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Autore: Jerry93    08/02/2011    11 recensioni
Lunga è la via per la redenzione. Sofferenza, dubbi, odio. Gioia, certezze, amore. Hermione e Draco. You and Me.
"Lo Slytherin alzò un sopracciglio. Lei arrossì.
-Posso baciarti?-
Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.
Gioioso, gentile, grato.
-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.
Soddisfatto, solare, semplice.
Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.
Dolce, desideroso, destabilizzato.
Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.
Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.
Afrodisiaco, ansioso, attratto.
Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.
Posò la sua bocca su quella di lui.
Indeciso, impressionato, innamorato."

[Chapter 12, Abstinence and Satisfy]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Becoming Us'
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Chapter fourteen, Fragility

Il ticchettio di un orologio a pendolo, ornato con due piccoli putti gioiosi ed adagiati su moncherini di colonne tortili, le riempiva la testa. In quel ampio salotto circolare, illuminato dalla luce artificiale di un costoso lampadario, lei non era nessuno. Teneva impegnate le sue mani nell’inutile occupazione di lisciare le pieghe inesistenti della gonna del suo tailleur verde scuro.

Si intona con i tuoi occhi le aveva detto.

Lei odiava quel colore. Avrebbe voluto avere gli occhi anonimi e vitrei di sua madre.

Concentrava il suo sguardo sulle mani, temendo che, al primo respiro pesante di suo padre, queste ricominciassero a tremare.

Suo padre, l’essere che prima le aveva dato la vita e poi era arrivato ad un passo dal levargliela.

Quell’uomo che continuava a conversare affabile con la signora Zabini e con il nuovo compagno che questa aveva raccattato nel bordello dove era solita lavorare, ridendo sguaiato alle battute della donna e corteggiandola spudoratamente. Sua madre, quasi incosciente e troppo concentrata a constare la bellezza di un raro dipinto appeso alla parete, lo lasciava fare.

Spesso Blaise veniva reso partecipe della conversazione, lei, invece, ne era completamente estromessa.

Lei non era nessuno.

-Allora, Daphne, come va a scuola?-

La voce della meretrice che aveva partorito il suo promesso sposo la raggiunse appena.

La prima volta che quella donna le aveva rivolta la parola, lei le aveva risposto dando fondo a tutta la sua buona educazione, ma suo padre, comunque, non aveva apprezzato.

E lei ne aveva portato i segni per settimane intere.

-Purtroppo, ha preso la stupidità da sua madre- rispose al suo posto il padre – Fortunatamente, sono riuscito a inculcare qualcosa di utile nel suo minuscolo cervello-

Per lui era un vero e proprio hobby sminuirla. Poco gli importava che in realtà lei fosse una delle migliori studentesse del suo anno, seconda solo alla Granger e ad un paio di Ravenclaw.

-Io credo che Daphne abbia molteplici qualità- disse pacato Blaise.

L’intromissione del ragazzo non piacque al signor Greengrass. Lui non amava essere contraddetto, soprattutto quando aveva un paio di bicchieri di troppo ad idratare le sue poche cellule cerebrali.

-Hai ragione, caro ragazzo, è molto servile e ben educata- cominciò l’uomo in risposta – Ma questi sono miei meriti, non suoi. Probabilmente è talmente stupida da non capire neppure ciò che ci stiamo dicendo-

La verità era che lei capiva benissimo, purtroppo.

-Mi permetta di contraddirla, signor Greengrass, ma le vorrei ricordare che è una delle poche persone che è entrata a far parte del corso di magia avanzata del professor Kennan – provò ad insistere Blaise, comprendendo subito che la sua stupida uscita sarebbe stata la causa di un’ennesima punizione per la sua fidanzata.

-Corso al quale io non le ho dato il permesso di partecipare- rispose l’altro, trattenendo la furia a stento – Comunque, mi auguro che almeno lei, a differenza della madre, riesca a darti un figlio maschio, Blaise -.

Lei e sua sorella erano questo per quell’uomo: incubatrici ambulanti da vendere al miglior offerente.

Non si mosse e non parlò, com’era giusto che fosse: lei era solo un oggetto.

-Scusa, Daphne, potresti accompagnarmi in giardino?- le chiese all’improvviso Blaise.

Attese in silenzio che suo padre, anche quella volta, rispondesse per lei.

Sbagliò e seppe che, alcune ore più tardi, avrebbe pagato anche per quell’errore.

-Il tuo futuro marito ti ha fatto una domanda, rispondi, puttana- le aveva sussurrato suo padre, voltando la testa verso il suo gracile corpo, in quello che fu il gesto più complice e gentile che lei si scambiò con quell’uomo durante tutta la sua vita.

Si alzò, risalendo con lo sguardo il corpo del suo fidanzato e fermandosi sul nodo sfatto della sua camicia, in un gesto di umile riverenza.

-Tutto ciò che lei desidera-

Blaise le aveva offerto il gomito, lei lo aveva afferrato ed insieme erano usciti dal salotto.

Il tempo per raggiungere l’immenso cortile era stato sufficiente per permetterle di ricordare.

 

Suo padre l’aveva lasciata lì, in compagnia di quel ragazzino disordinato. Le aveva detto che era un suo coetaneo, che, come lei, avrebbe frequentato la scuola di Magie e Stregonerie di Hogwarts e che sarebbero stati compagni di Casa.

Slytherin, perché lei non poteva scegliere. O, meglio, poteva farlo solo se glielo concedeva suo padre.

Aveva undici anni, era una bambina e no, non era stupida, anche se Lui diceva il contrario.

Lei sapeva che quell’odioso ragazzino, il quale, a differenza sua, poteva tenere lo sguardo alto e squadrarla con aria di superiorità, sarebbe divenuto, un giorno, il suo nuovo padrone.

Marito, l’aveva corretta sua mamma.

Le avevano detto che si chiamava Blaise. Le avevano detto di non parlare, a meno che lui non le avesse dato il permesso per farlo.

Fu in quell’istante che, per la prima volta, cominciò ad accarezzare le grinze dei suoi vestiti, cercando, inutilmente, di renderli perfettamente lisci.

Impeccabile, questo doveva essere Daphne Greengrass. Non un desiderio, non una volontà. Solo una necessità.

-Puoi alzare lo sguardo-

Queste furono le prime parole che il ragazzino le rivolse. Il primo ordine.

-Puoi parlare-

Aveva continuato lui, dopo alcuni lunghi minuti di silenzio. La seconda imposizione.

-La ringrazio, signor Zabini – gli aveva risposto, sorridendo del solito sorriso falso che suo padre le aveva insegnato.

Il suo interlocutore si era alzato e l’aveva raggiunta. Aveva visto la sua mano alzarsi e si era preparata alle percosse.

Non erano mai arrivate.

Quel bambino le aveva sfiorato leggermente la guancia, sussurrandole parole gentili all’orecchio. Da quella giorno, spesso, il suo tocco gentile era divenuto la sua unica consolazione.

 

Giunti alla loro meta, Blaise afferrò un pacchetto di sigarette e se ne accese una con un colpo di bacchetta. Utilizzare il solito accendino nero e Babbano, infatti, sarebbe stato un affronto imperdonabile anche per un Purosangue rivoluzionario come lui.

Nessuno dei due parlò. Lui troppo innamorato del silenzio per spezzarlo, lei ancora attenta a rispettare i dogmi di una giovane e nobile milady, figlia di un uomo troppo stupido e superbo.

Poi, Daphne aveva cominciato, come era solita fare, a riordinare il fidanzato. Il primo a subire il suo trattamento da perfezionista fu il colletto della camicia, seguito subito dal nodo della cravatta e da quello che era il più grande tormento della ragazza, i capelli, quel pomeriggio particolarmente spettinati.

