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Autore: Gabriellina_Emrys    15/02/2011    4 recensioni
Poi il mio cuore si fermò, facendomi letteralmente mancare il respiro.
Fui colto dal panico più totale quando capii chiaramente di non volermi opporre, di non voler combattere più.
Non riuscii più a desistere.
Ciò che da tempo desideravo ardentemente fare lo feci, e l’ultimo pensiero che sfiorò la mia mente fu quello che il mio cervello, davvero per una volta, al contrario di come Lina spesso mi faceva notare, si spense definitivamente, si arrese, distruggendo in mille pezzi tutto ciò che pazientemente avevo costruito fino a quel momento.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Idea nuova fic autoconclusiva

Irrefrenabile

 

 

 

 

 

<< Mi dispiace signori. Abbiamo una sola stanza disponibile..>>

 

Cercai invano di mascherare un sorriso divertito quando l’oste mi consegnò la chiave: la mia amica lo notò e, inarcando un sopracciglio , mi disse: << Ti faccio dormire sul tetto se non la pianti con quella risatina, capito Gourry? >>.

 

Ridacchiando, le premetti leggermente la chiave sul naso, gesto che non fu molto apprezzato dalla mia amica, la quale, reprimendo chiaramente una risata, afferrò l’oggetto rapidamente, per poi torcermi l’indice con la stessa mano.

Dopo avermi rivolto l’ennesima finta occhiataccia indispettita, allungò il passo, superandomi di qualche metro, fin dove le fu possibile: la fila per il ritiro dell’accappatoio e dei vari asciugamani, forniti dalla locanda per consentire l’entrata alle terme, pareva non avere fine…

 

Dei. La sorte avversa sembrava perseguitarci negli ultimi giorni…

 

Era passata circa una settimana dal giorno in cui ci eravamo separati dagli altri; eravamo  alla ricerca di una spada che potesse sostituire la Spada di Luce dopo che quel tipo strano, il cui nome mi sfuggiva ( come ora..), l’aveva portata via insieme alle altre quattro armi della luce, al termine della lunga battaglia contro il ragazzo dalle ali nere.

Per i primi due giorni fui costretto a sorbirmi  le lamentele di Lina sulla cattiva condotta, a parer suo, di Philia, per non averle dato il denaro che, sempre secondo lei, le spettava, mentre come due vagabondi giravamo di armerie in armerie alla disperata ricerca di una spada che fosse, almeno nella manifattura, simile alla Gornova. Ben presto, mi resi conto di quanto mi mancasse quell’arma, non per il potere che in essa era custodito e per il quale intere generazioni si fecero la guerra, ma per la capacità che aveva nell’adattarsi perfettamente al mio modo di combattere: non la sentivo, non pesava tra le mie mani, ma diveniva parte di me quando al impugnavo.

Sia io che Lina, sapevamo che quella ricerca non sarebbe mai giunta a buon fine.

Tuttavia, il terzo giorno, visitammo una citadella piuttosto isolata , nella quale acquistammo la spada che più mi soddisfaceva di tutte le altre da me maneggiate i giorni precedenti e nella quale  Lina trovò finalmente qualcosa per cui dimenticare formalmente il compenso di Philia: un libro, dalla copertina rigida ma dal vecchio aspetto, comperato ( vi assicuro, feci finta di crederle…) nella biblioteca al centro del paese.

Fu l’ultimo posto civilizzato che incontrammo nei giorni a venire…

Durante le notti, sperduti in mezzo a distese e distese di boschi, quel testo era diventato la sua quotidiana lettura, mentre io mi ritrovavo a lottare contro un micidiale raffreddore, causato dal lungo sonnecchiare costantemente su quei terreni umidi …

Lina mi disse che stavo invecchiando al mio, forse, decimo starnuto consecutivo,  continuando a prendermi in giro e lodando la sua … resistenza…..

Non sapeva però che io fossi perfettamente a conoscenza di un particolare: entrambi eravamo costretti a dormire sull’erba bagnata, vero, ma lei, possedendo la magia, non si indeboliva come me. Era stato Zelgadiss a dirmelo, molto tempo prima, in una situazione simile a quella in cui ci trovavamo, condendo la spiegazione con una risatina a dir poco divertita, dopo essersi goduto lo spettacolino messo in scena dalla mia amica nel rimproverarmi di non avere la sua stessa “pellaccia dura”.

