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Autore: Botan    10/02/2011    2 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Riaprì gli occhi dopo aver passato l’intera notte in ospedale, Kaoru

                                  Incontro

                                     #18

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Riaprì gli occhi dopo aver passato l’intera notte in ospedale.  

Era rimasta lì accanto all’amica, senza staccarsi da lei per un solo istante.

Secondo la diagnosi dei medici, nonostante il forte shock, il suo organismo non aveva subito gravi danni.

Asami sarebbe dovuta restare un paio di giorni sotto stretta osservazione medica, e soprattutto a riposo.

La figlia di Yuuji quando fu del tutto vigile si rese conto che la rossina la stava osservando. Molto probabilmente doveva essersi svegliata da tempo.

- Asami…!? – esclamò rianimandosi in un lampo, e si alzò subito dalla sedia dove si era appisolata durante la notte. – Come ti senti? Vuoi che chiami un medico? – fece a più riprese. L’agitazione le ballava negli occhi.

La sua migliore amica, in quanto tale, se ne accorse, ma nonostante il lieve stato di spossatezza sorrise. – Che c’è? – chiese a quel punto Kaoru, non si ricordava di aver detto o fatto qualcosa di strano.

 

- Niente. E’ solo che quando fai così, è impossibile non ridere! – la Shinohara la guardò ancora. Stavolta aveva assunto un’espressione quasi malinconica – Sei stata qua tutta la notte, vero?

 

- Non potevo lasciarti da sola. – asserì, ne era più che convinta. – Ho telefonato ai tuoi. Arriveranno a momenti.

 

Asami non poté fare altro che sospirare. Guardò ancora l’amica e stavolta le sorrise con dolcezza. – Grazie! – pronunciò, con un timbro pacato e dolce allo stesso tempo. Cercò di prenderle la mano, e malgrado le mancassero ancora le forze, lo fece con trasporto. Lo fece con quella stessa energia di chi, nel momento di maggiore bisogno trova qualcuno pronto a dargli un prezioso sostegno.

La sua era una gratitudine sincera.

Kaoru arrossì leggermente. Ma più di ogni altra cosa, sapere che poteva ancora parlare con la sua migliore amica la ripagava abbondantemente di tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare pur di salvarla.

Poi ad un tratto Asami, com’era consono che fosse, le fece una domanda in particolare: - Che cosa mi è successo?

 

La mora ebbe un sussulto. Non poteva raccontarle la verità. Avrebbe rischiato di spaventarla per davvero. – Sei svenuta mentre stavamo chiacchierando in quel parco, ricordi?

 

Scosse il capo, sconsolata. - A dire il vero, no... – dopodichè fu costretta ad ammettere – Forse sto lavorando troppo… però – fece una breve pausa. Sembrava che stesse ricordando qualcosa – ho come la sensazione di essere stata inseguita da un orrendo mostro.

 

Kaoru sussultò ancora una volta. Non sapeva cosa risponderle, perché in effetti l’amica aveva ragione. Quella non era una semplice sensazione, bensì la realtà.

Tergiversò biascicando inizialmente qualcosa, per fortuna a salvarla da quella tremenda circostanza fu l’arrivo improvviso della famiglia Shinohara.

Con educazione, l’artista si fece da parte. – Vi lascio da soli. Per qualsiasi cosa, sono qui fuori! – disse, e così uscì dalla camera.

 

 

 

 

  

                                                                             ***      

 

 

 

 

 

Nel palazzo del Cane da Guardia del Nord, d’innanzi alla sentinella vestita di bianco, c’era un Cavaliere Mistico.

Ma non uno dei tanti. Si trattava di Kouga in persona.

Guardava quell’anziano saggio con un’aria pericolosamente minacciosa. Ovviamente, non doveva essere di buon umore.

- Mi serve l’indirizzo di un certo Shiro Yomoda. – disse ad un tratto, con una maniera diretta, senza avere esitazioni o ripensamenti di qualsiasi genere.

 

- E chi sarebbe costui?

 

- La smetta di mentire! Sono stufo ormai. – replicò bruscamente. Aveva uno sguardo duro, ostinato. Fece una fatica incredibile a trattenere la rabbia che dimorava in lui dopo quanto accaduto la sera prima alla migliore amica di Kaoru. – Quanta altra gente dovrà soffrire? Quante altre persone moriranno inutilmente?

