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Autore: Ginnever    07/02/2011    7 recensioni
Hermione stette in silenzio.
“Cosa vuoi da me Malfoy?”
“Quello che vuoi tu da me, Granger. Non credere di essere diversa.”
“Io non sono come te.”
“Come vuoi, non mi importa tanto."
Hermione guardò in basso.
Malfoy si avvicinò e con una mano le sfiorò il mento.
“Puoi provare a convincerti quanto ti pare, ma alla fine, dopotutto, noi due non siamo poi così diversi.”
*Salve a tutti! Spero d avervi incuriosito almeno un po'^^ spero che chi leggerà recensirà.. è la mia prima long fic con questo pairing e mi servirebbero consigli!^^ Grazie, Gin
Genere: Romantico, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!

Innanzitutto, mi scuso per il ritardo con cui aggiorno, ma non ho avuto un secondo per poter scrivere, perdonatemi!

Il prossimo capitolo non so quando riuscirò a pubblicarlo, ma siate ottimisti, venerdì ho Terza Prova, quindi, FORSE, tra due settimane potrei aggiornare ^^

Comunque, ecco a voi il nuovo capitolo! E’ molto importante, per tutte le coppie coinvolte. Spero vi piacerà ^^

A presto!

GINNEVER
















La Pioggia













Hermione chiuse gli occhi. Gocce salate le bagnarono le guance, rigandole il viso biancastro come se fossero lacrime. Ma Hermione non piangeva più.

I capelli bagnati le premevano contro il collo, ma non ci badava. Si sarebbe sicuramente ammalata, a Dicembre sotto la pioggia con indosso solo una camicetta bianca; ma non gliene importava niente.

Draco aveva ragione. Draco era la sua metà. Il suo cuore e la sua mente. Con lui… era completa.

Sorrise ripensando ai favolosi momenti appena passati nella stanza delle necessità: sì. Ora ne era sicura. Lo amava.

























[La mattina precedente]




“Granger, ci sei?”
Hermione non rispose. Era stanca e non sapeva cosa pensare. Sicuramente Draco era l’ultima persona che voleva vedere.

“Rispondimi, Mezzosangue. Non ho molta pazienza.”
La riccia lo sapeva bene, perciò strinse i denti e chiuse gli occhi, sperando che se ne andasse.

“Vuoi giocare a nascondino, per caso? Io non me ne vado.”

Hermione stette in silenzio ancora per qualche minuto, poi aprì gli occhi.
“Sono qui.”, sussurrò.

Draco seguì la direzione della sua voce, schivando letti sfatti e valigie a terra, sedendosi poi accanto alla mora vicino alla finestra del Dormitorio.

La strinse forte a sé, donandole un bacio caldo sul capo.

“Si può sapere come hai fatto a entrare qui?”, chiese lei con un filo di voce.
“Non sei l’unica Grifondoro che mi muore dietro, tesoro.”
Hermione alzò gli occhi al cielo e non rispose per decenza.

“Allora, Granger, hai intenzione di stare quassù ancora per molto?”
La riccia chiuse gli occhi di scatto.
“Finchè ne avrò bisogno, grazie dell’interessamento.”
“Va bene. Allora resterò con te.”

Hermione alzò le palpebre lentamente, voltandosi poi verso il biondo, che sorrideva.

Draco le posò un tenero e candido bacio sulle labbra bianche, senza smettere di guardarla negli occhi.
Hermione era a dir poco sbalordita.

“Io…”
“Sh.”, disse Malfoy, posandole l’indice sulle labbra.

Hermione sorrise appena.
“Grazie.”




















Blaise e Ginny, coinvolti in un bacio a dir poco appassionato, si staccarono immediatamente, sotto gli sguardo curiosi e giudiziosi degli studenti ficcanaso.

Ginny sbuffò notando il loro sguardo di disapprovazione. Si sedette su una roccia.
Il fidanzato la imitò.

