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Autore: Asiel    06/02/2011    5 recensioni
E se Buffy avesse veramente immaginato tutto? E se la Bocca dell'inferno fosse solo una manifestazione della sua mente provata..? E se quelle persone che credeva i suoi amici, non fossero mai esistite?...
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 5

 

 

 

L’estate aveva fatto capolino, portando con sé il sole e le vacanze.

Buffy era felice. Dalla sua prima uscita al Bronze, erano passate tre settimane e lei non faceva altro che trascorrere il suo tempo con Willow e Xander.

I due ragazzi, dopo quella sera, l’avevano cercata subito la mattina seguente, scusandosi per come si erano comportati. Non erano nessuno per farle delle paternali, ma Buffy li aveva interrotti all’istante, dicendoli che avevano fatto bene. Quel chiarimento aveva cementato ancora di più la loro amicizia appena nata e adesso potevano sbizzarrirsi, visto che il signor Giles le aveva appena detto che le loro lezioni avrebbero ripreso a settembre.

“Sul serio?” chiese Buffy, per esserne sicura al cento per cento.

“Sì, Elizabeth”.

“Ah, così non va bene. Le ho detto di chiamarmi Buffy” lo rimproverò la ragazza sorridendo.

“Chiedo venia. Buffy”.

“Ok, e la smetta di parlare in maniera così antica!”.

Il signor Giles inarcò un sopracciglio, ma decise di lasciar perdere. Raccolse i suoi appunti, li mise in borsa per poi afferrarla.

Buffy lo accompagnò alla porta, e mentre lui stava uscendo, lo fermò, appoggiandoli una mano sul braccio.

“Se vuole lo stesso venire, a me farebbe piacere. Va bene che lei è il mio insegnante, ma se desidera prendere una tazza di thè, non si faccia problemi”.

Con un moto di sorpresa, Buffy si accorse che gli occhi del signor Giles, nascosti dietro alle lenti, divennero lucidi.

“Lo apprezzerei molto, Buffy. Buone vacanze”.

“Buone vacanze anche a lei, Signor Giles” disse Buffy, seguendolo con lo sguardo.

Dopo averlo visto partire sulla sua vecchia auto, guardò l’orologio e si accorse che era già in ritardo sulla sua tabella di marcia.

Prese il cappotto e uscì da casa anche lei.

Per sua fortuna l’autobus arrivò subito e, durante il tragitto che l’avrebbe portata all’appuntamento con la dottoressa Calendar, si perse nei ricordi di quegli ultimi giorni.

Ormai incontrava Riley ogni qualvolta che andava al Bronze. Il soldato aveva cercato in varie occasioni d’instaurare un dialogo con lei, ma Buffy aveva sempre trovato una scusa per sfuggire da quella situazione. Ma lui non demordeva, tanto che l’ultima volta, Buffy aveva costretto Willow a seguirla nei bagni e rimanere lì nascoste.

“Buffy” l’aveva chiamata Willow. “Perché scappi da lui?”.

Buffy l’aveva guardata insicura. “ Non lo so” le aveva risposto. “ Non credo di essere pronta”.

“Pronta per cosa?”.

“Per vivere” aveva mormorato e Willow l’aveva abbracciata per confortarla.

Ma Riley non era il solo problema, c’era anche il suo senso di colpa.

Avrebbe dovuto raccontare la verità a Xander e a Willow, visto che loro cominciavano ad avere qualche sospetto, soprattutto dopo che il carpentiere le aveva chiesto come facesse a conoscere il suo cognome giacché non gliel’aveva mai detto.

Buffy si era ritrovata a dire che l’aveva sentito da qualche parte e il ragazzo non aveva indagato oltre, ma lei sapeva che la faccenda non era chiusa.

Così, mentre scendeva dall’autobus e imboccava il vialetto che l’avrebbe portata nel complesso “Spirits & Charms”, decise che ne avrebbe discusso con la dottoressa Calendar e poi avrebbe fatto la sua scelta.