-Ti punirà per quello che ho detto, vero?- le chiese Blaise, mentre continuava a fumare tranquillamente e la lasciava fare.

-Si- gli aveva risposto lei, dando alcune pacche alla giacca spiegazzata – Mi punirà per le tue parole, per il non aver risposto subito alla tua domanda e per i miei respiri troppo rumorosi- continuò, tirando le labbra in un sorriso stentato – Alla fine, troverà qualcosa per cui valga la pena alzare la sua bacchetta su di me-

-Fermati qui, questa notte- le propose lui, liberando un respiro biancastro.

-Se non potrà sentire le mia urla, mi sostituirà con mia madre o mia sorella-

Non le avrebbe utilizzate come scudo per i suoi sbagli. Non dopo tutto quello che, senza neppure scambiarsi parole, avevano condiviso.

-Tua madre non ti ha mai difeso in tutti questi anni, Daphne!- aveva urlato all’improvviso lui, afferrandola saldamente per le spalle.

Lei lo aveva guardato negli occhi senza, in realtà, vederlo davvero e, poi, si era risistemata la frangia, scompigliata dallo scossone.

-Restane fuori, Blaise, non è una cosa che ti riguarda-

Era stata fredda, sperando che ciò fosse sufficiente a soffocare ogni tentativo di replica da parte del ragazzo.

Lui sembrò arrendersi.

-Vuoi?- le aveva detto, avvicinandole alle labbra le dita strette attorno alla sua sigaretta fumante.

Lei scosse piano la testa.

-L’ultima volta che ho osato tanto non sono riuscita ad alzarmi dal letto per una settimana- cercò di ironizzare Daphne.

-Davvero?- le domandò Blaise, stranamente più loquace e preoccupato del solito. Forse, si era ricordato di quella sigaretta che le aveva offerto, durante la cena sfarzosa che sua madre aveva organizzato per il suo diciassettesimo compleanno.

Perché farlo preoccupare? Perché rovinare anche la sua esistenza?

In fondo, non aveva poi un prezzo così alto donare un’illusione all’unica persona che, pur conoscendo completamente la sua situazione famigliare, la trattava come un essere umano.

- Ovviamente, no!- esclamò Daphne, prendendosi una piccola boccata.

Blaise, dopo essersi preso un deciso respiro di sollievo, finì di fumare e gettò il mozzicone per terra.

Infine, dopo essersi tirato a sé la ragazza, poggiandole una mano su un fianco, la riaccompagnò all’interno dell’edificio.

 

La visita della famiglia Greengrass sembrava essere già conclusa. I coniugi, se in questo modo potevano essere definiti i genitori di Daphne, era usciti dall’ampio ed elegante salotto in cui la signora Zabini, la quale si era occupata personalmente dell’arredamento della stanza, li aveva ricevuti.

Blaise, guardando negli occhi il padre della sua futura moglie, si avvicinò, portando con sé la ragazza, che, pur conscia di quale sarebbero state le conseguenze di quel gesto, non si oppose.

Troppo vicini.

- Daphne, hai fumato?- gli chiese l’uomo, non appena il puzzo di tabacco bruciato lo raggiunse.

Lei, senza neppure guardarlo, seppe con certezza che sul volto dell’uomo si era già dipinto un ghigno trionfante, riconoscendo quel particolare tono di voce che soleva accompagnare quella sua terribile espressione.

Finalmente, aveva offerto a quell’essere la possibilità di punirla per un motivo valido.

Aprì la bocca, pronta a firmare con il suo sangue quel patto con il diavolo.

-Mi scusi, signor Greengrass, ma credo che la colpa sia mia- si intromise Blaise, stringendola più forte e causando il repentino mutamento dell’espressione dell’uomo – Mi scusi, ma non sono riuscito proprio a trattenermi – cominciò, passando morbosamente il pollice della mano destra attorno alle labbra di Daphne, cercando di cancellare un’invisibile sbavatura di rossetto – Ma del resto, come lei stesso si è più volte premurato di informarmi, Daphne mi appartiene, non è vero?-

-Corretto, ragazzo- gli rispose l’altro, combattuto tra il gioire per essere finalmente riuscito a liberarsi di quella piattola di sua figlia e tra il rattristarsi per non poterla punire anche per quel motivo – Ora, signora Zabini, tolgo il disturbo- concluse, facendo cenno ai due oggetti animati che si portava appresso di seguirlo.

-A dire il vero, signor Greengrass, mi chiedevo se Daphne potesse fermarsi a dormire da noi, stasera- insistette Blaise, ricevendo una rapida occhiataccia dalla diretta interessata di quella richiesta.

L’uomo, ora decisamente soddisfatto, nascose la sua felicità dietro la solita facciata da gentiluomo con cui usava celare il suo vero volto di bestia.

-Ovviamente, se per lei signora Zabini non è un eccessivo disturbo, io non posso che cercare di esaudire questa richiesta del mio futuro genero- disse accondiscendente.

La madre di Blaise, altrettanto bugiarda, prese parte a quella recita di ipocriti.

-Come potrei io oppormi, quando mio figlio preme per accogliere in questa dimora la mia adorata nuora?- domandò la donna, richiamando una schiera di folletti con uno schiocco di dita – Preparate la stanza degli ospiti- disse loro altezzosa.

-Scusatemi, madre, ma questa notte io e Daphne condivideremo la mia stanza-

Quest’affermazione sconvolse i presenti.

La raffinata maschera del padre di Daphne, poi, cadde, mostrando il suo vero volto.

-Eccellente!- esclamò, trattenendosi a stento dal saltare per la gioia.

Le rosse labbra carnose della signora Zabini fecero una smorfia, preoccupate che qualche altra prostituta potesse assumere la reggenza di quella villa.

Daphne si strinse le mani giunte sul grembo e guardò sua madre. Negli occhi di quella donna, precocemente invecchiata dalla violenza, vide la vera essenza della paura

 

Blaise la invitò ad entrare, dicendole di accodarsi dove preferiva.

Lei, cercando di non fare alcun rumore, prese posto in un piccolo angolo del grande letto a due piazze. Lui cominciò a spogliarsi.

Rimasto a piedi nudi e gettata la giacca su una sedia, Blaise cominciò a sbottonarsi la camicia.

-Non parli?- le domandò tranquillo.

-Non ho nulla da dire, padrone- gli rispose, alzandosi e cominciando a riporre in modo più ordinato i vestiti del ragazzo.

-Ti avrebbe punito, Daphne – le disse, mentre la costringeva a voltarsi, afferrandola per i polsi.

-Punirà mia sorella, al mio posto- sussurrò, agitando le braccia nel tentativo di liberarsi dalla sua presa.

- Lo so, ma Astoria capirà. Lei sa benissimo che ti prendi anche la sua dose, pur di evitare che tuo padre la tocchi!-

-Tu non sai niente!- urlò furente Daphne – Tu non l’hai sentita urlare! Tu non l’hai vista piangere! Tu non sai cosa si prova quando Lui ti punisce! Tu non conosci quel dolore, quella vergogna, quel senso di inferiorità!-

Blaise la liberò, assistendo alla rapidità con cui il corpo di lei, come morto, cadde a peso sul pavimento. Riuscì a malapena ad evitare che si facesse male.

Tremava.

-Lei è così piccola … lei è così piccola … lei è così piccola … - cominciò a ripetere Daphne, troppo scossa per accorgersi dell’insensata litania che usciva dalla sua bocca.

Lui, inginocchiato al suo fianco, l’abbracciò, spingendola contro il suo petto.

-Eri molto più piccola di lei, quando lui ha alzato la bacchetta per la prima volta contro di te. E tu, a differenza sua, non avevi nessuno a difenderti- le disse, cercando di tranquillizzarla e ottenendo l’effetto contrario.

