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Autore: mischiri    16/02/2011    3 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Servitus capitolo II

Ciao a tutti! Scusate se ci ho messo del tempo per aggiornare,ma lo studio non mi dà tregua hahaha!!! Comunque ad occhio il capitolo mi sembra più corto...mmm non so.... come al solito ho cercato di fare del mio meglio!!! Ok allora mi raccomando recensite in molti e fatemi sapere tutto quello che pensate!! Grazie mille a chi mi ha già scritto i suoi pensieri!!!!

Capitolo II

Prime conoscenze”

Riaprì lentamente gli occhi e sentì un dolore acuto percorrerle la schiena. La fioca luce delle torce che illuminavano le segrete le illuminavano in parte il viso esausto. Da quanto era lì? Giorni? Mesi? Anni? I polsi le dolevano terribilmente,intrappolati alla parete di pietra da pesanti catene. “E' questo il prezzo della tua fierezza” le sussurrò una vocina ironica nella sua mente. “Se non avessi sfidato il tuo padrone non ti troveresti in questa sudicia cella,circondata dalla sporcizia e dai topi.” Xena scosse vigorosamente la testa,cercandosi di riordinare i suoi confusi pensieri. Tentò di rimettere insieme gli ultimi frammenti della sua memoria,sebbene la confusione regnasse sovrana nel suo cervello. Cavalcava,sentiva il vento tra i capelli,un portone si avvicinava sempre di più,Marcello poco dietro di lei lanciava imprecazioni continue. E poi... una visione divina,una ragazza mollemente appoggiata al balcone,i capelli sciolti su una spalla,uno sguardo magnetico....

La celestiale visione la abbandonò così come era venuta. Chi era quella donna??? Non credeva di aver mai visto una persona più bella in tutta la sua vita. Sorrise amaramente. Lei,una misera schiava,che non aveva mai conosciuto l'amore, si sentiva irresistibilmente attratta da una donna che non aveva mai visto!

E' stato solo uno sguardo,ma è come se mi fosse passata davanti una vita intera. Come se avessi condiviso tutto con lei. Eppure non so nemmeno chi sia... E' un'altra schiava???”. Scartò immediatamente quell'ipotesi: quale serva si appoggerebbe al balcone della domus del proprio padrone,godendosi il paesaggio???” Un pensiero improvviso la riscosse e le parole che Manlio le aveva rivolto poco dopo la loro partenza da Capua la colpirono nel profondo “Gabrielle è la moglie di Marcello. E' una donna splendida,sembra un angelo....”

La fastidiosa vocina tornò ancora più pungente “Allora...Xena... cosa combini?? Ti sei innamorata della tua padrona???” “Io non sono innamorata!! urlò Xena con tutte le sue forze. L'eco della sua voce tra le fredde pareti della cella le rimbombò nell'orecchio. Una risata spiacevole le giunse all'orecchio “Ma guarda un po'... sei sveglia allora.... Tigre...” La figura di Marcello fuoriuscì lentamente dall'oscurità,posizionandosi alla luce di una torcia. La fiamma illuminò il suo viso,contorto in un sorriso malvagio. Xena agitò le gambe,ma non fece che acuire il terribile dolore alle scapole. “Allora...” continuò l'uomo “Sei bloccata a quanto vedo... ti ho detto che non avresti dovuto sfidarmi... schiava. Se tu non avessi tentato di scavalcarmi,non ti troveresti in questa sudicia cella,non trovi?” La mora strinse spasmodicamente i pugni e si morse il labbro inferiore,pensando a come quella voce le avesse perseguitato la mente fino a poco tempo prima. Il suo padrone appoggiò entrambe le mani alle sbarre della porta,scrutandola indifferente. “Ebbene? Hai perso tutto il tuo coraggio???” la sfidò. “Non conti niente per me Marcello. Credi di essere il mio padrone,ma non riuscirai mai a piegarmi,non so più come spiegartelo... sei sordo forse? O troppo stupido per capire ciò che uno ti dice??? Mmmm conoscendoti propendo per la seconda ipotesi.” Xena vide con soddisfazione le nocche di Marcello imbiacarsi e l'uomo stringere i pugni intorno alle sbarre,lo stava provocando in tutti i modi,sperando di poterlo cogliere di sorpresa. “Tu non sai nulla di me!!! E non ti permetto di parlarmi in questo modo... ah... Tigre... tra i due sei tu che non capisci... credi forse che questo atteggiamento ti porterà da qualche parte?? Credi forse di poterti liberare? Credi di poter scappare? Sei solo una sciocca. Io ormai ti ho in pugno,ti controllo come controllo tutti coloro che mi circondano a mio piacimento. E per dimostrartelo....” Si schioccò rumorosamente le dita e aprì la porta,avvicinandosi sempre di più alla donna legata alla parete. Si fermò e si inginocchiò,rimanendo a pochi centimetri dal suo viso “Tu sei una schiava e lo sarai per sempre!” ripetè canzonandola con voce cantilenante,prima di colpirla con forza allo stomaco. Xena piegò come potè le ginocchia,tossendo. “Maledetto... bastardo...” disse in un soffio. L'uomo si risollevò scuotendo la testa. “Si...ne sono consapevole...e mi piace” E ridendo sguaiatamente sbattè la porta,lasciandola da sola con i suoi pensieri.

