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Autore: Ossequi_Monet    14/02/2011    3 recensioni
Questa è la storia di Ossequi Monet , una vampira dell’epoca della rivoluzione francese che arriva a Forks.
Naturalmente incontrerà i Cullen e si innamorerà di qualcuno…
Spero di avervi incuriosito, mi raccomando i commentini sono gradiiti e anche le critiche. Besitos!!
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Holaaa! Come state? Oggi è San Valentino! *_* la festa degl’innamorati. Che fate in questo giorno di festa? Io sto a casa -.-

In questo capitolo assisteremo alle riflessioni di Ossequi e capiremo quanto lei e Gioele sono legati.

 

Ringrazio la mia beta ayumi_L  per l’infinito impegno e l’amicizia che mi ha regalato =/)

Grazie ancora…

 

E poi ringrazio MaryLouise che si è offerta di creare la copertina della storia. A mio parere perfetta e bellissima. Cosa ne pensate?

Grazie mille per l’impegno, la fatica e la passione con cui l’hai creata.

 

 

Ossequi Monet

Capitolo 16

Non ero più io

 

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Il colpo di grazia mi era arrivato con le parole di Gioele.

 

Ma cosa stava succedendo alla mia vita? Cosa? Devo essere dannata per sempre e questo già lo so, ma non basta? No, evidentemente a qualcuno piace farmi soffrire.

 

In Forest avevo trovato una specie di Zio. Andavamo lì quasi tutti i pomeriggi. Parlavamo spesso. Io e Edward lo avevamo aiutato spesso e in molte cose.

 

Ed ora… anche lui mi ha abbandonato. La sua vita è stata succhiata da quella arpia di Jane.

 

Scorreva in me la sete di vendetta. Il mio umore era fortemente legato al mio nuovo potere. Che stava incominciando a diventare un peso difficilmente controllabile.

 

Quando Gioele mi disse quelle parole non feci molto. Mandai un messaggio mentale a Edward e la chiusi. Non potevo lasciarmi andare. Non lì.

 

Prendo l’Audi che è stata già caricata e incomincio ad andare. Ho visto la strada nella mente di Carlisle. Ci vediamo a Denali.

 

Andai di sopra e misi il primo vestito che mi capitò. Lungo fino al ginocchio. Nero come la notte, di velluto. Lasciava spalle e quasi interamente la schiena scoperte. Le maniche erano a sbuffo e si aprivano in una campana.

In vestito di una strega. Abbinai degli stivali neri lunghi fino a metà coscia pieni di nastrini anche essi neri.

 

Lasciai un ultimo sguardo alla camera che era stata partecipe delle lunghe notti in cui io e Edward avevamo consumato la nostra lussuria chiamandoci e desiderandoci. Soffiai un bacio verso la finestra e me ne andai chiudendo la porta.

 

Scesi velocemente verso il garage. Incontrai Esme che caricava alcuni bagagli. Non la degnai di uno sguardo, non risposi neanche alle domande che mi fece. Probabilmente non le sentii nemmeno. La mia mente era come avvolta da una patina isolante.

 

Uscii dal garage e premendo l’acceleratore al massimo andai in un posto che avevo scoperto in una serata di caccia.

 

Era una specie di radura, piccolina. L’estate doveva esser ricoperta di fiori. In inverno era un luogo lugubre. Ci si arrivava per una strada strettissima e poi si apriva in uno spiazzo ovale, piano e ricoperto di foglie secche.

 

Parcheggiai sul ciglio della strada e mi incamminai verso quel sentiero.

 

Appena ci arrivai continuai fino al centro. Feci un mezzo giro su me stessa lasciandomi cadere all’indietro.

 

Avevo i capelli sparsi per il prato. Le braccia incrociate in petto e le gambe unite. La posa di un defunto.

 

E in quel momento mi sarebbe piaciuto morire davvero. In fondo avevo vissuto abbastanza fino ad ora.

 

Sentivo i rumori della foresta. Avevo tutti i muscoli irrigiditi dalla paura di far riaccadere ciò che era successo con Jasper e Rosalie, ma ora non c’era nessuno e potevo lasciarmi andare.

 

Sentii come un onda lasciare il mio corpo. Emanavo energia pura.

Ma da dove venisse non ne avevo la più pallida idea.

 

Sentivo come delle scosse percorrermi il corpo, la sensazione che si prova quando mille formiche corrono sul tuo corpo. Ma i brividi erano interni.

 

Presi e rilasciai un lungo respiro e cercai di riordinare le idee.

 

Che io sappia, i vampiri non possono sviluppare poteri dopo la trasformazione. Al massimo possono fortificarli. Tutto era iniziato con l’arrivo di Gioele, la sua presenza aveva fatto sbocciare qualcosa in me sopito da monti anni. Un potere nuovo quello sì. Era inevitabile però che quel mezzo vampiro così speciale aveva scatenato in me anche un nuovo potere che non mi aveva mai toccato. Quello di amare

 

Dovevo stare sempre attenta a non pensare a lui più di tanto. Edward era sempre vigile sui miei pensieri. Non volevo far soffrire Edward ma dall’arrivo di Gioele era come se la mia mente avesse cambiato direzione. Edward contava sempre meno e non volevo farglielo sapere, così le volte in cui ci amavamo passarono a valvola di sfogo per me.

 

Cosa aveva Gioele di tanto alchemico per me? Perché quelle reazione? Era come se fossimo destinati a stare insieme ancor prima che ci conoscessimo.

 

Il sentimento dell’amore l’avevo sentito nelle menti di milioni di persone, e lo sentivo in quella di Edward verso me. Ma ora che sembra toccare me non riesco a riconoscerlo.

