Buongiornoooo!! Allora voglio subito partire con i
ringraziamenti per tutte quelle che hanno recensito e che continuano a leggere
la mia ff, grazie di cuore!=) E poi volevo ringraziare tt quelle che mi hanno
aggiunto tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie mille!!
Ecco qui il quarto capitolo, spero
vi piaccia=)
Buona lettura!!
PS: cm si fa a mettere una foto??
Io faccio copia incolla e non la fa vedere…=(
CAPITOLO
4
Mi
voltai di scatto e questa volta qualcuno c’era dietro di me. Un uomo incappucciato,
alto e robusto, si trovava vicinissimo al mio volto.
Non
riuscivo a vedere gli occhi, nascosti dall’ombra, ma potevo distinguere alla
perfezione quel ghigno che già una volta mi aveva spaventata. Era lui.
Indietreggiai
lentamente continuando a fissarlo mentre lui mi ricambiava in silenzio.
-C-chi
sei? Cosa v-vuoi da me?- chiesi in un sussurro con voce tremante come le mie
gambe. Credevo di stare per cadere da un momento all’altro.
-Oh
tesoro sono la tua più grande paura- la sua di voce era profonda e roca,
gutturale. Sapevo che ghignava anche senza guardarlo, lo sentivo da come
pronunciava le parole, quasi fossero una presa in giro.
-N-Non
prendermi in giro. Dimmi chi sei- cercai di imprimere al mio tono quel coraggio
che non avevo, ma non riuscii a fermare il tremolio incessante.
Avevo
le mani sudate e il fiato corto. Sentivo il cuore pulsare a una velocità doppia
e se lui era quello che pensavo, allora l’avrebbe notato di certo.
-Altroché
se lo sento bambola, è eccitante- rispose ai miei pensieri leccandosi le labbra,
il che non fece altro che confermare e accentuare la mia paura.
Indietreggiai
ancora un po’.
-Cosa
vuoi da me? Il mio sangue?-
-Mi
piacerebbe molto, ma purtroppo devo rinunciarci. I piani sono altri- sembrava
rammaricato. Mi disgustava il modo in cui parlava, privo di vere emozione,
tutta una valsa.
-I
piani? Che piani? Perché mi segui se non vuoi il mio sangue?- ripetei senza
troppa convinzione.
-Perché
tu…sei il fulcro del piano, tesoro- e detto questo balzò in avanti a una
velocità sovrumana che lo rese una macchia indistinta nel panorama.
Urlai
e cercai di correre, anche se la parte razionale di me sapeva che sarebbe stato
inutile contro un vampiro, ma caddi a terra e me lo ritrovai sopra.
-Su
tesoro fai la brava, altrimenti ti dovrò fare un po’ male- ringhiò a denti
scoperti mentre il cappuccio gli scivolava via scoprendo due occhi più neri
della notte senza luna e una capigliatura castana. Cercai di divincolarmi ma
lui mi teneva ferma con una mano, mentre con l’altra agguantava qualcosa alle
sue spalle. All’inizio non capivo cos’era, poi la vidi: una corda. Voleva
legarmi.
Iniziai
a scalciare ancora di più mentre calde lacrime scendevano senza fine sulle mie
guance. Urlai, lo supplicai, ma era tutto inutile. Con quel ghigno malefico continuava
imperterrito a tenermi ferma per cercare di legarmi.
-Stai
ferma!- urlò spazientito, facendomi tremare ancora di più.
Nella
più completa disperazione vidi un bastone di legno appuntito a una ventina di
centimetri dalla mia mano. Probabilmente era un ramo spezzato. Senza farmi
notare allungai le dita lentamente e schermai i pensieri per non fargli capire
che intenzioni avevo. Pregai con tutto il cuore che non mi vedesse, trattenendo
il fiato. Alla fine sentii il ruvido legno sotto la pelle, lo afferrai e con
quanta più forza avevo lo piantai nel petto del vampiro, che sgranò gli occhi
sorpreso e si ritrasse.
-Porca…Maledetta
strega- biascicò mentre tentava di tirarselo via, quasi privo di forze.
Senza
perdere tempo mi diedi alla fuga, correndo come una forsennata per raggiungere
la casa e contemporaneamente estraendo le chiavi dalla borsa. Non mi voltai,
avevo troppa paura di scoprire che era riuscito a estrarre il bastone, e appena
raggiunsi la porta misi la chiave nella toppa con mano tremante, il che non
facilitò di certo l’operazione.
