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Autore: honeysuckle_s    03/02/2011    1 recensioni
Sesshomaru è un demone imprigionato tra gli umani, e gli viene affidata un'orfana. Una storia contemporanea, al di là dell'Atlantico! ***Questa è una ripubblicazione in capitoli, ringrazio DivinaKagome e Mei91!***
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo il trionfo Andy passò a farle le congratulazioni. Rin arrossì. Sotto sotto se la godeva. Che magnifica sensazione. Il suo ego era appagatissimo. Invitò Andy ad entrare, gli offrì del succo di menta, e parlarono della giornata precedente. A un certo punto Rin gli chiese se il sig. Sesshomaru fosse stato presente. Andy fece spallucce. Non se lo immaginava proprio quel demone ad un concerto. Che idea balzana. Rin avvertì d’un tratto un vago senso di delusione. Non avrebbe saputo dire perché. E poi… Voleva vederlo. Un’idea secca e concisa. Voleva vederlo. Quel capolavoro di grazia, fierezza e forza. Rin sentì per un attimo quel senso di protezione che aveva provato dopo quello strano incidente. Le venne un’idea. Con la scusa del regalo.. Chiese ad Andy di accompagnarla ad Emmerke. Detto, fatto.
 




Sesshomaru aveva dovuto sondare tutti gli aspetti del suo carattere. Fu un lavoro che lo lasciò stremato. Non era come combattere contro nemici. La lotta con sé stesso era stata la battaglia più dura finora affrontata. Era sceso in profondità, c’erano insidie dovunque, un passato che ritornava, un lato saggio e uno giovanile, impulsivo. E soprattutto, dovette affrontare una sensazione nuova. L’interazione affettiva. Ma che bel binomio. Oltretutto a lui estraneo. Non si era mai legato a nessuno. Non aveva mai sperimentato quella sensazione del “take n’ give”, nossignore. Tanti decenni a vagare da solo, portandosi dietro per pura convenienza quel kappa inutile, Jaken. Chissà se stava ancora vagando disperatamente alla sua ricerca.




Dopo l’incantesimo del demone Sesshomaru si era trovato in un altro mondo, quel mondo, senza che nessun essere si fosse accorto di quello che era successo. Dall’altra parte Sesshomaru era semplicemente scomparso, volatilizzato. Puff. Ed ora, eccolo lì, quel demone cane dalla rabbia repressa. Quel demone cane che adesso cominciava a pensare per due. Quella mattina si era svegliato in preda a un fortissimo mal di testa, e quella parte di lui che chiameremo più antipatica si era zittita. Rassegnata.
 




Nel tragitto per Emmerke Rin pensò che era domenica, e l’indomani non sarebbe andata a scuola. Le lezioni erano finite! Che leggerezza. Poteva esserci qualcosa che la turbasse? Ma no! Era tutto perfetto. Le sembrava che la ruota della fortuna avesse puntato solo lei, quel periodo. Si sentiva leggera come una piuma. Contemplò a lungo il giardino di Rosemary Road. Era stupendo. Quanti fiori! Ne raccolse uno e cercò di fissarlo alla buona dietro l’orecchio. Andy ricevette una chiamata (Quell’uomo è un centralino vivente, pensò Rin) e si congedò in fretta. Per il passaggio a casa avrebbe dovuto provvedere da sola, coi mezzi pubblici. Rin gli sorrise e lo ringraziò per essere stato presente ad “Art 4 us guys”. Andy le sorrise a sua volta, si mise in macchina e sparì. Rin si voltò verso quel portone e bussò. Le aprì la governante. Le fece i migliori complimenti. L’intera giornata era stata trasmessa su un canale locale. Era stato un evento bellissimo. La voce di Rin aveva seriamente fatto colpo. La ragazza fece un sorriso obliquo, godendosi un altro momento di gloria. Avesse misurato il suo ego in metri, ne sarebbe uscito un grattacielo. Soffocò una risata. Che idee che le venivano! La governante si congedò e le disse di aspettare nell’atrio mentre andava ad annunciarla al padrone. Rin sorrise e si avvicinò al famoso dipinto.
 




Sesshomaru la fissò a lungo senza farsi scorgere. Eccola lì. Con quello strano kimono tipico della sua epoca. E con quei capelli altrettanto strani. Li aveva tagliati? Poteva darsi. In questo mondo di umani la gente si abbelliva e portava acconciature diverse da quelle a cui era abituato, dall’altra parte. Fece spallucce. Non le importava il modo in cui la ragazza si vestiva. Era lì. Sentiva il suo animo. Il suo cuore. Che sensazione di purezza che emanava. Sesshomaru era convinto che solo lui potesse sentire quell’essenza. Gli esseri umani non possedevano un olfatto così sviluppato. Lievemente imbarazzato, le si avvicinò. Questa volta lei percepì prima la sua presenza. Si voltò di scatto e lo salutò calorosamente. Gli sorrise. Sesshomaru sperimentò nuovamente quella sensazione di essere baciato dal sole. Quella ragazza era un fiume, un fiume di energia positiva avvolgente. Non avvertiva note di paura. Non aveva più paura di lui dunque. Lo vedeva per quello che era. Le si avvicinò. Rin vide la solita maschera nel suo viso, ma adesso avrebbe letto… Tranquillità? Si, tranquillità. Non era facile indovinare i pensieri del tutore. Però il sesto senso si era affinato ed ora aveva pochi dubbi sulle espressioni di lui.





