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Autore: Yoshiko    31/12/2005    1 recensioni
+++++ Storia aggiornata +++++
Durante il rigido inverno dell'Hokkaido, quando la temperatura scende di almeno un paio di decine di gradi sotto lo zero, alcuni giocatori della Nazionale giovanile giapponese sono stati invitati (o piuttosto minacciati da Gabriel Gamo) ad andare in ritiro in una località tranquilla, per cercare di appianare certe incomprensioni interne che rischiano di compromettere l'affiatamento della squadra, nonché per fortificarsi con un sano ed efficace allenamento sulla neve. Ma cosa succede se a questo ritiro prendono parte anche quattro ospiti inattese?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Time' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Piste da sballo


Avvolta nel caldo yukata del ryokan, Amy entrò in cucina e salutò tutti ancora insonnolita. La triste storia di Alice Jones aveva messo radici nella sua testa, impedendole di dormire sonni tranquilli. Era rimasta sveglia per ore immaginando la disperazione di smarrirsi nei profondi recessi delle montagne durante una tormenta di neve. La sofferenza di una morte per assideramento le aveva messo addosso un’angoscia così profonda da portarla, a un certo punto, addirittura a immedesimarsi nella sfortunata protagonista di quella tragedia. La suggestione aveva fatto il resto. Brividi di freddo l’avevano indotta a rannicchiarsi sotto le coperte tra cui non era più riuscita a scaldarsi, tanto che i piedi e le mani le si erano ghiacciati. Nel buio della camera, tra i respiri quieti delle amiche che dormivano, si era alzata per procurarsi un paio di calzini e un’altra coperta. Poi era tornata nel futon e si era accoccolata addosso a Patty addormentata al suo fianco, beandosi della tranquillità e del calore del suo corpo, che le aveva scongelato il cuore e le estremità intirizzite. Solo all’alba era crollata di stanchezza.
Individuò Julian con occhi assonnati e infastiditi dalla luce del sole che entrava dalla portafinestra affacciata sul cortile. Scostò la sedia e si sedette al posto libero accanto al fidanzato. Alla sua sinistra c’era Benji, che le allungò la caffettiera quando lei gliela chiese.
-Non hai dormito?-
-Poco.- gli lanciò giusto un’occhiata distratta, perché dall’altro lato Julian le aveva posto la stessa identica domanda -Ieri sera ho impiegato parecchio tempo a prendere sonno.-
L’orologio appeso al muro segnava già le otto. Chi era seduto al tavolo aveva pressoché finito di fare colazione ma Bruce, Mark e Philip ancora non arrivavano e ciò rendeva Jenny irrequieta. Se il fidanzato non si fosse affrettato a scendere, non avrebbe avuto il tempo di fare colazione. Scostò la sedia e si alzò per riporre al caldo il bricco del caffè, approfittando di essere in piedi per lanciare un’occhiata al corridoio deserto.
-Arriveranno?- domandò a Holly.
-Me lo auguro per loro, altrimenti salteranno la colazione.-
Appunto. Jenny non disse nulla, sospirò soltanto. Passi affrettati sulle scale annunciarono l’arrivo di Bruce, nonostante la ragazza avesse sperato fino all’ultimo che si trattasse di Philip. Entrò in cucina impetuoso come un tornado, che perse però di colpo la sua irruenza davanti alla tavola apparecchiata. Solo frutta, yogurt e fette (contate!) di pane tostato.
-Diamine! Come ieri!-
-Mettiti l’anima in pace, Bruce.- lo zittì Evelyn -Dobbiamo seguire la dieta che ci ha mandato Gamo.-
Lui si sedette sbuffando, tanto stizzito quanto affranto. Jenny si affacciò sul corridoio, poi rientrò scuotendo la testa. Le scale erano silenziose e deserte e l’unico rumore che udiva era quello delle posate con cui Bruce si era rassegnato a infilare nello stomaco quel poco che il mister gli aveva concesso.
-Dov’è Philip?-
-Sta litigando con Mark.- Harper piantò gli occhi sulla mano di Evelyn -Abbonda! Mezzo cucchiaino di zucchero nel caffè non serve a niente!-
Lei tacque per protesta.
-Centellinare persino lo zucchero! Non posso crederci!- cercò la comprensione di Jenny e si accorse che lo osservava in attesa -Philip, dicevi? Deve essersi alzato con il piede sbagliato.-
-Non io, Landers.-
La voce di Callaghan lo precedette in cucina. Salutò la fidanzata con un sorriso risicato e forse addirittura un tantino esausto nonostante si fosse appena alzato, e andò a sedersi al posto che occupava di solito, tra Tom e Jenny. Lei si affrettò a recuperare il bricco del caffè e a versargli la bevanda calda nella tazza. Poi gli allungò lo zucchero e accese il tostapane, perché le ultime fette riscaldate se le era spazzolate tutte Bruce.
-Alla fine hai vinto tu.- si congratulò Benji, con una certa soddisfazione.
-Certo!-
Holly non capì.
-Vinto cosa?-
-Landers e Callaghan stavano discutendo su chi dovesse andare in bagno per primo.-
-Ancora? Non avevamo detto che avremmo seguito l’ordine alfabetico?-
-No!- fu secco Philip -Lo hai deciso tu! E nessuno è stato d’accordo!-
-Soprattutto perché saresti l’ultimo.-
-Veramente l’ultimo è Tom. E poi la tua proposta è ingiusta, Holly.-
-Non la penseresti così se prendessimo come riferimento i nostri cognomi.- questa seconda opzione a Benji non piaceva. In quel caso Philip sarebbe andato al bagno sempre per primo e lui sempre per ultimo. Penultimo, si corresse, prima di Ross.
-Non potreste fare a rotazione?-
Gli occhi dei ragazzi si spostarono su Patty, valutando la  proposta.
-Oppure va chi si sveglia prima.- suggerì Evelyn.
-Come facciamo adesso.-
Jenny recuperò le fette calde dal tostapane e le dispose su un vassoio che appoggiò accanto al fidanzato. Philip allungò una mano verso il pane, affamato com’era, e mentre afferrava una fetta i suoi occhi indugiarono senza volerlo, o forse consapevolmente, sulla scollatura dello yukata di Jenny, che lasciava intravedere la pelle liscia del collo. Un panorama che, appena sveglio, gli allietò la mattinata dissipando all’istante gli ultimi strascichi della discussione con Mark. Una visione che gli imprigionò gli occhi con la stessa forza con cui una calamita attira il ferro.
-Capito, Philip?-
Richiamato così bruscamente a tutt’altri pensieri, il ragazzo sobbalzò.
-Cosa, Holly?-
-Ho detto che stasera stabiliremo i turni per il bagno. Mi farebbe piacere se mi ascoltassi quando parlo. Adesso andiamo, si sta facendo tardi.- si alzò e imboccò per primo il corridoio, seguito nell’ordine da Bruce, Julian e Tom.
E mentre Bruce continuava a borbottare improperi sugli energetici svantaggi della risicata colazione, il capitano si disse che era stufo di tutte quelle storie per il bagno. Se non trovava al più presto una soluzione che li mettesse d’accordo, ogni sera avrebbero deciso i turni del giorno successivo tirando a sorte.
Seduto sulla sedia, la tazza del caffè sollevata a metà tra il tavolo e le labbra, Philip osservò sgomento i compagni uscire dietro Holly.
-Sono appena arrivato, datemi il tempo di mangiare!-
Giusto un attimo prima di lasciare la cucina, Benji si volse con un ghigno provocatorio.
-Di mangiare o di sbirciare nella scollatura di Jenny?-
La tazza di Philip sussultò tra le sue dita, versando sul tavolo qualche goccia di caffè. Il giovane spalancò la bocca, un guizzo di collera gli attraversò gli occhi. La tentazione di lanciargli la tazza addosso fu violenta e incontenibile. Ma non lo fece, perché poi gli sarebbe toccato ripulire la cucina e non aveva da perdere neppure un istante. Mandò giù furibondo la bevanda scottandosi la lingua e uscì di corsa, con il desiderio bruciante di prendere a pugni il prima possibile quell’impiccione di Price.
Solo quando furono davanti alla porta d’ingresso a indossare le giacche, le sciarpe, i guanti e infilare le scarpe, Tom si sentì in dovere di far notare a Holly che qualcuno mancava ancora.
-Non aspettiamo Mark?-
L’altro tirò su la chiusura lampo della giacca con un movimento secco e categorico.
-Conosce la strada, ci raggiungerà. E spero per lui presto.-
Jenny si attardò in cucina per avviare la lavastoviglie. Apparecchiò per Mark, chiuse il sacco della spazzatura e lo mise fuori sulla veranda, ripescò la dieta di Gamo tra i fogli infilati dritti tra il forno a microonde e il frigorifero per accertarsi di ricordare il menù di quel giorno e tornò al piano di sopra.
La stanza che divideva con le amiche era piacevolmente riscaldata dall’aria proveniente dal climatizzatore acceso al massimo. Evelyn, china davanti alla porta, stava ripiegando il proprio futon e per entrare, Jenny dovette scavalcarla. Patty era in piedi davanti al lungo specchio appeso al muro e si stava pettinando. Amy doveva ancora finire di vestirsi e cercava tra i propri abiti un maglione da indossare.
-Chissà se oggi riusciremo ad andare a pattinare.-
-Speriamo, Amy. Dopodomani dobbiamo restituire i pattini.- Jenny si sfilò svelta lo yukata e si rivestì con dei jeans blu e un maglione azzurro come il cielo di quel giorno.
-Perché non li abbiamo noleggiati per tutta la settimana?-
-Perché non avevamo in programma di andare a pattinare tutti i giorni.-
-Neppure uno finora, in realtà.-
-Allora andiamoci stamattina.- propose Evelyn con un entusiasmo che indusse le amiche a prendere in seria considerazione l’idea.
Fu Patty a bocciarla per prima.
-Ormai è troppo tardi. Non possiamo andar via senza avvertirli.-
-Ma possiamo telefonare a Bruce e dirglielo!-
Una voce insistente raggiunse la stanza, inducendole a tacere.
-È la nonna.- sospirò Jenny -Mi sta chiamando. Che le servirà stavolta? Ieri la neve, oggi che altro?-
Si affacciò sulle scale. Nonna Harriet era in attesa davanti all’ingresso, la scopa in una mano, la paletta in un’altra. Quando la vide, tirò su gli occhiali scesi un po’ sul naso e le sorrise.
-Sono arrivate le provviste, c’è da scaricarle… Che fine hanno fatto i ragazzi?-
-Sono già usciti.-
-Davvero? Allora buon lavoro.-
-Devo farlo io?-
-È sufficiente che dai una mano.-
Jenny sospirò, indossò la giacca a vento e uscì sulla veranda.
L’aria era tersa e cristallina, l’azzurro infinito del cielo si schiudeva tra le montagne innevate. Oltre il piazzale ricoperto di neve, in lontananza scorgeva una parte del paese che si srotolava in basso nella pianura circostante. Lì fuori tra la neve, in quella giornata fredda e abbagliante, si imbatté nell’unico individuo di tutta Shintoku che aveva sperato di non incontrare durante la permanenza dai nonni. Rimase sulla veranda d’ingresso a guardarlo interdetta, perché al suo posto avrebbe dovuto esserci suo padre, il signor Albert Swann, il gestore del negozio di alimentari più vicino dove i nonni facevano rifornimento almeno tre volte a settimana. E l’ultima, il giorno stesso dell’arrivo dei ragazzi al ryokan, era stato proprio lui a portar su le provviste. Jenny lo aveva intravisto dalla finestra del primo piano che insieme al nonno portava dentro la merce.
E adesso? Si lanciò un’occhiata pavida alle spalle ma  le bastò solo pensare di fuggire per scartare l’idea all’istante. Sarebbe stato troppo umiliante se lui si fosse voltato e l’avesse vista darsela a gambe. Tirò un respiro profondo, affrontò controvoglia i quattro gradini della veranda passando tra alcuni scatoloni e si avvicinò al furgoncino bianco. Il ragazzo, occupato a trafficare all’interno del vano di carico, non la vide né udì i suoi passi. La tentazione di rientrare fu quasi ingestibile ma del tutto inutile. Finché si trovava dai nonni, le probabilità che finissero per incontrarsi erano troppe. Dunque tanto valeva farlo adesso, in un momento in cui era sola.
Afferrato un pesante scatolone, il giovane si volse e la vide. A Jenny non piacquero affatto gli occhi allo stesso tempo divertiti e critici con cui la esaminò, ma si rifiutò testarda di distogliere lo sguardo per prima. Ebbe modo così di prendere atto di quanto fosse cresciuto, quanto fosse cambiato. I capelli castani, divisi in ciocche dal gel, puntavano sparati contro il cielo. Oltre a diventare più alto, si era fatto molto più robusto. Il suo viso invece non era particolarmente attraente, non lo era mai stato, ma i lineamenti erano piacevoli e sul suo volto brillavano, in quel momento fin troppo ironici, profondi occhi neri.
-Non sei felice di vedermi?-  
Perché mai Jenny avrebbe dovuto essere felice di incontrarlo se avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitarsi quel momento?