-Dai…apriti…maledizione
apriti…- il clic della serratura probabilmente mi rese la persona più felice
della terra in quell’istante.
Spalancai
la porta, mi fiondai dentro e la richiusi immediatamente prima che il vampiro,
che era riuscito a togliersi il paletto e ora stava correndo nella mia direzione
aumentando la velocità man mano che
riacquistava energie, potesse raggiungermi.
Rimasi
un attimo immobile, senza respirare, senza emettere alcun suono.
Sapevo
di essere al sicuro, lui non poteva entrare se non era invitato e l’ultima cosa
che avrei fatto sarebbe stata dirgli “prego entra”, ma dovevo comunque
calmarmi.
Alla
fine indietreggiai, con lo sguardo fisso sullo scuro legno e sulle sue
familiari venature, mentre riprendevo il controllo del mio corpo, calmando i
respiri e attenuando il tremore che continuava a scuotermi. Mi appoggiai con le
spalle alla parete dietro di me e scivolai fino a sedermi per terra.
I
pensieri cominciarono ad affollarsi alla mia mente come una folla che preme per
riuscire ad entrare in un negozio appena aperto dove i prodotti sono gratis.
Tre
erano le grandi domande a cui non riuscivo a rispondere: primo chi era quel
vampiro, secondo a cosa si riferiva quando aveva parlato di piano e terzo cosa
voleva da me.
E
mentre rimuginavo su tutte queste cose la razionalità formulò l’unica azione
sensata in quel momento: chiamare Elena, visto che quello che mi era successo
era stato abbastanza terrificante e fuori dal normale da poterlo definire come
la conferma a ciò che una parte di me temeva fin dall’inizio: l’incubo non era
veramente un incubo.
Così
presi un grosso e profondo respiro, mi alzai e andai dritta verso il telefono.
Le mie dita volarono sui pulsantini neri e consumati ancora prima che la mia
mente pensasse al giusto numero, tanto ero abituata a comporlo.
Qualcuno
rispose al primo squillo.
-Elena?-
cercai di darmi un tono pacato e tranquillo, conoscendola sarebbe andata nel
panico al minimo cambiamento della mia voce (e lei riusciva a coglierli tutti).
-No,
sono Damon-
Silenzio.
Dico di tutte le persone che potevano rispondermi, ma proprio lui doveva
capitare?!
-C’è
Elena?- la rabbia che automaticamente scattava al suono della sua voce, un
riflesso incondizionato del dolore che provavo, mi diede più sicurezza di
quanta speravo.
-No-
accidenti se era sintetico. Vabbè che tra noi non c’erano rose e fiori però…
-Stefan?-
-Neanche-
Respirai
a fondo per evitare di mandarlo al diavolo.
-Bene
mister eloquenza, sai almeno dirmi quando torneranno?- non ero riuscita a
trattenermi, che ci potevo fare? Sono fatta così…
Pensai
che mi riattaccasse in faccia, o peggio si precipitasse alla mia porta, la
sfondasse direttamente e mi ammazzasse senza troppe cerimonie.
Invece
rispose.
-Streghetta,
quante volte devo dirti che non si gioca col fuoco? Comunque non lo so, penso
tra un’oretta. Come mai tutto questo interessamento a Romeo e Giulietta?- oh
bene, adesso si che lo riconoscevo. Sarcastico in ogni situazione.
-Perché
devo vedervi. Tutti quanti. Quando tornano venite, d’accordo?- pregai che non
facesse altre domande.
-Perché
non vieni tu qua? Sai non ho molta voglia di scomodarmi…- preghiere non
ascoltate.
-Beh
perché…ecco…non posso. Quando venite vi spiegherò tutto. E se ti scomoda così
tanto stai pure a casa tua, di certo non piangerò per questo- aggiunsi con
amarezza. Avevo smesso di versare lacrime per la sua mancanza tanto tempo
prima.
-Tutto
apposto uccellino?- i suoi cambiamenti di argomento e umore mi spiazzavano
totalmente. Una volta non era così. Una volta era solo arrogante e presuntuoso.
Adesso sembrava quasi…preoccupato…a volte. Ma probabilmente ero io che me lo
immaginavo con la mia fervida immaginazione. Si, sicuramente era così.
-No,
ma se vuoi sapere di più ti conviene scomodarti. A dopo-
-A
dopo streghetta- e riattaccò.
Forse
ero stata un tantino acida, forse non avrei dovuto fare tutte quelle battutine.