 

Lina non sapeva che io sapessi il suo piccolo segreto, così da bravo, innocente, ragazzo malaticcio, potei approfittarne... almeno qualche giorno dopo gli evidenti starnuti…

 

<< Ma! Che fai! >> sbraitò quando, con un accentuato sguardo afflitto e agognante poggiai la mia testa sulle sue gambe, facendole colorare le guance dello stesso colore dei suoi capelli. << Lina… sono completamente fradicio. Ho il naso otturato e le ossa mi dolgono da giorni per l’umidità. Quindi, visto che tu sei molto più resistente di me, almeno fammi da cuscino, se non vuoi che la tua guardia del corpo diventi un ghiacciolo…. >>. Naturalmente le parlai con un tono assolutamente molto stanco e molto convincente, così da non ricevere obiezioni. Sentii per un po’ il peso del suo sguardo sulle mie spalle, poi la mia amica riprese a leggere quel libro, dopo aver borbottato qualcosa come : “ S..Solo per.. solo per un po’ e…e solo perché non puoi congelarti …Se dovessimo rimanere in questi boschi ancora per molto non voglio rimanere con i morsi della fame per doverti scongelare….E poi! Tra … tra poco .. tra p-poco ti dovrai alzare…. altrimenti come cuscino ti ritroverai le tue gambe al posto delle mie…. “ .

Si. Ero a pezzi, vero, ma non proprio come quanto volevo farle credere… Sarebbe meglio se.. Lina non lo venisse mai a sapere, ok?

 

Passammo quattro notti in quei boschi freddi.

Poi, finalmente, giungemmo in quella locanda, e dopo aver abbondantemente cenato, fummo concordi nel passare un bel po’ di tempo nell’acqua calda delle vasche pubbliche.

 

Presi gli accappatoi, ci avviammo verso la stanza.

 

<< Gourry, che ne dici di andare in giro per la città stasera? Ho sentito dire che nei dintorni, sulla tarda sera, è aperto un forno. Fa anche dei dolci, dicono siano delle specialità! >>.

Aveva… già cambiato idea… Dei, come volevo farmi un bagno….

Avrei accettato comunque, davvero, anche se Lina non mi avesse fatto la danza della pioggia, girandomi intorno per tutto il corridoio.

 

Infilai la chiave nella serratura e aprii la porta con la schiena, mentre Lina continuava a parlare pensando ancora di dovermi convincere.

 

<< Lina, d’accordo, ma prima un bagno caldo, ti prego, lo sogno da giorni… >> dichiarai, togliendomi di dosso la pesante armatura.

 

<< Oh, certo, Gourry, è chiaro. Vado io per prima! >> esclamò Lina, in tono decisamente provocatorio. Mi volsi verso di lei, inarcando un sopracciglio. << No, io. >>.

<< Cosa?? Osi dare ordini a me? >> mi chiese, adottando una posa estremamente teatrale.

Ridacchiai, avvicinandomi a lei. Allungai una mano ai suoi capelli, tenendone una ciocca tra le dita, tirandoli lievemente su e giù, con fare giocoso.

<< Emh, per tua informazione, dolce raggio di luna.. >>

<< Raggio di luna? Oh, ma come, non ero raggio di sole una volta? >> mi domandò Lina, con voce palesemente divertita.

<< Si, certo, Lina. Vedi il sole di fuori, per caso? No sta calando la notte, quindi, adesso sei un delicato raggio di luna.>> spiegai, anche io divertito. << Ad ogni modo, cara mia, vado prima io, poi, andrai tu, e potrai metterci tutto il tempo che vuoi. >>

Vidi la mia amica assumere un’espressione indispettita.

Mi avvicinai più al suo viso, ma prima che potessi parlare, lei mi fermò, serrando gli occhi.

 

<< Facciamo decidere alla sorte… >> propose.

 

Piombò il silenzio.

 

Alzai gli occhi al cielo.

