Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Furiarossa    08/02/2011    1 recensioni
The bird of Hermes is my name
Io sono un diavolo di maggiordomo, un perfetto maggiordomo ....
La sfida del secolo fra i demoni più potenti del mondo degli anime, Sebastian Michaelis e Alucard, ma soprattutto una sfida fra la famiglia Hellsing e la famiglia Phantomhive.
Hellsing e Kuroshitsuji, mistero, violenza, humor. 365 prove, una per ogni giorno dell'anno in cui i nostri personaggi dovranno affrontarsi.
Fra il comico demenziale e il terribilmente serio, esattamente come nella realtà, benvenuti al reality del secolo: benvenuti a Kuroshihellsing.
[Opere principali: Kuroshitsuji; Hellsing][Altre opere: Doctor Who, Dracula, Castlevania, Le Cronache di Narnia, Lost]
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Anime/Manga, Cartoni, Libri, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. 35

Prova 10-Commuovente

 

«Bentornati, miei carissimi concorrenti!» Disse la voce della conduttrice, solare come al solito «Siete pronti per la vostra decima prova? Spero proprio di si e spero anche che i fatti precedentemente accaduti non vi abbiamo resi tutti incapaci di intendere e di volere!».

Un grido grintoso provenne dalla massa compatta dei concorrenti, supportato da un «Gaaaa!» poco convinto da parte di Bard, che era stato trascinato nella stanza con tutto il letto.

«Bene» proseguì la conduttrice «Questa decima prova metterà alla prova non la vostra forza fisica, non la vostra agilità, non la vostra coordinazione, non la vostra intelligenza, ma addirittura i vostri sentimenti! Dovrete essere infatti perfettamente in grado di controllare ciò che provate perché ogni volta che qualcuno stasera piangerà, porterà via dei punti alla sua squadra!»

«Piangere è per le femminucce» gridò Finnian, dimenticando che lui piangeva per qualunque animaletto che vedeva schiacciato sulla strada, dal gatto alla formica

«Piangere è da perdenti» borbottò Bard «Io a volte faccio solo finta di piangere, ma un vero uomo non piange mai!»

«Cavoli, sarà una passeggiata, questa prova … » commentò Vlad, con le mani dietro la testa, disinvolto

«Beh, non cantate così presto vittoria» continuò la voce dell’altoparlante

«Mi avete chiamato?» interruppe Seras, tutta allegra «Io sono Vittoria! Seras Vittoria!»

«No, piccina, tu sei Seras Victoria … adesso stai zitta, che non ti ricordi nemmeno dov’è la tua stanza. Allora, innanzitutto atmosfera …».

Le luci si abbassarono gradualmente fino a spegnersi del tutto. Sebastian e il vampiro dell’Hellsing si guardarono interrogativamente, gli unici che vedevano bene anche in quel buio denso. In realtà anche Seras avrebbe dovuto vederci nel buio, ma teneva chiusi gli occhi e muoveva a tentoni le mani in avanti, avendo come risultato quello di finire per palpare poco educatamente Padre Andersen, il quale sobbalzò e colpì alla cieca dietro di se, beccando in faccia il povero Walter.

Come era già precedentemente accaduto durante la prova di karaoke, il terreno si aprì e ne spuntò il grande televisore a schermo piatto, che si accese e illuminò con la sua schermata completamente bianca la stanza, impedendo dunque che il tutto degenerasse in una rissa senza pari.

Il pavimento si aprì con un pannello a scorrimento anche dietro i concorrenti e ne uscì un grande divano rivestito di pelle bianca, che si fermò e si fissò con un click, invitante.

I presenti, per fortuna, avevano tutti abbastanza cervello da capire che dovevano sedersi e obbedirono al loro istinto. Ciel solo rimase in piedi, aspettando l’ordine di Sebastian

«Bocchan, potete sedervi» disse il demone e finalmente il piccolo lord Phantomhive si accomodò accanto a Meirin, sdegnando il posto vicino a Sebastian perché era fermamente convinto che un maggiordomo non potesse sedersi di sua iniziativa accanto al padrone.

