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Autore: Yoshiko    02/01/2006    2 recensioni
+++++ Storia aggiornata +++++
Durante il rigido inverno dell'Hokkaido, quando la temperatura scende di almeno un paio di decine di gradi sotto lo zero, alcuni giocatori della Nazionale giovanile giapponese sono stati invitati (o piuttosto minacciati da Gabriel Gamo) ad andare in ritiro in una località tranquilla, per cercare di appianare certe incomprensioni interne che rischiano di compromettere l'affiatamento della squadra, nonché per fortificarsi con un sano ed efficace allenamento sulla neve. Ma cosa succede se a questo ritiro prendono parte anche quattro ospiti inattese?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Time' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Compagni di scuola


Vestite e pronte per uscire, Patty e Jenny indugiavano scontente nel corridoio, davanti alla porta della camera dei ragazzi. L’anta era socchiusa e dall’interno provenivano solo oscurità e silenzio.
-Avevano detto che si sarebbero svegliati prima.-
-Invece sono già le nove e stanno ancora dormendo. Che facciamo, Patty?-
-Non riusciremo ad andare a pattinare neppure oggi.-
Nel tono dell’amica trapelava delusione e scontento, esattamente ciò che provava anche Jenny.  Quella mattina si erano alzate di buonora, infreddolite e assonnate ma felici perché la sera prima, al ritorno da Tomamu, erano riuscite a ottenere ciò che desideravano. Portare i ragazzi sul lago ghiacciato e trascorrere insieme qualche ora spensierata. Dalle sette e mezza la colazione era pronta in tavola e adesso tè, caffè, toast e tutto ciò che avevano cucinato – forse qualcosa in più di quanto prescriveva la dieta di Gamo – si era poco a poco raffreddato senza che nessuno arrivasse in cucina a dar loro il buongiorno.
-Allora li svegliamo?-
-Non abbiamo scelta.-
Jenny annuì d’accordo. Il patto con Benji era scaduto. Quella decisiva mattina il portiere era ancora a poltrire sotto le coperte e lei non avrebbe mai ringraziato abbastanza la nonna per la magnifica idea dei biglietti omaggio per le piste di Tomamu. Oltre a essersi divertito, Benji si era anche stancato e di conseguenza in quel momento non stava preparando la valigia per andarsene. Dunque aveva vinto, esultò con molta soddisfazione. Patty, davanti a lei, spinse la porta e si fece strada tra i compagni addormentati, tentando di non calpestare nessuno in quel profluvio di cuscini e coperte. Raggiunse la finestra e tirò via le tende.
I raggi del sole ormai alto nel cielo invasero la stanza ma non furono sufficienti a destare i ragazzi. Con quell’azione di forza ottennero soltanto qualche mugolio di protesta e movimenti confusi di coperte, indirizzati più che altro a sfuggire al bagliore accecante del primo mattino. Patty non si scoraggiò.
-Sono le nove.-
Annunciarlo e spalancare i vetri fu un tutt’uno. Il freddo glaciale della neve e del ghiaccio si insinuò nella camera serpeggiando tra le coperte e portando in meno di un istante la temperatura sotto zero. Il climatizzatore ebbe un sobbalzo e partì a tutta birra, spingendo quell’aria gelata proprio addosso a chi aveva imprudentemente lasciato un piede, una mano, il naso fuori dalle coperte.
Neanche a farlo apposta, il futon di Benji era il più vicino alla finestra. Impreparato alla mossa estrema di Patty, fu investito in pieno e per primo dalla corrente ghiacciata.
-Ma che cazzo…-
-Sono quasi le nove!- ripeté la giovane.
-E allora?-
-Le nove? Davvero?- Holly si destò di colpo e del tutto -Sono le nove? Già le nove?! Non ho sentito la sveglia! Non è possibile! Le nove! Perché non ho sentito la sveglia? Diamine, già le nove!-
-Cazzo sì! Le nove!- urlò Mark -E se lo dici un’altra volta dovrai aggiornarti, perché saranno diventate le nove e un minuto!-
Per nulla intimorita dal tono adirato di Benji, Patty si ritrasse però alle grida di Mark, indietreggiando fino alla porta e a Jenny, che aveva preferito restare nei pressi della loro via di fuga. Si guardarono incerte, mentre Landers imprecava ancora in direzione del futon di Holly, che a quella temperatura non riusciva a trovare da nessuna parte il coraggio di alzarsi nonostante lo desiderasse con tutto se stesso, e Benji inveiva contro il freddo e i pinguini che a suo dire stavano invadendo la camera attraverso la finestra spalancata. In tutto quel trambusto, gli occhi di Jenny cercarono Philip e lo trovarono disteso e voltato verso il muro, il cuscino sul capo per schermarsi dall’improvvisa confusione. Allora avanzò nella stanza, aggirando il futon di Julian e costeggiando quello di Benji. Rabbrividì di freddo. Forse era meglio chiudere la finestra, anche perché quel gelo non sembrava invogliare i ragazzi ad alzarsi, quanto piuttosto a rifugiarsi ancora di più al caldo.
-Philip, alzati.- lo chiamò mentre si avvicinava -Dopo gli allenamenti dobbiamo andare a pattinare.-
Una mano le agguantò la caviglia con una stretta d’acciaio. Quasi perse l’equilibrio mentre vacillava e trasaliva spaventata. Abbassò lo sguardo e incrociò quello di Benji, pieno di collera.  Eccolo lì, il portiere infuriato perché lei alla fine lo aveva costretto a restare. Nelle sue parole e nel suo tono trovò senza difficoltà il sapore amaro della sconfitta, subita proprio quella mattina e proprio a causa sua.
-Sbagli, Jenny. “Potremmo” andare a pattinare, non “dobbiamo”. L’unica cosa che DOBBIAMO fare in questa merda di ritiro è ALLENARCI! Tutto il resto è un optional!-
Sebbene conoscesse il motivo di quella reazione così brusca, Jenny si impietrì, rigida come una statua.
-Sì.- gli concesse, cercando di liberare la caviglia.
Lui non la lasciò ancora.
-Ti è davvero chiaro, Jenny?-
-Basta, Benji.-
Seduto sul futon con la coperta sulle spalle, Tom gli colpì il braccio. Price mollò la stretta e lei si tolse in fretta di torno, scavalcando Philip per mettersi al sicuro oltre la sua schiena. Si inginocchiò al suo fianco, gli posò una mano sulla spalla e lo scosse piano.
-Svegliati, su.-
Mark starnutì, interrompendo per un secondo le proteste con cui stava allietando la loro gioiosa quarta mattina di ritiro.
-Maledizione, c’è la Siberia fuori!-
-E anche dentro!-
In piedi discosta, le braccia incrociate al petto, Patty indugiò a osservare Holly che continuava a non alzarsi.
-Che bell’esempio, capitano! Quanto ancora intendi dormire? Sono le nove!-
-Non cominciare anche tu!- ringhiò Landers dal suo caldo rifugio nel futon.
-Io vorrei alzarmi, Patty. Lo giuro! È tardissimo! Ma potresti richiudere la finestra? Qui rischiamo una polmonite!-
Sulle questioni di salute c’era poco da scherzare in quei frangenti e la ragazza stavolta si affrettò a ubbidire. Con i vetri finalmente serrati a impedire al gelo di entrare, si cominciò finalmente a percepire qualche ventata calda proveniente dal climatizzatore. Holly si fece coraggio, scostò le coperte e si alzò. Fu il primo a conquistarsi il bagno, senza dover rispettare la fila.
Jenny incrociò con un filo di vergogna il suo sguardo mentre usciva, e tornò subito a sollecitare il fidanzato che non dava cenni di volersi alzare. Lei intendeva assolutamente andare al lago, quel giorno!
-Dai Philip, è tardi. Sono tutti svegli tranne te.-
Lo udì mugolare da sotto il cuscino.
-Ancora cinque minuti.-
-Neppure uno, per favore. Oggi vorrei andare a pattinare…- lanciò un’occhiata timorosa a Benji che rovistava nell’armadio e che finse di non averla udita. Allora tornò a occuparsi di Philip. Lo scrollò più forte, poi lo colpì stizzita sulla schiena.
-Alzati!-
Niente. Spazientita, cercò di strappargli il cuscino dalla testa ma lui lo tenne forte. Allora afferrò il futon e lo tirò via. Il giovane si raggomitolò su se stesso e abbracciò il cuscino rabbrividendo.
-Maledizione che freddo!-
-Alzati, Philip!-
Dritta al suo fianco, il pesante futon del ragazzo tra le braccia, Jenny lo pungolò sulla schiena con la punta di un piede.
-Va bene, mi alzo!- concesse ma quando lei mollò le coperte, gliele strappò rapido dalle mani e se le avvolse addosso, scomparendo di nuovo in quel gradevole e morbido calore -Quando sarà il mio turno per il bagno.- aggiunse lasciandola di stucco.
-Philip!-
Jenny batté il piede sul tatami indispettita. Si sarebbe alzato sul serio? Non poteva restar lì a controllare che lo facesse, i compagni dovevano vestirsi e, questione di pochi istanti, insieme a Patty avrebbe lasciato la stanza. Doveva convincerlo prima di scendere in cucina. Ma come?
Attirate dal trambusto, Amy comparve sulla soglia ed Evelyn fece capolino alle sue spalle.
-Che pigri… Non dovevamo andare a pattinare?-
-PATTINARE È UN’EVENTUALITÀ, NON UN OBBLIGO!- la redarguì Benji.
Amy sobbalzò e si scostò lesta per lasciarlo uscire. Seguì la sua schiena nel corridoio fin quando lui sparì nel bagno.
-Se non vuole venire non è mica costretto a farlo.-
-Sono sicura che invece tu, Bruce, non vedi l’ora di andare al lago.- disse Evelyn avvicinandosi al cumulo di coperte che avvolgeva il fidanzato come un bozzolo -Allora perché non ti alzi? Vai a lavarti, hai dormito a sufficienza!- cercò invano di scostare le coperte -Molla! Bruce! Molla!-
Niente da fare. Arrotolato nel futon come un involtino primavera, lo bloccava con il peso del suo stesso corpo.
-Bruce, sto per farti il solletico.- lo minacciò un secondo prima di conficcargli le dita nei fianchi.
Le coperte sussultarono un paio di volte, poi presero a ridere e a contorcersi. Bruce soffriva tremendamente il solletico. Nel giro di pochi istanti non ne poté più e si arrese.
-Basta, basta! Hai vinto!-
Quando si alzò, il suo stomaco emise un gorgoglio.
-Soprattutto ha vinto la fame.-
Fu l’immancabile tono di scherno di Mark ad attirare l’attenzione di Jenny e indurla a spostare gli occhi su di lui. Comodamente disteso sulla pancia, era avvolto nelle coperte che lo tenevano al caldo, i gomiti sprofondati nel cuscino e il viso appoggiato sul palmo di una mano.
-Anche tu hai bisogno essere convinto?-
Gli occhi di Landers si socchiusero indagatori, la sua espressione divenne di colpo seria.
-Non oserai.-
-Invece sì.-
-Piuttosto vai a svegliare il tuo ragazzo!-
-Lo farò tra un istante.- avanzò di un passo verso Mark, afferrò svelta un angolo del suo futon e  tirò.
Lui resistette e rise. Lei fece altrettanto. Si sfidarono con lo sguardo, poi Jenny si alzò e Landers si illuse di aver vinto.
-Soffri il solletico, Mark?- lo sguardo di Jenny era risoluto e prometteva una lenta e insopportabile tortura. Lui non rispose né sì né no, preferendo lasciarla nel dubbio -Allora ti alzi?-
-Deciderò io quando!- la sfidò.
E lei accettò la sfida.
