell’altra. Per quanto riguarda “certe” questioni, siamo quasi sicuri che i due arrivarono semplicemente a scambiarsi due profondi baci, che esprimevano la loro volontà di diventare una sola essenza. Diciamo “quasi” perché… Sapete, soprattutto ad uno dei due dava fastidio mettere in pubblico certe questioni private.
  
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