Irrefrenabile
<< Mi dispiace signori. Abbiamo una sola stanza disponibile..>>
Cercai invano di mascherare
un sorriso divertito quando l’oste mi consegnò la chiave: la mia
amica lo notò e, inarcando un sopracciglio , mi
disse: << Ti faccio dormire sul tetto se non la pianti con quella
risatina, capito Gourry? >>.
Ridacchiando, le premetti
leggermente la chiave sul naso, gesto che non fu molto apprezzato dalla mia
amica, la quale, reprimendo chiaramente una risata, afferrò
l’oggetto rapidamente, per poi torcermi l’indice con la stessa mano.
Dopo avermi rivolto
l’ennesima finta occhiataccia indispettita, allungò il passo,
superandomi di qualche metro, fin dove le fu possibile: la fila per il ritiro
dell’accappatoio e dei vari asciugamani, forniti dalla locanda per
consentire l’entrata alle terme, pareva non avere fine…
Dei. La sorte avversa sembrava perseguitarci negli ultimi
giorni…
Era passata circa una
settimana dal giorno in cui ci eravamo separati dagli
altri; eravamo alla ricerca di una
spada che potesse sostituire la Spada di Luce dopo che quel tipo strano, il cui
nome mi sfuggiva ( come ora..), l’aveva portata via insieme alle altre
quattro armi della luce, al termine della lunga battaglia contro il ragazzo
dalle ali nere.
Per i primi due giorni fui
costretto a sorbirmi le lamentele di Lina sulla cattiva
condotta, a parer suo, di Philia, per non averle dato
il denaro che, sempre secondo lei, le spettava, mentre come due vagabondi
giravamo di armerie in armerie alla disperata ricerca di una spada che fosse,
almeno nella manifattura, simile alla Gornova. Ben
presto, mi resi conto di quanto mi mancasse quell’arma, non per il potere
che in essa era custodito e per il quale intere generazioni si fecero la
guerra, ma per la capacità che aveva nell’adattarsi perfettamente
al mio modo di combattere: non la sentivo, non pesava tra le mie mani, ma
diveniva parte di me quando al impugnavo.
Sia io che Lina, sapevamo che
quella ricerca non sarebbe mai giunta a buon fine.
Tuttavia, il terzo giorno,
visitammo una citadella piuttosto isolata , nella quale acquistammo la spada che più mi
soddisfaceva di tutte le altre da me maneggiate i giorni precedenti e nella
quale Lina trovò finalmente
qualcosa per cui dimenticare formalmente il compenso di Philia:
un libro, dalla copertina rigida ma dal vecchio aspetto, comperato ( vi
assicuro, feci finta di crederle…) nella biblioteca al centro del paese.
Fu l’ultimo posto
civilizzato che incontrammo nei giorni a venire…
Durante le notti, sperduti in
mezzo a distese e distese di boschi, quel testo era
diventato la sua quotidiana lettura, mentre io mi ritrovavo a lottare contro un
micidiale raffreddore, causato dal lungo sonnecchiare costantemente su quei
terreni umidi …
Lina mi disse che stavo
invecchiando al mio, forse, decimo starnuto consecutivo, continuando a prendermi in giro e
lodando la sua … resistenza…..
Non sapeva però che io
fossi perfettamente a conoscenza di un particolare: entrambi eravamo
costretti a dormire sull’erba bagnata, vero, ma lei, possedendo la magia,
non si indeboliva come me. Era stato Zelgadiss a
dirmelo, molto tempo prima, in una situazione simile a quella in cui ci
trovavamo, condendo la spiegazione con una risatina a dir poco divertita, dopo
essersi goduto lo spettacolino messo in scena dalla mia
amica nel rimproverarmi di non avere la sua stessa “pellaccia
dura”.
Lina non sapeva che io sapessi il suo piccolo segreto, così da bravo,
innocente, ragazzo malaticcio, potei approfittarne... almeno qualche giorno
dopo gli evidenti starnuti…
<< Ma!