 

<< Lina, non gioco ad occhio e croce con te se la moneta che usi è truccata … Non ci casco più cara mia. >>

Così dicendo, bocciai immediatamente la sua proposta, avviandomi verso il paravento, che avevamo chiesto alle inservienti di farci trovare nella stanza.

 

<< Daiiii! Non è truccata stavolta! Giuro.. >>

 

Mi affacciai dal paravento, fissandola con la faccia di chi si sente chiaramente preso in giro.

 

Lina sembrava non voler cedere, gli occhi due fessure. Poi si voltò e, togliendosi le spalline e il mantello, dal quale tirò fuori il suo “libro delle favole”, si precipitò sul letto, aprendo il testo di fronte a .

 

<< Va bene, ma spicciati! Non voglio uscire troppo tardi perché il signorino deve sciogliersi nell’acqua bollente! >> concluse, in tono arrendevole.

 

<< Dolce fanciulla, ti faccio notare che tra i due il lento non sono io. Ti ricordo che l’ultima volta pensavo fossi annegata… >> qui tentennai, a dire il vero, ma non riuscivo a divertirmi diversamente da così, << … nella vasca dei bambini …. >> ghignai, infilandomi l’accappatoio.

Sentii chiaramente il disappunto di Lina e qualcosa di relativamente duro piombare contro il paravento, da dietro il quale uscii, ridacchiando.

Lina reggeva il libro tra le mani ( ero certo non avesse tirato quello), ora seduta sul letto con la schiena poggiata alla spalliera e le gambe piegate leggermente al petto.

Continuai a fissarla, con un ghigno continuo sulle labbra, mentre aprivo la porta per avviarmi alle vasche ristoratrici. Solo all’ultimo vidi Lina reprimere con seria difficoltà un sorriso.

 

<< Mettiti l’accappatoio, quando torno ti do il cambio, d’accordo? Mia dea?

 

Vidi Lina alzare il libro verso il viso, mentre il movimento delle sue spalle faceva chiaramente capire che stesse ridendo.

 

Ridacchiai anche io, chiudendomi la porta alle spalle, dirigendomi alle terme maschili.

 

….

 

Ah. Come ci voleva….

Chiusi gli occhi, portandomi sotto il livello dell’acqua calda, per risciacquarmi dell’abbondante sapone..

 

Riuscii fuori, sentendomi un altro, e in fretta ripresi l’accappatoio, legandolo con cura in vita.

 

Mi riavviai verso la stanza, mentre con le mani passavo l’asciugamano sulla testa, tamponando i capelli colanti d’acqua.

 

Quando bussai, Lina mi aprì: si era preparata, fortunatamente( avevo paura stesse ancora su quel libro), ed ora si accingeva velocemente a sistemarsi i capelli, togliendosi la fascia dalla fronte.

 

Mi sedetti sul letto, prendendo il libro che Lina vi aveva lasciato, e cominciai a sfogliarlo, tenendolo sopra le ginocchia.

Crucciai lo sguardo, alla vista dei tanti strani simboli che conteneva.

 

<< Lina… ma davvero ci capisci qualcosa? >>

 

Sentii Lina voltarsi nella mia direzione, proprio quando con la mano presi a girare il libro al contrario.

 

<< Si, Gourry, si legge in quel verso … >> la sentii sogghignare. << D’accordo, a tra poco. >> mi puntò il dito contro << Vedi di essere pronto tu dopo, intesi? >>. Concluse divertita, prima di sparire dietro la porta che io, alzatomi, richiusi a chiave.

 

Tornai sul letto, incuriosito da una frase che avevo letto poco prima che Lina mi dicesse quale fosse il verso giusto. Mi appoggiai alla spalliera, assumendo la stessa posizione di Lina di poco tempo prima.

 

Mmm. Non mi era molto chiaro...

 

Ripresi a sfogliare il libro.

Continuavo a chiedermi dove Lina avesse imparato il significato di certi simboli quando sentii leggermente le palpebre appesantirsi…

 

Aprii gli occhi.

 

Girai il capo verso l’orologio, e mi guardai intorno cercando tracce della maga, ma non ne vidi… Probabilmente si stava sciogliendo lei nelle vasche…

Sorrisi all’idea.

