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Autore: GFPentium    15/02/2011    2 recensioni
La nuova famiglia Katsuragi sarà alle prese con un nuovo nemico molto più subdolo dei precedenti. Riuscirà l'amore di una famiglia intera ad aiutare Shinji?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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ComeUnCamion030 Capitolo 30 – Scoprendo Gendo –

La famiglia Katsuragi stava cenando tranquillamente fino a che suonò il campanello, Nadia, com suo solito si fiondò ad aprire, era sempre curiosa di sapere chi potesse essere il nuovo venuto e per sua gioia era il Professor Fuyutsuki, il quale ricevette i cordiali saluti della Sixth:

“Buonasera professore, qual buon vento?”

“Buonasera a te Bechy, tuo fratello c’è?”

“Certo, lo chiamo subito.”

La castana inspirò e successivamente gridò:

“Fratellone, c’è il professore per te!”

Shinji apparve dalla cucina facendo pure lui i convenevoli:

“Buonasera Professore, come mai qui e senza preavviso?”

L’uomo rispose porgendo una busta al ragazzo:

“Ciao figliolo, ascolta, qui dentro c’è l’indirizzo e la card d’apertura dell’appartamento di tuo padre Gendo, solo oggi il reparto sicurezza me le ha date, ma credo che tu sia il legittimo destinatario.”

Il Third non voleva prendere quella busta, l’ultima seduta con la dottoressa Kaori aveva riaperto ferite non ancora rimarginate e lui voleva avere sempre meno a che fare con Gendo. Dopo alcuni secondi però si decise e la prese con se, voleva sapere, voleva vedere come viveva suo padre e se aveva lasciato qualcosa per lui, oppure se c’era qualcosa che testimoniasse di non essere stato uno sconosciuto agli occhi del padre.
Successivamente i due salutarono Fuyutsuki con il disappunto di Nadia:

“Va già via prof, perché non resta ancora un poco con noi?”

L’uomo conosceva la peste di casa Katsuragi ed allora:

“Non posso Bechy, stasera cucinano Kaori e Kaworu e se faccio tardi la dottoressa mi sgrida e mi mette in punizione.”

Fu così che ricevette la benedizione della Sixth:

“Allora prof si sbrighi.”

L’uomo uscì salutato anche da Shinji il quale teneva in mano la lettera tremando.
L’unica a tornare la tavolo fu la ragazza mentre Il Third si sedette sul divano ad osservare quella busta, continuava domandarsi se aveva fatto bene a prenderla, se stava facendo bene a voler investigare sulla vita di suo padre, molti quesiti che al momento erano di difficile risposta.
Fu destato dai suoi pensieri dalla voce di Rioji che gli domandò:

“Allora, cosa intendi fare?”

Serio il ragazzo senza mai distogliere lo sguardo dalla busta:

“Papà, se volessi andare, se volessi entrare in quella casa, se volessi cercare cose di mio padre Gendo, se volessi capire chi era oltre il lavoro, e se quello che potrei scoprire mi facesse molto male, tu… saresti disposto a starmi accanto?”

L’uomo sorrise e mettendo una mano sulla testa del ragazzo:

“Dimmi quando vuoi e ci andiamo, quella porta la apriremo insieme, insieme entreremo e qualsiasi cosa ci sarà la scopriremo insieme, io e te, come padre e figlio.”

Shinji fu molto rincuorato da quelle parole e rispose:

“Va bene, che dici di domani sera appena tu torni dal lavoro?”

“Per me va bene, ma adesso finiamo la cena.”

I due terminarono il pasto lasciato a metà e più tardi andarono a dormire, Shinji invece stentava a prendere sonno, si rigirava nel letto e continuava ad adocchiare la busta lasciata sulla sua scrivania. Nella sua testa cercava d’ipotizzare cosa avrebbe trovato in quell’abitazione, ma nulla, conosceva così poco suo padre ed in certi momenti si vergognava di odiarlo senza sapere chi fosse in realtà.