Che fai! >> sbraitò quando, con un accentuato sguardo afflitto e
agognante poggiai la mia testa sulle sue gambe, facendole colorare le guance
dello stesso colore dei suoi capelli. << Lina… sono completamente
fradicio. Ho il naso otturato e le ossa mi dolgono da giorni per
l’umidità. Quindi, visto che tu sei molto
più resistente di me, almeno fammi da cuscino, se non vuoi che la tua
guardia del corpo diventi un ghiacciolo…. >>. Naturalmente le
parlai con un tono assolutamente molto stanco e molto convincente, così
da non ricevere obiezioni. Sentii per un po’ il peso del suo sguardo
sulle mie spalle, poi la mia amica riprese a leggere quel libro, dopo aver
borbottato qualcosa come : “ S..Solo per.. solo
per un po’ e…e solo perché non puoi congelarti …Se
dovessimo rimanere in questi boschi ancora per molto non voglio rimanere con i
morsi della fame per doverti scongelare….E poi! Tra … tra poco .. tra p-poco ti dovrai alzare…. altrimenti
come cuscino ti ritroverai le tue gambe al posto delle mie…. “ .
Si. Ero a pezzi, vero, ma non proprio come quanto volevo
farle credere… Sarebbe meglio se.. Lina non lo
venisse mai a sapere, ok?
Passammo quattro notti in
quei boschi freddi.
Poi, finalmente, giungemmo in
quella locanda, e dopo aver abbondantemente cenato, fummo concordi nel passare
un bel po’ di tempo nell’acqua calda delle vasche pubbliche.
Presi gli accappatoi, ci
avviammo verso la stanza.
<< Gourry,
che ne dici di andare in giro per la città stasera? Ho sentito dire che
nei dintorni, sulla tarda sera, è aperto un forno. Fa anche dei dolci,
dicono siano delle specialità! >>.
Aveva… già
cambiato idea… Dei, come volevo farmi un
bagno….
Avrei accettato comunque,
davvero, anche se Lina non mi avesse fatto la danza della pioggia, girandomi
intorno per tutto il corridoio.
Infilai la chiave nella
serratura e aprii la porta con la schiena, mentre Lina continuava a parlare
pensando ancora di dovermi convincere.
<< Lina,
d’accordo, ma prima un bagno caldo, ti prego, lo sogno da giorni…
>> dichiarai, togliendomi di dosso la pesante armatura.
<< Oh, certo, Gourry, è chiaro. Vado io per prima! >>
esclamò Lina, in tono decisamente provocatorio.
Mi volsi verso di lei, inarcando un sopracciglio. << No, io. >>.
<< Cosa?? Osi dare ordini a me? >>
mi chiese, adottando una posa estremamente teatrale.
Ridacchiai, avvicinandomi a
lei. Allungai una mano ai suoi capelli, tenendone una ciocca tra le dita,
tirandoli lievemente su e giù, con fare giocoso.
<< Emh,
per tua informazione, dolce raggio di luna.. >>
<< Raggio di luna? Oh,
ma come, non ero raggio di sole una volta? >> mi domandò Lina, con
voce palesemente divertita.
<< Si,
certo, Lina. Vedi il sole di fuori, per caso? No sta
calando la notte, quindi, adesso sei un delicato raggio di luna.>> spiegai, anche io divertito. << Ad ogni modo, cara mia, vado prima io, poi, andrai tu, e potrai metterci
tutto il tempo che vuoi. >>
Vidi la mia amica assumere
un’espressione indispettita.
Mi avvicinai più al
suo viso, ma prima che potessi parlare, lei mi fermò, serrando gli
occhi.
<< Facciamo decidere
alla sorte… >> propose.
Piombò il silenzio.
Alzai gli occhi al cielo.
<< Lina, non gioco ad occhio e croce con te se la moneta che usi è
truccata … Non ci casco più cara mia. >>
Così dicendo, bocciai
immediatamente la sua proposta, avviandomi verso il paravento, che avevamo
chiesto alle inservienti di farci trovare nella stanza.
<< Daiiii!
Non è truccata stavolta! Giuro.. >>
Mi affacciai dal paravento,
fissandola con la faccia di chi si sente chiaramente preso in giro.