La voce della conduttrice ricominciò a spiegare

«Adesso che siete comodi, passiamo al regolamento. Allora, verranno trasmessi tre film di seguito e voi dovrete seguirli tutti, senza distogliere per alcun motivo al mondo lo sguardo, e dovrete cercare di contenere il più possibile le vostre emozioni. Tutti i tipi di emozioni, intendo, dalla rabbia, alla paura, fino alla pura commozione per le scene tristi. Ok, non preoccupatevi neppure per il cibo, verranno servite delle gustose portate direttamente sul divano, i nostri Grozzi penseranno a tutto. Attualmente entrambe le squadre possiedono dieci punti, ma questi scaleranno ogni volta che qualcuno dimostrerà in maniera evidente le proprie emozioni. Questo è il regolamento, non ci sono altri cavilli che penso dobbiate conoscere. Allora, siete pronti per esplorare la vostra mente e scoprire tutte le emozioni che davvero si nascondono dentro di voi?»

«Siii!» esclamarono tutti, sollevando il braccio destro.

Bard non riuscì ad alzare proprio niente, ovviamente, ma Sebastian pensò a muoverlo con tanto realismo da far sembrare che fosse il cuoco stesso a comandare il proprio corpo.

Il televisore si animò di colori e la voce della conduttrice annunciò

«Il primo film sarà “Un ponte per Terabithia”. Go!».

Le immagini scorsero sullo schermo.

La trama era piuttosto semplice, e il film ricco di effetti speciali, senza dubbio bellissimo. “Un ponte per Terabithia” parlava di un ragazzo e una ragazza (tò!) che insieme scoprivano un modo incantato, aldilà del fiume, pieno di creature mistiche e bellissime quanto di pericoli. Un giorno la ragazza, all’insaputa del compagno d’avventura, decide di andare da sola nel magico ambiente fatato. Quando il ragazzo viene a sapere dell’ultima cosa che le è successa, viene preso dallo sconforto: per riuscire ad attraversare il fiume doveva reggersi ad una liana sottile che sostava sul fiume ma … splash! E la ragazza è crepata. Alla fine, pur di far conoscere ai posteri quel fantastico mondo di drogati, ci porta la sua sorellina minore, che insieme a lui lo governerà fino alla morte e ne sarà la regina. Più o meno, il riassunto è così, anche se sintetizzato in questa maniera non fa piangere per niente.

Ma, a guardarlo, già alla parte della scoperta meravigliosa di Terabithia, lo stesso Finnian che diceva che piangere è da femminucce, scoppiò in un pianto disperato nonostante fosse una scena allegra. Il punto fu immediatamente sottratto ai dieci della squadra dei Phantomhive che dovettero zittire Finnian per non perdere ulteriori punti. Ed era solo una scena felice.

I presenti seguirono il film con trepidazione, e Walter si lasciò sfuggire un gemito: Terabithia gli ricordava in modo spaventoso l’Eden, tuttavia si ricompose immediatamente per non far perdere punti alla sua squadra. Oltre al fatto che glielo impediva il suo orgoglio maggiordomesco, lo avrebbero sbrindellato i suoi “dolci amichetti” o intransigenti e cattivi compagni di squadra che dir si voglia.

In qualunque caso, anche durante le scene comuni, ai nostri cari eroi sfuggì qualche piccola reazione, ma non furono puniti per questo. Il vero guaio scoppiò alla semi-fine del film … quando si sparse la notizia che la ragazza era morta.

Finnian saltò in piedi e scoppiò in un pianto disperato, strillando «Povera bimba!», poi si girò e abbracciò stretto Meirin, che lo acciuffò e lo strinse non con intento di consolare, ma di essere consolata perché, essendo una tipa piuttosto emotiva, aveva considerato estremamente commovente la dipartita della povera co-protagonista, e calde lacrime poco frequenti le bagnavano il viso. Seras fu anche più esagerata. Essendo che non aveva sprecato le sue lacrime di sangue per altri momenti, sorridendo come una deficiente cronica (a proposito, ne esistono part-time?) tutto il tempo con accanto il Master in rosso ghignante. Non avevano levato punti alla squadra solo perché si sapeva che quella era la faccia naturale di Seras e l’altro aveva serie difficoltà a chiudere la bocca. In qualunque caso, Seras si gettò addosso a Integra e scoppiò in un pianto così dirotto e disperato che si sarebbe detto che fosse appena morto un suo caro amico o parente

«La bimbina! Povera bimbina!» strillava «Schifoso! Scemo! Porco deficiente!» insultava, senza che si capisse il destinatario delle ingiurie «Ah, povera bimbina!».