 

 

 

 

“Devo trovare Dawn. Nelle ultime settimane non ho fatto altro che cercarla, mentre ero fuori con i miei amici o con mia madre. Solo che non posso chiedergli di aiutarmi. Will e Xan non sanno niente di me, e mia madre reagirebbe malissimo se le dicessi che ho intenzione di trovarla. Penserebbe che abbia avuto una ricaduta, non so… Forse, mi riporterebbe in manicomio” disse Buffy, camminando su e giù.

Era nell’ufficio della dottoressa Calendar, la quale la seguiva con gli occhi, seduta sulla sua poltrona dietro alla scrivania.

“Sto impazzendo. In senso letterale. Come ho fatto immaginare persone che esistono veramente?” concluse Buffy. Si lasciò cadere sulla sedia imbottita e abbassò lo sguardo, in cerca di una risposta.

La dottoressa Calendar sospirò e si alzò per sedersi di fianco a lei.

“Buffy” la chiamò e la ragazza alzò gli  occhi. “Io sono una dottoressa, ma non credo solo nella scienza. Io penso che la vita umana sia un misto tra verità e fede. In questo mondo capitano delle cose che la scienza non sa spiegarsi, ma succedono. E quando noi non riusciamo capirle, le cataloghiamo come impossibili. E ogni volta che una persona fa una cosa impossibile, noi le diciamo che è pazza. Ma chi siamo noi per decidere chi è pazzo oppure no? Quello che hai passato, può essere definito in molti modi, ma l’importante è che ne sei uscita. Il fatto che tu stia incontrando le stesse persone, può voler dire tutto o niente. Tu vuoi bene a loro?”.

“Sono la mia vita” rispose Buffy, ancora colpita dal discorso della Calendar.

“E tu vuoi rinunciare alla tua vita?”.

“No”.

“Bene, allora sai che cosa devi fare” disse la dottoressa alzandosi e dirigendosi verso la sua poltrona.

Buffy la fissò. “ Devo dir loro la verità e cercare Dawn”.

“è la tua decisione?”.

“Sì”.

“La accendiamo?”.

Buffy scoppiò a ridere, insieme alla dottoressa Calendar.

“Bene, Buffy. Oggi finiamo un po’ prima, perché è ora che tu incontri la mia assistente. Ti sta aspettando vicino all’ingresso della stalla”.

Buffy annuì e si alzò. Stava per lasciare lo studio, quando la dottoressa la richiamò.

“Ehm, Buffy. Tu hai già incontrato anche me?”.

La mano intorno alla maniglia si serrò. Aveva paura di rispondere. Non la conosceva da abbastanza tempo da prevedere la sua reazione.

“Buffy?”.

“Sì” rispose. Se non poteva essere sincera con la sua psichiatra, con chi altri poteva?

“Ah. Siamo amiche nel tuo altro mondo?”.

“Non lo eravamo” mormorò Buffy, voltandosi verso di lei lentamente.

“Eravamo? Perché usi il verbo al passato? Sono per caso morta?” e quando Buffy rimase zitta, la dottoressa Calendar perse tutta la sua curiosità. “Oh”.

“Dottoressa, io…”.

“Non ti preoccupare Buffy. Come tu stessa hai detto, quel mondo non esiste. E poi, anche la tua mamma era venuta a mancare lì, giusto?”.

“Sì” confermò Buffy, rilassandosi appena. Le sembrava che la donna seduta di fronte a lei stesse reagendo abbastanza bene.

“Ultima cosa. Che lavoro facevo?”.

Buffy ridacchiò. “ è strano. Tutti gli altri fanno gli stessi lavori, ma lei no. A Sunnydale era un’insegnate d’informatica, qui invece… “ ma Buffy non finì la frase, perché notò come il viso della dottoressa perdesse colore.

“Sta bene?” le chiese allontanandosi dalla porta e muovendo un passo verso di lei.

“Sì, benissimo” si affrettò a rispondere l’altra donna. “ Ora, è meglio che tu vada. Ci vediamo settimana prossima”.