Mi alzai, lasciando il libro sul letto, e mi diressi verso il paravento, dove prima avevo lasciato i miei indumenti.

Non so quanto tempo passai a cercarli… Rovistai ogni angolo della stanza ma non ne vidi la minima traccia…

Mi grattai la nuca, pensieroso.

Pensai che Lina potesse averli spostati, così cominciai a tirare fuori tutto ciò che era nel mantello: di tutto…ma di vestiti nemmeno l’ombra…

Fu quando mi resi conto che anche quelli di Lina sembravano essere spariti che sentii bussare alla porta. Incredulo mi avvicinai ad essa e l’aprii, facendo entrare la mia amica che, come me, indossava l’accappatoio e frizionava sbrigativa i capelli bagnati con l’asciugamano.

 

 

<< Come sarebbe a dire spariti? >> mi chiese, inarcando un sopracciglio, con fare sospetto.

<< Spariti, Lina. Non lo so… Per caso li hai spostati tu? >>.

<< Certo che no. Gourry, non avrai guardato bene! Quanto ci scommetti che io li trovo? >>.

Dicendo così, cominciò a frugare nel mantello, senza trovarvi i suoi indumenti, poi ispezionò gli armadi e dietro il paravento, per poi tornare a rovistare nel suo mantello, evidentemente innervosita.

Passò un bel po’, poi io mi arresi definitivamente.

<< Non è possibile! Li avevo rimessi qui dentro! Ma che cavolo…? >> Lina si bloccò, e assottigliando gli occhi, cominciò a fissarmi.

 

<< … D’accordo, cervello di medusa. Tirali fuori. >>.

 

….

 

<< Eeeh? Tirare fuori cosa? >> le domandai perplesso, sgranando gli occhi.

<< Ovvio!! Qualcosa che sto cercando da troppo tempo, anche!!! Basta con gli scherzi Gourry, sputa il rospo, dove sono!?? >> gridò furiosa.

 

Dovetti assumere un’espressione totalmente svanita.

Ma… che andava a pensare ora?!

<< Lina….  Mi spieghi che c’entro io? >>.

 

<< Ah! Non lo so, dimmelo tu! >> protestò, corrugando la fronte.

 

<< Lina… Che vuoi che ci faccia con i tuoi vestiti?  Come vedi, sono scomparsi anche i miei! >>

obbiettai deciso.

 

<< Ah! Certo! Ora sarebbe mia la colpa! >>.

 

Feci per rispondere, poi mi bloccai, fissando Lina, incredulo.

 

<< …..Ma io non ho dato la colpa a te! >>.

 

Mi stavo arrabbiando… con lei? Perché ? E perché lei era così furiosa…?

 

<< E invece si! Pensi che non l’abbia capito, vero? >> mi chiese, mettendosi le mani sui fianchi.

 

<< Cosa? Lina, cosa? >>.

 

 

<< Non lo so dove sono i vestiti… >>. Dichiarò, scandendo le parole.

 

<< D’accordo, allora, ragioniamo. >> dissi, sorridendole giusto un momento, prima che sbottasse nuovamente.

 

<< Perché sei tu ad averli nascosti!!! >>.

 

Ma… che stava dicendo ?

 

<< Lina, no che non so dove sono!!! >> obbiettai nuovamente, con tono sempre più spazientito.

 

<< Si che lo sai!! >>.

 

<< No! >>.

 

<< Si! >>

 

<< No!! >>

 

<< Si! Si! E Si!!! >>

 

<< No! No e No!!!

 

Lina si girò dandomi le spalle ed io, contemporaneamente, feci la stessa cosa, incrociando le braccia al petto.

Se qualcuno ci avesse visti avrebbe sicuramente paragonato i nostri modi a quelli di due bambini capricciosi: davvero Lina pensava io potessi nascondere i suoi vestiti? Poi, perché avrei dovuto??

La sentii sbuffare…

Mi morsi il labbro, e continuai a morderlo fino a non sentirlo più.

Ero nervoso. Nervoso come… non mi era mai capitato d’essere.

…Ma..…Perché lo ero ...?