-Davvero?- Jenny si sfiorò lo zigomo quasi per caso, toccandosi precisamente il punto che Kevin aveva colpito e che effettivamente Mark sentiva ancora a tratti dolorante. Quel gesto così carico di sgradevoli sottintesi, fu sufficiente a fargli cambiare idea.
-E comunque mi stavo alzando, se proprio vuoi saperlo.-
-Lo immaginavo.-
Benji rientrò dal bagno di umore migliore, non essendo stato costretto a fare la fila come le altre mattine. Mentre Jenny torreggiava di nuovo nei pressi del futon di Callaghan, si scostò per lasciar uscire Patty ed Evelyn.
-Vi aspettiamo giù. La colazione è pronta.-
-In realtà è pronta da due ore, Patty...- la corresse l’amica.
-Caffè freddo allora.- borbottò il portiere.
-Tranquillo Benji, per te lo rifacciamo di sicuro.-
Lui finse di non notare la sfumatura ironica nel tono di Patty mentre l’amica si dirigeva verso le scale. Recuperò dall’armadio gli abiti da indossare quel giorno e lanciò un’occhiata a Callaghan. Tirarlo fuori dal futon si stava rivelando un’impresa più lunga del previsto, così decise di andare a cambiarsi in bagno dove, tra l’altro, faceva anche più caldo.
-Alzati, Philip. Sei rimasto a letto solo tu.-
-E allora?-
-Ti alzi per favore?-
-Solo se mi dai un bacio.-
Jenny trasalì prima di accorgersi di essere rimasti soli.
-Philip...-
-Philip cosa? È un reato pretendere il bacio del buongiorno?-
Purché si alzasse, si chinò rapida e guardinga e lo accontentò, sfiorandogli le labbra con le proprie. Jenny voleva andare a pattinare ma più di tutto temeva che i compagni, trovandolo ancora a poltrire, avrebbero presto ricominciato con le insopportabili recriminazioni sul ritiro, sul ryokan, sul campo da calcio che non esisteva e chissà cos’altro.
Philip era di tutt’altro avviso. Quei momenti tra loro erano così rari che il bacio lo voleva, e come si deve. Le cinse le spalle con un braccio e la tirò giù, mentre schiudeva le labbra di lei con la lingua, nel bacio che era convinto di meritarsi.
-E ti pareva, non si può proprio lasciarvi soli.-
Jenny sobbalzò alle parole di Bruce e spinse via Philip. Si mise seduta con le guance in fiamme, gli occhi sull’amico che entrava ignorandoli dopo averli apostrofati, e andava spedito verso l’armadio.
-Alzati, per favore…- redarguì il fidanzato un’ultima volta.
-Vai tranquilla, Jenny. Se non si alza da solo ci pensiamo noi.-
La giovane annuì e raggiunse di corsa la porta, le mani al viso che bruciava di imbarazzo.
La magra, leggera, digeribile, calorica il giusto e soprattutto dietetica colazione che li accolse in cucina fu deludente quanto quella della mattina precedente e di quella ancora prima. Bruce si lasciò cadere affranto su una sedia ed esternò quello che in effetti era più o meno il pensiero di tutti.
-Anche oggi non c’è niente! Non si può andare avanti così!-
Evelyn gli ficcò nel piatto anche un’intera mela sbucciata e una fetta di pane ai cereali extra.
-Mangia questi e non fare storie.-
Lo scontento di Harper non si dissolse affatto, piuttosto prese un’altra strada.  
-Holly! Dimmi che senso ha cominciare ad allenarci se tra poco più di un’ora dovremo smettere per pranzare!-
Sorseggiando tranquillamente il caffè, il capitano non si scompose.
-Pranzeremo più tardi, visto tra l’altro che stiamo ancora facendo colazione.-
La sua proposta fece storcere la bocca persino a Mark.
-Sai che colazione.-
-Il pranzo non si rimanda!- s’impuntò Bruce, sbafandosi in un nanosecondo ciò che restava della mela e raccattando con la punta delle dita ogni briciola rimasta sul piatto -Eve, tira fuori qualcos’altro! Ho una fame da svenire!-
-Hai mangiato tutta la tua parte!-
Patty si mise in piedi e cominciò a radunare le stoviglie. Quando parlò, e lo fece solo perché le amiche avevano deciso che fosse compito suo farlo, lanciò uno sguardo sguincio a Holly, che voleva essere qualcosa come una richiesta di perdono.
-Mentre vi allenate, noi andremo al lago. Domani dobbiamo restituire i pattini e non li abbiamo ancora usati.-
Philip annuì.
-Per quanto mi riguarda, potremmo andare tutti.-
-Sono d’accordo con te.- approvò Bruce.
Mentre li osservava esterrefatto, il cervello di Mark prese a lavorare a tutta birra, dimenandosi tra atroci dubbi. Non riusciva a decidersi, maledizione. Era meglio perorare la causa degli allenamenti sprecando del tutto la somma pagata per affittare inutilmente quei maledetti pattini o fare una figura barbina sul lago e sfruttare la spesa?
-Holly?- lo chiamò Julian, affinché si esprimesse in un senso o nell’altro.
Il silenzio nella cucina durò il tempo sufficiente a consentire al capitano di valutare i pro e i contro. Guardò i compagni.
Già in piedi, appoggiato su un lato della porta, Philip era in attesa che lui prendesse una decisione. Holly era certo che nonostante preferisse di gran lunga andare a pattinare, si sarebbe adeguato alla sua scelta. Sapeva perfettamente, Philip, che il fine ultimo della loro permanenza a Shintoku era il ritiro e che il motivo per cui Gamo li aveva confinati lassù aveva la priorità su tutto. Però... Però, pensandoci bene, per raggiungere quella tanto agognata sintonia non era forse meglio trascorrere una giornata di puro divertimento a pattinare su un lago ghiacciato, possibilmente cercando di non farsi male, piuttosto che prendersi a pallonate com’era accaduto l’ultima volta nella radura dove Bruce lo aveva accusato di tirar fuori ai compagni la loro peggiore vena sadica? Eppure anche gli allenamenti erano importanti perché loro litigavano in campo, non su una pista di pattinaggio, mettendo a rischio la vittoria, non salti lanciati e spirali acrobatiche. Tirò un respiro, rinunciò alla sessione mattutina di allenamenti e forse anche a quella pomeridiana, incrociò mentalmente le dita nella speranza che nessuno si infortunasse e infine trovò un giusto compromesso.
-Andiamo, ma a una condizione. Domattina alle otto iniziamo gli allenamenti. Non accetto né scuse né ritardi.-
Bruce annuì, perché tanto quella sera avrebbe manomesso di nuovo la sveglia.
Dieci minuti dopo erano davanti all’ingresso del ryokan, ciascuno più o meno contento della giornata che si prospettava. Fuori splendeva il sole come di consueto. Da quando erano arrivati a Shintoku, il cielo era rimasto pressoché azzurro e cristallino ma molto, molto freddo. Così freddo che aprire la porta del ryokan e uscire all’aperto rappresentava ogni volta un piccolo shock termico.
Ben coperti e con i pattini in spalla, imboccarono la strada per il paese e poi deviarono per l’abituale sentiero che conduceva al laghetto.
-Dopo il dovere, finalmente il piacere!-
-Cos’è tutta questa impazienza, Bruce? Non vedi l’ora di spalmarti a terra?-
-Piuttosto non vedo l’ora di vederci te, Philip!-
-Non contarci, sono troppo bravo per cadere.-
-Callaghan il modesto!- la voce di Mark arrivò dalle ultime file.
Landers avanzava svogliato nella retroguardia, ancora dilaniato dai dubbi. Se avesse restituito i pattini quella mattina, avrebbe dovuto pagare lo stesso l’intera quota di affitto o avrebbe avuto diritto a uno sconto? E se avesse detto che non li aveva usati e non intendeva farlo proprio per niente, gli avrebbero rimborsato l’intera quota? Valeva la pena provarci o era meglio lasciar perdere?
Benji camminava qualche passo più avanti e quei pattini avrebbe invece voluto lanciarli in orbita, in modo che si incanalassero nel percorso gravitazionale della Terra e non tornassero indietro mai più. Andare a pattinare era l’ultimo dei suoi desideri, ma nello stesso tempo non vedeva l’ora di godersi la vista di Landers sdraiato sul ghiaccio alla luce del giorno e sotto gli occhi di tutti. Mentre già si figurava la scena, trovò il modo di commentare la tracotanza di Philip, che non poteva proprio lasciar passare indenne.
-Nessuna modestia. Callaghan sta soltanto cercando di ricostruire il suo ego fatto a pezzi giusto ieri dal bambino degli autografi.-
Naturalmente l’educazione di Philip prevedeva che la cortese precisazione del portiere venisse ripagata, ma la palla di neve fu schivata con indubbia agilità e non finì in orbita ma dritta precisa sul muso di Bruce.
-Neanche ci avessi preso la mira...- borbottò incredulo l’autore del tiro.
-Chi è stato?-
-Nessuno, è caduta da un ramo.-
Seguendo tutta la scena, Jenny soffocò una risatina nel guanto.
Poi Philip la raggiunse e la trovò a camminare accanto a Mark. Il fastidio che provò nei confronti del compagno si tradusse in scherno con troppa facilità.
-Sono proprio curioso di vederti sui pattini, Landers. Se vali quanto sugli sci, allora ci sarà da ridere parecchio.- purché Jenny, anche stavolta, non si immolasse per aiutarlo.
Bruce tornò indietro carico di neve. Lanciò verso Philip una palla gigantesca, che lui schivò per un soffio. Poi corse via lungo la discesa che avevano imboccato. Bruce lo inseguì. Molto meno agile tra la neve, slittò sul ghiaccio e finì prima addosso a Holly, poi urtò Amy.
-Scusa, scusa, scusa, scusa...-
Jenny e Mark, di nuovo soli, ripresero a parlare.
-Non sai pattinare, vero?-
-Mi tengo in piedi.- fu la dignitosa via di mezzo del ragazzo, perché mentire a quel punto era da idioti, oltre che inutile. Tra pochissimi istanti la verità sarebbe stata sotto gli occhi di tutti.
Lei gli sorrise incoraggiante.
-Questo è già un inizio, il resto viene con la pratica.-  
Mark avrebbe voluto chiederle quale pratica, visto che a Saitama non faceva mai tanto freddo da gelare il fosso vicino casa, né aveva mai pensato di portare i fratelli su qualche pista di pattinaggio appositamente approntata nei dintorni. Sempre che ce ne fossero. Al massimo correvano insieme lungo i sentieri della periferia che costeggiavano i campi di patate dolci, saltavano le pozzanghere dopo gli acquazzoni e d’estate andavano a caccia di girini nei fossi. Ma neve e ghiaccio proprio no.
L’arrivo di Philip mise un punto ai suoi pensieri e alla loro conversazione. La prospettiva di riprendere con lui il discorso sulle proprie scarse capacità di tenersi sui pattini fu così rivoltante che mollò Jenny e si allontanò nel momento in cui il compagno si affiancava alla fidanzata.
-Di cosa stavate parlando tu e Landers?- le chiese incuriosito dall’improvvisa e palese fuga di Mark.
-Pattini e ghiaccio, niente di importante.-
-Non è capace a pattinare, non vuole ammetterlo ed è scappato.- fu l’ovvia e soddisfacente conclusione di Philip.
Jenny non disse nulla e lasciò che il fidanzato le cingesse le spalle con un braccio, dandole poi un leggero bacio su un lato della testa. Philip inspirò il suo profumo. L’odore di Jenny gli piaceva da morire, gli era sempre piaciuto. Era un misto di frutta estiva e campi di lavanda in fiore.
-Se solo avessimo più tempo per noi...-
-Allora non sarebbe un ritiro!-
La superò e si fermò per guardarla negli occhi.