Buffy capì che l’aveva appena congedata e, confusa, lasciò la stanza.

Non riusciva a darsi una spiegazione. Quando la dottoressa aveva udito che lei era morta, l’aveva presa fin troppo bene, ma allora perché era sbiancata di colpo quando aveva sentito cosa faceva di lavoro a Sunnydale? Non aveva senso.

Scendendo le scale, le vecchie paure tornarono. Si diceva che ormai l’aveva persa, che se l’era messa contro, che avrebbe chiamato subito il manicomio e l’avrebbe fatta rinchiudere all’istante.

“Stupida!” si disse, mentre attraversa il prato. “Stupida! Stupida! Stupida!”.

Prese a calci un sasso lì vicino e lo mandò a sbattere contro il muro di legno della stalla, facendo nitrire un cavallo.

“Stupido anche tu” gli urlò dietro.

“Q-q-q-questo non è un o-o-ottimo inizio”.

Buffy si voltò, e il suo cuore ebbe il solito sussulto che avveniva ogni volta che incontrava una persona che non doveva esistere.

Una ragazza bionda, alta e con un viso dolce la fissava gentilmente.

“C-c-ciao io s-s-sono Tara. Tu sei Buffy?”.

Buffy si riprese dallo stupore e sfoderò il miglior sorriso che potesse permettersi in quel momento.

“Sì, piacere di conoscerti Tara”.

Tara arrossì appena e abbassò la testa per nascondere il suo viso con i capelli.

“N-n-noto che hai già c-c-conosciuto Castagna”.

“Castagna?” ripeté Buffy, sicura di non aver sentito bene.

“Il c-c-cavallo s-s-stupido” spiegò Tara, avviandosi verso l’entrata della stalla.

Buffy la seguì. L’odore degli animali e del fieno la colpì duramente al naso e ci mise un po’ a scorgere Tara, la quale si era fermata davanti a un box.

Stando attenta a dove metteva i piedi, la raggiunse sbirciando di tanto in tanto i cavalli che oltrepassava.

“Lui è Castagna” disse Tara, sorridendole.

Il cavallo era di color marrone scuro e i suoi occhi grandi la guardavano con diffidenza.

“Non gli piaccio” affermò subito, facendo tre passi indietro.

Tara la guardò perplessa e le fece cenno di riavvicinarsi.

“I c-c-cavalli sono a-a-animali gentili. Per q-q-questo li usciamo anche come t-t-terapia”.

“Non è vero. Possono anche mordere” ribatté Buffy, ricordandosi di quello che le aveva detto Willow.

La risata allegra di Tara invase il silenzio della stalla. La ragazza rideva talmente di gusto che Buffy si ritrovò a ridere insieme con lei.

“Ti hanno m-m-morso?”

“No. Alla mia amica. È terrorizzata dai cavalli, e anche dalle rane, ora che mi ci fai pensare”.

“F-f-orse la tua amica ha c-c-conosciuto un cavallo m-m-maleducato, ma io posso f-f-farle conoscere un c-c-cavallo più simpatico”.

“No!” gridò Buffy.

L’aria scherzosa di Tara svanì di colpo. Arrossì furiosamente e abbassò la testa con aria intimidita.

Buffy si diede della stupida, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se Tara e Willow si fossero incontrate. La sua amica era felice con Oz, ma sapeva che Tara era la sua anima gemella. Senza contare poi, che Willow e Xander non sapevano niente di lei e della sua terapia alternativa per curare la sua schizofrenia, se ancora così si poteva chiamare.

Questo fu solo l’ennesimo problema che andò ad aggiungersi alla lunga lista che pendeva sulla sua testa.

“Tara, scusami. Solo che è complicato” disse Buffy con tono mortificato.

“N-n-n-n…”.

“Non è colpa tua. I miei amici non sanno che sono qui. Non sanno assolutamente niente di me. Li ho cosciuti da poco e ho paura di perderli. Mi vergogno di quello che sono e mentirli non fa altro che aumentarla”:

“Ti v-v-vergogni?” ripeté Tara, alzando i suoi occhi blu su di lei.

