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Autore: Appleeatyou    14/02/2011    2 recensioni
Scritta per il Contest "Threesome is Better" indetto da Setsuka - in attesa di risultati!
Una fiaba con tanto di Principi, Re, Angst e perfino una morale. Ma quale sarà?
[S. Valentine's fiction] [Death-fiction]
Threesome Light/L/Mikami - accennata
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Ryuuk, Teru Mikami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Autore: Erena
Fandom: Death Note
Titolo: Chi visse per sempre felice e contento?
Personaggi: Parecchi, a dire la verità. I principali sono Light, Mikami ed L – e Ryuk.
Genere: Horror, sovrannaturale, romantico (?)
Avvertimenti: AU, Fiaba, non proprio per stomaci delicati, shounen-ai accennato.
Rating: Arancione
Interpretazione scelta: Serena convivenza: Mikami/L/Light… o quel che di loro rimane.
Note Autrice:At the end…?
Nulla da dire, troverete tutto alla fine.
 
Un misero avvertimento: questa non è una fiaba alla Disney, fru fru e piena di buoni sentimenti. E’ più simile alla versione originale delle fiabe di Perrault, Grimm ed Andersen.
Cosa significa ciò?
Fondamentalmente, significa che c’è abbastanza horror e sangue, ed è chiaramente una death fiction. Quindi, se cercate le fiabe alla Disney, questa è da escludere – il che è un peccato. Io adoro Disney, ma credo che solo lui possa scrivere un “e vissero tutti felici e contenti” senza scadere nella noia. Io non ne son capace. Ed è uscita questa death-fiction – la quale non è che un esperimento… chissà se riuscito o meno? Non riesco proprio a giudicarla, hum… forse perché è una specie di “esercizio” ed espressione di una fissa che ho da un po’ di tempo (le fiabe). Ditemi voi…
 
E’ una one-shot, che ho diviso in due parti per comodità!
Come nell’introduzione, questa storia partecipa al “Threesome is Better” Contest, indetto da EnDarkCiel (Setsuka)  sul forum di efp. Appena ci saranno i risultati, li inserirò nella seconda parte della fiction, così come gli “spunti” di scrittura.
 
 
 
 
 
Ora, leggete con me?
 
 
 

Chi visse per sempre felice e contento?

 
 
 
 
-“ Io non penso che dovreste andare.”-
 
L osservò senza alcuna espressione il volto di Watari. Il vecchio Mago sembrava placido e straordinariamente serio, ma allo stesso tempo rassegnato. Le parole che seguirono confermarono il pensiero di L: -“ Ma penso anche che, come al solito, agirete seguendo il vostro giudizio.”-
 
Il Principe si mordicchiò il pollice, mentre i suoi occhi – che non sembravano del tutto vivi, come se in realtà non avesse più di tanto da spartire con il mondo dei Viventi – rilucevano alla luce della Luna.
 
-“ Non parlare quando non sei interpellato, Watari.”-
 
Il Mago non batté ciglio; sapeva che quando il Principe L gli intimava di fare silenzio, significava che era d’accordo con lui - ma non per questo disposto a sentirsi dire che si stava comportando nel modo meno adatto. Eppure, non c’era scelta peggiore di quella decisa dal Principe.
 
La Luna brillava nel cielo terso, gravida di luce e chiara nell’oscurità della notte – ed era una Luna ingannatrice, malvagia e forse anche infausta, dato che quello era il giorno in cui il Re Light poteva essere svegliato dal suo lungo sonno.
 
Una Maledizione gravava sul capo del Re dalla sua nascita, ma questo non aveva scoraggiato i pretendenti al trono che puntualmente, una volta ogni mese sinodico, giungevano alla bara di diamante del Re e tentavano di svegliarlo nel più classico dei modi – con un Bacio d’Amore.
 