 

- E secondo te, questo Shiro Yomoda è la causa di tutto ciò? – gli domandò a quel punto il sacerdote, mantenendo nonostante tutto un tono pacato.

 

- Se non lo incontro di persona, non potrò mai saperlo.

 

Il guardiano emise un sospiro. – Dimmi, Kouga, se io ti dicessi dove si trova costui, tu andresti in quel posto solo con l’intento di parlare? – l’anziano temeva che il giovane una volta lì, non riuscendo a trattenere la rabbia avrebbe perso il controllo. Ma questo era contro il regolamento. Un Cavaliere Mistico non poteva fare del male ad un essere umano.

 

Kouga abbassò gli occhi. L’uomo aveva esattamente colpito nel segno. – Quindi, significa che lei non mi aiuterà, è così?

 

- Al contrario – premise la sentinella del Makai, prendendolo alla sprovvista – Ti dirò dove puoi trovarlo. Questa faccenda sta diventando ingestibile anche per noi. Ti concedo l’opportunità di indagare, ma ricorda che se violi il regolamento, la punizione per te sarà severa. – fece, mentre lo fissava con quei suoi occhi scuri ed inflessibili. - Vuoi dunque accettare questa missione?

 

Kouga ne fu praticamente certo: - Accetto!

 

 

 

 

  

                                                                             ***      

 

 

 

 

 

Con le spalle appoggiate alla parete bianca, Kaoru aspettava accanto alla camera di Asami.

Da lì poteva sentire il chiacchiericcio dei genitori dell’amica, e anche la voce di quest’ultima.

Gettò uno sguardo all’orologio, aveva saltato la colazione e a breve anche il pranzo pur di restare accanto all’amica.

Certo, lo stomaco le brontolava, ma nonostante tutto lei resisteva o cercava di farlo. Non se la sentiva di tornare a casa, farsi preparare qualcosa da Gonza e mangiare come nulla fosse mai accaduto.

Un rumore di passi attirò la sua attenzione. Nel sollevare il capo intravide un cappotto bianco svolazzante muoversi nel bel mezzo del corridoio. Lo riconobbe quasi all’istante.

Kouga la raggiunse, le si avvicinò, poi gettò uno sguardo verso la porta della camera dove si trovava Asami.

- Si è svegliata?

 

- Sì, adesso c’è la sua famiglia.

 

- Come sta?

 

- I medici hanno detto che il nostro intervento è stato provvidenziale. Ad ogni modo non ricorda nulla di ciò che le è successo.

 

- E’ un bene, no? – proruppe Zarba con la sua voce.   

 

Kaoru assentì. – Già, è un bene. In ogni caso, le ho raccontato che si era sentita semplicemente male, e che… - Kaoru stava per finire quella frase, ma d’istinto sentì la necessità di portarsi una mano sulla fronte. Inoltre avvertì le palpebre degli occhi farsi estremamente pesanti.

 

Che cosa c’è? – chiese Kouga notandola.

 

- E’ solo stanchezza. – rispose, e in quel momento, sentendosi la forza nelle gambe mancare di colpo, si accostò al torace del giovane per non cadere, ed afferrando un lembo del soprabito si tenne su.

  

- E’ molto debole. – disse il Madougu, costatando la salute della giovane mediante l’anello magico di fidanzamento che ella portava al dito.

 

- Da quant’è che non mangi? – le domandò il ragazzo, con un’intonazione di voce quasi apprensiva.

 

- Da ieri pomeriggio, ma non è nulla, davvero. – rispose a stento. Non voleva farlo preoccupare per ciò che lei reputava solo una sciocchezza. – Mi sento solo… - riuscì semplicemente a dire queste parole, dopodichè crollò a terra perdendo i sensi.

 

Kouga la sorresse al volo.  - Kaoru?! – esclamò colto dall’agitazione, e con dei dottori lì nei paraggi, non gli fu difficile chiedere aiuto.

 

 

 

La figlia del pittore Yuuji riaprì lentamente gli occhi. Se li sentiva tremendamente pesanti e stanchi.

Si trovava distesa su uno dei lettini posti nella camera dell’ospedale poco più distante da quella dove alloggiava Asami.

La prima cosa che vide davanti a sé, fu il volto annottato di Kouga.

- Cosa mi è successo? – pronunciò con un filo di voce, poi si toccò la fronte con la mano. Aveva un gran mal di testa.

