Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: V a l y    31/12/2005    18 recensioni
La mia prima fan fiction in assoluto! Mi sono immaginata i personaggi di One Piece trascorrere la vita quotidiana in una piccola città Giapponese. Grazie a questo posso permettermi di inserire tutti i personaggi che voglio!!! ^^ Ci saranno alcuni errori grammaticali...ma siate clementi! Ogni fine anno scolastico ho sempre avuto un 6 tirato in italiano...e ho detto tutto! =P
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Rufy D. Monkey era conosciuto da tutti per la sua euforia; mai un giorno che riuscisse a smettere di essere allegro. Era solo una parte di giorno quella a essere in grado di fermare il suo gioioso umore, soprattutto se non era riuscito a nutrirsi per bene. Questo risultava apparentemente difficile conoscendo le sue fisionomie alimentari.

Erano le otto meno cinque di mattina e Rufy D. Monkey era di pessimo umore!

Non era riuscito in tempo a fare colazione ed era in ritardo per la scuola. Il primo giorno di scuola! Le vacanze estive erano ormai finite, ma a Rufy sembrava essere passato appena qualche giorno dalla fine della scuola. Per lui, il quale tutto era un continuo divertimento, un giorno sembrava un minuto e un mese sembrava un giorno. E anche se qualche volta si ritrovava giorni duri, bastava poco per farlo gioire. Per questo Rufy pensava a quanto fosse veloce il tempo. Era riuscito a scavalcare il primo anno di liceo e raggiungere il secondo con veramente poco! La sua adolescenza sarebbe stata corta quanto la vita di una farfalla! Ma subito i pensieri di Rufy si persero insieme al suo sguardo. I suoi occhi seguivano le varie insegne di alimentari e dolciumi vari che affiancavano le strade pedonali. Anche se avesse chiuso gli occhi non sarebbe servito a niente. Ogni tipo di odore riusciva ad entrargli nelle narici e questo non l'avrebbe superato neppure una sigaretta! Si distinguevano odori salati, di udon, di soba e okonomiyaki, e odori dolci, di torte di tutti i gusti. Era all'apice del suo cattivo umore! Aveva tutte quelle prelibatezze davanti agli occhi che addirittura in molti negozi venivano scontate del 50% a causa della molta folla che a quell'ora si poteva trovare: studenti, studentesse e lavoratori che mangiavano in compagnia prima del loro dovere sociale. Peccato che quella mattina Rufy non poteva proprio fare nulla!

A denti e pugni stretti riuscì ad arrivare a scuola. Si accorse che non era poi così tardi come avrebbe pensato. Forse una piccola sosta a quel "Sweet Cake's Home" poteva pure farla!
"Pazienza!" penso tra se. E pensò anche che avrebbe rimediato prendendo il panino al prosciutto della signora Terracotta, la signora delle merende. Quello era il momento di una giornata scolastica in cui il caos regnava anche tra i professori, dove a tutti i ritardatari sarebbe arrivata la chance di rimediare la colazione. Ed i ritardatari in questione erano davvero molti! Per Rufy sarebbe stato un gioco da ragazzi, poiché di tutti gli studenti lui era il più bravo in questo! Ed ecco che bastò così poco perché il sorriso gli tornasse in faccia, e quello era il viso del Rufy di sempre: quello ottimista alla quale bastava poco per sentirsi appagato, quello con l'ingenuità di un bambino.

La parte di giorno in grado di fermare il suo gioioso umore era passata!

La fama di Rufy era nota da tutti e non era difficile trovare qualcuno, anche al di fuori della sua scuola, che lo conoscesse già! Difatti due ragazzini lo squadrarono per molto tempo. In verità non erano tanto meno giovani dello stesso Rufy, ma di altezza erano assai inferiori alla media di un qualsiasi ragazzo di primo liceo. Anche per loro era il primo giorno, e oltre a questo era anche il primo anno!