Quelle parole la fecero improvvisamente rinvenire, ridandole la lucidità che aveva perso.

-E tu credi che io, dopo tutto quello che ho provato, potrei anche solo pensare lontanamente di rifugiarmi qui da te e lasciarla esposta alla follia di quella bestia?- gli domandò, mentre cercava di allontanarlo da sé facendo leva con le braccia sul suo petto.

Blaise non le rispose e rimase in silenzio. Daphne prese a scalciare per liberarsi, come un animale di fronte ad un pericolo mortale, e lui, nell’impulsivo istinto di difendersi, le afferrò una gamba. Lei smise di combattere e strinse i denti per un dolore che Zabini non pensava di averle causato.

Il ragazzo impugnò subito la bacchetta e pronunciò piano un incantesimo.

- Finitus Incantatem –

Sulle gambe della ragazza, lasciate scoperte dalla vetusta gonna del tailleur verde scuro, comparirono numerosi lividi di diverse tonalità e dimensioni.

-Da quando ha smesso di usare la magia?- le chiese, digrignando i denti per la rabbia.

-Da quando ha la necessità di punire anche i folletti- rispose lei, quasi offesa dal cambiamento di discorso.

Il ragazzo aumentò ancora la forza del suo abbraccio, quasi soffocandola.

- Dov’è il Blaise freddo e insensibile che mi piace tanto?-

Lui sospirò oltraggiato.

- Dov’è la Daphne che parla come uno scaricatore di porto e che si batte anche a mani nude per le cose in cui crede?-

Nella stanza, nuovamente, calò il silenzio.

-Scapperò, prima o poi- lo rassicurò, consolando anche sé stessa – Non appena avrò la certezza che mia madre e mia sorella saranno al sicuro-.

La discussione era chiusa. Come al solito, lei si era portata a casa la vittoria.

Blaise l’aiuto ad alzarsi, facendo attenzione a non farle del male.

Quando fu finalmente in piedi, sul viso di lei si dipinse un ghigno.

-Non credi sia il caso di non vanificare le loro aspettative?- gli domandò – Spogliati, stasera quella brutta racchia di tua madre ti sentirà gridare-

Il ragazzo rise soddisfatto.

Questa è la vera Daphne Greengrass.

 

***

 

L’atmosfera alla Tana, con l’arrivo di Lupin e Malocchio, si era fatta più calda. Coscienziosamente, Drew, dopo aver combattuto una breve battaglia verbale con il primo, con cui da tempo non era più in buoni rapporti, aveva deciso di battere in ritirata e, di conseguenza, aveva sgomberato il luogo in cui si era tenuto il combattimento, immediatamente aiutato dalla sua consolidata alleata Narcissa Black.

Subito dopo il professor Kennan e la signora Malfoy, anche Hermione e Draco si erano rapidamente defilati. La prima era stata costretta da Molly a promettere di ritornare il prima possibile, il secondo, invece, mentre la ragazza parlottava con Moody, aveva dato sfoggio di tutta la sua buona educazione, ringraziando i signori Weasley per aver ospitato lui e sua madre e tutto il resto della famiglia per la bella giornata trascorsa in loro compagnia.

Inutile dire che scostando la superficiale gentilezza di quelle parole, palese era la totale intolleranza del ragazzo per quella mandria di bifolchi schizzati.

Quando finalmente furono liberi, entrambi rimasero in silenzio fino a quando il buio di quel pomeriggio invernale impedì ad entrambi di vedere il viso dell’altro.

Poi Draco, quando fu certo che nessun curioso potesse vederli o sentirli, l’acciuffò, passandole un braccio attorno al grembo e stringendola a sé.

-Credi che, se Blaise me lo chiedesse, potrei definire questa visita dai tuoi parenti come un appuntamento?- le chiese, sussurrandole piano all’orecchio.

Hermione, imbarazzata e felice che la poca luminosità di quel luogo le permettesse di nascondere il rossore di cui era certa si fosse tinto il suo viso, cercò di sfuggire alla sua presa, ancora convinta di potersi liberare da quel contatto senza soffrire.

Draco mugugnò qualcosa, simile ad un invito a smettere con i suoi futili tentativi di liberarsi, e la cinse anche con l’altro braccio, appoggiando la testa nell’incavo tra la testa e la spalla della ragazza.

-Non rispondi, amore?- le chiese, sogghignando, lo Slytherin.

-Definiscilo come preferisci, amore. Sappi, comunque, che a chiunque me lo chiederà dirò di aver esagerato con il Whisky Incendiario e di non ricordare nulla di questa giornata di Natale-

Draco le posò un bacio lieve sulla pelle sensibile del collo. Hermione poté percepire le labbra di lui schiudersi in un sorriso. Avrebbe voluto vederlo, quel sorriso.

Avrebbe voluto essere stata in silenzio, perché, vista la felicità del ragazzo, sapeva benissimo che stava per colpirla approfittando della sua affermazione.

-Perfetto. Racconterò io di come mi hai presentato la tua famiglia, di come mi hai implorato di sposarti e di come mi sei saltata addosso non appena ho acconsentito. Infine, con abbondanza di particolari, narrerò la nostra prima notte da fidanzati, soffermandomi sulle numerose volte in cui hai urlato il mio nome- le rispose lui, interrompendo il suo discorso solo per mordicchiarla dolcemente dove prima aveva lasciato un bacio.

Lei rimase immobile, visibilmente tesa.

-Non parli?- le chiese lui, poco dopo – Non starai cercando di dirmi che … -

Lei sbottò, cosa che prese il ragazzo in contropiede. Gli occhi nocciola della ragazza, furiosa e con le braccia incrociate sul petto, lo spaventarono. Nonostante ciò, non sciolse la sua presa.

- Visto che non ci arrivi con il tuo cervellino da criceto, cercherò di spiegarmi nel modo più semplice e comprensibile- cominciò Hermione, prendendosi un grosso respiro – Dobbiamo Smaterializzarci. Visto che tu non hai ancora fatto l’esame, devo trasportare anche te. Infine, siccome vorrei evitare di Spaccarti, ho bisogno di concentrarmi. In conclusione, credi di poter trattenere i tuoi ormoni?-

Draco si offese.

-Bastava dirlo- brontolò il ragazzo.

Hermione, dopo un sospiro liberatorio e un’imprecazione silenziosa, lo afferrò per una mano e, senza neppure avvisarlo, si Smaterializzò.

 

Il ragazzo si ritrovò in un vicolo lievemente illuminato dalla luce giallastra di un lampione. La sua testa non sembrava volersi fermare e, a peggiorare la situazione, uno spiacevole senso di vomito lo tormentava. Ovviamente, la sua amata Hermione stava sghignazzando soddisfatta.

-Grazie dell’abbondante preavviso, amore- commentò velenoso.

-Non oso immaginare che effetto potrebbe avere uno Schiantesimo su di te, se una semplice Smaterializzazione ti riduce ad uno straccio- gli rispose lei, con un tono simile.

Il ragazzo, che non aveva preso bene l’affermazione della ragazza, si piegò sulle ginocchia, cercando un po’ di pace da quella spiacevole sensazione.

Hermione lo raggiunse e, poggiandogli una mano sulla schiena, cominciò a preoccuparsi della sua salute.

-Vattene, Granger – le rispose l’altro, colpito nel suo radicato orgoglio maschile.

-Non fare il bambino, Malfoy – lo riproverò lei mentre, dopo aver impugnato la sua bacchetta, eseguiva un semplice incantesimo contro il mal di Scopa, che, purtroppo, aveva dovuto utilizzare molte volte durante le lezioni di Volo del primo anno con Madama Bumb.

La magia sembrò avere l’effetto desiderato.

-Come stai?- gli chiese Hermione.

-Meglio- rispose lui – Grazie –

Hermione gli si avvicinò.