Lina sembrava non voler cedere, gli occhi due fessure. Poi si voltò e,
togliendosi le spalline e il mantello, dal quale tirò fuori il suo
“libro delle favole”, si precipitò sul letto, aprendo il
testo di fronte a sè.
<< Va bene, ma spicciati! Non voglio uscire troppo tardi perché il
signorino deve sciogliersi nell’acqua bollente! >> concluse, in
tono arrendevole.
<< Dolce fanciulla, ti faccio notare che tra i due il lento non sono
io. Ti ricordo che l’ultima volta pensavo fossi annegata… >>
qui tentennai, a dire il vero, ma non riuscivo a divertirmi diversamente da
così, << … nella vasca dei bambini …. >>
ghignai, infilandomi l’accappatoio.
Sentii chiaramente il
disappunto di Lina e qualcosa di relativamente duro piombare contro il
paravento, da dietro il quale uscii, ridacchiando.
Lina reggeva il libro tra le
mani ( ero certo non avesse tirato quello), ora seduta
sul letto con la schiena poggiata alla spalliera e le gambe piegate leggermente
al petto.
Continuai a fissarla, con un ghigno
continuo sulle labbra, mentre aprivo la porta per avviarmi alle vasche
ristoratrici. Solo all’ultimo vidi Lina reprimere con seria
difficoltà un sorriso.
<< Mettiti
l’accappatoio, quando torno ti do il cambio,
d’accordo? Mia dea?
Vidi Lina alzare il libro
verso il viso, mentre il movimento delle sue spalle faceva chiaramente capire
che stesse ridendo.
Ridacchiai anche
io, chiudendomi la porta alle spalle, dirigendomi alle terme maschili.
….
Ah. Come ci voleva….
Chiusi gli occhi, portandomi
sotto il livello dell’acqua calda, per risciacquarmi
dell’abbondante sapone..
Riuscii fuori, sentendomi un
altro, e in fretta ripresi l’accappatoio, legandolo con cura in vita.
Mi riavviai verso la stanza,
mentre con le mani passavo l’asciugamano sulla testa, tamponando i
capelli colanti d’acqua.
Quando bussai, Lina mi
aprì: si era preparata, fortunatamente( avevo
paura stesse ancora su quel libro), ed ora si accingeva velocemente a
sistemarsi i capelli, togliendosi la fascia dalla fronte.
Mi sedetti sul letto,
prendendo il libro che Lina vi aveva lasciato, e cominciai a sfogliarlo,
tenendolo sopra le ginocchia.
Crucciai lo sguardo, alla
vista dei tanti strani simboli che conteneva.
<< Lina… ma
davvero ci capisci qualcosa? >>
Sentii Lina voltarsi nella
mia direzione, proprio quando con la mano presi a girare il libro al contrario.
<< Si,
Gourry, si legge in quel verso … >> la
sentii sogghignare. << D’accordo, a tra
poco. >> mi puntò il dito contro << Vedi di essere pronto tu
dopo, intesi? >>. Concluse divertita, prima di sparire
dietro la porta che io, alzatomi, richiusi a chiave.
Tornai sul letto, incuriosito
da una frase che avevo letto poco prima che Lina mi dicesse quale fosse il
verso giusto. Mi appoggiai alla spalliera, assumendo la stessa posizione di
Lina di poco tempo prima.
Mmm. Non mi era molto chiaro...
Ripresi a sfogliare il libro.
Continuavo a chiedermi dove Lina avesse imparato il significato di certi
simboli quando sentii leggermente le palpebre appesantirsi…
Aprii gli occhi.
Girai il capo verso
l’orologio, e mi guardai intorno cercando tracce della maga, ma non ne
vidi… Probabilmente si stava sciogliendo lei nelle vasche…
Sorrisi all’idea.
Mi alzai, lasciando il libro
sul letto, e mi diressi verso il paravento, dove prima avevo lasciato i miei
indumenti.
Non so quanto tempo passai a
cercarli… Rovistai ogni angolo della stanza ma non ne vidi la minima
traccia…
Mi grattai la nuca, pensieroso.