"...oltretutto ho sentito dire da alcuni senpai che esce con brutta gente. Per forza si diventa violenti con certe compagnie!"
"Dici che picchia? A me sembra così......bonaccione!"
"L'apparenza inganna, amico! Guardalo bene: la vedi la cicatrice sotto l'occhio?"
Il ragazzo gli fece cenno col dito. L'altro intravedeva appena qualcosa, forse i suoi occhiali erano troppo sporchi per vedere bene.
"Mi hanno detto che se l'è procurata dopo aver minacciato una ragazzina. Questa per fortuna portava l'astuccio vicino all'apertura della cartella e fece in tempo a prendere un trincetto..."
Mentre parlava, l'altro ragazzo sembrava atterrirsi sempre di più. Stava immobile, fisso con lo sguardo verso il soggetto in questione con occhi sgranati! Ci si poteva pure accorgere che la grandezza del suo globo oculare superava di gran lunga la lente dei suoi occhiali da quanta paura aveva.
".....dopo aver corso per molte vie, la ragazzina riuscì finalmente a trovare una strada affollata. Lì trovò anche un poliziotto al quale raccontò tutta la faccenda. Prima che incominciasse, però, si girò ma si accorse che Rufy non c'era più. L'unica cosa che gli rimase fu la cicatrice che per caso quella ragazza era riuscita a caus---"

Non fece in tempo di finire la frase, che lo sguardo stesso di Rufy si puntò verso i due kohai.
Erano rimasti immobili, impietriti. Uno che lo continuava a fissare, l'altro che aveva ancora il dito puntato. Sentivano che quello sarebbe stato il primo e l'ultimo giorno di scuola della loro vita!
Rufy alzò di scatto il braccio verso l'alto. A loro parve quasi di vedere Zeus intento a lanciare saette punitive.
Questione di secondi.
Fu dopo che si accorsero che li salutava!
Per metà meravigliati e per metà rallegrati riuscirono a ricambiargli il favore, anche se in modo assai innaturale.

Pettegolezzi. Le uniche chiacchiere che oltre a non raccontarti il vero, ti capovolgono la verità. E infatti Rufy era tutt'altra cosa rispetto a colui descritto accuratamente nei particolari dal kohai.
In primo luogo nessuno sapeva perché avesse una cicatrice. Ogni volta che qualcuno lo chiedeva, rispondeva sempre:
"incidente da bambino....o qualcosa del genere!"
Mai entrava nei particolari.
Mai nessuno scoprì la verità.
In secondo luogo, mai si sarebbe approfittato di un indifeso. Che sia stato una donna, un uomo o un bambino o un cane a Rufy non sarebbe mai passato in testa di aggredirlo senza motivo. Al contrario è proprio lui che viene continuamente "aggredito" dagli altri. Quei pochi altri che lo conoscono veramente. Una tra quelle poche persone lo stava aspettando proprio vicino all'ingresso.

Sostava davanti alla porta e aveva la schiena appoggiata all'ante. Stava in piedi con la gamba sinistra leggermente accavallata sulla destra. Le braccia erano intrecciate tra loro. Aveva l'aria di qualcuno che aspettava da molto.

"Heilà, Rufy!"
"Heilà, Nami!!!"

Nami. Colei che rientrava tra quei "pochi altri".
Era difficile indovinare cosa passasse nella sua testa. Costantemente con gli occhi scattanti e un mezzo sorriso in viso. Ricordava per molti versi una volpe. Questo particolare veniva accentuato dai suoi capelli rosso naturali. Ancor di più sotto il sole, i suoi riflessi ricordavano la pelliccia stessa di una volpe. Dalla posizione in cui si trovava Nami, Rufy poteva vedere poco. Infatti, sopra la guancia sinistra teneva un ciuffo un po' più corto degli altri. Era per metà un capello, per metà un caschetto. Il ciuffo ribelle che non riusciva a starle dietro l'orecchio. Questa una delle cose che la rendeva affascinante.

Se prima si alludeva a qualcuno che aggrediva costantemente Rufy, si poteva intendere solo lei! Non lo aggredisce in senso letterario, ma riusciva sempre a batterlo in altri contesti. Perché non solo fisicamente, ma anche l'animo di Nami era come una volpe. Ed in parole riusciva ad averla vinta da tutti.

Rufy le ricambiò quel suo mezzo sorriso che ad altri poteva dire solo guai. Che fosse stato un sorriso buono o cattivo, a Rufy pareva sempre essere un sorriso. Egli si avviò alla scarpiera ed aprì il cassetto. Fece per prendere le scarpe, quando Nami gli portò la mano destra davanti al volto.
Questa sua sfacciataggine sembrava quella di un maschio. Difatti Nami era fatta di gesti per lo più mascolini. Però erano proprio questi atteggiamenti che accentuavano la sua femminilità; uno strano dilemma di cui lei solo era dotata.
Ella ricominciò a sorridere.

"Rufy, ricordi quel gelato al cioccolato così buono che io, te e Usop abbiamo preso vicino al parco?"

