Cap.
5
L’estate
aveva fatto capolino, portando con sé il sole e le vacanze.
Buffy
era felice. Dalla sua prima uscita al Bronze, erano passate tre
settimane e lei
non faceva altro che trascorrere il suo tempo con Willow e Xander.
I
due ragazzi, dopo quella sera, l’avevano cercata subito la
mattina seguente,
scusandosi per come si erano comportati. Non erano nessuno per farle
delle
paternali, ma Buffy li aveva interrotti all’istante,
dicendoli che avevano
fatto bene. Quel chiarimento aveva cementato ancora di più
la loro amicizia
appena nata e adesso potevano sbizzarrirsi, visto che il signor Giles
le aveva
appena detto che le loro lezioni avrebbero ripreso a settembre.
“Sul
serio?” chiese Buffy, per esserne sicura al cento per cento.
“Sì,
Elizabeth”.
“Ah,
così non va bene. Le ho detto di chiamarmi Buffy”
lo rimproverò la ragazza
sorridendo.
“Chiedo
venia. Buffy”.
“Ok,
e la smetta di parlare in maniera così antica!”.
Il
signor Giles inarcò un sopracciglio, ma decise di lasciar
perdere. Raccolse i
suoi appunti, li mise in borsa per poi afferrarla.
Buffy
lo accompagnò alla porta, e mentre lui stava uscendo, lo
fermò, appoggiandoli
una mano sul braccio.
“Se
vuole lo stesso venire, a me farebbe piacere. Va bene che lei
è il mio
insegnante, ma se desidera prendere una tazza di thè, non si
faccia problemi”.
Con
un moto di sorpresa, Buffy si accorse che gli occhi del signor Giles,
nascosti
dietro alle lenti, divennero lucidi.
“Lo
apprezzerei molto, Buffy. Buone vacanze”.
“Buone
vacanze anche a lei, Signor Giles” disse Buffy, seguendolo
con lo sguardo.
Dopo
averlo visto partire sulla sua vecchia auto, guardò
l’orologio e si accorse che
era già in ritardo sulla sua tabella di marcia.
Prese
il cappotto e uscì da casa anche lei.
Per
sua fortuna l’autobus arrivò subito e, durante il
tragitto che l’avrebbe
portata all’appuntamento con la dottoressa Calendar, si perse
nei ricordi di
quegli ultimi giorni.
Ormai
incontrava Riley ogni qualvolta che andava al Bronze. Il soldato aveva
cercato
in varie occasioni d’instaurare un dialogo con lei, ma Buffy
aveva sempre
trovato una scusa per sfuggire da quella situazione. Ma lui non
demordeva,
tanto che l’ultima volta, Buffy aveva costretto Willow a
seguirla nei bagni e
rimanere lì nascoste.
“Buffy”
l’aveva chiamata Willow. “Perché scappi
da lui?”.
Buffy
l’aveva guardata insicura. “ Non lo so”
le aveva risposto. “ Non credo di
essere pronta”.
“Pronta
per cosa?”.
“Per
vivere” aveva mormorato e Willow l’aveva
abbracciata per confortarla.
Ma
Riley non era il solo problema, c’era anche il suo senso di
colpa.
Avrebbe
dovuto raccontare la verità a Xander e a Willow, visto che
loro cominciavano ad
avere qualche sospetto, soprattutto dopo che il carpentiere le aveva
chiesto
come facesse a conoscere il suo cognome giacché non
gliel’aveva mai detto.
Buffy
si era ritrovata a dire che l’aveva sentito da qualche parte
e il ragazzo non
aveva indagato oltre, ma lei sapeva che la faccenda non era chiusa.
Così,
mentre scendeva dall’autobus e imboccava il vialetto che
l’avrebbe portata nel
complesso “Spirits & Charms”, decise che ne
avrebbe discusso con la
dottoressa Calendar e poi avrebbe fatto la sua scelta.
