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Autore: NES85    09/02/2011    4 recensioni
Harry va nella Foresta Proibita per permettere a Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare avanti. In canon fino al capitolo 34 de "I Doni Della Morte".
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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The World I Leave Behind

Rated: M

Genere: Angst/Romance/AU

Ship: Harry/Ginny Ron/Hermione

Autore: NES85

Traduttrice: SunlitDays ( terachan )

Link in lingua originale: The World I Leave Behind

Warnings: Death, Disturbing Imagery, Sexual Situations, Violence

Summary: Harry va nella Foresta Proibita per permettere a Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare avanti. In canon fino al capitolo 34 de I Doni Della Morte.

Note della Traduttrice: ed eccoci al primo capitolo, dopo una sola settimana poi; sono davvero fiera di me. Non succede molto ai fini della storia, è solo un flashback che vi permetterà di capire cosa sia successo dopo la battaglia di Hogwarts.

Ancora una volta il capitolo non è betato, quindi mi scuso per eventuali errori. Ma il processo di revisione è tedioso ed io tendo a lasciarmi sfuggire sempre qualcosa. Non esitate a farmeli notare. Generalmente odio elemosinare recensioni (ed odio chi lo fa), ma vi ricordo che critiche costruttive, o anche solo due parole, non possono che incentivarmi a tradurre meglio e più velocemente e rendere felice l'autore originale.

Ora, per le Harry/Draco shipper, so che questo non è il vostro ideale, ma non è dolce il loro incontro? Basta, basta, sto facendo spoiler.

Enjoy!!!!

Disclaimer: nulla mi appartiene. Il mondo di Harry Potter è stato creato dalla mente geniale di J.K. Rowling e questa fanfiction è stata scritta da NES85. Io non sono che una mera traduttrice che vive di luce riflessa.

Capitolo Primo: Il Segreto nella Camera

 

Il cuore di Harry palpitava, come se stesse cercando di uscirgli dal petto. Ogni suo istinto gli diceva di scappare dalla Foresta, via dai Mangiamorte che lo circondavano, via da Voldemort, via da morte certa. Ma l'amore - l'amore per i suoi amici e per coloro che considerava una famiglia - tenne i suoi piedi radicati al suolo. Poteva farlo. Poteva farlo per loro.

Dall'altra parte della radura, il Signore Oscuro lo osservava cautamente, la testa inclinata di lato mentre alzava la bacchetta. Avrebbe lanciato l'Anatema che Uccide contro Harry per la seconda volta, e proprio come allora, sarebbe stata la sua disfatta. Avrebbe distrutto il frammento della propria anima che inconsapevolmente aveva riposto in Harry da bambino, portandolo un passo più vicino alla sua morte.

Il respiro di Harry si fermò - la bacchetta di Voldemort era pronta. Era ora. Harry avrebbe dovuto essere coraggioso solo per un altro momento. Pensò a Ginny.

E poi, Voldemort corrugò la fronte e inclinò la testa dall'altro lato. Come se stesse cercando un'angolazione migliore per la scena che aveva davanti. Sembrò decidere qualcosa. Lanciò il suo incantesimo.

"Stupeficium!"


Harry aprì gli occhi nella fioca luce verdastra che era stata il suo giorno e la sua notte nell'ultimo anno. Qui nella Camera dei segreti - nascosta nelle profondità della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts - aveva solo stanze cavernose, tunnel ombrosi, pilastri di pietra torreggianti e il duro, freddo pavimento che era il suo letto.

Mentre Harry si muoveva per mettersi seduto, il suo corpo gli lanciò dolorosi ricordi dell'attività della scorsa notte - mementi di un'altra visita da incubo di Lord Voldemort. Harry era stato troppo indebolito per badare alle sue ferite prima di svenire, ma ora...

Harry si sedette con attenzione, riposando sulle ginocchia, e incrociò le mani sul grembo. A testa bassa, in silenzio si concentrò sull'incanto. Qualche momento dopo, il suo corpo cominciò ad ardere mentre sfregi si chiudevano in piccoli tagli, ossa fratturate si riparavano, e porzioni di pelle bruciata riacquistavano il loro colore sano. Liberò un profondo respiro e aprì gli occhi. Il suo stomaco brontolò, echeggiando nell'intera Camera. Harry fece una smorfia.

”Non avrei dovuto farlo con lo stomaco vuoto”, gemette.

Harry si alzò e - cercando di vedere senza l'aiuto dei suoi occhiali - individuò il solito vassoio arrugginito lasciato vicino l'entrata della Camera. Ancora piuttosto dolorante, ma non più in serio patimento, si avvicinò e raccolse la sua colazione. Mentre la presentazione lasciava molto a desiderare, i pasti di Harry erano generalmente buoni – avanzi, ne era sicuro, dalla cucina di Hogwarts di sopra. Voldemort aveva bisogno che lui fosse ben nutrito e in buona salute per sopravvivere ai loro incontri. Naturalmente, il Signore Oscuro non sapeva del piccolo trucco che Harry usava per guarire.

Il lato positivo di essere appena stato soggetto ad ancora un altro degli esperimenti di Riddle, era che Harry poteva esser ragionevolmente sicuro che il tuo torturatore non sarebbe tornato per diversi giorni, possibilmente settimane. Dopo ogni tentativo fallito di recuperare da Harry l'anima fratturata, Voldemort aveva bisogno di tempo per ricercare un nuovo approccio. E, Harry lo sapeva, anche per spostare la sua attenzione sulla guerra. Harry era in grado di ottenere solo occasionali e vaghi accenni su come stava progredendo, ma riceveva un po’ di conforto dal fatto che una determinata, seppur ristretta, resistenza, avesse fino ad ora ostacolato Voldemort dal prendere il completo controllo del mondo magico. Ma Harry non aveva alcun modo di sapere per quanto tempo i suoi amici avrebbero potuto continuare a combattere, cosa che spesso lo faceva impazzire, quando lui, il supposto Prescelto, sedeva inutile nella sua prigione.

Harry si prese tutto il tempo per far colazione; gustava ogni attività che lo aiutava a riempire il vuoto dei suoi giorni. Ecco perchè avrebbe cominciato quel giorno - come faceva per tutti gli altri - con un ferreo regime di allenamento idealizzato con lo scopo di rafforzare il suo corpo e la sua magia. Se - no, quando - si sarebbe presentata l'opportunità di scappare, sarebbe stato pronto a fare il meglio che poteva.

Verso mezzogiorno, Harry si ritrovò ben sudato avendo fatto vari esercizi, che finirono con una corsa in tutti i labirintici tunnel della Camera; gli stessi corridoi umidi che una volta erano la casa del Basilisco, i cui resti erano stati rimossi in qualche punto imprecisato prima dell'arrivo di Harry.