Questo espediente non sortiva l’effetto desiderato. Il Re aveva accettato di buon grado il sonno lungo cento anni, andando contro ogni logica comune e contro ogni buon senso. In effetti perfino lo Shinigami che gli aveva lanciato quella Maledizione era decisamente rimasto sorpreso dalla sua reazione entusiasta, per poi sghignazzare apertamente confabulando qualcosa sulla falsa riga della “spassosità” (un termine talmente assurdo che solo uno Shinigami poteva usare) del giovane Sovrano.
 
La Maledizione era stata in un certo senso terribile: compiuto il suo diciassettesimo compleanno, Re Light avrebbe impugnato una Piuma Maledetta intinta, anziché nell’inchiostro, nel veleno di una Medusa. Respirando gli effluvi velenosi, il Re sarebbe dovuto perire… ma la sua vita era stata salvata da uno Shinigami Bianco, che aveva usato le sue ultime capacità magiche per modificare la Maledizione: non la Morte, ma un sonno lungo cento anni avrebbe colto il Re nel suo diciassettesimo anno di vita.
 
La storia era andata esattamente come gli Shinigami avevano progettato, e il Re era effettivamente caduto nel sonno al tramonto dei suoi diciassette anni – ma lo Shinigami Nero era una fonte inesauribile di sorprese: dopo due soli mesi di attesa, annoiato fino al midollo di stare a guardare quella misera bara di diamante e il suo dormiente occupante, aveva modificato la sua malia.
 
Una volta ogni ciclo lunare, quando la luna era limpida e piena nel cielo, un Bacio d’Amore poteva risvegliare il Re… ma non era affatto una cosa semplice!
 
Il Sovrano, come già detto, era stato molto felice di questa Maledizione: fino a quando lui non fosse passato a miglior vita restava comunque il Re del regno di Fiaba, e nessuno poteva prendere il suo posto, e non era neppure costretto a prender marito e dividere il suo prestigio – quindi, era prevedibile immaginare che, ogni volta che un Principe lo risvegliava dal suo sonno ogni ventotto giorni (sperando di essere da lui accettato come consorte), Re Light lo rifiutasse puntualmente, preferendo riaddormentarsi per un altro mese sinodico… non prima di aver dato ordine di impalare il Principe che aveva osato svegliarlo.
 
Tutti sapevano di non avere speranze. Lo sapeva Watari, lo sapeva L, l’avevano saputo tutti i Principi che avevano tentato di conquistare il Re, e che ora giacevano intorno alla bara di diamante infilzati da lunghi pali di legno, come monito verso tutti coloro che desideravano imbarcarsi in quella impresa. Ma sembrava che anche questa fosse stata una clausola della Maledizione dello Shinigami Nero – il quale si divertiva da matti a volare da un palo all’altro, tra i corpi che si putrefacevano e le ossa che pendevano ancora attaccate agli scheletri chi era giunto tanto tempo prima.
 
Il Mago Watari aveva accompagnato L nei pressi della bara di diamante e – che terribile scenario!
Il corpo del giovane Re era placidamente addormentato su una stuoia di seta, e il suo capo riposava su un cuscino decorato da filigrana in oro. La bara era trasparente, riluceva con la brillantezza tipica dei diamanti perfino nello splendore malevolo della Luna gravida, e la rifrazione della luce colorava i teschi degli scheletri che circondavano il Sovrano dei sette colori dell’arcobaleno.
Solo scheletri appesi vi erano intorno alla bara – gli scheletri dei primi Principi che avevano sperato di aprire il cuore del Re, e ciò che rimaneva dei loro corpi era a guardia del sonno del Sovrano. Poco più lontano vi erano i cadaveri in decomposizione,  e vicino ad L c’erano i corpi meglio conservati, i più recenti. Quella foresta di cadaveri impalati si ergeva intorno al fulcro costituito dalla bara di diamante come una maligna ragnatela di morte e, ironia della sorte, su di uno dei pali più vicini al Sovrano vi era lo Shinigami Nero.
Appollaiato sulla punta affilata, lo Shinigami fissò lo sguardo sul Principe L e rise divertito.
 