-Forse avrei dovuto avvertirti-

Draco alzò un sopracciglio.

-Stai cercando di scusarti?- le chiese, soddisfatto.

Lei non gli rispose.

-Il tuo maledetto orgoglio- cominciò il ragazzo poco dopo – sarà la tua rovina. Dovresti capire che non puoi fare tutto da sola, dovresti abbassarti a chiedere aiuto quando ne hai bisogno e dovresti imparare a chiedere scusa quando è il caso di farlo-

Dalla bocca di Hermione uscì una preoccupante risatina isterica.

-Devo proprio essere ridotta male se uno Slytherin mi sta dando lezioni di vita- mormorò, avviandosi verso l’angolo che, una volta svoltato, le avrebbe permesso di uscire da quel vicolo oscuro.

Di nuovo, la salda presa della mano di Draco attorno al proprio polso la trattenne.

-Vorrei poter entrare in quella tua testolina contorta, sai? Vorrei sapere cosa ti tormenta, qual è la causa dei tuoi comportamenti e, soprattutto, vorrei sapere cosa pensi di me-

I loro occhi si incontrarono. Hermione aveva voluto che lui la vedesse, che non avesse dubbi sulla veridicità di ciò che stava per dirgli.

-Ho paura di perdere le poche persone che mi restano e a cui voglio bene, voglio riuscire a mettere in scacco il Signore Oscuro e, infine, credo che dovresti trovarti una ragazza che ti meriti più di me-

La candida pelle del Sanguepuro subì pesantemente il contraccolpo, tingendosi del canuto colore dei capelli dei saggi.

- Dov’è il tuo orgoglio, stupida saputella?- le chiese lui esasperato – Possibile che tu sappia usarlo solo quanto è chiaro che non dovresti farlo? Mi cercherò un’altra ragazza non appena mi sarò stancato di poter finalmente respirare un po’ d’aria fresca- continuò, avvicinandosi a lei, in cerca di un contatto che Hermione evitò – Non credo mi mancherà molto presto il fetore che ho dovuto sopportare prima di conoscerti, comunque –

-Quindi, mi sopporti per mero interesse personale?- gli domandò. I suoi occhi nocciola scansavano continuamente il contatto con quelli inquisitori di lui.

-Vuoi che ti dica una bugia, rispondendoti di sì? Sai, amore, non vorrei mai che le mie parole ledessero la tua dignità- le rispose.

-Lo fai per pietà?-

Calò il silenzio.

Anche le auto Babbane, che, seppur di rado, passavano sulla strada principale di quella piccola cittadina, sembrarono fermarsi. Per alcuni lunghi istanti, il Tempo scese a patti con le loro esigenze, concedendo ad entrambi il tempo necessario affinché nessuno dei due ferisse l’altro.

-Dovresti passare meno tempo con quegli idioti di Potter e Weasley, amore. La loro stupidità sembra essere molto contagiosa- ironizzò Draco – Possibilmente, dovresti seguirmi come una brava cagnetta obbediente, così sarei anche sicuro che quell’idiota del chihuaua Belby non possa metterti addosso le sue luride zampe. Se solo lo avessi saputo prima, ti avrei regalato un bel collare, invece di quel sacco di pelo ruffiano-

Evidentemente, Draco si era pentito di averle regalato Nightfall, il quale sembrava essere divenuto un rivale in amore ben più pericoloso del Ravenclaw.

-Comunque, Hermione – continuò lui – Hai ancora di questi dubbi?-

Insicura.

Spaventata.

Sola.

-Io ti amo, te l’ho già detto più d’una volta. Forse dovrei fartelo dire dalla McGranitt, visto che prendi tutto ciò che dice quella vecchia come oro colato-

Lei mosse un passo verso di lui.

Lo abbracciò.

Respirò a pieni polmoni il suo profumo, capendo solo in quell’istante quanto questo le mancasse.

Percepì sotto i polpastrelli tremanti delle sue mani il corpo solido di lui. Lui era la certezza di cui aveva bisogno e, sebbene lo sapesse da tempo, non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo a sé stessa.

Gli posò un lieve bacio alla base del collo, ricambiando un favore che per lei era già mutato in urgente bramosia.

-Se continui così, Hermione, sarò costretto a sbatterti contro il muro- sussurrò Draco, appagato.

Lei frenò immediatamente la rapida corsa delle sue mani nella perlustrazione della schiena di lui.

-Allora la smetto subito-

L’occhiata furiosa che le rivolse sembrò poterla soffocare.

-Stavo scherzando- disse, scandendo bene quelle due parole – Ricomincia immediatamente!-

Hermione poggiò una mano sul suo viso e sorrise.

-Purtroppo, dobbiamo andare da mia zia-

La mascella dello Slytherin sembrò cominciare una rovinosa caduta verso il pavimento.

A fermarla furono le labbra gentili di Hermione, che gli concessero un rapido bacio.

-Andiamo- esordì lei, dando una breve occhiata al suo orologio da polso.

Dovunque tu voglia.

 

***

 

Gli teneva un mano, pur camminando ad un passo da lui.

Sembrava felice. Sembrava che, nell’ultimo periodo, fosse riuscita a lasciarsi alle spalle, almeno in parte, il dolore che perdere i suoi genitori le aveva dato.

Finalmente, Hermione Granger stava ricominciando ad essere, per quanto le fosse possibile, ciò che Lord Voldemort aveva cercato di cancellare.

Eppure non riusciva a togliersi quel tarlo che, se ne rendeva conto, mandava in cortocircuito il suo senso critico.

Perché lei, per lui, era un continuo mistero, una piccola cittadina nascosta perennemente da un imperturbabile foschia.

-Parlami-

Svelati.

Avrebbe voluto che ciò che aveva avuto il coraggio di pronunciare avesse il tono di un ordine a cui la ragazza non si sarebbe opposta. Il massimo che riuscì ad ottenere fu una supplica malcelata.

-Di cosa?- gli chiese lei, voltandosi.

Hermione aveva acconsentito.

Draco sorrise.

-Di quello che preferisci- rispose, certo che, se fosse stato lui a porre un limite a quella conversazione, anche lei si sarebbe rinchiusa in sé stessa.

-Chiedi ed io ti risponderò-

Le lasciò la mano. Lei, che intanto avevo ripreso a camminare, sembrò essere sul punto di fermarsi nuovamente per chiedergli spiegazioni.

Draco la strinse a sé prima che lei avesse il tempo di farlo, legando i loro corpi in quella che era, sebbene lui non lo sapesse, una vicinanza appagante per entrambi. Quel gesto improvviso causò un piccolo sobbalzo di Hermione.

-Prima domanda- incalzò immediatamente Draco – Hai paura di me?-

Lei, com’era solita fare, si prese alcuni istanti per formulare una risposta sensata e razionale.

-Della coppia, non sono io quella che si tormenta con dubbi stupidi?- gli rispose, interpellandolo a sua volta.

Coppia.

-Non mi hai risposto, Hermione!- esclamò esterrefatto – Non credere di poter sfuggire così facilmente al mio interrogatorio! Comunque … sono il tuo fidanzato?-

Lei ghignò, con un’espressione palesemente da Slytherin.

-Vorresti esserlo?-

Lui, tenendosela stretta, pur continuando a camminare, la squadrò dall’alto in basso.

-Domanda stupida, amore, visto che credo di aver più volte sottolineato che, se fosse per me, saresti già mia moglie da tempo-

Il silenzio della ragazza preoccupò Draco. Hermione di rado era un corpo in quiete.

-Mi piace- esordì lei, colpendo di sorpresa più sé stessa che non il suo interlocutore.

-Che cosa? Vedermi dannare mentre cerco di inculcare in quella tua testa cocciuta che sono l’unico ed ideale uomo della tua vita?- scherzò lui.