Kevin percepì all’istante la scontentezza della ragazza, la delusione di veder lì lui invece di suo padre. Il suo atteggiamento scontento, il fatto che lei non gli regalasse neppure un sorriso e che non lo salutasse, lo infastidì più di quanto sarebbe stato normale, visto che non si vedevano, non si frequentavano – non l’avevano mai fatto – e non si sentivano da anni. La superò, appoggiò il carico sulla veranda e tornò verso il furgoncino. Lei rilanciò con un’altra domanda.
-Perché sei qui, Kevin? Questo è il lavoro di tuo padre.-
Restò discosta a guardarlo scaricare altre scatole. Erano passati più di quattro anni, forse anche cinque, dal loro ultimo incontro.
-Gli do una mano. Tu invece cosa sei venuta a fare a Shintoku?- Kevin le lanciò una seconda occhiata e questa fu tutta d’apprezzamento. Jenny era stata una bella bambina e adesso si era fatta una bella ragazza. Una bella ragazza che la sua presenza aveva reso scontenta e che sembrava mettere a disagio, indecisa se aiutarlo o meno.
-Sono in vacanza.-
Senza dire nulla, neppure guardarla, la superò per depositare uno degli scatoloni sulla veranda e lei ne approfittò per avvicinarsi al furgoncino. Contò le scatole rimaste, erano solo tre. Kevin aveva finito e nonostante le convinzioni della nonna, era giusto che avesse fatto tutto da solo visto che era pagato per sgobbare per il ryokan. Pensandoci bene però, forse era meglio aiutarlo. Prima finiva e prima si toglieva di torno. Si protese all’interno dell’abitacolo, raggiunse una delle ultime scatole, la tirò verso di sé e la sollevò. Non era eccessivamente pesante. Quando si voltò Kevin le era così vicino che per un soffio non gli finì addosso.
-C’è anche il tuo ragazzo, vero?-
-Sei ben informato.-
-Per forza. Tua nonna lo va sbandierando ai quattro venti! Sembra così orgogliosa di lui, neanche fosse il presidente degli Stati Uniti! Oppure sei riuscita a rimorchiare proprio lui in uno dei tuoi tanti viaggi a New York?-
-Non sei divertente.-
Jenny tornò verso l’edificio, Kevin prese la penultima scatola, poi la seguì.
-Tu mi piaci ancora.- esordì inaspettatamente, mentre lei posava il carico sulla veranda.
Jenny si volse a guardarlo attonita.
-Non dire assurdità.-
-Sto parlando sul serio.- la fissò dritta negli occhi, incurante del peso che gli grava sulle braccia.
-Non ti sono mai piaciuta.-
-Questo lo credi tu. Io non l’ho mai detto.-
-Mi hai sempre ignorata.-
-Sbagli.-
Jenny gli lanciò un’occhiataccia.
-Adesso sono qui con il mio ragazzo!-
-Io ti piacevo!- insistette lui in un modo infantile e ridicolo.
-Secoli fa! Non ricordo più neppure quando! E soprattutto non riesco proprio a spiegarmi il perché!-
Per accelerare i tempi e mettere fine a una conversazione inopportuna che stava cominciando a sfiancarla, Jenny gli tolse lo scatolone per depositarlo sui gradini. Kevin la raggiunse alle spalle prima che lei si liberasse del carico e la cinse da dietro. Impiegò un secondo ad accostare la bocca al suo volto, sfiorandole la pelle fredda dello zigomo con le labbra calde.
-Che direbbe il tuo ragazzo se ti trovasse tra le mie braccia?- la provocò a voce bassa, respirando il suo profumo, mentre lei cercava senza successo di sciogliersi dal suo abbraccio.
Una simile, terribile possibilità la terrorizzò. Spostò gli occhi verso il sentiero che portava alla radura, tentando nel contempo di scostarsi da lui. Cosa sarebbe successo se davvero qualcuno l’avesse vista così? O se Philip fosse tornato all’improvviso?
-Lasciami Kevin! Mollami, accidenti a te!- cercò di voltarsi per mettere tra loro lo scatolone. Non riuscì a smuoverlo. Lui la serrava a sé con forza, il volto sprofondato tra i suoi capelli, le braccia a circondarle lo stomaco.
Così, sostenendo con una mano sola il peso del carico, si volse di colpo e gli puntò le dita contro il petto. Riuscì a scostarlo un po’ e insistette con più forza, appoggiandogli sul torace il gomito dell’altro braccio. Intanto Kevin rideva e continuava a tenerla stretta.
Con la stizza che cresceva insieme alla necessità di toglierselo di dosso, Jenny lo spintonò bruscamente all’indietro e la scatola le sfuggì di mano. Il sacrificio del pacco non servì a liberarsi dall’insistenza del ragazzo. Le permise soltanto di voltarsi e guardarlo. Kevin le stava appiccicato come una ventosa e a pensarci bene preferiva la posizione precedente. Certo, si era girata, le mani del giovane le cingevano la schiena invece che lo stomaco ma era ancora incollata a lui. Adesso che poteva farlo, lo guardò dritto in faccia e la collera le intasò il cervello, leggendo nei suoi occhi puro divertimento. Kevin stava giocando, si stava divertendo a infastidirla. Ogni parola pronunciata finora dal ragazzo faceva parte di uno stupido gioco che per lei non aveva senso. Affondò le dita nel tessuto della giacca a vento fin quasi a lacerarlo con le unghie.
-La-scia-mi!- scandì.
-Hai un profumo buonissimo, non lo ricordavo.-
Mark si precipitò fuori dal ryokan a testa china, cercando di sbrogliare la sciarpa dalla chiusura lampo della giacca. Era davvero in ritardo! Non che gli importasse di arrivare per ultimo, sapeva che purtroppo non si stava perdendo nulla. Ma i rimbrotti di Hutton no. Quelli voleva e poteva benissimo evitarli. Era stato l’unico motivo, questo, che lo aveva spinto ad affrettarsi e adesso che la sciarpa si era incastrata nella giacca, stava perdendo preziosissimi minuti per sbrogliarla. Detestava profondamente quel genere di intoppi perché lo facevano sentire deficiente. Il dramma attuale consisteva nel fatto che la sciarpa era una creazione di sua madre e se l’avesse rotta, lei ci sarebbe sicuramente rimasta malissimo. Si fermò sulla soglia a liberare i fili di lana dai dentelli di plastica che li stavano lacerando. Poi riprese ad avanzare e solo per un soffio riuscì a evitare un capitombolo epocale. Scatole ovunque a intralciare il passaggio. Una, due, tre, quattro… Smise di contare, i suoi occhi scorsero qualcosa che gli fece perdere il filo.
Si bloccò sul posto, la giacca ancora aperta per metà a lasciar penetrare il freddo fino allo stomaco e di conseguenza, alla scarna colazione non ancora digerita, gli ultimi fili della sciarpa aggrovigliati nella chiusura lampo che ormai non guardava più, gli occhi fissi su di loro. La fidanzata di Callaghan era proprio davanti a lui, tra le braccia di un tizio che non era Philip, vicini alle portiere spalancate del vano di carico di un furgoncino bianco, uno davanti all’altra. Le mani di Jenny erano adagiate sul torace dello sconosciuto, il viso sollevato a guardarlo. Il ragazzo la stringeva a sé, avvolgendola in un abbraccio. Non si erano assolutamente accorti di lui.
Mark non seppe cosa pensare e scelse di non pensare affatto. Il comportamento della ragazza di Callaghan non lo riguardava nel modo più assoluto e se avesse potuto non vederli sarebbe stato meglio. Maledetta sfortuna che lo aveva fatto uscire proprio in quel momento! Si guardò intorno cercando una via di fuga che non c’era, esattamente come poco prima non l’aveva trovata Jenny. Suo malgrado fu costretto ad ascoltarli quando loro ripresero a parlare. E forse fu un bene perché gli consentì di intuire cosa stesse accadendo.
-Sono anni che non ci vediamo e non mi dai neppure un bacio?-
-Scordatelo, Kevin! E lasciami!-
-Sicura di volerlo?-
-Mi lasci o chiamo i nonni?-
-Perché invece non chiami il tuo ragazzo e me lo presenti? Sono curioso di conoscerlo.-
L’anonimato di Landers durò il tempo di un respiro. Tentando ancora di scostarsi Jenny si volse, lo vide e divenne bianca come un cencio. L’effetto dello spavento la fece poi arrossire proprio nel modo in cui Callaghan sembrava apprezzare parecchio. Mark non poté dargli torto perché l’imbarazzo le donava tanto da fargli quasi dimenticare la scomoda presenza dello sconosciuto, se solo non lo avesse avuto così incollato addosso. Perché davanti all’ingresso? Non voleva saper nulla di loro, e invece fu addirittura costretto ad avanzare verso i due, fermi proprio sul suo percorso.
Mentre scendeva in silenzio i gradini, passando accanto alla ragazza per un istante ebbe quasi la tentazione di scusarsi per averli interrotti. L’espressione atterrita della giovane lo indusse a chiedersi se per caso temesse che andasse a spifferare tutto a Philip.
Jenny non riuscì a distogliere gli occhi da quelli di Mark, mentre un terrore puro le faceva accelerare i battiti del cuore. La sua voce vacillò, la preoccupazione le fece salire un nodo in gola, Mark lo avrebbe detto a Philip e lui si sarebbe infuriato. Piegò i gomiti e tentò di allontanarsi. Doveva assolutamente liberarsi dalla stretta di Kevin. Quando parlò, la sua voce ebbe un sussulto.
-Non… Non è quello che sembra.-  
-Disse la moglie al marito tradito. È lui il tuo ragazzo?-
-Kevin, lasciami accidenti a te!-
Mark era esterrefatto. Cosa sarebbe successo se fosse stato Callaghan a uscire dal ryokan e ad assistere a quella scena?
-Allora? È lui?- insistette Kevin testardo.
Jenny si guardò bene dal rispondergli. Che lo pensasse, se voleva. Purtroppo però il sollievo di non avere di fronte Philip non riuscì a scacciare il terrore di essere stata sorpresa tra le braccia del suo ex compagno di scuola. Cercò di nuovo di scostarsi. Che Mark li avesse visti era già un disastro ma se per uno sfortunatissimo caso Philip fosse tornato al ryokan proprio in quel momento e li avesse trovati così, sarebbe successo il finimondo. Si volse di scatto e gli mollò una gomitata nello stomaco.
Il ragazzo la lasciò all’istante.
-Mi hai fatto male!-
Jenny indietreggiò fino a mettersi al sicuro accanto a Mark. Lui la guardò ancora incerto.
-Chi è? Un tuo amico?-
-Un ex amico.-
-Ex amico!- fece eco Kevin sgomento, indirizzando sul nuovo arrivato lo scontento di una risposta che non gradì -Tu chi saresti invece? Quell’imbecille del suo ragazzo?-
-Per tua fortuna no, altrimenti ti avrei già spaccato la faccia. Jenny, ti sta dando fastidio?-
-Certo!-
-Lo immaginavo.- guardò Kevin -Hai bisogno di aiuto per toglierti dai piedi o ce la fai da solo?-
Jenny apprezzò moltissimo il tono minaccioso di Mark. Era proprio quello che ci voleva per far sparire Kevin, visto che finora non le aveva dato retta. A guardar bene, che l’amico fosse arrivato non era poi soltanto una tragedia. Bastava convincerlo a non riferire a Philip ciò che stava accadendo. Guardò di nuovo Kevin, i suoi occhi erano pieni di collera e scontento ma ancora non se ne andava. Perché? Perché restava piantato lì a guardarli? Cos’altro voleva?
Li osservò entrambi, i due ragazzi, prima uno e poi l’altro. Mark svettava sul suo ex compagno di scuola ed era fisicamente più imponente. Purtroppo però anche Kevin non era più un discolo delle elementari e pareva molto più infuriato di Landers, che si limitava a guardarlo con fastidio e sufficienza.
Jenny fece un passo avanti, per ribadire il concetto appena espresso da Mark.
-Qui non sei il benvenuto, Kevin. È meglio se vai.-
Il ragazzo la fissò furente, non poteva scacciarlo. Era Jenny l’intrusa, lì! Non lui! Quello era il suo territorio, Jenny soltanto un’estranea che trasferendosi altrove, aveva abbandonato Shintoku rinunciando al diritto di essere considerata una di loro. Adesso non poteva tornare al ryokan e pretendere di punto in bianco di dettar legge. Lui non lo avrebbe permesso. Mentre macinava questi pensieri, recuperò l’ultima cassa e la depositò davanti all’ingresso.  
Jenny e Mark lo osservarono richiudere le portiere posteriori del veicolo, girargli intorno e, con sollievo lei e pienamente soddisfatto lui, prepararsi a salire a bordo. Ma non lo fece. Tornò inaspettatamente da loro e si piantò davanti a Jenny.  
-Tra noi due non finisce qui!-
Mark si sentì rimescolare più di lei.