Oh ma per la miseria, lui si meritava questo ed altro! E poi era l’unico modo,
l’unico per riuscire a nascondere tutto il dolore e la sofferenza che quel
vampiro era riuscito a provocarmi. La maschera dell’arroganza, la stessa che
usava lui.
Riattaccai
con un sospiro e mi avvicinai alla finestra scostando lentamente le tendine bianche.
Ormai il cielo era macchiato di rosso e il sole si perdeva sul filo
dell’orizzonte. Era il momento più bello di tutta la giornata, il tramonto. Del
vampiro non c’era neanche l’ombra.
Pensai
che pure Meredith e Matt dovessero sapere, quindi avvertii anche loro di venire,
il che ovviamente li allarmò, ma non potevo farci niente. Era giusto così.
I
primi ad arrivare furono proprio loro, che in meno di dieci minuti piombarono
davanti alla porta e si attaccarono spasmodicamente al campanello con tutta
l’intenzione di farmi venire un esaurimento nervoso.
-Arrivo!
Giuro che se non vi staccate da quell’affare vi faccio saltare in aria!- gridai
dall’altro capo della casa, e li convinsi. Si sa, o con le buone o con le
cattive…
Appena
la aprii vidi due facce stravolte dalla preoccupazione. Forse era meglio se non
li avvertivo.
-Stai
bene? E’ successo qualcosa? E’ grave?- il primo a parlare fu Matt, che mi mise
una mano sulla spalle con fare fraterno, o forse più che fraterno ma non era il
momento di pensarci.
-Dimmi
che succede Bonnie, e tu non fare quella faccia agonizzante prima ancora di
sapere che sta accadendo per piacere- la saggia Meredith lo spinse all’interno
e si chiuse la porta alle spalle mentre noi ci dirigevamo in salotto.
-Possiamo
aspettare gli altri, così faccio un unico discorso? Lo so scusate non voglio
farvi stare nell’agitazione ma per favore, se ne discutiamo tutti assieme è
meglio, anche perché non so bene neanche io cosa sta accadendo. Non so dirvi se
è grave o no perché non ho le idee per niente chiare- ammisi ad occhi bassi.
Odiavo far preoccupare i miei amici.
Matt
stava per ribattere ma Meredith lo precedette lanciandogli un’occhiataccia.
-Certo
non preoccuparti, stai tranquilla. E poi vedrai non sarà niente di grave- tentò
di alleggerire quella strana tensione mista a preoccupazione che si era creata,
con scarsi risultati.
-Ehi
che facce da funerale. Allora cosa sta accadendo di così grave per far riunire
tutta l’allegra combriccola?- una voce familiare spezzò il silenzio.
-Lo
sai che si bussa prima di entrare in casa d’altri?- disse secco Matt, che
appena lo vide si rabbuiò.
-Oh
ci sei anche tu Mutt. Vedo che qui accettano anche gli animali allora…- tipico,
doveva sempre dire la sua, mai una volta che ci risparmiasse del suo sarcasmo.
-Damon
piantala…- Stefan, alle sue spalle, cercò di farlo star zitto. Un’impresa
impossibile a mio parere.
-E
tu difendi gli animali? Beh ovvio, è grazie a loro che sei così in forma e non
tutto pelle e ossa. Ti capisco pivello…- gli mise una mano sulla spalla con
finto rammarico e comprensione.
-Adesso
basta- appena aprii bocca si zittirono. Quasi spalancai gli occhi, a quanto
pare tutti, ma proprio tutti erano un
tantino preoccupati di quel che stavo per dire.
-E
adesso streghetta, perché ci hai chiamati?- perfetto, da ironico e infantile
era passato a freddo e arrogante. Impossibile stargli dietro.
-Bonnie
che succede? Sono preoccupata. Perché poi qui e non al pensionato?- Elena si
fece avanti e si sedette sul bracciolo della poltrona, fissandomi con angoscia.
Li
guardai uno ad uno. Matt, alla mia sinistra, seduto con i gomiti puntellati
sulle ginocchia e lo sguardo ansioso su di me. Meredith al sui fianco, che
cercava di nascondere la sua curiosità dietro alla calma. Stefan seduto sulla
poltrona di fronte a me ed infine Damon, appoggiato con le spalle allo stipite
dell’arcata, le braccia incrociate e lo sguardo duro e impaziente che non
aspettava altro che parlassi. Per un attimo l’ammirazione verso quel vampiro
sexy prese il sopravvento e mi ritrovai a fissarlo. Quando capii cosa stavo
facendo, e proprio di fronte a tutti, mi voltai di scatto con un leggero
rossore sulle guance. Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere di
soddisfazione. Maledizione a lui e al suo egocentrismo. Mi assicurai di avere
la mente schermata, meno male che ormai era diventata un’azione automatica non
appena entrava nel mio campo visivo.