-Ma sì che lo sarebbe lo stesso! Una mezz’ora, al massimo un’ora ogni tanto, solo questo.- e mentre la osservava, mentre si riempiva lo sguardo del volto che adorava, delle sue guance tinte dal freddo e delle labbra che adesso desiderava baciare, gli venne un’idea. Si lanciò una rapida occhiata alle spalle, i compagni avevano proseguito sul sentiero, lasciandoli indietro.
-E se tornassimo al ryokan solo noi due?-
-Non possiamo!-
-Perché no? Non sto andando ad allenarmi!-
Lei si morse un labbro, combattuta. Vide la schiena di Tom sparire oltre un dislivello del terreno e Mark seguirlo un attimo dopo. Lei e Philip adesso erano soli.
-Io voglio pattinare con te. Sto aspettando di farlo da tre giorni! Il nostro momento arriverà, ne sono sicura.-
Sorrise in modo così convincente che lui, anche se un po’ controvoglia, l’accontentò.
Il cielo tingeva di riflessi azzurri la distesa bianca del lago ghiacciato, le rive innevate erano costellate di alberi e arbusti. I rami spogli creavano un reticolo scuro quasi impenetrabile su tutto quel candore. Erano già le undici ma il sole aveva appena superato la linea delle montagne. Davanti l’ingresso della baita c’era un viavai continuo di persone e sulla superficie del lago, a dare vita a quel paesaggio dalle tinte essenziali, figure avvolte in giacche colorate pattinavano solitarie, a piccoli gruppi o tenendosi per mano.
I ragazzi costeggiarono la sponda, rallentando il passo per dar modo a Philip e Jenny di raggiungerli. Lei li superò, portandosi in testa al gruppo e conducendoli fino alle rive attrezzate per il pattinaggio, accanto al pontile che si protendeva sul lago, dove erano state sistemate delle panche di legno ricoperte di feltro rosso, su cui sedersi a indossare i pattini con tutta calma e comodità.
Bruce fu il primo ad avventurarsi sul ghiaccio, avanzando con meno precauzione di quanto fosse invece necessaria a un principiante come lui. E constatando di tenersi in piedi senza troppa fatica, provò a darsi una spinta così maldestra che invece di avanzare volò a terra.
Holly impallidì.
-Bruce! Fai attenzione! E se ti fai male?-
-Tranquillo!- lo rassicurò tirandosi su impacciato mentre i piedi slittavano di qua e di là.
Tom finì di allacciarsi i pattini e lo raggiunse, porgendogli una mano per aiutarlo a sollevarsi.
-Sei troppo spericolato!- lo rimproverò -Non ti tieni in piedi e già vuoi correre!-
Seduto su una panca in terza o quarta fila, ben discosto da tutti, Mark abbassò gli occhi sulle dita che stringevano svogliatamente i lacci degli stivaletti di robusta pelle nera. Sperava che le cadute di Harper attirassero la totale attenzione dei compagni, lasciando sullo sfondo la sua imbranataggine o capitasse qualcos’altro, qualsiasi cosa, che catalizzasse l’interesse degli altri.
Tutto il contrario di lui, indossati i pattini Philip partì a razzo. Il vento freddo gli colpì il viso scompigliandogli i capelli, in un istante raggiunse la parte opposta del lago e fece una curva per tornare indietro. Jenny gli andò incontro, tese un braccio e un secondo prima di superarsi, Philip le afferrò la mano. Le loro spinte opposte formarono prima un cerchio, poi una spirale che continuò a vorticare rallentando a poco a poco. Le loro risate arrivarono  fin sulla riva.
-Guarda quei due.- Benji li indicò, ma Mark li stava già osservando.
-Callaghan è veramente bravo come dice.-
-Se non ne sono capaci loro che abitano in Siberia, allora chi?-
L’inammissibile realtà era che lo invidiavano entrambi.
-Ti vedo un po’ arrugginito, Tom.- disse Philip passandogli accanto con Jenny che si lasciava pigramente trascinare aggrappata al suo braccio.
-Sono secoli che non indosso i pattini.-
-Quindi non te la senti di fare una gara come ai vecchi tempi?-
-Certo che sì, concedimi solo qualche minuto per sgranchirmi le gambe.-
-Gara? Che gara?- domandò Holly, spingendosi sui pattini un po’ titubante ma tutto sommato abbastanza sicuro di sé, molto più che sugli sci.
Benji strinse i lacci degli stivaletti e si tirò su. Sulla riva erano rimasti soltanto lui e Landers. Persino Bruce, dopo il volo di un attimo prima, se la cavava piuttosto bene. E Philip e Tom, più distanti, percorrevano il lago a una velocità pazzesca, tanto che Holly li guardava impalato con la bocca spalancata e un braccio sollevato a metà, nell’inutile tentativo di fermarli o, perlomeno, farli rallentare. Adesso che gli amici non badavano a lui, erano distratti e non guardavano verso la riva, era il momento di darsi una scossa per non diventare lo zimbello dell’intera compagnia, come Benji prevedeva sarebbe presto accaduto. Il suo scontento investì Landers, pronto a scendere sul ghiaccio.
-Hai paura?-
-Io? Certo che no!-
Mark avanzò e il pattino slittò. Si sbilanciò in avanti ma restò in piedi caparbio, fingendo addirittura che fosse tutto calcolato. Dalla riva, distante solo pochi passi, Benji aspettava impaziente che si compisse il suo destino ormai segnato e capitombolasse sotto gli occhi di tutti. Il ragazzo si spinse per un altro paio di metri, sempre più sicuro e più agile. Per quanto tempo sarebbe stato in grado di rimanere in piedi, Mark stesso non lo sapeva. La nottata passata insonne avrebbe dato i suoi frutti? Si volse indietro. Price esitava ancora, probabilmente non era poi così sicuro di sé come voleva far credere.
Dal lago Julian li osservava e li scherniva.
-Quei due impiastri non si muoveranno da lì.-
-Ho idea che non sappiano pattinare.-
Patty guardò Amy.
-E perché non l’hanno detto?-
-Orgogliosi come sono?-
Patty lasciò la mano di Holly e raggiunse la riva. Jenny, rimasta a osservare le acrobazie temerarie del fidanzato, dapprima con ammirazione e poi con una certa ansia, le andò dietro.
-Dove vai? Che succede?-
-Vado a prendere Benji, è rimasto incollato alla riva. Visto che ci sei, dai una mano a Mark.-
Jenny non s’era neppure accorta che Mark avesse bisogno di una mano. Ma Philip continuava a percorrere spericolato il lago da una parte all’altra, così concentrato da non prestare attenzione a niente e nessuno e dandole allo stesso tempo la possibilità di fare qualcosa senza provocare il suo scontento.
-Avete bisogno di aiuto?-
Benji fulminò Patty.
-Aiuto da te? Mai!-
Lei alzò gli occhi al cielo. Jenny rise, poi li superò entrambi per avvicinarsi a Mark. Vista la reazione del portiere, preferì non offrirgli il proprio supporto. Senza dirgli nulla lo agguantò per la manica del giacchetto e lo trascinò per alcuni metri verso il centro del lago.
-Che stai facendo?-
Lui si liberò e ritirò il braccio, ma il suo gesto scortese non la intimidì. Del resto se l’aspettava.
-Vieni, ti insegno a non cadere.-
Lo prese per mano e lui si ritrasse di nuovo, ma quel movimento repentino lo fece vacillare e cercare, un secondo dopo, le dita sicure di Jenny.
-D’accordo, spiegamelo in due minuti e poi sparisci.- anche perché Philip stava tornando indietro e presto li avrebbe individuati, ricominciando con le sue assurde smanie di gelosia.
Benji li osservò critico.
-Landers ha la scioltezza di un tronco. Sembra che gli abbiano appena ficcato un bastone su per…-
-Guai a te se lo dici!- Patty lo tirò verso il ghiaccio -Parli e critichi ma non fai un passo. Sei l’unico a essere rimasto a riva. Per quanto tempo pensi di restare incollato qui?-
-Non mettermi fretta! Sto prendendo confidenza con i pattini, non lo vedi?-
-Stando fermo?- tentò di smuoverlo.
-Patty! Se mi fai cadere me la paghi!-
-Se cadi ti lascio a terra, giuro!-
La giovane lo strattonò e Benji si ritrovò aggrappato alla sua giacca senza sapere bene come ci fosse finito. Si tirò indietro perché non poteva, assolutamente non poteva accettare di essere tenuto in piedi da lei. Era ora di mettere in pratica ciò che aveva imparato in quella maledetta notte insonne.
-So pattinare, se non mi stai addosso.-
-Davvero? A vederti così mi riesce difficile crederlo.- tuttavia si scostò volentieri perché era stufa di tutte quelle storie e si era pentita da un pezzo di averlo raggiunto ed essersi offerta di dargli una mano.
-Vai pure, Patty. Come vedi mi tengo in piedi anche senza di te.-
-Vedremo. La mattinata è ancora lunga.- disse e si allontanò a testa alta.
Benji fu contento di essere riuscito a togliersela di torno. Quando fu abbastanza lontana, si spinse sul ghiaccio prima prudentemente, poi sempre più veloce, finché si abituò ai pattini e prese a scorrazzare tranquillamente per il laghetto, un po’ traballante ma senza mai cadere.
Quando Jenny reputò che Mark non avesse più bisogno di aiuto, lo lasciò a cavarsela da solo e raggiunse le amiche, concludendo l’avvicinamento con un’aggraziata piroetta.
-Sei davvero brava!-
-Grazie Amy. Ho imparato a pattinare quando ero alle elementari. Piuttosto sei tu a essere brava, visto che già non cadi più!-
-Jenny!-
Era quasi ora di pranzo e il sole si trovava a picco nel cielo quando la voce di Meryl scivolò sul ghiaccio come un’eco. La ragazza interpellata si volse sorpresa.
Avvolta nella sua giacca a vento color rubino, la nuova arrivata si sbracciava dalla riva del lago per attirare la sua attenzione. Era poco distante, in piedi tra le panchine e Jenny la raggiunse in un attimo.
-Non ti fai vedere da un secolo! Che fine hai fatto? Se non ci fossero i tuoi nonni a darmi notizie di te potrei pensare che sei morta!-
Lei provò a rispondere qualcosa, ma Meryl non le diede il tempo di farlo. Le prese una mano guantata e la strinse tra le sue.
-Che piacere vederti! Sono contenta che tu sia qui!- effettivamente i suoi occhi brillavano di sincera felicità -E visto che hai dimenticato dove abito, sono venuta io a salutarti.-
-Come facevi a sapere che ero al lago?-
-Sono passata al ryokan, me l’ha detto nonna Harriet. E mi ha anche detto che sei a Shintoku già da qualche giorno. Perché non sei passata al negozio?-
-Non ne ho avuto il tempo.-  
-Cioè non volevi incontrare Kevin.- tradusse Meryl alzando le spalle -Però ti è andata male, eh? Ieri mattina ha insistito per venire al ryokan al posto di papà. Si è offerto dicendo che al negozio c’è poco lavoro, ma è ovvio che l’ha fatto per vederti.-
Jenny sentì qualcuno avvicinarsi alle sue spalle e si affrettò a cambiare discorso. Erano Philip, Patty e Holly, seguiti a poca distanza da Evelyn e Bruce.
-Sei venuta a pattinare?-
-No, solo a salutarti.- Meryl sorrise ai nuovi arrivati e in particolare a Bruce che sembrava davvero felice di rivederla -Come sono andati gli acquisti a voi tre?-
-Un disastro!-
Evelyn strabuzzò gli occhi.
-Fermi tutti! Vi conoscete?-
-Ci siamo incontrati giù in paese quando siamo andati a comprare da mangiare. Abbiamo fatto la spesa al suo negozio.- spiegò Bruce.
Jenny non aveva assolutamente preso in considerazione il fatto che avrebbero potuto incontrare Kevin al posto di Meryl. Si sentì gelare, rendendosi conto di essere stata fortunatissima che le cose fossero andate così.