-Cos’è, una minaccia?-
Kevin spostò lo sguardo dall’una all’altro. L’intervento e la strafottenza di quello sconosciuto gli urtarono i nervi già tesi allo stremo dal diverbio con la ragazza.
-Chi cazzo sei tu? Non devi immischiarti!-
Fu un gesto puramente istintivo quello che lo portò a serrare le dita della mano destra. In quel medesimo istante accaddero tre cose contemporaneamente. Kevin scagliò il pugno, Mark si tirò di lato per sottrarsi alla traiettoria e Jenny si mise tra loro, nell’estremo e incosciente tentativo di impedire che il colpo arrivasse a destinazione.
D’istinto chinò la testa e sollevò le braccia per ripararsi il viso da un pugno che se fosse andato a segno l’avrebbe stesa a terra con il naso fratturato. Superato lo sgomento, Landers la tirò indietro mentre Kevin correggeva per un soffio la traiettoria del colpo. Il risultato di tutti questi movimenti convulsi, fu che Mark si prese in faccia un pugno che avrebbe facilmente evitato.
La violenza dell’urto lo catapultò addosso a Jenny. Con la vista annebbiata dal dolore, si portò una mano al viso e sbatté le palpebre un paio di volte per scacciare i punti scuri che avevano improvvisamente saturato l’aria. Mark poté mettere a fuoco Kevin solo nel momento in cui saliva sul furgone e sbatteva la portiera. L’infame bastardo fuggì sotto i suoi occhi e lui non poté fare nulla per impedirglielo.
-Maledetto stronzo!- gridò alla neve sollevata dalla rabbiosa manovra della vettura che imboccava la strada e spariva dietro la curva, slittando sul ghiaccio.
-Ha avuto paura ed è fuggito!- gridò ancora ai fiocchi che si depositavano a terra, lo zigomo dolorante che bruciava da morire. Si rivolse a Jenny furibondo -Come ti è saltato in mente di metterti in mezzo?-
Lei indietreggiò, consapevole del fatto che proprio la sua manovra azzardata aveva consentito a Kevin di colpire Mark. Se fosse rimasta al suo posto, ciò non sarebbe accaduto.  
-Mi dispiace, io non...-
-Pensavi davvero che mi sarei fatto picchiare? Per chi diavolo mi hai preso? Guarda a cosa è servito il tuo intervento! A farmi prendere a pugni dal primo cretino di passaggio!- tacque soltanto per riprendere fiato mentre continuava a fissarla stravolto dall’ira.
L’arrivo di Patty fu provvidenziale.
-Mark, stai bene?-
Lui e Jenny si volsero all’unisono. La ragazza era davanti all’ingresso e Jenny fu sollevata di vederla. La collera di Mark sembrava incontenibile e non era preparata ad affrontarla.  
-Benissimo! Grazie a Jenny sto una favola!-
-Non volevo che ti picchiasse!-
-Ed è esattamente ciò che hai fatto succedere!-
Jenny non sapeva più cosa dire per fargli capire quanto la addolorasse ciò che era appena accaduto. Sollevò una mano verso la sua guancia arrossata e lui le allontanò brusco le dita, costringendola ad abbassarla.
-Lascia stare, non è niente.- ringhiò furioso, maledettamente furioso.
Non solo quel bastardo lo aveva picchiato senza consentirgli di ricambiare la cortesia, ma era accaduto davanti agli occhi delle amiche che avrebbero potuto riferirlo agli altri. Già immaginava quante risate si sarebbe fatto Price alle sue spalle. E Callaghan lo avrebbe guardato incredulo, provando la curiosità viscerale di sapere chi fosse riuscito ad arrivare così facilmente alla sua faccia, visto che della nazionale soltanto lui e quel portierucolo da strapazzo ci erano riusciti – sempre ricambiati, s’intende. Era umiliante, maledizione! Era dannatamente umiliante! Se solo Jenny fosse rimasta al suo posto!
-Mi dispiace davvero, sono mortificata.-
Landers ne ebbe abbastanza di inutili scuse che non avrebbero cancellato l’onta subita. Per quante ancora gliene facesse, lo zigomo gli pulsava e la vergogna restava. Si volse per andarsene ma lei lo afferrò per la manica del giubbotto. Maledizione quant’era ostinata!
-Per favore…- lo guardò supplichevole -Non dire nulla a Philip.-
Mark annuì senza doverci neppure pensare. Figuriamoci se voleva che i compagni sapessero che si era lasciato prendere a pugni da un cretino qualunque. Meglio tacere, per il bene suo e di tutti, tanto quello non era certo l’amante segreto della fidanzata di Callaghan. Si liberò dalla sua stretta e si allontanò seguendo la freccia rossa, la prima a indicare il percorso fino alla radura.
-Mark!- gli gridò Patty -Mettici un po’ di neve!-
Il ragazzo sparì tra gli alberi senza voltarsi e senza rispondere. Ma più avanti si fermò, raccolse una manciata di neve e se la premette sullo zigomo. Provò un improvviso sollievo, Patty aveva avuto ragione anche se lui avrebbe dovuto pensarci da solo.
Bruce lo vide per primo sbucare dagli alberi.
-Finalmente! Come mai ci hai messo tanto?-
-Ti rendi conto di che ora è, Mark?- gridò Holly scontento.
Julian lo osservò con più attenzione e notò il volto arrossato.
-Cos’hai fatto in faccia?-
-Ma basta! Cos’è? Un interrogatorio? Per sbrigarmi ho urtato contro uno scaffale!-
Bruce si accostò.
-Sai che gli incidenti domestici sono quelli che causano più morti?-
-E tu sai che al secondo posto ci sono gli omicidi?-
-Con te non si può mai scherzare!-
-I tuoi scherzi fanno vomitare!-
-Continuiamo, per favore? Benji, torna in porta!-
-Non chiamarla porta, Holly!- sbottò il portiere, avviandosi mestamente verso quegli alberi ridicolamente uniti dal lenzuolo che aveva preso a odiare più del ritiro.
Dopo che Mark fu sparito, Patty si rivolse a Jenny.
-Chi era quel ragazzo? Che ci faceva qui?-
-Lui è…- esitò mentre si lasciava cadere seduta sui gradini dell’ingresso, tra gli scatoloni che aspettavano con pazienza che qualcuno li portasse dentro.
Patty si sedette al suo fianco curiosissima. Mentre si lavava i denti aveva assistito per puro caso dalla finestra del bagno a tutta la scena. Aveva visto Jenny parlare con il ragazzo sconosciuto, poi l’aveva vista aiutarlo a scaricare il furgoncino e infine aveva visto lui prenderla tra le braccia. Era rimasta a bocca aperta e la curiosità l’aveva spinta a raggiungerli, arrivando un istante dopo Mark.
Jenny ricominciò a parlare dopo aver tirato un gran respiro.
-Prima che mi trasferissi a Furano ho abitato per alcuni anni al ryokan con i nonni. Kevin ed io andavamo alla stessa scuola elementare, del resto a Shintoku ce n’è solo una, e lui mi piaceva.- fu dura ammetterlo. A disagio allungò un piede, scavando un solco nella neve ormai calpestata e sporca -Lui è sempre stato uno sbruffone, tale e quale a ora. Il fatto che mi piacesse gli serviva per farsi bello davanti ai compagni, soprattutto perché non ero l’unica ad andargli dietro. Per il resto mi prendeva in giro e mi scherniva in continuazione. Mi tirava i capelli, mi nascondeva la cartella, mi rubava le penne… Era con tutti così prepotente che quella stupida infatuazione di bambina è svanita in poco tempo. Ma lui ha continuato a comportarsi come se mi piacesse ancora e andava in giro a dirlo a tutti. Persino ai nonni. Mezza Shintoku era convinta addirittura che ci frequentassimo.- sospirò -Dopo il secondo anno delle medie, sono andata ad abitare a Furano con i miei e non l’ho più visto.-
-Sa che stai con Philip?-
-Sì.-
-E Philip sa di lui?-
-Certo che no! Kevin è passato, dimenticato, sepolto già dalle elementari. Non pensavo neppure di incontrarlo. Anzi, lo speravo in realtà.- arrossì e dopo un attimo di esitazione continuò, guardandola negli occhi -Non posso proprio dirglielo, mi vergogno da morire! Kevin è uno stupido pallone gonfiato. Non riesco neppure a immaginare cosa mi piacesse di lui.- scosse di nuovo la testa -Non posso parlargliene, è troppo imbarazzante.- si alzò e osservò gli scatoloni accantonati intorno a loro.
Patty seguì il suo sguardo.
-Serve una mano?-
-Magari…-
-Andiamo a vedere se Evelyn e Amy ci possono aiutare.-
Rientrarono insieme e un attimo prima di imboccare le scale Patty fermò l’amica, posandole una mano sul braccio.
-Quel ragazzo sarà anche uno stupido pallone gonfiato, però fisicamente non è proprio da buttare.-
-Sì, è l’unica cosa che ho notato. Ma se l’aspetto fisico rispecchiasse la sua anima, sarebbe un mostro!-

-Proviamo i tiri in porta.-
Holly sistemò meglio i guanti di lana sulle dita disperatamente congelate. Si allenavano da più di un’ora eppure non riusciva a scaldare le mani.
Benji annuì, livellò con cura la neve con i piedi e calcò il cappellino sulla testa.
-Quando vuoi.-
-Non tu, Bruce.-
Quello si volse, più scioccato che sorpreso.
-Io?-
-Mettiti in porta, coraggio.-  
A quel punto lo sconcerto lasciò il posto alla preoccupazione. Oltre all’ordine, anche l’espressione del capitano non gli piacque. Esitò a ubbidirgli.
-Perché Bruce in porta?-
La pazienza di Holly ebbe un leggero cedimento.
-Perché ho deciso che oggi si fa a turno, Julian! È davvero necessario discutere su ogni cosa che vi dico? A Gamo ubbidite senza far storie!-
-Tu non sei Gamo.-
Holly lanciò a Bruce un’occhiataccia.
-Grazie per la precisazione, era fondamentale. Adesso fai come ti ho detto e mettiti in porta.-
Il prescelto avanzò tra i ragazzi timoroso e raggiunse il lenzuolo strascicando i piedi sulla neve.
-Tirate piano per favore.- si raccomandò.
Holly depositò il pallone a terra e si rivolse ai compagni intorno a lui.
-Chi vuole tirare per primo?-
-Io.-
Philip si fece avanti e Bruce lo guardò in ansia. Avrebbe preferito Tom a Philip, ma tutto sommato era meglio Philip di Mark, che provava un piacere sadico a calciare in faccia alle persone, e lui svariati tiri di Landers li aveva presi già addosso sia alle elementari che alle medie. Non era stato per nulla piacevole.
-Per favore, piano e con attenzione. Se mi faccio male chi pensa alla difesa?-
-Non farti scrupoli, Callaghan.- rise Benji -C’è sempre quella testa di granito di Yuma.-
Philip indietreggiò di qualche passo, prese una breve rincorsa e calciò un bolide rasente. Fendendo la neve e sollevandola a spruzzi, la palla raggiunse la porta. Bruce non si preoccupò affatto di indovinare la traiettoria presa dal pallone. Non appena il tiro di Philip partì, lui si gettò di lato piegato in avanti, la testa al sicuro tra le braccia sollevate. Il suo tentativo di proteggersi fu inutile e servì soltanto a spazientire il capitano perché la sfera non lo sfiorò. Diretto rasoterra oltre le sue gambe, il pallone si insaccò nel lenzuolo.
-Bruce! Che accidenti fai? Non devi chiudere gli occhi!-
-Sei matto, Holly? E se mi prendete in faccia?-
-Come se fosse la prima volta…- commentò Mark facendoli ridere.
-E quando mai i tiri di Philip sono alti? Dimmelo Bruce! Hai mai visto un tiro di Philip arrivare ad altezza occhi?-
Il ragazzo dai tiri scontati si volse sgomento verso il capitano. Non gli piaceva essere prevedibile, così decise che al prossimo giro avrebbe mirato un po’ più su.
Benji si avvicinò al pallone
-Tra i pali non è mai morto nessuno, almeno non ancora. Vado, Holly?-
-Vai.-
Harper si gettò lontano, rifugiandosi terrorizzato sul lato opposto del lenzuolo. Benji lo guardò sgomento perché, nonostante tutto, era riuscito a intuire la direzione che avrebbe preso la palla, gettandosi esattamente dalla parte opposta.
Holly pestò la neve innervosito.
-Bruce! Cerca di essere serio e impegnati a prendere la palla!-
-È più facile per Harper riuscire a parare, che prendere qualcosa sul serio.-
Accanto a Mark, Tom rise.
Il ragazzo in porta si tirò in piedi e si ripulì gli abiti dalla neve.
-Sono serissimo! Perché accidenti non capisci quanto sia pericoloso stare al mio posto? Holly! Li conosci perfettamente, questi qui! La tua idea balorda sta soltanto scatenando la loro vena più sadica!- li indicò e il capitano seguì scettico il suo gesto.