Di nuovo Rufy confuse quel suo sorriso apparentemente innocuo.

"Certo che ricordo! Era il gelato più buono che io abbia mai assaggiato!!!"
"Già. E ricordi pure grazie a chi l'hai potuto avere?"

A Rufy venne un brivido dietro la schiena. A volte Rufy poteva essere dannatamente duro di comprendonio ed effettivamente rispetto a molti altri studenti capiva le cose con lentezza. Fu il suo strano istinto animalesco che lo fece preoccupare, cosa di cui era assai fornito rispetto ad altri.
Peccato solo che ormai era troppo tardi per accorgersi del tranello.
Con la medesima mano destra, Nami avvicinò il braccio e aprì il palmo della mano.

"Sono 10 Berry in tutto!"
"Ma non costava così tanto quel gelato!" Replicò lui
"Sì ma più i giorni passano, più gli interessi aumentano! E tu, come al solito, senza accorgerti di nulla ti sei fatto passare un mese intero!"
Instancabile. Quel suo tatto negli affari era a dir poco inesauribile. E per l'ennesima volta Rufy dovette cedere.
"Ma 10 Berry sono tutto ciò che ho! Mi servono per il panino della signora Terracotta!"
Nami si portò un dito davanti al mento, con fare pensante.
"Non mi va di essere cattiva già di prima mattina. Facciamo che ti posso rimandare la cosa a domani..."
A Rufy parve di assistere a un miracolo.
"Davvero?!"
"Ma certo. Questa è la tua condizione, adesso ti dico la mia!"

Un attimo di pausa.

"Domani voglio il doppio dei soldi che mi spettano!"
"Che coooooooosa!?!? Non sono queste le condizioni!!!"
"E invece sì! Non puoi farla solo tu la condizione. Gli affari devono essere decisi da entrambe le persone! Se non accetti va bene, i soldi me li darai tutti oggi..."
Nami pizzicò la guancia a Rufy, il quale aveva la faccia di uno che pareva avesse scoperto il trucco di un finto miracolo.
Il viso di Nami era all'apice della cattiveria, faceva a dir poco paura.
"Altrimenti sarà come se mi avessi rubato!!!"

E questa fu l'ultima sentenza. Rufy prese il portafoglio e diede ciò che a lei sembrava spettare per legittimità. E come sempre era riuscita a farlo cedere toccando il tasto del suo orgoglio. A Rufy non piaceva essere disonesto. Era proprio questa sua onestà oltre i limiti a farlo sempre esitare.
Passò appena qualche secondo, che il cambiamento espressivo di Nami raggiunse dal fondo la cima! Il suo viso ora illuminato da un sorriso sincero era contrario a quello del suo povero amico che era rimasto con lo sguardo sul portafoglio vuoto e con la mano appoggiata alla pancia.

"Resisti stomachino, appena torno a casa ti farò mangiare tutto il frigorifero!"
Nami girò lo sguardo dai soldi a lui.
"Se proprio non resisti, posso offrirtela io la merenda!"
"Credi che sia scemo? Mi chiederai il doppio come al solito!"
"Se i soldi me li ridarai domani non ti chiederò nessun interesse."
"Sul serio? Me lo prometti?"
Alzò il braccio e tirò su con il pollice in segno di approvazione.
"Parola di Nami!"

Ed ecco che Nami tese a Rufy i soldi della merenda.
Lei sapeva che da oggi a domani Rufy si sarebbe scordato tutto.
Lei sapeva di dover stare zitta e aspettare il giorno propizio per il riscatto.
Nami sapiente, furba e intelligente.
Ed ecco che il suo giro economico ricominciò.

Mentre Rufy era intento a infilare quei soldi oramai già persi dall'inizio nel portafoglio, si accorse di un ulteriore presenza femminile dietro Nami.

"Rufy, ti sei fatto di nuovo prestare soldi da Nami?"
Nami si girò verso l'interessata con una scattante occhiata di incitamento a non rovinarle il suo futuro 'furto legale'.
"Esatto, Bibi! Però stavolta non gli chiedo nulla in cambio,"
E di nuovo con gli occhi verso Rufy.
"Giusto Rufy?"
"Già!"

