Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Cherry pie    06/02/2011    3 recensioni
Moon, ragazza apparentemente normale, è discendente di una famiglia nobile. Ormai è incastrata nello stupido gioco dei genitori chiamata tradizione, ma Michael la trascinerà verso il basso facendola allontanare dai suoi genitori, dalle tradizioni ma soprattutto da Robert. Cadranno insieme o l'unico a scivolare tra grinfie di Lucifero sarà Michael? Basta credere nell'amore?
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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« Lo vedi da qualche parte? »
La sua grave voce mi riportò bruscamente alla realtà. Non ricordo bene a cosa stavo pensando, forse a quanto era bella la hall di quell'Hotel ma siccome la prima volta che ero venuta in quel posto nella foga di Michael non l'avevo notato?
Rimasi a bocca aperta non appena la luce che rifletteva nel lampadario di cristallo puntò dritto nei miei occhi. Nell'aria risuonava una lenta melodia che mi riempiva il cuore di angoscia.
Era tutto così surreale e mi innervosiva sapere di essere stata già in quel posto e che l'egoismo di Michael lo aveva rovinato, così, macchiandolo di sesso e di un senso di gelosia irrefrenabile.
Passai la mano sul braccio e avvertii una specie di buco. Una sottile bolla che si era formata proprio al centro del mio braccio.
Zanzare pensai.
« Allora, lo vedi? » mi richiese Robert prendendomi dalle spalle e stringendo la presa più che potè. Chiusi gli occhi e strinsi i denti cercando di non emettere alcun verso di dolore.
« No »
La mia voce era strozzata e delle calde lacrime stavano per rigarmi il viso, ma rischiare di essere picchiata per così poco? Socchiusi gli occhi e Robert mi liberò dalla sua presa.
Due grandi lividi avrebbero fatto la loro comparsa accanto a tutti gli altri, provocati sempre dallo stesso stronzo.
« Meglio per te che l'ho visto io. Ora sparisci ma non uscire dall'hotel, non sono disposto a venirti a cercare. »
Anuii tristemente e lo vidi allontanarsi in compagnia di Ken. Conveniva a quell'uomo stare zitto sul mio conto e su quello di Michael se non voleva trovarsi un pugnale conficcato nella schiena.
Proprio in quell'istante una sensazione di gelo si impossessò della mia pelle. Socchiusi gli occhi e portai la mano al collo. Sentivo la pesantezza delle labbra di Michael sul mio collo, il caldo dei suoi baci e l'amore che scorreva nelle sue vene quando appoggiava il suo corpo sul mio.
Mi girai sbattendo i capelli. Era dietro di me.
« Sapevo che saresti tornata. Moon, io non riesco a vivere senza di te » disse tutto d'un fiato.
Sentii le sue mani stringermi nuovamente i fianchi e il suo viso appoggiarsi sulla mia spalla.
Strizzai gli occhi e avvolsi le braccia attorno al suo busto. Ne avevo bisogno.
« Ti prego, non andartene via ancora » mi implorò.
Una sua lacrima si appoggiò sulla mia pelle e scorse veloce per tutta la mia schiena. Non volevo lasciarlo ancora ma dovevo.
« Michael per favore allontanati » lo pregai.
« No, io non voglio lasciarti. Io voglio tenerti stretta a me sempre »
Sembrava un bambino che aveva ritrovato il suo giocattolo preferito, e non lo biasimavo affatto.
« Ehi, cosa stai facendo maniaco?! » la voce di Robert parve più vicino di quanto potessi immaginare.
Spinsi forte Michael e lui si allontanò da me barcollando. Era terrorizzato ed incredulo. Si portò le mani sul viso e inspirò per non esplodere.
« Dimmi cosa stavi facendo con la mia ragazza! » sbraitò Robert dandogli uno strattone e prendendomi sotto braccio. Chiusi gli occhi mentre le lacrime si impossessavano del mio viso. La musica risuonava ancora forte ed accompagnava malinconicamente la scena.
Michael indietreggiò per poi sparire tra la folla.
Robert rise soddisfatto e mi diede una pacca sul fondoschiena.
« Vediamo chi ha il coraggio di toccarti ancora » rise.
Raccolsi tutte le mie forze che erano cadute a terra come tanti cocci di vetro e corsi verso la scala a chiocciola.
« Signorina, non può salire senza il permesso » mi fermò una donna sulla trentina e la divisa dell'hotel.
Indicai ferocemente il marchio sui miei pantaloncini e tra le lacrime dissi: « Sono una cliente di questo Hotel. La prego mi faccia passare »
La signora fece per tranquillizzarmi quando, con un movimento del braccio, la feci indietreggiare e corsi sulla scala, per il corridoio.
'Benvenuti nella stanza 77'.
Spalancai la porta e un vaso cadde ai miei piedi.
« Michael »
« ALLONTANATI DA QUI LURIDA PUTTANA. NON TI SEI DIVERTITA ABBASTANZA A GIOCARE CON I MIEI FOTTUTI SENTIMENTI?! »
urlò.
Un'altra serie di vasi caddero rovinosamente a terra.
« Michael ti prego, io volevo dirtelo »
« TU NON VOLEVI DIRMI NIENTE. SPARISCI DALLA MIA VISTA LURIDA SGUALDRINA »
sbraitò ancora più forte facendomi cadere nel buco dell'esasperazione.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi raggomitolai a terra piangendo. Nelle mie orecchie rimbombava il rumore del vetro rotto, e miei occhi percepivano solo il rosso sangue che sgorgava feroce e interinabile dalle braccia di Michael.
Un mucchio di biglietti da cento dollari stropicciati svolazzarono e caddero pesanti come pietre davanti ai miei piedi.
« SPERO CHE BASTINO PER PAGARE TUTTE LE TUE BELLISSIME PRESTAZIONI. SE NE VUOI DEGLI ALTRI DEVI LECCARMI IL CULO ANCORA PER UN PO' » aveva perso la ragione.
Singhiozzai rumorosamente ma ebbi la forza di alzarmi. Michael si diresse in preda alle lacrime e ad un'ira funesta, verso il balcone.
Lo seguii afferrandogli il braccio. Temevo solo il peggio.
Con una forza disarmante mi lanciò per terra e si liberò dalla mia presa.
« Non impedirmi di fare quello che voglio, puttana. »
Ogni volta che ripeteva quella parola affondava sempre di più nel mio ormai spento cuore, facendomi uscire sempre più lacrime che lentamente si colorarono di rosso.
In mano Michael stringeva un tessuto azzurro. La mia gonna.
Me la lanciò coprendomi la visuale. La spostai immediatamente e la prima cosa che mi spezzò il cuore fu il suo viso in preda alle lacrime, al dolore e al disgusto.
« IO.. IO MI ERO INNAMORATO » urlò più forte che mai.
Mi alzai barcollando e mi aggrappai alla ringhiera per tenermi in piedi.
« E TU MI HAI USATO. PERCHE' NON VUOI CAPIRE QUANTO MI HAI FATTO STAR MALE?! PERCHE'?! »
Mi piegai e cominciai a tossire. No, non ora.
Prima una, poi due e infine tre gocce di sangue stonarono sul pavimento color panna, un dolore lancinante alla testa e poi il freddo pavimento mi accolse come una coperta.
E poi fu nero.

  
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