–“ Siete qui per tentare di conquistare Re Light?”- Chiese con la sua voce stridula. L non rispose, limitandosi a fissarlo con calma, e lo Shinigami reclinò allora il capo da un lato e distese una delle grottesche braccia.
 
-“ Questa volta non sarete solo. Un altro Nobile tenterà l’impresa,”- disse.
 
L girò il capo nella direzione indicata dallo Shinigami, e scorse effettivamente un Marchese che giungeva in groppa al suo fido destriero. Appena vide il Principe, questo Marchese scese da cavallo con una mossa elegante, sguainando una spada intarsiata di rubini scarlatti.
 
-“ Chi siete, e perché vi siete mostrato al divino Re Light?”- Chiese con un luccichio feroce nello sguardo.
 
-“ Chi siete voi, piuttosto,”- disse il Principe in tono fiacco, senza particolari inflessioni nella voce. Si portò il pollice alle labbra e fissò con attenzione il volto del Marchese – un bel volto, dai lineamenti cesellati e una folta capigliatura scura; anche L aveva i capelli neri come le ali dei corvi, ma più che piume lucide, i suoi capelli sembravano disordinati tanto quanto i nidi che quegli uccelli costruivano.
 
-“ Io sono il Marchese Mikami, delle Colline dell’Est!”- Disse il Marchese freddamente; puntò poi lo sguardo sul Sovrano addormentato, e la sua espressione si sciolse lentamente mentre i suoi occhi si addolcivano. –“ Sono qui per risvegliare il divino Re Light dal suo sonno.”-
 
-“ Non ci riuscirete.”-
 
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-“ Non ci riuscirete.”-
 
Le parole di quel Principe che sembrava ancora più cadavere del Sovrano giunse alle orecchie del Marchese Mikami come una profezia blasfema, tanto da indurlo a distogliere lo sguardo dal volto del Re per fissarlo nel suo.
 
-“ Finirete esattamente come tutti gli altri uomini che hanno tentato prima di voi.”-
 
-“ E voi?”- Sputò allora Mikami, -“ voi, credete davvero di avere maggiori possibilità di me?”-
 
-“ No.”-
 
-“ Mi prendete in giro?”- Disse il Marchese sollevando un sopracciglio in un arco superbo, -“ o siete totalmente pazzo?”-
 
Il Principe non rispose, limitandosi ad un gesto eloquente verso la foresta di cadaveri impalati che li circondava. Mikami non batté ciglio, pur irrigidendosi impercettibilmente alla vista degli scheletri e dei corpi ancora abbastanza ben conservati da poter sembrare vivi.
 
–“ Credete che non l’abbia previsto…? Ma io so che il Divino Re mi riconoscerà. E’ stato lui stesso ad istituirmi della carica di Marchese, lui, perché mi ha ritenuto l’unico degno di governare sulle vaste Colline dell’Est!”-
 
-“ Principe L, Marchese Mikami, ascoltatemi,”- fece allora il Mago Watari. Mikami si girò verso di lui, abbastanza accorto da voler ascoltare le parole di un vecchio Mago, ma il Principe non parve altrettanto contento.
 
-“ Watari…”-
 
-“ Perdonatemi, Principe. Non posso trattenere le mie parole se esiste anche una sola, singola possibilità che la mia visione possa realizzarsi.”-
 
-“ Quale visione?”- Chiese il Marchese interessato.
 
-“ Ordunque, Nobile Signore, i segni sono stati chiari: ‘Due uomini di nobile sangue insieme giungeranno, riconosciuti dallo Shinigami saranno ed insieme a svegliare il Re proveranno’. Ma la visione del futuro è molto sfumata, miei Signori, e non è stata chiara la reazione del Sovrano. Una sol cosa è certa: il Destino vuole che compiate questa impresa insieme,”- proclamò il Mago, poi congiunse le mani e tacque.
 
