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Autore: Layra Disgrace    06/02/2011    8 recensioni
Molto spesso si tende ad iniziare un racconto con la descrizione di situazioni surreali,angoscianti e particolari. Magari un vicolo oscuro, nel quale un ragazzo sta seduto osservando il cielo distrattamente,pensando al dolore che gli appesantisce il cuore.
Il tutto reso più cupo da un violento temporale.
Non vorrei che la storia che sto per raccontare cominciasse in questo modo, ma è proprio grazie a questa condizione atmosferica che tutto ebbe inizio, e forse anche una fine.
Torno dopo anni con una fanfiction, quest volta su Naruto, con lo scopo di eliminare alcuni stereotipi presenti nel genere yaoi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo8 Capitolo 8      

*Bang*
“Ahhhhhhhhh!” Gli aveva appena sparato, era morto, crepato, trapassato.
Eppure ci vedeva ancora. Stava respirando affannosamente, completamente sudato, gli occhi erano sbarrati, fissi all’orizzonte, con qualche lacrima agli angoli: l’immagine dell’assassinio era vivida nella sua mente. Era sdraiato perché qualcuno, ancora, gli stava bloccando le braccia e gli aveva impedito di alzarsi di soprassalto.
Si girò di lato e vide il volto di Naruto con gli occhi azzurri spalancati, seriamente spaventato e sembrava che avesse visto un fantasma.
“Sei vivo?” gli chiese apprensivo.
Sasuke annuì facendo un respiro profondo, poi si portò il dorso della mano sulla fronte, chiudendo per un attimo le palpebre. Dall’occhio sinistro una striscia bagnata si fece strada sulla guancia, ma il ragazzo la bloccò immediatamente con l’altra mano.
“Che ore sono?” domandò al biondo, che intanto l’aveva lasciato e gli si era seduto di fianco. Aveva un’espressione piuttosto assonnata e i capelli biondi erano tutti scompigliati.
“Più o meno le quattro. Ti ho sentito blaterare qualcosa e quando sono arrivato ti muovevi come un indemoniato. Ti ho bloccato e hai iniziato a urlare.” Ridacchiò pensando alla scena con il senno di poi. Naruto si era veramente preoccupato, scambiando quelle movenze per un attacco di epilessia.
“Cosa hai sognato?” continuò poi, lasciando spazio all’altro per mettersi seduto. Notò che alcune ciocche scure di capelli si erano appiccicate sulla fronte bagnata e con un gesto semplice Sasuke se li spostò, accarezzando tutti i capelli all’indietro.
“Non mi ricordo proprio bene, ma so che c’era un cielo azzurrissimo, una bistecca parlante e… un uomo mi ha ucciso” raccontò il moro evitando di nominare il fratello che, invece, gli era rimasto in mente.
Naruto, dopo qualche secondo di silenzio tombale, scoppiò a ridere, lasciandosi cadere sul letto sdraiato, gambe all’aria.
“Tu… fai tutto il serio e poi sogni le bistecche!” gli disse tra un attacco di risa e l’altro.
Sasuke con il solito sguardo omicida gli tirò un pizzicotto sul braccio e l’altro in risposta prese il cuscino e glielo sbatté sul volto. Iniziò una lotta frenetica: il moro si gettò completamente sull’altro, tentando di soffocare l'avversario con lo stesso cuscino che l’aveva colpito e Naruto si agitava in modo disordinato, dando colpi di reni per tentare di ribaltare la posizione e avere la meglio. Il povero guanciale venne scaraventato sul pavimento, ma il karateka non impiegò tanta forza per intrappolare la povera vittima sotto di lui.
Sasuke aveva sul volto un perenne ghigno di vittoria ma si spostò quando vide che la posizione leggermente equivoca aveva messo il più grande in imbarazzo, cosa che si manifestò con un lieve rossore sulle guance.
“È presto, devo andare a dormire o domani a scuola sarà un vero disastro” concluse Naruto, ancora imbarazzato.
“Sicuro che non vuoi il letto?” chiese il moro gentilmente. L’altro gli sorrise e annuì convinto. Il moro sbuffò non soddisfatto ma si ristese, spegnendo la luce dall’interruttore posto di fianco  al letto per poi lasciarsi trasportare nel sonno dalla stanchezza.