-Assolutamente no, amore- rispose Hermione piccata – Parlo del sentirsi desiderata, del sapere di poter scegliere di non essere più sola, dell’avere un’alternativa-

Draco, dando fondo alla sua esperienza maturata in anni interi trascorsi ad essere l’unica preoccupazione di sua madre Narcissa, si mascherò con un tenero broncio da bambino incontentabile.

-Mai una volta che ti scappi di dimostrarmi un po’ d’affetto- sentenziò, oramai sconfitto – E, comunque, devi ancora rispondere alla mia prima domanda!-

Alla fine, dopo una dura battaglia, la Gryffindor alzò bandiera bianca, accettando la sconfitta.

Per poi ritornare immediatamente sui suoi passi.

-Devi proprio cercare di distruggere così il mio entusiasmo, Draco?-

-Rispondimi!-

-Uffa … diciamo, allora, che molte delle mie paure riguardano la tua persona- lo accontentò – E, mettitelo bene in testa, stupida vipera, se non fosse per te non mi sarei mai sentita così-

 

***

 

Erano arrivati davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione di sua zia e lei, dopo aver afferrato la mano che Draco le porgeva, aveva suonato il campanello.

Un vociare confuso superò le spesse mura di cemento armato e il fragile vetro degli infissi. Era da quando sua cugina aveva lasciato quella casa che non percepiva più quella confusione caotica ed estremamente famigliare.

Qualcuno aprì loro la porta. Una ragazza, quasi ventenne, con capelli sciupati e di un’accesa tinta rossastra, con un’evidente ricrescita castano scura. I suoi occhi erano stanchi ma, in tempi migliori, dovevano aver fatto stragi di cuori con la loro innata vivacità. Un bel viso, che Hermione ricordava molto spigoloso, ammorbidito e più dolce. Le solite mani affusolate, rovinate da un lavoro svilente e faticoso.

-Oddio, Hermione!- esclamò sua cugina Jessica, la ragazza dai capelli rossi, quando la vide.

Lei era il suo personale serpente tentatore che, offrendole quell’inebriante desiderio di ribellione di cui aveva bisogno, spesso l’aveva portata sulla cattiva strada.

- Jessica, cosa ci fai qui?-

Questa, con la bocca ancora spalancata, riuscì solo a chiamare soccorso.

-Mamma!- urlò, strabuzzando gli occhi.

Zia Margot entrò presto nel campo visivo dei due visitatori.

Rideva.

Da quando quelle due andavano d’amore e d’accordo? L’ultima volta che le aveva viste assieme la più giovane, dopo aver lungamente sbraitato con e contro l’altra, aveva preparato una piccola valigia e aveva abbandonato la casa materna.

- Jess, come credi di poter badare ad Emy, se hai problemi persino ad invitare gli ospiti ad entrare?- domandò la donna, invecchiata dagli eventi, alla figlia, mentre superava la porta che, dalla cucina, conduceva al piccolo corridoio d’ingresso.

Non appena Margot vide la nipote, si portò le mani al petto e si lanciò in un’esclamazione gioiosa.

-Mamma!- gridò anche questa a sua volta.

Infine, l’anziana nonna Jean, reggendo tra le braccia un piccolo batuffolo rosa, giunse, con il suo solito passo tranquillo, al luogo dove si concentrava tanto clamore.

Hermione, ancora sconvolta da quella riunione di generazioni in cui, inconsapevolmente, si era ritrovata coinvolta, salutò la parente a cui era particolarmente affezionata.

Questa, ovviamente, la riconobbe subito e, dopo aver dato il morbido involucro a Jessica, la raggiunse quasi correndo e la strinse in un accalorato abbraccio.

Dopo Hermione fu il turno di Draco.

Jean, la cui espansività era nota in tutta la famiglia, concesse una stretta gentile anche al ragazzo, il quale, palesemente imbarazzato, ricambiò alla meno peggio.

Conclusi i convenevoli, le tre donne li invitarono ad entrare.

-Entrate, ragazzi, entrate!- cominciò Margot, finalmente ritornata il sé – Vado a scaldare l’acqua per il tè!-

La scoperta che la nonna si era prodigata per cucinare i suoi celebri biscotti, poi, aveva reso vani tutti i tentativi dei due ragazzi di declinare l’offerta.

La Gryffindor dovette attendere d’essere seduta di fianco al suo accompagnatore sul vecchio divano del salotto per poter, finalmente, essere aggiornata su tutti i cambiamenti che sembravano aver scosso dalla fondamenta l’ora stabile equilibrio di quella casa.

Jessica, dopo essersi seduta sul bracciolo dello stesso sofà, con grande attenzione, aveva messo tra le braccia della cugina il batuffolo rosa.

- Hermione,- aveva cominciato Jessica – ti presento Emy, mia figlia-

La notizia la lasciò basita.

Poi, scostando i lembi della morbida coperta in cui la pargoletta era stata avvolta, aveva potuto vedere il viso paffuto di una neonata addormentata.

-Ma … quando?- riuscì a chiedere Hermione, mentre il suo sguardo sembrava essersi completamente invaghito dell’esserina.

-Quando è nata? Cinque mesi fa. Da quando nonna Margot lo ha scoperto? Da poco più di due mesi, quando sono stata costretta a venire a chiedere il suo aiuto per cercare di dare ad Emy un futuro migliore. Te lo giuro, Hermione, avremmo voluto dirtelo, ma non siamo riuscite a rintracciarti- le rispose Jessica.

Probabilmente, se non avesse deciso di andare a far visita a sua zia, non sarebbe mai venuta a conoscenza della nascitura. Del resto nessuno, di quel che le rimaneva della sua famiglia, sapeva quale scuola frequentasse e dove questa fosse. E, comunque, se anche fossero state al corrente di queste informazioni, non avrebbe mai potuto dire loro che, per poterla rintracciare, avevano bisogno di un gufo o di un barbagianni.

-E sai chi è il padre?-

La domanda, apparentemente crudele, lasciò Draco basito.

-No- disse tranquilla l’altra – Ma chiunque sia, devo ringraziarlo per avermi fatto il regalo più bello della mia vita-

Hermione prese a cullare piano la piccola Emy.

-Tu, invece, dove e quando hai conosciuto questo bel ragazzo?- chiese Jessica, non appena ritenne fosse giunto il momento per il suo interrogatorio.

Entrambi, in perfetta sintonia, arrossirono imbarazzati.

-Siamo compagni di classe-

-Siete fidanzati?- insistette l’altra.

Alla fine, la domanda fatidica era arrivata.

-Si-

La voce della Gryffindor era stata chiara, nitida e sicura.

-Peccato- concluse Jessica, mentre si riprendeva felicemente la figlioletta che Hermione le stava porgendo.

 

Madre e figlia, molto più simili di quanto si potesse pensare, aveva continuato, per quasi un’ora, a tempestare Draco Malfoy di domande.

Da dove vieni? Che lavoro fanno i tuoi genitori? Cosa ti ha colpito di Hermione? Da quando siete fidanzati?

Per alcune di queste, lo Slytherin, con opportune modifiche ricamate dalla sua invidiabile fantasia, non ebbe dubbi, per altre, invece, dovette chiedere il sussidio della sua fidanzata, la quale, dando prova di una perfetta armonia di coppia, interveniva subito in suo aiuto.

Zia Margot, verso le cinque, aveva servito il tè. La donna, dopo aver riempito le tazze con l’acqua calda, aveva passato alla nipote l’ampio contenitore in cui custodiva gelosamente le sue numerose varietà di infusi.

La Gryffindor decise di sperimentare i frutti rossi, lo Slytherin, invece, superato lo shock causato dalla grande possibilità di scelta, si gettò sul gusto vaniglia, cosa che gli fece guadagnare una grande quantità di punti nella scala di valori di zia Margot.