“Sì.”.

“P-p-perché?”.

“Perché… Perché… Be’, guardarmi? Ho ventidue anni e gli ultimi sei li ho passati in un istituto psichiatrico. Per colpa mia, i miei genitori stanno per divorziare. Non so fare niente. Studio con un insegnante privato a casa per riuscire a prendere un diploma che avrei dovuto conseguire anni fa. Ho questi due amici cui voglio un bene dell’anima, ma vado in crisi anche quando mi chiedono semplicemente come sto. Ho paura!”.

Tara le si avvicinò. “ So c-c-cosa provi. A-a-anch’io avevo p-p-paura…”.

“Come hai fatto a farla sparire?”.

Tara fece un sorriso tirato ed entrò nel box di Castagna. Il cavallo nitrì per un attimo, ma quando la ragazza prese ad accarezzarlo, si calmò girando le orecchie lunghe.

“S-s-sono scappata”.

Buffy rimase in silenzio, per timore di dire qualcosa di sbagliato, ma Tara sembrò non accorgersene presa com’era dai suoi pensieri.

“Mio p-p-padre è un uomo violento, ma io l’ho s-s-scoperto solo dopo che m-m-mia madre è m-m-m-morta”.

“Mi dispiace” fece Buffy.

“G-g-g-grazie”.

Tara si prese alcuni istanti, prima di continuare. “La p-p-p-prima volta che mi p-p-picchiò è stato p-p-perché ho chiesto a mio f-f-fratello di a-a-a-aiutarmi”.

Buffy s’irrigidì e per la prima volta da quando era uscita dall’ospedale, desiderò di poter riavere i suoi poteri da Cacciatrice per andare a dare una lezione al padre di Tara.

“Bastardo!” sibilò con le mani chiuse a pugno.

“C-c-continuò così per un a-a-anno. Poi q-q-q-quando ha scoperto che io s-s-s-sono…”. Tara s’interruppe e gettò uno sguardo spaventato verso Buffy.

“Tara, non sei costretta a dirmi niente” si affrettò a dire la ragazza, ma quella scosse la testa.

“No. S-s-se devi f-f-fidarti di me, a-a-allora io d-d-devo fare lo s-s-stesso”.

Buffy vide Tara allontanarsi da Castagna e voltarsi completamente verso di lei.

“Q-q-quando ha scoperto che io s-s-s-sono gay…” Tara si fermò per paura che Buffy potesse reagire in maniera scioccata, ma la bionda invece le fece un sorriso incoraggiante.

Rilassandosi, la ragazza più grande riprese: “Ha d-d-detto che d-d-dovevo essere p-p-punita p-p-più s-s-severamente. Q-q-q-quella n-n-notte s-s-scappai”.

“Punita più severamente?” ripeté Buffy. “In che senso? Oh!”.

Capì che cosa volesse intendere Tara e una furia cieca la sommerse. “Maledetto figlio di puttana!”, poi accorgendosi di quello che aveva detto, si affrettò a scusarsi: “Perdonami. Solo che…”.

“N-n-non ti preoccupare. A-a-anche Jenny ha r-r-reagito c-c-così”.

“Ti riferisci alla Dottoressa Calendar?”.

“Sì. M-m-mi ha s-s-salvato la vita”.

“Che cosa successe dopo?” domandò Buffy con rispetto. Aveva sempre saputo che Tara era una ragazza forte, ma adesso ne aveva anche una dimostrazione.

“S-s-sono venuta qui. A-a-avevo dei rispiarmi, g-g-grazie a d-d-dei lavoretti che ho f-f-fatto a c-c-casa, in A-A-Arizona. M-m-mi sono i-i-i-iscritta al c-c-college e o-o-ora eccomi qua, a a-a-aiutare persone che hanno dei p-p-problemi, come me”.