Quando fu l’ora di andare a scuola Naruto si alzò non ancora abbastanza riposato per poter affrontare una lunga giornata di lezione. Notò inoltre come la luce tentasse di filtrare attraverso le persiane delle grandi vetrate e la cosa lo infastidì molto, al punto di lanciare una mezza imprecazione al mondo.
Fece colazione forse troppo lentamente e si trovò quindi a dover vestirsi e prepararsi rapidamente, ostacolato per di più dalla figura dormiente di Sasuke, che non aveva intenzione di svegliare.
Si ritrovò dunque a saltellare per la casa e si improvvisò ballerina di danza classica nell’entrare nella sua camera da letto.
Riuscì comunque ad arrivare alla stazione in tempo e a entrare a scuola prima della chiusura dei cancelli.
Arrivò nella classe annunciato dal suono della campanella, ma invece di trovare il solito silenzio dei compagni seduti compostamente ad aspettare il professore, trovò un caos tremendo.
Tutti gli alunni erano in piedi, divisi in gruppetti, parlando tra di loro. Ogni tanto un ragazzo correva da un’aggregazione all’altra, allarmato. Solo Shikamaru ascoltava da seduto, apparentemente non interessato, mentre Choji era in piedi di fianco a lui, che mangiava nervosamente delle patatine.
Si guardò attorno leggermente spaesato e poi gli venne incontro Sakura, che faceva trasparire dai suoi gesti una certa agitazione.
“Sasuke è scomparso e i suoi zii sono a scuola per cercarlo” e detto questo sparì ancora tra i compagni, presa dal spargere informazioni.
Lui si sedette al suo posto piuttosto tranquillo, non sapendo bene come comportarsi. Optò per mantenere una certa distanza, come un nuovo arrivato nella classe farebbe, stando però attento a quelle che potevano essere le dicerie più simili alla verità.
Dopo qualche minuto comparvero alla porta il professore di giapponese, Kakashi Hatake, seguito da due signori piuttosto vecchi, che come saluto abbassarono la testa leggermente in quello che doveva essere un inchino. La donna era bassa, dal fisico minuto e dal volto palesemente rifatto, cosa che le donava un’aria piuttosto grottesca, e considerato anche il fatto che teneva i capelli neri raccolti in un composto chignon, l’insieme la faceva assomigliare a un roditore.
L’uomo, invece, era piuttosto grassottello e i suoi vestiti eccessivamente eleganti non riuscivano a dargli un fare distinto ma, al contrario, lo facevano somigliare ad un orco. Il suo volto era contratto in una smorfia di rabbia e teneva le mani strette in un pugno, dettaglio che ebbe il potere di spaventare Naruto.
Cercò di nascondersi dietro le teste degli altri ragazzi per fare in modo che la sua tensione non lo facesse smascherare.
Con un cenno del professore l'uomo iniziò a parlare.
"Vi pregherei di dire qualsiasi cosa sappiate su mio nipote. È da ieri sera che non è più reperibile e abbiamo notato che tutti i suoi soldi e documenti sono stati presi." Parlava con una freddezza robotica, come se stesse presentando un caso al telegiornale, privo di qualsiasi preoccupazione, ma spinto solamente dall'ira. Mentre diceva ciò, lo sguardo della donna vagava indagatore sugli alunni, alzando lievemente un sopracciglio notando i colori eccentrici dei capelli di Haruno e Yamanaka. Quando i suoi piccoli occhi scuri si fissarono nei suoi azzurri, quella non poté che mostrare tutta la sua sorpresa. Si avvicinò al professore a piccoli passi e gli parlò nell'orecchio, indicando in direzione del biondo, che con respiri profondi cercava di calmare il battito frenetico del suo cuore. Solo in quel momento pensò a tutte le conseguenze che l'ospitare un fuggitivo potevano causare.
Tentò comunque di mantenersi impassibile e studiò una serie si scuse che poteva dare ai due tutori.
"Uzumaki, seguimi per favore" gli disse Hatake freddamente, sotto lo sguardo sconcertato di tutti i compagni.
«Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo e ancora cazzo»  era l'unico pensiero nella mente del ragazzo che seguiva lentamente il corteo formato da professore e zii. Entrarono nell'ufficio del vicepreside e gli venne spiegato che il preside era momentaneamente assente. Si scambiarono i dovuti inchini e poi il ragazzo si sedette sulla grande poltrona che stava davanti alla scrivania, mentre i due coniugi si misero di fianco a lui in piedi e Hatake stette in un angolo.
"Questo ragazzo è stato visto in centro con mio nipote sabato sera." Sentenziò senza perdere tempo la donna, con sicurezza, indicandolo e mettendo in mostra le sue unghie perfettamente curate.
"È vero?" disse il vicepreside in sua direzione. Era un uomo sulla cinquantina che amava vestirsi in maniera piuttosto eccentrica e portava dei lunghi capelli bianchi, probabilmente decolorati. Era stato lui a dargli il permesso di indossare il piercing e sembrava molto simpatico, mentalmente aperto ma anche un po' stupido.  Per un momento si domandò come facesse a ricoprive un ruolo così importante, ma il picchiettare ritmico del piede della zia gli ricordò che doveva rispondere.
"Sì, e allora?" rispose cercando di risultare freddo. La donna ringhiò ma l'uomo dietro alla scrivania la precedette.
"E cosa facevate?" proseguì.
"Gli ho proposto delle ripetizioni d'inglese e quel giorno è venuto a casa mia." Lo disse con sicurezza, dato che sapeva che quella era la verità.
"Sta mentendo! Lo voleva traviare, lo guardi!" esclamò gesticolando freneticamente. Suo marito intanto rimase imperturbabile, e i suoi occhi vagavano vigili dal ragazzo al vicepreside stesso.
"Signora, si calmi. Se permette non siamo qui per controllare il fisico dell'alunno ma stiamo cercando suo nipote!”
"La cosa è collegata! Ma lei del resto è solo uno zoticone dai metodi discutibili!" urlò, ma lo zio prontamente le prese il braccio con rabbia.
"Se continua dovrò chiederle di allontanarsi dalla scuola" affermò con sicurezza l'altro uomo.
"La perdoni" proseguì poi, intervenendo prima della moglie stessa. Quella si girò nella sua direzione furente, ma lo zio indurì l'espressione, rimproverandola silenziosamente.
"Continui pure." disse poi. Il vicepreside annuì incrociando le braccia.
"Hai più visto il ragazzo?" chiese quindi, rivolgendosi a Naruto. Questo, che stava guardando i propri piedi con interesse, alzò lo sguardo repentinamente, leggermente spaventato. Fissò le iridi in quelle dell'uomo dai lunghi capelli e poi si voltò in direzione dei due coniugi che sembravano più mostruosi che mai. Iniziò a torturarsi il piercing nervosamente.
"No, non l'ho più visto. Ed è meglio così!" esclamò cercando di essere più rabbioso possibile.
"Cosa intendi dire?" chiese minacciosamente lo zio.
"È uno snob impertinente" e detto questo incrociò le braccia, cercando di assumere un fare adirato, tradito però dagli occhi sfuggenti.
"È un bugiardo." Sentenziò subito la donna, squadrandolo.
"Per favore la smetta di accusare ingiustamente il ragazzo. Penso comunque che dobbiate aspettare un po' prima di rivolgervi alle autorità. Almeno qualche giorno. Magari torna da solo. Intanto noi spargiamo la voce il più possibile."
Fece una pausa cambiando posizione: si appoggiò interamente allo schienale della sedia girevole e accavallò in modo scomposto le gambe. La zia sbuffò e l'uomo rimase fermo, distaccato.
"C'è qualche motivo per l’eventuale fuga, oltre a quel fatto? - entrambi gli zii assottigliarono lo sguardo - Qualche problema a casa?" Il vicepreside assunse un ghigno presuntuoso. Sentendo ciò, Naruto si mise a osservare entrambi le parti, curioso di sentire la risposta, conscio dei diversi maltrattamenti subiti dal moro.
"No." disse forse troppo in fretta lo zio. "Ora, se permette, dobbiamo andare. Faremo come lei ha suggerito." E si allontanò verso la porta. Prima di uscire, però, si voltarono e fecero un lieve inchino.
"Sappia che è inammissibile che ci siano degli studenti con piercing e capelli tinti" minacciò la zia appena prima di sbattere la porta ed andarsene teatralmente. Appena la tensione abbandonò la stanza, l'uomo si lascio andare con uno sbuffo.
"Uff… questi parenti difficili" disse tra sé e sé.