Harry si rilassò sotto una doccia calda, che aveva imparato a produrre senza una bacchetta così come aveva imparato a curarsi. Se ne stava in piedi appoggiato a un angolo, le mani contro la parete, permettendo all'acqua e al vapore di rilassare i muscoli che aveva fatto lavorare. Il suo allenamento fisico aveva chiaramente dato i suoi frutti; anche se il suo corpo appariva solo leggermente più robusto coperto dalla sua veste sbrindellata, i suoi muscoli erano molto definiti, incluso - doveva ammetterlo - degli addominali abbastanza impressionanti.

Non tanto piacevoli erano le nuove cicatrici che Harry aveva collezionato in un anno di tortuosi esperimenti per mano della Bacchetta di Sambuco, che ora Lord Voldemort controllava pienamente. Nonostante l'abilità di Harry di guarirsi, gli restavano deboli marchi sul petto, sulla schiena e le braccia.

Dopo aver lanciato un incantesimo essiccante su se stesso, e un veloce " Tergeo" per pulirsi la veste, Harry tornò all'entrata della Camera per scoprire per il suo vassoio della colazione scaricato, aveva fatto ritorno con il pranzo. Inchinandosi per raccoglierlo, lanciò uno sguardo alla parete con i serpenti incrociati che marcava l'uscita nascosta - se solo avesse potuto aprirla. I serpenti si erano dimostrati inerti alla sua magia o al suo Serpentese; rispondevano a un solo padrone, ora. E come col resto di Hogwarts, incantesimi protettivi prevenivano chiunque dal Materializzarsi o Smaterializzarsi nella Camera- fino ad ora almeno. Come parte del suo allenamento giornaliero, Harry continuava ad allungare la propria magia e spingere contro loro, ma fino ad ora, non aveva avuto molti progressi. Non era nemmeno sicuro di potersi Smaterializzare senza una bacchetta, incantesimi protettivi o no.

E quindi, come un orologio, Harry si sedette per un lento e comodo pasto prima di affrontare il suo allenamento pomeridiano. Con poche cose su cui concentrare la sua mente, i suoi pensieri tornarono a vagare al sogno della notte precedente e lui continuò a ricordare la storia di com'era finito in quest’orribile posto dimenticato...

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Panico corse in Harry come non ne aveva mai conosciuto - cosa ci faceva nella Camera dei Segreti? Per quanto tempo era stato inconscio? Se lo tenevano lì, allora Voldemort aveva vinto la battaglia e acquistato controllo su Hogwarts. Questo significata che Ginny, Ron, Hermione e tutti gli altri erano... erano... Harry si sentì nauseato mentre cercava di tenere questi pensieri a bada.

L'ultima cosa che ricordava era Voldemort che mirava la bacchetta contro di lui, sul punto di lanciare l'Anatema che Uccide... perché era ancora vivo?

Harry era sveglio da qualche ora, durante le quali aveva corso freneticamente tra le tante stanze e i tunnel della Camera, cercando disperatamente qualche indizio. Tuttavia nulla era cambiato dalla sua precedente visita cinque anni prima. Dopo aver attraversato l'intera area per la terza volta, si fermò all'uscita per gridarle ancora una volta in Serpentese - come prima, il muro di pietra non si mosse. Cadde pesantemente a terra, appoggiandovisi contro, il viso tra le mani. Il suo corpo soffriva ancora per le ferite avute durante la battaglia, e dopo aver passato ore immaginando i peggiori scenari possibili per se e i suoi amici, sentì di star perdendo la testa.

Proprio in quel momento, il muro che nascondeva l'uscita cominciò a brontolare, costringendo Harry a balzare in piedi e allontanarsi. Lord Voldemort camminò a grandi passi, la paurosa luminosità verdastra della Camera che gli illuminava la veste ondeggiante, la Bacchetta di Sambuco stretta nella sua mano. Il suo viso serpentino esprimeva una fredda furia che inviò un brivido su tutta la spina dorsale di Harry, i suoi occhi a fessure fissi su di lui.

”D-dove sono gli altri?” Harry farfugliò. “Che cosa hai fatto a – “.

”Silenzio”, sibilò Voldemort, e con un casuale schiocco di bacchetta, Harry scoprì di non poter parlare.

Voldemort incrociò le mani dietro la schiena e lentamente camminò in cerchio attorno al suo avversario, il suo sguardo penetrante era puntato su Harry con aria curiosa, come se lo stesse analizzando. Harry girò la testa per seguirlo finché Voldemort si fermò, il suo ultimo passo che echeggiava attraverso l'ampia, torreggiante stanza.

”Sono costretto ad ammettere che ti ho ripetutamente sottovalutato, ragazzo. E' vero che tu hai goduto di una fortuna ridicolmente buona nei nostri precedenti incontri, e che tu sei vivo oggi perchè altri maghi, maghi più abili, sono morti per proteggerti. Eppure”, Voldemort parlò tra i denti ristretti come se quelle parole richiedessero grande sforzo, “Tu non sei privo di abilità e astuzia”.

Harry ascoltò inerme, senza voce o bacchetta con cui rispondere.

Voldemort ricominciò a camminare e continuò a parlare, guardando verso l'alto, ombroso soffitto, come se stesse parlando con se stesso.

”Certamente, sei coraggioso - questo devo concedertelo. Quando sei venuto da me nella Foresta, puoi semplicemente averlo fatto nel tentativo di risparmiare gli altri. Hai avuto una serie di persone che si sono scioccamente sacrificati per te in un modo simile. Ma tu sei arrivato lontano nella tua ricerca per distruggermi - molto più lontano, devo ammetterlo, di quanto avrei mai pensato possibile per nessuno. Dumbledore è stato, senza dubbio, il cervello dietro ai tuoi piani. Solo lui avrebbe potuto imparare dei miei Horcrux e dedurre i posti dov'erano nascosti. Cos'altro può aver tramato? Quali erano i suoi prossimi ordini?”.

Voldemort si rivolse ancora una volta a Harry. “Rispondi a Lord Voldemort”. Fece schioccare le dita e Harry realizzò di poter parlare di nuovo. E quando parlò, la sua voce tremava di paura e ira.

”I tuoi Horcrux sono andati - tutto ciò che ne è rimasto è il tuo serpente. Io uccido lui, poi te - questo è il piano e non è cambiato”. La bravata di Harry sembrava vuota anche a se stesso.

Voldemort ghignò. “Non hai alcuna bacchetta ed alcuna speranza. Nessuno - nemmeno i miei Mangiamorte - sa che ti ho messo qui. Non c'è alcuna via di fuga. Puoi correre dall'uscita alla sala dall'altra parte e saresti comunque in trappola - ho posto delle protezioni che non possono essere rotte. Nessun mago può Materializzarsi o Smaterializzarsi. E, alla luce delle tue azioni a Malfoy Manor,” aggiunge con uno sguardo scaltro, “nemmeno un elfo domestico.”