“Ginny, fregatene.”
“Ma me ne frego, Blaise. Non è questo il punto.”
“E allora?”
“Mio fratello. E’ Ron, il punto.”

Il moro si stravaccò sulla pietra liscia, sbadigliando. Chiuse gli occhi e tentò di dormire.
Ginny spalancò gli occhi.
“Che stai facendo?!”

“Provo a distrarmi un po’.”
“Distrarti? E da che?”
“Dal pensiero di tuo fratello che fa quello che ha fatto e di riempirlo di botte finchè campa.”

Ginny rimase basita per un attimo. Aspettò qualche secondo, poi si alzò.
“Io… devo andare a studiare.”
Blaise la guardò con occhi scrutatori.

“Qualcosa non va?”
Ginny sbattè le ciglia. Era impassibile.
“No… no. Ci vediamo dopo, ok?”

Il Serpeverde la guardò ritornare al castello, uno strano presentimento in mente.

























“Devo andare… a studiare.”
Pansy Parkinson ghignò maliziosamente, giocando con i riccioli ribelli del suo fidanzato.

“Non dirmi che preferisci i libri a… - si avvicinò alle sue labbra lasciva, respirando contro la sua bocca, gli occhi da gattamorta - … questo.”

Harry sorrise, chiudendo gli occhi.

“E’ mio dovere, piccola Serpentina.”
Non le permise di replicare coprendole la bocca con un bacio mozzafiato.
Pansy rispose altrettanto coinvolta, all’inizio. Ma poi… le sorse un dubbio.

Qual era il vero motivo per cui correva in Dormitorio?

Ebbe un flash.

“Dove diamine andava Draco?!”, esclamò staccandosi da un lui come scottata tutto d’un tratto.

Harry la guardò sorpreso, ma i suoi occhi nascondevano il suo nome.
“Stai andando dalla Granger.”
Il moro sbuffò, arrendendosi.

“Pansy, lei è una mia amica…”
“Ok. Fammi sapere quando le avrai sollevato il morale, e non voglio sapere come farai.”

Pansy lasciò le sue mani, che scivolarono sui fianchi di Harry, stupito e terrorizzato dall’allusione oscena di Pansy.
Sperò che fosse dettata dalla rabbia per tutto quello che era successo in quei giorni e, un po’ abbattuto, girò i tacchi e andò ad aiutare un’amica in difficoltà.





















Riuscì a superare gli ostacoli imposti alle scale del Dormitorio femminile per impedire ai ragazzi di varcare la soglia delle loro stanza e si intrufolò dentro.

Si aspettava di sentire il pianto dell’amica non appena fosse entrato e la sua assenza lo sorprese un po’.
La chiamò un paio di volte e guardò ovunque, anche in bagno, ma di lei e Malfoy non c’era traccia.

Dove potevano essere andati?



















All’imbrunire, la coppia più discussa del momento stava camminando sul prato verde e umido del giardino del castello, mano nella mano.

“Granger… secondo me devi riprenderti.”
Hermione alzò un sopracciglio.
“Riprendermi?”
“Sì, fisicamente. Devi amarti di più. Te lo meriti, alla fine.”

La riccia scoppiò a ridere. Da giorni non lo faceva.
“Alla fine, eh? Che gentile!”
Draco sorrise. Le labbra perfette, gli occhi grigi colmi di affetto. Una cosa mai vista.

“Sì… credo che tu abbia ragione, comunque. Io ho sempre vissuto per fare del bene agli altri. Sono sempre stata altruista, gentile, accomodante. Mentre invece dovrei essere più… più…”

Draco si fermò, facendo voltare Hermione verso di lui, afferrandola per le spalle e costringendola a guardarlo. La riccia non si mosse.

