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Autore: micht82    10/02/2011    2 recensioni
Harry potter è ormai un Auror, convive con ginny. Dopo una manifestazione molto importante, cominciano una serie di eventi terribili. Creature pericolose, una antica setta che ritorna, e un percorso che porterà Harry e i suoi amici alla ricerca del Leone d'oro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa è la seconda storia che scrivo dopo quella di Twilight. Harry Potter è l'altra seria che adoro spero che questa mia storia vi possa piacere e interessare. Mi piacerebbe sapere le vostre opinioni e critiche su quanto scriverò. Grazie!

Un nuovo inizio

Alle prime luci dell’alba, una brezza leggera e fresca si librava nell’aria a Godric’s Hollow. In quasi tutte le case, gli abitanti di questa piccola cittadina dormivano ancora nei loro letti, prima di abbracciare il nuovo giorno.
Una villetta, situata ai confini del paese, era stata ricostruita due anni prima dal figlio dei vecchi proprietari assassinati. Il ragazzo di ventidue anni, con i capelli neri indomabili e dagli occhi verde smeraldo, il cui nome era Harry Potter, aveva deciso di restaurare la dimora che l’aveva visto nascere per segnare la definitiva rinascita del mondo magico dall’oscuro signore. Aveva pensato molto se fosse il caso di farla tornare in vita, oppure lasciarla come monumento al ricordo dei suoi genitori. Dopo una lunga riflessione, decise che i suoi genitori avrebbero voluto vederlo felice in quella casa, mentre
formava la sua famiglia.
Dovette utilizzare gran parte del suo patrimonio per rimetterla in sesto, ma a lui non importava perché si sentiva felice per il fatto che presto sarebbe tornato alla sua prima casa.
La facciata e l’interno erano ritornati allo stato originario, operazione che aveva richiesto incantesimi respingi-babbani per evitare che la gente si accorgesse del via vai continuo dei maghi e dell'utilizzo della magia. Il prezioso aiuto fornito dai suoi ex-professori fu determinante per riuscire a trasformarla in un luogo sicuro. Il professore di incantesimi, Vitious, aveva gettato sulla casa una serie di incantesimi difensivi, rendendola invisibile ai babbani e impossibili da individuare per tutti gli altri. La professoressa di trasfigurazione McGranitt, nonché nuova preside di Hogwarts, aveva trasfigurato il portone di entrata in modo tale che consentisse solo agli amici più intimi di entrare anche se Harry non fosse stato in casa. La professoressa di Erbologia Sprite aveva messo un' edera proveniente dal Paraguay chiamata Hedera Strangulator su tutta la facciata della casa. Questa pianta strangolava chiunque cercasse di entrare attraverso le finestre.
Il cartello messo in memoria dei suoi genitori, dopo la loro prematura scomparsa, fu messo in salotto per onorare Il loro ricordo.
La casa era stata arredata con gusto e semplicità e con l’aiuto dei suoi amici Weasley era diventata calda e accogliente. In salotto c’era un grande tavolo rotondo che poteva ospitare più di dieci persone, un comodo divano giallo a tre posti e c’era un camino su cui erano posate alcune fotografie che ritraevano i suoi più grandi amici Ron Weasley ed Hermione Granger che nella foto si abbracciavano sorridendo. La loro relazione amorosa procedeva fra alti e bassi. Nonostante si amassero teneramente, a volte non potevano fare a meno di litigare. Come sempre, però, tornavano a fare la pace. In un'altra cornice c’era Rubeus Hagrid, l’enorme amico mezzo-gigante custode delle chiavi di Hogwarts che posava in foto insieme a lui, vicino alla sua capanna.
La foto a cui Harry era più affezionato era quella appesa alla parete sopra un cassettone del XIX secolo, regalatogli dai signori Weasley. L’immagine ritraeva Harry mentre cingeva con un braccio la vita della sua fidanzata Ginny Weasley. L’amore che provava per lei era immenso, forse a volte faceva fatica a dimostraglielo, ma sarebbe stato capace di qualunque cosa per lei.
Era ormai un anno che loro due convivevano ed Harry era entusiasta all’idea di averla sempre al suo fianco.
In un angolo della stanza facevano bella mostra le altre foto che nel corso di quei quattro anni Harry aveva raccolto, c’erano Neville Paciock, che ormai sfoggiava un viso sicuro di sé dopo aver ucciso Nagini, Luna Lovegood che con aria bizzarra mostrava una creatura eccentrica e poi c’erano le persone vittime della guerra: Albus Silente compianto preside di Hogwarts che sorrideva bonario,
Sirius Black, padrino di Harry che aveva uno sguardo fiero sul viso, Remus e Ninfadora Lupin con in braccio il piccolo Teddy e per ultimo la foto di una persona che Harry non avrebbe mai creduto di poter mettere a casa sua: un uomo vestito di nero con uno sguardo severo, che aveva dato la vita per sconfiggere Voldemort. Il suo nome era Severus Piton.