Voldemort fece un passo di fronte Harry e s'inchinò per enfatizzare le sue prossime parole, “ tu...hai... perso”.

Harry gli sputò in faccia.

In un lampo, Voldemort aveva gettato Harry a terra. “ Crucio!”

Le interiora di Harry stavano andando a fuoco. Le sue urla echeggiavano attraverso la Camera cavernosa, mentre lui si contorceva sul pavimento in un’inimmaginabile agonia. Voldemort sembrò non notarlo, si prese il suo tempo mentre si puliva la faccia con la manica. Dopo lunghi e tortuosi momenti, la maledizione finalmente finì. Harry era fermo e silenzioso; solo le sue palpebre pesanti segnalavano che fosse ancora conscio.

Voldemort stava in piedi sulla forma ricurva di Harry e con disinvoltura si spolverò la veste.

”Ora Harry, confido che parlerai con me di –“

”E' questo.... il meglio...”, Harry soffocò sulle sue parole bisbigliate, la gola graffiata per le urla. “Questa è la migliore....maledizione che hai?”, Harry lentamente rotolò per fissare da sotto in su il liscio, informe viso, che rispose al suo sguardo con incredulità.

”Ho già avuto la Cruciatus prima...e devo dire...che la tua è un po’ deludente”.

Harry sapeva che non sarebbe stato pulito e ordinato come l'Avada Kedavra nella Foresta Proibita; avrebbe probabilmente sofferto molto prima di incontrare la sua fine. Ma se avesse fatto arrabbiare Voldemort abbastanza da rinunciare alla sua cautela, Harry avrebbe ancora potuto realizzare il suo destino finale: morire così che qualcun altro avrebbe potuto uccidere Voldemort.

Digrignò i denti e si costrinse ad alzarsi per guardare fisso negli occhi rossi di Voldemort, mettendo nelle sue prossime parole quanta più forza e disprezzo di quanto glie ne fosse rimasto.

”Non smetterò mai di cercare di ucciderti, Tom... e se non mi finisci ora, giuro un giorno lo farò. Troverò un modo.”

”Tu osi...”, l'espressione scioccata di Voldemort si distorse presto in una di furia. Quando parlò di nuovo, la sua voce era piena di morte.

”Credo che un'altra lezione sia in ordine”

La seconda Maledizione Cruciatus colpì il corpo devastato di Harry con più ferocia della prima. Stelle scoppiarono davanti agli occhi di Harry, i suoi nervi sembravano esplodere. La parte di lui che poteva ancora pensare prego il sollievo, pregò la morte. Cercò di morire, di arrendersi ed evitare un altro secondo di dolore. Ma la maledizione non finiva e lui cominciò a sentire la mente bruciare. Voldemort l'avrebbe fatto impazzire...

Poi si fermò e la mente di Harry pian piano tornò. Realizzò vagamente di essersi morso la lingua ed esser steso nella sozzura, avendo perso ogni controllo corporeo. Era intorpidito e non poteva muoversi. Da qualche parte oltre il suo campo visivo, sentì un'alta, fredda voce parlare di nuovo.

”Tu desideri morire”, rifletté Voldemort, parlando tanto a se stesso quanto al suo prigioniero, “la battaglia è finita - non è rimasto nessun altro da proteggere - e tu continui a gettar via la tua vita così cavallerescamente... perchè?”.

Voldemort cercò la risposta sul viso pallido di Harry, e poi sembrò decidere qualcosa. Con espressione rassegnata, levitò il corpo di Harry così che potessero essere faccia a faccia. Mentre Voldemort lo guardava profondamente negli occhi, Harry realizzò cosa stesse per succedere e cercò di prepararsi. Ma quando la sua mente fu invasa, non trovò alcuna forza per difendersi.

Voldemort grugnì e Harry poté sentire quanto lo torturasse entrare nei suoi pensieri. Com'era successo al Ministero, l'amore che Harry provava per i suoi amici rendeva i suoi pensieri quasi impenetrabili per Voldemort. Sentì pensieri casuali venire afferrati, frugati e messi da parte e poteva dire dalla tremolante, sudata faccia davanti a lui, che l'intrusione costava caro a Voldemort. Doveva tener duro solo un altro po’...

Ma poi, negli occhi della sua mente, Harry guardò con terrore mentre una memoria si apriva - la memoria chiave - e sentì le magre dita di Voldemort stringersi sulle sue spalle, mentre il Signore Oscuro si reggeva per scavare più in profondità nei segreti più protetti di Harry.

Nell'ufficio del Preside, Severus Piton sedeva alla scrivania di fronte Albus Dumbledore. L'umore era teso mentre il Preside parlava.

”La notte che Lord Voldemort cercò di ucciderlo e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo, l'Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso: un frammento dell'anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganciò alla sola anima vivente rimasta nella casa che crollava.”***

Al di fuori della mente di Harry, gli occhi di Voldemort si spalancavano in orrore mentre la realizzazione si faceva strada in lui.

Dumbledore continuò. "E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire.”

”Quindi il ragazzo... il ragazzo deve morire?”, chiese Piton.

”E deve ucciderlo Voldemort in persona, Severus. Questo è fondamentale.” ***


Nella disperazione, Harry afferrò la memoria che lo aveva confortato in tante notti fredde durante la sua ricerca degli Horcrux.

Era da solo con Ginny nella sala comune di Grifondoro, molto tempo dopo che tutti gli altri erano andati a letto. Era steso sul divano vicino al fuoco scoppiettante, con la testa sul grembo di Ginny, guardando su nei caldi, occhi color cioccolato e lei faceva scorrere lentamente le dita nei suoi capelli. Nella fioca luce del focolare, chiazze d'oro brillavano tra le sue ciocche e scintillavano nei suoi occhi. Gli sorrise dolcemente...

Con uno strillo di dolore, Voldemort fu lanciato fuori dalla mente di Harry, ed entrambi colpirono il freddo pavimento di pietra della Camera. Harry giaceva privo di sensi, i limiti del suo corpo e della sua mente erano finalmente stati superati.

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Nell'immutabile prigione sotterranea senza finestre che era la Camera dei Segreti, Harry poteva solo immaginare quanto tempo era passato da quando era arrivato - due giorni probabilmente... forse di più.

Harry sedeva in un angolo con le ginocchia al petto e le braccia che le avvolgevano. Le sue ferite durature dolevano terribilmente ed era affamato e disidratato non avendo avuto nulla né da mangiare né da bere da quando era arrivato. Non riusciva a smettere di tremare. Aveva dormito poco ed era nauseato di preoccupazione per i suoi amici. La sua mente aveva creato ogni tipo di scenario da incubo: Hermione morta, Ron torturato, Mangiamorte che circondavano una Ginny sola e indifesa che gridava il nome di Harry mentre le si avvicinavano...