Ben presto, il perfetto completo elegante su misura di Integra costosissimo e bellissimo fu macchiato delle lacrime sanguinolente della Police Girl, che gli piangeva sommessamente addosso, abbracciandola, come direbbe lei, “forte forte e con tanto bene”. Integra, infastidita, la scostò via gentilmente per evitare di farla piangere ancora di più, e le posò una mano sulla spalla «La gente muore, Seras. Succede. Non piangere, è … è andata in paradiso. Non soffre più è in un posto fantastico» la Master cominciò a gasarsi «dove può sbizzarrirsi e fare quello che più le piace, comandare la gente a bacchetta, e vincere, e umiliarla, e ci sono un sacco di sigari e jet e …»

«Lady Hellsing …» la interruppe Walter, cauto «Non vorrei sembrare scortese, ma potrebbero togliere dei punti alla squadra se dimostrate un simile, grintoso comportamento. E non so se quello è il tipo di paradiso immaginato dalla Police Girl» 

«Oh. Hai ragione, servo» osservò Lady Integra, con calma, togliendosi il sigaro di bocca e scrutandolo con interesse «Comunque Seras, è andata in un posto pieno di conigli rosa e cosine colorate eccetera, eccetera» concluse, sbrigativa.

Seras smise all’istante di piangere, e osservò Integra

«Davvero, Mastah?»

«Davvero, Seras»

«Yuppie!» strillò, alzando le braccia al cielo, poi si ricompose in fretta.

Il tabellone segnava un punto in meno per gli Hellsing, con i restanti nove punti, e due in meno per i Phantomhive, con i restanti sette punti.

Tuttavia, al contrario di Integra, Sebastian per zittire i due “signorini piagnisteo”, come li chiamò lui in quell’occasione, gli diede una sonora pacca dietro la testa ben poco amichevole. Quelli si zittirono all’istante, asciugandosi di tanto in tanto le lacrime con un movimento rapido. Sebastian annuì, soddisfatto, poi guardò Ciel. Ciel, in realtà, era troppo preso dall’assumere una posizione che lo facesse sembrare alto e nel frattempo reale, ma non arrogante. Insomma, un vero maggiordomo. Non avendo trovato nulla, si accontentò semplicemente di sedersi composto, appoggiato allo schienale, e di perdersi nei suoi pensieri per creare un tutorial del perfetto maggiordomo. Così facendo, non aveva capito una pippa del film e quindi non poteva piangere o ridere o avere una crisi isterica o l’ipertricosi, che nel contesto non c’entra niente ma lo mettiamo.

Dal lato degli Hellsing, dopo aver calmato in fretta Seras Victoria, non c’era nessun problema, a parte forse il fatto i brevi singhiozzi che ogni tanto si lasciava sfuggire Padre Andersen per la morte della ragazzina, a cui sembrava essersi affezionato durante la durata del film. Ma sembravano non doversi evolvere in qualcosa di vistoso, perciò fu semplicemente necessario fargli uno “shhh!” neutro, per non mostrare emozioni, e lui si zittì facilmente.

La parte in cui, però, ci fu più frastuono e “animazione” fu alla fine del film quando, per rimpiazzare la perdita della co-protagonista femminile, il ragazzo porta la sua sorellina minore (così mi pare) perché diventi insieme a lui la regina di Terabithia.

Seras iniziò a strillare «Evviva! Una bimbina ha vinto! Fu fu!» e a darsi il cinque da sola, come una grossa scema, poi faceva il segno della vittoria a tutti mormorando «Love and peace! Pace e amore, fratello! Come butta? Ti cala la palpebra, ti cala l’umore? Ti cali qualcosa e torni subito up! Fatti una canna, fratello!».

Seras, in realtà, non sapeva affatto cosa significassero tutte quelle bizzarre frasi da hippy appena pronunciate da lei stessa, ma le aveva già sentite da qualche parte, in qualche angolo remoto del mondo, o forse no, in qualunque caso le aveva ripetute come un pappagallo semplicemente perché se le ricordava e i suoi pochi, sfortunati neuroni li ricordavano con un qualche collegamento.

Finnian fece uno dei suo famosi colpi di testa, o meglio, di testa rotta, e ficcò quella testaccia dura nel divano, rompendosi cuscini e il rivestimento esterno per ficcarsi la testa in una molla dalla felicità. Bard rantolò, ma non parve voler aggiungere altro al suo rimprovero. O forse era un complimento. Insomma, non si capiva, perché aveva solo detto «Ghaaaa», un monosillabo (penso, o forse le a costituiscono sillabe a parte …) prolungato e stupido da ghoul.