Accanto a lui Philip fischiettava in sordina, le mani in tasca e gli occhi sui rami più bassi degli alberi ricoperti di neve. Benji aveva sollevato leggermente la visiera del cappellino e osservava con interesse la scia di un aereo che aveva appena solcato il cielo della radura. Mark invece si esaminava critico la sciarpa, tirando qua e là qualche filo allentato. D’altro canto, Julian e Tom ricambiarono serenamente il suo sguardo.
Bruce continuò sulla sua tragica strada.
-Sai meglio di me che nessuno di loro si farà scrupoli a mirarmi addosso! Ma se hai deciso di sacrificarmi fai pure. Sei tu il capitano e io non posso che ubbidire!-
Holly fu costretto a valutare la possibilità che Bruce avesse ragione, ma prima che riuscisse a trovare una via d’uscita dall’inghippo in cui aveva ficcato se stesso e il compagno, Philip, stanco di tutte quelle lagne, si fece avanti.
-Ho capito, vado io in porta.- raggiunse il lenzuolo mentre l’altro se la svignava.
-Allora tocca a me.-
Mark posizionò per bene il pallone tra la neve e si allontanò per prendere la mira e la rincorsa. Avrebbe colpito con forza per vendicarsi in un’unica volta di tutto, dalla sconfitta del bagno al pugno che s’era beccato per colpa di Jenny.
-Non voglio guardare…- Bruce si coprì gli occhi con le mani -Non voglio vedere brandelli di Philip sparpagliarsi per tutta la radura.-
-Fatti sotto, Landers.-
-Stai in guardia, Callaghan!-
La tensione salì al massimo mentre i due sfidanti si valutavano a vicenda, l’uno determinato a parare a tutti i costi e l’altro a centrarlo in pieno. La decisione di fermarli prima che qualcuno si facesse male sul serio si palesò in Holly troppo tardi. Mark stava già prendendo la rincorsa.
Calciò un tiro così potente che la sfera schizzò verso la porta fendendo l’aria con un sibilo e piombò dritta tra le braccia di Philip senza che lui dovesse fare un solo passo per intercettarla. La parata fu splendida fin quando la palla non slittò sulla lana ghiacciata dei guanti e gli finì con crudele violenza in pieno stomaco. L’urto lo lasciò senza fiato.
Bruce piagnucolò impressionato.
-E pensare che al suo posto avrei dovuto esserci io!-
L’iniziale espressione sofferente di Philip si trasformò subito in un sorriso trionfante.
-Ha ragione Price! Parare i tuoi tiri è un gioco da ragazzi!- lanciò il pallone verso Holly e una nuova fitta gli sconquassò lo stomaco -Chi è il prossimo?-
-Io.-
-Mark, hai già tirato.-
-Ho diritto a una seconda possibilità. Holly!-
-Hai sprecato la tua occasione.- lo fermò il capitano. Per quel giorno ne aveva già abbastanza di lui -Vai in porta.-
Mark sembrò percepire nel suo tono un velo di esasperazione e quella fu una delle rare volte in cui gli diede ascolto senza protestare. Si avvicinò al lenzuolo e rise quando vide che Philip si allontanava barcollando leggermente.
-Non ti ho fatto male, vero?-
Il tiro di Julian volò alto sopra la testa dell’improvvisato portiere e si insaccò nel lenzuolo alle sue spalle.
-Mi è sembrato di vedere Warner.- lo schernì Benji -Voi della Toho siete tutti della stessa pasta.- scostò bruscamente Philip che aveva recuperato la palla e si stava preparando a tirare -Fatti in là…-
Mark si prese addosso il tiro di Benji pur di pararlo a tutti i costi. Per un istante l’aria gli mancò e boccheggiò sgomento, fissando il portiere negli occhi. Maledetto bastardo, l’aveva fatto apposta! Mentre lo pensava, la palla gli sfuggì dalle mani, rotolò tra la neve e andò ad appoggiarsi addosso al lenzuolo.
Philip prese la mano di Benji e gliela strinse entusiasta, agitandola su e giù con foga.
-Ottimo tiro, davvero stupendo! Hai una mira incredibile! Potreste persino scambiarvi i ruoli, voi due!-
Holly guardò i compagni a bocca aperta. Non seppe che dire di tutto ciò. Quello che aveva pensato essere un ottimo allenamento, si era di colpo trasformato in una pericolosissima esercitazione di tiro al bersaglio.

Più tardi, all’ora di pranzo, Jenny seguì con lo sguardo l’incedere di Philip in cucina.
-Ti sei fatto male?-
-Ha preso una pallonata nello stomaco.- Bruce girò intorno al tavolo per raggiungere la propria sedia -Come hai fatto a capirlo?-
-Intuito. Chi è stato? Mark?-
-Jenny, sei una veggente o cosa?- Harper la guardò strabiliato mentre prendeva tra le mani la tazza di tè bollente. Le sue dita cominciarono finalmente a scongelarsi -Sai dirmi anche chi vincerà i prossimi mondiali?-
-Il Giappone.- rispose lei senza esitare.
-Questa era facile.- sorrise Mark scostando la sedia abbastanza stanco. Mentre la guardava, ricordò d’un tratto la scena a cui aveva assistito alcune ore prima davanti all’ingresso del ryokan.
Per Jenny fu ancora più naturale cercare sul suo volto le tracce lasciate da Kevin. Si chiese se ne avesse fatto parola con il fidanzato, infrangendo la promessa. Decise di no, perché altrimenti Philip le avrebbe chiesto spiegazioni prima ancora di mettere piede in cucina.
Si volse e lui, che aveva notato lo scambio di sguardi, le prese una mano e la strinse quasi a voler rimarcare la propria presenza al suo fianco.
-Tutto bene?-
-Sì, ma per favore cercate di non farvi male.-
Amy riempì di riso le ciotole che Evelyn aveva cominciato a porgerle. Bruce cincischiò con le bacchette, in attesa di essere servito, poi riesumò un’idea splendida.
-Dopo andiamo a pattinare?-
Benji per poco non si strozzò con il tè.
-Quindi anche tu non hai ancora capito che non siamo qui in vacanza.-
-Anche? Chi altri con me?-
-L’ho spiegato a Jenny giusto due giorni fa.-
La guardò mentre Philip si trovava improvvisamente a pendere dalle labbra del compagno, sperando finalmente di dissipare quel velo di mistero che avvolgeva la conversazione svoltasi tra la fidanzata e il portiere all’insaputa di tutti e lontano da lui.
Jenny ne aveva cento di cose da dire e mille da rispondere ma, guarda un po’, erano precisamente al terzo giorno, quello della decisione, e temeva di pronunciare anche solo una sillaba. La stessa che  avrebbe fornito a Benji la scusa definitiva per andar via.
Philip rimase a bocca asciutta, perché ogni accenno alla famosa conversazione terminò lì. La colpa fu anche di Mark, a cui non interessava nulla di Jenny e Benji ma era terrorizzato di dover posare sul ghiaccio anche soltanto la punta di un pattino.
-Non sei stanco, Harper? Di solito dopo gli allenamenti non ti reggi in piedi.-
Jenny seguitò a guardare Benji ansiosa, perché temeva fortemente che ciò che stava per proporre avrebbe peggiorato i rapporti incerti tra lei e il portiere. Ma che poteva fare se non tentare? Porse ad Amy la ciotola di Philip affinché l’amica la riempisse di riso, poi azzardò la proposta.
-La nonna mi ha regalato una decina di biglietti omaggio per le piste da sci di Tomamu. Volete andarci?-
-No, grazie.- Mark impiegò un decimo di secondo a rispondere, giusto il tempo di rendersi conto di essere passato dalla padella nella brace. Non sapeva pattinare come non sapeva sciare perché non aveva mai fatto nessuna delle due cose.

*

Bruce sedeva sul pullman accanto a Evelyn, ma di lei riusciva a scorgere soltanto quelle ciocche di capelli che, sfuggite alla coda con cui li teneva quasi sempre legati, le scendevano lisci ai lati del viso, lasciando allo scoperto la punta di un piccolo orecchio rosa che spuntava tra le ciocche. La ragazza osservava incantata il paesaggio lunare che scorgeva dal finestrino. Erano in viaggio da quasi un’ora tra desolate e ripide montagne innevate. Non attraversavano più centri abitati ormai da parecchi chilometri, ma solo piccoli gruppi di case con il tetto di legno ricoperto di neve, sperdute nell’immensità della natura addormentata tra viottoli ghiacciati e alti pali della luce.
-Manca tanto?-
Jenny emerse dalle spalliere dei sedili davanti e Bruce apprezzò molto il suo sorriso.
-Ci siamo quasi.-
-Lo spero proprio o arriveremo che è già buio.-
Mark, seduto accanto a Tom, li udì ma tenne gli occhi fissi sul finestrino che si appannava a ogni  respiro. Per poter continuare a guardare fuori, ogni tanto lo ripuliva con la manica della giacca.
-Anche se stiamo poco cosa ce ne importa? Andiamo gratis.-
-Sei sempre il solito spilorcio. Non hai fatto storie solo per questo motivo. Scommetto che non sai sciare.- udì dire Benji dalla sua postazione solitaria, davanti a Holly e Patty. L’autobus era semivuoto e il portiere ne aveva approfittato per mettersi comodo su due sedili.  
-E tu sai farlo, Price?-
-Certo, anche con lo snowboard.-
Mark per il nervoso si sarebbe mangiato le mani.
-Se il posto vi piace potremo tornare.- disse Philip. Circondò la vita di Jenny con un braccio riportandola accanto a sé.
-Gli piacerà.- sorrise lei convinta. Tomamu era la migliore stazione sciistica di tutto l’Hokkaido o forse addirittura di tutto il Giappone. Gli amici sarebbero rimasti strabiliati da ciò che offriva.
Bruce se ne stette per un po’ in un silenzio annoiato, poi si volse indietro.
-Che fine ha fatto Julian? È da quando siamo partiti che non si vede e non si sente.- si sporse nel corridoio, non riuscì a vederlo e lo chiamò.
-Avrà da fare, non disturbarlo.-
Il viso di Amy si affacciò dalle ultime file, le guance arrossate d’imbarazzo o da ciò che, insieme, stavano facendo. Vallo a sapere. Gli lanciò un’occhiataccia, poi gli mostrò la lingua e tornò a nascondersi dietro il sedile. Benji rise.
-Non tutti sono impazienti di arrivare.-
Il pullman si arrestò in un immenso parcheggio al centro di una valle racchiusa da massicci e suggestivi picchi rocciosi ricoperti di neve. Ai piedi delle montagne, dove finivano le conifere imbiancate, sorgeva un centro sciistico super attrezzato per il quale era stato edificato a poco a poco ogni tipo di edificio. Seggiovie e skilift partivano dagli impianti collocati sul pianoro e percorrevano le montagne per tutta la loro altezza. Casette e cottage in travi di legno con i tetti  ricoperti di neve, si affiancavano a edifici in cemento a più piani, appartamenti, baite, alberghi. Ristoranti, bar, negozi, locali di ogni genere rendevano quel luogo un vero e proprio paradiso super attrezzato a uso e consumo degli sciatori. Il pezzo forte di tutta la valle, ciò che si scorgeva a chilometri di distanza, era rappresentato dai quattro imponenti grattacieli, due per ogni hotel, che svettavano contro il cielo azzurro come lunghi chiodi piantati sulla superficie liscia di un muro intonacato.
Holly scese dal pullman guardandosi intorno così meravigliato che incespicò sull’ultimo gradino.
-Non credevo di trovare un posto simile quassù.-
-Tomamu è la stazione sciistica più famosa dell’Hokkaido.- lo informò Philip -La sera dà il meglio di sé, tra un po’ vedrete che spettacolo!-
-Cosa sono quelle torri?- chiese Amy curiosa.
Se si tralasciava lo sgarbo inflitto alla natura incontaminata, c’era da ammettere che due di esse erano persino decorative. Sembravano essere state edificate da un bambino con i mattoncini lego: verdi e bianchi con qualche spruzzata di rosso su una e bianchi e grigi sull’altra, con punti rossi verso il cielo.
-Hotel.- spiegò Jenny -Le suite sono meravigliose.-
-Ci sei stata?-
-Le ho viste su internet.-
Philip la prese per mano incamminandosi sulla via principale che si snodava verso le piste, fiancheggiata da negozi, ristoranti e bed and breakfast da cui entravano e uscivano una miriade di persone.
Benji aveva sempre creduto che l’Hokkaido fosse press’a poco disabitato. Che la maggior parte degli esseri viventi autoctoni fossero lupi e orsi, oltre a Callaghan e alla sua squadra di calcio. Con il freddo glaciale che si scatenava in inverno, chi poteva mai desiderare di vivere in un posto simile? Ma adesso, di fronte a quel brulichio di umanità, stentava ad accettare la presenza di tutta quella gente, neanche fossero a Shibuya alle quattro di un sabato pomeriggio. Mentre si guardava intorno, frastornato dalla folla che l’aveva colto impreparato, quasi urtò una donna che trascinava per mano un bambino in lacrime. Si scostò, finendo proprio sotto un tabellone riportante una mappa del luogo, affisso su due pali piantati nella neve. I suoi occhi abbracciarono con interesse le piste da sci, associando a ciascuna il numero e il nome che le indicava sulla legenda sotto il disegno. Alcune sembravano fantastiche, veramente da sballo. Trovò persino quelle riservate agli acrobatici snowboard.  Se avesse potuto anche solo farci un salto per dare un’occhiata, magari con Callaghan che era più pratico del luogo… Lo cercò e si accorse di essere rimasto indietro. Raggiunse Jenny che camminava accanto al fidanzato e prima di tutto sondò le intenzioni di lei.