“Devo
trovare Dawn. Nelle ultime settimane non ho fatto altro che cercarla,
mentre
ero fuori con i miei amici o con mia madre. Solo che non posso
chiedergli di
aiutarmi. Will e Xan non sanno niente di me, e mia madre reagirebbe
malissimo
se le dicessi che ho intenzione di trovarla. Penserebbe che abbia avuto
una
ricaduta, non so… Forse, mi riporterebbe in
manicomio” disse Buffy, camminando
su e giù.
Era
nell’ufficio della dottoressa Calendar, la quale la seguiva
con gli occhi,
seduta sulla sua poltrona dietro alla scrivania.
“Sto
impazzendo. In senso letterale. Come ho fatto immaginare persone che
esistono
veramente?” concluse Buffy. Si lasciò cadere sulla
sedia imbottita e abbassò lo
sguardo, in cerca di una risposta.
La
dottoressa Calendar sospirò e si alzò per sedersi
di fianco a lei.
“Buffy”
la chiamò e la ragazza alzò gli
occhi.
“Io sono una dottoressa, ma non credo solo nella scienza. Io
penso che la vita
umana sia un misto tra verità e fede. In questo mondo
capitano delle cose che
la scienza non sa spiegarsi, ma succedono. E quando noi non riusciamo
capirle,
le cataloghiamo come impossibili. E ogni volta che una persona fa una
cosa
impossibile, noi le diciamo che è pazza. Ma chi siamo noi
per decidere chi è
pazzo oppure no? Quello che hai passato, può essere definito
in molti modi, ma
l’importante è che ne sei uscita. Il fatto che tu
stia incontrando le stesse
persone, può voler dire tutto o niente. Tu vuoi bene a
loro?”.
“Sono
la mia vita” rispose Buffy, ancora colpita dal discorso della
Calendar.
“E
tu vuoi rinunciare alla tua vita?”.
“No”.
“Bene,
allora sai che cosa devi fare” disse la dottoressa alzandosi
e dirigendosi
verso la sua poltrona.
Buffy
la fissò. “ Devo dir loro la verità e
cercare Dawn”.
“è
la tua decisione?”.
“Sì”.
“La
accendiamo?”.
Buffy
scoppiò a ridere, insieme alla dottoressa Calendar.
“Bene,
Buffy. Oggi finiamo un po’ prima, perché
è ora che tu incontri la mia
assistente. Ti sta aspettando vicino all’ingresso della
stalla”.
Buffy
annuì e si alzò. Stava per lasciare lo studio,
quando la dottoressa la
richiamò.
“Ehm,
Buffy. Tu hai già incontrato anche me?”.
La
mano intorno alla maniglia si serrò. Aveva paura di
rispondere. Non la
conosceva da abbastanza tempo da prevedere la sua reazione.
“Buffy?”.
“Sì”
rispose. Se non poteva essere sincera con la sua psichiatra, con chi
altri
poteva?
“Ah.
Siamo amiche nel tuo altro mondo?”.
“Non
lo eravamo” mormorò Buffy, voltandosi verso di lei
lentamente.
“Eravamo?
Perché usi il verbo al passato? Sono per caso
morta?” e quando Buffy rimase
zitta, la dottoressa Calendar perse tutta la sua curiosità.
“Oh”.
“Dottoressa,
io…”.
“Non
ti preoccupare Buffy. Come tu stessa hai detto, quel mondo non esiste.
E poi,
anche la tua mamma era venuta a mancare lì,
giusto?”.
“Sì”
confermò Buffy, rilassandosi appena. Le sembrava che la
donna seduta di fronte
a lei stesse reagendo abbastanza bene.
“Ultima
cosa. Che lavoro facevo?”.
Buffy
ridacchiò. “ è strano. Tutti gli altri
fanno gli stessi lavori, ma lei no. A
Sunnydale era un’insegnate d’informatica, qui
invece… “ ma Buffy non finì la
frase, perché notò come il viso della dottoressa
perdesse colore.
“Sta
bene?” le chiese allontanandosi dalla porta e muovendo un
passo verso di lei.
“Sì,
benissimo” si affrettò a rispondere
l’altra donna. “ Ora, è meglio che tu
vada.
Ci vediamo settimana prossima”.
Buffy
capì che l’aveva appena congedata e, confusa,
lasciò la stanza.