Quella mattina si era svegliato presto, era troppo eccitato per dormire. Si trovava nella sua camera da letto, al centro della quale troneggiava il letto a baldacchino, celato da deliziose cortine rosse; sulla cassettiera due cornici racchiudevano entrambe le sue famiglie: i suoi genitori, che lo salutavano sorridenti e i Wesley, tra i quali spiccava l'assenza di Fred.
Erano ormai passati quattro anni dalla sua morte e forse solo adesso le persone che lo amavano cominciavano a convincersi della sua scomparsa. Nell’immagine si notava anche Fleur Delacour, moglie di Bill, che stringeva tra le braccia una bambina di appena tre anni di nome Victoire, chiamata così perché era nata lo stesso giorno della sconfitta dell'oscuro signore, ma un anno dopo.
Harry era in piedi accanto al letto, indossando jeans e maglietta, un abbigliamento tipicamente babbano. Aveva tirato fuori lo zaino che Hermione gli aveva regalato per il suo compleanno a cui aveva fatto un incantesimo di estensione irriconoscibile, grazie al quale poteva metterci numerosi oggetti e vestiti.
“Penso di aver preso tutto” disse Harry pensieroso, riflettendo se avesse dimenticato qualcosa.
La porta della camera si aprì lentamente ed una creatura bassa, con un gonnellino, orecchie molto simili a quelle di un pipistrello e un naso simile a un grugno, si fece avanti.
“Il padrone è pronto per partire?” chiese con voce roca.
“Quasi Kreacher, non so come avrei fatto senza lo zaino di Hermione” disse Harry contento.
“La piccola mezzosangue ha un gran cervello” rispose Kreacher ammirato. Anche se aveva imparato ad apprezzare un po’ la ragazza, certe sue abitudini erano dure a morire.
“Spero che prima o poi la finirai di chiamarla così” lo riprese tranquillamente Harry.
“Kreacher ci prova padrone, ma non è semplice” disse quasi mortificato.
Harry scese le scale di fretta con lo zaino in spalla e arrivato in salotto lo depose vicino al caminetto.
“E pronta la mia divisa da Auror?” domandò mentre si aggirava in cucina, per prendere alcune fette
biscottate con sopra marmellata di arance, che erano poste sopra il tavolo.
“Sì, è appoggiata sopra una delle sedie del salotto, padrone” disse con voce roca.
“Allora, vado un attimo al cimitero, tu sei vuoi puoi andare subito a Grimmauld Place, penso che starò via solo tre giorni” disse Harry tra un boccone e l’altro.
“Molte grazie padrone, Kreacher farà un ottimo lavoro” disse lui felice inchinandosi di fronte a Harry.
“Kreacher sono sicuro che farai un ottimo lavoro” disse contento.
L’elfo domestico della casata Black, doveva obbedire ad ogni ordine che Harry gli impartiva, perché queste erano le ultime volontà di Sirius, che aveva lasciato tutte le sue sostanze al suo figlioccio. Per Kreacher non fu affatto facile lasciare la dimora che aveva ospitato la sua famiglia per generazioni, ma il suo compito era quello di servire e quindi anche se a malincuore aveva seguito Harry a Godric’s Hollow. Quando il suo padrone non aveva bisogno di lui, tornava a casa Black, per mantenere in vita il ricordo della nobile casata e questo lo riempiva di gioia.
“Io verrò fra tre giorni, se il padrone avesse bisogno prima, basterà chiamarlo e Kreacher arriverà”.
Finita la sua colazione Harry uscì di casa per raggiungere a piedi il cimitero. Da quando si era stabilito in modo permanente nella cittadina, gli piaceva ogni tanto andare sulla tomba dei suoi genitori per depositare dei fiori. Questa abitudine si era molto radicata in lui, in un certo modo gli permetteva di stare ancora in contatto con loro.
Siccome era molto presto incontrò pochissima gente, che salutò con brevi cenni della mano.
L’unica pecca della tranquilla cittadina, era che ormai non c’erano più famiglie di maghi. Per Harry e Ginny questo non era un problema, poiché potevano andare a trovare Ron ed Hermione a Londra o i signori Weasley spostandosi con la metro polvere o materializzandosi in un attimo, ma se nel paese ci fossero stati altri maghi, magari i babbani avrebbero trovato altri argomenti su cui confabulare tra di loro nei Pub. Infatti la presenza della coppia a Godric’s Hollow, generava sempre domande tra i suoi passanti, poiché non si sapeva dove abitassero e li si vedeva solo al cimitero, ma a loro non si curavano più di tanto per le chiacchiere della gente.