Nella condizione da mezzo-vivo, mezzo-sveglio di Harry, queste spontanee immagini svolazzavano dentro e fuori la sua coscienza. Combinata alla paura c'era un crescente senso di rabbia e il volto di Albus Dumbledore.

Dumbledore: il più grande cospiratore che aveva pianificato tutto; che aveva allevato Harry come bestia da macello. Non aveva seguito tutti le indicazioni del Preside, anche quando queste portavano al suo suicidio? Cos'altro potevano chiedergli - cos'altro poteva dare? Per anni, Harry aveva riposto tutta la sua fiducia nella anziano mago, e cosa aveva guadagnato? Prigioniero di Voldemort, con tutti quelli che gli stavano a cuore probabilmente morti...

Harry strinse gli occhi chiusi, versando calde lacrime sul suo viso. Poteva affrontare la morte - aveva sempre saputo che la sua strada sarebbe finita così - ma non poteva morire senza sapere cos'era accaduto agli altri.

E così sedeva in un limbo dove ogni agonizzante momento si fondevano in minuti, ore, giorni...

Finché i mattoni che sigillavano l'uscita presero vita, pietra raschiò su pietra formando un'apertura. Ancora tremante, Harry incespicò sui suoi piedi, realizzando nel movimento quanto fragile era diventato. Respirando pesantemente per lo sforzo e il panico crescente, si appoggiò sul muro per affrontare il suo visitatore. Sforzandosi di vedere l'entrata - giacché si era svegliato un giorno fa o giù di lì scoprendo di non avere più i suoi occhiali - Harry lentamente riconobbe la forma annebbiata che entrava.

Lucius Malfoy entrò nella Camera, il suo sguardo che vagava in ogni dettaglio per quello che doveva essere la prima volta. Poi il suo sguardo cadde su Harry. La sua espressione di trasformò in una di puro odio. Harry lentamente registrò che Lucius aveva un vassoio tra le mani, che sembrava contenere cibo e una brocca. Dovette resistere all'impulso di corrergli incontro.

Lucius cominciò a camminare verso di lui, e mentre si avvicinava, Harry notò che la veste del Mangiamorte, sempre stata immacolata e della migliore qualità, era sporca e stracciata. I suoi lunghi capelli di un pallido biondo erano similarmente disordinati e la sua faccia sembrava infossata ed esausta. Tuttavia il suo comportamento altezzoso restava immutato mentre si fermava di fronte Harry e lo guardava da sopra il suo naso, un ghigno sulle sue labbra.

Stettero in piedi faccia a faccia in un silenzio teso per lunghi momenti, senza rompere il contatto visivo. Lucius risucchio un respirò profondo attraverso i denti stretti come preparandosi a parlare, ma strinse le labbra in una linea sottile e rimase in silenzio. Lasciò cadere il vassoio ai piedi di Harry, facendo echeggiare il tagliente rumore metallico sulle pareti. Acqua, pane, patate schiacciate, e cibo che Harry non riconobbe immediatamente si sparpagliò sul pavimento di pietra, la brocca ora vuota rotolò lentamente; gli occhi di Harry tornarono su Lucius, che rispose al suo sguardo per qualche altro secondo. Poi, dette le spalle ad Harry e fece per andarsene.

"Cosa..." la voce di Harry si incrinò per il disuso, "cosa è successo... agli altri?"

Lucius continuò a camminare come se non avesse sentito la domanda.

"Dove sono?", ripeté, la voce che si alzava, "Sono morti?"

Lucius era quasi all'uscita e ancora non aveva dato risposta.

Con rabbia e disperazione crescente, Harry urlò. "PARLAMI, DANNAZIONE. MI SEI DEBITORE. HO SALVATO L'INDEGNA VITA DI TUO FIGLIO!"

All'istante, Lucius girò su se stesso e attaccò Harry, che ebbe solo un attimo per vedere una faccia contorta dalla furia, prima che un pugno gli colpì la mascella, sbattendolo sul pavimento. Harry atterrò violentemente sul suo fianco, e prima che potesse realizzare pienamente cosa fosse accaduto, sentì uno stivale colpirgli il petto... poi un altro calcio... e un altro. Harry boccheggiò, stordito dal dolore, e solo per metà consapevole che Lucius si era piegato per guardarlo.

"IO SONO DEBITORE A TE?" Lucius rombò, "HAI RAGIONE, DANNAZIONE, TI SONO DEBITORE. PER AVER ROVINATO LA MIA VITA!", Harry sentì un'altro calcio colpirlo, "PER ESSERMI COSTATO TUTTO" , ed un altro, "PER ESSERMI COSTATO MIO FIGLIO", uno stivale sbatté con forza sul lato della faccia di Harry che vagamente realizzò che alcuni suoi denti si erano scheggiati.

Gli attacchi e le urla si fermarono ed Harry rotolò, inghiottendo aria. Lucius fece un passo indietro, e dopo una breve pausa, riparlò. La sua voce era più bassa, ma tratteneva un margine di pericolosità.

"La mia famiglia avrebbe dovuto conoscere potere ed onori al si sopra di ogni altro al fianco del Signore Oscuro. Noi eravamo i più fedeli, i più meritevoli... nessuna famiglia è più nobile o dal sangue più puro. Ma poi, il famoso Harry Potter... il "prescelto", un moccioso messo-sangue cresciuto da dei Babbani - ha dovuto ficcare il naso in tutto, ha dovuto rovinare tutto...".

Mentre Lucius sbraitava, camminava avanti e indietro, e gesticolava selvaggiamente, Harry si spinse sulle mani e le ginocchia e sputò una boccata di sangue e denti rotti. Insieme alle sensazioni ed alla consapevolezza, tornarono nuovi strazianti dolori. Ogni movimento gli lanciava un'acuta sensazione al fianco; pensò di avere delle costole incrinate o rotte.

"Umiliavi costantemente Draco a scuola. Hai rubato il mio Elfo Domestico e distrutto il diario che io custodivo per il mio Signore. Hai fatto a pezzi la profezia che il mio padrone mi aveva incaricato di recuperare, e io sono stato mandato ad Azkaban, il nome della mia famiglia rovinato. Quando sei scappato da casa mia, abbiamo dovuto pagare un terribile prezzo. E...e...".

Lucius smise di muoversi e il suo sguardo divenne distante, perso nel vuoto.

"E siccome mio figlio ha sfidato gli ordini del nostro Signore di unirsi a lui in battaglia - siccome rimase nel castello per trovarti e catturati - il Signore Oscuro ha fatto di lui... un esempio. Ha ucciso Draco davanti ai miei occhi... e quelli di sua madre... ".

Sbalordito, Harry ruotò il capo per guardare il volto afflitto di Lucius, ma appena i loro occhi s'incrociarono si ritrasformò in uno di rabbia assassina.