Non
riusciva a darsi una spiegazione. Quando la dottoressa aveva udito che
lei era
morta, l’aveva presa fin troppo bene, ma allora
perché era sbiancata di colpo
quando aveva sentito cosa faceva di lavoro a Sunnydale? Non aveva senso.
Scendendo
le scale, le vecchie paure tornarono. Si diceva che ormai
l’aveva persa, che se
l’era messa contro, che avrebbe chiamato subito il manicomio
e l’avrebbe fatta
rinchiudere all’istante.
“Stupida!”
si disse, mentre attraversa il prato. “Stupida! Stupida!
Stupida!”.
Prese
a calci un sasso lì vicino e lo mandò a sbattere
contro il muro di legno della
stalla, facendo nitrire un cavallo.
“Stupido
anche tu” gli urlò dietro.
“Q-q-q-questo
non è un o-o-ottimo inizio”.
Buffy
si voltò, e il suo cuore ebbe il solito sussulto che
avveniva ogni volta che
incontrava una persona che non doveva esistere.
Una
ragazza bionda, alta e con un viso dolce la fissava gentilmente.
“C-c-ciao
io s-s-sono Tara. Tu sei Buffy?”.
Buffy
si riprese dallo stupore e sfoderò il miglior sorriso che
potesse permettersi
in quel momento.
“Sì,
piacere di conoscerti Tara”.
Tara
arrossì appena e abbassò la testa per nascondere
il suo viso con i capelli.
“N-n-noto
che hai già c-c-conosciuto Castagna”.
“Castagna?”
ripeté Buffy, sicura di non aver sentito bene.
“Il
c-c-cavallo s-s-stupido” spiegò Tara, avviandosi
verso l’entrata della stalla.
Buffy
la seguì. L’odore degli animali e del fieno la
colpì duramente al naso e ci
mise un po’ a scorgere Tara, la quale si era fermata davanti
a un box.
Stando
attenta a dove metteva i piedi, la raggiunse sbirciando di tanto in
tanto i
cavalli che oltrepassava.
“Lui
è Castagna” disse Tara, sorridendole.
Il
cavallo era di color marrone scuro e i suoi occhi grandi la guardavano
con
diffidenza.
“Non
gli piaccio” affermò subito, facendo tre passi
indietro.
Tara
la guardò perplessa e le fece cenno di riavvicinarsi.
“I
c-c-cavalli sono a-a-animali gentili. Per q-q-questo li usciamo anche
come
t-t-terapia”.
“Non
è vero. Possono anche mordere” ribatté
Buffy, ricordandosi di quello che le
aveva detto Willow.
La
risata allegra di Tara invase il silenzio della stalla. La ragazza
rideva
talmente di gusto che Buffy si ritrovò a ridere insieme con
lei.
“Ti
hanno m-m-morso?”
“No.
Alla mia amica. È terrorizzata dai cavalli, e anche dalle
rane, ora che mi ci
fai pensare”.
“F-f-orse
la tua amica ha c-c-conosciuto un cavallo m-m-maleducato, ma io posso
f-f-farle
conoscere un c-c-cavallo più simpatico”.
“No!”
gridò Buffy.
L’aria
scherzosa di Tara svanì di colpo. Arrossì
furiosamente e abbassò la testa con
aria intimidita.
Buffy
si diede della stupida, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa
sarebbe
successo se Tara e Willow si fossero incontrate. La sua amica era
felice con
Oz, ma sapeva che Tara era la sua anima gemella. Senza contare poi, che
Willow
e Xander non sapevano niente di lei e della sua terapia alternativa per
curare
la sua schizofrenia, se ancora così si poteva chiamare.
Questo
fu solo l’ennesimo problema che andò ad
aggiungersi alla lunga lista che
pendeva sulla sua testa.
“Tara,
scusami. Solo che è complicato” disse Buffy con
tono mortificato.
“N-n-n-n…”.
“Non
è colpa tua. I miei amici non sanno che sono qui. Non sanno
assolutamente
niente di me. Li ho cosciuti da poco e ho paura di perderli. Mi
vergogno di
quello che sono e mentirli non fa altro che aumentarla”:
“Ti
v-v-vergogni?” ripeté Tara, alzando i suoi occhi
blu su di lei.