Piegai leggermente il collo di lato e, con la coda dell’occhio, cercai di scorgere i movimenti di Lina che, però, non si era mossa di una virgola.

Presi un lungo sospiro, fissando un punto della parete di fronte a me.

Mi accigliai.

Passai molto tempo in quella posizione, il tempo necessario per capire quale fosse il vero problema: non ero così nervoso per le accuse di Lina, nemmeno per quella strana situazione…

Lo ero perché qualcosa dentro di me sembrava divorarmi… Sentivo il mio cuore battere nel petto ad una velocità incredibile: la sensazione che stesse per uscire fuori diveniva sempre meno improbabile.

Sapevo cos’era.

Sapevo cosa stava succedendo.

Di nuovo, si, non era la prima volta, mi era già successo quindi…  perché spaventarsi… ?

Ma quel giorno … era diverso.

Me ne accorsi perché il mio respiro stava perdendo la solita regolarità mentre le mie mani sudavano abbondantemente e il mio corpo, apparentemente immobile, si contraeva cercando di opporsi a quell’impulso irrefrenabile.

Mi sentivo bollire, dentro e fuori.

 

Stavo lottando contro me stesso.

 

E quel silenzio…. Non aiutava.

 

Poi il mio cuore si fermò, facendomi letteralmente mancare il respiro.

Fui colto dal panico più totale quando capii chiaramente di non volermi opporre, di non voler combattere più.

 

Non riuscii più a desistere.

 

Ciò che da tempo desideravo ardentemente fare lo feci, e l’ultimo pensiero che  sfiorò la mia mente fu quello che il mio cervello, davvero per una volta, al contrario di come Lina spesso mi faceva notare, si spense definitivamente, si arrese, distruggendo in mille pezzi tutto ciò che pazientemente avevo costruito fino a quel momento.

 

Mi irrigidii, mi voltai, e impallidii, solo per un attimo, quando mi resi conto che Lina, come in uno specchio, stava ripetendo i miei stessi movimenti..

 

Non una parola, solo un fugace, ma estremamente intenso, sguardo tra noi , prima di sprofondare nella più totale assenza di razionalità.

 

Mi ritrovai a stringere Lina tra le braccia e baciarla con una passione tale che credevo potesse ucciderla: le mie mani si muovevano convulsamente sulla sua schiena, poi tra i suoi capelli rossi, completamente bagnati, e la sua nuca, mentre la mia lingua esplorava con foga ogni particolare della sua.

Forse si, mi sarei fermato, se solo anche Lina lo avesse fatto…  Perché anche le sue mani vagavano sulla mia schiena senza alcuna timidezza… Le sentivo salire fino alle spalle, poi scendere di nuovo in modo sempre meno controllato, e risalire ancora fino a insinuarsi tra i miei capelli, leggermente  umidi. Percepivo le sue dita premere con forza sulla mia nuca, per attirarmi di più a sé. La sua bocca si apriva e si chiudeva in perfetta sincronia con la mia e le nostre lingue lasciavano l’una sull’altra segni tangibili della voglia struggente che le guidava.

Sembrava non importasse a nessuno dei due che ci fosse seriamente la possibilità di soffocare…

Sentivo il corpo di Lina attaccato al mio, ed era così travolgente che nessun gesto sembrava metterci in imbarazzo; allontanai, contro la mia stessa volontà e quella di Lina ,le mie labbra dalle sue e abbassandomi  la morsi dolcemente sotto il mento, facendola rabbrividire, mentre le mie mani, partendo da poco più in basso rispetto al suo fondoschiena,  ripercorrevano la strada con un unico tocco deciso. Sentii Lina afferrarmi i capelli, muovere la testa di lato alla mia e catturarla, stringendomi le braccia attorno al collo. Le nostra labbra tornarono ad incastrarsi, ancora una volta… e ancora...

Raggiunsi con entrambe le mani le sue guance, sentendo il calore incredibile che emanavano e  percependo le sue mascelle lavorare senza sosta, in movimenti sempre più concitati…

Stava andando a fuoco… ed io con lei, letteralmente….