 

- Hai avuto un calo pressione e sei svenuta. Sei stata tutta la notte accanto alla tua amica, adesso dovresti riposare. Chiamo Gonza e gli dico di venirti a prendere. – il ragazzo fece per alzarsi, ma Kaoru lo trattenne per un braccio.

 

- Vorrei restare ancora un po’. Almeno finché Asami non si sente meglio, ti prego. – Ad una richiesta simile, soprattutto se accompagnata da un’espressione del viso molto tenera, come si faceva a rifiutare?

 

Il signorino sospirò, e solo alla fine, con estrema fatica, acconsentì. – Dirò a Gonza di venirti a portare qui il pranzo.

Kaoru annuì, ed infine sorrise.

 

 

 

 

 

  

                                                                           ***      

 

 

 

 

 

Rei Suzumura stava aspettando qualcuno ai piedi di una lunga scalinata di pietra. Aveva le braccia incrociate e di tanto in tanto lanciava un occhio alla via, verso l’orizzonte. Nel farlo per l’ennesima volta, vide finalmente che quel qualcuno era giunto.

La reazione di Kouga, stupito di trovarlo lì, fu pressoché scontata: - Che ci fai anche tu qui?

 

Il collega più giovane fece spallucce. – Il Cane da Guardia dell’Est mi ha chiesto di farti da spalla.

 

- In pratica sei qui per tenere d’occhio Kouga ed evitare che infranga il regolamento. – asserì convinto di ciò l’anello guida, Zarba. Il Cavaliere d’Argento si lasciò sfuggire di proposito un sorriso. Kouga al contrario non sembrava pensare ad altro che a raggiungere l’abitazione del signor Yomoda. Salì i gradini, ed in un lampo si ritrovò davanti ad una delle porte che mai nella sua vita aveva desiderato aprire così tanto.

Rei gli fu accanto in un baleno. Gli posò una mano sulla spalla, come per rassicurarlo. – Cerca di mantenere la calma, siamo d’accordo?

 

La replica pressoché scontata dell’altro non lo stupì per niente. – Non faccio promesse. – dopodichè suonò il campanello.

Mentre aspettava, si accorse che i battiti del cuore stavano aumentando, l’ansia stava germogliando in lui come un’erbaccia difficile da espellere.

 

La porta si aprì, e i Cavalieri del Makai fecero per la prima volta la conoscenza di Shiro in persona. Per una qualche strana ragione, anche se Kouga non lo aveva mai visto prima d’ora, lo riconobbe senza esitare.

Si trattava di un uomo sulla quarantina d’anni, con l’aspetto pressoché normale, forse leggermente trasandato, con tanto di barbetta incolta sul viso. Non appena egli notò l’abbigliamento di quegli ospiti inattesi, capì che non erano delle semplici persone. Si rese conto di trovarsi faccia a faccia con addirittura due Cavalieri Mistici. Cercò di richiudere la porta per istinto, Kouga trattenne l’anta bruscamente e tentò di mantenere il timbro della voce stabile.

- E’ lei Shiro Yomoda? 

 

- Ho chiuso con i Cavalieri Mistici da anni. Andatevene via! – da quella risposta, i due dedussero che quello era un “sì”.

 

Kouga lo investì con un’occhiata bieca. – Ne è davvero sicuro? – parve quasi sfidarlo. Rei capì che la situazione stava prendendo una gran brutta piega, così prese la parola al volo.

 

- Vogliamo solo che lei risponda a delle domande. Tutto qui.

 

- Io non parlo con una razza meschina come la vostra! – Un’affermazione simile, di quella portata, avrebbe fatto perdere le staffe a chiunque. Oltretutto il giovane Saejima già le aveva perse di suo, per cui a quel punto non cercò neppure di contenere la propria rabbia: Lo afferrò per il bavero della camicia e lo strattonò all’indietro. – Se c’è una persona meschina tra di noi, quella sei tu! – gli disse urlando. Il giovane Suzumura intervenne cercando di trattenerlo come meglio poteva.

 

- Calmati Kouga! – riuscì a fargli mollare la presa, anche se con una fatica mostruosamente immensa. E capendo che la situazione gli sarebbe potuta sfuggire di mano, arrivò al dunque. – Vogliamo sapere cosa ne hai fatto della Stella del Makai, quella che hai creato durante la notte della supplica.