"Jiraiya, io ritorno in classe. Uzumaki" e gli fece un gesto con la testa, indicando la porta.
"No, Uzumaki lascialo qui un attimo." Naruto si stava già alzando, libero dal peso di quel colloquio, ma con uno sbuffo si dovette sedere nuovamente, piuttosto rassegnato. Il professor Kakashi annuì e abbandonò l'ufficio.
Ci furono diversi secondi di silenzio ma fu subito interrotto dal vicepreside.
“Allora, vuota il sacco.” gli disse, alzandosi e avvicinandosi all’unica finestra della stanzetta. Il biondo, passato il momento di ansia, ebbe modo di guardarsi un po’ attorno.  La stanza aveva le pareti bianche ma era allo stesso tempo molto accogliente: appena entrati  si notava in fondo alla stanza una grande scrivania di legno, sopra la quale stava un computer portatile di ultima generazione, libri e fogli in ordine sparso e uno di quei gattini di plastica che muovono la zampa simpaticamente. Sulla destra, invece stava la grande finestra, dalla quale penetrava una luce bianca che non era però sufficiente ad illuminare in modo efficace l’ambiente. La parete rimanente era occupata interamente da un grosso armadio, composto da armadietti quadrati chiusi, probabilmente occupati da documenti e verifiche.
L’uomo era appoggiato al davanzale della finestra con lo sguardo perso nel vuoto, dando le spalle al ragazzo, ancora seduto.
“Non capisco. Cosa devo dirle?” E assunse una faccia dubbiosa, anche se i suoi occhi cerulei continuavano a vagare irrequieti per la stanza e la sua lingua si dilungava nel tormentare il povero piercing che, come se fosse una di quelle giostre stomachevoli ai luna park, veniva rigirato avanti e indietro.
Jiraiya così si mosse, portandosi alla sua postazione. Si sporse sul tavolo e si mise a fissare l’altro ragazzo, obbligandolo a guardarlo a sua volta.
“Prometto che non dico niente a quei due!”
«Fidarsi o non fidarsi?» pensò così Naruto, sapendo di essere stato beccato in pieno. Magari però il vicepreside l’avrebbe aiutato a depistare gli zii, che sembravano non andargli a genio. Poteva dunque sfruttare la cosa a suo vantaggio.
“Ammesso che io sappia dov’è Uchiha, se glielo dicessi cosa succederebbe?” chiese così, cercando di intuire le intenzioni dell’uomo che aveva davanti.
“Mmm… In linea teorica dovrei avvisare tutti quanti… Ma conoscendo l’individuo e i suoi tutori direi che non è il caso.” Si mise a ondeggiare con la sedia girevole, pensieroso, accarezzandosi il mento con l’indice e il pollice.
“Certo che lei è proprio un preside strano”  affermò Naruto, notando la facile noncuranza dell’adulto nei confronti delle regole.
“Vicepreside” lo corresse.
“E comunque in che senso conosce l’individuo?” disse il biondo prima che Jiraiya continuasse il suo discorso.
“E sono convinto che se Sasuke è scappato di casa è perché ci sono dei grossi problemi” proseguì a sua volta il vicepreside, conducendo un monologo parallelamente al biondo che iniziò a spazientirsi leggermente.
“Dimmi, ragazzo. Ci sono dei problemi, vero? Con gli zii, intendo” domandò anticipando un possibile suo flusso di coscienza.
“Non mi ha ancora risposto, signore. E comunque non credo di avere l’autorizzazione di raccontarlo.”  spiegò Naruto incrociando le braccia furioso. «Che razza di tipo.»
“Non credo anche io, Naruto, di avere l’autorizzazione di spiegarti.” rispose a tono imitando l’intonazione utilizzata precedentemente dal ragazzo, muovendo a destra e a sinistra l’indice della mano sinistra.
“E comunque si vede che ho la stoffa del detective!” affermò l’adulto lasciando spiazzato l’interlocutore, che si sciolse però in un limpido sorriso.
“Quindi dov’è Sasuke, per concludere?”
“Uffa… È a casa mia, ovviamente.” rivelò semplicemente, appoggiandosi sulla grande scrivania.
“Bingo!!!” esclamò Jiraiya portando le braccia in alto, in segno di vittoria. Ma Naruto lo fulminò con lo sguardo, rimarcando la serietà della situazione.
“Okay, faccio il serio. Per quanto tempo starà da te?” Si ricompose e subito dopo si alzò una seconda volta, avvicinandosi nuovamente alla finestra lucida, dalla quale si poteva osservare il cortile della scuola completamente vuoto, il cancello d’uscita sbarrato e uno stralcio di quartiere, piuttosto tranquillo.
