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Autore: loonaty    04/02/2011    2 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO 5 - IL DOLORE E' NECESSARIO



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-Bene, bene, bene … - Ghignò la ragazza che ai due poveri guardoni appariva come un demone circondato dalle fiamme.
–Guarda guarda chi abbiamo qui … -sibilò.
Era nuda. Più o meno. Non era vestita, questo di certo. Kioko era una di quelle ragazze dal seno particolarmente piatto. Non che le creasse problemi. Anzi, lei lo riteneva un vantaggio, meno peso addosso uguale più velocità. Nonostante tutto si copriva. La fasciatura ancora stretta nonostante ormai grondasse acqua. Le culottes aderenti ed i capelli bagnati. Forse furono questi particolari a impedire ad Obito di scansare il pugno che lo prese in pieno stomaco.
–Baka!- sbottò la ragazza. Poi si voltò verso Kakashi, ma il ragazzo era già sparito. Per tutta risposta Kioko scalfì la corteccia dell’albero più vicino con un calcio. Poi tornò a pugni stretti verso Rin che saggiamente era rimasta dietro alla roccia. –Chi era Kio-chan?-Lei  accennò un sorriso. –Un coniglio Rin.- Le scompigliò i capelli. –Solo un coniglio … -


-Minato … Sei davvero sicuro?- La voce di Jiraya lo fece voltare di scatto.
–Oh … Sei tu sensei!- sospirò il biondo ritornando a fissare l’orizzonte dalla terrazzza del palazzo dell’Hokage.
– Sì, passavo di qui,  Sarutobi mi ha raccontato tutto … Da quando il clan Uchiha è stato bandito dal villaggio della foglia e si è trasformato in quel piccolo insediamento al di là della foresta i suoi componenti sono diventati sempre più irascibili, cosa faranno se scopriranno che la ragazza è qui?-
Minato sospirò. –Se la mandassimo indietro?-
-Vi ha detto perché è scappata?-
Minato si voltò per guardare in volto il famoso ninja leggendario, suo maestro nella vita quanto nel combattimento. Si appoggiò con la schiena alla ringhiera arrugginita dalle intemperie, ma resistente, che faceva da parapetto lungo tutto il perimetro della terrazza. Incrociò le braccia. –Sai cos’ è, o meglio, chi è Hayabusa gin?- Jiraya sbuffò. Allora Minato continuò. –Un demone cacciato da un numero elevatissimo di ninja, per  assicurarsi la vittoria in questa guerra. -
-Lo so, lo so!- Sbottò l’eremita. Il suo allievo procedette senza dargli peso. –Il falco d’argento unisce enormi poteri magici ed uno smisurato chackra ad una sottile preveggenza.-  Abbassò lo sguardo sulle mattonelle. –Sembra che Quel demone sia stato più intelligente di quanto ci aspettassimo ed è entrato in simbiosi con un essere umano. Poiché nessuno ucciderebbe mai una bambina … - L’altro non mutò espressione.
- Fin qui c’ero arrivato anche io, ma la ragazza comunque crescerà e diventerà pericolosa … -
Minato aveva aggirato la domanda, l’aveva scampata per un pelo. Si mordicchiò il pollice inspessito dalle cicatrici causate dalle frequenti evocazioni. In effetti non avevano la più pallida idea del perché la ragazza fosse scappata. Lei non aveva detto niente … O meglio, il terzo hokage non gli aveva detto niente. 
– Sì, a quel punto probabilmente il villaggio metterà una taglia sulla sua testa e invierà degli shinobi ad ucciderla. Presumo però che il falco abbia pensato anche a questo. Kioko è un Uchiha, se dovesse sviluppare lo sharingan e ribellarsi al villaggio, allora saremmo davvero nei guai. – Minato Namikaze ebbe un tremito. Possibile che una bambina, una mocciosa lo mettesse così a disagio? Come poteva essere tanto pericolosa? –Ma perché pensare al peggio?- La sua espressione si rasserenò un poco. –Magari diventerà un jonin speciale, uno shinobi … Chissà, forse persino hokage!-
-Sei sicuro? Sei davvero sicuro di quello che fai?-
-Jiraya! Fidati di me una buona volta! Sensei … Fidati di ME!- Minato si era acceso di quella luce che solo lui possedeva, la sua forza di volontà esuberante che lo aveva reso tanto potente.
–Non c’è bisogno che tu me lo chieda- Commentò  il suo maestro fissando gli occhi cerulei del suo allievo. –Dopotutto io mi fido già di te-
  La risata che proruppe dalle labbra del biondissimo Namikaze contagiò l’eremita che gli battè affettuosamente una mano su una spalla. E’ solo che preferirei che tu e la tua squadra non corriate rischi … il pensiero fu spontaneo. Dopotutto però, quel pericolo imminente era solo una bambina giusto? Giusto?
 
-Come il sangue scivola la melodia,
La luce cola al tramonto,
Colorando di rosso ciò che è nero,
Colorando di nero ciò che fu bianco,
Le catene si spezzano,
Il tradimento è sovrano,
La ribellione lecita,
Il dolore necessario,
Cala la tua maschera,
Apri le tue ali …
-