-Meryl, lui è il mio fidanzato, Philip.-
La ragazza strinse la mano che il giovane le porgeva.
-Adesso ti conosco davvero.-
Jenny proseguì con le presentazioni, includendo anche Tom che si era avvicinato curioso. Rimasero fuori soltanto Amy e Julian, che avevano abbandonato momentaneamente il lago per andare a bere qualcosa alla baita, e Benji e Mark, che pattinavano lenti, impacciati, lontani e insieme. Insieme?
-Perché non ti unisci a noi? Più siamo e più ci divertiamo.-
Evelyn fu contenta che lei rifiutasse l’invito di Bruce.
-Grazie, un’altra volta. Oggi sono solo di passaggio.-  
-E allora? Basterebbe che passassi più piano e avresti il tempo di restare.-
-Veramente stiamo per andar via...- borbottò Evelyn nervosa, nascondendo le mani nelle tasche.
-Mi dispiace, devo sbrigare delle commissioni per il negozio e comunque non ho i pattini.-
-Che problema c’è? Eve, prestale i tuoi per un po’!-  
La ragazza spalancò la bocca incredula e i suoi occhi lampeggiarono di stizza.
-Perché invece non le dai i tuoi, Bruce?-
Meryl trasalì, poi guardò Jenny che si mostrò spaesata tanto quanto lei.
-Non posso davvero restare. Ci vediamo un’altra volta. Ciao Jenny, buon divertimento a tutti!-
Si allontanò in fretta e con un sorriso un po’ forzato, sentendosi sulla schiena gli occhi di tutti ma in particolar modo lo sguardo infuocato di Evelyn. Non appena fu abbastanza lontana, in effetti la ragazza esplose.
-Sei un cafone, Bruce! Davvero non ho parole! Avresti preferito che ci fosse lei a pattinare al mio posto?-
-Come ti viene in mente, Eve? Non ho assolutamente detto questo!- le gridò dietro mentre la fidanzata si allontanava furente, un diavolo per capello.
Holly e Tom se la squagliarono zitti zitti e Philip, notando la manovra, li seguì all’istante.
-Andiamo a prendere da bere, Tom! Tu vuoi qualcosa, Jenny?-
-Un succo di frutta.-
Abbandonato dai compagni, Bruce rimase in balia delle amiche. Patty partì subito all’attacco.
-Che razza di atteggiamento è? Perché ti sei comportato in modo così villano?-
-Cosa c’è di male ad aver invitato l’amica di Jenny a pattinare con noi?- aveva cercato di essere gentile ed ecco il risultato.
-Nulla, se non ti fosse venuto in mente di offrirle i pattini di Evelyn!-
-Non potevo certo darle i miei! Sono troppo grandi!-
-Corri a scusarti!- sbraitò Patty -Se non vuoi che Evelyn ti lasci all’istante, come le consiglierò di fare non appena rientreremo al ryokan!-
Il ragazzo la guardò incredulo, giusto il tempo di realizzare che la minaccia non era uno scherzo né una battuta. Dopodiché corse difilato dietro la fidanzata, all’impacciata velocità che gli consentirono i pattini. La raggiunse barcollante e lei prese a gridargli in faccia tutta la sua irritazione, spintonandolo finché Bruce non cadde a terra. Allora, soddisfatta, si allontanò ignorando i suoi richiami.
Patty e Jenny assistettero alla scenata in silenzio. Poi, a un certo punto, l’una posò una mano sul braccio dell’altra.
-Guarda lì.-
Jenny si volse nella direzione indicata e si irrigidì di colpo.
Kevin era in piedi sulla riva, gli occhi strafottenti fissi su di lei. Doveva essere arrivato insieme a Meryl, ma si faceva vedere solo adesso che lei era entrata nella baita.
Il ragazzo continuò a osservarla con un sorrisetto ironico finché i loro sguardi si incrociarono di nuovo. Allora le fece cenno di avvicinarsi. Jenny scosse la testa e si allontanò insieme a Patty, rifiutandosi di raggiungerlo. Sperava che sparisse silenzioso com’era arrivato, invece i minuti passavano e lui restava, la sua scomoda presenza a pochi passi da loro, i piedi tra la neve della sponda del lago. I suoi occhi passavano da lei ai compagni, studiandoli tutti con curioso interesse.
La presenza di altre persone nei dintorni lo lasciava passare del tutto inosservato. Neppure Mark lo aveva notato. Era troppo occupato a tenersi in equilibrio sul ghiaccio per avere il tempo di alzare gli occhi dai pattini. Istintivamente diffidente dopo ciò che era accaduto il giorno prima, Jenny non riteneva sicuro avvicinarsi. Ma se gli avesse dato retta per una manciata di minuti, forse lui sarebbe andato via. Non voleva raggiungerlo eppure si costrinse a farlo.
-È meglio se vado a sentire cosa vuole, Patty. Così magari se ne va.-
Cercò Philip e lo vide davanti all’ingresso della baita, da cui era appena uscito con Tom e Bruce. Stavano tornando insieme verso il lago, ma si trovavano ancora lontani. Jenny si spinse sul ghiaccio e raggiunse la riva e Kevin.
-Cosa sei venuto a fare?-
-Ciao, Jenny.-
-Sì, be’… ciao. Cosa vuoi?-
-Niente. Il lago è di tutti e io sono semplicemente di passaggio. Ho saputo che eri qui e mi sono affacciato per vedere il tuo fantomatico ragazzo. Che fai, me lo presenti?-
-Dov’è Meryl?-
-Tra poco torna, deve sbrigare una commissione per il negozio.-
Fu per un caso fortuito che Mark tirò su il naso dalla punta dei pattini e li scorse. La vista dell’odiato ragazzo risvegliò di colpo il dolore allo zigomo. Lo sentì pulsare forte e la collera tornare a riaffacciarsi. Il maledetto era lì. Se solo non avesse indossato i pattini sarebbe corso da lui e lo avrebbe gonfiato di pugni come un pallone, per poi sgonfiarlo a calci. Arrancò sul ghiaccio più veloce che poté ma con la precauzione necessaria a non ruzzolare davanti a tutti.
Teneva un occhio preoccupato su quell’incosciente di Jenny che non aveva affatto imparato la lezione e l’altro impaziente su Philip che si stava avvicinando lentamente, troppo lentamente. Cosa  aveva da ridere con Tom? Perché piuttosto non si sbrigava a raggiungerli?
-Cretino! Imbecille!- ringhiò. Chi avrebbe fatto prima ad arrivare a riva? Lui o Philip?
Le mani ancora infilate nelle tasche, Kevin fissò la ragazza dritto negli occhi.
-Se ieri io non fossi venuto al ryokan, avresti continuato a ignorarmi?-
-Ignorarti? In che senso?-
-Io ti piacevo!-
-Secoli fa! Per quanto tempo ancora pensi di rinfacciarmi la stupida infatuazione di una stupida bambina di otto anni? Io non sono qui per te. Sono in vacanza dai nonni con il mio ragazzo. Non ti devo nessuna visita di cortesia. Lo capisci, vero?-
Kevin le rispose con una smorfia insofferente.
-Sono proprio curioso di conoscerlo, questo ragazzo di cui tanto parlano i tuoi nonni. Allora perché non me lo presenti?-
-Non ne vedo il motivo.- indietreggiò di un passo, pronta a mettere fine alla conversazione.
Kevin rise.
-Certo, altrimenti dovresti dirgli che eri cotta di me, vero?-  
Jenny ebbe un moto di fastidio e si volse con l’intenzione di andarsene. Vide il fidanzato raggiungere le panche insieme a Tom e Bruce, tenendo tra le mani il succo di frutta che gli aveva chiesto di comprare. La conversazione con Kevin era durata troppo a lungo.
Mark e Philip arrivarono sulla riva nello stesso preciso istante, l’uno dal lago, l’altro dal sentiero.
-Lo conosci, Callaghan?-
-Chi?-
-Il tipo che sta parlando con Jenny.-
Philip lo mise a fuoco e scosse la testa. Che lei ci parlasse non lo sorprese. La fidanzata aveva vissuto a Shintoku per anni, doveva conoscere più o meno tutti.
-Mai visto.-
Meryl ancora non tornava e Kevin non sembrava intenzionato ad andarsene. Anzi, si stava facendo via via più asfissiante.
-Quindi non mi dirai chi è, giusto?-
-Assolutamente no.-
-Scommetti che lo capisco da solo?-
Gli occhi di Kevin lampeggiarono mentre sollevava una mano e l’afferrava per la spalla, tirandola brusco verso di sé. Il gesto deciso e repentino la colse impreparata, scivolò sui pattini e si aggrappò al giubbotto del ragazzo per non cadere. Poi, ritrovato l’equilibrio, si tirò indietro per scostarsi ma Kevin non la mollò. Stupida ingenua, si ritrovava esattamente nella stessa situazione del giorno prima, ma stavolta purtroppo sotto gli occhi di Philip e degli altri.
-Lasciami.-
-Che dici, Jenny.- la provocò lui -Vogliamo fargliela vedere al tuo ragazzo una cosa che non sa?-
Strinse la presa sulle sue spalle e con un movimento improvviso l’attirò contro di sé. Le loro labbra si sfiorarono solo un attimo, perché Jenny fu veloce a puntargli le mani contro il torace e respingerlo. Reagì in modo così rapido da sperare che nessuno avesse visto cosa fosse successo davvero.
Nonostante ciò, un violento rossore di imbarazzo e di collera le colorò le guance mentre Kevin di fronte a lei rideva, mandandola su tutte le furie.
Circondato dai compagni radunati quasi tutti sulla riva per prepararsi a lasciare il lago e tornare al ryokan, Philip aveva gli occhi bloccati su Jenny e sullo sconosciuto dal momento in cui lui le aveva posato quella mano sulla spalla così bruscamente da farle perdere l’equilibrio. Non fu sicuro di aver visto ciò che aveva visto, soprattutto perché fu inaccettabile che qualcuno oltre se stesso baciasse la fidanzata. Così esitò, perplesso e dubbioso, al culmine dell’incertezza, i succhi di frutta che aveva preso per sé e per lei tra le mani.
Bruce non mancò di commentare, inopportuno come al solito.
-Philip, perché quel tizio ha baciato Jenny?-
-Baciato?-
Lui gli rifece l’eco, gli occhi spalancati e il colore che a poco a poco svaniva dal suo viso, costretto a prendere atto di quell’inaccettabile verità, su cui avrebbe voluto mantenere un più confortante dubbio.
-Non hai visto?-
-Sì… no… ma...- fece un passo verso il ghiaccio, poi si ricordò di essere senza pattini e fu costretto a fermarsi.
Tom gli sfilò di mano i succhi di frutta prima che, strizzate com’erano, le confezioni esplodessero.
Come se non bastasse ciò a cui aveva appena assistito, l’ironico punto di vista di Benji impietrì Philip sul posto.
-Magari è il suo amante, quello non ufficiale. Oppure un suo ex.-
Philip spostò sul portiere gli occhi sconvolti da quel paio di ipotesi che lo fecero esitare. La prima impossibile, la seconda da valutare, anche se non poteva obiettivamente trattarsi di un ex di Jenny perché Jenny non aveva ex. Lui era stato il suo primo ragazzo! Indugiò perplesso su una convinzione rimasta finora solidamente radicata nella sua testa. Lo era stato davvero? Ma certo che lo era stato, ne era sicurissimo! Semmai la questione poteva essere un’altra… Sollecitata dall’ironia di dubbio gusto del portiere, la prima eventualità si riaffacciò nella sua mente, e prese forma. Durante gli anni in cui erano stati insieme, lei lo aveva mai tradito? In tutte quelle occasioni in cui Jenny era andata a Shintoku dai nonni a trascorrere un weekend o parte delle vacanze, aveva incontrato quel ragazzo? C’era stato qualcosa tra loro? Scosse la testa con forza per scacciare il sospetto. No che non poteva esserci stato e lui non avrebbe dovuto neppure pensarlo! Quindi? Perché mai quel tizio osava un gesto così intimo?