Bibi fece un sospiro. Era un sospiro divertito. Era uno dei suoi tanti modi di fare.
Ella per natura si preoccupava che nessuno si cacciasse in situazioni pericolose. Le sono sempre stati a cuore gli altri, forse più di lei stessa.
Il completo opposto di Nami. Eppure per qualche stranezza di vita sono sempre state molto amiche.
Anche Bibi, come Nami, ha ciuffi più corti rispetto alla lunghezza reale dei capelli. Il suo non era proprio un caschetto. Due grandi ciocche le adornavano il viso a destra e a sinistra, simile a una composizione studiata per un quadro. Il resto dei capelli veniva raccolto da un elastico. La coda da cavallo le iniziava da sopra la testa e le arrivava sotto la schiena. Erano ondulati proprio come quelli delle principesse di ogni favola.
Bibi gode di un aria molto regale. Ogni suo movimento pareva anch'esso studiato per educazioni aristocratiche. Sensibile e con molta pazienza, anche se a volte quando si irrita può far volare quà e là qualche schiaffo. Questo derivante probabilmente dalle "influenze negative" della sua compagna Nami.

L'improvviso silenzio e l'inaspettato suono assordante della campanella scosse tutti.

Rufy, che non aveva ancora infilato le scarpe, se le mise con fare veloce e non fece in tempo ad allacciarle. Prima che potesse iniziare a correre, fu fermato da Bibi.

"Aspetta un attimo, Rufy. Io e Nami abbiamo visto la lista delle classi e non sei nell'elenco. Credo che tu stia in un altra classe."
"Non saremo più in classe insieme?"
"A quanto pare no."
Rufy, bambino qual'era, fece uno sguardo corrucciato con un filo di tristezza. Bibi se ne accorse. Per una persona sensitiva come lei bastava poco per rimetterlo in sesto.
"Potremo sempre vederci a ricreazione! Oggi ho fatto un cestino da pranzo in più, potremo mangiarlo dopo tutti insieme! E credo anche che in classe tua ci sia Usop. Non credo che rimarrai del tutto solo."
Ma l'attenzione di Rufy era arrivata fino a "cestino da pranzo". Già stava pregustandosi le leccornie che le piccole mani delicate da principessa dell'amica potessero preparare. Così, decise di restituire quella mattina stessa i soldi a Nami.
Nami era già sparita da un pezzo, altrimenti avrebbe fatto di tutto per fermare Bibi; il suo tranello tanto studiato era andato a monte.
"Scusami, Nami!" pensò Bibi.
"..."
"Approposito!"
Si giro di scatto e inizio a cercare con lo sguardo qualcosa.
"Ma dove si è cacciato Usop?"

Tre minuti prima.

Fuori dal giardino della scuola si trovavano tre bambini coetanei. Stavano osservando uno strano oggetto mantenuto in mano da un ragazzo con un guanto verde. Costui sorrideva e si muoveva mimando. Probabilmente stava recitando. O probabilmente raccontava loro una barzelletta. Fatto sta che riusciva a coinvolgere i bambini in una maniera tale da farli divertire e spaventare allo stesso tempo. Il suono assordante della campanella scolastica arrivò anche da fuori le mura. Uno dei tre bambini, quello con l'acconciatura che pareva fosse una grossa mela verde, vedendo il ragazzo correre come un forsennato, gli rivolse la parola urlante:
"Usop, quand'è che ci finirai di racontare come hai fatto a liberarti dalla maledizione?"
"Non posso! Se finisco di raccontarvela, verrete maledetti anche voi da questo carion!"
Allorchè tutti e tre i bambini, all'unisono, emisero uno stridulo di spavento tappandosi l'orecchio.
"Comunque, se verrete un giorno maledetti, basterà usare un guanto verde come il mio. Per ora non posso dirvi altro!"
Sorrise e così sorrisero anche i piccini.
Ogni mattina Usop aspettava che quelle tre piccole creature passassero davanti a scuola sua per poter favoleggiare loro qualche avventuroso racconto vissuto nelle menti di un poeta. Quell'artista aveva un talento nell'immaginazione unico. E quella non era la sua unica attitudine.
Poteva permettersi di perdere tutto il tempo che voleva prima che la campana suonasse: quando correva diventava più veloce di un leopardo e più agile di una scimmia.
Infatti, riuscì ad arrivare prima del professore.

"Rufy, amico mio! Di nuovo insieme in classe, eh?"
"Oh, Usop! Non ti avevo riconosciuto..."