-Finalmente qualcuno che mi capisce!- aveva esclamato la donna – Sai, la vaniglia è il mio gusto preferito!-

-Sbaglio, Hermione, o ha regalato anche a te un profumo alla vaniglia?- si intromise Jessica.

Draco sapeva bene la risposta corretta di quella domanda, ma, cercando di nascondere il rossore appena accennato delle sue gote, si prese un’abbondante sorsata del liquido ambrato.

 

La conversazione, poi, era passata ad argomenti ben più seri.

-Zia Margot - aveva cominciato Hermione – mi chiedevo se, in quanto mia tutrice legale, potessi fare un piccolo prelievo dal conto dei miei genitori a mio nome. Sai, sono un po’ al verde … -

La donna si era incupita rapidamente.

-Purtroppo no- aveva risposto scuotendo piano la testa – Nel testamento dei tuoi genitori, questi hanno espresso la volontà che per ogni prelievo dal loro conto, prima del tuo raggiungimento della maggiore età, tutti i tuoi parenti più stretti in vita dessero il loro benestare. Purtroppo, oltre a me e tua nonna, anche tuo zio Leonard deve firmare le carte necessarie e, come ben sai, lui non è al momento raggiungibile-

Zio Leonard, il fratello di suo padre. Un vero e proprio amante del pericolo. Probabilmente, mentre loro stavano parlando, lui stava affrontando un anaconda nella foresta pluviale, aiutato da quel pazzo di suo figlio George.

-Comunque, domani mattina potrei provare a rintracciarlo. Magari, se lo facessi parlare con il direttore della Banca, potremmo riuscire ad accedere al tuo conto e fare il prelievo di cui hai bisogno- ragionò a voce alta la donna – Dubito, comunque, di riuscire in questa impresa. Quell’uomo è un vagabondo-

-Potreste fermarvi per un paio di giorni qui da noi- si intromise, nuovamente, Jessica.

Hermione, dopo un breve colloquio di sguardi con Draco, rispose ad entrambe.

-Noi non possiamo fermarci. Dobbiamo ritornare a scuola e dobbiamo prendere il treno questa sera- disse.

A prendere parola fu la saggia nonna Jean.

- Hermione, cara, hai appena detto che sei senza soldi, come farai a pagarti la scuola?-

La diretta interessata alzò le spalle.

-Mi troverò un lavoro pomeridiano-

Di nuovo, la donna, come aveva già fatto il giorno del funerale dei suoi genitori, stava per farle quella proposta.

-Lo so, Hermione, che quella che frequenti è una delle migliori scuole di tutta l’Inghilterra, ma, se tu accettassi di lasciarla e di trasferirti definitivamente qui da noi, potremmo aiutarti molto più di quanto non facciamo ora- cominciò Jean – Noi non abbiamo molto denaro, infatti viviamo in quattro con la mia pensione e lo stipendio di tua zia, e tu sei troppo lontana, Hermione –

La stretta della mano di Draco si fece più salda. Seppe che il ragazzo non aveva preso bene quella notizia.

La ragazza si prese un grosso respiro.

-Ci ho pensato molto, in quest’ultimo periodo. Ma non voglio e non posso lasciare la mia scuola. Non ora, almeno. Troverò un modo per finire quest’anno scolastico e, se la situazione si dovesse fare insostenibile, verrò ad abitare qui da voi- disse Hermione – Prima, però, voglio essere sicura di non avere nessun’altra possibilità-

Sua nonna uscì dalla stanza, con gli occhi lucidi per quell’ennesimo rifiuto e per l’aver rivisto, nella certezza delle parole della nipote, quella con cui, alcuni prima, la sua secondogenita Emily le aveva annunciato il suo imminente matrimonio.

Quando era ritornata nella stanza, stringeva tra le mani una piccola mazzetta di banconote di poco valore.

-Non è molto, Hermione, ma questo è tutto ciò che mi è rimasto della mia misera pensione- le disse, porgendogliela.

-Non posso accettare nonna- aveva risposto subito la Gryffindor, allontanando la mano raggrinzita della donna, con cui questa aveva asciugato lacrime troppo amare per essere trattenute.

-Questo è l’unico modo con cui io e tua zia possiamo aiutarti, visto che non sappiamo neppure dove si trova quella tua dannata scuola, quindi prendili e non replicare, Hermione – aveva concluso Jean, afferrandole la mano e facendogliela stringere attorno alle banconote.

La ragazza, sconfitta, aveva riposto il denaro nella sua magica borsetta.

 

***

 

Stavano ripercorrendo la stessa strada al contrario. Quel vicolo, dove il buio era padrone, sarebbe stato il posto più adatto per la Smaterializzazione Congiunta.

La verità era una sola. Hermione sapeva che, se non fosse riuscita a trovare i soldi per pagare le tasse di Hogwarts, avrebbe dovuto abbandonare il mondo magico, ritornando ad essere una normalissima Babbana come tante.

Dopo la visita a casa di zia Margot, Hermione dovette ammettere a sé stessa che poche erano le sue vie d’uscita.

Accettare la carità dai suoi amici o chiedere a Silente di lanciarle un incantesimo di memoria sufficientemente forte da farle dimenticare tutto ciò che aveva scoperto negli ultimi sei anni della sua vita.

E lei sapeva già quale strada avrebbe intrapreso.

Avrebbe concluso il suo sesto anno, cercando in ogni modo di incastrare Marcus Belby, e, poi, sarebbe sparita, come petali di un soffione scosso dal vento.

Di lei, della celebre Hermione Granger, non sarebbe rimasto nulla se non un piccolo ricordo nella testa delle persone che le volevano bene.

Avrebbe abbandonato Harry, lasciandolo in balia della sua impulsività e del suo poco sangue freddo. Ma era certa che Ginny, la sua unica vera amica, l’avrebbe sostituita egregiamente.

Avrebbe abbandonato Ron e tutta la sua amorevole famiglia. E così, finalmente, avrebbe fornito all’intera umanità la necessaria eccezione che conferma la regola: lei, il suo primo amore, lo avrebbe dimenticato.

Avrebbe abbandonato i suoi amati libri di Magia e chi glieli aveva fatti amare. Le faceva male sapere che, troppo presto, avrebbe scordato la professoressa McGranitt, il professor Vitious e Drew.

Infine, avrebbe abbandonato lui.

Sapeva che, probabilmente, i suoi occhi premurosi l’avrebbero tormentata nelle notti più buie della sua esistenza, ma sarebbe sopravissuta anche a quella sofferenza o sarebbe morta nel tentativo di farlo.

Sapeva che l’illusione del tocco gentile delle sue labbra l’avrebbe resa pazza, ma sperava che almeno la pazzia, con gli adeguati psicofarmaci, l’aiutasse ad andare avanti.

Sapeva che mai, in nessun altro ragazzo, avrebbe potuto ritrovare il suo profumo e il sapore della sua pelle.

Ma, alla fine, del suo Draco Malfoy non sarebbe rimasto che un doloroso tormento scavato nelle sue ossa.

-Ne ho già parlato con mia mamma, ci occuperemo noi di tutte le spese necessarie per la tua educazione-

Sapeva che lui avrebbe combattuto, ma lei non avrebbe abbassato facilmente le sue difese.

-La mia famiglia non andrà di certo in banca rotta per un centinaio di galeoni e all’inizio del prossimo anno compirai diciotto anni e avrai accesso al conto dei tuoi genitori. Non puoi dirmi di no-

Era vero. Lei non poteva dirgli di no. Le delusione sul suo volto l’avrebbe uccisa.