Il mattino seguente Shinji andò al cimitero, pose un mazzo di fiori freschi sulla lapide della madre, pressò un po’ la terra smossa dove c’era la sua e che da qualche giorno era stata rimossa e per finire iniziò ad osservare la stele del padre. In quei momenti non riusciva a provare nulla, invece guardando quella della madre sentiva in se l’affetto e la malinconia per lei, ma ora, guardando l’ornamento funebre del padre era come se tutti i suoi sentimenti si placassero di colpo, non provava niente, né odio, né rabbia, il nulla più assoluto eppure si domandava come mai non riuscisse a sentire le emozioni provate le altre volte, come mai ora si sentiva così neutrale di fronte a quella persona che lo aveva usato e tradito. Ora i suoi sentimenti verso Gendo erano come un foglio bianco, pronto per essere scritto, o disegnato, oppure stracciato e fatto a pezzi. Il ragazzo restava immobile a studiare quella nera e lucida pietra e quel nome, Gendo Ikari, ora Shinji poteva considerarlo un estraneo, dopotutto il proprio cognome era diventato Katsuragi, ma qualcosa gli impediva di ignorare quel nome, Gendo Ikari, era fiero di essere legato alla madre, ma in quei momenti non si vergognava di avere legami con il padre, perché si domandava? Perché è passato dal puro odio a quella sorta di apatia sentimentale? Comunque, nonostante tutto diede una bella pulita pure alla lapide del padre, dopotutto gli era grato per aver salvato Bechy e Rei e di aver usato i suoi soldi per aiutare Maya e Mariko, ma allora, perché l’odio non si è trasformato, se non in amore, almeno in rispetto. Shinji rifletté pure su quelle due cose buone che aveva fatto il padre, ma nulla, la più totale mancanza di sentimenti, come se ora fossero due perfetti sconosciuti, anzi, come se fossero diventute due persone che non si fossero mai incontrate.
Il Third finì di rassettare e se ne tornò a casa in bici, ma si sentiva strano, quel suo nuovo modo di provare sentimenti per il padre naturale lo aveva un poco irrequieto. Una volta a casa si buttò sul letto ed osservando la busta tenuta alta sopra il suo viso iniziò a riflettere:

>Chissà come è la casa di papà… Non riesco ad immaginarmela… Di sicuro sarà piena di libri, mio padre era un ingegnere genetico per cui qualche librò dovrà pur esserci… E come mangiava, o se mangiava sempre alla base… Chissà come è il suo letto… morbido, duro, metà e metà… Che cosa teneva sul comodino… Ci sarà qualche foto mia… magari della mamma… spero che ci siano entrambe… Non devo farmi illusioni però… forse è come il vecchio appartamento di Rei, col minimo indispensabile per vivere… magari zia Ritsuko ci è stata… Meglio non domandargli nulla però, Naoko ha pochi giorni e non posso domandare cose del genere proprio adesso… Comunque lo saprò stasera… Spero di avere la forza di entrare la dentro e capire che tipo d’uomo era mio padre.<

La sera Shinji e Rioji si diressero a quell’appartamento, il quartiere era in una tranquilla zona residenziale senza troppo traffico e lo stabile dava l’impressione di essere abitato da gente molto pacata e rispettosa della privacy altrui. I due non impiegarono molto a trovare l’appartamento che cercavano e quando Shinji fu di fronte alla porta estrasse la card dalla busta e la allineò alla fessura per la lettura, si bloccò facendo tremare la mano. Vedendo ciò Rioji prese nella sua mano quella del figlio per renderla più salda, poi guardò negli occhi il ragazzo chiedendogli:

“Allora, la apriamo?”