 

Eppure non ho mai parlato più di qualche volta con Gioele.

 

A ridestarmi dalle mie riflessioni fu un rombo a fine strada seguito da pensieri molto chiari. Era Alice che aveva avuto una visione su dove mi trovassi. Mi alzai ma invece di andarle incontro cominciai a correre verso un'altra direzione. Non sapevo cosa ci fosse lì ma correvo sempre più veloce. Era la velocità che usavo di solito, correvo al massimo ma sentivo in me come se questo non era il limite. Come andare a 200 quando sai bene che la macchina ti può portare a 300. Così incominciai a scattare più velocemente e mi sorpresi di quanto potevo andare più spedita.

 

Sentivo quelle scosse percorrermi i muscoli e darmi nuova forza. Intravidi che davanti a me il bosco finiva in una scarpata altissima. Non mi sarei fatta niente. I pensieri di Alice erano ormai lontani ma sapevo bene che avrebbe avuto una visione.

 

Non mi sarei fatta niente… Non ci pensai un memento, 100 metri prima dello strapiombo spiccai il volo.  Il volo dell’angelo … o meglio dire il volo del vampiro.

Gambe unite, braccia aperte, petto e testa infuori. Volavo, libera di volare.

 

 

Pov Gioele.

 

Stavo in macchina con Carlisle. Parlavamo tranquilli quando mi mancò il respiro. Per una decina di secondi credetti di morire.

 

 Non ero libero di respirare qualcosa me lo impediva.

 

Poi un tonfo di puro dolore mi ridiede il respiro.

 

Pov Ossequi

 

Quella caduta libera di una decina di secondi mi permise di sentirmi libera senza il peso di tutte quelle preoccupazioni. Tenevo gli occhi chiusi e non avevo la più pallida idea di cosa ci fosse a fine strapiombo.

 

La risposa mi arrivò quando l’acqua mi baciò il viso. Avendo preso velocità nella caduta e così esplorai il fondo del lago. Quando risalii e mi avvicinai a nuoto alla riva mi aspettava Alice.

 

Aveva uno sguardo assassino. Mi issai su e appena mi alzai mi si parò davanti  e mi diede uno schiaffo facendomi voltare la testa dall’altra parte.

 

Si era preparata psicologicamente che la conseguenza sarebbe stata quel dolore atroce che avevo inflitto anche a Jasper e Rosalie ma non fu così.

Non me lo spiegai neanche io.

 

Non c’era da parlare o discutere, Alice mi capiva. Capiva tutta la mia confusione e parlando con Jasper capii anche che tutti i sentimenti per suo fratello stavano sfollando.

 

-      Andiamo prima a casa, ti fai una doccia e ti cambi- Ci prendemmo per mano ed iniziammo a correre. Mi accorsi che dovevo sforzarmi per andare al suo passo. Sapevo correre più velocemente.

 

Arrivate alle nostre rispettive macchine ci incamminammo andare a casa.

 

Non ero più io.

 

Pov Gioele.

 

-      Sta bene? Respira profondamente! Guardami guardami!-

 

Non ci riuscivo, era come se l’ossigeno non mi arrivasse al cervello.

 

Carlisle mi fece una leggera pressione sul petto e inspiegabilmente un fiotto d’acqua uscì dalla mia bocca.

 

Con occhi sgranati guardai la mia camicia bagnata d’acqua. Era acqua di fiume. Lo sentivo dall’odore.

 

Chiusi gli occhi e gettai la testa all’indietro. Faticavo a respirare. Una mano di Carlisle teneva il mio busto in posizione retta. Sbuffai. Ma cosa stava succedendo? Era come se stessi per affogare.

Da dove veniva quell’acqua che avevo appena sputato?

 

-      Tutto apposto?- Carlisle si era preoccupato, non si spiegava neanche lui l’accaduto, ma d'altronde chi poteva?

Annuii non ce la facevo a parlare, mi bruciava troppo la gola.

 

Dopo un controllo finale Carlisle andò a prendermi un cambio di dietro e dopo essermi rivestito ripartimmo.

 

-      Sbrighiamoci ad arrivare a Denali – aveva borbottato sgommando sull’asfalto.

 

Non ero più io.

 

Pov Ossequi.

 

Dopo essermi fatta una doccia mi vestii alla svelta e scesi in salotto dove mi aspettava Alice.

 

-Alice..- Mi avvicinai a lei, c’era una cosa che dovevo fare prima di partire.

 

-      Non voglio che Edward sappia della mia piccola follia, ti dispiacerebbe farti cancellare quel ricordo?- Gli tornò alla mente l’incidente con il cameriere a Seattle e sorridendomi serafica e scuotendo leggermente la testa mi diede l’okay.

 

Chiusi gli occhi, ispirai profondamente e quando li riaprii incominciai la persuasione.

 

-      Gli altri sono già partiti, noi dovevamo prendere gli ultimi bagagli, ora le macchine sono cariche, dobbiamo solo ripartire. Abbiamo passato tutto il tempo a fare i bagagli. Non è successo null’altro –

Mi guardò confusa, gli poggiai una mano sulla spalla, sbatte gli occhi in stato di confusione ma poi dopo avermi guardata bene negl’occhi annuì.

 

Il mio classico ghigno/sorriso comparve sul mio viso e anche Alice si aprì in un tenero sorriso sbarazzino.

 

-      Allora? March! Abbiamo un viaggio da affrontare.-

 

E così ripartimmo come se nulla fosse accaduto. Ora a Denali avrei scoperto qualcosa in più su quello che mi stava accadendo.

 

Continua..

 

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