Pensai che Lina potesse
averli spostati, così cominciai a tirare fuori tutto ciò che era
nel mantello: di tutto…ma di vestiti nemmeno l’ombra…
Fu quando mi resi conto che
anche quelli di Lina sembravano essere spariti che sentii bussare alla porta.
Incredulo mi avvicinai ad essa e l’aprii,
facendo entrare la mia amica che, come me, indossava l’accappatoio e
frizionava sbrigativa i capelli bagnati con l’asciugamano.
<< Come sarebbe a dire
spariti? >> mi chiese, inarcando un sopracciglio, con fare sospetto.
<< Spariti, Lina. Non
lo so… Per caso li hai spostati tu? >>.
<< Certo che no. Gourry, non avrai guardato bene! Quanto ci scommetti che io
li trovo? >>.
Dicendo così,
cominciò a frugare nel mantello, senza trovarvi i suoi indumenti, poi
ispezionò gli armadi e dietro il paravento, per poi tornare a rovistare
nel suo mantello, evidentemente innervosita.
Passò un bel
po’, poi io mi arresi definitivamente.
<< Non è
possibile! Li avevo rimessi qui dentro! Ma che
cavolo…? >> Lina si bloccò, e assottigliando gli occhi,
cominciò a fissarmi.
<< …
D’accordo, cervello di medusa. Tirali fuori. >>.
….
<< Eeeh?
Tirare fuori cosa? >> le domandai perplesso, sgranando gli occhi.
<< Ovvio!! Qualcosa che sto cercando da troppo tempo, anche!!! Basta con gli scherzi Gourry,
sputa il rospo, dove sono!?? >> gridò furiosa.
Dovetti assumere
un’espressione totalmente svanita.
Ma… che andava a
pensare ora?!
<< Lina…. Mi spieghi che c’entro io?
>>.
<< Ah! Non lo so,
dimmelo tu! >> protestò, corrugando la fronte.
<< Lina… Che vuoi
che ci faccia con i tuoi vestiti?
Come vedi, sono scomparsi anche i miei! >>
obbiettai deciso.
<< Ah! Certo! Ora
sarebbe mia la colpa! >>.
Feci per rispondere, poi mi bloccai, fissando Lina, incredulo.
<< …..Ma io non ho dato la colpa a te! >>.
Mi stavo arrabbiando…
con lei? Perché ? E perché lei era
così furiosa…?
<< E invece si! Pensi
che non l’abbia capito, vero? >> mi chiese, mettendosi le mani sui
fianchi.
<< Cosa? Lina, cosa?
>>.
…
<< Non lo so dove sono i vestiti… >>. Dichiarò,
scandendo le parole.
<< D’accordo,
allora, ragioniamo. >> dissi, sorridendole giusto un momento, prima che
sbottasse nuovamente.
<< Perché sei tu
ad averli nascosti!!! >>.
Ma… che stava dicendo ?
<< Lina, no che non so
dove sono!!! >> obbiettai nuovamente, con tono
sempre più spazientito.
<< Si che lo sai!! >>.
<< No! >>.
<< Si! >>
<< No!!
>>
<< Si! Si! E Si!!! >>
<< No! No e No!!!
Lina si girò dandomi
le spalle ed io, contemporaneamente, feci la stessa cosa, incrociando le
braccia al petto.
Se qualcuno ci avesse visti avrebbe sicuramente paragonato i nostri modi a quelli
di due bambini capricciosi: davvero Lina pensava io potessi nascondere i suoi
vestiti? Poi, perché avrei dovuto??
La sentii sbuffare…
Mi morsi il labbro, e
continuai a morderlo fino a non sentirlo più.
Ero nervoso. Nervoso
come… non mi era mai capitato d’essere.
…Ma..…Perché
lo ero ...?
Piegai leggermente il collo
di lato e, con la coda dell’occhio, cercai di scorgere i movimenti di
Lina che, però, non si era mossa di una virgola.
Presi un lungo sospiro,
fissando un punto della parete di fronte a me.
Mi accigliai.