Jenny pregò con tutta se stessa che Philip non li avesse visti o almeno non avesse visto bene. Odiò Kevin, ferocemente. Gli puntò le mani sulle spalle e lo spinse via con tutta la forza della disperazione e della vergogna. Le dita che la stringevano persero la presa e lei riuscì a scostarsi. Il giovane rise e la schernì.
-Che c’è? Non ti è piaciuto?-
Jenny lo schiaffeggiò in pieno volto. Gli occhi di Kevin lampeggiarono d’ira e un attimo dopo le restituì svogliato lo schiaffo, senza mettere nel gesto un briciolo di forza. Fu quindi lo stupore a farla barcollare sui pattini. Riuscì a rimanere in piedi per miracolo e si portò una mano al viso, dove la guancia bruciava più per la vergogna che per il colpo.
-Jenny!-
Udì Philip chiamarla, nel suo grido tutta la preoccupazione, l’orrore e l’urgenza. Non ebbe il coraggio di voltarsi.
-Eccolo lì il tuo ragazzo.- rise Kevin sprezzante -È quello con la giacca a vento azzurra.-
Jenny lo fissò furiosa.
-Mi hai baciata! E mi hai schiaffeggiata!-
-Sì, e mi sarei limitato al bacio… Ricominciamo dall’inizio, eh? Sono sicuro che andrà meglio.- mise un piede sul ghiaccio e lei indietreggiò.
-Non provare ad avvicinarti!-
-Altrimenti che fai? Mi dai un altro schiaffo?- scattò veloce e le afferrò un braccio -Davvero pensi di riuscirci?-
In un barlume di lucidità tra tutta la collera che gli annebbiava il cervello, Philip si chiese se percorrendo la riva di corsa, sarebbe riuscito a raggiungerli in tempo – in tempo prima di cosa? Ma il profilo del lago, da quella parte, era tutto rocce e spunzoni, nessuno spazio dove mettere i piedi. Quanto ci sarebbe voluto per indossare di nuovo i pattini? Se solo li avesse avuti ancora ai piedi avrebbe impiegato meno di un istante ad arrivare da Jenny e stendere quel tizio.
Quasi gli avesse letto nella mente, o forse spinto dal timore che il violento sconosciuto affibbiasse a Jenny un altro schiaffo, o peggio un altro bacio, facendo eruttare come un vulcano l’ira distruttiva di Philip, Holly smise si slacciarsi i pattini e si alzò.
-Vado io.- tanto più che Patty era rimasta a metà strada tra loro e Jenny, in ansia per l’amica -E cerco di risolvere la questione in modo civile.-
-Civile? Uno che picchia una ragazza ti sembra civile?- replicò Philip incredulo e fuori di sé.
Jenny puntò i pattini ma non riuscì a liberarsi dalle mani di Kevin che le stringevano le braccia sopra i gomiti. Lo vide accostarsi ancora, calare su di lei senza lasciarle scampo. L’avrebbe baciata di nuovo, il maledetto! Reclinò il viso per impedirgli di avvicinarsi, adesso che era sicura che Philip li stava guardando.
-Non farlo, è molto meglio per te.-
-Sto morendo di paura.- rise e abbassò il volto per raggiungere la bocca che la ragazza gli negava.
Jenny sentì il suo profumo, i suoi capelli le sfiorarono la fronte. Allora reagì. Si aggrappò alle maniche della sua giacca per tenersi in equilibrio, sollevò un ginocchio e lo colpì con forza nello stomaco.
Kevin fu fortunato che Jenny indossasse i pattini e fosse più alta di parecchi centimetri. Fu fortunato ma gli fece male lo stesso, atrocemente male. Emise un lamento, boccheggiò in cerca d’aria, mollò la presa e cadde in ginocchio stringendosi lo stomaco, piegato in due dal dolore. Jenny lo fissò dall’alto, incrociando il suo sguardo velato di collera e sofferenza.
-Ti avevo avvertito, Kevin.- si volse e lo lasciò così, a imprecare contro di lei.
-Dove l’ha colpito? L’ha preso lì?- domandò Bruce.
-Magari!- Philip lo sperò con tutto se stesso.
-Io davvero non ti capisco Callaghan.- Benji si sedette su una panca, armeggiando con i lacci degli stivaletti -Ci guardi male ogni volta che ci avviciniamo a Jenny o le parliamo, persino se la guardiamo. E poi lasci che succeda questo?-
-Fanculo, Price!-
Seguì la fidanzata con lo sguardo mentre raggiungeva Patty. Le sue guance erano arrossate, i pugni serrati, gli occhi insistentemente puntati sull’amica. Non si girò verso di loro neppure una volta.
-Lo avete visto? Ci avete visti?- chiese in ansia -Philip ha visto?- si portò le mani al viso, che sentiva bruciare di vergogna. Minuscoli cristalli di ghiaccio sulla lana dei guanti le graffiarono la pelle.
-Credo proprio di sì.-
-E adesso?- la fissò a dir poco disperata.
-Devi stare tranquilla, Jenny! Era così chiaro che non volevi che ti baciasse. Vedrai che Philip lo capirà!-
Furono parole che non la consolarono e non la tranquillizzarono. Le ricordarono soltanto che Patty non conosceva affatto Philip. Jenny era sicura che si sarebbe arrabbiato, era sicura che fosse furioso. Per colpa di Kevin avrebbero litigato, ne era certa. Si fece coraggio e si volse a guardarlo. Anzi, fece di più. Insieme a Patty tornò verso di lui e verso i compagni.
-Chi è quello, Jenny?- la accolse secco, restando a guardarla dalla riva.
Lei abbassò il viso sui pattini del fidanzato abbandonati sotto una panca. Chi era Kevin? Non era nessuno accidenti!
-Mi dispiace.- disse con voce rotta -Non so che gli sia preso, non lo vedevo da anni…-
-Dunque ha pensato di recuperare il tempo perso.-
Tom infilò una gomitata tra le costole di Benji.
-Chi accidenti è?- insistette Philip.
-Possiamo parlarne dopo? Per favore...- supplicò lei con una vocina timorosa, appena appena udibile. Gli lanciò una timida occhiata e lo vide abbozzare un sì.
-Rientriamo al ryokan?-
-Ottima idea, Patty.- approvò subito Bruce -Il mio stomaco comincia a invocare cibo. Ho una fame da svenire!-
-Non smetti mai di averne.- sbuffò Evelyn.
Sulla strada del ritorno Jenny si tenne ben alla larga da Philip. La delusione e la collera che gli leggeva in faccia la mettevano a disagio e la facevano star male perché temeva che tirasse conclusioni affrettate, che il suo cervello creasse storie troppo fantasiose su ciò che aveva visto. Sperava  che non si ficcasse in testa strane idee prima di darle il tempo di spiegarsi.
In effetti era proprio questo ciò che Philip stava facendo. Cercare una spiegazione plausibile e indolore. Voleva sapere tutto e subito, i dubbi lo stavano divorando e se fossero stati soli, avrebbe preteso all’istante spiegazioni chiare e soddisfacenti. Invece gli toccava attendere, anche se la pazienza a disposizione era veramente troppo poca.
Con un inaspettato moto di solidarietà nei suoi confronti, Mark lo affiancò e tentò di distrarlo.
-Andiamo alle terme?-
-Non mi frega un cazzo delle terme!-
Landers lo guardò incredulo, tutt’a un tratto convinto che la lezione che gli aveva dato alle elementari non era stata sufficiente. Il suo irascibile istinto gli suggerì di ririspondergli con un pugno sul naso ben assestato, ma si trattenne. Alla luce di ciò che era appena successo al lago, si sforzò di essere comprensivo e di passar sopra ai suoi modi bruschi. Con uno sforzo ancora più grande, poteva provare persino a tranquillizzarlo.   
-Ti stai agitando inutilmente, quel tipo è un cretino. Non vale niente e soprattutto non vale la pena che reagisci così.-
Philip si volse di colpo.
-Che ne sai? Lo conosci?- il disagio improvviso di Mark fu rivelatorio -Lo hai già incontrato?-
-Sai cosa penso? Non è stata una buona idea quella di venire a pattinare. Gli stivaletti erano stretti, mi hanno massacrato i piedi.-
Per Philip il tentativo di Mark di cambiare discorso fu la prova provata che gli stava nascondendo qualcosa. Anche lui!
-Dove l’hai visto?-
-Secondo me un bel bagno alle terme ci vuole proprio, non vedo l’ora di…-
-Dove cazzo hai visto quel tipo?!- lo superò con una falcata e gli si parò davanti, costringendolo a fermarsi. Lo fissò dritto negli occhi e ripeté per la terza volta la domanda -Dove l’hai visto, Landers?-
Mark desiderò poter diventare invisibile a quegli occhi carichi di preoccupazione e gelosia. Sospirò e cedette.
-L’ho visto al ryokan.-
-Quando?-
-Non farle a me tutte queste domande!-
-Quando?-
Landers si liberò con uno strattone.
-Perché non lo chiedi a Jenny?-
-Dimmi quando! Maledizione!-
-E va bene, porca miseria! L’ho visto ieri mattina!-
-Cos’è venuto a fare al ryokan? A vedere lei?-
-No, imbecille! È venuto a portare le provviste!-
-Sei sicuro?-
-Sì che sono sicuro!-
Nell’espressione di Philip passò un lampo di sollievo. Riprese a camminare al suo fianco.
-Perché Jenny non mi ha detto niente?-
-Se ne sarà dimenticata.-
Philip lo fulminò.
-Dimenticata? Mi spieghi come può scordarsi di un tizio che il giorno dopo la bacia e poi la schiaffeggia davanti a tutti? Davanti a me?-
-Pensi che abbia voluto tenertelo nascosto?-
-Non lo penso, lo ha fatto!-
-Magari non te l’ha detto perché immaginava che avresti reagito esattamente come stai facendo ora!-
Philip gli rivolse uno sguardo di fuoco.
-Cos’è, un rimprovero?-
-No, è una costatazione!-
-Dovrei essere contento che quel tizio l’ha baciata?-
-Certo che no, ma prima di incazzarti aspetta di sentire cos’ha da dirti!-
-Sono tutt’orecchie, Landers, non vedo l’ora di ascoltarla. Solo che Jenny non mi pare intenzionata a spiegarsi!-
-Ma se ha detto che ne parlerete quando sarete soli!-
-Cazzo, Landers! La smetti di difenderla?- accelerò stizzito, lasciandolo indietro. Invece di consolarlo, capirlo e mettersi dalla sua parte dopo l’onta subita, lo stava facendo sentire un cretino. Come se la colpa di tutto fosse sua. Continuò a calpestare la neve rabbioso, a testa china e in silenzio, fino al ryokan.
La nonna chiamò Jenny non appena misero piede nella pensione, neanche si fossero messe d’accordo. Lei corse in cucina passando accanto al fidanzato che continuava a tenerle il muso. Riapparve pochi istanti dopo nell’ingresso, dove gli amici stavano finendo di liberarsi di scarpe e cappotti.
-Quanta fame avete?-
-Si mangia?- Bruce ripose i guanti nella tasca della giacca e la appese sull’appendiabiti. Era pronto ad abbuffarsi.
-La nonna ha ordinato il sushi. È già in tavola, va bene se alle terme ci andiamo dopo?-
-Perché? Altrimenti si fredda?-
-Certo che va bene!- esultò Bruce sgomitando Benji e la sua battuta -Prima il dovere, poi il piacere!-
-Giratela come ti pare Harper, ma a me sembra che tu non faccia altro che compiacerti.- dichiarò Mark.