“Granger, finiscila. Tu non devi cambiare, sei perfetta così. Hai qualche difettuccio, ma vuoi parare di me? Sono l’essere più… stronzo e menefreghista che esista, non ho mai avuto il coraggio di dirti quanto tenessi davvero a te finchè non sei stata davvero male e addirittura ti ho tirato un pugno, non ho mai avuto il coraggio di far nulla sul serio. Sono meschino, un essere immondo, ma tu, tu, sei la donna più forte, bella, intelligente e… e buona che io abbia mai conosciuto. Non cambiare, Granger. Non cambiare mai.”

Hermione aveva le lacrime agli occhi per le belle parole che Draco le disse.
Si alzò sulle punte e lo baciò con… amore.

Dopo un tempo interminabile, Hermione si staccò sorridendo, i talloni a terra.

“Granger, ti va di divertirti un po’?”, disse Draco, un ghigno bellissimo sul suo viso bianco.

La mora rise di gusto e ghignò anche lei per la prima volta.
“Sì, Malfoy. Sono tutta tua.”

Draco non se lo fece ripetere due volte, la prese in braccio e, tra le risate di Hermione, la portò nel castello, nella loro stanza privata, dove avrebbero passato la notte più bella ed emozionante della loro vita.
















Il mattino seguente, Hermione si alzò molto presto, alle 6.30. Era ancora nel letto della camera delle Necessità con Draco, che ancora dormiva, la pioggia battente che faceva da sottofondo a quella visione dionisiaca.

Sorrise, sentendo il cuore battere a un ritmo normale nel suo petto, gli occhi che brillavano di felicità.

Si alzò, si vestì con dei jeans e una camicetta e guardò di nuovo la finestra bagnata: non poteva perdersi una giornata così.

Corse fino all’ingresso della scuola avvolta dal silenzio più assoluto. Una volta accertatasi che non ci fosse nessuno, uscì, la pioggia che imperversava sugli alberi e le foglie.

Si sedette sul prato, le braccia al cielo.

Provò una sensazione di libertà mista ad ansia e a felicità che mai, in vita sua, aveva provato.

Rise di gusto. Rise, rise per minuti interminabili.
Lei amava Draco Malfoy… Malfoy!

Com’era potuto succedere? Sapeva meglio di chiunque altro che era una cosa folle e da pazzi pensare che potesse durare… ma, dopotutto, perchè non tentare? Alla fine la vita era una sola, quella che qualcuno ci aveva donato e che avevamo la fortuna di goderci. Era proprio ciò che gli aveva insegnato il suo fidanzato quella notte e l'avrebbe seguito con tutte le sue forze.

Hermione pensò di essere la persona più felice del mondo in quell’istante. E anche fortunata. Ovunque ciò l’avrebbe portata, ora sapeva che doveva provare. Doveva. Lo doveva a se stessa.

Solo dopo mezz’ora si rese conto di essere completamente scola con indosso solo una camicetta e di rischiare una broncopolmonite.

Si alzò, tremante, ma con ancora il sorriso sulle labbra.

Fece il primo scalino delle scale, quando qualcuno aprì il portone, facendola andare nel panico.
Chi poteva essere? Chiunque fosse, non poteva essere uno studente a quell‘ora. In sostanza, era fregata.

Si bloccò senza nemmeno tentare di scappare. In fin dei conti, aveva passato la notte più bella di tutta la sua vita.

L’ansia però svanì in un secondo quando sbucò una chioma rossa molto, molto familiare.

“Ginny!”
La rossa la guardò un secondo prima di correre verso di lei e abbracciarla forte, senza dire niente.

“Ehi… Gin… che succede?”
Un secondo dopo la sentì singhiozzare e la strinse ancora più forte.

Quando si staccarono, Ginny tossì e si asciugò - per quanto fosse possibile sotto la pioggia - il viso.

“Stanotte... io e Blaise ci siamo lasciati. Non ti trovavo più, Hermione, ho corso per tutto il castello! Non farlo mai più! Mai…”
“Ginny… shh…”

Hermione le prese il capo, appoggiandolo sul suo petto e accarezzandolo dolcemente, mentre la guidò dentro il castello, all’asciutto.

La sua notte era definitivamente finita.



















   
 
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