“Non lo so, penso qualche giorno.”
“Allora non è il caso di dire nulla a nessuno. ” Naruto gioì leggermente, accennando un sorriso.
“Basta che tu mi assicuri che la situazione è sotto controllo.” Assunse un tono di voce pacato, caldo, piuttosto rassicurante. Se in quel momento il timbro del vicepreside avesse il potere di creare del colore, quello sarebbe stato sicuramente un arancione non molto brillante, piuttosto tenue.
“Lo sarà finché non tornerà a casa sua.” concluse la chiacchierata Naruto, con decisione, alzandosi dalla sua postazione, ormai riscaldata dal suo calore corporeo. Si diresse verso la porta e prima di varcare la soglia d’uscita si voltò in direzione dell’uomo, per fare il solito inchino formale.
Notò nuovamente che i suoi abiti erano davvero di pessimo gusto: pantaloni marroni molto larghi, una camicia rosso fuoco, una cravatta gialla non particolarmente stretta e una giaccia abbastanza lunga abbinata ai pantaloni. I capelli assolutamente originali concludevano il quadretto, dando l’impressione di  una persona decisamente poco adatta, dal punto di vista estetico,  all’insegnamento. Naruto dedusse che l’uomo dovesse essere particolarmente intelligente, o aver pagato qualcuno per la posizione in cui si trovava.
Lo osservò per bene, concentrandosi sui tratti rugosi del volto, e qualcosa gli si accese nella mente.
“Io per caso l’ho già vista da qualche parte?” gli domandò e l’uomo si ricosse dai suoi pensieri: si voltò verso il biondo velocemente, spalancando gli occhi per la sorpresa. Poi sulle sue labbra nacque un sorriso brillante.
“Può essere… Ma ora vai, Uzumaki, devo lavorare, io!” E lo spinse fuori alla porta prendendolo per le spalle, senza dargli il tempo di ribattere in qualsiasi modo. Naruto sentì la porta sbattere alle proprie spalle, poi si avviò lentamente verso la sua classe. Entrò sotto lo sguardo indagatore del professor Hatake e quello incredulo dei compagni, ma ignorò tutti e durante l’intervallo si rifugiò sulla terrazza della scuola, dove trovò un altro ragazzo solitario che decise di ignorare; lo raggiunse Hinata prima del suono della campana ma lei, con discrezione, gli chiese un semplice “Va tutto bene?” al quale il biondo rispose con un caldo sorriso.
Il tempo a scuola trascorse inesorabile. L’immagine di Sasuke e le parole del vicepreside riempivano tutti i suoi pensieri, non permettendogli di prestare attenzione alla lezione. Ridacchiò quando notò che le giornate trascorse dal suo arrivo a scuola erano state così intense che non aveva ancora concluso nulla di buono, scolasticamente parlando.  Ma quando si guardò in giro vide che alcuni avevano lo sguardo vacuo, altri scrivevano freneticamente e pochi sonnecchiavano, quindi si consolò un po’.
Avrebbe comunque potuto chiedere ripetizioni al coinquilino temporaneo e decise definitivamente che gli era permesso fare quello che voleva. Gli venne in mente che era martedì il giorno in cui aveva visto Uchiha la sera e intuì che oggi avrebbe dovuto fare lezione pomeridiana: avrebbe bigiato anche quella. Stava definitivamente trasformando il moro da secchione ubbidiente e sottomesso a “bad boy”.
Si sentì un po’ in colpa ma non ci pensò troppo e si concentrò sulla contentezza di avere un ragazzo più o meno simpatico, bello e intelligente che pascolava nella sua abitazione.
La penna scivolò in quel momento per terra, vicino alla gamba del banco di Choji, uno dei ‘sonnecchiatori’. Si piegò cercando di non alzarsi e riuscì a toccarla una volta, spingendola però più lontana. Tentando quindi di riprenderla si allungò a tal punto che cadde di pancia sul pavimento freddo.
Il ragazzo cicciottello per poco non cadde dalla sua sedia, svegliato dal rumore assordante, e al professore di matematica, un certo Sarutobi Asuma, per poco non venne un infarto.  Grazie alla sua parlantina riuscì a schivare, per un pelo, una punizione.