 

Shiro li guardò con aria sconcertata. Sgranò gli occhi. – Voi come fate a sapere di quella stella?!

 

Rei sospirò. Stava perdendo anche lui la pazienza. – Tu rispondi e basta.

 

- Andate via! – tuonò ancora. Proprio non ne voleva sapere di parlare con loro.

 

- Stanno accadendo cose strane ultimamente. Abbiamo bisogno che tu ci dia una risposta!

 

- Sono affari questi che non mi riguardano. Se siete davvero dei Cavalieri del Makai, sbrigatevela da soli e toglietevi di mezzo!

 

Kouga afferrò la spada per il fodero, strinse il manico con l’intento di sguainarla, ma ancora una volta Rei lo frenò.

- Sei forse diventato matto?! Altro che punizione! Così verrai cacciato dall’ordine dei Cavalieri!

 

Fu in quel preciso istante che, Shiro Yomoda, nel vedere il fodero della spada colorato di rosso, ebbe un sussulto.

- Tu… - premise, la voce tremolante, mentre guardava con incredulità Kouga – Chi ti ha dato quella spada?   

 

La replica del ragazzo per lui assunse un suono simile a quello di un tuono che squarcia il cielo. - L’ho ereditata da mio padre, Taiga Saejima!

 

La rabbia annebbiò Shiro che senza riflettere si lanciò verso lo spadaccino con l’intento di aggredirlo. Ovviamente Kouga si difese, e ciò li portò a tenersi testa pericolosamente. Rei tentò di dividerli, ma dapprima non fu facile. Si trovava in mezzo a due furie.

 

- Sei figlio di quel maledetto! – tuonò con rabbia Shiro, mentre lo strattonava per il bavero del cappotto.

 

Kouga si innervosì pericolosamente. Nessuno mai avrebbe dovuto usare parole così forti nei confronti di Taiga.

 

Inaspettatamente tra le due voci ne comparve una terza.

- Che sta succedendo, papà?! – si udì echeggiare, dopodichè alle spalle di Shiro arrivò qualcuno. Prendendolo per un braccio cercò di trascinarlo via, di farlo calmare. E quando Kouga vide finalmente il volto di quella misteriosa figura, diventò di colpo pallido.  

Sì, perché il figlio di Shiro altri non era che Ikuo.

I due coetanei si guardarono con reciproco stupore, entrambi sbigottiti nel trovarsi l’uno davanti all’altro.

 

- Tu?! – esclamarono a vicenda, sembrava quasi un coro.

 

Poi Ikuo si fece avanti per primo. – Che ci fai in casa mia? – Il tono della sua voce era particolarmente acido.

 

Rei capì che tra i due non c’era di certo un’ottima intesa. Così, intervenne. – Siamo venuti per chiedere una cosa a tuo padre. Non vogliamo creare problemi, perciò credo che sia meglio andarcene. – disse, e nel farlo guardò Kouga di sottecchi. Finì la frase quasi sussurandogli – Per oggi è meglio evitare altre azzuffate.

 

- Non me ne vado finché lui non avrà parlato! – sentenziò lo spadaccino. Nessuno mai lo avrebbe smosso da lì. Di questo ne era più che sicuro.

 

Lui e Shiro si fissarono negli occhi.

I Cavalieri Mistici erano una razza testarda. Questo l’uomo lo sapeva benissimo, avendo frequentato Taiga per un po’.

- Se io ti dicessi a cosa mi è servita quella stella del Makai, tu spariresti per sempre dalla mia vita?

 

- All’istante. – replicò Kouga, senza perdere altro tempo.

 

- Papà… Che cos’è questa storia? – si sentì l’obbligo di chiedere a quel punto Ikuo, dato che non ne aveva la più pallida idea.

 

L’uomo non prestò neppure attenzione alle parole del figlio. – Ho creato quell’arma perché volevo dare una lezione a Taiga, ma quando Ahriman in persona mi disse che ormai era già morto, la sotterrai in un terreno abbandonato.

 

- Bugiardo! – tuonò irrimediabilmente il Cavaliere dell’Est. Non credeva che avesse fatto una cosa simile, che avesse rinunciato ad avere un potere così influente.

 

- E allora perché non lo provi, ragazzino? – sottolineò, e il termine usato in questione lo fece infuriare.

 

- Andiamocene via! – disse Rei, afferrandolo per un braccio. Il collega si liberò dalla presa e lo investì con uno sguardo truce.