“Sì.”.
“P-p-perché?”.
“Perché…
Perché… Be’, guardarmi? Ho ventidue
anni e gli ultimi sei li ho passati in un
istituto psichiatrico. Per colpa mia, i miei genitori stanno per
divorziare.
Non so fare niente. Studio con un insegnante privato a casa per
riuscire a
prendere un diploma che avrei dovuto conseguire anni fa. Ho questi due
amici cui
voglio un bene dell’anima, ma vado in crisi anche quando mi
chiedono
semplicemente come sto. Ho paura!”.
Tara
le si avvicinò. “ So c-c-cosa provi.
A-a-anch’io avevo p-p-paura…”.
“Come
hai fatto a farla sparire?”.
Tara
fece un sorriso tirato ed entrò nel box di Castagna. Il
cavallo nitrì per un
attimo, ma quando la ragazza prese ad accarezzarlo, si calmò
girando le
orecchie lunghe.
“S-s-sono
scappata”.
Buffy
rimase in silenzio, per timore di dire qualcosa di sbagliato, ma Tara
sembrò
non accorgersene presa com’era dai suoi pensieri.
“Mio
p-p-padre è un uomo violento, ma io l’ho
s-s-scoperto solo dopo che m-m-mia
madre è m-m-m-morta”.
“Mi
dispiace” fece Buffy.
“G-g-g-grazie”.
Tara
si prese alcuni istanti, prima di continuare. “La p-p-p-prima
volta che mi
p-p-picchiò è stato p-p-perché ho
chiesto a mio f-f-fratello di a-a-a-aiutarmi”.
Buffy
s’irrigidì e per la prima volta da quando era
uscita dall’ospedale, desiderò di
poter riavere i suoi poteri da Cacciatrice per andare a dare una
lezione al
padre di Tara.
“Bastardo!”
sibilò con le mani chiuse a pugno.
“C-c-continuò
così per un a-a-anno. Poi q-q-q-quando ha scoperto che io
s-s-s-sono…”. Tara
s’interruppe e gettò uno sguardo spaventato verso
Buffy.
“Tara,
non sei costretta a dirmi niente” si affrettò a
dire la ragazza, ma quella
scosse la testa.
“No.
S-s-se devi f-f-fidarti di me, a-a-allora io d-d-devo fare lo
s-s-stesso”.
Buffy
vide Tara allontanarsi da Castagna e voltarsi completamente verso di
lei.
“Q-q-quando
ha scoperto che io s-s-s-sono gay…” Tara si
fermò per paura che Buffy potesse
reagire in maniera scioccata, ma la bionda invece le fece un sorriso
incoraggiante.
Rilassandosi,
la ragazza più grande riprese: “Ha d-d-detto che
d-d-dovevo essere p-p-punita
p-p-più s-s-severamente. Q-q-q-quella n-n-notte
s-s-scappai”.
“Punita
più severamente?” ripeté Buffy.
“In che senso? Oh!”.
Capì
che cosa volesse intendere Tara e una furia cieca la sommerse.
“Maledetto
figlio di puttana!”, poi accorgendosi di quello che aveva
detto, si affrettò a
scusarsi: “Perdonami. Solo che…”.
“N-n-non
ti preoccupare. A-a-anche Jenny ha r-r-reagito
c-c-così”.
“Ti
riferisci alla Dottoressa Calendar?”.
“Sì.
M-m-mi ha s-s-salvato la vita”.
“Che
cosa successe dopo?” domandò Buffy con rispetto.
Aveva sempre saputo che Tara
era una ragazza forte, ma adesso ne aveva anche una dimostrazione.
“S-s-sono
venuta qui. A-a-avevo dei rispiarmi, g-g-grazie a d-d-dei lavoretti che
ho
f-f-fatto a c-c-casa, in A-A-Arizona. M-m-mi sono i-i-i-iscritta al
c-c-college
e o-o-ora eccomi qua, a a-a-aiutare persone che hanno dei p-p-problemi,
come
me”.
“I
miei problemi sono belli complicati” borbottò
Buffy, strappando un sorriso a
Tara.