Ciel guardò preoccupato Finnian con la testa ficcata nel divano in un modo che ricordava fortemente uno struzzo spennato e vestito con abiti umani. Sebastian lo tirò via, ma il danno era fatto: i due biondi avevano levato un punto alle loro squadre per colpa della loro emotività … che li spingeva ad avere reazioni stupide. Insomma, chi ha mai visto una persona nella realtà che per la gioia si ficca la testa nel divano e ti dice di farti una canna?

«Bene» Riprese la voce della conduttrice, mentre i Grozzi irrompevano nella sala portando con se vassoi ricolmi di cibo, sfilando eleganti per servire i concorrenti «Adesso che abbiamo finito il primo film e che i Grozzi vi stanno dando da mangiare, immagino che sia giunta per voi l’ora di vedere il prossimo film! Sempre che Finnian riesca a liberarsi la testa da quella … molla. Perché è una molla, vero? Mamma mia, che primo round avvincente! I Phantomhive sono scesi a otto punti, gli Hellsing in vantaggio rispetto a loro di un solo punto. Siamo stati bravi a scegliere i film, non è vero? Persino quella pietra di Andersen stava per avere una reazione emotiva … controllati, Padre, non vorrai che il mondo ti veda piangere!»

«Certo che no» borbottò l’Iscariota, chinando il capo mortificato

«Non preoccuparti Alex … ehi, tu prendi tutte le cose troppo sul serio, cavolo, rilassati! Stavamo solo scherzando, ti sei comportato in una maniera egregia! Adesso proietteremo un film che avevamo deciso di lasciare per il gran finale, ma visto che ci si è appena inceppata una macchina con dentro il secondo cd, dovremo usare il vecchio registratore e trasmettere il gran finale … signore e signori, atmosfera, prego! State per vedere qualcosa di unico e meraviglioso, qualcosa che vi farà paura, o vi farà piangere di emozione, state per vedere Bram Stoker’s Dracula …».

I Grozzi smisero di servire il cibo e se ne andarono silenziosamente. Vlad diede un morso piuttosto ampio e rumoroso al suo panino con la porchetta, che in teoria, essendo un vampiro, lui non avrebbe dovuto poter mangiare

«Caspita» disse «Sembra interessante …».

Lo schermo si illuminò e la voce narrante, calda e sicura, spiegò alcuni fatti storici, come l’espansione ottomana e l’eroica resistenza opposta dal principe Vlad. Quando poi comparve il principe nella sua armatura rossa, con barba incolta e capelli lunghi, una specie di fremito passò fra tutti i presenti, che si voltarono per un istante a guardare il Vlad seduto fra loro.

«Che c’è?» Domandò lui, stringendosi nelle spalle con un lugubre cigolio d’armatura «Neanche mi somiglia quello!».

Quando poi il principe iniziò a baciare appassionatamente la sua principessa, commentino vari iniziarono ad alzarsi da tutto il divano

«Ahh! Il Mastah bacia a una che non conosco!» strillò Seras, ondeggiando sul posto con un sorrisone che gli andava da un’orecchia all’altra

«Guarda guarda che playboy …» fu la stuzzicante constatazione di Walter, che non aspettava di poter vendicarsi contro il vampiro senza che questi potesse spezzargli all’istante la spina dorsale

«Ohh …» disse Sebastian, senza mai neppure staccare lo sguardo dallo schermo « … Guarda com’è strano vedere un vampiro del calibro di Vlad che si comporta come un giovanotto innamorato»

«Sta zitto» disse piano Vlad, contenendo egregiamente le sue emozioni «E segui il film. Magari riesci ad imparare qualcosa, tu, che le ragazze non le guardi neanche con il binocolo …»

«Se solo tu sapessi» sospirò il maggiordomo demoniaco

«Si, se io sapessi mi verrebbe da vomitare»

«Volete stare zitti» li riprese Integra, soffrendo per il suo non poter dimostrare rabbia «Sto cercando di sentire qualcosa, capito?»

«Ok» Vlad annuì «Come desideri, Master».

Le immagini continuarono a scorrere. Quando comparve il vecchio Dracula, con il vestito rosso che si trascinava dietro di lui per una cosa come sei metri, con quell’orrenda pettinatura gonfia divisa in due parti con la treccina bianca dietro, Vlad puntò il dito contro lo schermo

«Chi caspita è quello?» chiese «Dio, è a dir poco ripugnante e si pettina come la nonna di mia nonna, non ditemi che è uno dei servi di Dracula, non posso avere un servo così … ripugnante»

«Sei tu, Alucard» disse Integra, guardandolo per qualche istante con la coda dell’occhio

«Sei veramente bruttissimo, Mastah, fai schifissimo!» commentò Seras, con la sua solita delicatezza e simpatia

«Grazie …».

