“Non vedete che sta morendo?” Draco era quasi incosciente, non sentiva più le gambe. Gli sembrava di vivere in un sogno, in uno stato di stordimento. Sentì urlare. Conosceva quella voce ma non avrebbe saputo riconoscere a chi appartenesse. “Lasciatemi entrare! Dobbiamo aiutarlo!” quella voce, che poi capì essere femminile, sembrava disperata. “Non puoi fare più niente per lui.” Si aggiunse poi un’altra voce maschile. Draco voleva soltanto essere lasciato in pace, nemmeno nell’ora della morte gli era dovuta un po’ di tranquillità? Forse tutto questo era solo un incubo? Quanto avrebbe voluto svegliarsi e tornare ad Hogwarts, indietro nel tempo. Cambiare ogni cosa di quello che aveva fatto, ricostruirsi un’identità, finire la scuola, e semplicemente farsi una sua famiglia, una famiglia vera, quella che non aveva mai avuto, circondato da persone che gli avrebbero voluto bene, e che l’avrebbero stimato per quello che era, senza provare nulla a nessuno, nemmeno a se stesso. Ma ormai era troppo tardi, anche per gli amari rimpianti e i cocenti rimorsi. Adesso ne aveva abbastanza. Basta. Basta con la pioggia, con i grigi e freddi mattoni della cella, con le sbarre della sua prigione. La prigione della sua esistenza, della sua paura del giudizio degli altri. E solo allora se ne rese conto, era stato da sempre un codardo, altro che temerario e sprezzante Malfoy, vigliacco e codardo, codardo nell’anima, in ogni suo gesto, ogni sua parola, nella paura per le conseguenze delle sue azioni, nella paura di non riuscire a mantenere intatta la sua immagine agli occhi di tutti e a cosa era servito? Se solo avesse avuto la forza avrebbe urlato di rabbia, di odio, di disprezzo verso se stesso e verso quello che era diventato, aveva perso ogni briciolo di dignità, doveva fare proprio pena ridotto all’ultimo soffio vitale accanendosi a resistere, ora, proprio quando non serviva più che tentasse di opporsi al corso degli eventi. “Prendetelo e portatelo immediatamente al San Mungo”disse una voce maschile che riconobbe finalmente come quella di Ron Weasley. Poco dopo Draco si sentì sollevare “Stà tranquillo Draco ti stanno portando via da qui.” Hermione Granger camminava reggendogli il capo privo di forza.
Il giorno dopo Draco si svegliò trovandosi in un ambiente
che era ben diverso da quello che si aspettava. Giaceva su un letto dalle
lenzuola bianche. Sul comodino c’era una copia della “Gazzetta del profeta” e
un vaso con dei profumatissimi fiori di campo. Si girò e guardò alla finestra.
Il sole splendeva di quella tipica luce delle fredde giornate invernali. Chissà
quanto tempo aveva dormito, l’ultima cosa che ricordava era la voce, ne era
sicuro di Hermione Granger, che gli diceva di stare tranquillo. Ma cosa ci
faceva
Sei mesi dopo, Draco viveva in una casa nel centro della bellissima città di Londra. Il pregiudizio che nutriva contro Harry Potter e Ron Weasley era quasi svanito, poiché infatti se adesso godeva della libertà era anche merito loro, che dopo un primo momento di diffidenza, si erano avvalsi del suo aiuto senza fare alcuna rimostranza. Il dolore era ancora presente nel suo cuore, ma sembrava placarsi ogni giorno che passava sempre più, rimanendo impresso in una cicatrice invisibile, in una piaga nell’anima, come il ricordo di una notte fredda e cupa. Non poteva dimenticare tutte quelle persone che aveva ucciso, quel sanguigno colore impresso nei suoi pensieri, in tutti i suoi incubi più lugubri, più tristi. Ma questa volta non si sarebbe arreso, non si sarebbe fatto condizionare dagli altri, che lo vedevano come uno spietato e crudele assassino. Avevano ragione, certo, aveva commesso crimini orribili, ma che ne sapevano loro delle notti passate nel più nero e completo tormento, nel più insopportabile strazio, nella più oscura tortura e nello smarrimento più totale, dei continui e logoranti sensi di colpa, del sordo e implacabile dolore al cuore, all’anima?