Lo ringraziò nuovamente per averle concesso la casa. Sesshomaru non stava ascoltando ciò che lei diceva. La stava  sentendo. Sentiva la sua leggerezza, la sua purezza, il profumo di un’anima integra, solida, non corrotta, spensierata. E cosa fondamentale, quei sorrisi erano tutti per lui. Vibrazioni inviate solo a lui, che non pretendevano un feedback. Una generosità che non voleva essere ricompensata. Questa ragazza aveva delle qualità che superavano anche il migliore dei demoni. Ma cosa andava a pensare? Le pupille gli si strinsero un attimo. Poi si rilassarono. Ecco. Lo aveva finalmente capito. Era giunta così naturale quella riflessione. Nonostante fosse una mortale umana, questa ragazza poteva essere paragonata al sole. Il sole, che nelle antiche civiltà era considerato la divinità per eccellenza. Rin guardava silenziosamente il suo tutore. Avrebbe detto che stava attraversando dei momenti di riflessioni interiori contrastanti, a giudicare dalle pupille. Poi lo vide rilassarsi e si rilassò anche lei. Bene. Ed ora? Aveva intenzione di stare lì davanti a lui senza fare niente? Inventati qualcosa, sciocca, si rimproverò. Ma fu lui a squarciare il silenzio. “Sei stata molto brava a cantare.” Lì per lì pensò di aver capito male. Cosa? Lui era stato lì nella calca? Abbassò gli occhi e arrossì. Non aspettando una risposta da lei, Sesshomaru continuò. “Sei portata per il canto.” A Rin stava venendo un colpo. Questo era decisamente il complimento più dolce e gradito di tutti. Lo guardò con una vena di affetto sincero. “Grazie, sig. Sesshomaru.” Gli occhi le si riempirono di lacrime. Quant’è sensibile questa ragazza, pensò il demone. Piange per un niente. Dopo essersi ricomposta, Rin lo guardò. Ed ora? Cosa si faceva esattamente con un demone? Bisognava intrattenerlo? Mangiarci insieme? Fargli da serva? Offrirgli la testa in nome di un sacrificio? Il silenzio stava facendosi imbarazzante. E fu di nuovo lui a squarciarlo. “Farai tardi se non ti avvii verso casa.” Giusto, il bus. Era anche domenica. Ma una parte di lei era riluttante a lasciare il demone. Si rese conto che la sua presenza gli piaceva. La faceva sentire serena. “Si, ha ragione. Allora a presto, sig. Sesshomaru.” Si voltò verso il portone e si sentì rispondere: “A presto, Rin.”






Gli occhi le si riempirono di lacrime. Non si voltò verso di lui, ma chiuse il portone e corse via. Com’era stato tenero il tono della sua voce! Oh, quanto avrebbe voluto stringergli una mano! Si sentiva così bene con lui! Era gentile, a suo modo. E si sentiva protetta. E, notò, per la prima volta mi ha chiamata per nome. Forse potremmo diventare amici un giorno. L’idea le mise addosso un’allegria incredibile. Si, voleva che fossero amici. Voleva vederlo, parlargli, ascoltarlo. Voleva ammirare la sua maestosità. E i suoi capelli.
 




Lei è a suo agio con me. Non si era praticamente mosso dal punto in cui stava. L’aveva vista chiudersi il portone. E nell’aria aleggiava ancora il suo odore. Non aveva fatto niente per lei, se non strapparla dalla morte e assecondarla in richieste da lui ritenute infinitamente stupide. Eppure… Lei lo aveva accettato ed accolto nella sua vita. Ne era sicuro. E lui non aveva alzato un dito per far sì che questo accadesse. Forse era stata lei ad aver scovato un lato sconosciuto anche a lui. Che fosse un’indovina, in realtà? O forse era stato lui, senza rendersene conto, a mostrare la parte tenera della sua personalità? Non avrebbe mai permesso ad un essere umano di avvicinarlo così tanto. Mai. Eppure con lei…





Doveva essere scattato qualcosa dall’inizio, dal momento che si era mostrato a lei nella sua forma demoniaca. Poteva essere quello il principio di tutto? Non lo sapevo. Di certo stette lì fermo ancora un pò, a godersi quella sensazione di scambio avvenuta tra loro due. Dopo un po’ raggiunse una certa mensola e prese un certo oggetto. Lo fissò a lungo. La mezzaluna turchese. Rin. Con estrema lentezza lo agganciò con grazia al collo.


  
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