Meirin strizzò gli occhi da dietro le sue lenti di plastica opaca

«Ohhh! Mi piacciono i film della paura e del mistero, mi piacciono tanto assai!».

Peccato che fu la stessa Meirin che arrossì in maniera alquanto vistosa non appena le tre vampire “attaccarono” Jonathan Harker, se così si può dire, in maniera veramente … veramente … non potete capire fino in fondo, se non avete visto il film. E non capirete neanche guardando il reality, perché tanto le telecamere non erano puntate sullo schermo televisivo, ma sui concorrenti che facevano da spettatori.

Così fu ordinato ai Grozzi di arrivare con delle telecamere supplementari che potessero inquadrare in sequenza lo schermo con il film e i volti delle persone che osservavano.

Molto meglio.

Dracula arriva a Londra, attacca Lucy, ringiovanito se ne va in giro per Londra dopo essere uscito da una cassa chiusa piena di terra, ma perfettamente pulito …

«Come caspio ha fatto?» Domandò Walter «Voglio dire, guardatelo, era uscito da una cassa piena di terra e neanche dieci minuti dopo se ne sta andando in giro tutto pulito per la città, vestito come un gran signore»

«Fra l’altro, vorrei sottolineare, era nudo» completò Integra «Come diavolo ha fatto a procurarsi quei vestiti?»

«Non ne ho idea» fu la risposta di Vlad, che in teoria avrebbe dovuto essere l’esperto «Ma credo che i vestiti siano solo un’illusione, proprio come quelli di Alucard, no?»

«Hai ragione, mio servo».

In silenzio, i nostri eroi guardarono scorrere il film. I primi singhiozzi, da parte di Meirin, si iniziarono a udire quando il conte Dracula piangeva sulla lettera dove stava scritto che Mina sarebbe partita per andare a trovare il suo Jonathan in Transilvania. Probabilmente, se Seras avesse capito cosa stava succedendo, anche lei avrebbe pianto, ma la Police Girl si limitò a domandare

«Mastah, perché gli si sta seccando la faccia e diventa così brutto come una prugna vecchia?»

«Perché …» spiegò Vlad, trattenendo l’irritazione «Sta espellendo i suoi liquidi attraverso le lacrime, il sangue, e dunque si sta essiccando»

«Anche tu, quando piangi, diventi come una brutta prugna secca secca?».

Vlad non si prese il disturbo di rispondere, mentre Meirin iniziava a singhiozzare sempre più forte, troppo presa dal film per ricordarsi che quella era una prova

«Poveri, poveri amanti sfortunati! Perché il destino li ha voluti dividere? Perché mai il regista non ha voluto farli mettere insieme e basta?»

«Per amor della nostra fazione, Meirin, datti un po’ di contegno» la rimbrottò Sebastian, ma ormai il danno era fatto e i Phantomhive avevano perso un altro punto, arrivando a soli sette punti.

I registi, fino a quel momento, avevano chiuso un occhio sulla povera, piccola, emotiva Meirin, ma adesso non si poteva più: era una fontana, gli uscivano getti a pressione di lacrime dagli occhi, solo che uno era più alto dell’altro e dava l’impressione di essere una fontana che abbisognava di urgente riparazione.

Ma com’era possibile che la cameriera dei Phantomhive riuscisse ad emettere i propri liquidi corporei a pressione? Nessuno, probabilmente, voleva sapere cosa succedeva quando faceva pipì …

Con attenzione, il pubblico seguì il film, finché non si sentì neppure una mosca. Ad un esame più attento si poteva scoprire che Vlad aveva mangiato tutte le mosche presenti come se fossero pop corn, ma, e bisogna riconoscergliene merito, non aveva comunque staccato mai lo sguardo dallo schermo, tutto preso, senza mostrare emozioni eccetto il vivo interesse per quella trama.

Probabilmente stava rivivendo una parte della sua vita, o forse era semplicemente interessato alla rappresentazione cinematografica di se stesso.

Quando alla fine, in Transilvania, si ingaggiò la battaglia finale, Vlad iniziò a dare i primi segni di irrequietezza. Lui amava le battaglie, il sangue, le urla dei feriti e dei moribondi, perciò era logico che una scintilla di entusiasmo si fosse accesa in lui sapendo che la fine era vicina, che qualcuno, presto, sarebbe stato eliminato definitivamente dai fendenti di qualche affilata lama …

Quando Quincey Morris, il coraggioso cowboy che faceva parte del gruppo di eroi, passò la lama sulla gola di Dracula, e questi si difese scagliando via il suo misero corpo umano, Vlad fu percorso da un brivido di piacere nel vedere con quanta forza egli stesso potesse reagire.