“N-n-non
li sono tutti?”.
Buffy
alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma non poteva
non trovarsi d’accordo con la
ragazza al suo fianco.
“Allora”,
disse “ sono pronta per la mia cavalcata”.
Tara
scoppiò a ridere e scosse la testa con forza. “
Oh, no. P-p-prima devi farti
c-c-conoscere da C-C-Castagna”.
“Farmi
conoscere da Castagna?” ripeté lentamente Buffy,
adocchiando il cavallo.
Tara
annuì. “ E c’è s-s-solo un
modo”.
Le
indicò un forcone e una pala e Buffy non capì
subito, ma poi una lampadina si
accese nel suo cervello.
“No!”
esclamò. “ Va bene il fieno, ma quello
no!”.
“B-B-Buffy,
non è così terribile. Non si lamenta n-n-nessuno.
Anche i ragazzini della
c-c-comunità lo fanno s-s-senza troppe s-s-storie”.
“Be’
se lo fanno anche i ragazzini della comunità” la
canzonò scherzando Buffy. “ Lo
posso fare pure io!”.
Però,
appena afferrata la pala, Buffy s’immobilizzò.
Ecco dove doveva andare a
cercare, era così ovvio.
Si
voltò verso Tara con una luce di speranza negli occhi.
“Tara,
per caso tra quei ragazzini c’è né
un’altina, con i capelli lunghi scuri e con
gli occhi azzurri?”.
L’altra ragazza la
fissò incuriosita.
“Dovresti c-c-chiedere alla dottoressa Calendar. Lei li
v-v-vede più spesso,
rispetto a me. I-i-i-insegna a l-l-loro il c-c-computer”.
“Insegna
al loro il computer?” fece Buffy, trovando finalmente una
spiegazione alla
reazione della dottoressa.
“Sì.
P-p-prima di diventare una p-p-p-psichiatra, lei era
un’insegnate del l-l-liceo”.
“Capito”
disse Buffy. “Tara, potresti darmi l’indirizzo di
quella comunità?”.
“Sì,
c-c-c-certo” rispose Tara confusa.
“Ok. E adesso a lavoro!”.
Buffy
afferrò con entrambe le mani la pala e andò ad
affrontare Castagna.
Era
tardi e se non fosse subito tornata a casa, sua madre avrebbe
sicuramente
chiamato la polizia. Ma non poteva più aspettare: di fronte
a lei, si erigeva
la comunità della quale aveva parlato Tara.
Era
un edificio monotono e triste. Le vecchie mura grigie erano ricoperte
da graffiti,
le finestre avevano le sbarre e le poche panchine che
c’erano, erano rotte in
diversi punti.
Era
un brutto posto per crescere e trovava intollerabile che Dawn dovesse
vivere là
dentro.
Si
odorò i vestiti. Per fortuna, Tara le aveva dato una tuta
prima d’iniziare a
‘fare amicizia con Castagna’.
Era
stato un lavoro massacrante e aveva accolto con gioia quando la ragazza
le
aveva detto che poteva andarsi a fare una doccia, per poi tornare a
casa.
Non
aveva ancora chiaro in mente a cosa servisse, ma si sentiva decisamente
meglio.
Con
un respiro profondo, salì gli scalini e aprì la
pesante porta d’ingresso di
quell’istituto. I suoi passi riecheggiavano per tutto
l’atrio, attirando così
l’attenzione della signora di mezza età che si
trovava dietro al banco della
reception.
“Salve”
disse Buffy, appena si fu avvicinata. “Sto cercando una
ragazza”.
“è
della polizia?” chiese la receptionist.
“No!”.
“E
allora se ne vada” la congedò la donna.
Ma
Buffy non voleva dargliela vinta. “Forse non mi sono
spiegata. Sto cercando una
ragazza”.
“E
allora?”.
“E
allora, lei dovrebbe darmi delle informazioni, visto che è
seduta dietro a un
banco informazioni” spiegò Buffy con tono
innocente.
La
signora assottigliò lo sguardo, ma Buffy capì che
la stava veramente ascoltando
ora.
“è
alta” iniziò a spiegarle, gesticolando.