Di tanto in tanto andava al cimitero a porre dei fiori sulla tomba di suo padre. Come quel giorno. Si trovava davanti alla sua lapide nella quale con un elegante carattere era scolpito il nome di Lucius, la data di nascita e morte. Come in vita, anche l’immagine di quell’uomo raffigurato sulla tomba trasmetteva un austero senso di rispetto dettato dalla paura. L’aura che emanava era di pura nobiltà non solo nei modi ma anche nell’aver trascorso la vita. L’unico aspetto che Draco invidiava del padre era il modo di perseguire i suoi desideri. Egli aveva raggiunto i suoi scopi, e seppur calpestando i suoi sentimenti, era riuscito a ottenere ciò che aveva sempre auspicato per la sua esistenza, indubbiamente una dissoluta esistenza ma, era pur sempre quella che aveva scelto per se e forse Lucius era stato veramente felice di servire l’oscuro signore fino alla morte, dimostrando più onore e coerenza di qualsiasi altro servitore di colui il cui nome faceva rabbrividire al sol esser pronunciato. Più che altro, rendergli occasionalmente omaggio gli sembrava doveroso, ma quando si trovava davanti a quella pietra non riusciva a provare alcun sentimento, né dispiacere, né odio per quell’uomo. Forse l’aveva rimosso dalla sua mente, ma non avrebbe mai cancellato tutte le sue azioni dal suo cuore, come non avrebbe mai cancellato le proprie. Poggiò dei fiori sulla tomba del padre e si allontanò leggermente. Il viso di Hermione Granger si affiancò al suo. Anche lei aveva dei fiori che mise sopra quelli di Draco. Il ragazzo, stupito, avrebbe iniziato a parlare se lei non lo avesse fermato dicendo “L’ho ucciso io.” Fece una pausa carica di tensione. “Io ho ucciso tuo padre. L’ho dovuto fare per salvarmi… Se non l’avessi fatto mi avrebbe uccisa lui. Mi dispiace tanto Draco… Non sai quanto.” La ragazza scoppiò a piangere “Io non avevo mai ucciso una persona in vita mia, prima di tuo padre.”. Draco le prese la mano, non provava risentimento per lei, nemmeno pietà, non provava assolutamente nulla. In lui vi era il vuoto totale. In quel momento nulla l’avrebbe potuto scalfire, in quanto la grande sofferenza l’aveva reso forte. Forte e capace di andare avanti, di non soffermarsi sulle sofferenze ne sue ne altrui. Lui continuava, trasportato da chissà quale forza ignota. Draco avrebbe continuato imperterrito la sua unica lotta contro la vita, per cambiare, per cominciare a vivere la sua esistenza, non subirla come aveva fatto per troppo tempo. Era cambiato, tutti erano cambiati, forgiati dalla disperazione della perpetua guerra tra il bene e il male. E qualunque cosa avessero tentato di fare non avrebbero potuto cambiare il passato, ne, lo sapeva fin troppo bene ormai, tornare indietro. Insieme si avviarono all’uscita del cimitero. Il cielo, coperto di sporadiche nuvole, emanava una luce diversa, spensierata, allegra, che contrastava con quel luogo di morte, di riposo eterno, che serbava tante vite, tante storie, tanti dolori, tante preghiere e innumerevoli lacrime versate. A quel punto Draco si incamminò per la sua strada lasciando Hermione, davanti al vialetto dal quale erano usciti. Un venticello fresco accarezzò il suo viso riempiendolo di illusoria speranza che si disperse con un’altra repentina folata. Dopo pochi passi si voltò e disse in un sospiro “Grazie Granger.” Parole semplici, ma cariche di significato più di qualunque altro gesto avesse potuto compiere in quel momento, consapevole che niente era, e sarebbe potuto tornare come era stato una volta, tanti anni prima, quando pioveva.
Ragazzi è proprio arrivata la fine. Prima di scoppiare a piangere vorrei salutarvi, e farvi tanti auguri per l’anno che sta per iniziare, sperando che sia un po’ meglio di quello che è passato. Ringrazio tutte le persone che sono state così carine da commentare la mia storiuccia che mi hanno reso tanto contenta! Non mi resta che chiedervi un ultimo regalino di Natale… Commentate!!!!! Suvvia a Natale siamo tutti più buoni! Ehm ok basta con i deliri! Bhe allora io vi saluto, mentre asciugo le lacrime e spero di rivedervi presto per un’ altra storiella! Baci
SWANNY