“I miei problemi sono belli complicati” borbottò Buffy, strappando un sorriso a Tara.

“N-n-non li sono tutti?”.

Buffy alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ma non poteva non trovarsi d’accordo con la ragazza al suo fianco.

“Allora”, disse “ sono pronta per la mia cavalcata”.

Tara scoppiò a ridere e scosse la testa con forza. “ Oh, no. P-p-prima devi farti c-c-conoscere da C-C-Castagna”.

“Farmi conoscere da Castagna?” ripeté lentamente Buffy, adocchiando il cavallo.

Tara annuì. “ E c’è s-s-solo un modo”.

Le indicò un forcone e una pala e Buffy non capì subito, ma poi una lampadina si accese nel suo cervello.

“No!” esclamò. “ Va bene il fieno, ma quello no!”.

“B-B-Buffy, non è così terribile. Non si lamenta n-n-nessuno. Anche i ragazzini della c-c-comunità lo fanno s-s-senza troppe s-s-storie”.

“Be’ se lo fanno anche i ragazzini della comunità” la canzonò scherzando Buffy. “ Lo posso fare pure io!”.

Però, appena afferrata la pala, Buffy s’immobilizzò. Ecco dove doveva andare a cercare, era così ovvio.

Si voltò verso Tara con una luce di speranza negli occhi.

“Tara, per caso tra quei ragazzini c’è né un’altina, con i capelli lunghi scuri e con gli occhi azzurri?”.

 L’altra ragazza la fissò incuriosita. “Dovresti c-c-chiedere alla dottoressa Calendar. Lei li v-v-vede più spesso, rispetto a me. I-i-i-insegna a l-l-loro il c-c-computer”.

“Insegna al loro il computer?” fece Buffy, trovando finalmente una spiegazione alla reazione della dottoressa.

“Sì. P-p-prima di diventare una p-p-p-psichiatra, lei era un’insegnate del l-l-liceo”.

“Capito” disse Buffy. “Tara, potresti darmi l’indirizzo di quella comunità?”.

“Sì, c-c-c-certo” rispose Tara confusa.
“Ok. E adesso a lavoro!”.

Buffy afferrò con entrambe le mani la pala e andò ad affrontare Castagna.

 

 

 

Era tardi e se non fosse subito tornata a casa, sua madre avrebbe sicuramente chiamato la polizia. Ma non poteva più aspettare: di fronte a lei, si erigeva la comunità della quale aveva parlato Tara.

Era un edificio monotono e triste. Le vecchie mura grigie erano ricoperte da graffiti, le finestre avevano le sbarre e le poche panchine che c’erano, erano rotte in diversi punti.

Era un brutto posto per crescere e trovava intollerabile che Dawn dovesse vivere là dentro.

Si odorò i vestiti. Per fortuna, Tara le aveva dato una tuta prima d’iniziare a ‘fare amicizia con Castagna’.

Era stato un lavoro massacrante e aveva accolto con gioia quando la ragazza le aveva detto che poteva andarsi a fare una doccia, per poi tornare a casa.

Non aveva ancora chiaro in mente a cosa servisse, ma si sentiva decisamente meglio.

Con un respiro profondo, salì gli scalini e aprì la pesante porta d’ingresso di quell’istituto. I suoi passi riecheggiavano per tutto l’atrio, attirando così l’attenzione della signora di mezza età che si trovava dietro al banco della reception.

“Salve” disse Buffy, appena si fu avvicinata. “Sto cercando una ragazza”.

“è della polizia?” chiese la receptionist.

“No!”.

“E allora se ne vada” la congedò la donna.

Ma Buffy non voleva dargliela vinta. “Forse non mi sono spiegata. Sto cercando una ragazza”.

“E allora?”.

“E allora, lei dovrebbe darmi delle informazioni, visto che è seduta dietro a un banco informazioni” spiegò Buffy con tono innocente.

La signora assottigliò lo sguardo, ma Buffy capì che la stava veramente ascoltando ora.