-Dove stiamo andando?-
La giovane scorse sul suo viso tracce di entusiasmo e capì all’istante che portarlo a sciare era stata la scelta giusta. Fu con un sorriso di immensa felicità che indicò un’insegna più avanti, su cui brillava a lettere rosse una pacchiana scritta in inglese.
-“AstroBalls”?- lesse Bruce quando raggiunsero l’impianto -Quali “balls”? Non vedo nessun tipo di “balls”.-
Philip, fortemente stranito dal sorriso entusiasta che Jenny aveva dedicato al portiere un attimo prima, si rivolse brusco al compagno.
-Che te ne frega, Harper?!-
-È solo curiosità.-
-Allora lascia perdere.-
Al contrario, Bruce preferì insistere.
-Secondo voi si tratta di palle di neve?- domandò a Tom, Holly e Julian che gli erano più vicini.
-Più probabile che siano palloni da calcio.- sbuffò Amy, si staccò dal fidanzato e si avvicinò a Patty. Insieme raggiunsero Jenny, che chiedeva informazioni all’entrata del locale, una specie di supermercato a due piani, con l’insegna sgargiante che occupava una buona parte della facciata.
-Smettila, Bruce.- lo redarguì Julian.  
-Non posso sapere di che palle si tratta?-
Philip si spazientì.
-Sono le sfere che ti riempiono il cervello quando insisti con i tuoi ragionamenti idioti!-
-Veramente le mie astroballs sono da tutt’altra parte.-
Patty era troppo poco lontana per non udirlo.
-Adesso che l’ha detto sarà contento.-
-Immagino di sì.- concordò Amy -Cominciamo a entrare. La conversazione sta chiaramente degenerando e non ho nessunissima intenzione di ascoltare le loro solite e scontante allusioni maschili di dubbio gusto. Quando ero manager della Mambo ne ho sentite a sufficienza.-
-A chi lo dici…- sospirarono in coro Patty, Jenny ed Evelyn scoppiando a ridere insieme.
Holly lanciò un’occhiataccia a Bruce e le seguì con Tom e Julian.
-Coraggio Harper, scatenati adesso che siamo solo noi quattro. Come vedi l’argomento non è gradito.- lo sollecitò Benji, annoiato anche lui dalle sue battute.
-Certo che non è gradito!- protestò Philip -È sempre il solito maniaco!-
-Maniaco?- saltò su Bruce, stavolta offeso sul serio -E allora a cosa avete pensato voi quando avete letto l’insegna?-
Mark lo guardò sprezzante.
-Non mi sono posto il problema!-
-Perché tu non capisci l’inglese.-
Landers avrebbe voluto restituire a Price la battuta con tutti gli interessi, ma l’arrivo di Holly glielo impedì.
-Che fate? Restate in strada?-
-Tu e le tue “balls”…- borbottò Philip affrettandosi a raggiungerlo.
Il negozio del noleggio dell’attrezzatura sciistica era immenso ed esibiva su due piani tute da neve, scarponcini, sci, snowboard, caschi, occhiali da sole e racchette di ogni forma e colore. Ma c’erano anche una grande quantità di creme solari, creme abbronzanti, burri di cacao di tutti i gusti, creme per la pelle spaccata dal freddo o cotta dal sole. Tè, infusi, tisane, maglieria intima di lana, jeans a prova di neve, doposci di tutti i colori, custodie di sicurezza per i cellulari, un intero scaffale di microtelecamere da fissare sul casco per riprendere le proprie acrobatiche performance e quelle degli amici. Oltre ai bagni, ai camerini e alle poltroncine sparpagliate tra gli articoli in vendita e a noleggio, c’erano una bella scelta di distributori automatici di bevande calde, un bar e un angolo souvenir.
-Non ho mai visto niente di simile.- Amy si guardava intorno entusiasta -Neppure nella pista artificiale di Tokyo c’è un tale assortimento.- vide Benji passarle accanto senza notarla, lo sguardo avvinto da tutto ciò che lo circondava. Scostandosi da Julian che studiava l’esposizione di sci maschili, prese Patty per mano e la trascinò con sé verso una delle commesse.
-Quali affittiamo?-
-Non ne ho idea, Amy. Non ho mai sciato in vita mia.-
Passando in quella parte di negozio, Holly colse Benji a osservare gli snowboard con occhi illuminati da interesse e desiderio. Senza pensarci un attimo, lo prese per un braccio e lo trascinò via.
-Scordatelo, è troppo pericoloso.-
-Il pericolo è lo stesso degli sci, se non sei capace.-
-Vieni via e pensa a qualcosa di più ordinario e meno spericolato.-
-Sono sicuro che Philip sarebbe d’accordo con me a...-
-Non azzardarti a mettergli in testa un’idea simile!-
Jenny lanciò un’occhiata al fidanzato che si aggirava insieme a Tom tra gli espositori, poi individuò un paio di sci lilla e azzurri che erano un incanto. Si avvicinò per osservarne il grazioso motivo decorativo con fiocchi di neve argentati, quando la sua attenzione venne catturata da Bruce in piedi accanto a una colonna, che si guardava intorno intimidito ed esitante. Al contrario Evelyn, al suo fianco, fremeva di entusiasmo.
-Bruce, dai!-
-Neanche per sogno. Voglio tornare a casa tutto intero. Se proprio ci tieni vai pure, io no.-
-E cosa farai nel frattempo?-
-Esplorerò i dintorni. Tra bar e negozi non mi annoierò di certo.- si mise le mani in tasca e spostò gli occhi su Jenny che si avvicinava.
-Non so sciare e non vengo con voi.- l’anticipò, prima che lei tentasse, con il suo bel faccino, di fargli cambiare idea. Non era detto che non ci riuscisse, Bruce era perfettamente consapevole delle proprie debolezze.  
-Puoi imparare a farlo, se vuoi ti do una mano.-
Appunto.
-Apprezzo il tentativo e non dimenticherò l’offerta ma preferisco fare un giro. Mi sembrano molto più interessanti i dintorni di una distesa di neve su cui potrei farmi male.-
Mezz’ora più tardi erano in marcia verso la seggiovia e Bruce era sparito da qualche parte. Notando che avanzava per ultimo, incerto e pensieroso, Jenny si accostò a Mark. Il ragazzo teneva gli occhi sollevati oltre i tetti degli edifici, sulla distesa bianca delle piste da sci, punteggiate da alberi scuri lungo i bordi. Dai  capannoni di partenza, entravano e uscivano una miriade di sciatori. I seggiolini vuoti venivano giù dondolando e dopo aver preso il loro carico, risalivano lenti la montagna.
-Non hai mai sciato, Mark?-
-No.-
-Preferisci restare qui?-
Lui si volse e la fissò. Cosa gli stava proponendo? Di rimanere a valle in compagnia di quell’imbranato di Harper? Loro due soli? Neppure a pensarci! Ormai era in ballo, tanto valeva seguire gli altri lassù, poi in qualche modo sarebbe risceso.
Si misero in coda per la seggiovia. Mark osservò l’amica posare a terra gli sci e agganciarli agli scarponcini, spiegando a Patty il meccanismo. Non sembrava difficile, poteva riuscirci senza difficoltà. Ci provò, mentre Jenny li sganciava di nuovo e tornava verso di lui, sorridendo rassicurante.
-Vedrai, è meno difficile di quanto pensi.-
Lui la guardò scettico. Più la fila scorreva e più era assalito dall’inquietudine. Più si avvicinava il loro turno, più era convinto che Bruce non avesse sbagliato poi molto a decidere di non andare. E forse avrebbe fatto meglio a restare a valle anche lui. Abbassò pensieroso gli occhi sugli sci, poi Holly avanzò lungo la fila. Mark si mosse per seguirlo ma si ritrovò improvvisamente e inaspettatamente incollato a terra. Il tentativo di procedere lo sbilanciò in avanti e per non cadere si puntellò sulle racchette, infilzandole nella neve. Ritrovò per un pelo l’equilibrio.
-Cosa accidenti…-
-Philip, smettila. Non sei divertente.- sentì dire Jenny.
Un brivido di collera lo irrigidì tutto mentre si voltava di scatto e puntava gli occhi sullo sguardo ironico e geloso del compagno. Con i propri, Philip gli bloccava gli sci, impedendogli di muoversi, mentre la fila scorreva e dietro di loro le persone borbottavano perché non avanzavano. Il rimprovero della fidanzata fu sufficiente a lasciarlo libero di muoversi.
-Imbecille.-
Callaghan gli sorrise beffardo, per metà divertito e per l’altra metà irritato dalle attenzioni di Jenny che si preoccupava per lui.
Possibile che Philip fosse geloso a tal punto? Mark scrollò le spalle, si sganciò gli sci e avanzò dietro ai compagni.
La ragazza li lasciò per raggiungere Evelyn, rimasta sola in fondo al gruppo.
-Tutto bene?-
Lei le rivolse un’occhiata preoccupata.
-Sei sicura che ci sia davvero bisogno di arrivare fin lassù? So che esiste anche lo sci di fondo. Che ne dici? Non ho mai preso quella cosa…- indicò la seggiovia con la racchetta -E neppure gli sci… Sali con me?- Evelyn era perfettamente consapevole che se Jenny fosse andata con Philip, lei sarebbe rimasta con Landers, l’unica alternativa possibile -Mark mi mette ansia. Scommetto che neanche lui ha mai preso la seggiovia.-
Jenny rifletté. Per accontentarla avrebbe dovuto lasciare Philip con Mark e non era sicura che fosse prudente. Fin dalla mattina non si risparmiavano una scortesia, a cominciare dalla discussione per il bagno. E se poi a Mark fosse sfuggito qualcosa su Kevin? Sospirò. Trovare la combinazione giusta non sembrava semplice. Qual era la migliore? Lei con Evelyn e Philip con Mark? Evelyn con Mark e lei con Philip oppure Mark con lei e Philip con Evelyn? Scelse l’unica opzione possibile, quella con cui avrebbe salvato capra e cavoli.
Tornò da Philip che nel frattempo per ingannare l’attesa aveva impugnato una racchetta a mo’ di spada e con agilità e convinzione duellava con Mark in una singolar tenzone. Scosse la testa incredula. Senza dubbio quel ritiro si stava trasformando nell’occasione di vedere Philip sotto un’altra luce.
-Che cretini. Conviene far finta di non conoscerli, vero Tom?- Benji si guardò intorno -Speriamo che in giro non ci siano giornalisti. Se qualcuno li vede ci faranno fare una bella figura di merda.-
Becker liquidò l’osservazione con una scrollata di spalle. In quel preciso momento gli importava molto poco dei compagni, non stava seguendo la loro ridicola esibizione. Forse non si sarebbe scomposto neanche se una slavina si fosse portata via l’intero costone della montagna. In coda davanti a loro, oltre una famigliola con bambini, tre giovinette gli lanciavano continue occhiate incuriosite e interessate. Tanto che il ragazzo era fortemente tentato di sganciarsi dai compagni molesti e unirsi al loro gruppo.
Il portiere seguì lo sguardo di Tom, posò gli occhi sui marmocchi e gli sfuggì una smorfia di disgusto.
-E poi dicono che i giapponesi non fanno figli.-
Becker non fece una piega e Benji lo scosse.
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Ti piacciono i bambini? Se posso darti un consiglio, è ancora troppo presto per pensare di mettere su famiglia.-
-Non sto guardando niente, sono loro che mi fissano da un po’.-
-Loro chi?- il portiere le individuò e rise -Hai perfettamente ragione, Tom. Dipende da chi hai intenzione di coinvolgere nel tuo progetto di accasarti. Loro per esempio sono molto più interessanti di quei due mentecatto che abbiamo in squadra. Anzi, avrei un’idea. Dopo te la dico.-
Stufa di un duello che continuava a oltranza senza vincitori né vinti, poiché Philip non le dava retta ma ormai aveva capito come tenere a bada Mark, Jenny li apostrofò a voce alta.
-Lo sapete che chi rompe paga?-
Landers s’impietrì, ma Philip no, tanto che dovette afferrargli un braccio e interrompere a mezz’aria la stoccata.
-Cosa state facendo?-
-Una sfida.-
-Quelle in campo non vi bastano?-
Mark rise.
-Quelle, Callaghan le perde.-
-Maledetto...-
-Basta, Philip!-
Lui si volse a guardarla e la disapprovazione che le lesse in faccia lo indusse ad abbassare immediatamente la racchetta e a ricomporsi.
Jenny approfittò della sua improvvisa docilità per circuirlo.