-Giusto il tempo di lavarci le mani.-
-Lavarmi le mani?- Bruce spostò gli occhi su Patty che imboccava le scale, seguita da Holly -E perché? Mi sono messo i guanti prima di uscire, me li sono tolti in questo istante, non le ho mica sporche!- per sicurezza le annusò. Odoravano di lana e vagamente di naftalina.
Patty sorrise, continuando tuttavia a spingere Holly su per le scale.
-Fino a prova contraria acqua e sapone non hanno mai ucciso nessuno.-
Fortuna per loro, proprio quel nessuno seguì il suggerimento. Giunto al primo piano, Holly si fermò e si volse a osservare il corridoio, silenzioso e deserto. Poi guardò la fidanzata con il volto illuminato da incredulo stupore.
-Patty, non riesco a crederci! Siamo soli! Sono rimasti tutti giù!- proprio lì dove si trovava fece un passo verso di lei, le prese il volto tra le mani e le stampò un entusiastico bacio sulle labbra. Dopodiché la guardò e rise -Sono cinque giorni che aspetto di farlo.-
-A chi lo dici!- condividendo le sue stesse emozioni, Patty lo prese per mano e lo trascinò svelta nella camera che occupava con le amiche, curandosi di appoggiarsi contro la porta per evitare che qualcuno la aprisse dall’esterno -Abbiamo i secondi contati e dobbiamo sfruttarli al massimo!-
Loro labbra si unirono, desiderose di annullare i giorni trascorsi in astinenza.
-Holly! Patty! Stiamo aspettando voi! Che state facendo?-
Naturalmente a gridare era Bruce, sollecitato dalla sua fame cronica. Il momento tanto atteso era già terminato e Patty si scostò controvoglia dal fidanzato. Lui tentò di rassicurarla con l’usuale ottimismo, solido e incrollabile.
-Vedrai, prima o poi riusciremo a ritagliarci un po’ di tempo senza nessuno tra i piedi. In fin dei conti la vacanza è appena cominciata e…-
-Vacanza?- le venne da ridere mentre lui si rendeva conto della gaffe.
-Ritiro! Volevo dire ritiro!-
In cucina Evelyn aveva sequestrato a Bruce le bacchette e lui, pur di mettere qualcosa nello stomaco, stava prendendo in considerazione l’eventualità di condire il sushi con l’aroma pungente della naftalina.
Holly entrò osservando i compagni. A parte l’impazienza dettata dalla fame, a tavola regnava un’insolita quiete. Certo, Bruce parlava per quattro e Benji e Mark si punzecchiavano con battute sagaci alla velocità della luce, eppure la cucina sembrava più silenziosa del solito e pervasa da una sorta di calma elettrica, simile a quella che si scatena prima della tempesta. C’era da preoccuparsi, altroché. Per esempio che Evelyn sedesse di fronte a Bruce e non accanto, come se intendesse rovinargli il pranzo con le sue occhiatacce, cosa peraltro di difficile attuazione visto che Bruce fingeva di non notarle o, troppo affamato, non le notava davvero.
Dopo Mark, andando verso la finestra, c’erano Jenny e Philip che avevano mantenuto il loro solito posto anche se non si parlavano. Holly comprendeva la collera del compagno e la giustificava. Come avrebbe reagito lui stesso, se avesse visto Patty baciare un altro? Nonostante ciò, a suo parere il silenzio ostinato in cui Philip si era barricato non lo avrebbe portato da nessuna parte. Ignorava la fidanzata e teneva insistentemente gli occhi sul piatto.
Lo sguardo di Holly passò da lui a Jenny, che giocherellava nervosamente con le bacchette, lanciando occhiate timide e preoccupate al fidanzato. Quando si accorse di essere osservata, a disagio abbassò il viso sul piatto.
Philip scostò la sedia e si alzò da tavola non appena ebbe finito di mangiare, senza attendere i compagni. Fremente di collera lasciò la cucina a testa alta e in un caparbio silenzio.
Bruce non aspettava altro. Come il compagno sparì nel corridoio, allungò le bacchette verso il sushi di Jenny.
-Non mangi più?-
Lei scosse la testa e spinse il piatto verso il centro del tavolo, per consentirgli di raggiungerlo agevolmente. Gli avanzi sparirono in un lampo.
A poco a poco i ragazzi si radunarono al piano di sopra per non intralciare le amiche nelle operazioni di sistemazione e riordino. Rimase solo Mark, appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate sul torace muscoloso, gli occhi soprattutto su Jenny che si spostava su e giù per la cucina con un’espressione affranta. Era rimasto per parlarle, se ci fosse riuscito in privato. Non impiegarono molto, le ragazze, a cogliere le sue intenzioni e non appena fu possibile, Evelyn, Amy e Patty li lasciarono soli.
Le mani serrate sulla spalliera di una sedia, Jenny le guardò uscire e poi spostò gli occhi su Mark, in rassegnata attesa di venir rimproverata. Non poteva che essere quello il motivo per cui era rimasto con lei.
-Perché non gli hai raccontato di ieri?-
Jenny non rispose ma si irrigidì. Prima di provare a difendersi, preferiva aspettare che l’attacco terminasse.
-È arrabbiato e preoccupato, devi parlargli.-
-Non puoi farlo tu?-
-Io?-
-Sì, puoi rassicurarlo che tra me e Kevin non c’è niente!-
-L’ho già fatto, ma lui pretende che sia tu a dirglielo! E ha ragione!-
-Però se tu...-
Mark sollevò una mano per interromperla.
-Se anche fossi il migliore amico di Philip, cosa che assolutamente non sono, tu sei la sua ragazza. Lui le spiegazioni le vuole da te, non da me.-
Jenny lo guardò delusa e abbattuta. Mark non l’avrebbe aiutata e si pentì di averglielo chiesto. Landers non era un amico di Philip ma soltanto un compagno di squadra, e neppure della Flynet. Non si incontravano al di fuori delle partite e dei ritiri della nazionale e subito dopo il loro primo incontro si erano soltanto detestati. Philip gliel’aveva detto cento volte. Landers non era il migliore amico nessuno.
-Ho capito.-
Si volse perché non aveva più niente da dirgli. E neppure lui, a quanto pareva. Finì di riordinare e avviò la lavastoviglie, accorgendosi troppo tardi di aver dimenticato fuori la pentola del riso. La prese e la depositò nel lavandino, rassegnata a lavarla a mano. Il rumore dell’acqua coprì tutto il resto. Non si accorse che Mark si alzava e usciva. Non si accorse neanche che Philip, quasi a dargli il cambio, entrò un istante dopo fermandosi sulla soglia a osservarla.
Attese che Jenny chiudesse l’acqua e quando parlò fu soltanto la gelosia a venir fuori, perché quello che aveva visto gli bruciava.
-Mi devi delle spiegazioni, Jenny. E adesso siamo soli.-
Lei sussultò e si volse. Si guardarono l’uno deluso, l’altra mortificata. Lui fremente di rabbia e umiliazione, perché lo sconosciuto del laghetto aveva osato baciare Jenny davanti a tutti e senza che lui potesse farci niente, lei tormentata dalle spiegazioni che entro pochi istanti sarebbe stata costretta a dargli, sprofondando nella vergogna di aver provato a otto anni sincera ammirazione per quel piantagrane di Kevin. Come aveva potuto?
Philip fece un passo all’interno della cucina, perché da Jenny non era più disposto ad accettare quel silenzio.
-Allora?-
Lei distolse lo sguardo per posarlo sulla pentola che teneva ancora tra le mani. Senza essere costretta a constatare l’amarezza che gli riempiva gli occhi, fu più facile scusarsi.
-Mi dispiace per ciò che è successo prima.-
-Sono contento che almeno ti dispiaccia. Chi era quello?-
-Un amico.- e mentre lo disse si rese conto che Kevin ormai non era più neppure un amico. Del resto, lo era mai stato?
Philip faticò a crederle, anche se avrebbe voluto farlo con tutto se stesso. Un amico non si permetteva certi comportamenti, non si concedeva quelle libertà.  
-Davvero?-
Il tono ironicamente sospettoso arrivò vicinissimo. Philip si era accostato e Jenny avvertì la sua presenza a un passo da lei. Le parole successive furono taglienti come una lama. La gelosia aveva spazzato via calma, obiettività e diplomazia.
-A me è sembrato qualcosa di più di un amico.-
Arginando il dolore che il sospetto di Philip le aveva appena inflitto, Jenny cercò come poté di difendersi dall’accusa neppure troppo velata. Comprendeva perfettamente il suo stato d’animo, ma nello stesso tempo non poteva credere che bastasse così poco a farlo dubitare di lei. Dov’era finita la fiducia che avevano sempre provato l’una per l’altro?
-Era solo un amico, Philip. Ma dopo quello che ha fatto oggi, non lo considero più tale.- gli lanciò un’occhiata veloce e incontrò il suo sguardo di ghiaccio. Forse non lo aveva convinto.
-Io non sapevo neppure che esistesse! Perché non mi hai detto niente?-
-Non pensavo di incontrarlo.-
-Lui sì, a quanto pare.-
Jenny tacque, concedendosi qualche istante per finire di lavare la pentola e riordinare le idee. Come aveva previsto al lago, per colpa di Kevin stavano litigando. Era sicura che il ragazzo l’avesse baciata apposta. Il suo passatempo preferito era seminare zizzania tra le persone. Lo aveva sempre fatto, era insisto nel suo carattere e crescendo non poteva che essere peggiorato. Posò la pentola a scolare e, asciugandosi le mani su uno strofinaccio, si volse a guardarlo.
-Philip, per favore! Non voglio discutere con te a causa sua!-
-Figurati io!-
-Allora perché lo stiamo facendo? Che colpa ho se mi ha baciata? Non volevo che lo facesse!-
-Sono contento di sentirtelo dire! Adesso vorrei anche sapere perché non mi hai detto niente di lui! Ieri vi siete incontrati e me lo hai tenuto nascosto. Perché?-
-Non ci siamo incontrati! Lo dici come se ci fossimo dati appuntamento! L’ho semplicemente trovato qui fuori a scaricare le provviste per il ryokan! Questo Mark non te lo ha detto?-
-Perché l’ho dovuto sentire da Landers? Perché non me lo hai detto tu?-
-Non ci ho pensato! Tu non mi hai detto che in paese hai conosciuto Meryl!-
-Meryl a me non piace mentre tu a quel tizio sì.-
-Io non gli piaccio!-
-Dovevi dirmelo!-
-Non l’ho fatto non perché volevo tenerlo nascosto, ma perché pensavo che non fosse importante!- replicò Jenny esasperata.
Philip si accostò furente, appoggiò le mani sul mobile ai suoi lati, imprigionandola tra sé e il ripiano del lavello e si sforzò di controllare il tono della voce. Avrebbe voluto gridare, tanto la frustrazione lo premeva da dentro.
-E secondo te questa non era una cosa importante?-
-Non credevo che lo fosse!-
-Maledizione Jenny!- le fu vicinissimo -Riesci a immaginare come possa essermi sentito a vederti tra le sue braccia? A vederti baciarlo?-
-è lui che mi ha baciata! Lo ha fatto per dispetto e non sono riuscita a impedirglielo!- la sua voce si spezzò e fu costretta a tacere per non piangere -Mi dispiace.-
Le scuse e le lacrime di Jenny a Philip facevano sempre un certo effetto e quando la vide ammutolire, gli occhi luccicare, almeno la metà della collera svanì.
-Chi è?-
Lei annuì e tirò un profondo respiro, che le consentì parlare senza che la voce le tremasse tra le labbra.