Fine.
Si fermava sempre qui.
E uccidi tutti quelli che ti sono più cari.
No, ora non era più il falco a continuare la canzone nella sua testa, era lei stessa che aggiungeva inconsciamente quelle parole. Le mormorava, le sibilava, ma non le cantava mai. Non ne aveva il coraggio. Cos’ era? Una specie di profezia? Un segno? Cos’ era?
Io te l’ho già detto cos’è …
-Non irritarmi-
Kioko parlava ad alta voce poiché era notte, era ai margini di Konoha e nessuno l’avrebbe mai sentita e se così fosse stato non le avrebbero prestato molta attenzione. Una volta il clan Uchiha faceva parte di Konoha. Poi era stato estirpato come un’erbaccia, sradicato, ricostruito poco distante. Teoricamente faceva ancora parte del villaggio. Praticamente no. Ora lei si trovava dall’altro lato del crepaccio che divideva il suo clan dal villaggio. Un crepaccio esteso per chilometri e chilometri nel cui mezzo si estendeva una foresta. E cantava. Già cantava. Non aveva una casa, l’ con il vento che le asciugava i capelli Kioko fissava l’orizzonte, le labbra sottili che soffiavano le parole delicate come fiori di pesco. Non le interessava di sbagliare qualche nota, non le interessava che cominciasse a fare freddo, non le interessava delle lacrime che le scorrevano a fiotti sul volto. Sono un Uchiha DANNAZIONE! Il mio DNA non è predisposto alle lacrime. Eppure i singhiozzi si fanno insistenti. E Kioko non nasconde il volto tra le mani come una bambina spaventata. Lo lascia scoperto, lascia che il tramonto alle sue spalle le faccia da sfondo ed immagina che il fratellino possa vederla, immagina che Itachi le voglia ancora bene. No, io devo impedirgli di compiere quel massacro … E per impedirlo devo diventare più forte! Molto più forte! La ragazza cerca di convincersi di non essere scappata per codardigia, per il terrore di essere fatta a pezzi da un momento all’altro dall’amato fratellino. Tenta di rimuove dal suo cuore la paura.
Eppure quando  quelle bombe esplosero lei aveva solo tre anni. Quando quelle bombe esplosero e quelle persone saltarono in aria smontandosi come bambole e ricoprendola di sangue e carne a brandelli lei rimase sconvolta, soprattutto dall’atrocità del dolore che provò quando diverse schegge le penetrarono in corpo. Già, Kioko detestava il dolore. Quando era stata ferita dal kunai per poco non era svenuta. Dopotutto quella era la guerra, ma per Kioko ogni graffio era come un chiodo che le scorticasse la pelle e i suoi ricordi tornavano involontariamente a quella notte in cui il clan Uchiha venne attaccato. Guerra. Guerra aperta. Kioko detestava la guerra eppure amava l’adrenalina che le correva nelle vene durante la battaglia, amava il sangue dei nemici … Come il sangue scivola la melodia … NO! Non puoi farne a meno vero Kioko? Ed allora pensa, pensa al sangue, pensa a ciò che ti è stato fatto … Kioko chiude gli occhi e spalanca le ali, ali ancora poco concrete, ali di chackra che paiono condensarsi a poco a poco in piume argentee.

Minato in piedi alle sue spalle la osserva. Ha una bella voce nonostante le parole tetre della canzone …
- Hai delle piume graziose – Le dice accennando un passo verso di lei. La ragazza si volta di scatto, apre gli occhi che per un istante hanno un baluginio color dell’oro. Lo guarda con il volto ancora rigato dalle lacrime. Minato le porge una mano. Le ali sono scomparse … Lei si alza ignorando l’aiuto, scrolla il chimono stropicciato mentre i pon-pon che pendono dai lacci che servono per stringere il colletto rimbalzano intorno al suo corpo mossi dal vento. –Non hai dove andare Uchiha?-

 Fu così che Kioko si ritrovò a dormire nella stanza degli ospiti di Minato Namikaze. Si svegliò di soprassalto, un incubo. Non ricordava niente a parte il dolore, un dolore immenso. Si strinse le ginocchia al petto poi si alzò. La stanza del sensei era quella in fondo al corridoio? Ci si avvicinò furtiva. Non ci poteva fare niente. Non aveva mai dormito da sola in vita sua, era troppo orgogliosa però e restò a dondolarsi avanti ed indietro sui talloni aspettando un'idea migliore,sulla soglia della stanza. Poi gli occhi azzurri di Minato si schiusero e la fissarono.

Si sarebbero riuniti davanti a casa di Kakashi. Dovevano partecipare ad un’altra missione-barra-rottura di scatole, oppure sottoporsi ad uno stupido allenamento? Kioko procedeva fianco a fianco con il sensei che guardava distrattamente nella direzione opposta. La ragazza si mordicchiò un labbro. Quella notte l’avrebbe catalogata tra le più orribili e detestabili di tutta la sua vita. Minato l’aveva invitata a restare di là con lui e lei quasi aveva accettato … Per poi correre via di nuovo nella sua stanza a rintanarsi sotto le lenzuola per la vergogna. Quella mattina si era svegliata con Minato seduto ai piedi del letto, una mano in grembo l’altra sulla sua schiena, era caduta sul pavimento per la sorpresa. Ed ora … ora questo! Il suo maestro canticchiava a bocca chiusa la sua canzone. Si fermò poi un attimo e si girò a guardarla con la fronte corrucciata. – Com’è che finisce?-
E uccidi tutti quelli che ti sono più cari …
-
Non ricordo-
-Peccato una canzone così bella deve avere un bel finale … - La ragazza rimase in silenzio, gli occhi che scrutavano lontano.  Non solo lui sapeva che era un Uchiha, anzi, l’aveva sempre saputo, ma ora si metteva anche a scimmiottarla … Un bel finale eh? Non ci giurerei, sensei, non lo farei mai.


Allora, per comodità ho modificato alcuni particolari, tipo il fatto che il clan Uchiha fosse al di fuori del villaggio, con bombardamenti spero ci siate arrivati che intendo le carte bomba, ma se csì non fosse fa nnt U.U ci stanno bene pure le bombe :P. Vi annuncio che ci saranno altre piccole correzioni implicati dalla presenza di Kioko , spero che vi sia piaciuto un saluto ^_^

   
 
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