-Il problema non sono i soldi, Draco – disse Hermione – Io non posso più voltare le spalle alla mia famiglia. È stata la mia decisione di diventare una strega che ha portato alla morte dei miei genitori, e questa, lentamente, sta logorando mia nonna. L’hai sentito anche tu, loro hanno bisogno di me. Hanno bisogno di soldi ed io, oltre a dare loro il denaro dei miei genitori, potrei anche trovarmi un piccolo lavoro per arrotondare lo stipendio di mia zia. Loro sono tutto ciò che mi rimane, lo capisci Draco?-

Si era voltata e gli aveva preso le mani.

Lui era impassibile.

-Ed io?-

Hermione, per la prima volta nella sua vita, non seppe cosa rispondere.

-Ed io, Hermione?- insistette Draco – Io ho voltato le spalle al Signore Oscuro per te! Io ho esposto mia madre per te! Non puoi trattarmi con un paio di scarpe vecchie, non me lo merito neppure io-

-Lo so, Draco, ma … -provò lei, venendo subito interrotta.

-Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami- le ordinò lui, afferrandole il viso con una presa sicura.

-Sai che non posso-

Draco sorrise.

-Lo ammetto, ci speravo- disse, immediatamente più sollevato – Ascoltami, allora. Hai detto che i soldi non sono un problema. Non appena compirai diciotto anni, o prima se la signora Margot riuscirà a trovare tuo zio, darai tutti i soldi dei tuoi genitori alla tua famiglia, risolvendo i loro problemi economici. Tu, invece, come un’adatta futura signora Malfoy, vivrai a mie spese. Provvederemo io e mia madre al tuo mantenimento e a tutte le tue spese. In cambio, devi solo promettermi che non abbandonerai il mondo magico-

Una via di fuga. Con Draco.

-E, ovviamente, dovrò sposarti … -

-Credevo che quest’aspetto fosse assodato, amore- scherzò lui.

Lei sospirò, sconfitta, per la seconda volta nel giro di mezzora.

-Accetto, ma … -

-Ma?- domandò Draco, particolarmente affascinante con quel suo sopracciglio sinistro alzato.

-Ma mi servono solo i soldi per le tasse scolastiche e ho intenzione di restituirti tutto ciò che mi presterai il prima possibile-

-Non avevi detto che i soldi non sono un problema?- le chiese – Comunque, se mi prometti che non te ne andrai da Hogwarts, per me va bene. Anche se non so come farai a trovare quei soldi-

Lei, entusiasta per quell’opportunità, gli saltò tra le braccia, cosa che Draco apprezzò particolarmente.

-Ovviamente darò ripetizioni!-

 

-Non fumi, oggi?- gli domandò Hermione poco prima che si Smaterializzassero.

-La tua futura suocera è un segugio e non apprezza questo mio vizio- le rispose tranquillo lui.

La risata cristallina della Gryffindor riempì l’aria.

E i due ragazzi, teneramente abbracciati, ricomparirono davanti ad una piccola palazzina Babbana di quindici piani.

Nel grande attico che occupava tutto il sedicesimo piano, abilmente celato da un ottimo incanto Fidelius, dimorava la signora Narcissa Malfoy.

Note dell’Autore

Prima cosa … Grazie, grazie e grazie! A tutte le lettrici veterane e a quelle “nuove”. Con il capitolo 13, per chi non lo sapesse, è stato superato il limite che ormai davo per insuperabile delle 8 recensioni. Quindi, ancora grazie alle 10 persone che lo hanno recensito!!!

Vi informo che ho ritenuto fosse il caso di alzare il rating da giallo ed arancione per i contenuti di questo capitolo (parlo del padre violento della povera Daphne).

Ed ora, a malincuore, vi annuncio che ho una cattiva notizia. Avevo anticipato, nelle “Note dell’Autore” di qualche capitolo fa che, prima o poi, sarebbe cominciato un progetto a cui avevo deciso di partecipare e che, sicuramente, mi avrebbe impiegato molto tempo. Beh, il momento tanto atteso è giunto ed ora, dalla scorsa settimana, mi ritrovo con 10 ore e mezza in meno di libertà a cui, ovviamente, vanno aggiunte quelle di cui necessita la scuola.

Risultato? Non ho tempo per fare niente. Questo capitolo (che volevo pubblicare prima della fine di gennaio), per esempio, è stato scritto quasi completamente la sera tardi, quando facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Conseguenza di questo impegno che mi sono preso è anche il non poter leggere le fanfiction altrui, quindi, se qualcuno dei pochi autori che ho recensito nell’ultimo periodo si stesse chiedendo dove sono, sappia che, non appena avrò un po’ di tempo, farò il possibile per smaltire gli arretrati.

Passo ora alle risposte a personam (sono molte più del solito!!!):

 

Jennifer91:  innanzitutto … è un piacere conoscerti, nuova lettrice!!! Grazie, grazie, grazie! (mi riferisco ai complimenti sul mio “talento”, sul mio stile e sulla trama – su quest’ultimo aspetto ti anticipo che vi saranno mutamenti inaspettati – XD) Per quanto riguarda la tua mancanza di “talento nel mettere per iscritto ciò che penso”, permettimi di darti un consiglio. Per scrivere bene ci vogliono tre cose: tempo da impiegare, pazienza perché l’ispirazione viene quando ne ha voglia e, infine (ma non per importanza, anzi), allenamento. Io leggo molto da sempre (quando ho tempo, ovviamente) ma ho cominciato a scrivere poco più di due anni fa. Credimi, se ti dico che rileggendo i miei temi di prima superiore mi sono sbalordito del mio miglioramento. Magari non lo noterai subito, ma, se scrivi spesso, il tuo stile farà passi da gigante. E, comunque, nessuno potrà mai dire di aver imparato completamente come si scrive, in quanto la scrittura è un campo in cui non si smette mai di migliorare. Con questo non voglio dirti che devi scrivere recensioni più lunghe, sia chiaro. Era solo per fare un po’ di conversazione XD!!! Grazie ancora e a presto, spero …

 

Willow Malfoy: come è mio uso fare, ti dico che è stato un immenso piacere ricevere il tuo parere, nuova lettrice! Sapere che qualcuno ritiene la mia storia originale mi rende immensamente orgoglioso di me stesso. Diciamo pure che è una delle cose su cui punto di più. E, ovviamente, mi fa piacere ricevere complimenti sul mio stile, visto che di rado ne ricevo e perché, purtroppo, devo convivere sempre con questa mania che mi fa vedere il mio modo di scrivere come troppo macchinoso XD Quindi … Grazie, grazie, grazie! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!!!

 

Books: Heilà!!! Forse era un po’ velato, ma nella mia ultima risposta alla tua recensione c’era un sentito ringraziamento. E ora sono veramente dispiaciuto che tu ti sia sentita una schifo. Diciamo che mi sento uno schifo per averti fatta sentire uno schifo XD. Sei una delle lettrici che apprezzo di più, soprattutto per la tua sincerità. Le critiche fanno male, ma fanno crescere. E comunque, con il senno di poi, mi sono reso conto di quanto fosse vero ciò che mi avevi detto. infatti, ora, pongo molta più attenzione a ciò che scrivo. Quindi grazie, anche perché sei una delle poche lettrici che mi segue dal primo capitolo e non potrei sopravvivere se, al prossimo capitolo, non trovassi una tua fantastica recensione!!! Passando al capitolo … sono contentissimo che ti piaccia l’idea delle tasse ad Hogwarts (che ritorna in questo capitolo), la mia personalissima caratterizzazione di Narcissa e, infine, il nome che ho dato alla palla di pelo! Drew nasconde molte cose, ma, ad una lettura particolarmente attenta, alcune di queste potrebbero essere svelate … Ancora grazie, grazie e grazie! Spero a presto!!!

