6. Bambini
rapiti
Come ti chiami
piccolo? Heinrich Schultz.
Biondo, occhi
chiari, quasi di ghiaccio, chi non ti crederebbe. Piccolo ariano, nato
nel mito
di Hitler.
Davvero? Perchè
non vedono oltre le apparenze, Heinrich?
Dove sono i tuoi
genitori, Heinrich Schultz? Madre morta di parto, padre ucciso dagli
sporchi
polacchi. Razza inferiore.
Fanno paura,
queste parole nella bocca di un bambino di sette anni. Fanno
rabbrividire l’odio
nei tuoi occhi. Di fronte al soldato non c’è
più un bambino, ma una piccolo
uomo, cresciuto nell’odio, indottrinato con l’odio
e la menzogna. Carne da
cannone in miniatura, pronto a morire per il Führer.
Polacchi. Razza
inferiore. Destinati a soccombere.
Tedeschi.
Razza superiore. Destinati a dominare.
Occhi blu,
capelli biondi. Ariano. Tedesco. Heinrich Schultz.
Occhi blu, capelli
biondi. Polacco. Jerzy Kowalski.
Da qualche
parte Agnezka Kowalski cerca il suo bambino. Jerzy, si chiama Jerzy.
Grandi occhi
blu che guardano sorridenti il mondo, riccioli color del sole. Hitler
l’ha
rapito. Hitler gli ha perso il suo bambino.
Dov’è?
Dov’è?!
Rivuole il suo bambino, Agnezka. Rivuole Jerzy. Jerzy, polacco. Occhi
blu, sorriso
angelico, capelli biondi.
Heinrich ha
bisogno di una mamma. La sua mamma. Dov’è? Non ce
l’ha. Morta.
O forse no. Forse
ti cerca, Heinrich. Forse cerca Jerzy.
Ma tu non sai
chi è Jerzy. Non conosci Agnezka.
E come potresti?
Avevi solo due anni, quando nacque Heinrich. E morì Jerzy.
Okey, lo so, è
un filo nonsense. O forse no.
Heinrich
Schultz è il tipico nome di un tipico bambino ariano. Jerzy
Kowalski il tipico
nome di un tipico bambino polacco. Un bambino sottratto alla madre
perchè “razialmente
accettabile” agli occhi dei dottori del Reich.
È un bambino
rapito: alla sua mamma, al suo passato, alla sua identità,
alla sua casa.
La germanizzazione
era una perte del progetto Lebensborn: convincere ragazze madri incinte
di
uomini tedeschi a mettere al mondo i loro bimbi nelle strutture del
progetto e
poi tornare a casa, mentre i loro figli sarebbero stati dati in
adozione. In realtà
si trasformò in un vero e proprio rapimento di massa di
bambini con
caratteristiche fisiche tali da passare per ariani. Nel particolare, in
Polonia, da prima i bambini vennerò rapiti da orfanotrofi o
famiglie che
presentavano tratti “ariani”,
ma ben
presto le “ricerche” si estesero: asili, scuole,
bambini figli di divorziati o
i cui genitori erano stati internati o eliminati in campi di sterminio,
addirittura prelevati dalle strade perchè ad occhi avrebbero
potuto passare per
tedeschi ariani.
Ai piccoli
veniva data una nuova identità tedesca e portati in asili e
strutture in attesa
dell’adozione, dove venivano indottrinati e obbligati a
parlare il solo tedesco
(non che questa fosse una novità: tecniche del genere furono
usate anche dagli
statunintensi coi bambini nativi, dagli inglesi con gli aborigeni
australiani e
dai canadesi con gli inuit.). Dal 42 si operò una vera e
propria operazione di
selezione di questi bambini tra i due e i sei anni: gli idonei venivano
affidati a famiglie strutture, mentre i non idonei eliminati. Quelli
giudicati
di eccezionale valore raziale tra i sei e i dodici venivano affidati a
scuole
di germanizzazione. A questi bambini veniva inculcato che la madre era
morta di
parto e il padre ammazzato da banditi polacchi.
A causa della scersezza di
documenti sulle
famiglie di origine, moltissimi bambini, al termine della guerra, non
poterono
fare ritorno nelle famiglie di origine (vuoi perchè fu
impossibile
rintracciarle o perchè erano state sterminate durante la
guerra), altri furono
rimpatriati, altri rimasero con le famiglia adottive, conoscendo o non
la
verità, altri rifiutarno ogni contatto con le famiglie di
origine (di cui, per
altro, non avevano ricordi, essendo molti di loro, all’epoca
del rapimento,
lattanti o bambini in età prescolare).