Passai molto tempo in quella
posizione, il tempo necessario per capire quale fosse
il vero problema: non ero così nervoso per le accuse di Lina, nemmeno
per quella strana situazione…
Lo ero perché qualcosa
dentro di me sembrava divorarmi… Sentivo il mio cuore battere nel petto ad una velocità incredibile: la sensazione che stesse
per uscire fuori diveniva sempre meno improbabile.
Sapevo cos’era.
Sapevo cosa stava succedendo.
Di nuovo, si,
non era la prima volta, mi era già successo quindi… perché spaventarsi… ?
Ma quel giorno … era diverso.
Me ne accorsi perché
il mio respiro stava perdendo la solita regolarità mentre le mie mani
sudavano abbondantemente e il mio corpo,
apparentemente immobile, si contraeva cercando di opporsi a quell’impulso
irrefrenabile.
Mi sentivo bollire, dentro e
fuori.
Stavo lottando contro me
stesso.
E quel silenzio…. Non
aiutava.
Poi il mio cuore si
fermò, facendomi letteralmente mancare il respiro.
Fui colto dal panico
più totale quando capii chiaramente di non volermi opporre, di non voler combattere più.
Non riuscii più a
desistere.
Ciò che da tempo desideravo ardentemente fare lo feci, e
l’ultimo pensiero che
sfiorò la mia mente fu quello che il mio cervello, davvero per
una volta, al contrario di come Lina spesso mi faceva notare, si spense
definitivamente, si arrese, distruggendo in mille pezzi tutto ciò che
pazientemente avevo costruito fino a quel momento.
Mi irrigidii, mi voltai, e impallidii, solo per un
attimo, quando mi resi conto che Lina, come in uno specchio, stava ripetendo i
miei stessi movimenti..
Non una parola, solo un
fugace, ma estremamente intenso, sguardo tra noi ,
prima di sprofondare nella più totale assenza di razionalità.
Mi ritrovai a stringere Lina
tra le braccia e baciarla con una passione tale che credevo potesse ucciderla:
le mie mani si muovevano convulsamente sulla sua schiena, poi tra i suoi capelli
rossi, completamente bagnati, e la sua nuca, mentre la mia lingua esplorava con
foga ogni particolare della sua.
Forse si,
mi sarei fermato, se solo anche Lina lo avesse fatto… Perché anche le sue mani vagavano
sulla mia schiena senza alcuna timidezza… Le sentivo salire fino alle
spalle, poi scendere di nuovo in modo sempre meno controllato, e risalire
ancora fino a insinuarsi tra i miei capelli, leggermente umidi. Percepivo le sue dita premere con
forza sulla mia nuca, per attirarmi di più a sé. La sua bocca si
apriva e si chiudeva in perfetta sincronia con la mia e le nostre lingue
lasciavano l’una sull’altra segni tangibili
della voglia struggente che le guidava.
Sembrava non importasse a
nessuno dei due che ci fosse seriamente la possibilità di soffocare…
Sentivo il corpo di Lina
attaccato al mio, ed era così travolgente che nessun gesto sembrava
metterci in imbarazzo; allontanai, contro la mia stessa volontà e quella
di Lina ,le mie labbra dalle sue e abbassandomi la morsi dolcemente sotto il mento,
facendola rabbrividire, mentre le mie mani, partendo da poco più in
basso rispetto al suo fondoschiena,
ripercorrevano la strada con un unico tocco deciso. Sentii Lina
afferrarmi i capelli, muovere la testa di lato alla mia e catturarla, stringendomi
le braccia attorno al collo. Le nostra labbra
tornarono ad incastrarsi, ancora una volta… e ancora...
Raggiunsi con entrambe le mani le sue guance, sentendo il calore incredibile che
emanavano e percependo le sue
mascelle lavorare senza sosta, in movimenti sempre più concitati…
Stava andando a fuoco…
ed io con lei, letteralmente….
Le cinsi la vita con un
braccio, l’altro intorno alle spalle, unendo i nostri petti in una
stretta tale da non poter più distinguere il mio cuore dal suo…
Sentii le mani di Lina sulla
mia schiena stringere con violenza la stoffa del mio accappatoio, tirandola a
scatti verso il basso, aumentando l’intensità del bacio.