Le cinsi la vita con un braccio, l’altro intorno alle spalle, unendo i nostri petti in una stretta tale da non poter più distinguere il mio cuore dal suo…

Sentii le mani di Lina sulla mia schiena stringere con violenza la stoffa del mio accappatoio, tirandola a scatti verso il basso, aumentando l’intensità del bacio.  

Poi la sentii scostarsi leggermente da me, senza staccare le labbra dalle mie, e gettandomi rapidamente le braccia intorno al collo mi trascinò con sé, verso il letto… Ma, nella frenesia, inciampai poco prima di raggiungerlo; con il braccio stretto intorno al collo di Lina riuscii ad attutire la caduta, tendendolo istintivamente in avanti qualche secondo prima di caderle addosso.

Ci trovammo a ridosso del letto, avvinghiati l’uno all’altra, totalmente disinteressati dalla scomodità: ciò che davvero sembrava importare ad entrambi era sentire costantemente le nostre labbra e i nostri corpi attaccati il più possibile…

Non mi importava di respirare…. Nemmeno a Lina …

Sentivo il corpo di lei fremere sotto il mio: le sue mani passavano con una velocità impressionante dalle mie spalle alla schiena, poi al viso e tra i miei capelli...

Abbassai il viso all’altezza del suo collo, marchiandolo con baci sempre meno innocenti… Sentii come una scarica elettrica scuotermi l’anima quando le labbra di Lina presero a mordermi il lobo dell’orecchio…  

Incrociai gli occhi emettendo un gemito di piacere.

Fu allora che le mie mani cominciarono a toccarle le cosce, oramai completamente scoperte, per poi insinuarsi sotto l’accappatoio umido;  una volta raggiunta la schiena nuda e aver avvertito un suono compiaciuto provenire dalle sue labbra, le riabbassai afferrandole le cosce dal basso, in modo da poterla sollevare…

La trascinai sul letto fino a constatare che la sua schiena vi fosse poggiata totalmente, mentre le gambe ne restavano fuori a cingermi la vita. Io, in piedi a ridosso del letto, chino su di lei, continuavo a baciarla e lei a baciare me, con le braccia avvolte intorno al mio collo.

 

Udii un tonfo... Qualcosa era caduto a terra…

 

Ma la mia mente non connetteva più…

 

Continuavamo a baciarci con ardore e nulla intorno a noi sembrava avere importanza…

 

Se … avessi avuto più mani, più labbra, più … occhi… avrei potuto toccarla, baciarla.. mangiarmela con gli occhi per l’eternità…. Oh, no, se avessi avuto di più… probabilmente sarei morto…

 

Sentii chiaramente il respiro affannato di Lina quando ripresi a baciarle il collo, e un sospiro di piacere quando le mie dita le slacciarono la cinta dell’accappatoio..

 

Udii ancora qualcosa … un rumore ovattato che sembrava avvicinarsi sempre di più…

 

Percepii ancora le mani di Lina tra i miei capelli, e quando cominciò a tirarli un po’, alzai il viso dal suo collo…

Vidi i suoi capelli bagnati di sudore all’attaccatura della fronte…

I nostri occhi si incrociarono un istante prima che le mie labbra tornassero sulle sue: a pochi millimetri da me, anche in preda all’euforia più totale, scorsi affiorare sulle sue labbra un sorriso tremendamente dolce…

E sorrisi anche io…

Chiusi gli occhi schiudendo, forse per la millesima volta in quei pochi minuti in cui tutto era successo,  le labbra sulle sue, mentre le mie braccia avvolgevano il suo corpo in una stretta forte come quella che anche lei mai aveva smesso di riservarmi.

 

Quel rumore si fece più vicino…

 

Le mani di Lina raggiunsero i miei fianchi... La cinta del mio accappatoio si allentò…

 

Ancora quel rumore….

 

La strinsi più forte…

 

Più vicino…

 

Lina mi cinse la vita con le gambe..

Le nostre lingue si muovevano con passione, sempre …sempre di più…

 

Aprii leggermente gli occhi, scostando per un momento le labbra dalle sue, incrociando il suo sguardo…

Poi Lina li richiuse…

 

Quel rumore… fu chiaro…

 

Era stato per me sempre più semplice con i gesti… dichiararle tutto… sin dall’inizio … perché, come non lo era lei, anche io non ero bravo a parole …. Ma ….quando le mie labbra giunsero a sfiorare le sue… lo dissi …

In un sussurro…

 

“ Quanto …. ti amo … “

 

Chiusi gli occhi…

 

 

Come …battere senza tregua su legno…

 

 

E li riaprii.