Finnian esclamò

«Tehè! Quello è quasi più forte di me!»

«Mastah!» rispose Seras, poi si zittì e nessuno capirà mai che cosa avesse voluto dire.

Alla fine ci fu il finale romantico, quello in cui Mina è costretta a uccidere il conte, conficcando del tutto il coltello nel suo cuore già colpito. Al primo bacio, Meirin iniziò a piangere e strillare, facendo scendere a sei i punti dei Phantomhive, e a nulla valsero le raccomandazioni di Sebastian o le pacche amichevoli sulle spalle del piccolo Ciel, perché la cameriera sembrava disperata, con la faccia fra le mani, raccolta su se stessa, e continuava a piangere a pressione con il rischio di essiccarsi esattamente come era accaduto al conte, somigliando infine ad un frutto non proprio acerbo.

Mina, sul grande schermo al plasma, si staccò da Dracula (l’avete capita? Dracula sullo schermo al plasma!). Lui mormorò a fior di labbra «Dammi la pace».

E lei conficcò a fondo il coltello nel suo cuore, andando a graffiare il pavimento di pietra, la punta che usciva dalla schiena del vampiro. Vlad, sul divano, fu percorso da un lieve spasmo, come se egli stesso fosse stato colpito a morte.

E quando il vampiro di casa Hellsing vide che Mina strappava via il coltellaccio dal cuore di Dracula e gli tagliava la testa con un fendente secco, spiccandola facilmente via dal collo, strinse i denti.

Ultima inquadratura sulla luce che invade tutto, illuminando i mosaici della camera, e poi la fine del film.

«Bello» mormorò Integra, poi sentì un verso che non sembrava molto umano, ma più un graffiante “raw raw”.

Prima di potersi accorgere di cosa fosse, lady Hellsing sentì un peso contro la spalla e qualcosa di umido che gli inzuppava la stoffa del completo. Incredula, voltò la testa, e anche mentre lo vedeva non riusciva a crederci: Vlad stava piangendo. Con una mano le aveva artigliato la manica e aveva il volto seppellito contro la sua spalla. Inspiegabilmente, la terribile padrona dell’associazione Hellsing sentì il bisogno di consolare quella creatura che sembrava non conoscere pace, ma si trattenne dal farlo di fronte a tutti, anche per evitare odiose fanart. Troppi fan li stavano seguendo …

«Vlad …» mormorò « … Sei dannatamente più emotivo di quanto pensassi, bestione. Alucard non avrebbe mai pianto per così poco …».

 

Il vampiro non rispose, tremante. Integra sospirò

«Limitazioni ripristinate, chiusura dei livelli uno, due e tre. Bentornato, Alucard».

Una nebbiolina nera avvolse il corpo di Vlad, il quale si metamorfosò, divenendo notevolmente più alto e più magro, con il classico volto perfettamente rasato, dominato dal naso e da un’orribile paralisi facciale ghignante, che era la faccia di Alucard il nosferatu.

Lady Hellsing accavallò le gambe, pescando nel pacchetto dei pop corn

«Pf, non pensavo che Vlad si sarebbe messo a piangere» borbottò

«Gli uomini emotivi piacciono alle donne, my Master» insinuò Alucard, malizioso

«Non essere idiota, servo»

«Oh, lo so, sentivo il tuo desiderio, lo assaggiavo … tu volevi consolarlo, stringerlo fra le tue braccia, non è così?»

«Non dire idiozie, se non vuoi che ti passi alla frusta cinquanta volte».

In qualunque caso, la reazione di Vlad causò all’Hellsing la perdita di un punto, con conseguente discesa a otto punti contro i soli sei dei Phantomhive. Insomma, sembrava che la fazione in vantaggio dovesse riprendersi bene … ma rimaneva ancora un film da vedere, una partita da giocare.

Avrebbero resistito, i nostri eroi, o sarebbero diventati tutti delle fontane viventi?

«Ah, finalmente si può guardare il nostro ultimo film per il “Lacrima Party”. Chi ha mai visto “Il bambino con il pigiama a righe”? Spero nessuno, perchè doveva essere proprio quello il nostro secondo film, ma per motivi tecnici sarà il sorpresone finale» spiegò la voce dalle altoparlanti, mentre lo schermo si oscurava e si illuminava per l’ennesima, ultima volta.