-Si chiama Kevin Swann. Suo padre è proprietario del negozio di alimentari che rifornisce il ryokan, quello che tu, Bruce e Holly conoscete già. Meryl è sua sorella. Lui è un piantagrane, lo è sempre stato fin dalle elementari.- lo guardò supplichevole -A otto anni mi piaceva, per questo motivo oggi si è permesso tanta confidenza.-
Abbassò lo sguardo ma lui le sollevò il viso per poterla guardare negli occhi. Vi trovò dispiacere, imbarazzo, vergogna e un enorme senso di colpa. Philip non avrebbe mai immaginato di poter essere ferocemente geloso di una Jenny di otto anni che si era invaghita di un altro bambino che non fosse lui.
-Come poteva piacerti uno così?-
L’espressione costernata del ragazzo fece scaturire l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
-Non lo so neppure io. È da ieri che ci penso e non riesco a spiegarmelo.-
-Stai pensando a lui da ieri?-
La sua faccia fu così buffa che Jenny scoppiò a ridere. Poi gli stampò un bacio sulla bocca.
-La parte migliore di un litigio è sempre la riconciliazione.-
Si volsero all’unisono. Benji era fermo sulla soglia con fare annoiato e, dietro di lui, Bruce si spencolava per sbirciare.  
-Si fa qualcosa oppure volete continuare così per tutto il pomeriggio?-
-Potendo scegliere, naturalmente la seconda.- borbottò Philip, scontento di essere stato interrotto ma comunque soddisfatto per il chiarimento appena avuto con la fidanzata. La osservò mentre si slacciava il grembiule e lo appendeva a un gancio affisso al muro. Si sforzò di accantonare il problema di quel tizio che circolava giù in paese e dedicò tutta l’attenzione ai compagni, com’era giusto che fosse.
-Non avevamo detto che dopo pranzo saremmo andati alle terme?-
-Abbiamo rimandato a stasera.-
-Allora ci sono sempre gli allenamenti…-
-Ti prego Philip! Mi sembri Holly! Non fa che ricordarcelo.-
-Non dovrei, Bruce? Siamo qui per questo!- la voce del capitano fece sobbalzare Harper di paura.
-Holly ha ragione. Anch’io ho voglia di sgranchirmi le gambe.- approvò Benji -Andiamo a fare due tiri.-
-Non mi va di scarpinare fino al campo.-
-Non chiamarlo campo, Harper. È offensivo per l’intera categoria.-
Pur di trovare una soluzione che andasse bene a tutti, Bruce si spremette le meningi fin quasi a farle fumare. Voleva accontentare soprattutto se stesso, ma anche il capitano, che era sempre meglio non contrariare troppo.
-E se facessimo due tiri sul piazzale?-
Philip annuì.
-Per me va bene. Convinci Holly.-
-Già fatto.- sospirò lui paziente.
Jenny li guardò dirigersi verso l’ingresso del ryokan, poi salì di sopra con il compito di chiamare e far scendere anche Mark, Julian e Tom. Li salutò dalle scale mentre uscivano, poi tornò nella stanza dei ragazzi, ora deserta, e si guardò intorno. Era immersa in un disordine pazzesco.
Patty la raggiunse.
-Cosa stai facendo?-
-Hai visto che confusione? Abbiamo rassettato giusto ieri.-
-Sono ragazzi.- Amy si chinò a raccogliere un maglione -Io so che questo è di Julian, ma gli altri?-
-Possiamo ripiegarli e riporli nell’armadio. Riconosceranno le proprie cose.-
-Ci vorrà del tempo per sistemare tutto.-
-Allora rimbocchiamoci le maniche.-
La vecchina le raggiunse al piano di sopra circa una mezz’ora dopo e le trovò occupate nelle ultime rifiniture. Nella stanza dei ragazzi non c’era più neppure un cuscino fuori posto. L’anziana padrona del ryokan si guardò intorno in cerca della nipote, tenendosi una mano nell’altra in un gesto che tradiva una leggera ansia.
-Hai bisogno di qualcosa, nonna?- le domandò Jenny quando la vide sulla soglia.
-Ha appena chiamato Albert.-
La ragazza si irrigidì mentre si rivolgeva alle amiche.
-Albert è il padre di Meryl e di Kevin.- spiegò cercando di dissimulare la preoccupazione. Perché aveva chiamato la nonna? Qualcuno si era accorto di ciò che era successo al laghetto? Lo aveva colpito davvero troppo forte? Rimase in trepida attesa che la vecchina continuasse.
-Voleva avvertirci di tenere gli occhi aperti. Dei malintenzionati si stanno introducendo nelle abitazioni dei dintorni.-
-Ladri?- s’informò Amy.
-Forse, anche se ancora non è ben chiaro. Nelle scorse notti alcuni sconosciuti si sono introdotti in un ostello, in una fattoria e in un paio di abitazioni. Nella fattoria sono stati spaventati dai cani, e all’interno delle case non hanno potuto prendere nulla perché sono stati allertati dall’arrivo della polizia. Ma gli abitanti si sono spaventati, erano almeno tre persone, anche se nel buio potevano essercene altre. Invece l’ostello è stato visitato ieri notte e ancora non è chiaro se siano riusciti a rubare qualcosa.-
-Ma dove, nonna?-
-Le prime scorribande sono avvenute nella periferia di Obihiro, ma sembra che il gruppo si sia spostato verso nord e sia arrivato nelle vicinanze, a Shimizu.-
Le ragazze si guardarono.
-Faremo attenzione, nonna. Non ti preoccupare.- rispose Jenny, talmente sollevata che il signor Swann non avesse chiamato per chissà quale motivo riguardante Kevin, che in quel momento avrebbe accettato senza batter ciglio persino l’arrivo a Shintoku di Jack lo Squartatore.
Così, mentre le amiche riflettevano preoccupate sulle notizie appena riportate dalla nonna, Jenny si godette in tutta tranquillità il tanto atteso bagno ristoratore nell’acqua calda delle terme. Distese le gambe e una miriade di bollicine le solleticarono la pelle.
-Senza seccatori tra i piedi, le terme sono davvero un sogno.-
Amy appoggiò la schiena contro la roccia levigata da cui scaturiva un getto d’acqua calda.
-Non sembri neppure un po’ preoccupata per quei malintenzionati che bighellonano nei dintorni.-
-Non verrebbero mai fin quassù. Siamo in troppi e poi a fare cosa? Non c’è assolutamente nulla da rubare. Tanto che i nonni non hanno mai pensato di mettere neppure l’allarme.-
-Questo non è rassicurante.-
Jenny guardò Amy, che sembrava davvero in ansia.
-Non hai nulla da temere, qui non è mai venuto nessuno a rubare. Siamo troppo fuori mano per essere una meta allettante. Oltretutto il ryokan è chiuso e l’incasso al sicuro in banca già da qualche giorno.-
-Ma questo i ladri non lo sanno.-
-Però prima di mettere a punto un colpo, di sicuro si accerteranno che il loro obiettivo valga la pena, no?-
-Basta parlare di ladri.- le interruppe Evelyn che non voleva lasciarsi assolutamente trascinare nel vortice di inquietudine di Amy -Piuttosto godiamoci le terme adesso che siamo sole!-
-Venire qui con i ragazzi non è per niente rilassante.- concordò Patty -È praticamente impossibile tenerli lontani e quando siamo con loro dobbiamo fare attenzione a rimanere ben coperte. Invece così…- la giovane sollevò le braccia per stiracchiarsi e l’asciugamanino che l’avvolgeva scivolò da un lato.
-Libertà e rilassamento.- Evelyn sospirò, poi si rivolse a Jenny -Allora, chi era quel bel tipo di oggi? Adesso che Philip non c’è, puoi dirci la verità.-
Lei rise.
-L’ho detta anche a Philip la verità. Si chiama Kevin e quando avevo otto anni ero cotta di lui.-
-Mi pare legittimo, non è proprio da buttare.-
-Gliel’ho detto anch’io, Eve.- convenne Patty.
Jenny scosse la testa.
-È solo uno stupido pallone gonfiato che crescendo è persino peggiorato.-
-Avresti dovuto vedere la faccia di Philip quando ti ha baciata.- continuò Evelyn -Dev’esserci rimasto malissimo, vero?-
Patty cambiò posizione e si strinse le ginocchia al petto. Notò il disagio dell’amica ammutolita e pensò che coinvolgere Evelyn sulla discussione avuta con Bruce le avrebbe impedito di ficcare il naso nelle cose di Philip e Jenny.
-Anche tu ci sei rimasta malissimo, Eve, quando Bruce ha offerto i tuoi pattini a quella ragazza.-
-Avrei voluto ucciderlo! Non cambierà mai! Chi era, Jenny?-
-Meryl, la sorella minore di Kevin.-
-Bruce è il solito cascamorto e lei gli ha anche dato corda.-
Jenny scoppiò a ridere.
-Non penserai che a Meryl interessi Bruce? Meryl è gentile con tutti, è buona di carattere e sta’ pur sicura che non si prenderebbe il ragazzo di nessuna, neppure se fosse l’ultimo uomo sulla Terra.- si liberò di una goccia d’acqua che le faceva il solletico sulla spalla -Meryl è completamente diversa da suo fratello. Praticamente due opposti.-
-Forse poi il ragazzo ce l’ha già.- suggerì Amy diplomatica.
-In effetti sì, potrebbe averlo. Sono anni che non la vedo, non ne so nulla. Magari mi informo.-
Patty tirò su una ciocca di capelli che le era scivolato sulla spalla.
-Io non sapevo neppure che l’avessero incontrata. Holly non ne ha parlato.-
-Neppure Philip.-
-Figuriamoci Bruce.-
Amy rise.
-Se lo sono tenuti ben stretto il loro segreto!-
-Per quanto ne sappiamo, quella sera potrebbero essere anche andati a divertirsi in una sala giochi, in un centro internet, in un pub…- Evelyn tornò a scaldarsi.
-Complicità maschile.- sospirò Amy.
Mentre la curiosità apriva altri nuovi e impensabili scenari nella sua mente, Jenny si immerse di più nell’acqua.
-Chissà cosa combinano durante i ritiri. Philip non mi ha mai raccontato niente. Secondo voi come passano il tempo quando non si allenano?-
-Bruce di sicuro corre dietro alle fan.-
-E non sarà l’unico.-
Tre paia d’occhi si fissarono su Amy.
-Chi altri lo fa? Ne sai qualcosa?-
-Julian ha un sacco di fan e alcune sono molto carine.-
-Ma non ha occhi che per te.- rise Patty -Cosa che mi sembra anche logica. Le vedo smaniare per lui a bordocampo dalle scuole elementari, deve esserne arcistufo.-

La palla rimbalzò su un cumulo di neve e schizzò via.
- Tom! Dove tiri?-
Becker corse dietro al pallone risucchiato dalle ombre del piazzale. Si stava facendo buio, l’oscurità si allungava sul declivio innevato. Le montagne avevano nascosto gli ultimi raggi di sole, sottraendo al mondo qualsiasi colore che non fossero il bianco, il blu, il nero.
-Non lo trovo!- udirono gridare Tom da qualche parte sul retro del ryokan.
Dopo aver cercato un po’ nei paraggi, il ragazzo svoltò l’angolo e tornò a mani vuote.
-Dove l’hai tirato?-
-L’hai visto anche tu, Philip. Dev’essere lì dietro, da qualche parte, ma non riesco a trovarlo.-
Continuarono a rovistare per una buona mezz’ora tra la neve, le scorte di legname, gli alberi e l’orto, anche se diveniva sempre più difficile riuscire a scorgere un pallone bianco tra la neve alla fioca luminosità di quel crepuscolo invernale. Dovettero rinunciare, l’oscurità sempre più fitta alla fine li spinse a rientrare.
Amy ammutolì quando udì una porta aprirsi e richiudersi, poi lo scroscio dell’acqua delle docce.
-Rumore sospetto.-
-Chi sarà?-
Jenny si strinse addosso l’asciugamanino e si mosse.
