PARTE
SETTIMA
I piedi nudi le si bagnavano con le onde del mare, mentre un vento invernale la costringeva a stringersi le braccia intorno al corpo in un freddo abbraccio.
Sophia si guardò intorno, sorpresa.
Una lunga spiaggia si estendeva fino all’orizzonte, nessun edificio si notava in lontananza.
Un sorriso spontaneo le nacque sulle labbra, mentre abbracciava il paesaggio con gli occhi; immediatamente prese a camminare, mentre pensieri turbinosi le vorticavano nella mente.
Aveva perso tutto, ormai niente l’ancorava a quella terra, a quel mondo dove era sola e disperata. Non aveva amici, non aveva speranze, non aveva desideri.
Aveva perso la sua memoria: tabula rasa dei suoi ricordi, distruzione della sua anima.
Chi era lei?
Non si ricordava chi fosse stata, ma non avrebbe saputo dire nemmeno chi fosse in quel momento. Se sono i ricordi che creano una persona, allora chi era lei?
Si ripeteva quella domanda, come se potesse trovare una risposta; ma era soltanto un essere invisibile, abbandonato. Solo con la propria disperazione.
In quel momento, mentre le onde si infrangevano contro i suoi piedi, desiderò di morire.
Scomparire, per mai più tornare.
Era un desiderio forte, intrinseco; la solitudine che provava le squarciava il petto, lasciandola agonizzante a poggiare un piede dietro l’altro sulla sabbia bagnata.
Prendendo un respiro profondo, alzò lo sguardo, infondendosi quel poco di coraggio che le era rimasto; le sue iridi incontrarono così i contorni sbiaditi di una figura seduta sulla spiaggia.
Qualcuno dentro di lei le diceva, le urlava, di avvicinarsi; senza aspettare, mosse i brevi bassi che la distanziavano.
*
Draco stava seduto sulla spiaggia, le iridi argentee perse nelle onde del mare; su quel paesaggio che lei gli aveva insegnato ad apprezzare.
Non sapeva cosa lo avesse portato lì, quale sentimento; le parole di Pansy erano state vacillanti, ma erano bastate.
Gli avevano fatto capire che non aveva senso crogiolarsi nella speranza; aveva superato la rabbia, il dolore, ormai rimaneva solo il rimorso, per quello che sarebbe potuto essere; e non valeva i suoi sforzi.
Si alzò in piedi, in un ultimo addio a lei; a loro, alla loro storia.
In quel momento però, una figura attirò la sua attenzione: una sagoma di donna gli si avvicina, rapida.
Aggrottò le sopracciglia, aspettando in silenzio.
Quando la ragazza gli fu abbastanza vicina da scorgerne i lineamenti, i suoi occhi si spalancarono in un’espressione sorpresa, mentre il ricordo del loro ultimo incontro al bar lo travolgeva.
«Chi sei?» soffiò in un sussurro, non sapeva se rivolto a lei od a se stesso.
Lei sembrò udirlo ed arrestò la sua avanzata, alzando lo sguardo su di lui, ormai a pochi passi di distanza.
«I-io…» mormorò, il tono di voce spaventato. «Non lo so.»
Draco, a quella risposta, si fece sospettoso, portando la mano a sfiorare la bacchetta; diffidente da quella figura che incontrava in quei luoghi racchiudenti i suoi ricordi.
Ma, poi, lei si scostò i capelli dal volto, in quel gesto a lui così caro e la mano gli ricadde lungo il fianco. Senza accorgersene, le si avvicinò.
«Chi sei?» ripeté, esitante in quella lituana che avrebbe ripetuto all’infinito.
«Io… non lo so davvero. Ho perso la memoria.»
E, senza che lui chiedesse niente, la ragazza prese a raccontare.
Di come si fosse trovata in una casa che non conoscesse, di come le avessero spiegato di essere stata trovata al Paiolo Magico, di quel ragazzo di colore e di quell’amica che si chiamava Pansy.
Appena ebbe finito, Draco l’afferrò per il polso e si Smaterializzò.
*
Pansy stava seduta sul suo letto, la testa stretta tra le mani, mentre una risata isterica le usciva dalle labbra. Non poteva credere di aver fallito, non poteva credere che, anche se indifesa e senza memoria, avesse di nuovo vinto lei.
Improvvisamente, però, il rumore di qualcuno che si Materializzava la richiamò.
Alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono immediatamente la figura sconvolta di Draco.
Teneva la mano stretta sulla bacchetta, in un gesto spasmodico, pieno di rabbia; le iridi argentee che racchiudeva un odio forte, profondo.
«Che cosa hai fatto?» sibilò, fissando un punto indistinto alle sue spalle.
La ragazza indietreggiò leggermente, spaventata.
«Ti ho chiesto che cosa hai fatto, Pansy!» la incalzò lui, alzando il tono di voce e puntando i suoi occhi furiosi su di lei.
Pansy iniziò a tremare, mentre abbassava lo sguardo, sconfitta; disperata.
Vittima della sua stessa mano, delle sue stesse azioni.
«I-io…» mormorò, cercando di pronunciare quelle parole soffocate che le rimanevano impigliate in gola, impotenti.
«Se ti rivedo, sei morta.» replicò Draco, perforandola con il suo sguardo pieno di sdegno, prima di Smaterializzarsi.
Appena il ragazzo scomparve dalla sua vista, le gambe le cedettero, incapaci di reggere il peso di quelle parole, di quel disprezzo che aveva scorto negli occhi dell’uomo che amava.
Dell’uomo per cui aveva fatto tutto quello, ma che comunque non poteva essere suo.
*
Blaise stava seduto dietro alla sua scrivania, quando l’arrivo del suo amico lo colse.
Non capì immediatamente perché fosse andando da lui, ma, guardando l’espressione furiosa che aveva in volto, comprese che era successo qualcosa.
Qualcosa che avrebbe per sempre cambiato la loro vita. Qualcosa a cui nemmeno lui poteva sottrarsi.
«Non ti chiedo perché non me l’hai detto, io te l’ho rubata e, forse, mi meritavo il tuo silenzio. Ma ti chiedo ora di raccontarmi quello che sai e poi dovrai aiutarmi. Me lo devi.»
Il tono di Draco era stato duro, freddo e lui si sentì costretto a eseguire gli ordini che gli erano stati dati.