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Autore: MalkContent    09/02/2011    2 recensioni
Il mondo dei morti e quello dei vivi camminano l'uno accanto all'altro, da sempre. Oltre la morte, c'è qualcuno che li guida verso il cammino per il paradiso. Un paradiso diverso per ciascuno di loro. Ma anche le Guide hanno il loro paradiso personale...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Acqua alta.

In questa stagione succede spesso. I Veneziani non ci fanno neppure troppo caso. Tirano fuori gli stivali di gomma e proseguono lungo le loro vite.

È bello stare a guardarli, ai margini delle loro esistenze.

Raccolgo la gonna con una mano, se si infradicia tende ad appesantirsi e diventa fastidioso camminare con del tessuto bagnato che sbatte contro le caviglie.

Non mi piace questa figura, ma immagino di dovermi ritenere fortunata. In passato ci dipingevano come scheletri calcinati, vestiti in tonaca nera e con una falce fienaia in mano. La falce mi è rimasta, anche se non fa più parte dell'equipaggiamento d'ordinanza. Preferisco avere le mani libere quando lavoro, se di lavoro si può parlare. Accompagnare chi passa oltre e si libera della carne è più che altro volontariato. Nessuno diventa una Guida o un Custode del Viaggio senza volerlo intensamente e in ogni caso nessuno ci paga per farlo. Semplicemente si comincia aiutando gli altri trapassati... e d'improvviso ci si ritrova in grado di percepire dove qualcuno sta per distaccarsi dal suo corpo. È più facile aiutarli, se si arriva in anticipo. La falce è un vecchio orpello che mi sono ritrovata in mano esattamente dopo il mio terzo... intervento. E' stato allora che ho cominciato a cambiare.

Cammino verso la fermata del traghetto, sciaguattando scalza nell'acqua che mi arriva alle ginocchia. Sono in anticipo, posso godermi tutto il giro panoramico sul Canal Grande. Gli altri non capiscono la mia fissazione per i mezzi pubblici quando potrei tranquillamente essere dove desidero senza pensarci per più di un paio di secondi. Fingo di essere viva, ancora? Forse. O forse mi piace semplicemente guardare le persone mentre vivono.

Mi incuriosisce vedere come ci cambiano i ricordi e le aspettative dei viventi. In questa era di emo gothic, le Guide delle Anime hanno guadagnato una pelle pallidissima, una magrezza anoressica, un seno abbondante, occhi e capelli neri, un trucco piuttosto pesante e abiti similmedievali. I Custodi del Viaggio, la nostra controparte maschile, ha subito l'influsso di Brad Pitt in Meet Joe Black, così ora la maggior parte di loro appare vestita con costosi abiti firmati e scomodissime cravatte. Sono quasi tutti biondi. Nei miei ricordi sono ancora una ragazza bassina e rotondetta, non particolarmente notevole eccetto gli occhi. Mi sono sempre piaciuti i miei occhi nocciola. Gli specchi non mi riflettono più. Ciò che vedo nelle cornici e nelle vetrine non sono io... ma ciò che i morti si aspettano di trovare: una donna nè vecchia nè giovane, con lunghi capelli neri, occhi vuoti e un abito nero incollato ad un corpo impossibile. Odio questa figura, ma so che con gli anni cambierà. L'immaginario è argento vivo nelle mani dei media.


Le pale del traghetto martellano l'acqua. Dove nelle altre città arrivano gli autobus, a Venezia approdano i traghetti. Mi confondo tra gli altri passeggeri quando salgono a bordo. Qualcuno mi urta, ma sarà convinto di aver urtato la persona dietro di me. Evito di sedermi. Ai vivi parrà una sedia vuota su cui non se la sentono di accomodarsi e non voglio lasciare in piedi nessuno.

Ho preso il traghetto panoramico e mi godo, appoggiata al parapetto del ponte, la vista sul Canal Grande. Piazza San Marco coperta d'acqua si apre davanti alla Basilica, e anche se sono morta sento il cuore cadermi dal petto.