Il tragitto da scuola a casa lo passò osservando le nuvole grigie che si stavano velocemente raggrumando in modo minaccioso. Si fermò in uno di quei negozi aperto ventiquattro ore su ventiquattro per poter fare un po’ di spesa ma, appena finito, riprese velocemente il cammino.
Quando arrivò a casa trovò Sasuke immerso nella lettura di un manga, comodamente seduto sulla poltroncina. Era un volume americano ma il ragazzo non sembrava aver bisogno d’aiuto, o semplicemente non voleva abbassarsi a domandarlo. Sul piccolo tavolino era pronta una tazza verde acido contenente quello che pensò essere del the e tutte le stoviglie che il giorno prima erano ammucchiate nel lavandino stavano in quel momento subendo la “tortura” della lavastoviglie.
Biascicando un “ciao” si diresse in camera e vide che anche lì era cambiato qualcosa: c’era ancora del disordine, ma almeno era possibile camminare tranquillamente, senza rischiare di rompersi il setto nasale.
I panni sporchi erano stati messi nel cestone in bagno, pronti per il lavaggio, e gli oggetti vari erano messi in un angolo.
“Hai fatto tu?” chiese al moro incredulo.
“No, la fatina dei denti” rispose senza degnarlo di uno sguardo.
“Togliti le scarpe.” ordinò poi continuando la sua lettura. Era la storia di un ragazzo che doveva realizzarsi come ninja e, allo stesso tempo, viveva un’intensa amicizia con un coetaneo, che aveva tutt’altri scopi ai quali non aveva intenzione di rinunciare.
Naruto si cambiò e indossò dei simpatici calzini antiscivolo, poi si sedette sul bracciolo della poltroncina.
“Grazie, comunque. Saresti da sposare.” Sasuke lo guardò male e il biondo ridacchiò.
“Ti piace?” incalzò poi, osservando le pagine un po’ sgualcite del volumetto: un uomo dall’espressione imperscrutabile che indossava un mantello bizzarro aveva appena usato il potere dei suoi occhi, ipnotizzando un altro uomo dal volto per metà coperto da una grossa fascia.
Il moro chiuse in quell’istante il manga e si diresse nella camera da letto; Naruto capì che doveva seguirlo.
Sasuke si sedette sul letto e fece segno all’altro di fare lo stesso.
“Oggi è successo qualcosa a scuola?” Non perse tempo, arrivando subito al punto. Il più grande divenne improvvisamente serio e sbuffò leggermente.
“Sono venuti i tuoi zii a scuola. Oh mio dio, sono spaventosi!” Riprese a giocare con il piercing utilizzando la lingua.
Sasuke parve spaventarsi un po’ e la mano destra iniziò a torturare il medio dell’altra, sfregando con forza sul polpastrello.
“Mi hanno portato in vicepresidenza perché la serpe – fece una faccia disgustata – ha detto che ero con te sabato sera.”
Fece una pausa e poi prese la mano destra di Sasuke e gliela appoggiò sul letto con forza, innervosito dal movimento frenetico.
“Non è successo nulla, così la smetti di fare l’ansioso.” Interruppe il racconto a metà e l’altro, senza farlo troppo notare, fece un sospiro di sollievo.

