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Autore: Deademia    06/02/2011    9 recensioni
Una strega discendente da una stirpe potente che non crede nei suoi poteri...Un vampiro secolare il cui cuore sembra intrappolato in un'armatura di ghiaccio...Un amore impossibile il cui percorso sarà segnato da mille ostacoli...Un nemico nell'ombra pronto a cambiare per sempre le "tranquille" vite dei nostri protagonisti...
Una DamonxBonnie ovviamente, fatta da una fan che non vede l'ora di coronare l'amore di questi meravigliosi personaggi=)
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Buongiornoooo!!  Allora voglio subito partire con i ringraziamenti per tutte quelle che hanno recensito e che continuano a leggere la mia ff, grazie di cuore!=) E poi volevo ringraziare tt quelle che mi hanno aggiunto tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie mille!!

Ecco qui il quarto capitolo, spero vi piaccia=)

Buona lettura!!

PS: cm si fa a mettere una foto?? Io faccio copia incolla e non la fa vedere…=(

 

 

 

 

CAPITOLO 4

 

Mi voltai di scatto e questa volta qualcuno c’era dietro di me. Un uomo incappucciato, alto e robusto, si trovava vicinissimo al mio volto.

Non riuscivo a vedere gli occhi, nascosti dall’ombra, ma potevo distinguere alla perfezione quel ghigno che già una volta mi aveva spaventata. Era lui.

Indietreggiai lentamente continuando a fissarlo mentre lui mi ricambiava in silenzio.

-C-chi sei? Cosa v-vuoi da me?- chiesi in un sussurro con voce tremante come le mie gambe. Credevo di stare per cadere da un momento all’altro.

-Oh tesoro sono la tua più grande paura- la sua di voce era profonda e roca, gutturale. Sapevo che ghignava anche senza guardarlo, lo sentivo da come pronunciava le parole, quasi fossero una presa in giro.

-N-Non prendermi in giro. Dimmi chi sei- cercai di imprimere al mio tono quel coraggio che non avevo, ma non riuscii a fermare il tremolio incessante.

Avevo le mani sudate e il fiato corto. Sentivo il cuore pulsare a una velocità doppia e se lui era quello che pensavo, allora l’avrebbe notato di certo.

-Altroché se lo sento bambola, è eccitante- rispose ai miei pensieri leccandosi le labbra, il che non fece altro che confermare e accentuare la mia paura.

Indietreggiai ancora un po’.

-Cosa vuoi da me? Il mio sangue?-

-Mi piacerebbe molto, ma purtroppo devo rinunciarci. I piani sono altri- sembrava rammaricato. Mi disgustava il modo in cui parlava, privo di vere emozione, tutta una valsa.

-I piani? Che piani? Perché mi segui se non vuoi il mio sangue?- ripetei senza troppa convinzione.

-Perché tu…sei il fulcro del piano, tesoro- e detto questo balzò in avanti a una velocità sovrumana che lo rese una macchia indistinta nel panorama.

Urlai e cercai di correre, anche se la parte razionale di me sapeva che sarebbe stato inutile contro un vampiro, ma caddi a terra e me lo ritrovai sopra.

-Su tesoro fai la brava, altrimenti ti dovrò fare un po’ male- ringhiò a denti scoperti mentre il cappuccio gli scivolava via scoprendo due occhi più neri della notte senza luna e una capigliatura castana. Cercai di divincolarmi ma lui mi teneva ferma con una mano, mentre con l’altra agguantava qualcosa alle sue spalle. All’inizio non capivo cos’era, poi la vidi: una corda. Voleva legarmi.

Iniziai a scalciare ancora di più mentre calde lacrime scendevano senza fine sulle mie guance. Urlai, lo supplicai, ma era tutto inutile. Con quel ghigno malefico continuava imperterrito a tenermi ferma per cercare di legarmi.

-Stai ferma!- urlò spazientito, facendomi tremare ancora di più.

Nella più completa disperazione vidi un bastone di legno appuntito a una ventina di centimetri dalla mia mano. Probabilmente era un ramo spezzato. Senza farmi notare allungai le dita lentamente e schermai i pensieri per non fargli capire che intenzioni avevo. Pregai con tutto il cuore che non mi vedesse, trattenendo il fiato. Alla fine sentii il ruvido legno sotto la pelle, lo afferrai e con quanta più forza avevo lo piantai nel petto del vampiro, che sgranò gli occhi sorpreso e si ritrasse.