"Alzati", Lucius ringhiò, "ALZATI!"

Sostenendosi contro il muro, Harry cercò di alzarsi, ma vacillava sulle gambe tremanti. Sentì mani afferrare dolorosamente le sue braccia e strattonarlo in piedi. Harry si appoggiò al muro come supporto e guardò la figura torreggiante davanti a lui.

"Mi dispiace... per Draco" Harry ansimò, "Non siamo... mai stati amici, ma – GHKK!"

Harry fu messo a tacere da una mano sulla gola. I freddi occhi grigi di Lucius erano ristretti in letale concentrazione. Harry afferrò la mano che lo stava soffocando e cercò di allontanarla con quel poco di forza che gli era rimasta, ma era inutile. La presa si strinse e oscurità cominciò a scivolare dagli angoli degli occhi di Harry. Le sue gambe si afflosciarono e sentì una seconda mano unirsi alla prima attorno al suo collo, inchiodandolo al muro.

Harry sapeva che questa era la fine. Si sarebbe comunque distrutto il pezzo di Voldemort? Dumbledore non pensava avrebbe funzionato così... ma non c'era scampo. Harry si sentì scivolar via, la testa intorpidirsi e gli occhi chiudersi. Avrebbe mai saputo cosa ne era stato dei suoi amici? Forse era solo a pochi momenti di distanza dal rivederli... pochi momenti dal rivedere i suoi genitori, e Sirius, e Dumbledore...

Improvvisamente, un pensiero esplose nella mente di Harry - un'ultima disperata idea - ma era troppo tardi? Richiamando un'onda di fresca adrenalina, Harry costrinse i suoi occhi ad aprirsi, afferrò le mani di Lucius con entrambe le sue e spinse contro loro con ogni briciola di vita rimastogli. La presa diminuì solo di poco, ma Harry fu in grado di far salire quel poco di aria rimasta nei polmoni in un bisbiglio.

"Puoi... vedere.... Draco"

Lucius lottò per riacquistare la sua piena presa, gli occhi folli, sudore imperlava il suo viso rosso.

"Parla...rgli", Harry continuò, "Il segreto... di Dumbledore"

E le ultime forze di Harry finirono. Le sue braccia caddero ai suoi fianchi, e un rumore gli riempì le orecchie. Ci siamo...

Ma poi le mani assassine non c'erano più, lasciando la gola di Harry livida ma nuda. Harry si portò le mani al collo e si piegò, emettendo un forte rumore raschiante mentre risucchiava aria nella sua trachea danneggiata. Lucius afferrò le spalle di Harry, spingendolo contro il muro.

"Che sciocchezze stai sgorgando, Potter? Quale "segreto"? Mio figlio, cosa?" Sputò Lucius. Tra dolore e sforzo, Harry rispose con una voce gargarizzante e danneggiata.

"D-Dumbledore... mi ha lasciato una pietra... la Pietra della Resurrezione... l'ho usata per parlare con i miei genitori... puoi usarla per comunicare con Draco. Non puoi... portarlo indietro... ma puoi parlargli... dirgli addio..."

Lo sforzo di parlare fece venire a Harry un attacco di tosse. Lucius rilasciò la sua presa, la sue faccia una maschera illeggibile. "Menti" disse freddamente, "diresti di tutti in questo momento per salvare la tua patetica vita"

"Se Voldemort mi trova morto... e non dalle sue mani" Harry balbettò, "cosa dirai per salvare la tua vita? O quella di tua moglie?". Harry sapeva che si stava aggrappando su un filo di paglia, ma la pietra gli aveva dato un'apertura e doveva provare di tutto. Sperava solo che Lucius si fosse raffreddato abbastanza da pensare razionalmente.

"Ho lasciato la Pietra della Resurrezione... nella foresta", continuò, "vicino la radura dove sono stato catturato. Puoi trovarla con... un semplice incantesimo d'appello".

Lucius rise senza gioia, "Un semplice incantesimo d'appello", ripeté, "Ragazzo, per colpa tua, non mi è più permesso avere una bacchetta. Sono a malapena un Mangiamorte... direi più un cane. Il mio unico lavoro è fare da babysitter a te in questa prigione sotterranea, tenerti nutrito. Non mi è permesso vedere nessuno... nemmeno mia moglie. Ho dovuto stringere un Voto Infrangibile al Signore Oscuro, dicendo che non avrei mai parlato con nessuno di questo posto, o di te. I Mangiamorte che hai visto nella foresta - ha modificato la loro memoria così che loro ricordino di averti visto morire. Sono solo, ora. Totalmente solo". La faccia di Lucius si indurì, "La morte sarebbe poco peggiore... se morissi sapendo di aver avuto la mia vendetta."

"Allora vendicati", disse Harry, la sua voce ancora debole, ma ferma, "Vendicati di quel bastardo che davvero ti ha fatto tutto questo, colui che ha ucciso Draco. Ti sei gettato nel lato sbagliato, devi averlo capito ora. Aiutami... e potrai vedere di nuovo tuo figlio. Potrai vederlo entro un ora se prendi la Pietra ora".

Lucius rispose con un tono di avvertimento. "Non dubitare la mia lealtà, Potter. Le punizioni del Signore Oscuro sono... severe, ma la sua strada è quella giusta".

Nonostante il rimprovero, Harry poteva leggere il conflitto sul volto di Lucius. Questo era il momento della verità. Il cuore di Harry palpitava mentre nessuno dei due parlava per diversi momenti. Finalmente, Harry ruppe il silenzio.

"Guarda o la Pietra è lì o non c'è - che male ti farebbe controllare? Io non vado da nessuna parte; potrai sempre strangolarmi dopo. Ma se ho ragione... "

Harry si fermò lì, aveva fatto il meglio che poteva.

Lucius osservò Harry per un momento prima di dirgli, "Basta con queste fantasie. Non si può... non si può parlare con i morti. Me ne vado con quel poco di onore che mi rimane, e tu... tu puoi marcire qui finché il mio Signore non avrà finito con te."

Con questo, Lucius si girò e a grandi passi, uscì dalla Camera. Harry dovette resistere all'urgenza di chiamarlo, ma confidò nel fatto che Lucius non sarebbe stato in grado di dimenticare la loro conversazione. Anche se ci sarebbe voluto del tempo, erano entrambi bloccati qui, e per la prima volta da quando era stato catturato, Harry aveva una direzione - aveva un piano e uno scopo. Con la Pietra, Dumbledore, i suoi genitori e gli altri avrebbero potuto aiutarlo ad uscire da questo pasticcio. E forse, sperò disperatamente, avrebbero potuto dirgli cosa era successo agli altri dopo la battaglia.

