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Autore: Deademia    06/02/2011    8 recensioni
Una strega discendente da una stirpe potente che non crede nei suoi poteri...Un vampiro secolare il cui cuore sembra intrappolato in un'armatura di ghiaccio...Un amore impossibile il cui percorso sarà segnato da mille ostacoli...Un nemico nell'ombra pronto a cambiare per sempre le "tranquille" vite dei nostri protagonisti...
Una DamonxBonnie ovviamente, fatta da una fan che non vede l'ora di coronare l'amore di questi meravigliosi personaggi=)
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5

Ed eccoci al quinto capitolo, dove la “convivenza” muoverà i primi, primissimi passi. Però non voglio assolutamente anticiparvi niente quindi sto zitta. Piuttosto voglio ringraziare tutte quelle che hanno recensito, con mia grande felicità ho visto i commenti aumentare in pochissimo tempo quindi sono letteralmente al 7 cielo!!=) Davvero sono contentissima che la mia storia vi piaccia. E ovviamente voglio ringraziare tutte quelle che continuano ad aggiungermi tra le seguite/preferite!

Adesso però  vi lascio leggere in santa pace=)

 

 

 

CAPITOLO 5

 

Entrai nella mia “nuova camera” tenendo con due mani l’enorme valigia rossa che catapultai sul letto senza tanti complimenti. Avevo il fiatone a causa di tutti quei gradini fatti con in mano un affare che pesava più di me. Dico io, si preoccupavano tanto che un vampiro mi attaccasse e mi portasse chissà dove ma non gli era neanche passata per l’anticamera del cervello l’idea che dopo un’arrampicata di due rampe con quella valigia gigantesca potessi schiattare sul serio.

Mi buttai al suo fianco rimbalzando sul soffice materasso coperto da una trapunta bordò raffinata ed elegante, mentre i miei capelli di qualche tonalità più chiari si disperdevano a ventaglio sulla miriade di cuscini che padroneggiavano quel letto a baldacchino da sogno. Poi vagai con lo sguardo per la stanza che era grande due volte la mia. Sulle due pareti ai lati del letto due enormi vetrate offrivano una visuale bellissima della natura circostante, semi oscurata da pesanti drappi di stoffa dello stesso colore della coperta su cui ero stesa.  Un armadio gigantesco, in lego scuro con elaborati intarsi che si arricciavano e sbocciavano in fiori magnifici, prendeva metà parete alla mia destra, mentre sulla sinistra un caminetto in marmo bianco sfumato da striature nere riposava silenzioso e freddo con una nota d’abbandono. Ai suoi lati due poltrone dello stesso legno del mobile e del letto, anch’esse foderate con un tessuto damascato bordò,  lo incorniciavano e offrivano una prospettiva confortevole e calda se ci fossero state notti di tempesta. Il pavimento era ricoperto da molti, soffici tappeti che lasciavano intravedere qua e là sprazzi delle assi di legno, mentre alle pareti erano appesi bellissimi quadri che immortalavano paesaggi naturali o scene d’altri tempi che non stonavano per niente con l’arredo stile ottocentesco della camera. Infine di fronte al letto, a uno dei due lati della porta (quello che non era occupato da una regale specchiera dalla cornice barocca dorata), un piccolo scrittoio invitava a sedersi con tutta l’intenzione di catapultarti nel passato, quando ancora le dame si chinavano su di esso per scrivere lettere d’amore o pagine dei loro preziosi diari segreti.

Rimasi estasiata da tutta quella bellezza e cura dei particolari. Sembrava davvero che lì il tempo si fosse fermato. Certo mi ero fatta una mezza idea su come potevano essere le stanze di quella bellissima villa che rispecchiava comunque quello stesso stile, ma vederlo con i propri occhi era un’altra cosa.

Il rumore di una mano che batteva sulla porta mi distrasse dall’ammirazione estatica della stanza.

-Avanti-

-Ehi. Che ne dici, ti piace?- era Elena, che si fece avanti con un dolce sorriso dipinto sulle labbra rosee.

­-E’…semplicemente strepitosa- la guardai cercando di trasmetterle con lo sguardo tutto quello che pensavo. Sorrise ancora di più.

-Già, l’ho pensato anch’io appena l’ho vista. Poi ti ci abituerai, fidati- si sedette di fianco a me, guardandosi attorno come per confermare ciò che aveva appena detto.

-E’ come se il tempo si fosse fermato…- sussurrai.