 

……

 

Non capii inizialmente.

Ero… spaesato…

Tutto era come prima tranne… Lina..

No.. Lina non… Lina era qui … tra le mie braccia prima… ma… allora… perché..?

 

 

TOC Toc ToC!!

 

 

Sgranai gli occhi.

Respirai a fondo l’aria della stanza, constatando di esserne improvvisamente a corto.

 

Era stato…. Un sogno…

Un sogno …

 

 

Toc TOC ToC!

 <<  GOURRY!! APRI SUBITO QUESTA PORTA O TI GIURO CHE LA BUTTO GIU’ A CALCI!!! POI LI PAGHI TU I DANNI CERVELLO DI MEDUSA!!! >>.

 

 

‘Oh, NO!’

 

Sussultai, quando abbassai lo sguardo verso lo stomaco e ,arrossendo abbondantemente, mi affrettai a coprire ciò che l’accappatoio allentato aveva rivelato.

Piombai di fretta giù dal letto, colto dall’improvvisa voglia di sotterrarmi, e per poco non caddi con la faccia a terra, inciampando su qualcosa che raccolsi velocemente.

 

‘ Il libro…’

Sgranai gli occhi. ‘ Ah. Ecco cos’era quel rumore..

 

TOC! ToC!

 

‘ Ed ecco qual’era l’altro… Mistero risolto… ’

 

Volsi uno sguardo svelto allo specchio, sistemando ciò che potevo… sistemare……

Impallidii rendendomi conto di essere completamente in un bagno di sudore..

 

Lina bussò di nuovo, e stavolta mi furono molto chiare le minacce di morte…

 

Corsi verso la porta, girai il chiave, e l’aprii, trovandomi di fronte Lina….e il suo sguardo omicida.

 

<< Si può sapere che stavi facendo???? Sono due ore che busso!! >> sbottò Lina, evidentemente ancora più inferocita nel vedere l’espressione da perfetto ebete che avevo assunto, per mascherare le conseguenze del grazioso scherzo che la mia mente mi aveva giocato…

Mi trovai a sorriderle… in modo credo.. davvero idiota, soffermandomi un momento a notare sul suo viso un evidente … strano … rossore…

 

<< EIH! Com..me mai ci… hai.. >> iniziai incerto << ..messo tanto….? >>

 

‘ Ecco… sono morto..

 

<< IO SONO QUI FUORI DA TANTO, GOURRY!!! >> mi urlò Lina. Poi, portandosi le braccia al petto, si rivolse a me in tono alquanto irritato:

 

<< Ora. Tu. Mi spieghi. Cosa. Stavi. Facendo. E. Perché. Sei. Ancora. In ACCAPPATOIO!! >>.

Notai un certo nervosismo nella sua voce…

 

Poi, mi resi conto di non essere lì con la testa…. Stavo… rimuginando altro…

 

‘ Lina. In accappatoio. Lina. I capelli bagnati. Lina. Il letto. Lina…. Le sue labbra .

 

….

 

Sarei morto…

O scappavo, o di me sarebbe rimasta solo, inutile, cenere, al vento.

 

 

Senza nemmeno risponderle, uscii dalla stanza e, passandole di fianco, mi avviai velocemente nel corridoio, diretto a….

 

<< DOVE VAI ORA???!! >>

 

Mi voltai richiamato dalla voce di Lina che, perplessa e… nervosa(?), stava impalata di fronte la nostra camera.

Le sorrisi, prendendo a fatica un respiro.

 

<< Vado.. a farmi un bagno! >> conclusi, con un sorrisetto idiota stampato sul volto.

 

<< Ma ci sei già andato!!! >> mi fece notare con tono davvero isterico.

 

Ma…perché se la stava prendendo tanto..???

 

<< No. Non è vero. >> ribattei.