Shinji annuì ed infilò la tessera, la luce del lettore divenne verde e la porta si aprì di lato sibilando, ora i due potevano osservare parte dell’interno di quella casa. Non era nulla di particolare, sulla destra una rientranza con un appendiabiti appeso al muro con attaccato un impermeabile giallo ed a terra un portaombrelli vuoto con accanto un paio di scarpe da ginnastica. Guardando più in profondità si poteva vedere l’ingresso della cucina ed a sinistra il divano ed in fondo una grande libreria. Shinji era molto curioso, di prima vista dava l’aspetto di un normalissimo bilocale abitato da un single, ma questo era più che comprensibile. I due entrarono, si tolsero le scarpe e quando ebbero i piedi sul parquet accesero le luci, una volta illuminato l’appartamento diede mostra di se per quello che era sembrato dalle prime impressioni, un cucinotto sulla destra, il salotto con divano ad angolo sulla sinistra, una libreria sul fondo e per finire una porta sulla destra dello scaffale. Il Third era molto timoroso nel muoversi, camminava a piccoli passi come se fosse in chissà quale luogo, iniziò ad investigare dalla cucina, era molto ordinata e pulita, aprì la lavastoviglie e la trovò mezza piena con la spia di ciclo terminato lampeggiante, la spense e poi passò al frigorifero. Era da quasi un anno che nessuno lo apriva, ma Shinji incurante lo aprì, lo trovò praticamente vuoto, eccezion fatta per un paio di scatolette di formaggio ammuffito, passò al frezzer e ci trovò un paio di scatole di ghiaccioli al limone di cui una aperta. Il ragazzo passò alla dispensa e trovò solo cibo in scatola a lunga conservazione e barattoli di cibo precotto il che fece commentare la ragazzo:

“Strano che non andassero d’accordo lui e mamma Misato.”

Rioji invece stava in silenzio ad osservare il Third, non voleva né disturbalo né mettergli pressione, sapeva che quella ricerca era molto importante per Shinji.
Quest’ultimo uscì dalla cucina e si diresse in soggiorno, sul tavolino c’erano alcuni giornali impolverati, riviste di tecnologia e la guida Tv, nulla di strano per un soggiorno. Successivamente il ragazzo passò alla libreria iniziò a leggere alcuni titoli, alcune parole per lui erano impronunciabili, ma si capiva che erano libri riguardati il lavoro del padre e non di certo romanzi o poesie. Shinji lesse tutti i titoli e Rioji gli volle domandare:

“Come mai li guardi tutti?”

Senza distogliere lo sguardo dalle lettura il Third:

“Spero che ci sia qualche diario, o qualche album di foto.”

“Allora ti aiuto, io guardo quelli sopra e tu quelli sotto.”

I due impiegarono un quarto d’ora a setacciare quello scaffale, ma nulla, alla fine si accorsero dell’esistenza di parole che non si sarebbero mai sognati che esistessero. Il ragazzo ci rimase un po’ male, ma alla fine borbottò:

“Ci manca ancora la camera, forse li troverò qualcosa.”

Il Children però si diresse verso il bagno e ci trovò un normalissimo bagno con doccia, water, lavandino e specchio, nel posto delle medicine i classici farmaci di uso comune e poi nel bicchiere un rasoio a mano libera con accanto una boccetta di dopobarba, il quale profumo era ormai evaporato.
Shinji titubò nell’entrare in camera, sapeva che o trovava qualcosa, o non trovava nulla, allora prese coraggio dicendo al padre prima di aprire la porta:

“Speriamo bene.”

La porta fu spalancata ed il ragazzo visionò la stanza facendo ruotare la testa, un armadio, un letto a due piazze, un comò con specchio, due comodini e nell’osservare meglio i mobiletti, Shinji scoppiò:

“TRIKY… MAMMA.”

Si gettò dentro e sul comodino di destra poté osservare un ritratto della madre ed un piccolo pupazzetto di Peluche a forma di foca, subito prese l’animale strofinandoselo sul viso dicendo:

“Si, è lei, non posso sbagliare, solo lei è così morbida.”

Rioji era intenerito da quella scena, Shinji aveva ritrovato la sua ed originale Triky ed una foto della madre scomparsa, ma volle fargli continuare le ricerche:

“Ascolta, guardiamo cosa tiene nei cassetti, poi Triky e la foto le portiamo con noi a casa.”