-“ E io, io dovrei dividere il Destino del regno con questo Principe-Mostro? Dovrei dividere il Divino Re Light con…”-
 
Il Marchese venne interrotto dalla sghignazzante risata dello Shinigami Nero. A quel suono tanto simile allo stridio dei cardini di un ponte levatoio mal oliato, perfino il Principe L distolse lo sguardo dalla bara del Re e guardò gelidamente il Dio della Morte.
 
-“ Provate insieme! E’ scritto nel destino! E se non dovreste riuscirci… sarà il turno dello spiedino!”-
 
-“ Terribile rima…”- mormorò il Mago, cercando di non farsi sentire. In fondo, lui ci aveva messo qualche secolo per perfezionare le sue declamazioni…
 
Lo Shinigami Nero non diede segno di averlo sentito. Anzi, il suo sorriso si fece più ampio e spalancò le grottesche ali in una misera imitazione di un monocromatico pavone.
 
-“ Perché esitate? Ah, se potessi bacerei io il Re… ma non penso gradirebbe! Kukuku! Non resta che provare con esseri d’aspetto migliore del mio!”-
 
Ormai la Luna stava tramontando nel cielo, non c’era più tempo per tirarsi indietro. Il Principe L e il Marchese Mikami sfilarono attraverso i lunghi pali insanguinati, proiettando ai loro lati le ombre che strisciavano seguendo l’andatura dei passi dei loro Padroni.
 
Mikami si portò alla destra del Sovrano, mentre L si posizionava a sinistra nella sua strana posa ricurva. Il volto sereno del Re Light risaltava sul rosso cupo del cuscino di velluto, un volto pallido quanto quello del Principe L ma delicato come quello del Marchese Mikami.
Il corpo che riposava nel feretro di cristallo era perfettamente immobile, le mani congiunte sul petto come se fosse in preghiera.
 
Sia il Principe che il Marchese si chinarono, lanciando un ultimo sguardo l’uno verso l’altro con una punta di odio, e ciascuno baciò un angolo delle labbra del Re.
 
Mikami ci mise qualche secondo più di L a sollevarsi, e la prima cosa che vide fu il tocco vitale che tornava a scorrere nelle vene del Sovrano; il cuore produsse il primo battito, e la sua pelle acquistò lentamente colore man mano che il sangue circolava nuovamente nei vasi prima vuoti. Con uno sguardo di pura adulazione, gli occhi del Marchese seguirono la lenta ascesa del petto del Re Light, credendo quasi di percepire sulla pelle il soffio del suo primo respiro.
 
Dio, siete pari ad un Dio, pensò Mikami incoerentemente, siete stato voi a scegliermi, avete condiviso con me il vostro Governo e io… oh, potevo io lasciarvi qui a giacere come un cadavere abbandonato?
 
Gli occhiguizzarono al di sotto delle palpebre in un movimento frenetico, e finalmente si aprirono accompagnati da un sospiro stentato; inaspettatamente il corpo del Principe L si chinò nuovamente verso quello del Sovrano, come se fosse desideroso di osservare bene il suo risveglio – ma più che desiderio, quella del Principe era brama: sul suo volto c’era una smorfia non classificabile proprio come sorriso, e gli occhi spalancati parevano sporgere ancora di più dalle loro orbite, come quelli di un uomo impiccato nella piazza del paese. Immancabile, poi, il pollice che accarezzava le pallide labbra dischiuse.
 
L’ombra del Principe coprì in parte il volto del Sovrano, e il Marchese notò con fastidio che lo sguardo assonnato del Re Light si posò per primo su quella specie di gufo antropomorfo; tuttavia, quando quegli occhi si spostarono sulla sua persona, vi rimasero abbastanza a lungo perché Mikami sentisse seccarsi la gola.
 