Presi
fiato e incominciai a parlare. Raccontai dell’uomo in mezzo alla strada, del
sogno (che ormai ritenevo una sorta di premonizione) fatto quella stessa notte,
cercando di non tralasciare niente, e dell’aggressione di poco prima. A quel
punto vidi Matt sussultare e Elena sgranare gli occhi velati di lacrime e
abbracciarmi con fare protettivo.
-Bene,
questo è tutto. Sinceramente credo che le due cose siano collegate, ma non ne
sono così sicura-
-Si
lo penso anche io. Non ricordi niente altro del sogno?- Stefan era pensieroso,
lo sguardo perso nel vuoto e le mani congiunte.
-No,
ma penso di avervi detto tutto- sospirai e aspettai che a qualcuno venisse in
mente qualcosa.
-Nessuno
si è accorto che il vampiro sapeva che Bonnie è una strega?- a rompere il
silenzio sacrale che si era creato fu Damon.
-Già,
non ci avevo pensato…- ammise Stefan.
-E
poi se non vuole il suo sangue che altro potrebbe volere?- intervenne a quel
punto Meredith.
-Non
lo so…non ha detto niente. Ha parlato solo di un piano…e che io sono il fulcro-
-Una
cosa è certa. Quel mostro voleva rapirti e ci riproverà, non possiamo lasciarti
da sola neanche un attimo- affermò con fierezza Matt.
-Eh
bravo Mutt, guarda non c’eravamo arrivati sai?- la voce di Damon era carica di
disprezzo. Gli lanciai un’occhiataccia che ricambiò con classe.
-Quindi
che facciamo?- chiese Elena.
-Per
il momento è meglio se Bonnie viene da noi, almeno sarà sotto la nostra
protezione tutto il tempo. E se lui si farà rivedere possiamo tentare di
prenderlo e farlo parlare. E’ l’unica cosa che possiamo fare per il momento-
concluse Stefan guardandomi per cercare la mia approvazione.
Da
una parte ero fiera di quegli amici che si preoccupavano tanto per me, e il mio
cuore si saziò di quell’affetto che manifestavano tutti quanti (o quasi…), ma
dall’altra parte ero leggermente adirata poiché ero sempre io quella debole che
doveva avere bisogno di protezione, sempre io quella che doveva far affidamento
sugli altri. Io che più di qualsiasi altro umano avrei dovuto difendermi da
sola in quanto strega, io che avrei dovuto essere abbastanza potente da
intimorire quel vampiro che mi aveva attaccata. Io che non avevo abbastanza
potere per fare tutto questo.
-Per
me va bene- sorrisi con gratitudine, cercando di nascondere la delusione che
provavo verso di me.
Così
salii di sopra, presi una valigia e aiutata da Meredith ed Elena raccolsi
quanti più vestiti avevo, li cacciai dentro e mi preparai mentalmente per
quello che sarebbe stato un lungo soggiorno sotto lo stesso con il vampiro che
allo stesso tempo amavo e odiavo.
-
- - angolino dell’autrice - - -
Ciao
a tutte!!!
Sinceramente
non so cos’è venuto fuori, l’ho scritto di getto quindi speriamo bene…=) Allora,
le cose stanno andando avanti, a rilento, ma stanno andando avanti. Mi scuso
per tt quelle che amano arrivare al punto subito ma io preferisco rendere la
mia storia il più reale possibile (ok reale non so se si può dire quando si ha
a che fare con streghe e vampiri ma vabbè…=P), senza “bruciare le tappe”
insomma.
Comunque
come sempre mi raccomando recensite!!=) Si lo so ve lo ripeto fino allo
sfinimento ma cm ormai avrete capito per me sono davvero importanti i vostri
commenti =)
Bene,
allora vi lascio nel dubbio di cosa potrà accadere se mettiamo la nostra
streghetta
tutto
pepe sotto lo stesso tetto del nostro egocentrico vampiro spacca-cuori (chissà
magari butteranno giù la casa…=P)
Un
bacio a tutte le Donnie di questo mondo!!! XD