-Devi assolutamente salire con Evelyn. Non ha mai preso la seggiovia e sono sicura che accanto a te si sentirà più tranquilla. Soprattutto se smetti di fare quello che stavi facendo.-
Lui la guardò pieno di vergogna e annuì per accontentarla. Il sorriso con cui Jenny accolse la sua resa fu così radioso da lasciarlo interdetto. E la vergogna venne sostituita prima dalla perplessità e poi dal sospetto, mentre un brutto presentimento si affacciava nella sua testa. Non fece in tempo a sviluppare la sensazione che lo aveva assalito, perché lei tornò insieme a Evelyn.
-Sali con Philip, va bene?-
L’amica annuì. Avrebbe preferito Jenny, ma sempre meglio Philip di Mark, che sembrava spaesato tanto quanto lei e che reputava fin dalle medie poco rassicurante anche solo di carattere. Jenny sorrise a entrambi e si mise in fila dietro, vicino a Landers. Philip impiegò un attimo a cogliere le conseguenze del suo assenso. Iniziò immediatamente a protestare.
-Riflettendoci bene Jenny, credo che Evelyn si sentirebbe molto più a suo agio con te.-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Vi conoscete meglio.-
-Ma voi vi conoscete da più tempo, no?- il tono e l’espressione risoluta della fidanzata non lasciavano spazio a compromessi.
Philip allora propose, a parer suo, la soluzione ideale.
-Possiamo fare così: tu ed io, Evelyn e Landers.-
-Smettila di insistere, stai diventando scortese nei confronti di Eve.-
-E nei miei.-
-Dei tuoi non me ne frega niente, Mark.-
Ma Jenny fu incorruttibile. Allora Philip sbuffò, lanciò un’occhiata a Evelyn che lo guardava di sottecchi e alla fine dovette capitolare.
Dopo poco più di un quarto d’ora di fila, finalmente Benji e Tom presero posto sul doppio sedile. Poi toccò a Patty e Holly e dopo di loro a Julian e Amy. Philip aiutò Evelyn a salire, Jenny e Mark chiusero il gruppo.
Il seggiolino oltrepassò il binario a ruota, prese la rincorsa e si lanciò verso la montagna a tutta birra.  
-La partenza è il momento migliore.-
Mark non si ritrovò per niente d’accordo.
In pochi istanti superarono il capannone e furono all’aperto, dove iniziarono la salita. Immobile come una statua, la brezza che gli accarezzava il volto e gli spettinava i capelli, Landers si guardò intorno e soprattutto in basso, sempre più inquieto man mano che la distanza dal suolo aumentava.
-Paura?- gli domandò Jenny con un’euforia che lui trovò del tutto fuori luogo.
-Per niente.-  
La giovane rise e dopo aver lanciato un’occhiata alla schiena di Philip che li precedeva accanto a Evelyn, si godette il paesaggio. La seggiovia saliva lenta oltre le cime degli abeti spruzzate di bianco che costellavano qua e là i bordi delle piste da sci. Sulla loro destra gli sciatori scendevano veloci verso valle, qualcuno più spericolato affrontava la discesa con lo snowboard. Il sole era alto sopra  i picchi e faceva risplendere i ghiacciai. I suoi tiepidi raggi invernali scaldavano appena.
Più o meno a metà percorso la seggiovia rallentò, il ronzio della corrente cessò di colpo e i seggiolini si arrestarono oscillando nel vuoto. Evelyn si mosse inquieta.
-Che succede?-  
-Nulla, a volte capita.- rispose Philip più seccato che preoccupato.
Non vedeva l’ora di arrivare in cima e tornare accanto a Jenny. Più i minuti passavano e più si pentiva di essersi fatto convincere a lasciarla insieme a Mark. Non è che non si fidasse, anzi. Si fidava moltissimo di Jenny. Lo infastidiva però, oltre che vederli così affiatati, anche il fatto che soltanto lui non stesse facendo la salita con la fidanzata, mentre Holly sedeva accanto a Patty e, più avanti, Julian vicino ad Amy. Non era giusto, accidenti! Il ritiro non stava andando per niente come aveva immaginato. Era a Shintoku da tre giorni e solo il primo erano riusciti a ritagliarsi del tempo da godersi in solitudine!
La preoccupazione di Evelyn lo investì di nuovo.
-Perché ci siamo fermati?-
-Probabilmente per un calo di tensione.-
-E se cadessimo?-
-Impossibile.-
Jenny osservava Mark curiosa. Il ragazzo cercava di dissimulare l’inquietudine ma si capiva lontano un miglio che era teso. Non seppe se ridere del suo terrore o cercare di rassicurarlo. Era sicura che non avrebbe gradito né l’uno né l’altro. Mentre lo fissava incerta, notò un segno scuro proprio all’altezza dello zigomo. Pensò che si fosse sporcato con qualcosa, magari mentre si aggirava tra gli scaffali del supernegozio. Poi, guardando meglio, si rese conto che non era così. Possibile che… Diamine, non vedeva bene. Posò una mano sulla barra di sicurezza e si sporse verso di lui. Mark scorse il suo movimento con la coda dell’occhio. Si volse di scatto, il seggiolino si mosse e oscillò. Il viso di lei gli era vicinissimo. Si tirò indietro per scostarsi e scostarla, il sedile dondolò ancora, con più violenza.
-Che c’è?-
Jenny non sembrò notare il suo disagio. Ridusse di nuovo la distanza tra loro, si sfilò un guanto e gli sfiorò la pelle con le dita calde, incredula lei per prima.
-Ti è venuto il livido.-
-No!-
Sconvolto dalla notizia, Mark si portò una mano alla guancia. Che quel maledetto gli avesse lasciato persino il segno fu inaccettabile. La fissò sperando che gli dicesse che era uno scherzo, che non era vero niente. Che non aveva nessun livido in faccia, anche se ogni volta che toccava il punto incriminato sentiva dolore.
-Sì, c’è.- confermò lei -Non ci hai messo la neve?-
-Sì che l’ho fatto!-
-Gli altri se ne sono accorti?-
-Solo Julian.-
-E tu cosa gli hai detto?-
-Che ho urtato contro uno scaffale.-
Lei annuì, capendo solo in quel momento che Mark aveva scelto di non dire nulla su Kevin non per mantenere la promessa ma per nascondere ai compagni l’umiliazione di essere stato picchiato da un perfetto sconosciuto.
-Fa male?- chiese premendogli l’ombra scura.
Landers sussultò.
-Certo che fa male! Soprattutto se lo tocchi!-
-Si può sapere cosa accidenti state combinando?!-
Sobbalzarono di spavento. Complice la brezza che colpiva i loro visi, il grido di Callaghan li investì forte e chiaro. Si volsero all’unisono, il compagno li osservava stravolto, gli occhi scintillanti e socchiusi dal sospetto, i capelli spettinati dal vento che soffiava alle sue spalle. Un gomito sulla spalliera, la mano a stringere lo schienale di metallo. Sollevò di scatto quello stesso braccio e lo tese nel vuoto. Il sedile che divideva con Evelyn dondolò violentemente.  
-Tieni le mani a posto, Landers!-
-Mettiti un paio di occhiali, Callaghan!- rispose l’altro sullo stesso tono, dimenticandosi per un attimo di essere sulla seggiovia a dieci metri da terra. Si sporse nel vuoto in modo così imprudente che Jenny lo afferrò per una manica e lo tirò indietro.
-Le mie mani sono appostissimo.-
Infatti, come Philip poté vedere perfettamente, adesso le teneva strette sulla barra di sicurezza, molto ben visibili. Ma convinto che fosse meglio prevenire che curare, e smanioso di sfogare lo scontento di quella situazione sul suo artefice, proseguì l’invettiva riversandogli addosso tutto ciò che a terra, per amore della tranquillità, per rispetto di Holly, per non farsi udire dagli altri sciatori e per non essere criticato dai compagni, aveva taciuto.
-Ti ho lasciato salire sulla seggiovia con Jenny, ma prova soltanto a fare qualcosa che non devi alle mie spalle e quando saremo in cima ti farò arrivare a valle a suon di calci!- gridò, inducendo anche Julian e Amy a voltarsi.
-Ma vaffanculo, Callaghan! Se c’è qualcuno che sta facendo qualcosa che non deve alle tue spalle non sono certo io!-
L’insinuazione di Mark su ciò che era successo quella mattina fu talmente palese che Jenny reagì ficcandogli un gomito tra le costole. Lui si volse di scatto e lei lo assalì.
-Hai promesso di non dire nulla!-
-Allora fai in modo di togliere dalla testa del tuo ragazzo che sono io a provarci con te! Ha completamente sbagliato persona!-
-Va bene Mark, glielo dirò.- Jenny gli strinse la manica del giubbotto tra le dita e lo fissò supplichevole -Adesso basta per favore.-
A colmarle gli occhi non era più il fastidio, ma il terrore che Philip venisse a sapere dell’avventura della mattina. Mark annuì, tirò indietro il braccio liberandosi dalla sua stretta e si volse dall’altra parte, tenendosi sul lato del sedile, il più possibile lontano da lei.
Philip era rimasto inutilmente a osservarli parlottare senza poter udire nulla. Il vento soffiava contrario e se persino il suono dei suoi respiri arrivava a Jenny e Mark, le loro parole sommesse venivano trascinate verso valle. Serrò le dita sullo schienale e fremette di stizza, frustrato di non poter sapere cosa si stessero dicendo.
Due seggiolini più avanti, Amy era voltata indietro a guardarli.
-Eve, che succede?-
Oscillando insieme al seggiolino smosso dall’agitazione di Philip, lei rispose irrigidita dallo spavento.
-Non ho capito bene, ma credo Mark ci stia provando con Jenny.-
Julian e Amy si fissarono esterrefatti, poi tornarono a guardare avanti, verso il capitano che li chiamava.
-È Philip che grida?-
-Proprio lui.-
-Che sta succedendo?-
Julian interpretò liberamente.
-Forse Mark ha cercato di baciare Jenny.-  
-Davvero?!-

Philip scortò la fidanzata fuori del capannone di arrivo senza curarsi di Landers che li seguiva furente, portando in spalla i propri sci e quelli di Jenny. I compagni li attendevano sul piazzale di partenza, terribilmente curiosi di sapere direttamente da loro cosa fosse successo nei minimi dettagli. Evelyn aveva sì udito il botta e risposta di Philip e di Mark, ma non si era voltata a guardare, verificando i fatti con i propri occhi.
-Allora?-
Philip trafisse Julian con un’occhiata storta.
-Allora cosa?-
-Cos’ha fatto Mark?-
L’accusato cadde dalle nuvole e li guardò allibito, conficcando le racchette nella neve e togliendosi gli sci dalla spalla.
-Non ho fatto proprio nulla!-
-Stavi infastidendo Jenny.-
-Hai persino allungato le mani! E poi hai cercato di baciarla!-
Jenny spalancò la bocca e divenne tutta rossa, Mark guardò incredulo sia Amy che Patty, seguendo l’ordine delle accuse. Philip subì una trasformazione repentina. Gli occhi si socchiusero e presero a brillare di collera, gli zigomi si tinsero di viola. Esplose.
-L’hai infastidita, Landers? Hai allungato le mani? HAI PERSINO CERCATO DI BACIARLA!-
-Tu sei fuori, Callaghan! QUANDO? DIMMI QUANDO! Sei rimasto per tutto il tempo voltato verso di noi!-
E in effetti Philip sentiva anche un certo fastidio al collo, intirizzito dal vento gelato e incriccato dalla scomoda posizione mantenuta per tutta l’ascesa. Tuttavia insistette.
-LE STAVI ADDOSSO!-
-Non stavo addosso a nessuno, tanto meno alla tua ragazza! PIANTALA CON QUESTA STORIA! MI STAI FACENDO INCAZZARE SUL SERIO!-
-Tu? E allora io?-
-BASTABASTA! MI AVETE STANCATO! TUTTI E DUE!- Holly infilzò con violenza le racchette nella neve e calò giù gli sci dalla spalla con un gesto così brusco che Philip e Mark fecero un salto indietro.
Jenny riprese a respirare, ringraziandolo mentalmente per il suo intervento. Se avesse saputo che fare la salita con Mark avrebbe scatenato tutto ciò, si sarebbe ben guardata dallo sceglierlo come compagno di seggiovia.
Intanto Benji, fallito il piano di fuga progettato con Tom che prevedeva di unirsi alle ragazze con cui avevano parlato a gesti durante tutta la salita in seggiovia, approfittando della discussione dei compagni cercò di sganciarsi da loro e allontanarsi di soppiatto verso le piste.  
-Benji, dove vai?-
-Le prodezze di Landers non mi interessano, Ross. Dovresti saperlo.- anche perché secondo lui gli amici avevano preso una cantonata. Landers non era certo il tipo da provarci con la fidanzata di Callaghan. Fosse salito lui con Jenny allora Philip avrebbe anche potuto preoccuparsi, ma Landers… Figuriamoci.
Julian gli si parò davanti, bloccandogli ogni via di fuga.