“Mi hanno portato dal vicepreside, che è un tizio alquanto strambo. Ho negato di averti visto in questi giorni e mi hanno offeso, hanno dato dello zoticone al vicepreside, mi hanno ucciso un po’ di volte con lo sguardo e se ne sono andati. Tutto qui.” Il moro, non del tutto convinto, lo guardò un po’ storto.
“E sono un genio perché il vecchiaccio ha detto loro di non chiamare la polizia!!!” Fece dei saltelli con il sedere, facendo ondeggiare il morbido materasso  e come risposta Sasuke gli tirò un pugno sul braccio, più forte del previsto, e per cinque minuti filati Naruto ripeté ossessivamente “Ahia! Ahia!”
“Tornando al discorso di prima…” introdusse il moro una volta passato il momento di dolore. “C’è un però, vero?”
Notando l’espressione dell’altro, il moro parve piuttosto sconsolato. “Figuriamoci, sei un danno.”
“Ehi, io lo faccio per te, cretino!” E fece il suo solito broncio: gonfiò le guance, tirando tutta la pelle e sformando le lineari cicatrici delle guance, corrugò le sopracciglia bionde assottigliando lo sguardo e, come tocco finale, si portò le braccia al petto con un gesto secco, incrociandole.
“Ho dovuto dirgli che sei da me perché ha capito che mentivo – sciolse l’espressione in quel momento – Ma ha detto che terrà il segreto e, anzi, vorrebbe aiutarti. Dice che se un ragazzo scappa…”
“Questa faccenda la gestisco io, grazie. Digli di non immischiarsi. Anzi, non immischiarti neppure tu.”  Interruppe il biondo e disse ciò guardando fuori dalla finestra, fingendo di trovare più interessante un lampo di luce che la conversazione stessa.  Il tempo, in quel momento, rispecchiava tutti i suoi sentimenti, come spesso accadeva. O semplicemente erano più le volte in cui emozioni negative colmavano il suo essere e le cattive condizioni atmosferiche riecheggiavano in lui una maggiore malinconia.
“Maledetto scontroso” sentenziò Naruto in risposta.
“Parla l’espansivo” rispose rapidamente l’altro ragazzo.
“Molto più di te” ribatté nuovamente il più grande, ma Sasuke chiuse la conversazione con un altro pugno, avendo la cortesia di colpire l’altro braccio.
“Comunque quell’uomo l’ho già visto.” Dopo poco Naruto riprese a parlare, poi si alzò e prese chitarra, questa volta acustica, e delle sigarette. Ne accese una, se la mise in bocca e imbracciò lo strumento, strimpellando distrattamente.
“Non credo che tu possa averlo visto in America. Era un conoscente dei miei genitori. Ed è anche uno scrittore piuttosto famoso” rispose distrattamente il moro, guardando le dita del biondo accarezzare leggermente le corde sul manico.
“Massì, allora l’avrò visto da piccolo, quando vivevo qui! Glielo chiederò.”
“No, aspetta, tu vivevi qui?” Il biondo annuì leggermente.  “Sono nato qui!” Rispose allegramente.
“Comunque, sì. L’avrai sicuramente conosciuto da piccolo. Ti avrà contagiato con la sua cretinaggine  in modo irreversibile.” Scherzò Sasuke, con un sorrisetto furbo.
“Non è un cretino! No, aspetta… Io non sono un cretino!” Si agitò un po’ e la sigaretta gli cadde sulla gamba che sorreggeva la chitarra e dovette fare i salti mortali per togliersi l’oggettino cilindrico di dosso senza far cadere lo strumento, tutto questo con sottofondo di risate di Sasuke.
“Comunque sei davvero bra… non fai pena a suonare la chitarra.”  Naruto fece un sorriso infinito, splendente quasi come il sole, e Sasuke sbuffò.
“Dovresti frequentare una scuola di musica ,trovarti una band…” Suggerì il moro, mettendosi ad osservare la camera, non ancora studiata a fondo. Vide in un angolo alle spalle dell’altro ragazzo una piccola foto, posizionata sopra una torre di fogli disordinati e cartacce. Riuscì a vedere che raffigurava due individui, un uomo dai selvatici capelli biondi e un bambino piuttosto piccolo, con i capelli somiglianti a quelli dell’adulto ma decisamente molto più corti.
La guardò un po’, cercando di scorgerne maggiori dettagli ma Naruto intercettò il suo sguardo e si mise in mezzo.
“È quello che voglio fare, dato che son qua! Però devo trovare un lavoro – affermò in risposta – e la band la vorrei fare in America, possibilmente.” Sasuke parve perplesso.