Il Third ubbidì e rovistò nel comodino, aprì il cassetto e ci trovò una pistola dopodiché chiese al padre:

“Papà, perché aveva bisogna di un’arma nel comodino?”

“Shinji, tuo padre era diventato una persona importante ed alla stesso tempo invidiata ed odiata, non solo, era pure un obbiettivo sensibile nel caso qualcuno avesse voluto rapirlo o uccidere.”

Il ragazzo richiuse il cassetto ed aprì lo sportello sottostante, ci trovò un plico di lettere e dopo aver riconosciuto la calligrafia sussurrò:

“Sono del mio tutore.”

Iniziò a leggere la prima:

“… oggi suo figlio è stato preso a pugni da dei ragazzini più grandi di lui, al bimbo manca il carattere per difendersi…”

Poi passò alle successive:

“… domenica era stato invitato da un amico alla festa di compleanno, naturalmente io non gliel’ho permesso… … nonostante la sua promozione in quarta elementare Shinji non riesce ad esserne felice… … a dispetto della mia azione di avvilirlo Shinji si sta rivelando dotato di un buon orecchio musicale, suona bene il violoncello… … come da lei ordinatomi gli ho permesso di continuare a suonare e vedo in lui degli ottimi risultati…”

Poi stupito:

“Mio Dio sapeva tutto di me, si teneva costantemente informato su ciò che facevo… Allora perché mi ha rubato Triky…”

Shinji spalancò gli occhi dicendo stupefatto:

“No, non è andata così… ora ricordo… io gli ho dato Triky… Eravamo alla stazione… lui mi mise a terra… io piangevo perché sapevo che mi stava lasciando… però… io gli diedi in mano Triky dicendogli che così si sarebbe ricordato di me… sono stato io a dargliela, volevo che non mi dimenticasse e vedendo queste lettere non lo ha fatto… non mi ha abbandonato come credevo… ma allora perché mi ha trattato così?… Perché non mi ha mai detto nulla?”

Rioji rispose malinconicamente:

“Perché oramai tuo padre era diventano l’ingranaggio principale di una macchina più grande di lui… Non si è reso conto neppure lui di stare facendo terra bruciata intorno a se, perdere sua moglie, tua madre, lo ha reso cieco ed incapace di accorgersi di te e Nadia.”

Shinji con le lacrime a rigargli il viso:

“No, lui non era cieco, se lo fosse stato non avrei trovato qui Triky e queste lettere… lui non sapeva come comportarsi con me, ma non mi ha dimenticato… lui mi ha affidato l’Eva 01 perché era un modo di vedere me e la mamma di nuovo insieme sotto i suoi occhi.”

“Quando ti ha tradito con il Dummy-System?”

“La colpa è solo mia, io dovevo combattere e fidarmi di lui, lo 00 e lo 02 erano stati abbattuti, restavo solo io e che cosa ho fatto, sono fuggito come un vigliacco, ho costretto io mio padre ad attivare il Dummy-System.”

Rioji vedeva Shinji piangere, allora aprì la braccia e lo accolse nel suo abbraccio confortante, il Children piangeva, ansimava frignando:

“Perché non l’ho capito?… Perché l’ho solo odiato?… Perché non ho voluto avere a che fare con lui?”

“Shhh… Shinji non darti le colpe di tutto… Ognuno in questa storia ha delle responsabilità… Pure tuo padre non si è sforzato di avvicinarsi a te e ciò ha creato quel muro tra di voi… Ora basta, è tutto finito… Hai capito che tuo padre a te ci teneva… anche se dopo molto… Tua madre Yui ora ne deve essere felice, finalmente può vedere i suoi uomini ridere insieme.”

“Si papà, hai ragione… ora possiamo ridere insieme.”

I due rovistarono ancora un poco, ma non trovarono nulla di particolare e decisero di tornare a casa, sul sedile Shinji teneva in braccio Triky e la foto di sua madre, era molto contento, non solo aveva con se le due cose più importanti per un bambino, ma almeno ora sapeva che suo padre non lo aveva né abbandonato né  dimenticato.
  
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