Per gli amici era difficoltoso riconoscere a prima vista Usop con i capelli sciolti. Coloro che lo conoscevano anche al di fuori della scuola lo identificavano con una bandana marrone chiara decorata con righe incrocianti che disegnavano tanti rombi. La bandana di sempre. E quella stessa bandana raccoglieva i suoi capelli, legandoli in modo naturale. Ma a scuola era in vigore l'obbligo di non portare cappelli.
C'era però da dire che se gli osservavi attentamente il viso, lo si poteva riconoscere anche con i capelli rasati.
Aveva una faccia originale: labbra carnose, mento lungo, un insolito naso e occhi molto grandi con ciglia estese. Per fortuna che i lineamenti del volto erano molto forti, altrimenti con quelle ciglia sarebbe sembrato quasi una ragazza. Questo probabilmente per equilibrare il suo viso: rude e femmineo allo stesso tempo.

"Usop, che roba è quell'arnese che porti in mano?!"
Rufy si avvicinò con il volto per poterlo osservare meglio
"Non è un arnese!"
"Ah no?"
Non era un arnese e Rufy ne capiva poco. Per questo iniziò ad annusare degustandone il "contenuto".
"Ma che hai capito?! Il tuo è un chiodo fisso! Non è da mangiare!!!"
"Tsk..."
Subito Rufy si disinteressò dell'argomento e si girò verso la finestra.
"Insomma, non vuoi sapere di che si tratta? Sei invidioso?"
Ma Rufy non sentiva, pensava solo all'ennesimo argomento: "Chissà come l'ha preparato Bibi il cestino del pranzo!"

"Ma certo, l'invidia rode!"

"Pieno di carne..."

"Se proprio vuoi saperlo questo carion me lo regalò una bellissima fata!"

"Manzo..."

"Mi disse che verrà donato solo ai coraggiosi."

"O magari gamberetti fritti!"

Ognuno di loro era intento al proprio pensiero e al proprio discorso. Smisero soltanto quando sentirono entrare il professore.

Era solo la prima ora del primo giorno e già per loro sfortuna iniziarono ad avere uno tra i più severi professori della scuola. Soprattutto quel giorno il professor Smoker di chimica era estremamente di cattivo umore.
"Ragazzi miei, oggi mi sono svegliato con il piede sinistro. Vedete di non farmi adirare stamattina!"
Giusto il tempo che finisse la frase che una stridula melodia iniziò a risuonare nelle orecchie di tutti. Aveva lo stesso suono del gesso quando viene graffiato con forza sulla lavagna. Poteva sembrare anche un motivetto carino se non fosse stato che il carion era arrugginito.
Il professor Smoker immaginava già la causa di tutto:
"Rufy, c'era da aspettarselo!"
Usop era terrorizzato. Si avvicino a Rufy e bonificò:
"Che fai? Chiudi quell'arnese!!! Il prof ci ucciderà!"
"Quale arnese?"
"Quello che sta nelle tue mani!"
"Ma se tu hai detto che non è un arnese!"
"Non discutiamo adesso! Chiudi quel coso e basta!"
Rufy lo guardava con fare interrogativo.
"Approposito, da dove viene questa musichetta? Fa veramente schifo!"
"Ma non te ne accorgi che viene da lì?"
"Da lì? Non dirmi che è la campanella della scuola! Potevano risparmiarsela!"
"No!!! Per lì intendo lì dentro!!!"
Quello che all'inizio sembrava un bisbiglio di Usop, aumentò di tono fino a diventare un urlo bello e buono.
"Cioè, in questo cofanetto di caramelle esce la musica?"
"Cofanetto di caramelle?! Ma da dove l'hai tirata fuori questa?"
"Ragazzi, è davvero bello per noi adulti poter vedere una gioventù così spensierata."
L'attenzione dei due si fermo su l'ultimo che parlò: il professor Smoker.
"In altri casi mi sarei divertito. Sul serio."
Appoggiò la borsa sulla scrivania.
"Peccato che oggi non era proprio il contesto adatto."
Aprì la borsa e prese una penna.
"Vi avevo avvertito: compito in classe!"

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Holaaaa!!!
Mi sono registrata appena una settimana fa. E' da un anno circa che leggo fan fiction, ma non ne avevo mai scritta una. Mi sono sentita ispirata dalle molte storie di One Piece che ho potuto leggere qui su E.F.P. Ce ne sono molte sul serio divine! Gli autori meriterebbero una statua vicina a quella di Dante (se mai ne esistite una, proprio non lo so!). Ad alcune ho anche commentato! Il mio vero nick è ValyChan, ma siccome nella registrazione ne esisteva già uno, ho dovuto aggiungere un trattino... ^^'

  
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