Poi la sentii scostarsi
leggermente da me, senza staccare le labbra dalle mie, e gettandomi rapidamente
le braccia intorno al collo mi trascinò con sé, verso il letto…
Ma, nella frenesia, inciampai poco prima di raggiungerlo; con il braccio
stretto intorno al collo di Lina riuscii ad attutire
la caduta, tendendolo istintivamente in avanti qualche secondo prima di caderle
addosso.
Ci trovammo a ridosso del
letto, avvinghiati l’uno all’altra, totalmente disinteressati dalla
scomodità: ciò che davvero sembrava importare ad
entrambi era sentire costantemente le nostre labbra e i nostri corpi attaccati
il più possibile…
Non mi importava
di respirare…. Nemmeno a Lina …
Sentivo il corpo
di lei fremere sotto il mio: le sue mani passavano con una
velocità impressionante dalle mie spalle alla schiena, poi al viso e tra
i miei capelli...
Abbassai il viso all’altezza
del suo collo, marchiandolo con baci sempre meno innocenti… Sentii come
una scarica elettrica scuotermi l’anima quando le labbra di Lina presero
a mordermi il lobo dell’orecchio…
Incrociai gli occhi emettendo
un gemito di piacere.
Fu allora che le mie mani
cominciarono a toccarle le cosce, oramai completamente scoperte, per poi
insinuarsi sotto l’accappatoio umido; una volta raggiunta la schiena
nuda e aver avvertito un suono compiaciuto provenire dalle sue labbra, le
riabbassai afferrandole le cosce dal basso, in modo da poterla sollevare…
La trascinai sul letto fino a
constatare che la sua schiena vi fosse poggiata totalmente,
mentre le gambe ne restavano fuori a cingermi la vita. Io, in piedi a ridosso del
letto, chino su di lei, continuavo a baciarla e lei a baciare
me, con le braccia avvolte intorno al mio collo.
Udii un tonfo... Qualcosa era
caduto a terra…
Ma la mia mente non connetteva più…
Continuavamo a baciarci con
ardore e nulla intorno a noi sembrava avere importanza…
Se … avessi avuto
più mani, più labbra, più … occhi… avrei
potuto toccarla, baciarla.. mangiarmela con gli occhi
per l’eternità…. Oh, no, se avessi avuto di
più… probabilmente sarei morto…
Sentii chiaramente il respiro
affannato di Lina quando ripresi a baciarle il collo, e un sospiro di piacere
quando le mie dita le slacciarono la cinta dell’accappatoio..
Udii ancora qualcosa … un rumore ovattato che
sembrava avvicinarsi sempre di più…
Percepii ancora le mani di
Lina tra i miei capelli, e quando cominciò a tirarli un po’, alzai
il viso dal suo collo…
Vidi i suoi capelli bagnati
di sudore all’attaccatura della fronte…
I nostri occhi si incrociarono un istante prima che le mie labbra
tornassero sulle sue: a pochi millimetri da me, anche in preda
all’euforia più totale, scorsi affiorare sulle sue labbra un
sorriso tremendamente dolce…
E sorrisi anche
io…
Chiusi gli occhi schiudendo,
forse per la millesima volta in quei pochi minuti in cui tutto era successo, le labbra sulle
sue, mentre le mie braccia avvolgevano il suo corpo in una stretta forte come
quella che anche lei mai aveva smesso di riservarmi.
Quel rumore si fece più vicino…
Le mani di Lina raggiunsero i
miei fianchi... La cinta del mio accappatoio si
allentò…
Ancora quel rumore….
La strinsi più forte…
Più vicino…
Lina mi cinse la vita con le
gambe..
Le nostre lingue si muovevano
con passione, sempre …sempre di più…
Aprii leggermente gli occhi,
scostando per un momento le labbra dalle sue, incrociando il suo sguardo…
Poi Lina li
richiuse…
Quel rumore… fu chiaro…
Era stato per me sempre più
semplice con i gesti… dichiararle
tutto… sin dall’inizio … perché, come non lo era
lei, anche io non ero bravo a parole …. Ma ….quando le mie labbra giunsero a sfiorare le sue…
lo dissi …
In un sussurro…
“ Quanto …. ti amo … “
Chiusi gli occhi…
Come …battere senza tregua su legno…
E li riaprii.