“ Ha lunghi capelli castani e gli occhi
azzurri. È magra e indossa una felpa tutta colorata.
L’ultima volta che l’ho
vista era vicina a un supermercato”.
“Stava
rubando?”.
“Cosa?
No. Era lì, e basta” si limitò a dire
Buffy, intuendo che una parola sbagliata
poteva mettere nei guai Dawn.
“Ma
perché la cerca allora?”.
“Senta,
c’è o non c’è?”.
La
signora sospirò e assunse un atteggiamento sbrigativo.
“Sì, lei sta parlando di
Dawn Summers”.
“Summers?”
balbettò Buffy.
“Sì,
Summers” ripeté acida la receptionist. “
è il cognome che le hanno affibbiato
dopo che l’hanno dimessa dall’ospedale”.
“Ospedale?”
gridò Buffy in preda al panico. “Sta
bene?”.
“Perché
non lo chiede a lei, visto che è venuta a
cercarla”.
La
receptionist afferrò il telefono, compose il numero e quando
dall’altra parte
le risposero, disse di mandare giù Dawn. “Sta
arrivando” riferì a Buffy.
“Grazie”.
Buffy
si allontanò e iniziò a passeggiare per
l’atrio, provando una forte ansia
all’idea d’incontrare la ragazza. Che cosa avrebbe
dovuto dirle? Che in un
altro mondo era sua sorella? Non poteva, sarebbe scappata a gambe
levate.
Non
fece in tempo a pensare a un piano, che dei passi alle sue spalle la
fecero
voltare.
Dawn
la stava fissando incuriosita e Buffy si ritrovò con la
bocca secca.
“Ecco,
io…”.
“Lo
so chi sei. Sei mia sorella”.
Buona
domenica a tutti,
Che
ne pensate? Spero che vi sia piaciuto. È stato molto
difficile scrivere questo
capitolo, perché purtroppo non sto benissimo. Ma mi sono
prefissata che ogni
domenica devo pubblicare, e così cercherò di fare
sempre.
Non
pensavo di scatenare tutto quelle reazioni a proposito di Riley.
Sarà perché a
me quel ragazzo fa pena. Alla fine, ha tentato in tutti modi di essere
il
ragazzo migliore che Buffy abbia mai avuto, ma è
inconcepibile che lui potesse gareggiare
con Angel o con Spike.
Chiedo
scusa se il capitolo vi sembra scritto male o che sia peggiore degli
altri, ma
vi assicuro che il prossimo sarà migliore.
Un
ringraziamento a tutti.
Angolo
risposte recensioni:
(quante
sono?! ^_^)
Buffy
Summers88:
Grazie mille per tutti i complimenti. Mi dispiace informarti
però, che io sono
del Team Spuffy. Ebbene, sì. Spike è
l’unico vampiro che io amo e venero. Spero
che non mi odierai. ^_^ per quanto riguarda i nostri due vampiri
preferiti, ti
chiedo di pazientare un poco. Non posso svelare tutto subito. Grazie
ancora.
Laura
the vampire slayer:
non volevo farti sorgere tutti questi dubbi, chiedo scusa. Per quanto
riguarda
Riley, io sono convinta che Buffy l’abbia amato. Per
carità, un amore
completamente diverso da quello che provava per Angel (possiamo
definirlo un
amore umano), ma c’era. L’ho capito quando Xander
le fa tutto quel discorso
prima che Riley parta e se ne vada. Il che è ingiustizia,
perché Spike non ha
avuto quasi niente in cambio. Comunque, grazie come sempre.
Rea
Asaka:
è vero. Buffy è in preda alla confusione, per non
parlare di me che devo
raccontarla. Ahahah… Grazie!
paxerella:
mi fa piacere sapere che grazie a quest’umile Fan Fiction tu
sia ritornata a
scrivere. Ne sono onorata. Grazie mille per questo e per i tuoi
complementi.
_Kuyoki_
:
Grazie mille per i complimenti. E non ti preoccupare, Buffy
incontrerà altre
persone lungo la sua strada. ^_^
Alla
prossima,
Asiel.
(povero
Riley)