Iniziava tutto nella grande Germania, ai tempi dell’Olocausto: il protagonista era un piccolo tedesco il cui nome era Bruno. Suo padre era a capo di un campo di concentramento, e spesso accadeva che del fastidioso fumo raggiungesse l’abitazione. Quando il piccolo chiedeva di cosa si trattasse, il padre non esponeva la realtà, troppo cruda per un bambino così piccolo, invece diceva che stavano bruciando dei vestiti vecchi che non servivano più. Tuttavia, Bruno era cresciuto con pochi amici e la compagnia della scorbutica sorella, maligna, che come il padre era convinta che gli ebrei fossero una razza inferiore, e così si era spinto per giocare, da solo, un pò più in là del solito. Fu così che trovò il campo di concentramento, e un nuovo amico. Era un bimbo strano, ai suoi occhi, un biondino aldilà della solida recinzione che indossava sempre ed ostinatamente il pigiama … non poteva sapere che si trattasse di una divisa da ebreo. Parlando con lui aldilà della divisione materiale, aveva scoperto che quel bambino non aveva il papà, sembrava essere sparito un giorno nel nulla, eppure il piccolo ebreo continuava a volergli bene. Bruno si sentiva male: non sempre era contento di suo padre, che gridava e alzava la voce, che portava a casa uomini strani per discutere di centri vacanza.

Una volta, mentre il piccolo ebreo era a casa, Bruno vide la bramosia con cui il poverino guardava i dolci sul tavolo e gliene offrì uno. Un soldato tedesco, grande e grosso, si infuriò nel vedere quel “sudicio inferiore” che mangiava i dolcetti del figlio del generale e ad un’accusa l’ebreo rispose che era stato Bruno ad offrirgli il dolce. Ma Bruno, terrorizzato dalla grande figura, aveva negato persino di conoscerlo. E così l’ebreo era stato trascinato via e punito, creando molti giorni d’assenza agli appuntamenti con il piccolo tedesco. Quando i due si rividero, l’ebreo era sempre dietro la recinzione e indossava il suo solito pigiama, ma era pieno di brutti segni e contusioni, croste. Tuttavia, la loro amicizia non si spezzò per questo, e, per farsi perdonare, Bruno entrò nel campo di concentramento per cercare il padre dell’ebreo. Lo seguì dappertutto, cercarono dappertutto, mentre Bruno aveva indossato a sua volta il “pigiama” per confondersi con gli altri. Tuttavia, era giunta la sua ora. Come tutti gli altri ebrei che vivevano in quel campo di concentramento, fu portato nella camera a gas. Suo padre se ne accorse troppo tardi: il figlio del proprietario del campo di concentramento era stata una vittima, una delle tante vittime, di quella maledetta guerra.

Le reazioni furono tante e diverse. A sorpresa, Seras non reagì: non essendosi vista la parte in cui Bruno e il piccolo ebreo morivano, non aveva capito che erano stati vittime del campo di concentramento, e guardava perplessamente gli altri che piangevano, come Meirin. A Meirin, a causa della pressione delle lacrime, erano volati via gli occhiali che rendevano più accentuata la sua miopia. Ma, a causa dell’assenza di enormi quantità spropositate di liquidi nel suo corpo, le sue lacrime divennero ben presto comuni lacrime umane di qualcuno che sta per smettere di piangere. La cameriera era commossa da tanta ingenuità, e contemporaneamente da tanta bontà e prontezza nell’aiutare il prossimo, e per la morte di Bruno e degli ebrei rinchiusi in quella camera. La sua emotività tolse l’ennesimo punto ai Phantomhive. E poi c’era Finnian che, più acuto di Seras, aveva capito che Bruno era morto, e si era rificcato la testolina bionda nel divano perché pensava che così non si sarebbero viste le sue lacrime e non avrebbero tolto dei punti ai Phantomhive. Si sbagliava, perché, anche se era più intelligente di Seras, non era poi tanto acuto. Seras era uno strazio. I punti dei Kuroshitsujiani erano ormai a quattro. Ciò scatenò il divoramento progressivo delle unghie di Sebastian da parte di Ciel, che non aveva affatto intenzione di rovinarsi le sue unghiette di maggior-conte, smaltate di blu acceso. Ennesimo punto tolto per il nervosismo del Phantomhive, che troppo tardi si ricordò della prova a cui stava partecipando e di essere quel giorno il maggiordomo. Non stava bene mangiare le unghie del suo padrone. Tre punti rimanenti. Lizzie si mise a piangere a dirotto strillando «Povero bimbo! Lo hanno portato in un posto per niente kawai e lo hanno ucciso con un mucchio di cessi!». Solo due punti. Sebastian, freddo e calcolato quanto lo sarebbe un automa, riuscì appena in tempo a calmare tutti per evitare altre sottrazioni. Bard non fu un problema: era tanto obnubilato dal dolore da non riuscire a percepire un’acca dell’ambiente circostante. Dalla parte degli Hellsing, d’altronde, il nostro caro Alex si conteneva a stento: era stato un film lungo e appassionante, e lui adorava con tutta l’anima i bambini, ne era testimone l’orfanotrofio di cui si prendeva cura. Quindi la dipartita di Bruno e dell’ebreo, come quello della ragazza de “Un ponte per Terabithia”, lo aveva addolorato moltissimo.