……
Non capii inizialmente.
Ero… spaesato…
Tutto era come prima
tranne… Lina..
No..
Lina non… Lina era qui … tra le mie braccia prima… ma…
allora… perché..?
TOC Toc
ToC!!
Sgranai gli occhi.
Respirai a fondo l’aria
della stanza, constatando di esserne improvvisamente a
corto.
Era stato…. Un
sogno…
Un sogno …
Toc TOC
ToC!
<< GOURRY!! APRI SUBITO QUESTA PORTA
O TI GIURO CHE LA BUTTO GIU’ A CALCI!!! POI LI PAGHI TU I DANNI CERVELLO DI
MEDUSA!!! >>.
‘Oh, NO!’
Sussultai, quando abbassai lo
sguardo verso lo stomaco e ,arrossendo
abbondantemente, mi affrettai a coprire ciò che l’accappatoio
allentato aveva rivelato.
Piombai di fretta giù
dal letto, colto dall’improvvisa voglia di sotterrarmi, e per poco non
caddi con la faccia a terra, inciampando su qualcosa che raccolsi velocemente.
‘ Il
libro…’
Sgranai gli occhi. ‘ Ah.
Ecco cos’era quel rumore.. ’
TOC! ToC!
‘ Ed ecco qual’era l’altro… Mistero risolto…
’
Volsi uno sguardo svelto allo
specchio, sistemando ciò che potevo… sistemare……
Impallidii rendendomi conto
di essere completamente in un bagno di sudore..
Lina bussò di nuovo, e
stavolta mi furono molto chiare le minacce di
morte…
Corsi verso la porta, girai il chiave, e l’aprii, trovandomi di fronte
Lina….e il suo sguardo omicida.
<< Si può sapere
che stavi facendo???? Sono due ore che busso!! >> sbottò Lina, evidentemente ancora
più inferocita nel vedere l’espressione da perfetto ebete che
avevo assunto, per mascherare le conseguenze del grazioso scherzo che la mia
mente mi aveva giocato…
Mi trovai a sorriderle…
in modo credo.. davvero idiota, soffermandomi un
momento a notare sul suo viso un evidente … strano … rossore…
<< EIH! Com..me mai ci… hai..
>> iniziai incerto << ..messo tanto….? >>
‘ Ecco… sono
morto..’
<< IO SONO QUI FUORI DA
TANTO, GOURRY!!! >> mi urlò Lina. Poi,
portandosi le braccia al petto, si rivolse a me in tono alquanto irritato:
<< Ora. Tu. Mi spieghi.
Cosa. Stavi. Facendo. E. Perché. Sei. Ancora.
In ACCAPPATOIO!! >>.
Notai un certo nervosismo
nella sua voce…
Poi, mi resi conto di non
essere lì con la testa…. Stavo… rimuginando altro…
‘ Lina. In accappatoio.
Lina. I capelli bagnati. Lina. Il letto. Lina…. Le sue labbra . ‘
….
Sarei morto…
O scappavo, o di me sarebbe
rimasta solo, inutile, cenere, al vento.
…
Senza nemmeno risponderle,
uscii dalla stanza e, passandole di fianco, mi avviai velocemente nel
corridoio, diretto a….
<< DOVE VAI ORA???!! >>
Mi voltai richiamato dalla
voce di Lina che, perplessa e… nervosa(?), stava
impalata di fronte la nostra camera.
Le sorrisi, prendendo a
fatica un respiro.
<< Vado.. a farmi un bagno! >> conclusi, con un sorrisetto
idiota stampato sul volto.
<< Ma ci sei già
andato!!! >> mi fece notare con tono davvero
isterico.
Ma…perché se la
stava prendendo tanto..???
<< No. Non è
vero. >> ribattei.