-Vado a vedere.-
Nuotò piano verso una delle rocce più alte e si arrampicò. Emerse fino alla vita e si infilò tra le foglie delle felci, che le solleticarono le braccia e i fianchi. Sul bordo della piscina sostava Mark, in piedi. Le dava le spalle, teneva un asciugamano appeso al braccio e, a parte quello, era completamente nudo. Quando si rese conto di ciò che stava osservando, per poco Jenny non scivolò giù dalla roccia. Socchiuse le labbra ammirata nonostante l’imbarazzo, i suoi occhi indugiarono sulla carnagione scura, sulla pelle tesa dai muscoli scolpiti, resa splendente dall’acqua e dalle luci delle terme che mettevano in risalto tanta perfezione: il corpo fortificato dagli allenamenti, le spalle larghe, la schiena robusta, i glutei perfetti. Mark si mosse per voltarsi e Jenny si abbassò di colpo, nascondendosi tra le felci, l’imbarazzo ad arrossarle le guance e a farle incendiare le orecchie. Non riuscì a credere di aver visto Mark nudo. Si scostò per tornare dalle compagne, poi esitò, tentata. Perché non guardare ancora? Lui non si era accorto di lei e una seconda sbirciatina non avrebbe fatto male a nessuno. Lo spettacolo valeva decisamente la pena e se la natura si era impegnata a tal punto a renderlo com’era, non era giusto non godere il più possibile del panorama. Quando tirò su gli occhi, Mark avanzava verso la vasca. L’asciugamano che gli aveva visto in mano, era adesso annodato intorno ai fianchi.
-È proprio come te lo immagini.- Evelyn spuntò accanto a lei, gli occhi colmi di ammirazione.
L’altra arrossì.
-No, è meglio.-
-Sono d’accordo.-
Amy, più in basso nell’acqua, tirò Jenny per l’asciugamano.
-Chi è?-
-Mark.-
-Oh…- tentò di infilarsi tra loro.
-Amy, non spingere.- sussurrò Evelyn.
L’angolino che Jenny si era ricavata tra le piante divenne improvvisamente troppo stretto. Cercò di allontanare la nuova arrivata ma non ci fu verso di scostarla.
-Voglio vedere anch’io!- si lamentò lei ma quando ci riuscì il ragazzo si era immerso -‘cidenti che sfortuna…-
Tornarono da Patty.
-Chi era?-
-Mark.-
-Perché arrossisci mentre lo dici, Jenny?-
Evelyn sospirò.
-Patty, che ti sei persa…-
-Era nudo?-
-Aveva l’asciugamano sui fianchi. Però valeva la pena lo stesso. Vero Jenny?-
-Io l’ho visto nudo.- ammise lei facendosi ancora più rossa -Girato di spalle ma nudo.-
Evelyn trasecolò.
-Stai dicendo sul serio?- Jenny annuì -Che fortuna sfacciata!-
La voce di Bruce riecheggiò nelle terme.
-Landers, volevi fregarci?- corse fino al bordo della vasca ancora vestito.
Mark, ormai in acqua, lo guardava senza capire.
-Sei venuto a sbirciare, dì la verità.-
-Sbirciare?-
-Già, sbirciare!- Bruce puntò la sezione delle terme riservata alle donne e tentò di penetrare con lo sguardo oltre il vapore -Eve! Patty… Siete qui vero?-
-Sì, siamo qui ma sei arrivato troppo tardi.- gli rispose Evelyn, celata dall’umidità fitta come nebbia -Stiamo uscendo.-
Bruce, che si stava spogliando sul posto in tutta fretta e senza vergogna, si rinfilò al volo la felpa e  rientrò nei bagni. Era furioso. Per colpa di quel maledetto pallone finito chissà dove, avrebbe dovuto rinunciare al bagno con le ragazze. Per quel giorno niente visioni celestiali, niente succinti asciugamani impregnati d’acqua, che lasciavano poco all’immaginazione, mettendo in risalto ogni curva e rotondità.
Rientrò negli spogliatoi con un diavolo per capello.
-Che succede, Bruce?- gli chiese Holly vedendolo raggiungere la porta.
-Abbiamo fatto tardi!-
-Te ne vai?-
Lui imboccò l’uscita senza rispondere. Nel corridoio ricominciò a inveire contro il pallone e contro Tom. Il bagno insieme alle ragazze si era trasformato in un appuntamento fisso a cui non intendeva rinunciare per nulla al mondo. Solo quando fu ai piedi delle scale, prese forma l’idea geniale. Si arrestò di colpo guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, poi mise in atto il neo-nato piano B. Tornò indietro in punta di piedi, raggiunse la porta dei bagni delle ragazze e tese le orecchie. Udì le loro voci negli spogliatoi. Evelyn aveva detto la verità, erano rientrate. Si guardò di nuovo alle spalle per accertarsi di essere solo e appoggiò una mano sulla porta scorrevole con la delicatezza di una madre che accarezza la testolina del suo bimbo. Il vetro opaco della metà superiore lasciava filtrare il chiarore della luce accesa e nient’altro. Fece forza e con precauzione la socchiuse. Uno sbuffo di vapore lo avvolse, insieme al profumo di shampoo e bagnodoccia. Tornò a guardarsi intorno. Continuava a non esserci nessuno e lui fremeva per dare una sbirciata. Un’occhiatina veloce e innocente, tanto per rifarsi dell’occasione mancata. Fece scorrere ancora un poco il pannello e quando lo ebbe aperto tanto da poterci infilare il naso, provò a guardare. Dapprincipio vide solo i ripiani su cui le amiche avevano lasciato gli abiti puliti. Udiva scrosci di acqua che scorreva, fon accesi e le loro voci, ma non riusciva a vederle. Era chiaro che non avevano ancora cominciato a  rivestirsi. E lui non poteva rimanere piantato lì in eterno. Rischiava di essere scoperto, magari proprio dai nonni di Jenny. Sbuffò piano e si tirò indietro. Un attimo dopo udì dei passi nel corridoio, allora si appiattì contro il muro e trattenne il fiato, cercando una scusa plausibile per giustificare la sua presenza giusto davanti agli spogliatoi femminili. Fu proprio la vecchina ad attraversare il suo campo visivo, tenendo in mano un vassoio e dei bicchieri. Non si accorse di lui. E solo dopo che si fu allontanata Bruce riprese a respirare. Era mancato pochissimo!
Tornò a incollarsi alla porta, sbirciò negli spogliatoi e un sorriso di pura gioia lo illuminò. Le amiche si erano spostate, ora le vedeva. Accidenti se le vedeva! Quella sì che era una visione paradisiaca!
Patty era la più vicina alla porta e guardandola Bruce si trovò d’un tratto ad associare con fatica il suo corpo di donna al maschiaccio che conosceva fin dai tempi delle elementari. L’aveva già vista immersa nell’acqua delle terme con l’asciugamanino avvolto intorno al corpo, ma così era tutta un’altra storia. Con le braccia sollevate si passava un telo di spugna sui capelli ancora bagnati. Il completo intimo che indossava si conquistò la piena approvazione di Bruce. Era bianco bordato di un nastrino di raso che girava tutt’intorno e interrompeva la monotonia di quel candore terminando con due discreti fiocchetti rispettivamente al centro del reggiseno e al centro dell’elastico degli slip, proprio sotto l’ombelico. Dietro di lei, Evelyn era di spalle e completamente nuda. Intorno al collo le pendeva un asciugamano verde, mentre frugava pensierosa all’interno dello scaffale. I capelli le ricadevano bagnati ai lati del viso. Chissà che accidenti stava cercando. Bruce conosceva perfettamente il suo corpo e passò oltre. Patty si volse e le porse qualcosa, forse una crema, consentendogli di godersi inosservato la curva dei glutei. Spostò gli occhi dalla parte opposta della stanza. Jenny aveva appena finito di indossare un bel paio di mutandine lilla piene di merletti, ma la parte superiore del suo corpo era ancora nuda. Tra le mani teneva il reggiseno coordinato. Era voltata di profilo, verso gli scaffali, e l’asciugamano che le avvolgeva i capelli le pendeva sbilenco da un lato, nascondendo inopportuno tutto quel bendiddio che c’era da vedere. E lui voleva vedere moltissimo. In attesa che Jenny compisse il passo successivo, Bruce spostò gli occhi su Amy, più indietro. Ancora fasciata da un asciugamano striminzito, si stava spazzolando i capelli. Come per Jenny, anche su di lei lo spettacolo era ancora all’inizio e se fosse stato fortunato, se avessero fatto in fretta, non si sarebbe perso nulla. Quando la ragazza si volse per posare la spazzola sullo scaffale, lui riuscì a intravedere il rosa di una natica.
Consapevole che il miracolo a cui si trovava ad assistere sarebbe stato unico e irripetibile, ma desiderando conservarlo per l’eternità, riesumò a tentoni il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lo sollevò verso le amiche ma l’obiettivo della fotocamera si ricoprì di vapore. Lo ripulì strofinandolo sulla felpa, poi scattò rapidamente alcune foto. Quando reputò di averne a sufficienza, lo ripose in tasca e tornò a guardare. Non udì i passi alle sue spalle.
Una mano si materializzò dal nulla e lo afferrò per il collo, lo sollevò da terra con una forza sovrumana e lo trascinò contro la parete opposta. Si aggrappò al polso che lo teneva, gli occhi negli occhi furiosi di Julian che lo fronteggiava rosso di collera.
-Che stai facendo?- strinse la presa alla gola e Bruce si sentì soffocare.
-Julian… Non respiro, lasciami…- divenne cianotico, gli occhi si colmarono di lacrime.
Ross lo lasciò, Harper crollò a terra e prese a tossire.
-Sei matto? Volevi uccidermi?- si mise faticosamente in piedi.
-Non devi sbirciare, non devi farlo mai più! Se ti ripesco non rispondo di me stesso.- la sua voce era una pericolosissima minaccia.
-Neppure se Amy è da un’altra parte?-
Un lampo di esitazione attraversò lo sguardo di Julian, poi  lo redarguì secco.
-No, neppure.-
Bruce si massaggiò il collo pensieroso. Quella era davvero una serata speciale. Avevano perso il pallone, aveva visto le amiche nude o quasi, era riuscito a scattar loro delle foto che avrebbe potuto guardare e riguardare a piacimento e Julian non lo aveva beccato con il cellulare in mano.
Ross gli lanciò un’ultima occhiata di avvertimento.
-Sono stato chiaro?-
Solo quando l’altro annuì, entrò nei bagni degli uomini. Bruce esitò giusto il tempo di riordinare le idee, poi gli corse dietro per arginare la catastrofe. E fece bene perché lo trovò che già parlava.
-Holly, fai male a fidarti. Ho trovato Harper a sbirciare nello spogliatoio delle ragazze.-
Il capitano restò con le braccia sollevate in aria, la maglietta sfilata per metà, gli occhi che lo fissavano dallo scollo. Poi nel suo ristretto campo visivo entrò anche Bruce. Allora gettò via la maglietta e il suo sguardo si caricò di rimprovero.
-Lo hai fatto davvero?-
Philip si materializzò al suo fianco.
-HAI SBIRCIATO?-
Lui indietreggiò per mantenere una certa distanza di sicurezza da entrambi che, alle brutte, gli avrebbe consentito di filarsela incolume.
-Ho dato solo un’occhiatina. Era pieno di vapore, impossibile vedere qualcosa!- non gli restava che fingersi deluso. Avrebbe funzionato?
I ragazzi si scambiarono un’occhiata sospettosa.
-Davvero non hai visto nulla?-
-Troppo vapore, Holly.-
-Meglio così.-
Bruce infilò le mani in tasca sfiorando il cellulare. Perché si agitavano tanto, quei tre moralisti gelosi? Evelyn non possedeva forse gli stessi attributi delle loro ragazze? Un paio di tette e un bel sederino che potevano mai essere?
   
 
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