“Perché lavorare? Con la casa che hai, credevo che i tuoi fossero dei ricchi nobili giapponesi.” Naruto trovò che il ragazzo fosse un po’ troppo intelligente e rischiava di far cadere il castello di bugie raccontate fin ora.
“Eeeeh, è una storia lunga – e la musica assunse involontariamente una connotazione nostalgica, cupa – magari prima o poi saprai.” Evitò lo sguardo sospettoso dell’interlocutore.
Appoggiò così la chitarra, si alzò e si avviò all’uscita della stanza.
“Preparati perché stasera andiamo al River!” Urlò e subito dopo sparì in bagno.


- - - - -

Note dell'autrice:
Buongiorno! Eccomi qua a pubblicare il capitolo 8!

In realtà l'avevo scritto da un po', come ho già scritto sial il 9 che il 10, ma il problema è proprio trovare il tempo di copiare al computer (e anche adesso, confesso, dovrei essere immersa nello studio di storia dell'arte).

Che dire di questo capitolo?
Prima di tutti mi scuso con tutti i lettori per aver trascurato un fattore che io davo per scontato: la maggiore età in giappone è a 20 anni.
Cavoli! Io che avevo già scritto i prossimi capitoli basandomi sul fatto che avessero 18 e passa anni.
Mi sono trovata, dunque, a cambiare all'ultimo momento le cose ma alla fine ho trovato delle soluzioni (con la collaborazione di preziosi aiutanti xD) che saranno piuttosto adeguate, o almeno lo spero!  A riguardo voglio ringraziare Haruna per avermelo rivelato! Non ne avevo proprio idea.

Qua abbiamo l'arrivo di un nuovo personaggio più o meno importante.
Vi ricordo, se l'ho già detto, che uno dei miei obiettivi ed essere all'incirca fedele al manga originali quindi, magari, riuscirete ad intuire qualche dettaglio in più sulla storia del vecchio Jiraya.
COmunque sarà il prossimo capitolo e quello dopo ad essere abbastanza carico di rivelazioni.
Qui non si è detto più o meno niente. O meglio, ho gettato l'amo, diciamo xD

Tra l'altro la descrizione che ho dato di Jiraya è l'unica che mi è uscita praticamente uguale all'originale senza pensarci.
Ultimamente ho riletto i primi numeri di Naruto e ho notato che sia Naruto che Sasuke hanno dei comportamenti diversi da quelli della mia fic, nonostante io credessi di attenermi.  In realtà i miei due protagonisti si basano più sugli ultimi capitoli del manga. Diciamo sul Shippuden, ecco.

E niente, non ho altro da dire per adesso quindi se mi venisse in mente qualcos'altro sarà scritto sul blog!

Ringrazio ancora tutti per le recensioni e un super super grazie alla mia beta LaGrenouille che è super tempestiva ed efficace!
E anche ai lettori che non recensiscono.
Ecco, tutti quanti! xD

Al prossimo capitolo!

   
 
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