La piazza era identica. Ero in piedi su una passerella di fronte alla Basilica e abbracciavo il ragazzo biondo. Le sue labbra erano calde sulle mie. Sapeva di menta e un vago odore di tabacco gli aleggiava attorno.. Masticava chewingum per coprire l'odore del fumo, ma amavo quell'odore su di lui, mescolato al dopobarba al pino.


Non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso gli occhi. I ricordi della vita sono sempre così... violenti, improvvisi, come se quel momento fosse intatto, cristallizzato nel tempo. La bancarella di cazzate per turisti sfila davanti ai miei occhi quando il traghetto la supera. È chiusa, chiaramente. Nessuno si mette in piazza a vendere stupidi oggetti in verofinto vetro di Murano. Porto la destra al collo ugualmente, incontrando un oggetto duro, liscio, caldo del mio corpo.

Non si era mai materializzato prima e me ne chiedo il motivo, seppure sia troppo abituata ai mutamenti di questo... corpo per stupirmi davvero. Lo accarezzo a lungo, riconoscendo le forme tondeggianti del mio portafortuna a forma di cuore. È di vetro bianco, ma all'interno una sottile polverina dorata disegna una fiamma al centro.


La bancarella grondava chincaglieria made in China. Oramai era difficile distinguere il vero vetro di Murano dalle carabattole contraffatte vendute dai pachistani. Mentre osservavo distrattamente gli orecchini a forma di maschera conficcati in un supporto di velluto, un raggio di sole fu catturato dal supporto con i ciondoli appesi a semplici nastri di organza nera. In mezzo agli altri un bagliore dorato calamitò la mia attenzione. Un piccolo cuore di vetro che intrappolava una polverina scintillante. Era bello, mi sarebbe piaciuto portarlo. Chiesi il prezzo, con il solito imbarazzo che mi assaliva quando trattavo con persone che a malapena capivano la mia lingua, come se fossi io in difetto.

-Oto euri-

Otto euro erano abbastanza da far scattare la mia coscienza economica. Il dispiacere mi si leggerva in faccia quando Marco mi raggiuse. Non disse nulla quando tornai ad appendere al supporto il cuoricino con l'aria di qualcuno che stesse seppellendo un parente.



Posso quasi sentire di nuovo le sue dita calde accarezzarmi il collo per legarvi il cordoncino, il peso freddo del ciondolo che mi si annida sul petto riscaldandosi al calore del mio corpo. Fa male, quel ricordo. Me l'aveva regalato per il mio compleanno, due settimane dopo. Due settimane prima che morissi.

Scendo davanti alla Basilica, tornando a sciaguattare nell'acqua senza curarmi di sollevare la gonna. Non mi importa. Non mi importa più di nulla di quello che accade a questo corpo morto. Potrei buttarmi nell'azoto liquido e non succederebbe un accidente.

Se il mio portafortuna è comparso una ragione c'è. Le Guide delle Anime vengono definite da ciò che coloro che stanno per morire si aspettano. E nessuno.. a parte una persona.. potrebbe desiderare di vedermi in quel momento. Nessuno potrebbe focalizzare tanto bene quel ciondolo che portavo sulla pelle nuda, sotto i vestiti, sempre, a parte quel primo giugno dove faceva abbastanza caldo per indossare un prendisole. Giallo.

Era giallo.


Il sole entrava dalla finestra, filtrato dalle tende rosse accostate. Una sedia davanti alla porta dava l'illusione di essere soli. Mia madre non c'era. Marco mi sfilò la maglietta dalla testa e mi accarezzò la schiena con la punta delle dita, come se fossi fatta di vetro soffiato. E mi sentivo come uno di quei graziosi calici, in quell'istante, arroventato dal fuoco, forgiato dal soffio e fragile come un sogno. In quell'istante il mio ciondolo catturò di nuovo il sole, e Marco sorrise scendendo a baciare l'incavo dei seni dove si annidava la punta del mio cuore portafortuna.