Questa piccola scintilla di speranza aveva spinto la mente annebbiata di Harry in piena velocità, ma il suo corpo non era mai stato in condizioni peggiori. Dolorosamente scivolo dal muro fino a terra, dove localizzò il cibo e l'acqua versati. I suoi denti rotti facevano male, e la deglutizione era una lotta per la sua gola dolente.

Ma doveva sopravvivere ora; aveva una ragione.

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Harry si svegliò, dopo aver finalmente dormito un po’ - o meglio, dopo essere svenuto. Mentre tornava cosciente, fu allarmato dai segnali che il suo corpo gli mandava. Il suo fianco, dove sospettava di avere delle costole incrinate o rotte, sembrava stesse bruciando. Si aprì la veste e alzò la maglietta per ispezionare ulteriormente e restò senza fiato alla vista dei brutti lividi gialli e porpora che trovò su tutto il dorso. Il dolore alla mascella era straziante, e non c'era parte di lui che non facesse almeno un po’ male.

Aveva aiutato un po’, però, l'aver mangiato. Harry era riuscito a recuperare la maggior parte del suo cibo versato e anche se aveva ancora fame, poté sentire che un po’ di forza gli era tornata. Anche riposare aveva contribuito al miglioramento.

Cercando di alzarsi, Harry trasalì alla vista della forma sfocata di Lucius Malfoy seduto contro il muro a diversi piedi di distanza. Poi Harry notò un altro vassoio di cibo posato sul pavimento vicino al mago più grande, e Lucius disse semplicemente, "Colazione".

Harry si fermò, poi lentamente si alzò e zoppicò per raccogliere il vassoio. Da vicino, gli occhi nudi di Harry poterono vedere che ora il Mangiamorte aveva un aspetto ancora più smunto di prima, con cerchi scuro sotto gli occhi. Aveva la testa appoggiata al muro e il suo sguardo non convogliava alcuna emozione particolare. Harry raccolse il vassoio con attenzione, senza rompere il contatto visivo con Lucius, poi tornò al suo posto di prima e si sedette. Lanciò un altro sguardo guardingo verso Lucius, poi cedette all'impulso e cominciò a mangiare con frenesia. Lucius non si mosse e con noncuranza guardava Harry riempirsi la bocca per diversi minuti prima di parlare di nuovo.

"Cosa ti fa pensare che non avrei dato la Pietra al Signore Oscuro? O che no non l'avrei tenuta per me stesso?"

Harry ingoiò una boccata di uova e replicò, "Non serve a Voldemort. Non lo renderebbe più potente, e non riesco ad immaginarlo ad avere una chiacchierata sentimentale con qualche amato morto. Tu cederesti la tua unica possibilità di parlare con Draco e a Voldemort non avrebbe potuto importare di meno."

Harry fece una pausa per bere dell'acqua e continuò.

"Tu non la terresti per te perchè io direi a Voldemort che l'hai presa e gliel'hai nascosta. Con la tua situazione, non credo sarebbe molto piacevole."

Harry riprese a mangiare, ma ad un ritmo normale, mentre Lucius considerò quello che aveva detto.

"Lord Voldemort è un Master Legilimens" Lucius cominciò, "non saresti in grado di mantenergli dei segreti".

"Entrare nella mia mente è una tortura per lui" disse Harry, "Non può vagarci dentro come era solito fare; ci ha provato quando sono arrivato qua, e l'ha quasi ucciso. Non lo rifarà."

Lucius distolse lo sguardo per pensare, e quando non mise in dubbio la spiegazione, Harry capì che doveva aver visto Voldemort nel suo stato più debole e che ora aveva fatto la connessione.

"E tu?" Harry continuò, "Cosa potrebbe fermare Voldemort dal leggere la tua mente?"

"il Signore Oscuro non ha alcuna ragione di diffidare di me", replicò Lucius, "Nonostante valorizzi poco i miei servizi, finché io e te restiamo qui e inascoltati, io non sarò tra le sue preoccupazioni maggiori".

"E" aggiunse, "la mia abilità come Occlumante non è insignificante".

"Beh immagino dovrò semplicemente fidarmi di te", Harry scrollò le spalle.

"E perchè tu vuoi la Pietra?" chiese Lucius, "Come pensi di usarla?"

Harry dosò la sua risposta con attenzione, "Sono bloccato qui, da solo... a passare il tempo finché Voldemort non decide di uccidermi. Voglio solo... compagnia. Voglio vedere i miei genitori". Harry sentì le sue emozioni agitarsi e permise loro di manifestarsi nella sua voce, sperando che l'immagine di un ragazzino spaventato avrebbe smorzato ogni preoccupazione sul fatto che la Pietra avrebbe potuto includere altri, meno innocenti, usi. "Vedrai, con Draco - quando chiami qualcuno… non sono molto più di fantasmi, non possono davvero interagire con le cose... e nessuno può vederli tranne te."

Lucius e Harry si considerarono l'un l'altro in silenzio. Tutte le carte erano state messe sul tavolo. O le parole di Harry avrebbero convinto l'uomo, o...

Lucius mise una mano nella veste, estrasse un piccolo oggetto e lo lanciò ad Harry. Catturandolo, Harry immediatamente riconobbe la gemma nera scheggiata. Rimase a bocca aperta, il suo attonito sguardo tornò all'uomo seduto contro il muro, che si inclinò verso di lui con affamata anticipazione.

"Falla funzionare, Potter... mostrami mio figlio"

Harry deglutì e annuì. Guardò la Pietra della Resurrezione con occhi spalancati e il cuore che martellava di anticipazione. Qui, nel palmo della sua mano, c'era la chiave delle risposte alle domande che lo avevano tormentato fin da quando si era svegliato nella Camera dei Segreti...

"Potter!"

Harry trasalì all'improvvisa realizzazione che Lucius ora era in piedi su di lui con un aspetto agitato. Harry respirò profondamente e mise da parte il suo logorante bisogno di chiamare i suoi nomi dalla Pietra. Si alzò e afferrò la mano di Lucius, girandola all'in su per posarvi la Pietra sul suo palmo.

"Devi solo ruotarla per tre volte", disse Harry. Lucius esitò per un momento, fissando la propria mano; Harry fece qualche passo indietro. Finalmente, usò la gemma come istruito, e con gli occhi serrati, disperatamente sussurrò il nome di suo figlio con un respiro fremente.

Nessun suono se altri scompigli segnalarono cambiamenti, e per un fuggevole momento, Harry temette che Lucius l'avrebbe accusato di averlo ingannato. Ma proprio mentre il Malfoy adulto apriva gli occhi, la pallida, scintillante immagine semi-solida di suo figlio gli apparve davanti.

"Aaah!" Lucius boccheggiò, cadendo sulle ginocchia, gli occhi scioccati fissi su Draco. "Mio figlio... mio figlio!"

La faccia di Draco rimase impassibile, le mani nelle tasche dei suoi pantaloni sotto la veste, "Padre" strascicò.