-Porca…Maledetta strega- biascicò mentre tentava di tirarselo via, quasi privo di forze.

Senza perdere tempo mi diedi alla fuga, correndo come una forsennata per raggiungere la casa e contemporaneamente estraendo le chiavi dalla borsa. Non mi voltai, avevo troppa paura di scoprire che era riuscito a estrarre il bastone, e appena raggiunsi la porta misi la chiave nella toppa con mano tremante, il che non facilitò di certo l’operazione.

-Dai…apriti…maledizione apriti…- il clic della serratura probabilmente mi rese la persona più felice della terra in quell’istante.

Spalancai la porta, mi fiondai dentro e la richiusi immediatamente prima che il vampiro, che era riuscito a togliersi il paletto e ora stava correndo nella mia direzione aumentando la velocità man  mano che riacquistava energie, potesse raggiungermi.

Rimasi un attimo immobile, senza respirare, senza emettere alcun suono.

Sapevo di essere al sicuro, lui non poteva entrare se non era invitato e l’ultima cosa che avrei fatto sarebbe stata dirgli “prego entra”, ma dovevo comunque calmarmi.

Alla fine indietreggiai, con lo sguardo fisso sullo scuro legno e sulle sue familiari venature, mentre riprendevo il controllo del mio corpo, calmando i respiri e attenuando il tremore che continuava a scuotermi. Mi appoggiai con le spalle alla parete dietro di me e scivolai fino a sedermi per terra.

I pensieri cominciarono ad affollarsi alla mia mente come una folla che preme per riuscire ad entrare in un negozio appena aperto dove i prodotti sono gratis.

Tre erano le grandi domande a cui non riuscivo a rispondere: primo chi era quel vampiro, secondo a cosa si riferiva quando aveva parlato di piano e terzo cosa voleva da me.

E mentre rimuginavo su tutte queste cose la razionalità formulò l’unica azione sensata in quel momento: chiamare Elena, visto che quello che mi era successo era stato abbastanza terrificante e fuori dal normale da poterlo definire come la conferma a ciò che una parte di me temeva fin dall’inizio: l’incubo non era veramente un incubo.

Così presi un grosso e profondo respiro, mi alzai e andai dritta verso il telefono. Le mie dita volarono sui pulsantini neri e consumati ancora prima che la mia mente pensasse al giusto numero, tanto ero abituata a comporlo.

Qualcuno rispose al primo squillo.

-Elena?- cercai di darmi un tono pacato e tranquillo, conoscendola sarebbe andata nel panico al minimo cambiamento della mia voce (e lei riusciva a coglierli tutti).

-No, sono Damon-

Silenzio. Dico di tutte le persone che potevano rispondermi, ma proprio lui doveva capitare?!

-C’è Elena?- la rabbia che automaticamente scattava al suono della sua voce, un riflesso incondizionato del dolore che provavo, mi diede più sicurezza di quanta speravo.

-No- accidenti se era sintetico. Vabbè che tra noi non c’erano rose e fiori però…

-Stefan?-

-Neanche-

Respirai a fondo per evitare di mandarlo al diavolo.

-Bene mister eloquenza, sai almeno dirmi quando torneranno?- non ero riuscita a trattenermi, che ci potevo fare? Sono fatta così…

Pensai che mi riattaccasse in faccia, o peggio si precipitasse alla mia porta, la sfondasse direttamente e mi ammazzasse senza troppe cerimonie.

Invece rispose.

-Streghetta, quante volte devo dirti che non si gioca col fuoco? Comunque non lo so, penso tra un’oretta. Come mai tutto questo interessamento a Romeo e Giulietta?- oh bene, adesso si che lo riconoscevo. Sarcastico in ogni situazione.

-Perché devo vedervi. Tutti quanti. Quando tornano venite, d’accordo?- pregai che non facesse altre domande.

-Perché non vieni tu qua? Sai non ho molta voglia di scomodarmi…- preghiere non ascoltate.

-Beh perché…ecco…non posso. Quando venite vi spiegherò tutto. E se ti scomoda così tanto stai pure a casa tua, di certo non piangerò per questo- aggiunsi con amarezza. Avevo smesso di versare lacrime per la sua mancanza tanto tempo prima.

-Tutto apposto uccellino?- i suoi cambiamenti di argomento e umore mi spiazzavano totalmente. Una volta non era così. Una volta era solo arrogante e presuntuoso. Adesso sembrava quasi…preoccupato…a volte. Ma probabilmente ero io che me lo immaginavo con la mia fervida immaginazione. Si, sicuramente era così.