Entro nella Basilica. I volti dei santi a mosaico sembrano guardarmi dall'alto, sbirciando dai costoni delle volte a crociera. Il pavimento coperto dall'acqua è ondulato per i cedimenti del fondo sabbioso della laguna. Dolci curve che i mosaici che componevano anche il pavimento seguivano senza spezzarsi. Lo sento sotto la pianta dei piedi, come se avesse ancora senso per me stare attenta a non scivolare.

La gente viva viene qui per pregare o ammirare le opere d'arte. La gente morte viene qui per incontrarsi e parlare. Sia chi ha avuto fede, sia chi non ne ha mai avuta prima o poi viene qui. Noi siamo oltre il tempo.. ci sono morti che vengono qui e vi rimangono per talmente tanto tempo da far pensare che siano sempre stati lì.

Scorro con gli occhi le panche. Non ci sono vivi, oggi, come mi aspettavo.

L'uomo seduto sull'altare sembra stranamente in accordo con l'ambiente. Veste un tunicone di lino grezzo e un paio di sandali di legno e corda. Joshua ha sempre un certo grado di senso dell'umorismo. No, non è Gesù Cristo Morto e Non Risorto. Anche se l'età è quella giusta e ha la barba e i capelli di un figlio dei fiori, in vita era un barbone morto di freddo a metà degli anni Quaranta.

E' semplicemente qualcuno che da morto si diverte molto più che da vivo.


-Ciao Josh- La mia voce rieccheggia lungo le navate più di quanto sarebbe lecito. Un'altra delle aspettative dei defunti recenti.

-Morte Misericordiosa, seducimi!- Scoppia in una risata calda, quasi sensuale. Prima di morire doveva essere un disastro, come tutti i Clochard. Adesso è quasi un bell'uomo. E' singolare come a parte le guide delle anime, che vengono marchiate dai pensieri dei morti di giornata, i defunti con l'andare del tempo scelgono il loro aspetto, non ho ancora compreso se consciamente o inconsciamente. -Cosa ti porta qui, Sarà? Sei alla ricerca di una nuova mistica condizione?-

Mi chiamo Sara... ma Joshua ha la tendenza a chiamarmi con una variante francese maccheronica del mio nome. Tutto sommato mi piace. Joshua è stato il mio Custode del Viaggio, ma in modo del tutto involontario. Mi spiegò candidamente che mi conveniva trovarmi qualcosa da fare, perchè visto che il suicidio non era più praticabile, stare tutto il tempo a piangermi addosso lacrime ectoplasmiche era la via più breve per far impazzire me e lui.

-Il mio portafortuna. È riapparso.- scandisco soltanto.

Si avvicina. Mi guarda. Sorride, poggiandomi le mani sulle spalle. Possiamo toccarci tra noi.

-Quando succede è una bella cosa, Sarà. Hai aspettato anche troppo, per conto mio.-

-Cosa intendi?- Aggrotto le sopracciglia

-Che se i Morti non trovassero il loro paradiso, prima o poi... il mondo oltre la morte sarebbe dannatamente affollato.- Ride. E scompare.

Ed io sono ancora più confusa di prima. So che ad un certo punto i Morti spariscono, ma non ho mai compreso perchè questo avvenga. Ho paura.


Mia Madre e mio padre in lacrime, là, sulle panche. Due bare affiancate sotto l'altare. Aperte. Io e uno sconosciuto, o quasi.

Ricordavo a malapena l'incidente, sulla strada per Jesolo. Avevo messo il prendisole giallo, i sandali alti, quelli che mi facevano camminare come una modella se mi impegnavo un pochino. Era il nostro anniversario e il mio compleanno era passato da poco. Festeggiare entrambi in quella gita in spiaggia era sembrato quasi logico. Quel che non era logico era perchè all'ultimo incrocio fossi volata fuori dal parabrezza senza romperlo, rotolando sull'asfalto, mentre il mio corpo restava prigioniero delle lamiere accartocciate. Marco era vivo, ma incosciente. Cercai di strattonare la portiera per tirarlo fuori, ma vi passai attraverso come fosse di fumo... ma ero io ad essere evanescente. Urlavo e urlavo, tanto da non accorgermi immediatamente che qualcuno stava urlando accanto a me.