Lucius si alzò e allungò una mano verso suo figlio, ma scoprì che la forma traslucida - mente abbastanza consistente da toccare - non era abbastanza solida da abbracciare. Lucius fece un passo indietro, le lacrime che cominciavano a scivolare sulla sua faccia affranta.

"Vorrei potermi unire a questa lacrimevole riunione" Draco parlò con voce compassata, "ma non mi è mai stato permesso di piangere".

"Draco..." sussurrò Harry, anche lui paralizzato dalla visione, "perchè sono in grado di vederti quando è stato tuo padre che - "

"Perchè io voglio che tu mi veda, Potter", rispose Draco con tono esasperato, come se stesse spiegando l'ovvio, "Ho... cose... che ho bisogno di dirti".

Ci fu una pausa mentre i rivali di lunga data si valutarono, quando Lucius ruppe il silenzio.

"Draco... figlio... come-come stai?Provi dolore? Com'è? Dove - "

Draco sospirò e scosse la testa. Guardò lontano a nulla in particolare e cominciò a camminare mentre parlava.

"Tali emozioni, padre - non ti avrei mai creduto capace di una tale manifestazione. Dov'era questo tenero affetto quando io ero ancora vivo? Dov'era questo preoccupato, sconvolto padre quando mi fu ordinato di uccidere Dumbledore sotto minaccia di morte? Dov'era la tua preoccupazione quando il Signore Oscuro si dilettava nel tormentarmi nella nostra casa?"

"Draco" disse Lucius, chiaramente preso alla sprovvista, "Ho provato... lo sai che ho provato a proteggere te e tua madre, ma...ma lui", Lucius puntò un dito tremanti in direzione di Harry, "lui ci ostacolava ogni volta; le sue azioni da ficcanaso ci metteva il nostro Signore contro - "

"Non dare la colpa a lui per i tuoi fallimenti", avvertì Draco con voce glaciale. Smise di muoversi e i suoi occhi tornarono su suo padre con sguardo penetrante. "Per quando sia futile per Potter resistere il Signore Oscuro, almeno lui sosteneva coloro a cui doveva essere leale, mentre tu hai venduto la tua famiglia - hai venduto la tua anima - ripetutamente. E cosa ci hai guadagnato? Alla fine, hai incontrato lo stesso fato di Potter: emarginato dal mondo, senza alcun futuro, alcuna speranza, nemmeno una bacchetta".

Le fredde parole sembrarono scivolare in Lucius come pugnali. Ci vollero un paio di momenti prima che potesse parlare, ma appena aprì la bocca, la voce di suo figlio lo tagliò, più alta e tagliente di prima.

"Ho passato la mia intera vita cercando di vivere secondo le tue aspettative, cercando di camminare sui tuoi passi. Non ti ho mai messo in discussione, mai una volta ho immaginato che tu potessi sbagliare. I Malfoy sono una famiglia forte e orgogliosa; avremmo potuto fare tutto... io avrei potuto fare tutto... ma tu hai gettato tutto via. Beh, sono finalmente libero dalla tua ombra e da quella dannata casa e da quei tuoi pazzi amici. Vedo le cose con chiarezza per la prima volta".

Draco era faccia a faccia con suo padre. "La mia morte - e la caduta della nostra famiglia - resta sulle tue spalle, padre..." Draco ficcò il suo dito nel petto di Lucius, "non dimenticarlo mai"

Il peso delle parole incriminanti di suo figlio lasciarono Lucius senza parole, i suoi occhi scioccati mostravano un misto tra oltraggio e miseria. Draco si voltò verso Harry, che aveva seguito lo scambio in silenzio, e lo osservò attentamente. Harry ruppe il silenzio.

"Draco, mi... mi dispiace. Tu non avresti dovuto..."

"Potter" Draco interruppe, "quello che volevo dirti è che - per quanto ingenuo e stupido tu sei indiscutibilmente stato - non avevi sempre... torto... su tutto" Draco trasalì alle proprie parole, poi mutò un profondo respiro in un lungo sospiro, "Posso vedere le cose in modo diverso da... dove mi trovo ora. Per quanto noi due non avremmo mai potuto essere amici, forse... forse avremmo potuto non essere nemici". La voce di Draco fece suonare la frase più come una domanda che un'affermazione, e Harry capì che entrambi loro trovavano molto difficile immaginare di provare altri sentimenti l'uno per l'altro se non profondo odio.

I rivali di scuola continuarono a fissarsi per diversi imbarazzanti momenti, finché - rompendo finalmente il contatto visivo e guardando lontano - Draco continuò.

"Mi chiedo... fra noi due, chi ha vinto alla fine? Morire di una morte veloce è meglio o peggio che vivere in una prigione con solo il Signore Oscuro come compagnia?"

"Non smetterò mai di combattere" replicò Harry automaticamente.

"Lo so" disse Draco, scuotendo la testa pietosamente, "Non potrai mai ammettere di essere stato battuto. E' la tua più idiota - e migliore - qualità"

Harry non poté trattenere un piccolo ghigno. Draco aveva ragione - non erano amici, ma avevano raggiunto una sorta di comprensione, la volontà di mettere da parte le ostilità che avevano bruciato fra loro per tanti anni. Harry annuì la sua concordanza al sentimento inespresso, Draco annuì a sua volta.

Tornando da suo padre, Draco strinse gli occhi.

"Prima di andarmene, ho due cose da chiederti. Se davvero rimpiangi come siano andate le cose... se ci tieni a me... ti darò una possibilità di provarlo".

Lucius guardò suo figlio con espressione illeggibile. Harry poté sentire che, anche nel dolore, l'orgoglioso Mangiamorte non poteva tollerare tanta ostilità e mancanza di rispetto.

"Cosa chiedi?" Disse Lucius con calma, issandosi più dritto.

"Primo", cominciò Draco, "fa tutto il possibile per mantenere mia madre al sicuro. Ha sofferto abbastanza a causa dei tuoi errori; non puoi permettere che le si faccia ancora del male. Se questo significa che devi startene seduto qui a fare da babysitter fino alla morte, allora è quello che farai".

Ci fu una pausa, e poi Lucius annuì brevemente.

"E secondo" Draco sospirò, "prenditi cura di Potter".

Lucius batté le palpebre, "Cosa?"

"Potter" Draco continuò, "non farlo morire, o soffrire la fame, o star seduto come se fosse stato bastonato da un troll". Gesticolò verso l'aspetto burrascoso di Harry, "Se vuole continuare a combattere - non importa quanto privo di senso di sicuro sarà - aiutalo ad andare avanti. Mi ha salvato la vita durante la battaglia di Hogwarts, e non posso riposare sapendo che sono debitore al maledetto Harry Potter di un debito di vita. Quindi, lo pagherai tu per me".

Lucius appariva completamente scettico, ma lasciò che suo figlio continuasse.

