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Autore: Anthy    07/02/2011    3 recensioni
Breve storia - sia in contenuti, che in lunghezza - che vi terrà compagnia fino a San Valentino.
E no, non è di certo un omaggio a tale data.
O forse sì?
Dal prologo:
"Febbraio, che mese inutile.
Eppure esiste.
E con lui San Valentino.
Oh, sì, la gioia dei commercianti, la luce dell’economia, il faro del diabete.
San Valentino.
Meh.
"
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Dal diario di
una
stagista




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Sette giorni a San Valentino.
Lunedì 07/02/11


Vent’anni e sentirli, sentirli tutti.
E no, non è poca cosa: perché oltre a quelli, c’è la speranza di viverne – palpatina alla tetta sinistra per scaramanzia – altri... uhm... sessanta magari. E questi sì che pesano, se continuano tutti uguali.
È questo che pensi, a lunedì pomeriggio ormai inoltrato; le cervicali dolgono, gli occhi bruciano, le palle girano – non che la cosa ti sorprenda, comunque.
Vuoi solo andare a casa e spogliarti e rilassarti e cazzeggiare un po’ con Internet.
Per un attimo ti chiedi come possa essere la vita da nababbo... e senti di pari grado salire il desiderio e la frustrazione all’immagine di una realtà fatta di shopping, libri e qualsivoglia cavolata ti passi per la mente.
La routine non ti spaventa, la pigrizia è un anticorpo che non ha mai fatto cilecca.
E poi ci sarebbe sempre tempo per cambiare, no?

Sospiri, scacciando lontano sogni onirici di una mente depressa, ed attendi impaziente che l’ascensore si decida a fare il suo mestiere, presentandosi di fronte a te.
Giornata finita, lunedì andato, inizio settimana vissuto.
È da fine Gennaio che hai cominciato questo stage dal commercialista di tuo padre, in centro a Padova.
Uno smaronamento infinito, ad essere sinceri, visto che devi pagarti l’abbonamento della Sita, stare su tutto il giorno per NON fare ciò che ti era stato detto che avresti fatto e sfacchinare tutto il giorno come fattorino.
E l’offerta di questo stage mica è partita da te, ma dal signor Ragioniere!
Peccato che suddetto signor Ragioniere – che fa tanto Fantozzi, ma che di lui non ha nulla, se non la bassez- pardon, l’altezza – abbia la sindrome del buon samaritano e raccatti su ogni stagista proposta da qualsivoglia scuola ed università, con buona pace delle sue impiegate regolari, che si ritrovano affibbiate nuove leve temporanee ogni tot mesi.

Finalmente, l’ascensore appare dietro la porta verde, facendoti sibilare uno stizzito “Alla buon’ora!”.
Senza troppi complimenti, ti fiondi dentro, lo sguardo già catturato dallo specchio che si trova di fronte a te, schiacciando distrattamente il piano terra sulla pulsantiera; è un rito, ormai: entri in ascensore e ti guardi allo specchio, sistemandoti il ciuffo sotto il berretto, o facendo smorfie o osservando come sta il tuo volto di profilo. Sì, non ti piace il tuo profilo, ma in quell’ascensore risulta quasi passabili – merito delle luci, che sono come quelle del bagno a casa tua, ovvero al neon (ergo, le meno veritiere, ma le più lusinghiere) – e sì, devi ammetterlo, sei anche abbastanza narcisista.
No, non ti senti bella, ma sì, ti piace guardarti.
E finché riesci ancora a riconoscere fra le profondità di un torrente dalle chiare, fresche e dolci acque ed una superficie in vetro, ti convinci che il – anzi, perché “il”? Casomai “nessun” problema sussiste.
Giusto?
Certo che no.
È una lezione che impari quando, mentre sgrani gli occhi alla tua immagine, atteggiando la bocca a cuoricino e sistemandoti il berretto, ti accorgi con discreto ritardo che l’ascensore si è fermato.
E si è fermato troppo presto oltretutto.
E la porta si è aperta.
Ed una persona sta entrando.
E ti ritrovi a considerare che sì, effettivamente anche in quel momento sai riconoscere la differenza fra rigogliosa H2O di montagna ed un più solido SiO2 amabilmente accompagnato, ma altrettanto distintamente riesci a quantificare il momento come “colossale figura di mmmmmmm...” in corso.