Dopo qualche secondo, però, il Sovrano parve cambiare aspetto – o, per meglio dire, sembrò che una specie di fuoco si accendesse dentro di lui. L’occhio che era coperto dall’ombra del Principe si scurì, divenne rosso cupo, in tutto e per tutto simile al luccichio degli occhi di una belva nascosta nel sottobosco. Sul suo volto si dipinse un’espressione ferina, simile a quella di una iena, mentre le sue dita affusolate si aggrappavano ai bordi della sua bara di diamante come gli artigli di un rapace; la realizzazione fu fulminea per il Marchese: Re Light era una belva pericolosa - e lui e quello sciocco del Principe L avevano osato risvegliarla….!
 
Lo Shinigami Nero, fino a quel momento dimenticato, ricordò la sua presenza con una risata abbastanza stridula da far accapponare la pelle in bitorzoli ruvidi – e, inaspettatamente, a quel suono si unì un’altra risata, peggiore perché umana, che fuoriusciva dalle belle labbra del Re Maledetto. Il Sovrano rise e rise e rise, mentre il rigor mortis abbandonava le sue membra ed egli riusciva a sollevarsi in una posizione seduta – e l’ultimo eco della sua risata si spense mentre riapriva le palpebre e mostrava ai due Nobili increduli entrambe le iridi rosse e gonfie di sangue.
 
-“ Non avete ancora abbandonato le vostre speranze…?”- Chiese la dolce voce melliflua del Sovrano, -“ addirittura due Principi, questa volta! Niente di meno!”-
 
-“ Re Light…”- fece allora L, lasciando cadere il pollice dal suo viso come se fosse stato privato di ogni sua forza; fulmineo, il dito del Re si sostituì a quello di L, posandosi sulle labbra pallide ed incredule: -“ Tacete, ve ne prego. Come molti altri uomini avete tentato la fortuna, e condividerete la sorte di chi vi ha preceduto. Ma…”- concluse allora con falsa dolcezza, mentre dei rampicanti magici fuoriuscivano dalla terra fredda e negra per allacciarsi agli stinchi dei due Nobili, -“ … dovreste considerarvi fortunati. Ho deciso che voi sarete gli ultimi.”-
 
Mikami cadde al suolo, mentre i rampicanti si avvilupparono intorno al torace e al collo – sentendosi incapace di reagire, di comprendere quello che stava accadendo. Chinò il volto in avanti, i capelli che lo circondavano come il velo di un penitente, mentre avvertiva distintamente il morbido passo del Sovrano che, per la prima volta dal suo diciassettesimo compleanno, usciva fuori dalla sua prigione di diamante.
 
Poi – Chissà come? Quanto tempo era rimasto chino su se stesso? Il Marchese aveva perso la concezione del tempo e dello spazio - furono in volo, e i suoi pensieri si persero da qualche parte tra la terra e le nuvole.
 
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Rinchiusi nelle prigioni del Palazzo dello Specchio, il Principe L e il Marchese Mikami attendevano quasi increduli di essere giustiziati nella piazza interna alle mura.
Era la prima volta che Re Light tornava nel suo regno da ben dieci anni, ed era la prima volta che portava come suo seguito dei Nobili ridotti a prigionieri di guerra.
 
Per dieci anni  la corona era stata retta dal Reggente Soichiro, padre di Re Light, che per lungo tempo aveva sperato che giungesse un uomo in grado di sciogliere la Maledizione che gravava sul capo del primogenito – ma ahimé! Le sue speranze si erano rivelate sempre più vane ad ogni Principe che falliva nell’impresa.
 
