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Autore: Seratul    14/02/2011    0 recensioni
Lean è un ragazzo che vive in una tranquilla e anonima città italiana, che vive la sua vita con forte introspezione. L'amore per la bella e irraggiungibile Valeria, una ragazza lesbica, metterà a dura prova il suo cuore, con risvolti bizzarri che lo porteranno a cercare il suo vero io. Cosa sei disposto a fare per amare?
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Socchiusi gli occhi con fare stanco, ed una intensa luce bianca filtro violentemente dalla palpebre. La pelle dei miei occhi rattrappì a quell'aggressione, come se qualcuno mi avesse sferrato un violento pugno in faccia. 
Cercai di aprire gli occhi con tranquillità. Il mio sguardo prese un espressione rilassata.
Vidi davanti a me un muro bianco, con nessuno tipo di arredamente sopra di esso. Una finestra troneggiava sul muro di destra, da dove entrata l'intensa luce di una magnifica mattinata di sole. Le coperte bianche scivolarono dal mio corpo e notai così di essere a torso nudo. Resomi conto di questo notai che ero proprio nudo. Con la stanchezza negli occhi, li sgranai come a chiedermi che cosa ci facessi nudo a letto, in un letto che non era il mio, in una camera che non era la mia.
Sentii movimento accanto a me e un braccio nudo si stese sul mio busto. Li notai di essere nel letto con lui, con Gabriele. Deglutii. Tentai di ricordare che cosa avevo fatto la sera prima, ma per quel momento mi comparivano solo immagini. Dovevo defilarmi dal letto, quella situazione era nuova per me e un po' imbarazzante. Riuscivo a pensare solo al panico.
Poggiai le mani sul materasso, e con un po' di forza di addominali, cercando di fare meno rumore possibile, scivolai dalle coperte per mettermi a sedere sul letto. Mi misi i pantaloni, che stavano stropicciati per terra, e mi alzai mentre me li agganciavo. A petto nudo tentai di districarmi nella stanza, che col suo tono monocromatico, mi confondeva un po'. La porta era di un colore piu chiaro, dopotutto non molto difficile da trovare, così andai verso quella, cercando di non fare rumore per non rischiare di svegliarlo.
Mi inoltrai oltre la camera, dove credevo di trovare un corridoio, invece trovai un salotto. Era arredato un po' spartano, in uno stile che potrebbe essere definito moderno. I toni delle mura erano sul bianco, ma i divani erano sul grigio e sul nero, e somigliavano piu a grossi cuscini dall'aria molto morbida. Il salotto comunicava con una piccola cucina, con un bancone a finestra.
Ad un tratto i ricordi della serata mi tornarono in mente, ed anche i ricordi di cosa era successo, anche se dalla scena del letto era abbastanza palese. Mi misi a pensare al fatto che non sapevo bene che cosa era successo, e per quello che mi ricordavo ci eravamo dati solo un bacio. Il panico mi comunicava di andarmene, più velocemente possibile, ma non sapendo perché rimasi li. Lui mi aveva salvato, mi aveva aiutato, mi aveva fatto passare una bella serata in un posto che non conoscevo, non potevo lasciarlo li così. Non potevo e non l'avrei fatto.
 
Vidi la macchina del caffè sul bancone della cucina, così mi venne in mente di farne un po'. Mi avvicinai a quel marchingegno così per vedere un attimo come funzionava. Non capivo bene cosa si doveva fare, ma c'era un piccolo pulsante con l'icona di tre strisce ondulate sopra. Una lampadina spenta centrava il pulsante. Lo premetti e l'elettrodomestico cominciò a fare un ronzio non proprio silenzioso. C'erano delle tazze colorate a striscie sul bancone, così ne disposi due in fila, aspettando che il caffè venisse, avendo dedotto di aver acceso la macchina.
Il ronzio probabilmente aveva svegliato Gabriele, perché udii dei rumori dalla stanza accanto. Il cuore cominciò a battere all'impazzata. Avevo pensato un po' a cosa potevo dire, ma in quel momento tutti i discorsi, tutte le parole uscirono fuori dalla mia testa. Sentii dei passi dietro la mia schiena. Si avvicinavano lentamente, con passo non felpato ma tranquillo di una passeggiata. Ad un tratto, sentii le sue mani scivolare su mio torso nudo, ma quello fu troppo per me. Reagii in un modo che poteva essere intepretato forse un po' aggressivo, togliendo le sue mani da me e voltandomi. Lui si stranì, giustamente.
- Tutto bene Elia?-
Quella domanda era strana, forse non troppo strana, ma strana per me. Come facevo a sapere che cosa provare? Come potevo sapere come comportarmi?
- Gabri... che è successo ieri sera?-
Il suo sguardo cominciò a trasudare sconforto. Capivo cosa poteva provare in quel momento, ma cosa potevo dire io?
- Non ti ricordi?-
- No...-
- Abbiamo fatto l'amore.-
Quella parola mi risuonò nella testa, ma non era appanicata, solo che io ero innamorato di lei, di Valeria.  Lo ero da sempre ormai, non immaginavo di poter amare qualcun'altra. Dopotutto però lui era qui, si era preso la briga di organizzarmi una bella serata e non mi aveva trattato male. Lei cosa aveva fatto per me? Ero sempre e solo stato io a prendere i suoi problemi addosso per consolarla, solo io a aiutarla sempre e comunque, lei pensava a se stessa, non a me. Forse lei non era fatta per me, forse in quel momento dovevo solo imparare cosa si prova ad essere amati.
- Elia.. lo so che..-
Lo zittii con un dito sopra le labbra.
- Sta zitto Gabri... non ricordo bene cosa è successo ieri. Forse ho bevuto troppo, ma ricordo cosa ho provato con quel bacio.-
Sul suo volto si disegnò un sorriso.
- Io lo so che tu non sei gay, ma...-
- Tu parli troppo.- lo interruppi di nuovo.
Un espressione che non sarebbe mai uscita dalla mia bocca, forse l'amore mi dava la sicurezza necessaria. Gabriele mi poggiò le mani sui fianchi, con dolcezza, avvicinandosi con fare provocatorio. Non volevo temporeggiare. 
Mi avvicinai a lui con tranquillità, mascherando il mio cuore che andava in fibrillazione. I nostri nasi strofinarono. I respiri si unirono in un turbinio di passione. Le labbra vicine si sfiorarono leggermente e li scattò la scintilla. Il cuore lo urlava. La dolcezza prese forma di passione. Una violenta effusione concluse quell'atto, il bacio, simbolo d'amore. I suoi occhi incontrarono i miei dopo quel gesto, singolare per me. Le sue intenzioni erano chiare.
Cosa poteva essere piu perfetto di quel momento?
con un sorriso lo seguii, mentre il rumore el caffè che era pronto, faceva da cornice.
   
 
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