-No, ma se vuoi sapere di più ti conviene scomodarti. A dopo-

-A dopo streghetta- e riattaccò.

Forse ero stata un tantino acida, forse non avrei dovuto fare tutte quelle battutine. Oh ma per la miseria, lui si meritava questo ed altro! E poi era l’unico modo, l’unico per riuscire a nascondere tutto il dolore e la sofferenza che quel vampiro era riuscito a provocarmi. La maschera dell’arroganza, la stessa che usava lui.

Riattaccai con un sospiro e mi avvicinai alla finestra scostando lentamente le tendine bianche. Ormai il cielo era macchiato di rosso e il sole si perdeva sul filo dell’orizzonte. Era il momento più bello di tutta la giornata, il tramonto. Del vampiro non c’era neanche l’ombra.

Pensai che pure Meredith e Matt dovessero sapere, quindi avvertii anche loro di venire, il che ovviamente li allarmò, ma non potevo farci niente. Era giusto così.

 

I primi ad arrivare furono proprio loro, che in meno di dieci minuti piombarono davanti alla porta e si attaccarono spasmodicamente al campanello con tutta l’intenzione di farmi venire un esaurimento nervoso.

-Arrivo! Giuro che se non vi staccate da quell’affare vi faccio saltare in aria!- gridai dall’altro capo della casa, e li convinsi. Si sa, o con le buone o con le cattive…

Appena la aprii vidi due facce stravolte dalla preoccupazione. Forse era meglio se non li avvertivo.

-Stai bene? E’ successo qualcosa? E’ grave?- il primo a parlare fu Matt, che mi mise una mano sulla spalle con fare fraterno, o forse più che fraterno ma non era il momento di pensarci.

-Dimmi che succede Bonnie, e tu non fare quella faccia agonizzante prima ancora di sapere che sta accadendo per piacere- la saggia Meredith lo spinse all’interno e si chiuse la porta alle spalle mentre noi ci dirigevamo in salotto.

-Possiamo aspettare gli altri, così faccio un unico discorso? Lo so scusate non voglio farvi stare nell’agitazione ma per favore, se ne discutiamo tutti assieme è meglio, anche perché non so bene neanche io cosa sta accadendo. Non so dirvi se è grave o no perché non ho le idee per niente chiare- ammisi ad occhi bassi. Odiavo far preoccupare i miei amici.

Matt stava per ribattere ma Meredith lo precedette lanciandogli un’occhiataccia.

-Certo non preoccuparti, stai tranquilla. E poi vedrai non sarà niente di grave- tentò di alleggerire quella strana tensione mista a preoccupazione che si era creata, con scarsi risultati.

-Ehi che facce da funerale. Allora cosa sta accadendo di così grave per far riunire tutta l’allegra combriccola?- una voce familiare spezzò il silenzio.

-Lo sai che si bussa prima di entrare in casa d’altri?- disse secco Matt, che appena lo vide si rabbuiò.

-Oh ci sei anche tu Mutt. Vedo che qui accettano anche gli animali allora…- tipico, doveva sempre dire la sua, mai una volta che ci risparmiasse del suo sarcasmo.

-Damon piantala…- Stefan, alle sue spalle, cercò di farlo star zitto. Un’impresa impossibile a mio parere.

-E tu difendi gli animali? Beh ovvio, è grazie a loro che sei così in forma e non tutto pelle e ossa. Ti capisco pivello…- gli mise una mano sulla spalla con finto rammarico e comprensione.

-Adesso basta- appena aprii bocca si zittirono. Quasi spalancai gli occhi, a quanto pare tutti, ma proprio tutti erano un tantino preoccupati di quel che stavo per dire.

-E adesso streghetta, perché ci hai chiamati?- perfetto, da ironico e infantile era passato a freddo e arrogante. Impossibile stargli dietro.

-Bonnie che succede? Sono preoccupata. Perché poi qui e non al pensionato?- Elena si fece avanti e si sedette sul bracciolo della poltrona, fissandomi con angoscia.