“è alta” iniziò a spiegarle, gesticolando. “ Ha lunghi capelli castani e gli occhi azzurri. È magra e indossa una felpa tutta colorata. L’ultima volta che l’ho vista era vicina a un supermercato”.

“Stava rubando?”.

“Cosa? No. Era lì, e basta” si limitò a dire Buffy, intuendo che una parola sbagliata poteva mettere nei guai Dawn.

“Ma perché la cerca allora?”.

“Senta, c’è o non c’è?”.

La signora sospirò e assunse un atteggiamento sbrigativo. “Sì, lei sta parlando di Dawn Summers”.

“Summers?” balbettò Buffy.

“Sì, Summers” ripeté acida la receptionist. “ è il cognome che le hanno affibbiato dopo che l’hanno dimessa dall’ospedale”.

“Ospedale?” gridò Buffy in preda al panico. “Sta bene?”.

“Perché non lo chiede a lei, visto che è venuta a cercarla”.

La receptionist afferrò il telefono, compose il numero e quando dall’altra parte le risposero, disse di mandare giù Dawn. “Sta arrivando” riferì a Buffy.

“Grazie”.

Buffy si allontanò e iniziò a passeggiare per l’atrio, provando una forte ansia all’idea d’incontrare la ragazza. Che cosa avrebbe dovuto dirle? Che in un altro mondo era sua sorella? Non poteva, sarebbe scappata a gambe levate.

Non fece in tempo a pensare a un piano, che dei passi alle sue spalle la fecero voltare.

Dawn la stava fissando incuriosita e Buffy si ritrovò con la bocca secca.

“Ecco, io…”.

“Lo so chi sei. Sei mia sorella”.

 

 

 

 

 

 

Buona domenica a tutti,

Che ne pensate? Spero che vi sia piaciuto. È stato molto difficile scrivere questo capitolo, perché purtroppo non sto benissimo. Ma mi sono prefissata che ogni domenica devo pubblicare, e così cercherò di fare sempre.

Non pensavo di scatenare tutto quelle reazioni a proposito di Riley. Sarà perché a me quel ragazzo fa pena. Alla fine, ha tentato in tutti modi di essere il ragazzo migliore che Buffy abbia mai avuto, ma è inconcepibile che lui potesse gareggiare con Angel o con Spike.

Chiedo scusa se il capitolo vi sembra scritto male o che sia peggiore degli altri, ma vi assicuro che il prossimo sarà migliore.

Un ringraziamento a tutti.

 

 

 

Angolo risposte recensioni: (quante sono?! ^_^)

Buffy Summers88: Grazie mille per tutti i complimenti. Mi dispiace informarti però, che io sono del Team Spuffy. Ebbene, sì. Spike è l’unico vampiro che io amo e venero. Spero che non mi odierai. ^_^ per quanto riguarda i nostri due vampiri preferiti, ti chiedo di pazientare un poco. Non posso svelare tutto subito. Grazie ancora.

Laura the vampire slayer: non volevo farti sorgere tutti questi dubbi, chiedo scusa. Per quanto riguarda Riley, io sono convinta che Buffy l’abbia amato. Per carità, un amore completamente diverso da quello che provava per Angel (possiamo definirlo un amore umano), ma c’era. L’ho capito quando Xander le fa tutto quel discorso prima che Riley parta e se ne vada. Il che è ingiustizia, perché Spike non ha avuto quasi niente in cambio. Comunque, grazie come sempre.

Rea Asaka: è vero. Buffy è in preda alla confusione, per non parlare di me che devo raccontarla. Ahahah… Grazie!

paxerella: mi fa piacere sapere che grazie a quest’umile Fan Fiction tu sia ritornata a scrivere. Ne sono onorata. Grazie mille per questo e per i tuoi complementi.

_Kuyoki_ : Grazie mille per i complimenti. E non ti preoccupare, Buffy incontrerà altre persone lungo la sua strada. ^_^

 

Alla prossima,

Asiel.

 

 

(povero Riley)

  
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