……Mmmm. No, davvero. Lina non aveva assolutamente ragione
quando diceva che le parole mi uscivano dalla bocca senza che prima il mio
cervello le elaborasse……..
Vidi chiaramente pulsare la
vena sulla sua fronte.
<< CI SEI GIA’ ANDATO!!! Gourry…
GUARDATI! Sei ancora tutto bagnato!! >>
Ecco… che mi inventavo....?
<< Siii.
Ma..! >> poi l’illuminazione arrivò
<< … Chissà quando potremmo rigoderci queste vasche nei
prossimi giorni! Io ne approfitto.. >> conclusi,
dandole volontariamente le spalle e, svoltato l’angolo, mi poggiai al
muro, respirando a pieni polmoni.
Ne ero uscito…..
Ne ero uscito?
Sbirciai nel corridoio,
allungando il collo fino ad avere campo visivo a sufficienza per scorgere Lina,
senza farmi notare.
Rimasi allibito… Lina
non c’era più.. doveva essere rientrata…
Crucciai lo sguardo.
Come mai non aveva indagato
oltre? In fin dei conti… non mi ero comportato come mio solito.
Non che potessi… ero
davvero troppo… svanito.. per metterla sul
gioco.
Mi era capitato spesso di
sognarla. Si. Ma… era sembrato tutto
così….reale..
Sapevo cosa sentivo per lei,
e sapevo si, anche quello che lei, pur non essendo
così esplicita, sentiva per me… però…
Sospirai.
La realtà era una
soltanto…
Forse eravamo entrambi pronti
ma … era più nel nostro essere … far finta che non lo eravamo…
Giocavamo…Così…
Da sempre…
I gesti … contavano di
più di mille frasi … scontate …
Che io la desiderassi …
troppo , in quei frangenti … lo
sapevo….
Quello che mi spaventava era
… che non sarei riuscito a fermarmi, quel giorno che… forse …
sarebbe successo davvero….
E…. per
lei …
Avrei aspettato
l’eternità…
Sorrisi.
Girai l’angolo, e
tornai indietro, verso la nostra stanza.
Arrivai alla porta, il pugno
chiuso pronto per bussare, quando mi resi conto di un particolare: era
socchiusa. Dall’interno sentivo provenire vari rumori… Mi
sembrò di sentire trascinare una sedia, passi e… un generico
rumoroso… rovistare …
Un grande punto interrogativo
mi si stampò in viso..
Mi abbassai leggermente e,
con l’indice, spinsi lievemente la porta in modo da sbirciare
all’interno…
Sgranai gli occhi.
Lina, con una mano intenta a
tormentare il mento, vestiva l’espressione che tipicamente assumeva ogni qual volta
doveva esaminare un problema: gli occhi andavano di qua e di là tra le
due sedie che aveva di fronte e sulle quali erano appoggiati…. I nostri
vestiti….i nostri vestiti??
Su una sedia, la mia amica
aveva sistemato la sua tunica, sull’altra la mia, e fissava, prima una e
poi l’altra…
Ad un tratto tese entrambe le braccia di fronte a se..
<< Ci sono. Eccoli, non
vedi Lina? Sono qui! Quella tua, e quella della testa di medusa… Eccole!
Vedi? Ce le hai davanti..!! >>
Il viso di Lina, un pomodoro
maturo che sembrava stesse per esplodere..
Continuò a ripetere
queste parole, non so per quanto tempo, accompagnandole con gesti
vagamente isterici.
Guardava i nostri vestiti
come… per essere sicura che ci fossero veramente…
Un sorriso, più
somigliante ad un ghigno, affiorò sulla mie
labbra…
A quanto pareva … non
era stata solo la mia mente a farsi strane idee quella sera…
Mi alzai, e con passo
stranamente leggero mi avviai di nuovo alle vasche degli uomini.
Più tardi, avrei
indagato…
Su cosa? Sullo… strano
simbolo che notai nel libro di magia, è chiaro, perché, cosa
pensavate?
Naturalmente, questo la
versione formale che Lina mi ha ordinato di darvi ma, da parte mia,
posso dirvi che … quella notte fui colto da un terribile raffreddore………