-Non te la svignare. C’è bisogno di te.-
-Ah sì? E per cosa?-
-È opportuno che chi sa sciare aiuti chi non ne è capace, vero Holly?-
Fu semplicissimo ottenere l’appoggio del capitano – Julian ci contava -, visto che né lui né Patty sarebbero mai riusciti ad arrivare a valle senza aiuto. Dunque Holly annuì, reputando fosse la soluzione migliore per evitare che qualcuno si facesse male.
Ottenuto il via libera da chi contava e prendeva decisioni, Ross proseguì.
-Per esempio Holly potrebbe fare la discesa con te, Benji. A meno che tu non preferisca dare una mano a Mark.-
Furono in tre a non apprezzare l’abbinamento. Il capitano si trovava in un momento particolare  della vita in cui sopportava poco Benji e i suoi continui rimbrotti. Sbuffò e lo guardò, cercando di pensare all’unico aspetto positivo di tutto ciò. Il portiere sapeva sciare benissimo.
Neanche Mark apprezzò la proposta di Ross. Fin da quando si era messo in fila per la seggiovia aveva capito che non sarebbe mai riuscito ad arrivare a valle sano e salvo senza l’aiuto di nessuno. Allo stesso modo sapeva di non dover affidare la propria sicurezza né a Price, né tanto meno a Callaghan. Pur di toglierselo di torno, l’avrebbero fatto ammazzare.
D’altro canto Benji non desiderava vedersi appioppare né l’uno, né l’altro. Era arrivato fin lassù per godersi l’ebbrezza della velocità in santa pace, mollare per un po’ i compagni e far finta di non essere lì con loro. Ross si sbagliava di grosso se pensava di costringerlo a scendere a valle con qualche imbranato incollato addosso. Se proprio gli toccava scegliere con chi sciare, l’unico da prendere in considerazione era Callaghan e al solo scopo di sfidarlo in una gara di velocità e destrezza sulle discese più difficili. Era già dura doversi accontentare di una blanda sciata nella pista dov’era suo malgrado finito, che si srotolava fino a valle con un dolce declivio. Guardò Julian ostile ma poi, trasferendo gli occhi sul capitano entusiasta tanto quanto lui, si rese conto che gli toccava scegliere davvero.
Dopo il battibecco tra Philip e Mark, lasciarli da soli impensieriva molto Jenny e fu solo per questo che appoggiò l’idea di Julian. Si rivolse quindi a Philip, ben sapendo che le sue parole avrebbero generato altre proteste. Le dispiacque ma non poté farci nulla.  
-Naturalmente tu penserai a Eve.- gli disse e si avvicinò a Mark per riprendersi gli sci.
Callaghan strabuzzò gli occhi e pestò un piede nella neve. Accidenti! Di nuovo! Ma stavolta non lo avrebbe permesso! Scosse la testa risoluto.
-Assolutamente no. Vado io con Landers.-
Jenny decise di ignorarlo. Del resto che altro poteva fare? Si chinò per agganciare gli sci e fece finta di non udire le proteste del fidanzato.
Benji seguì con interesse la discussione. Possibile che Callaghan non capisse che più lui si intestardiva e più Jenny si preoccupava per l’incolumità di Landers? Fu tentato di farglielo presente, tanto per dare una scossa alla situazione di stallo che si era creata tra quei tre. Poi, proprio all’ultimo secondo, si ricordò di dov’era e per colpa di chi e tacque per dispetto.
-Jenny! Non ti lascio con lui dopo quello che ho visto!-
-Non hai visto niente, Philip! Non c’era niente da vedere!- la sua espressione si addolcì -Per favore, cerca di essere ragionevole.-
Lui esitò, dando il tempo a Mark di intervenire. Dal momento che l’oggetto della discordia era la propria incolumità, affrontò il compagno con la sua tipica diplomazia.
-Con te non scendo neanche morto, Callaghan. Non mi fido.-
-Come io non mi fido di te!-
Benji, uno sci agganciato e l’altro ancora a terra, si volse esasperato.
-Lasciali stare, Philip! La stai facendo troppo lunga! Hai scambiato per un lupo una tigre innocua come un agnellino.-
-Price, fatti i fatti tuoi!- concordarono all’unisono i due.
Se Jenny avesse potuto, li avrebbe mollati tutti lì. Non soltanto Philip e Mark, ma anche Benji, Holly che stavolta non diceva nulla e le amiche che non le davano una mano, anzi neppure un dito, per uscire dall’infelice impasse. Era stanca di quelle polemiche, di tutte quelle storie senza senso. Al ryokan avrebbe parlato con Philip per togliergli dalla testa le strambe idee che sembravano essergli spuntate di colpo e senza motivo. Come era arrivato a pensare che Mark fosse interessato a lei o, peggio, che a lei interessasse Mark? Tutto ciò era assurdo, fastidiosamente assurdo!
-Andiamo Mark!- gli afferrò una manica e si allontanò da loro, andando ad agganciare gli sci più in là.
-Jenny!- esclamò Philip frustrato. Tra tutta quella moltitudine di sciatori che continuavano ad arrivare, a superarli per affrontare la discesa, persino infastiditi, alcuni, dall’intoppo che intasava il percorso, a un certo punto perse di vista sia Landers che la fidanzata.
Tom e Patty avevano formato una coppia grazie alla confidenza decennale che condividevano l’uno per l’altra. Erano già pronti, sci agganciati, ad affrontare la discesa.
-Philip è capace di diventare insopportabilmente testardo. Cominciamo ad andare, ci vorrà un po’ per arrivare a valle.- disse lui.
L’amica fu immediatamente d’accordo. Il tempo passava e più guardava giù, più la tensione le saliva in gola. Non vedeva l’ora di affrontare la montagna, togliersi il pensiero e soprattutto gli sci. Impugnò le racchette come le fece vedere Tom e lanciò un’occhiata a Benji e Holly che ultimavano i preparativi poco più in là.
Spingendosi con le racchette, Patty arrivò sull’orlo del pianoro di partenza e lì si bloccò, trattenendo il respiro. La discesa era ripida, molto più di quanto avesse immaginato, e immensa. Così immensa che sarebbe durata all’infinito.
-Tom, credo proprio che tornerò giù con la seggiovia.-
Lui rise.
-Scherzi? Ti perderesti il meglio! Vedrai che sarà più facile di quello che pensi.-
-Non ne sono convinta.-
Tom la guardò incredulo.
-Non dirmi che intendi davvero tirarti indietro. Proprio tu!-
-In che senso?-
-Nel senso che la Patty che conosco non ha paura di niente.-
-Su questo credo tu abbia preso un abbaglio.-
-Che ne dici se mentre ne parliamo cominciamo ad andare?-
Lei sospirò, la conversazione con Tom aveva avuto come conseguenza quella di rilassarla un po’.
-Va bene, hai vinto. Andiamo. Come?-
Lui si dispose alle sue spalle e regolò con i propri sci l’apertura di quelli di lei. Le mise una mano sul fianco, nell’altra strinse entrambe le racchette.
-Sei pronta?-
-No.-
-Lo immaginavo.- sorrise e si diede una spinta.
Patty gli si aggrappò a un braccio e vide la discesa, la neve, gli alberi, la valle, i grattacieli, andarle incontro. Si irrigidì e fu tentata di chiudere gli occhi, poi si rese conto che nonostante tutto si teneva in piedi, l’aria le colpiva il viso, mantenevano una velocità moderata e lei, per la prima volta, stava sciando.
-Tutto a posto?-
-Più o meno.-
-Non essere così tesa.-
-Ho paura di cadere.-
-Non puoi cadere. Ti tengo io.-
In effetti sembravano cavarsela alla grande. Si chinò leggermente in avanti seguendo le istruzioni di Tom e quando lui la vide più sicura, aumentò la velocità.
-Dove hai imparato a sciare?-
-Qui in Hokkaido, me lo ha insegnato Philip.-
Julian li superò velocissimo, poi frenò bruscamente e rimase ad aspettarli un po’ più in basso. Un attimo dopo arrivò anche Amy.
Patty guardò incredula l’amica.
-Sai sciare!-
-Mai affermato il contrario. Ci vediamo giù!-
Ripartirono insieme con eleganza e sicurezza, mescolandosi agli altri sciatori e sparendo più a valle, oltre una curva di conifere.
-Si sono organizzati per bene.-
-Devono averlo fatto in pullman, mentre erano soli e lontani.-
Tom annuì. Se avesse saputo che Amy si teneva sugli sci, avrebbe fatto in modo che lei si occupasse di Patty, così avrebbe potuto aiutare Mark ed evitare che lui e Philip arrivassero ai ferri corti. Si accorse che il suo ragionamento quadrava solo in parte. Diamine, Jenny! Perché non aveva pensato ad affidare Patty a Jenny per dare una mano a Mark? Si volse indietro.
-Maledetto Ross!- vide sbraitare Benji dietro di loro.
-Chissà come se la sta cavando Holly…- sentì dire Patty nello stesso istante.
-Alla grande.-
-Davvero?- lei si volse, cercando il fidanzato oltre le spalle dell’amico. Non lo vide, non ci riuscì.
Il suo movimento fu troppo brusco e inaspettato. Colpì il torace di Tom con la spalla, lui si sbilanciò all’indietro, i suoi sci urtarono quelli di Patty. La giovane perse l’equilibrio e barcollò in avanti. Si vide già in terra, anzi, si vide rotolare fino a valle. Emise un gemito e chiuse gli occhi mentre cadeva. Niente di ciò che si aspettava accadde. Si sentì afferrare al volo.
Tom lasciò andare le racchette, puntò gli sci e riuscì a fermare entrambi prima che Patty acquistasse velocità o rotolasse giù per la discesa. Ma impiegò troppo tempo ad accorgersi di aver posato una mano su qualcosa di soffice e morbido che non sembrava affatto l’imbottitura del piumino dell’amica.
Patty si ritrasse con uno scatto, le guance in fiamme e le braccia incrociate sul petto a schermirsi. Tom divenne viola.
-Scusa! Scusa! Non mi sono accorto… Non…- distolse gli occhi, pieno di vergogna -Non ho visto… Non mi sono reso conto...-  
Benji e Holly spuntarono accanto a loro improvvisi e inopportuni.
-Tom! Julian ci ha fregati!- lo assalì il portiere con veemenza -Quando arriviamo giù lo gonfio di botte, giuro! E ‘sti cazzi se schiatta!-
-Benji, per favore…- tentò di placarlo Holly in precario equilibrio sugli sci.
-Ti avverto! Se ti intrometti, stavolta un pugno non te lo toglie nessuno anche se sei il capitano.- lo minacciò. Solo dopo scorse l’ombra di un rossore sulle guance di Patty -Abbiamo interrotto qualcosa?-
Né lei né Tom si azzardarono a rispondere. Si limitarono a scambiarsi un’occhiata rapida che generò nuovo rossore sul viso di lei e convinse Tom ad andare a recuperare le racchette.
L’arrivo di Philip ed Evelyn risparmiò a Patty un’imbarazzante risposta.
-Holly, mi spieghi per quale motivo Amy e Julian sono gli unici che si stanno divertendo?-
-Veramente lo stanno facendo anche Jenny e Mark.-
La replica di Benji indusse Callaghan a voltarsi indietro. Il portiere aveva ragione. La coppia improvvisata affrontava la pista con intesa e affiatamento, sciando l’uno accanto all’altra. Landers sfoggiava un’espressione seria e concentrata, ma Jenny addirittura rideva. Philip ingoiò il fastidio soltanto perché per lui la felicità della fidanzata era tutto.
-Si stanno divertendo davvero!- rise Evelyn, poi si rivolse a Patty -Come mai vi siete fermati?-
-Stavo per cadere e mi sono spaventata.-
-Ah, era questo dunque.- capì Benji.
-Tom, fate attenzione.- si raccomandò Holly, preoccupato per l’incolumità della fidanzata ma anche, da bravo capitano, per quella del compagno.
Lui annuì e imbastì un sorriso, anche se la vergogna era difficile da scacciare. E adesso? Come avrebbero continuato la discesa? Con che coraggio si sarebbe di nuovo fatto avanti per aiutarla? Forse poteva chiedere a Benji di occuparsi di Patty e lui andare con Holly. Ma come giustificare poi agli amici lo scambio di coppia? E poi perché Benji ed Evelyn continuavano a fissarlo con un filo di sospetto?
Jenny gridò e Philip addirittura sussultò. Più indietro e più in alto la ragazza era a terra, seduta tra la neve accanto a Mark. Jenny si alzò ripulendosi i pantaloni dai fiocchi bianchi, Mark la imitò molto più impacciato.
-Se ci mettessi un po’ d’impegno, sarebbe meglio per tutti e due.-
-Credi che lo abbia fatto apposta?-  
-Non voglio neppure pensarlo!-
-Landers, ti avverto!- gridò Philip dal basso -Se Jenny si fa male per colpa tua me la paghi!-
Mark lo udì perfettamente ma lo ignorò. Poi si rivolse alla ragazza esasperato.
-Appena mi tolgo gli sci glieli do in testa!-
-Non ascoltarlo.-
Benji era davvero stufo di quella situazione. Se tanto non poteva affrontare quella pista da bambini come voleva, conveniva sbrigarsi a concludere la discesa.  Esortò Holly.