Il Palazzo sapeva della terribile usanza scelta dal Re per punire chi lo svegliava dal suo sonno – ma nessuno di loro aveva mai intagliato i pali che avevano trapassato i corpi di quei figli di Regine, né tantomeno avevano piantato nel suolo quei grotteschi incastri ancora agonizzanti. No, il Regno si era sempre tenuto alla larga dalla terribile scelta del Sovrano – lo Shinigami Nero era stato più che felice di assolvere quel compito; allo stesso tempo, però, non avevano osato metter lingua nelle disposizioni del Re perché… beh, chi poteva mai dire quando gli sarebbe venuto il ticchio di far fare la stessa fine a chi si opponeva alle sue leggi?
 
Il Reggente e tutta la Corte sperava prima o poi in una buona notizia; per questo, quando avevano scorto l’alta ed elegante figura del sovrano avvicinarsi al palazzo, Soichiro aveva dato ordine di suonare le trombe a festa, illudendosi che finalmente la Maledizione si fosse spezzata.
 
Vana Speranza! L’unico motivo per rallegrarsi era che sia il Marchese che il Principe non potevano dichiarare guerra in alcun modo, essendo fisicamente lontani dai loro regni…
 
E ora, quei due poveri uomini giacevano nelle fredde segrete del castello, in attesa che Re Light decidesse cosa fare di loro – e non passò molto tempo, in effetti; Light dispose che venissero decapitati e, ironia della sorte, si autoproclamò loro boia.
 
I Nobili vennero dunque scortati nella Sala di Pietra, entrambi pallidi e ridotti all’ombra di quel che erano stati pochi giorni prima e di fronte a loro, in un contrasto sfarzoso, la bella e slanciata figura del Re che indossava la sua dorata corona.
 
I due uomini vennero condotti fino ai piedi del Sovrano, tra i  pianti della Corte e le suppliche del Reggente. Le loro ginocchia furono adagiate su cuscini di seta, i polsi legati dietro la schiena con un cappio stretto al collo – e oh! Quanto odio c’era nel loro sguardo! Prima abbastanza amore da tentare un’impresa disperata, infine il disprezzo per quel Re che era sordo alle suppliche del suo stesso padre.
Le loro lunghe ombre filiformi si fusero con quella del Sovrano, mentre la forte luce di mille candele colpiva i loro visi e la schiena del Re, di fronte ai corpi inginocchiati. Il volto di Light era di spalle alla luce, e l’unico elemento chiaro erano gli occhi da iena che brillavano come rubini nonostante il suo volto fosse in ombra.
 
-“ Confermate di aver tentato di svegliare il Vostro Signore Light dal suo sonno senza alcun permesso?”-
 
I due Nobili tacquero.
 
-“ Confermate di aver toccato il Vostro Signore Light senza il suo consenso?”-
 
I due Nobili tacquero nuovamente.
 
-“ Confermate di aver pensato di spodestare il Vostro Sovrano dal suo legittimo trono, ergendovi a salvatori della sua persona?”-
 
All’ennesimo silenzio il Re si limitò a sorridere, facendo cadere la pergamena dove erano trascritte le loro accuse. Light afferrò invece la scure da Boscaiolo che aveva fatto lucidare dal migliore Mastro Ferraio del regno, ed ora la scure brillava come un cristallo nella forte luce delle candele, grazie alle abilità e alle lacrime versate dal buon Mastro durante la realizzazione di quel macabro compito.
 
-“ La pena decisa per i vostri peccati è la morte,”- mormorò docilmente il Sovrano.
 
-“ Mio Re…”- pronunciò la voce del Mago Watari, misericordiosamente risparmiato dal Sovrano (pensando di poterlo piegare al suo volere, forse, per avere un’arma ancora più potente di un semplice Shinigami), -“ … cessate questa catena di Morte, solo voi potete farlo - non lasciate che lo Shinigami Nero si nutra del vostro cuore. Non lasciate che la vostra anima diventi più nera della vostra stessa ombra.”-
 
Il Re guardò direttamente il vecchio Mago, mentre un sorriso gli addolciva i lineamenti e le sue braccia si spalancavano come a voler abbracciare tutta la sala: -“ Vecchio padre, la mia ombra non è che una proiezione della mia Regale Persona… guardate: non si distingue forse anche in questo momento?”-, chiese, accennando alla sua lunga sagoma filiforme che si stagliava sul pavimento di pietra; era molto più aggraziata dei due fagotti informi ai suoi lati, perfette riproduzioni dei corpi abbandonati dei due Nobili.
 