Integra vigilava su tutti, senza però mostrare emozioni particolari oltre all’indifferenza. In realtà era piuttosto nervosa per le possibili reazioni dei suoi sottoposti (tutti i presenti venivano considerati sottoposti di Integra da Lady Hellsing) ma dall’altro lato piuttosto ottimista per il rapido declino dei punti dei Phantomhive. 

Alucard, tuttavia, era abbastanza emotivo da mettersi a ridere come un invasato per la morte prematura dell’ebreo e del tedesco, e visto che amava tanto divertirsi, scoppiò a ridere. E addio punto degli Hellsing. Padre Andersen, stizzito, gli tirò una gomitata nelle costole, interrompendo a metà la risata del grosso vampiro in rosso. Quello lo guardò interrogativamente.

«Ahi» si lamentò, massaggiandosi il fianco

«Non farla tanto lunga, Alucard, dopotutto sei un Nosferatu»

«Chi ha detto Nosferatu? Nosferatu è brutto e pelato. È Bugs Bunny senza pelliccia» intervenne Seras, con un sorriso tanto largo da far pensare che sarebbe uscito anche fuori dal suo faccino ragazza poliziottoso. Tutti la guardarono interrogativamente, poi Integra decretò «È vero. Hai ragione, Seras»

La Police Girl saltellò sul divano, rimanendo seduta, e gioì enormemente: il Master-Che-Fuma le aveva dato ragione! Le aveva appena detto che era vero! Alla fine la certezza che Nosferatu e Bugs Bunny fossero la stessa creatura si era rivelata vera! Lei lo aveva sempre saputo! Solo allora la police Girl realizzò che Vlad era diventato Alucard, quella forma spilungona a lei notevolmente più nota

«Mastah coi Baffi! Sei diventato Mastah!» dopotutto, chiamando tutti Mastah senza distinzione poteva creare dei disagi confusionari, invece lei aveva assegnato a ognuno un nome senza però mancare di rispetto e non chiamare “Mastah”: Vlad era ufficialmente divenuto “Mastah coi baffi”, Alucard era semplicemente “Mastah”, e Integra “Mastah-Che-Fuma” o sbrigativamente “Mastah” come Alucard. Tutti insieme, erano i “Mastahs”

«Io sono sempre stato Mastah, cioè, volevo dire, in realtà, Master»

«Si?» Integra si girò verso Alucard, tentando di non essere affatto emotiva per la prova

«No, non chiamavo te!»

«Naadiaaa!» strillò Seras, additando il televisore che si stava spegnendo

«La prova è finita» decretò la voce dalle altoparlanti «E i punteggi verranno assegnati adesso. Vi comunico che sono rimasti solo due punti ai Phantomhive contro i sette degli Hellsing».

Da quest’ultima squadra si levò un boato innaturale per essere prodotto da un numero così limitato di persone, eppure le telecamere ripresero. Sebastian consolò gli altri dicendo «Siamo comunque in vantaggio».

Il tabellone, davanti agli occhi di tutti si aggiornò brillando

Hellsing – 37

Phantomhive – 43.

La distanza tra i punteggi delle due squadre si era notevolmente accorciata: solo sei punti di differenza. Domani, si sarebbe visto se gli Hellsing si sarebbero ripresi o se i Phantomhive li avrebbero notevolmente distanziati, di nuovo.

Per ora, tutti erano decisi a riprendersi semplicemente il meritato riposo … tutti tranne Walter, che dovette subito dopo aver preparato il pranzo spaccarsi la schiena all’orticello, le cui piantine erano appena nate! 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Furiarossa