Arrivato nei pressi del cancello del cimitero, scorse una figura conosciuta e prese un appunto mentale di andare a salutarla finito di commemorare i suoi genitori.
Avanzò fra le lapidi ormai per lui famigliari e si diresse a quella sotto la quale riposavano suo padre e sua madre. Guardandosi bene intorno, per vedere che nessuno l’osservasse, estrasse la bacchetta e fece apparire una piccola corona di fiori . Rimase qualche minuto per dire una preghiera e poi si allontanò per salutare un nuovo conoscente. Aveva sentito parlare del suo arrivo durante una cena che lui e la sua fidanzata avevano deciso di trascorrere in un piccolo ristorantino del paese, lontano dal clamore del mondo della magia e dal calore fin troppo avvolgente dei maghi che ne facevano parte. A Harry non sembrava vero di non essere riconosciuto e che nessuno indugiasse sulla sua cicatrice e sedendosi a un tavolo con Ginny cominciarono a parlare di questa piacevole novità, in attesa di ordinare. A un tavolo vicino al loro, c’erano due coppie anziane che discutevano a voce alta dell’argomento che senza dubbio era sulla bocca di tutti: l’arrivo del nuovo addetto ai lavori di manutenzione della chiesa. Dal discorso che Harry ascoltò suo malgrado, si spettegolava su i suoi predecessori che erano stati tutti dei tipi alquanto strani, uomini rispettabili e cordiali, ma molto solitari e che non uscivano mai alla sera. Questa insolita caratteristica che li accumunavano, genera battute tra i cittadini secondo cui, la principale caratteristica per essere assunti per quel lavoro era di sicuro la riservatezza.
“Ciao Benjamin, vedo che il lavoro non ti manca” disse Harry dopo essere entrato nella chiesa che si trovava vicino al cimitero.
“Ciao Harry, sei mattiniero oggi. Come ti ho già detto questa chiesa è antica e ha bisogno di tante cure costanti” disse Benjamin alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi, mentre era in ginocchio, indaffarato ad aggiustare la maniglia della porte d’ingresso.
Era un uomo sui trent’anni, alto, muscoloso, dai lunghi capelli castani che gli coprivano anche parte del viso e con gli occhi di una sfumatura grigio-verde, e dai tratti del viso molto marcati, indossava solo una maglietta blu aderente al torace e un paio di jeans vecchi e logori ed una catenina d’oro e da un bracciale in cuoio legato con dei lacci al polso destro che Harry aveva avuto modo di notare precedentemente non si separava mai.
 Si alzò in piedi per stringere la mano ad Harry, con un caldo sorriso in viso.
“Si devo partire per alcuni giorni e ne ho approfittato per venire a trovare i miei genitori” disse Harry
sorridendo a sua volta.
“Sei un bravo ragazzo, non ne vedo molti in giro come te” disse lui sincero, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Grazie” disse Harry imbarazzato.
“Ginny sta bene?”
“Si, lei sta bene è fuori per lavoro” disse senza entrare nello specifico.
“Ne avrai per molto con le riparazioni” continuò per cercare di mantenere viva la conversazione.
“Purtroppo sì, sarebbe bello se bastasse un colpo di bacchetta magica” disse ridendo.
Ma quello che colpì Harry fu il sorriso: non arrivava ai suoi occhi, che lo scrutavano in modo particolare, era più una sensazione, di quelle che lo colpivano ogni tanto e che poi si rivelavano giuste.
“Sarebbe proprio bello, ma purtroppo…” disse Harry alzando le spalle come per dire “che cosa ci vuoi fare?”
“Ti saluto Benji, ci vedremo quando torno” disse Harry che voleva allontanare quella strana sensazione.
“Ci vediamo Harry” stavolta il sorriso arrivò anche al suo sguardo, forse quella strana espressione se le era solo immaginata. Ripercorrendo i propri passi tornò a casa. Durante il tragitto Harry pensava tra sé che aveva già sentito da Benji strane frasi, tanto che si era informato presso i registi del ministero della magia se
esistesse un mago con il nome di Benjamin Skylar, ma purtroppo non esisteva nessuno con quel nome.
Ritornato a casa la sigillò con un incantesimo anti-intrusione, indossò la sua veste nera da Auror e si mise lo zaino sulle spalle.
Prese da una coppa sopra il camino un po’ di polvere volante, entrò in esso e disse in modo forte e chiaro lasciando cadere la polvere a terra “Ministero della Magia”.



   
 
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