-“ No, mio Re,”- disse allora il Mago, fissando con i suoi penetranti occhi azzurri il volto giovane del Sovrano. –“ Io vedo solo tre ombre uguali. Anzi, a voi non pare che la vostra sia desiderosa di elargire consolazione e amore?”-
 
Il Re girò bruscamente il capo, rendendosi effettivamente conto che, mantenendo le braccia così spalancate, sembrava quasi che l’ombra avesse posato le sue braccia sulle spalle di quelle dei due Nobili. Eppure, nonostante il fastidio per quell’insinuazione di bontà che non gli apparteneva, Light  sorrise: -“ Non è che un illusione, Mago, come le ombre non sono che illusioni create dalla luce. Che la mia ombra si crogioli nell’amore e nella comprensione – io ho ben altro compito da svolgere.”-
 
Detto questo si chinò, inginocchiandosi al livello del Principe L; gli sollevò il volto con un dito, posando un bacio sulle sue labbra bianche e screpolate: -“ Eravate il mio promesso, non crediate che l’abbia dimenticato. Vi siete divertito mentre tentavate di riscuotere ciò che ritenevate vostro? Questa è la misera fine che vi spetta, voi che avete ostacolato il mio sonno di pace.”-
 
Il Principe L tacque.
 
Il Re allora passò all’altro prigioniero, che a differenza del Principe sembrava non del tutto padrone di sé; anche egli venne delicatamente baciato, e il sussurro del Sovrano scivolò direttamente su quelle labbra tirate in un ringhio feroce: -“ Voi siete stato il mio più fedele servitore, io non dimentico nulla. Ma avete peccato di presunzione – credevate che, oltre a concedervi il controllo sull’Est, avrei anche ceduto la mia corona? Morirete per esservi ribellato al vostro Re.”-
 
-“ Re?”- disse Mikami in tono stridulo,-“ Voi sareste il Re? Voi siete feccia! Non siete un Dio in terra, non siete degno della corona! Siete solo FECCIA!”- il lamento venne concluso con un grido di disgusto, e l’unica reazione del Sovrano fu un suono di scherno diretto verso il Marchese.
 
Ecco, la scure venne impugnata da dita non abituate a simili pesi, ma – oh, come sembrava leggera per le spalle del Re! La falce di ferro oscillò davanti ai volti dei due nobili, l’uno con gli occhi strabuzzati e le narici dilatate, l’altro con il volto simile al gesso.
 
-“ Onorate il vostro sangue, e chinate il capo,”- mormorò la voce del Sovrano – e pronunciò così la loro condanna a morte.
 
Lo sguardo del Principe si soffermò un’ultima volta sul volto cesellato del suo boia: -“ Io vi amo,”- sussurrò, chinando il capo – ma la sfida e la provocazione di cui furono intrise quelle parole rimasero sospese nell’aria.
 
Lo sguardo del Marchese si soffermò un’ultima volta sul volto del suo boia: -“ Io vi amo,”- fu il suo sussurro, e anche lui chinò il capo – le parole grondarono di macabra ironia e rimpianto, e rieccheggiarono a lungo nell’aria immobile.
 
Le ombre parvero per l’ultima volta congiungersi, quella lunga e filiforme del Sovrano si eresse quasi a consolazione delle sue due compari accartocciate al suolo, come in una promessa…
 
E poi la mannaia calò, e la sala si riempì del flebile suono di due nuche che crollarono sulla pietra.
 
Poi ci fu il sangue.
 
Infine una risata stridula, e nulla più.




Ci vediamo nella seconda parte^^
 Ere.

  
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