-Sbrighiamoci ad arrivare a valle.- ormai mancava poco e una vana speranza gli sfiorò i pensieri -Credi di farcela da solo?-
-Perché?-
Philip impiegò meno di un attimo a intuire le sue intenzioni: il portiere intendeva liberarsi in qualche modo del capitano per fare la discesa in totale libertà.
-Price, non ti azzardare! Se si fa male è colpa tua!-
-Ti sbagli, Callaghan. Se Holly si fa male la colpa è tua e della tua fidanzata che ci avete portati qui!-
-Nessuno ti ha costretto a venire!-
-Gamo.-
-Non a sciare, porca miseria!-
-Vi prego, vi supplico…- Holly fece gli scongiuri. Se i due compagni gliela tiravano insieme, arrivare a valle diveniva davvero rischioso. Lanciò un’ultima occhiata a Patty e Tom che avevano proseguito, poi si udì di nuovo la voce di Jenny.
-Mark!-
La ragazza puntellò gli sci di traverso, si fermò davanti a lui e riuscì ad arrestare la sua rovinosa discesa, le mani puntate sul torace del giovane, l’espressione improvvisamente stanca e affranta. Quella giornata sugli sci l’aveva immaginata molto diversa.
 -Accidenti, sei un disastro.-
-Ti assicuro che so fare bene tante altre cose. Per esempio...-
Philip non gradì affatto il suo tentativo di salvarsi la reputazione.
-LANDERS! PIANTALA!-
-Oh! Ma sei Harper? Che cazzo vai a pensare?-
La discesa a valle fu sofferta per tutti. Soltanto Evelyn si divertì più di quanto avesse preventivato.  L’attenzione di Philip era stata rivolta soprattutto verso la fidanzata e Mark, ma in qualche modo le aveva insegnato a tenersi sugli sci. Magari con qualche lezione privata sarebbe diventata brava quanto Amy. Era stato bello ed emozionante lasciarsi scivolare fino a valle e l’ultimo tratto di pista era riuscita ad affrontarlo da sola, senza neppure l’aiuto del compagno.
Amy e Julian li aspettavano ai piedi della discesa, gli sci sganciati e poggiati alle apposite palizzate. Bruce, poco lontano, parlottava con un paio di bambini. Li raggiunse allegro e pimpante, ponendo la domanda peggiore che avrebbe mai potuto fare.  
-Allora com’è andata? Vi siete divertiti?-
Nessuno gli rispose, nessuno ne aveva voglia. Bruce li guardò interdetto, poi si sentì strattonare per la giacca. Uno dei bambini lo fissava con insistenza, un quaderno e una penna stretti tra le piccole dita ricoperte dai guanti.
-Mi hai promesso gli autografi.- disse intimidito ma con gli occhi luccicanti di ammirazione.
-Certo, certo! Bruce Harper mantiene sempre le promesse! Sono tutti qui, chiedi pure!-
Il ragazzino si avvicinò a Holly e gli porse il quaderno, restando poi a fissarlo fiducioso e troppo emozionato per formulare la richiesta. Il capitano si tolse i guanti e li infilò nella tasca della giacca. Prese la penna e tracciò rapido la propria firma su una pagina bianca. Quando gli restituì il quaderno, il bambino non lo prese.
-Li voglio tutti.-
Julian rise.
-Un tipetto che si accontenta.-
Il quaderno passò a Tom e fece il giro del gruppo. Philip era distante e appiccicato a Jenny, da cui non aveva più intenzione di scollarsi fino alla fine della giornata. I compagni lo chiamarono ma quando raggiunse il giovane tifoso, lui aveva già recuperato il quaderno e messo via la penna.
-Non vuoi il mio autografo?-
Il piccolo fan lo scrutò con attenzione.
-No, te non ti conosco.-
Benji scoppiò a ridere, il bambino continuò scrutandolo.
-Non ti ho mai visto, chi sei?-
-Sono Philip Callaghan, anch’io sono titolare. Da anni. Non ho mai saltato una partita, sono sempre stato convocato e ho sempre giocato. Sono il viceca...-
-Non importa.- lo interruppe brusco il marmocchio, stringendo al petto il prezioso quaderno. Si volse e chiamò il compagno di giochi, rimasto più indietro con una rivista in mano.
Tom ebbe un sussulto quando riconobbe la stessa rivista che aveva fatto perdere l’aereo a lui, Benji e Mark.
Il ragazzino si fece consegnare il giornale, voltò le pagine spiegazzandole e si fermò sull’articolo.
-Qui il tuo nome non c’è.-
-Quel giorno non sono stato intervistato! Anch’io faccio parte della nazionale!- cercò di convincerlo Philip.
-Però non ci sei. Nella foto sì, ma nell’articolo no. Io gli autografi delle riserve non li voglio.-
-Non sono una riserva! Ti ho appena detto che…-
Ma il bambino corse via.
-Mamma! Ho l’autografo di Oliver Hutton!- che era poi l’unico che gli interessava.
Philip lo guardò attonito sparire tra la gente. Non riuscì a capacitarsi di ciò che era appena successo. Si sganciò gli sci, se li caricò su una spalla e si avviò in un silenzio abbattuto verso il noleggio.
-Ci è rimasto proprio male.- notò Holly dispiaciuto.
Benji non aveva smesso un attimo di ridere.
-Il successo fa brutti scherzi!-
-Non avresti riso se fosse capitato a te.-
-A me non può capitare.-
Jenny raggiunse di corsa il fidanzato e s’infilò sotto il suo braccio.  
-Non te la sei presa, vero? Era solo un bambino.-
Lui le cinse le spalle, continuando a guardare fisso davanti a sé.
-Li ha presi tutti, tranne il mio… Tutti quanti...-
Riconsegnarono gli sci al supernegozio del noleggio, persero tempo tra i souvenir e nei pressi dei bagni. Quando uscirono il sole era tramontato e il cielo era illuminato dal chiarore del crepuscolo.
-Qui vicino ho scovato un’immensa piscina coperta con le onde artificiali.- li informò Bruce -Se avessi avuto più tempo, sarei andato a fare un tuffo.-
Proseguirono sotto i grattacieli che svettavano nel cielo sempre più scuro. La strada che percorrevano, seguendo il flusso delle persone, li condusse direttamente all’interno del villaggio di ghiaccio.
Contornate dagli alberi del bosco, le costruzioni che fiancheggiavano le vie erano scolpite nella neve. Igloo dai tetti a cupola risplendenti di giallo, azzurro, verde e arancione, piccoli locali di mattoncini di ghiaccio trasparente, quadrati, rettangolari, circolari, che lasciavano trapelare il chiarore delle luci all’interno. Ogni cosa era di neve lì, dai negozi alle panchine, persino i cestini per l’immondizia. Tutto era immerso nel bianco più puro, sullo sfondo del cielo del nord in cui cominciavano a scorgersi le stelle. Costeggiarono una grande pista di pattinaggio delimitata da muretti di neve, che finiva al limitare del bosco tra tronchi tinti di azzurro dai riflessi del ghiaccio.
-Non ho mai visto un posto simile. Sembra un mondo incantato.-
Patty si fermò a fotografare la cappella dei matrimoni, che avevano raggiunto seguendo un percorso tra decorativi muretti scolpiti. Sul timpano d’ingresso, una croce di ghiaccio trasparente svettava contro l’oscurità del cielo. Tutto splendeva d’azzurro e tutto era intarsiato nella neve, anche le due torrette che come piccoli campanili fiancheggiavano l’entrata.
Salirono tre gradini e si affacciarono sulla soglia, il bianco azzurrino impregnava interamente l’ambiente, dall’altare ai banchi da preghiera scolpiti ad arte. Gli arredi sembravano cesellati nel cristallo.
Amy passò una mano sulla parete.
-È davvero fantastico!-
-A primavera si scioglie tutto e ogni anno la ricostruiscono in uno stile diverso.- spiegò Jenny alzando gli occhi al soffitto. Di giorno, oltre il tetto, si poteva a scorgere l’azzurro del cielo. I raggi del sole, filtrando attraverso le lastre di ghiaccio, creavano riflessi d’arcobaleno.
Entrarono nel locale scelto da un entusiastico Bruce, il fiato che si trasformava in nuvolette di vapore anche al suo interno. Paradossalmente sembrava far più freddo lì che in strada. Si guardarono intorno esterrefatti. L’arredamento era di ghiaccio, dal bancone, agli scaffali trasparenti, ai tavoli, ai sedili.
-E io che pensavo di scaldarmi un po’.- borbottò Mark scontento -Mi auguro che abbiano qualcosa di caldo da bere!-
Philip fu felice di infrangere le sue speranze.
-Soltanto drink freddi.-
A ben guardare, sui tavoli occupati dai clienti imbacuccati erano posati dei cubi di ghiaccio trasparente ripieni di bevande colorate. All’interno di recipienti di quel tipo non poteva esserci nulla di anche appena tiepido.
Mark avrebbe traslocato volentieri in un altro posto, ma il locale era troppo particolare per riuscire a convincere i compagni a trasferirsi in un bar qualunque. Un giovane cameriere con cappello, guanti e sciarpa, li accolse cordiale, precedendoli verso due tavoli trasparenti e luccicanti come il vetro. Mark esitò ad accomodarsi, anche se le sedie scolpite nella neve erano ricoperte da morbidi cuscini.
-Almeno il menù è di carta…- borbottò prendendolo dal tavolo per farsi un’idea di quanto gli sarebbe costato morire di freddo lì dentro.
-Plastica.- lo corresse Patty.
-Che prendiamo?- Holly osservò con aria indecisa la lista delle bevande.
Benji sorrise.
-C’è poco da scegliere. L’unica cosa fredda che riscalda è l’alcol.-
-Siamo in ritiro e l’alcol non è consentito.-
-Neppure le fidanzate, Holly.-
Il cameriere tornò per le ordinazioni e le prese tutte, tranne quelle di Philip e Jenny, immersi in una conversazione privata dai toni sommessi. Sedevano all’angolo, uno accanto all’altra. Lei era voltata verso il fidanzato e dava le spalle ai compagni, ma il viso di Philip ogni tanto spuntava oltre i suoi capelli, l’espressione seria e scontenta. Da quando avevano preso posto, parlottavano a bassa voce di qualcosa che li coinvolgeva al punto da non accorgersi che toccava a loro scegliere i drink.
-Philip? Che prendete da bere?-
Nessuno dei due udì il richiamo di Holly e Benji afferrò il menù.
-Ordiniamo noi per loro. Una birra grande a Philip, così gli passa la delusione di non essere famoso quanto immaginava e per Jenny...- guardò Amy che gli sedeva di fronte.
-Per lei andrà bene un cocktail alla frutta.-
-Non posso credere che Philip se la sia presa per uno stupido autografo.-
Evelyn scosse la testa. Sedeva accanto a Jenny e riusciva a udire stralci di conversazione
-Non stanno parlando di quello, Tom. Il problema è Mark.-
-Io sono un problema?-
-Sempre sostenuto.- ribatté Benji sarcastico.
Fu quando il cameriere gli servì la birra, che Philip tornò tra loro.
-L’alcol non è permesso ai ritiri.-
Benji alzò gli occhi al cielo.
-Il vostro ruolo vi rende monotoni, tu e Holly. Dite esattamente le stesse cose. E comunque questo non è un ritiro, non ci vuole molto a capirlo. Guarda dove siamo e con chi.-
Usciti dal bar, la notte li accolse con uno spettacolo fantastico. Le luci colorate svelarono un paesaggio da fiaba. Gli igloo erano illuminati di rosa, giallo e arancio, la chiesa di ghiaccio era diventata di un bellissimo azzurro, la pista di pattinaggio risplendeva di lilla e gli alberi erano carichi di luminarie bianche e blu. Nel cielo galleggiava un’enorme mongolfiera di un brillante arancio e nel buio della notte, contro il cielo nero si stagliavano le finestre illuminate dei quattro grattacieli. Le strade innevate erano fiancheggiate da cumuli di neve che emettevano luci bianche e splendenti a rischiarare il percorso.
Amy si aggrappò estasiata alla mano di Julian.
-È fantastico.-
Le illuminazioni dei locali scintillavano dalle vetrate riflettendosi sulla neve e una discoteca, poco lontano, sparava i suoi raggi turchesi sulla montagna, disegnando strane immagini vorticose sulle piste da sci. Nonostante il freddo intenso la via principale era traboccante di persone, soprattutto famiglie e coppie che camminavano mano nella mano.
-Philip, mi fai un autografo?- Bruce gli allungò il volantino del bar.
L’altro reagì alzando un pugno e agitandolo nell’aria.
-Dove lo vuoi?-
-Non hai il senso dell’umorismo!-
Jenny si aggrappò al braccio assassino e lo tirò giù, mentre Philip borbottava ancora improperi contro l’ironia di dubbio gusto del compagno e Bruce tornava dagli altri con la coda tra le gambe.
Poi raggiunsero il terminal degli autobus e salirono su quello diretto a Shintoku.
   
 
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