Allibita, un'espressione ancora abbastanza stupida - no, non “stupita” come molti in queste occasioni sbagliano a scrivere. Proprio stupida - in volto, osservi il ragazzo - sì, ragazzo; perché secondo voi poteva essere veramente la vecchietta del sesto piano tutta impellicciata, che attacca bottone anche con gli oggetti inanimati? Certo che no - che ha interrotto il tuo... uhm... esame; lentamente ti giri, occhieggiando prima suddetto ragazzo, che sconcertato tiene aperta la porta dell'ascensore senza decidersi ad entrare, poi l'indicatore dei piani dell'elevatore, ed infine di nuovo lui, che finalmente si muove, andando ad occupare il già esiguo spazio insieme alla valigia che porta con sé.
Imbarazzata e confusa – di solito, una combinazione pessima che frega anche chi di rimaner a corto di parola non ha paura – per essere stata sorpresa in pose decisamente poco fotogeniche, ti ritrovi a balbettare un impacciato « Ma.. è il piano terra?», che speri possa passare inosservato, perché è CHIARO che no, non è il piano terra.
E mentre l’ascensore riparte, lo vedi voltarsi verso di te, un sopracciglio ironicamente alzato ed un sorrisino divertito sulle labbra.
« No, è il settimo. Ma continua pure, se devi».
Ascensore, precipita. Ora.
Accenni un sorriso, che di sorriso ha ben poco, verso quello che sembra un universitario, moro e carino, ben vestito e non troppo alto.
Della serie "se dobbiamo farci vedere nel peggio delle nostre possibilità, facciamolo in grande stile".
Fissi dritta davanti a te, senza osare muoverti, neppure per spostare il ciuffo che ti infastidisce sotto il berretto...
« Lavori qua?»
... ma l'invisibilità ancora non la pratichi con successo; del resto hai frequentato una fichissima scuola di ragioneria, Hogwarts era una scelta troppo banale per una come te.
« Sì. Sono in stage presso lo studio Tondello... non so se...». Ma a te... che diavolo te ne frega, meh!
« Sì, sì, ho presente! Sempre circondato da ragazze giovani e carine, vedo».
Con la coda dell’occhio lo vedi ammiccare.
Doveva essere un complimento?
Non rispondi – che c’è da rispondere, poi! – né ti interessa ricambiare un finto interessamento.
Vuoi solo andare a casa, subito.
... ma l’ascensore si ferma.
Grazie al cielo, la persona che l’ha fermato si rende conto che forse – ma forse, eh – gli conviene fare le scale a piedi, o attendere, piuttosto che stringersi in quei pochi metri quadri.
Dannati palazzi storici!
Tuttavia, si può dire che sia stata una fermata strategica, quella, visto che mister Nonchalance tace, senza dar segno di voler riprendere la conversazione.
Tu, di certo, non ti fai pregare a stare in silenzio, stringendo il manico della borsa con forza.

Ed in silenzio arrivate abbastanza velocemente al piano terra, dove la tua vergogna, il tuo imbarazzo ed ogni ricordo sulla tua mimica facciale potranno essere dimenticate con la dipartita dell’inquilino del settimo piano – o su di lì, insomma.
Del resto, ti dici, non l’hai mai incontrato finora – e sono già passate due settimane da quando sei lì; quante possibilità ci sono di rincontrarlo a breve?
Attendi con impazienza che suddetto personaggio prenda armi e bagagli e sparisca velocemente, sperando che l’aria fredda della sera lenisca e cancelli la sequenza di rewind che la tua mente, all’accadere di situazioni spinose, sembra sentirsi in dovere di proporti, giusto per rigirare il dito nella piaga.

Tuttavia, sarebbe troppo semplice uscire ignorando il tizio.

« Beh, è stato un piacere», esordisce, mentre vi avviate verso il portone del condominio. Ti sorride, tenendoti galantemente un battente aperto.
« Grazie... sì, un piacere», sbiascichi a denti stretti.
Vergogna, profonda vergogna.
« ... e carine le tue smorfie, quasi quanto te. Ciao!»
Ti volti di scatto – le cervicale che intonano un inno al Signore tutt’altro che sacro –, ma quel... quel pezzente ti ha già dato le spalle, avviandosi a passo spedito...

... ad impiccarsi, lui, il suo sorriso e le sue battute da galantuomo in disgrazia!


***


"La palpatina alla tetta sinistra", almeno dalle battute alle superiori, era la controparte alla strizzatina che i maschi si danno al... cavallo dei pantaloni.
Ricercando un po', ho trovato che che la composizione del vetro è costituita in maggior parte dal Diossido di Silicio (ovvero, SiO2), accompagnato ad altri componenti. Da lì la battuta.
La figura magra l'ho veramente fatta in ascensore, ma non durante questo stage, ma in uno precedente - sempre, però, in questo stesso luogo. Da quella volta, ora sto attenta quando mi guardo allo specchio dell'ascensore. E no, non mi sorprese un bel ragazzo, ma la suddetta signora impellicciata. Il ragazzo universatrio, tuttavia, l'ho incontrato una sola volta sempre in quel precedente stage - ed attualmente, sto sperando in un ulteriore incontro.
"Studio Tondello" non esiste. Se esiste, non era mia intenzione fargli pubblicità occulta.
Grazie a chi preferisce, segue e tutto il resto. ^^
Grazie a chi ha recensito!

A domani - spero.
Anthea
   
 
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