"Fa queste cose e mi proverai che sono stato di più per te che solo un cognome. E", aggiunse, la sua voce più soffice, ma equamente seria, "la prossima volta che ci incontriamo... ti accetterò come mio padre".

Lucius considerò Draco con le sopracciglia aggrottate, e sembrava si stesse concentrando duramente sul controllare le sue emozioni, o sul non rimproverare suo figlio per tali parole irrispettose e dolorose. Finalmente, le linee sul suo volto si rilassarono ed accettò.

"Lo farò" Lucius concesse, "perchè non importa cosa tu possa pensare di me, non importa quanto possa aver... aver fallito con te, tu sei mio figlio e... io ti amo Draco. Se questo è quello che vuoi, se questo è tutto quello che posso darti... allora farò come mi hai chiesto".

"G-grazie" replicò Draco un po’ instabile. Ad Harry sembrò che Draco fosse rimasto in qualche modo sorpreso e toccato dalla risposta di suo padre.

Preparandosi, Draco fece per andarsene, "Beh... questo è un arrivederci, allora... per ora".

"Draco", chiamò Harry, "puoi esser partito dalla strada sbagliata... ma sei stato un uomo alla fine. Non mi hai ucciso nella Stanza delle Necessità, non hai ucciso Dumbledore. Tu non sei un Mangiamorte. Non lo sei mai stato. Sei migliore di questo".

"Oh, ora posso morire felice", disse Draco, con pesante sarcasmo, " Io piaccio ad Harry Potter".

Mentre Draco svaniva dalla vista, Harry poté giurare di aver visto gli angoli della bocca del Serpeverde arricciarsi. E poi, era andato.

Un pesante silenzio cadde nella stanza, durante il quale i due rimanenti abitanti vagarono tra i loro pensieri. Lucius fece cadere la Pietra, si prese il viso tra le mani e strofinò le emozioni che si erano mostrate. Tirò un profondo respiro e fece per uscire. Mentre il lontano muro si apriva in due per mostrare l'uscita, si girò per guardare Harry e parlò con una voce prosciugata e senza emozioni.

"Porterò delle pozioni col tuo prossimo pasto per aiutare le tue ferite. Non parlare con nessuno di quello che è successo qui... nemmeno con me".

E con questo, Harry fu ancora una volta lasciato solo nella camera.

Gli occhi di Harry indugiarono sull'uscita sigillata per un secondo, poi si spostarono sulla Pietra nera che giaceva a pochi passi da lui. La disperazione e il panico che l'avevano afferrato quando aveva stretto fra le mani la Pietra, tornarono. Ma si ritrovò incapace di muovere i piedi. Ci siamo - avrebbe conosciuto il fato di tutti quelli che abbia mai amato. Non era preparato a scoprire che qualcuno di loro non ce l'avesse fatta... ma doveva sapere.

Cercò di convincere le sue gambe molli ad andare avanti lentamente. Allungò una mano verso la Pietra, cadde sulle ginocchia, e la raccolse con mani tremanti. La fece girare tre volte, poi la serrò tra le mani e l'appoggiò alla fronte, chiudendo gli occhi. Pregando con tutto se stesso che i suoi richiami non avrebbero avuto risposta, parlò il nome.

"Ginny".

Harry aprì gli occhi.

Niente.

Soffocò in un singhiozzo di sollievo. Preparandosi, disse il prossimo nome.

"Ron".

Niente.

"Hermione".

Niente.

Harry fece scorrere la lista dei nomi di tutti quelli che sapeva erano sopravissuti alla battaglia fino al momento in cui se n'era andato per affrontare Voldemort, e per sua sorpresa e incommensurabile sollievo, non un singolo viso gli apparve davanti. Anche Hagrid, che Harry aveva lasciato tra le mani di Voldemort e i suoi Mangiamorte, aveva in qualche modo miracolosamente evitato la morte. Harry ricadde sul pavimento, alternando risate e pianti tra respiri tremanti, lasciando che il terrore che lo aveva consumato per giorni scivolasse via.
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Avendo finito il pranzo da qualche tempo, Harry si riscosse al presente. Mentre la memoria di come era riuscito ad ottenere la Pietra della Resurrezione gli echeggiava nella mente, Harry guardò la pietra nera che giaceva nella sua mano. Era in ritardo per cominciare la sua porzione magica di allenamento quotidiano, e mentre né Harry né il Preside avevano appuntamenti urgenti, non era stata sua intenzione far attendere Dumbledore. Dopo aver dato qualche colpetto alla sua veste per spolverarla, alzarsi in posizione eretta, e aver fatto un tentativo poco impegnativo nel appiattirsi i capelli, Harry girò la Pietra tre volte.

"Harry! Cosa ti ha trattenuto?"

Dumbledore si precipitò dal nulla con un urgente tono di voce, i suoi penetranti occhi blu guardavano Harry intensamente.

"Um... scusi professore", Harry farfugliò, "Immagino di aver perso traccia - ".

"Stanno arrivando", Dumbledore interruppe, "Membri dell'Ordine della Fenice tenteranno un attacco ad Hogwarts. Il sig. Weasley ha assistito suo fratello discutere del piano alla Tana. Bill Weasley intende rompere gli incantesimi protettivi, e sembra che - nonostante il lavoro duro di molti maghi e streghe talentuosi, me incluso - c'è una forte possibilità che possa aver successo." Dumbledore lanciò ad Harry uno sguardo significativo attraverso i suoi occhiali a mezza luna. "Harry... potrebbe essere la tua possibilità".

Harry fissò Dumbledore, incapace di parlare o di pensare. Aveva sognato questo - si era allenato per questo - ma ad essere onesti, non aveva mai davvero creduto che questo genere di opportunità si sarebbe presentata.

"Quando?", chiese Harry, battendo le palpebre per cacciar via la sua espressione scioccata.

"Dopodomani", sorrise Dumbledore.

Un improvvisa forza cominciò a gonfiarsi in Harry, facendogli formicolare le dita. Annuì e il suo viso assunse un'espressione determinata e risoluta.

"Sarò pronto".

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*** Testo tratto da "I Doni della Morte"

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Prossimo:

Il giorno prima che i membri dell'Ordine della Fenice si imbarcano nella loro pericolosa missione ad Hogwarts, Hermione ritorna alla Tana dopo un anno di assenza dal mondo magico. Confrontata da dolorose riunioni e ossessionata dai terribili ricordi degli eventi che la fecero scappare, troverà la forza di affrontare i suoi demoni?

Coming soon, il secondo capitolo de "The World I Leave Behind", "Tre Passi."

"Ron, fermala!"

"Non penso di potercela fare"

"NON SENZA HARRY!"

"C'era... hanno mai... Ginny e H-Harry..."

"Questa non è la fine Hermione. Non... non può essere e basta"

"E' morto da solo"

   
 
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