 

- Non sto rischiando di essere bandito dall’ordine dei Cavalieri Mistici per nulla! Voglio sapere la verità!

 

- Andiamo via! – ripeté per l’ennesima volta l’amico, e stavolta alzò il tono della voce. Possibile che Kouga fosse così dannatamente ostinato? Ormai Suzumura non ne poteva più di stargli dietro. Sembrava perfino essere diventato lui quello serio e tutto d’un pezzo, mentre Kouga si era trasformato nel bambino della situazione.

 

- Se non ve ne andate chiamo la polizia. – ribadì ad un tratto Ikuo, e non stava di certo scherzando!

 

- Ci manca solo questa e stiamo apposto. – sbottò il Cavaliere dell’Ovest, alzando gli occhi al cielo con una mano tra i capelli.

Kouga fu costretto a malincuore a cedere. Si girò in direzione dell’uscita, ma nell’istante in cui lo fece, accadde un avvenimento inaspettato.

 

- Kouga!

 

- Rei!

Dissero in coro Zarba e Silva. E poi ancora all’unisono sputarono fuori la sentenza: - C’è un Orrore!

 

I due si scambiarono un’occhiata, successivamente corsero fuori nel piazzale. Li seguì anche Shiro, in compagnia del figlio, sempre più confuso da quanto stava succedendo.

L’Orrore in realtà non era uno, bensì tre.

- Maledetti! Li avete portati fin qui! – sbottò Yomoda severamente.

 

Rei lo corresse. – Non era di certo nostra intenzione.

 

Le belve li attaccarono quasi subito, senza dare loro l’aggio di pensare. I guerrieri del Makai sfoderarono le armi per difendersi, mentre Shiro agguantò un lungo bastone di ferro lì vicino, e lo usò per respingere uno di quegli esseri.

- Allontanati, Ikuo! – ordinò al figlio, che lì impalato non sapeva cosa dire o fare. – Muoviti!

 

Ikuo corse via a più non posso, mentre i tre si apprestavano a duellare.

 

- Dovresti scappare anche tu. Ci pensiamo noi a loro. – propose Rei nei confronti dell’uomo.

Tuttavia egli non era d’accordo.

 

- Ho passato cinque lunghi anni ad allenarmi per diventare un Cavaliere Mistico, mi ricordo ancora come si combatte. - Shiro aveva di sicuro un carattere forte e molto orgoglioso.

 

Mentre lottavano, lui e Kouga si ritrovarono esattamente fianco a fianco. E lo stesso Yomoda, nel vederlo duellare in quel modo, fu costretto ad ammettere una cosa. – Taiga ti ha addestrato bene.

 

Kouga non ribatté, e proseguì la sua battaglia.

La lotta non durò molto. In tre fecero prima del previsto, ed una volta sconfitti i nemici, riuscirono a riprendere il controllo della situazione.

 

Si fermarono giusto per riprendere fiato, perché subito dopo arrivò un altro avvenimento sconvolgente.

In lontananza, eretto sulla cima di un palazzo, il luccichio improvviso di qualcosa attrasse la loro attenzione.

Quando misero a fuoco la vista, lo sgomento si impossessò dei due Cavalieri.

Ma fu Kouga, quello a provarne di più nel momento in cui vide che quello era Garo.

La mistica figura se ne stava ferma, immobile, rivestita da quella corazza d’oro che si rifletteva nella notte, li scrutava.

Kouga cercò di muoversi, voleva corrergli incontro, ma era troppo lontano per raggiungerlo. E così, il lupo dorato tanto simile all’originale, se ne andò via, sparendo nelle tenebre di quella sera.

 

- Non dirmi che è stato lui a mandarci addosso quegli Orrori!? – esclamò Rei, piuttosto sbalordito.

 

- A quanto sembra… - commentò Silva.

 

Kouga guardò dritto in faccia Shiro. Era evidente, adesso, che non era lui a vestire i panni dell’altro Garo.

E nel constatarlo, provò solo una forte amarezza.