In un'altra stanza della casa

Erano passati già tre giorni da quando Marcello era tornato a casa e Gabrielle si sentiva sempre più turbata. Seduta di fronte allo specchio,la donna si guardava distrattamente,spazzolandosi i lunghi capelli dorati. Da quando il marito era rientrato,aveva cercato di comportarsi normalmente,come tutte le matrone romane avrebbero fatto. Aveva accompagnato il marito a Roma,era stato con lui tutto il tempo,gli aveva domandato ogni cosa riguardo al suo viaggio... Ma non era serena. Il ricordo di quella schiava bellicosa non faceva che riafforarle nella mente,facendo battere più velocemente il suo cuore. Cosa significavano quell'inquietudine e quel nervosismo insensati? Perchè si sentiva così in pena? Ricordava perfettamente la disperazione che le aveva stretto il cuore quando l'aveva vista accasciarsi incosciente sulla sella,colpita dalla furia del marito. Si alzò dalla sedia e prese a camminare nervosamente per la stanza,tormentandosi le mani in grembo. Non si era mai sentita in quel modo.. “E' come se dovesse accadere qualcosa da un momento all'altro,qualcosa della quale non sono a conoscenza... Ha a che fare con quella donna misteriosa? E perchè non faccio che pensare alla sua figura,ai suoi capelli neri come la notte liberi al vento e al coraggio che ha dimostrato???” Si diresse al balcone,desiderosa di prendere un po' d'aria. Fece spaziare lo sguardo lungo l'orizzonte esattamente come aveva fatto pochi giorni prima. La scena le si ripropose davanti agli occhi sulle ali della memoria. L'inseguimento,le urla del marito e quella donna... quella donna così forte e bella. Si girò di scatto con il respiro affannato. Il ricordo di quelle emozioni era ancora troppo forte. La rapida occhiata che si erano scambiate non aveva fatto altro che confonderla ancora di più. Senti le guance imporporarsi al pensiero di quegli occhi magnetici. Sospirò,cercando di riacquistare l'autocontrollo. “Devo calmarmi. Sto pensando ad un mucchio di sciocchezze. Lei è una schiava,io sono una matrona. E soprattutto non sono attratta da lei come non sono mai stata attratta da nessuna altra donna.... io sono sposata...ho Marcello...”

Io non sono innamorata!!!” esclamò con tutte le sue forze. Lo specchio le restituì la sua immagine: una donna nel fiore degli anni e della bellezza,tremendamente confusa e nervosa. “Mia signora? Mia signora?” La voce di Manlio al di fuori della sua stanza la riscossero dai suoi pensieri “Mia signora,vostro marito desidera parlarvi. Vi aspetta nell'oecus tricliniare.” Gabrielle si affrettò ad aprire la porta,cercando di mascherare i suoi pensieri dietro un sorriso convincente “Certo Manlio. Digli che arrivo subito.”