 

……Mmmm. No, davvero. Lina non aveva assolutamente ragione quando diceva che le parole mi uscivano dalla bocca senza che prima il mio cervello le elaborasse……..

 

Vidi chiaramente pulsare la vena sulla sua fronte.

 

<< CI SEI GIA’ ANDATO!!! Gourry… GUARDATI! Sei ancora tutto bagnato!! >>

 

Ecco… che mi inventavo....?

 

<< Siii. Ma..! >> poi l’illuminazione arrivò << … Chissà quando potremmo rigoderci queste vasche nei prossimi giorni! Io ne approfitto.. >> conclusi, dandole volontariamente le spalle e, svoltato l’angolo, mi poggiai al muro, respirando a pieni polmoni.

Ne ero uscito…..

Ne ero uscito?

Sbirciai nel corridoio, allungando il collo fino ad avere campo visivo a sufficienza per scorgere Lina, senza farmi notare.

Rimasi allibito… Lina non c’era più.. doveva  essere rientrata…

Crucciai lo sguardo.

Come mai non aveva indagato oltre? In fin dei conti… non mi ero comportato come mio solito.

 

Non che potessi… ero davvero troppo… svanito.. per metterla sul gioco.

Mi era capitato spesso di sognarla. Si. Ma… era sembrato tutto così….reale..

Sapevo cosa sentivo per lei, e sapevo si, anche quello che lei, pur non essendo così esplicita, sentiva per me… però…

Sospirai.

 

La realtà era una soltanto…

Forse eravamo entrambi pronti ma … era più nel nostro essere …  far finta che non lo eravamo…

Giocavamo…Così…

Da sempre…

I gesti … contavano di più di mille frasi … scontate …

 

Che io la desiderassi … troppo , in quei frangenti … lo sapevo….

Quello che mi spaventava era … che non sarei riuscito a fermarmi, quel giorno che… forse … sarebbe successo davvero….

 

E…. per lei …

Avrei aspettato l’eternità…

 

Sorrisi.

 

Girai l’angolo, e tornai indietro, verso la nostra stanza.

 

Arrivai alla porta, il pugno chiuso pronto per bussare, quando mi resi conto di un particolare: era socchiusa. Dall’interno sentivo provenire vari rumori… Mi sembrò di sentire trascinare una sedia, passi e… un generico rumoroso… rovistare …

Un grande punto interrogativo mi si stampò in viso..

Mi abbassai leggermente e, con l’indice, spinsi lievemente la porta in modo da sbirciare all’interno…

Sgranai gli occhi.

 

Lina, con una mano intenta a tormentare il mento, vestiva l’espressione che tipicamente assumeva  ogni qual volta doveva esaminare un problema: gli occhi andavano di qua e di là tra le due sedie che aveva di fronte e sulle quali erano appoggiati…. I nostri vestiti….i nostri vestiti??

Su una sedia, la mia amica aveva sistemato la sua tunica, sull’altra la mia, e fissava, prima una e poi l’altra…

Ad un tratto tese entrambe le braccia di fronte a se..

 

<< Ci sono. Eccoli, non vedi Lina? Sono qui! Quella tua, e quella della testa di medusa… Eccole! Vedi? Ce le hai davanti..!! >>

 

Il viso di Lina, un pomodoro maturo che sembrava stesse per esplodere..

Continuò a ripetere queste parole, non so per quanto tempo,  accompagnandole con gesti vagamente isterici.

Guardava i nostri vestiti come… per essere sicura che ci fossero veramente…

 

 

Un sorriso, più somigliante ad un ghigno, affiorò sulla mie labbra…

 

 

A quanto pareva … non era stata solo la mia mente a farsi strane idee quella sera…

 

Mi alzai, e con passo stranamente leggero mi avviai di nuovo alle vasche degli uomini.

 

 

Più tardi, avrei indagato…

 

Su cosa? Sullo… strano simbolo che notai nel libro di magia, è chiaro, perché, cosa pensavate?

 

Naturalmente, questo la versione formale che Lina mi ha ordinato di darvi ma, da parte mia,

posso dirvi che … quella notte  fui colto da un terribile raffreddore………

 

 

 

 

 

 

  

 

 

  
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