Li guardai uno ad uno. Matt, alla mia sinistra, seduto con i gomiti puntellati sulle ginocchia e lo sguardo ansioso su di me. Meredith al sui fianco, che cercava di nascondere la sua curiosità dietro alla calma. Stefan seduto sulla poltrona di fronte a me ed infine Damon, appoggiato con le spalle allo stipite dell’arcata, le braccia incrociate e lo sguardo duro e impaziente che non aspettava altro che parlassi. Per un attimo l’ammirazione verso quel vampiro sexy prese il sopravvento e mi ritrovai a fissarlo. Quando capii cosa stavo facendo, e proprio di fronte a tutti, mi voltai di scatto con un leggero rossore sulle guance. Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere di soddisfazione. Maledizione a lui e al suo egocentrismo. Mi assicurai di avere la mente schermata, meno male che ormai era diventata un’azione automatica non appena entrava nel mio campo visivo.

Presi fiato e incominciai a parlare. Raccontai dell’uomo in mezzo alla strada, del sogno (che ormai ritenevo una sorta di premonizione) fatto quella stessa notte, cercando di non tralasciare niente, e dell’aggressione di poco prima. A quel punto vidi Matt sussultare e Elena sgranare gli occhi velati di lacrime e abbracciarmi con fare protettivo.

-Bene, questo è tutto. Sinceramente credo che le due cose siano collegate, ma non ne sono così sicura-

-Si lo penso anche io. Non ricordi niente altro del sogno?- Stefan era pensieroso, lo sguardo perso nel vuoto e le mani congiunte.

-No, ma penso di avervi detto tutto- sospirai e aspettai che a qualcuno venisse in mente qualcosa.

-Nessuno si è accorto che il vampiro sapeva che Bonnie è una strega?- a rompere il silenzio sacrale che si era creato fu Damon.

-Già, non ci avevo pensato…- ammise Stefan.

-E poi se non vuole il suo sangue che altro potrebbe volere?- intervenne a quel punto Meredith.

-Non lo so…non ha detto niente. Ha parlato solo di un piano…e che io sono il fulcro-  

-Una cosa è certa. Quel mostro voleva rapirti e ci riproverà, non possiamo lasciarti da sola neanche un attimo- affermò con fierezza Matt.

-Eh bravo Mutt, guarda non c’eravamo arrivati sai?- la voce di Damon era carica di disprezzo. Gli lanciai un’occhiataccia che ricambiò con classe.

-Quindi che facciamo?- chiese Elena.

-Per il momento è meglio se Bonnie viene da noi, almeno sarà sotto la nostra protezione tutto il tempo. E se lui si farà rivedere possiamo tentare di prenderlo e farlo parlare. E’ l’unica cosa che possiamo fare per il momento- concluse Stefan guardandomi per cercare la mia approvazione.

Da una parte ero fiera di quegli amici che si preoccupavano tanto per me, e il mio cuore si saziò di quell’affetto che manifestavano tutti quanti (o quasi…), ma dall’altra parte ero leggermente adirata poiché ero sempre io quella debole che doveva avere bisogno di protezione, sempre io quella che doveva far affidamento sugli altri. Io che più di qualsiasi altro umano avrei dovuto difendermi da sola in quanto strega, io che avrei dovuto essere abbastanza potente da intimorire quel vampiro che mi aveva attaccata. Io che non avevo abbastanza potere per fare tutto questo.

-Per me va bene- sorrisi con gratitudine, cercando di nascondere la delusione che provavo verso di me.

 

Così salii di sopra, presi una valigia e aiutata da Meredith ed Elena raccolsi quanti più vestiti avevo, li cacciai dentro e mi preparai mentalmente per quello che sarebbe stato un lungo soggiorno sotto lo stesso con il vampiro che allo stesso tempo amavo e odiavo.

 

- - - angolino dell’autrice - - -

Ciao a tutte!!!
Sinceramente non so cos’è venuto fuori, l’ho scritto di getto quindi speriamo bene…=) Allora, le cose stanno andando avanti, a rilento, ma stanno andando avanti. Mi scuso per tt quelle che amano arrivare al punto subito ma io preferisco rendere la mia storia il più reale possibile (ok reale non so se si può dire quando si ha a che fare con streghe e vampiri ma vabbè…=P), senza “bruciare le tappe” insomma.
Comunque come sempre mi raccomando recensite!!=) Si lo so ve lo ripeto fino allo sfinimento ma cm ormai avrete capito per me sono davvero importanti i vostri commenti =)
Bene, allora vi lascio nel dubbio di cosa potrà accadere se mettiamo la nostra streghetta
tutto pepe sotto lo stesso tetto del nostro egocentrico vampiro spacca-cuori (chissà magari butteranno giù la casa…=P)
Un bacio a tutte le Donnie di questo mondo!!! XD

 

 

  
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