 

Agathe: salve!!! La tua recensione mi ha fatto veramente sbellicare e credo che più di qualche parente abbia avuto la conferma della mia infermità mentale. Questo spiegherebbe perché spesso mia madre mi fissa come se fosse pronta ad annotarsi qualche mio comportamento strano … va beh, lasciamo stare la mia pazzia!!! Volevo spezzare una lancia a favore della mia personalissima versione di Narcissa. Sicuramente non ha nulla del Malfoy, ma ti ricordo che, tra i Black, l’unica ad essere particolarmente crudele era Bella (visti Sirius il Gryffindor ed Andromeda che è diventata una casalinga) … e, comunque, non sottovalutarla, mi piace troppo per farla scadere nella banalità!!! XD Spero a presto!!!

 

Hollina: ok, te lo giuro. Da questo capitolo in poi puoi ritenere ufficialmente chiuse le disgrazie di Hermione. Purtroppo, quello del suo essere perennemente al verde era un problema che avevo lasciato aperto e mai chiuso. Mi sembrava il caso di farlo, e l’ho fatto. Spero che non ti abbia spinto a smettere di leggere la mia storia, ovviamente. E, comunque, ora Draco ed Herm sono legati da qualcosa di molto più profondo (praticamente un accordo matrimoniale!!!). Grazie, grazie e grazie!!!

LullabyDeath: piacere di conoscerti, nuova lettrice!!! Prima cosa, anche se non riguarda la storia … bel nick, complimenti!!! Molto drammatico e con un certo retrogusto malinconico, insomma, molto, molto bello!!! Non so, secondo te Draco ha ottenuto più “coccole” in questo capitolo??? Mah … comunque, grazie, grazie e ancora grazie per i complimenti! E soprattutto per il riconoscimento del mio impegno!!! Spero a presto!!!

Barbarak: te lo dico con tutta la mia sincerità (parecchia), la tua lunghissima recensione mi ha commosso. Mai ricevuta una così attenta analisi di un mio capitolo e dei personaggi che lo animano così attenta. Come ho già detto, sei una lettrice superlativa. E, ora che ho letto la tua fatica, posso tranquillamente affermare anche che sei una lettrice egregia. Hai tutto il mio rispetto (chino il capo in un umile segno di rispetto e reverenza)! Non so davvero da che parte cominciare a rispondere alla tua recensione. Veramente, più la leggo, più rimango senza parole. E viste le numerose riletture, praticamente posso solo stare zitto. Ti offendo se ti rispondo con un “hai ragione su tutto tranne sull’acredine tra Drew e Narcissa”??? spero di no, perché non me la sento proprio di rispondere punto per punto. Parlerei (scriverei, in questo caso) per ore, credimi!!! Cmq, presto Belby farà la sua mossa. La sua seconda mossa, visto che la prima l’ha fatta negli ultimi due capitoli … Fantastica Barbarak!!! Grazie, grazie, grazie!!! Ah si … scusami, ma non ho avuto il tempo per leggere i tuoi due ultimi aggiornamenti, ma sarà la prima storia che recupererò non appena avrò un minimo di respiro!

_Dubhe: Molto piacere, Katia, io sono Jerry. Non è il mio vero nome, ovviamente, ma, fosse per me, lo userei sempre. E, comunque, è solo un futile istinto dell’uomo cercare di dare un nome a tutto. È un’inutile voglia di catalogare tutto ciò che non riusciamo a comprendere. Io resto me stesso, anche se uso un nome che non è il mio. La Sacher è una torta fantastica sia che la si chiami così sia che la si chiami “torta al cioccolato, con marmellata di albicocche e glassa”, no? Per quanto riguarda i cambiamenti da me fatti per rendere più “popolare” la mia storia, questi riguardano solamente il rendere palese i dubbi di Hermione su Belby. Drew, invece, è tenuto volutamente fuori dalla storia (ma ci resterà per poco) per altri motivi. Volevo che fosse onnipresente nei primi capitoli e che, rapidamente, sparisse. Il fatto che tu ne senta la mancanza, mi dice di aver fatto un buon lavoro. Non ti preoccupare, tornerà. I chiarimenti sull’incanto Fidelius arriveranno, ma molto dopo il ritorno di Drew XD. Nel caso in cui tu voglia ancora approfondire alcuni punti della mia storia, sappi che sono pronto a rispondere a tutte le tue eventuali domande (se ti è più comodo puoi anche inviarmi un messaggio personale, cosa che ti permetterebbe di avere una risposta più immediata) e che riceverle mi farebbe molto piacere!!! Grazie ancora per tutti i complimenti, Katia!!! Spero a presto, Jerry

123cilvia: sapere che la mia storia, dopo una prima occhiata, è stata brutalmente scartata mi ha messo un po’ d’inquietudine (mi sono chiesto … in quanti l’avranno fatto?), ma, superato il breve collasso mentale, ho provato un certo piacere nel capire che, se non altro, sono riuscito a far cambiare idea almeno ad una persona! Come mi ripete sempre mio padre: piuttosto che niente, è meglio piuttosto! Che poi non abbia alcun significato in italiano, è di poca importanza. Per quanto riguarda l’argomento “Jerry è un ragazzo!”, sappi che per me non è mai stato un problema essere nato maschio e tantomeno lo è stato dirlo ad alcune lettrici che mi avevano scambiato per una ragazza. Certo, è stato un duro colpo per la mia virile autostima, ma non sono io quello che è rimasto sconvolto dal scoprire che nel mio cromosoma genetico ho una Y. La quasi totalità delle mie lettrici, nella prima recensione, ha approfondito l’argomento sopracitato. Non che mi dispiaccia, ovviamente, ma su Efp io scrivo come chiunque altro. Ho apprezzato particolarmente il tuo consiglio e, infatti, in questo capitolo ho usato il verbo “comparire” solo due volte, un vero e proprio obbiettivo per me! Cercherò di migliorare ancora XD Per altri eventuali critiche/consigli, sai dove trovarmi. Mi fa sempre piacere riceverle, sarà forse per il fatto che ho spalle sufficientemente larghe per sopportarle! Grazie ancora per i complimenti!

Ageno: heilà! Sappi che aspetto il poema che mi hai promesso XD!!! La tua recensione mi ha lasciato spiazzato, positivamente spiazzato. Purtroppo, in quanto maschio, devo portare in alto la mia bandiera, quindi è mio dovere ricordarti che molti dei più grandi scrittori sono stati maschi. Vuoi un paio d’esempi??? Alighieri, Manzoni, Tolkien, Bulgakov, Defoe, Shakespeare e Marlowe. E la lista è molto lunga! Per un istante mi sono visto armato di clava e con una pelliccia d’orso polare gettata addosso. Scena traumatica XD. Scherzi a parte, non sentirti in dovere di farmi pubblicità su Facebook. Ovviamente ne sarei molto più che onorato, ma sono sicuro che hai preoccupazioni ben più importanti per poterti permettere di sprecare tempo con me e la mia storia =). Infine, sappi che ho dato un’occhiata (forse te l’avevo già detto) alla tua pagina. Una delle tue storie mi è piaciuta molto, ma purtroppo, tra un impegno e l’altro, mi sono dimenticato di recensirla. Se puoi perdonare la mia enorme testa vuota, ti prego di farlo. Sto parlando di “Diario di una suicida”. Molto ben scritta e molto originale, complimenti!!! Spero a presto, Jerry

 

Bene, è stata una piacevole faticaccia rispondere a tutte queste recensioni!!!

Mi auguro di non fare troppo tardi con il prossimo aggiornamento, anche se dubito di riuscire a pubblicare entro questo mese (che tra le altre cose è anche più breve del solito, uffa) …

Un grazie sincero alle persone che hanno messo la mia storia tra le “Preferite”, “Ricordate” e “Seguite” (wow, siete tantissime!) e tutti coloro che leggono questa storia.

 

A presto,

Jerry

   
 
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