Pochi minuti dopo

Il suono dei suoi passi rimbombava nel silenzio dei corridoi della domus. La bionda matrona camminava velocemente,il cuore martellante in petto e lo stomaco stretto in una morsa. Ricambiò distrattamente lo sguardo inespressivo degli affreschi che ricoprivano le pareti. “Cosa vorrà Marcello da me? Che si sia accorto che qualcosa non va in me? Impossibile... eppure... ho come una strana sensazione!!! Ah... penso che impazzirò....” quasi non si accorse che era arrivata a destinazione. Sospirò profondamente e aprì la porta. La sala era illuminata dalla luce del sole,che faceva risaltare il rosso della splendida stoffa che ricopriva i tre letti triclinari. Gabrielle fece un passo avanti,calpestando le piastrelle di terracotta ornate da mosaici.

Ah sei qui.” la voce di Marcello alle sue spalle la fece sobbalzare. Le braccia muscolose del marito le avvolsero la vita sottile in un abbraccio. Gabrielle si irrigidì al tocco rude dell'uomo e un brivido le percorse la schiena. “Volevi parlarmi?” chiese,nel tentativo di calmarsi. L'uomo si staccò e si sedette su uno dei lettini. “Si... ti ho voluto vedere perchè devo parlarti di una cosa importante... Come ben sai,essendo console della repubblica sono un uomo molto impegnato e Roma pretende molto da me. Mi è stato riferito che devo partire molto presto per una nuova ambasceria,mi dispiace. So che sono appena tornato,ma è necessario che io vada.” Nella sua voce non si avvertiva il minimo sentimento né la minima sofferenza. Gabrielle abbassò lo sguardo scurito dalla rabbia “E così te ne vai di nuovo? Che importa,tanto ci sono abituata... come se non lo sapessi che i consoli della repubblica sono sempre lontani dalle loro case!” Marcello si alzò dal lettino e le prese le braccia,portandosi vicinissimo al suo volto. “Non mi piace il tuo tono donna. Cosa vorresti insinuare? Sei forse a conoscenza dei miei compiti? Non mi sembra... quindi faresti meglio a non interferire e a stare al tuo posto. Ricordati che Roma occupa il primo posto nel mio cuore e nella mia mente. Oggi stesso ho deciso di partire e non ho intenzione di sentire i tuoi piagnistei. Dovresti essere orgogliosa di tuo marito,eppure riesci a lamentarti persino di quello che hai!! Guardati intorno!” Le lasciò le braccia e indicò le pareti “Ti sembra poco? Affreschi sulle pareti,pavimenti coperti da mosaici!! Hai i gioielli più belli della città,le vesti più sontuose... Sei attorniata da schiavi pronti a esaudire ogni tuo desiderio... cosa altro vuoi??? Vuoi forse l'ambrosia??? Eh??? Rispondi!!!!”

Gabrielle si morse il labbro inferiore e strinse i pugni lungo i fianchi.

Io non voglio gioielli. Io non voglio sete,mosaici,marmi... Io voglio mio marito!!! E' così difficile da comprendere??? Sei così cambiato... non sei più l'uomo di un tempo. Da quando sei diventato così preso dal denaro e dal potere? Cosa ti è successo??? Prima era tutto così perfetto tra noi e ora mi tratti peggio di un'estranea...come se fossi una parassita... Ti ho forse fatto qualcosa di male? Non capisco....” Si avvicinò al marito e gli prese una mano callosa in un impeto di affetto. L'uomo la guardò con occhi inespressivi “Tu vaneggi donna. Io non sono cambiato affatto. Le tue parole non sortiscono su di me alcun effetto. Se pensavi di impietosirmi con questa commedia ti sbagli di grosso. Ora scusami ma i miei affari mi chiamano. Ho cose ben più importanti delle tue lamentele.” Scostandosi dalla moglie si diresse verso l'uscita. Aperta la porta,si fermò e disse “Ricordati da dove vieni Gabrielle. Ricordati quello che ho fatto per te prima di sputarmi contro i tuoi giudizi da mogliettina scontenta. Io non ho dimenticato.” e con un fruscio del mantello se ne andò. La giovane donna si accasciò sul pavimento,mentre le lacrime le rigavano le guance. La discussione aveva confermato il suo dolore. Non aveva più un posto nel cuore di Marcello. Roma,la repubblica e il potere l'avevano ormai sostituita. Il peso della solitudine sembrò piombarle sul corpo come un macigno. La testa le girava e si sentiva esausta. Decise di appoggiarsi su uno dei triclinii,nella speranza che il sonno avrebbe fatto dissolvere i suoi tristi pensieri. Aveva fatto appena in tempo ad appoggiare la guancia al soffice tessuto che Morfeo la chiamò a sé con il suo dolce canto.