-In un certo senso è così. Stefan mi ha detto che da quando ce l’hanno, e credimi sono trascorsi davvero molti anni- ci guardammo complici di quel segreto che ben pochi sapevano – non hanno cambiato granché qui dentro. Quindi si, il tempo qui si è davvero fermato a qualche secolo fa- sorrise e si sdraiò appoggiando la testa vicinissima alla mia, mentre mi imitava guardando la stoffa del baldacchino sopra di noi.

-A che pensi?- mi chiese d’uno tratto.

-A quanto è strano tutto questo- ammisi alla fine, chiudendo gli occhi. Sentivo il suo sguardo su di me, ma non volevo guardarla. Volevo solo rilassarmi, per una volta dopo tutto quello che era accaduto.

-Ti preoccupa questa faccenda?- c’era agitazione nella sua voce. Come biasimarla…

-Mentirei se ti dicessi di no…-

-Ma secondo te cosa vuole?-

-Non lo so Elena. Davvero non lo so-

-E se si rifà vivo?-

-Su questo puoi starne certa. Comunque hai sentito cos’ha detto Stefan no? Lo prenderanno e gli faranno il terzo grado-

-Non voglio immaginare come…- sussurrò.

-Neanche io-

Passarono dei minuti, forse solo secondi.

-Però lo sai che qui sei al sicuro vero? Non devi temere niente- il suo ottimismo era strabiliante, si faceva vedere sempre. Sorrisi.

-Tranquilla, per questo non ho paura. Solo…sono confusa ecco-

-Già, lo siamo tutti. Comunque penso che Stefan e Damon scopriranno che sta succedendo, anzi ne sono sicura- annunciò con fermezza.

-Damon? Non mi era sembrato così d’accordo su tutta questa storia sai? Quando siamo scese di sotto pronte per partire lui se n’era già andato, e fattelo dire non sembrava così allegro già da prima. Non che l’idea di stare qui, dove me lo ritroverò tra i piedi tutto il giorno, a me piaccia sia chiaro…- mi difesi subito.

-Lo sai com’è fatto, ha un carattere…particolare. Ma comunque è dei nostri, puoi contarci. E poi posso sempre convincerlo io-

Sorrisi amareggiata, lei adorava avere potere su di lui. Non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma era così. E quel cretino d’un vampiro la assecondava sempre, proprio come un cagnolino…

-Bene, adesso vado di sotto, tu fai pure con comodo. Ciao- mi sorrise raggiante, rincuorata dalle sue stesse parole, e sparì al di là della porta.

Sospirai e mi alzai, aprii la pesante valigia e cominciai a togliere uno ad uno i vestiti e a riporli nell’enorme armadio, che sembrava non esser mai pieno. Alla fine dell’operazione osservai il lavoro con le mani appoggiate sui fianchi, come quando una madre rimprovera un figlio osservando il disastro che ha combinato: una metà era abbastanza piena, l’altra completamente vuota. Beh avrei avuto un motivo in più per andare a fare shopping e…mi fermai di colpo, realizzando improvvisamente che io non potevo uscire, almeno non senza una “scorta”. La depressione piombò su di me come un macigno troppo pesante per le mie esili spalle. Io che avevo sempre amato la mia libertà, io che non avevo mai avuto dei veri limiti, adesso mi ritrovavo imprigionata tra quattro mura, con il rischio che se infrangevo le regole ci rimettevo la pelle e forse qualche cosa di più.

Con la convinzione che non avrei avuto un briciolo di possibilità di sfuggire a quel destino di prigionia (forse ero un po’ troppo melodrammatica ma sfido io a trovarvi nei miei panni…) continuai a svuotare la valigia, estraendo i libri che poggiai sullo scrittoio e sistemando il beauty-case nel bagno privato, il primo che avessi mai avuto in tutta la mia vita.

Quando finalmente la valigia, una sorta di borsa di Mary Poppins, fu completamente vuota, la misi con molta poca cura sotto il letto e mi decisi a scendere di sotto.

 

Trovai Elena intenta ai fornelli, con Stefan che l’aiutava come poteva. Di Damon, con mia grande felicità, neanche l’ombra.

-Ti piace la tua nuova sistemazione?- mi chiese il vampiro non appena si accorse della mia presenza.

-Altroché, è fantastica…- risposi con poco entusiasmo, perché la mia amica si voltò di scatto.

-Che succede?-

-Niente è che…Stefan non posso più uscire vero?-

Per un attimo rimasero entrambi spiazzati, poi, prima di parlarmi, si guardarono un istante.

-Sarebbe più sicuro se per un po’ tu rimanessi qui dentro. Però è anche vero che non possiamo tenerti al guinzaglio, quindi abbiamo pensato ad una soluzione- era stranamente esitante, troppo per i miei gusti.

-E sarebbe?-

-Ti servirebbe qualcuno che ti sorvegli quando esci, abbastanza forte da proteggerti in caso di pericolo…e l’unico che ci è venuto in mente, a parte me, è…-

-E’…?- la mia voce tradiva il panico, perché una parte di me sapeva già il nome che sarebbe uscito dalle labbra del vampiro.

-Damon- ammise alla fine.

 

-State scherzando?!- la mia voce esplose come una mina lanciata nel silenzio.

-Senti, lo so che l’idea non ti va a genio ma…- Elena tentò di calmarmi.

-Certo che non mi va a genio…se questo è un piano per sabotare la mia stabilità mentale sappiate che è davvero perfetto!- sentivo le guance calde e gli occhi umidi, tipico di quando mi arrabbiavo.

-Dai, ma è una cosa provvisoria…- continuò con le mani alzate come se gli avessi puntato una pistola addosso.

-Tanto vale mettermi nelle mani di quel vampiro!-

-Bonnie, calmati. Senti sono due le scelte, o resti chiusa qua dentro, o hai la possibilità di uscire, ma mio fratello ti accompagnerà. Vedi tu- Stefan mi mise davanti al nocciolo della situazione. Accidenti all’evidenza.

-E…- cercai di far perdere qualche ottava alla mia voce anche troppo acuta –Il tuo fratellone sa di questa trovata?-

-Quale trovata?- una voce alle nostre spalle ci fece sobbalzare all’unisono.

-Sentite lo so che sono bello da lasciar senza parole ma non c’è bisogno di sottolinearlo ogni volta- commentò di fronte al nostro improvviso mutismo.

-Angelo mio che sta succedendo?- chiese un’altra volta.

-Beh…vedi abbiamo trovato un modo per far andare in giro Bonnie senza che venga attaccata appena mette piede fuori a quella porta- cominciò Stefan.

-Ah si? E quale sarebbe?- chiese ingenuamente Damon, che ancora non aveva afferrato le intenzioni del fratellino…

-Ecco…- si schiarì la gola –Tu la accompagnerai- bomba sganciata.

-COSA?!- pensai per un momento che la casa potesse crollare.

-Stai calmo Damon- Stefan alzò gli occhi al cielo, affrontando per la seconda volta la medesima reazione.

-Stare calmo?! Spero tu stia scherzando perché altrimenti non vedrai l’alba del nuovo giorno- tuonò il maggiore dei Salvatore.

-Senti è l’unico modo…-

-E allora che se ne stia qua dentro, a me non cambia proprio la vita. E poi perché non la fai tu la balia a questa streghetta?- chiese acido.

Gli lanciai un’occhiataccia. Io non avevo bisogno di una balia.

-Perché io devo fare delle ricerche nel frattempo, e tu hai decisamente più tempo libero del sottoscritto-

-Questo lo dici tu pivellino…- fece un sorrisetto che la diceva lunga, e che mi diede seriamente ai nervi.

-Per favore Damon…- a quel punto intervenne Elena, sfoderando due occhioni azzurri che fecero l’effetto desiderato.

-E va bene, ma solo perché me lo chiedi tu Angioletto…- sbuffò con rabbia, mi incenerì con uno sguardo e sparì su per le scale.

-L’ha presa…bene- la mia bionda amica tentò di alleggerire l’atmosfera con un sorrisetto imbarazzato.

-Oh per favore- scossi la testa e me ne andai in camera mia.

 

Questo era davvero troppo. Ero costretta ad abitare con il vampiro che più desideravo evitare e adesso mi venivano a dire che lui doveva anche accompagnarmi nei rari momenti di libertà che mi ritrovavo, praticamente rovinandomeli. Il destino aveva proprio un pessimo senso dell’umorismo.

Presi con rabbia un libro a caso tra quelli che avevo portato con me e mi buttai sul letto, affondando tra i soffici cuscini che odoravano di lavanda. Ad ogni parola che leggevo sentivo la rabbia diminuire, lasciando il posto a niente meno che…il panico! Il mio autocontrollo di fronte a Damon ogni volta era messo a repentaglio perché per quanto tentassi di nasconderla e rinnegarla c’era una parte di me che era terribilmente attratta da lui, un rimasuglio troppo forte di quel che provavo un tempo, quando mi ero illusa che anche lui potesse amarmi. Già era difficile nascondere questi assurdi sentimenti nei rari momenti in cui ci incontravamo, ma per fortuna avevo accumulato abbastanza esperienza da potermi difendere con il sarcasmo affilato e l’arroganza, però adesso come avrei fatto? Adesso che avrei passato molto più tempo del lecito assieme a quel vampiro che da troppo tempo mi tormentava l’anima e il cuore?

Sospirai rassegnandomi all’idea che le mie difese anti-Damon dovevano assolutamente aumentare e rafforzarsi, un’impresa non da poco, per non dire impossibile.

 

 

Si dice che la notte porti consiglio, a me però aveva portato solo due incredibili occhiaie e un mal di testa pauroso.

Mi infilai in bagno e dopo tre quarti d’ora di duro lavoro ne uscii con un aspetto che non superava il decente.

Scesi le scale in tutta fretta, sperando di incontrare Elena e chiederle scusa per come mi ero comportata, ma l’unica persona che incontrai, anzi con cui mi scontrai, fu l’ultima che avrei voluto vedere.

-Buongiorno streghetta- disse una voce calda e sensuale, che mi fece arrossire se combinata col fatto che avevo la faccia decisamente troppo vicina ai suoi addominali scolpiti e avvolti in un’aderente camicia nera per i miei gusti. Schermai immediatamente i pensieri, sperando che neanche uno di essi l’avesse sfiorato. Speranza vana a giudicare dal sorrisetto che fece.

-Buongiorno- schiarii la voce cercando di darmi un tono indignato.

-Elena?- chiesi con noncuranza, mentre mi avvicinavo al frigo e tiravo fuori il cartone di latte.

-E’ uscita con Stefan- si sedette su uno sgabello e aprì il giornale.

Nella stanza dominava il silenzio, scandito solo dal frusciare delle pagine di carta sottile e dal cucchiaio che sbatteva contro la ceramica della tazza ogni volta che lo immergevo per tirare su i croccanti cereali.

Poi sospirai, d’altronde prima o poi avrei dovuto chiederglielo, tanto valeva togliersi subito il dente.

-Senti…dopo io dovrei…ehm…uscire- trattenni il fiato, aspettandomi chissà quale scenata, invece quel che ottenni fu un’espressione neutra.

-Avvertimi quando sei pronta streghetta- disse semplicemente, continuando a sfogliare il giornale. Rimasi a bocca aperta.

-Non fare quella faccia, faccio solo un favore a Elena. E poi questa mattina devo andare in un posto, qualche fermata in  più non sarà un problema- aggiunse sempre continuando a sfogliare le pagine

-Bene, allora vado a cambiarmi- prima di uscire dalla stanza gli lanciai un’occhiata –E riguardo al posto in cui devi andare…vedi di non portarmi in un bordello-

Mi voltai troppo presto per riuscire a scorgere l’occhiata che mi lanciò e mi allontanai troppo in fretta per udire la risposta, che rimase preda del vento.

-Non lo farei mai, uccellino-

 

 

- - -angolino dell’autrice- - -

Ciao a tutteee!!
Che ne dite??? Vi piace??? La convivenza è appena iniziata non preoccupatevi se ancora non vedete dei groooossi sviluppi,tra poco ci saranno. Per chi è curiosa riguardo alla storia del misterioso vampiro che perseguita la nostra povera streghetta ed è stata un po’ delusa in quanto in questo capitolo non sono andata avanti su quel punto perdonatemi!!! E’ che adesso volevo incentrarmi un po’ di più sulla relazione Bonnie-Damon, e poi insomma diamole un po’ di pace alla nostra povera Bonnie (pace che non durerà a lungo…accidenti devo imparare a stare zitta!!!=P).
Vabbè è meglio se non dico altro. Scommetto che adesso sapete cosa vi sto per chiedere vero? Ebbene si vi sto ancora stressando con la mia richiesta di recensire=), scusate sono assillante ma lo sapete che per me è super importante sapere cosa ne pensate=) Grazie a tutte per la pazienza=)
Tanti baci!!!

 

  
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