Era un ragazzino. Soltanto un ragazzino, con la macchina del padre, la patente appena stampata, che aveva travolto l'utilitaria di Marco come se fosse di carta, per poi andarsi ad accartocciare contro il guardrail dall'altra parte della strada. Era stato scaraventato fuori assieme al suo corpo e ne era uscito strisciando. Aveva diciott'anni, ma ne dimostrava quindici con gli occhi gonfi di lacrime, terrorizzati, stravolti. Avevo voglia di colpirlo, massacrarlo a pugni, fargli sputare quei bei denti raddrizzati dall'apparecchio, lui che con la sua spocchia aveva distrutto quel sogno di una giornata passata al calore del sole. Era a questo che pensavo, non alla mia vita. A quel giorno felice mancato, come se la morte fosse stato un brutto temporale che costringe a tener chiusi gli ombrelloni. Lo ascoltai urlare e strepitare, mentre i soccorritori portavano via Marco. Corsi dietro l'ambulanza, ma allora era troppo veloce per me. Mi lasciai cadere sulle ginocchia scoppiando in singhiozzi, finchè il mio assassino venne ad inginocchiarsi accanto a me.

-Perdonami... Perdonami...Perdonami...Perdonami-


Ricordo di avergli urlato contro, di aver inveito e imprecato. E di averlo perdonato, dopo. In ogni caso non c'era nulla che potessi fargli ed eravamo soli, o almeno così credevamo. In fondo, avevo compassione per lui, mi faceva pena. Era stato soltanto incosciente. Non era ubriaco nè drogato... soltanto... un ragazzo. Un ragazzo che credeva di essere immortale e indistruttibile.

Forse fu allora che diventai una Guida. Ci aiutammo a vicenda. Lo rivedo ancora nei panni di Custode del Viaggio e mi saluta sempre con un certo imbarazzo.

Marco non si è più svegliato da allora. Il suo corpo vive per scherzo, e il suo spirito resta lì, aggrappato. Non l'ho mai visto uscire, anche se in quella clinica privata ne ho visti tanti alzarsi dalla loro carne e guardarsi intorno, allontanandosi per un po' da quei gusci vuoti, per discorrere tra loro. Lui no. E questo mi ha quasi fatto impazzire. Forse era troppo vivo per farlo, o come credo ora, forse temeva di svegliarsi e scoprire che io non c'ero più, mentre ero lì accanto a quel corpo di carne che non avrebbe potuto vedermi nemmeno se l'avesse desiderato con tutto sè stesso.

Mi basta chiudere gli occhi per essere dove devo essere.


Ci sono tre letti nella stanza. Oggi non c'è nessuno accanto a Marco. Aspettare il risveglio di una persona in coma è come aspettare un treno in un giorno di sciopero. Nessuno sa se passerà. Il suo corpo è invecchiato, disseccato, i capelli radi, la pelle cadaverica, come se avesse cominciato a morire già da giorni. Appeso sopra il suo letto il mio portafortuna cattura un raggio di sole e splende d'oro, riflettendosi negli occhi aperti e vuoti di Marco.

Del suo corpo non mi interessa più.

Lui è lì... mi guarda confuso, con un sorriso felice e perplesso.

-Sara...?-

Il mio nome. Anche questo stavo dimenticando. Lo riprendo dalle sue labbra, in un bacio dolce e feroce. Ho aspettato dieci anni per questo. Forse adesso ci sarà tempo anche per quella giornata a Jesolo. Tutto il tempo del mondo.



Il mondo dei morti non è diverso da quello dei vivi. Continuiamo ad esistere al vostro fianco, vi guardiamo vivere, osserviamo e aspettiamo. Il vero paradiso è quando siamo accanto a coloro che amiamo. Sempre, sia nella vita che nella morte. Fissate il vostro paradiso. Se lo volete davvero, lo avrete.

Prima... o anche dopo.

  
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