Quando si svegliò era ormai pomeriggio inoltrato.

Dalle finestre giungeva alle sue orecchie il cinguettio degli uccelli,appena ritornati nel loro nido per prepararsi alla notte. Si stiracchiò e si alzò in piedi. Uscita dalla stanza,si aggirò per i corridoi e si fermò nel vestibolo. Si inginocchiò riverente di fronte alle piccole statue degli dei Lari,protettori della casa,che sembravano squadrarla severamente. Il sospiro gentile del vento le accarezzò i capelli,trasportando una leggera melodia. Un canto melodioso si spargeva nell'aria... Gabrielle incuriosita interruppe la sua preghiera e si diresse nella direzione della voce. Giunse così nei pressi dell'ingresso della domus e lo spettacolo che le si presentò le mozzò il fiato. Mollemente appoggiata a terra stava infatti la schiava ribelle che aveva popolato i suoi pensieri negli ultimi giorni. Persa nel suo canto,si osservava nel limpido riflesso dell'impluvium. Il suo canto era intriso di tristezza e di malinconia,ma per Gabrielle fu come ascoltare la voce delle ninfee.

Improvvisamente la dolce nenia terminò e per la seconda volta quei magnetici occhi celesti si incontrarono con i suoi. Xena si sollevò frettolosamente,deglutendo imbarazzata. Non l'aveva sentita arrivare,persa com'era nei suoi pensieri. Da vicino era ancora più bella:i capelli dorati erano luminosi come l'oro e gli occhi profondi ed espressivi. “Ehm...io...”biascicò la schiava cercando di riempire il silenzio. La matrona sembrò riscuotersi dai suoi pensieri e i strinse nello scialle leggero “Che cosa fai qui? Chi ti ha liberato???” inquisì. Xena sorrise,ascoltando il tono nervoso dell'altra. “Manlio. Mi ha detto che il padrone ha ordinato in questo modo... chissà forse è stato colpito da Cupido e un po' di bontà è entrata nel suo animo!” Gabrielle si morse il labbro inferiore e incrociò le braccia al petto. Xena notò che le sue parole non avevano sortito l'effetto desiderato “Ho forse toccato un tasto dolente? Non credo che sia una bella cosa averlo per marito... Deve farti soffrire molto...” La matrona non rispose,limitandosi a sollevare le spalle e a sedersi sul lucido opus sectile (nota 2)

Xena si stupì del comportamento della donna:si aspettava una spocchiosa matrona romana,pronta a spedirla nuovamente nelle cantine per le parole che aveva usato riguardo al suo padrone. Invece era evidente che soffriva e che la solitudine le attanagliava il cuore. La imitò e si accomodò vicino a lei. “Non volevo essere invadente... dico solo quello che penso. Mi meraviglio di non vederlo in giro... dov'è?” Gabrielle sospirò,appoggiando il mento sulle ginocchia “E' partito...di nuovo... come al solito... lasciandomi qui da sola con i miei pensieri.... ma tanto ormai ci sono abituata. Chissà da quanto va avanti questa storia senza che io me ne sia accorta. Avevo nel cuore la speranza che sarebbe tornato di nuovo da me... che sarebbe stato tutto come un tempo, ma mi sbagliavo. Ho sempre sbagliato e sono stata una stupida a dargli amore e fiducia.” Gabrielle nascose il viso tra le gambe scossa dai singhiozzi. Xena la guardò piena di tenerezza. La rabbia contro quell'uomo crudele le agitava l'anima. L'avrebbe volentieri ucciso se l'avesse avuto davanti. Fu di nuovo lei a spezzare il silenzio e a interrompere quel flusso disperato con la sua voce calma e tranquilla “Beh se davvero è così crudele sicuramente non merita tutta questa considerazione... Insomma... non mi sembra si faccia tanti scrupoli. Spero che non si faccia più vedere.” Gabrielle sollevò il viso e le sorrise “Ma sai che sei proprio strana? