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Autore: Eveline Chan    08/02/2011    3 recensioni
I capelli di una bimba mossi all'unico rumore che la natura presenta, il vento.
Ma io non oso dire nemmeno una parola.
Il silenzio è efficace per concentrarsi.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
La bimba dagli occhi cobalto.

Si baserà tutto su una promessa. La nostra vita, i nostri sorrisi, i nostri cammini, tutto è una promessa.”

Finalmente arrivò il giorno dopo. Il grande giorno in cui uscii dall'ospedale. Leo mi accompagnò a casa. C'era anche Carol. Non potevamo dirgli dell'accaduto del giorno prima, così facemmo finta di niente. Arrivai a casa. Fortunatamente Carol doveva andare. Non perché la odiavo, sia chiaro. Perché non facendoci vedere insieme a scuola volevo passare un po' di tempo con lui, tutto qui. Volevo conoscerlo un po' di più, perché non si può conoscere una persona dal nome. Salutai Carol, e lei se ne andò dicendo: « Non fate nulla senza di me, okay? » Noi facemmo segno di sì con la testa. Quando scomparse dalla nostra vista, noi ci chiudemmo a chiave in camera mia. Ci conoscemmo per bene, dicendo tutti i nostri gusti e, insomma, le cose importanti per conoscerci meglio. La sua data di nascita era il 21 giugno. La mia il 22 Dicembre. Che sorpresa scoprire che ci piacevamo ma eravamo due stagioni completamente diverse. Neve e Sole. Freddo e caldo. Inverno ed Estate. Ma avevamo altri gusti in comune che ci permettevano di andare molto d'accordo. Leo poteva stare da me solo un'ora. Quell'ora passò velocemente, voglio dire, forse anche troppo. « Devo andare. » « Peccato, volevo che stessi ancora un po'. Beh, allora... » Mi cinse i fianchi, ed io gli accarezzai i capelli, ci baciammo. Poi, ci salutammo e lui si avviò verso casa sua.

Quando tornai in casa mia, mi ricordai che mia madre era corsa all'ospedale, un evento dopo l'altro, la mia sorellina stava per nascere. In quel momento il cellulare squillò. Era mio padre. Mi annunciò la bella notizia: “Vieni, tua sorella è nata.” Diedi la notizia a mia zia, che era a casa mia per l'assenza dei miei. Lei prese la macchina, mi fece salire veloce e, quando finalmente arrivammo all'ospedale, lo vidi. Vidi mio padre, che stava piangendo dalla gioia. Io corsi ad abbracciarlo, poi andammo nella stanza che ospitava mia madre, e vidi finalmente mia sorella. Lei così piccolina e delicata, così fragile e tenera, stava sonnicchiando un po', immagino fosse stata molto stanca. Poi, aprì gli occhietti. Erano del color del cobalto. Fantastici. « Mamma, quale nome le avete dato? » dissi, curiosa ma allo stesso tempo contenta. « Beh, non le abbiamo dato ancora un nome, ma abbiamo pensato che sarai tu a deciderlo, perché dovrai farle da mamma sostitutrice. Io sarò al lavoro, ne abbiamo troppo ultimamente... » Mi misi a piangere. Dalla gioia. L'abbracciai, e mio padre in quel momento mi diede un libricino. Lo guardai. Sopra c'era la scritta “Il nome da dare al tuo bambino.” Rigraziai mio padre, e mi misi a sedere sulla sedia che stranamente era lì, vicino al lettino di mia madre. Lo sfogliai. “Nomi per femmine, eccolo qua. Magari un nome che inizia con la E, ma perché no, con la J? Boh, qui non ce ne sono di belli. Domani chiederò a Leo se ha qualche preferenza. Magari la chiamo Lia. Assomiglia a Leo. Come vorrei che adesso mi venisse l'ispirazione di un nome tutto mio, bello, insomma. Perché non Mia? Ma sì, ha un bel significato. Credo che va benissimo. E' mia solo per un po' di tempo, perché è sempre figlia della mia mamma. Chiedo ai miei genitori se gli piace.” Andai da mamma e papà, che stavano guardando la bimba dormiente. Gli chiesi se andava bene. Loro mi fecero un sorriso. « E' bellissimo, Rachael. »

Passarono veloci i giorni, e quando mamma tornò a casa dall'ospedale, mi insegnò tutto per la bambina. Mi disse che se aveva fame mentre lei era al lavoro, le dovevo dare il biberon. Allora io capii tutto e il giorno dopo io e Leo eravamo stati a casa da scuola per occuparci di Mia. Anche se solo io dovevo farlo, Leo non andò a scuola per stare accanto a me. Per me. Lo sapevo che poteva essere il ragazzo giusto per me. Ma perché mi sentivo così male?


 

Il dolore s'infrange nell'anima; ti oscura il cuore.

  
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