 

- E’ a causa di quel Cavaliere d’Oro, che sei venuto a cercarmi? – pronunciò l’uomo, che forse aveva capito gran parte della questione. Nel guardarlo dritto negli occhi, si rese conto di quanto fossero spenti, di quanta delusione ci fosse dentro quel ragazzo che aveva quasi l’età di suo figlio. La differenza stava solo nel fatto che Ikuo era un giovane come tutti gli altri,  non aveva di certo simili problemi. Oltretutto, suo figlio aveva ancora un padre, mentre Kouga non poteva contare sull’aiuto di nessuno. – Ti consiglio di cercare altrove, perché io ho chiuso con le arti magiche dal giorno in cui ho rinunciato al paradiso per avere vendetta. - Con quelle parole, fu come se Shiro avesse voluto dargli un consiglio, mettendo per un attimo da parte i dissapori, e rientrando nel ruolo di un padre che voleva dare una mano al proprio figlio.

 

Sopraggiunse anche Ikuo, che senza pensarci neppure una volta gli corse incontro.

- Papà, stai bene? – chiese preoccupato – Non sei ferito, vero?

 

- Avrò anche qualche capello bianco, ma non sono di certo un vecchio. – rispose l’uomo, successivamente guardò sia Rei che Kouga – Spero che adesso ci lascerete in pace. 

 

Il Cavaliere dell’Est non disse neppure una parola. Gli lanciò un’occhiata breve, e poi, silenziosamente andò via.

 

Rei lo raggiunse di corsa, gli si affiancò.

Per strada i due non dissero nulla. Non aprirono neppure per mezza volta le loro labbra.

E anche se Rei avrebbe voluto dire qualcosa, sapeva che Kouga, ferito più che mai nell’animo, non gli avrebbe risposto.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Eccomi qua! ^__^

Siccome vado di fretta, non vaneggerò molto, state tranquilli! ^^;  

Perciò, passiamo subito alle risposte:

 

 

 

Per stelly89_s: E’ verissimo! La parte in cui Kouga sale le scale se interpretata in chiave ironica è veramente buffa! ^__^ Ma un Cavaliere del Makai è costretto a fare questo ed altro per il bene degli esseri umani. Anche farsi 7 piani a piedi!  

 

Per DANYDHALIA: Purtroppo Kouga non impara mai la lezione, finché non succede qualcosa di veramente grave, ma lui è fatto così, è testardo ed orgoglioso. Avrai modo di scoprire tutto nel prossimo episodio.

Devi sapere che all’inizio optai per la morte di Asami, tuttavia l’idea di farla sparire mi piaceva poco. Facevo fatica a scrivere quel pezzo forse perché la Shinohara mi sta molto simpatica, è un tipo dal carattere allegro, solare, non poteva fare quella fine. Così, mi venne in mente la trovata della Croce Mistica e decisi di cambiare. Menomale! Ikuo in questo capitolo è sempre confuso (poverino!), prima Kaoru con gli orrori, e poi ora anche suo padre! In realtà i capitoli che stai leggendo adesso, li ho scritti circa 7/8 mesi fa, quindi sono vecchi. Preferisco avvantaggiarmi con le fanfic, così non mi sento troppo oppressa e lavoro meglio! Appena posso vado a leggere la tua storia! ^__^

 

Per Sho Ryu Ken:  Ahah! XD Guarda che se la prossima volta recensisci in ritardo, ti faccio fare anche a te i 7 piani di scale a piedi! XD Scherzi a parte, Eh già, quando Kouga ed Ikuo si arrabbiano sono formidabili! Ti assicuro che mi diverto un casino a fare scene così. La prossima volta ci metto pure un’Impala nella fic! Magari guidata da Gonza!! Sì, Rei è servito proprio a quello, e a dirla tutta, anche senza di lui Kouga non avrebbe mai fatto del male ad Asami. E’ la migliore amica di Kaoru, quindi una cosa simile è impensabile, e non ha tutti i torti. Al posto suo avrei fatto lo stesso.

Acc! Ho visto solo ora l’errore perché me lo hai detto tu, ma quando la stavo correggendo deve essermi sfuggito. E’ la prova tangibile che quel benedetto giorno stavo proprio male!   

 

 

 

Per adesso è tutto. Il prossimo capitolo arriverà molto presto, per i più sensibili consiglio di preparare i fazzoletti perché potrebbero servire…!

Alla prossima!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Kouga è di cattivo umore. Kaoru accetterà l’invito di Ikuo credendo di fare la cosa giusta, e lì sul quel pontile sospeso tra cielo e terra il destino cambierà il corso degli eventi portando alla luce quesiti irrisolti. 

Prossimo episodio: #19 Menzogna  

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

   
 
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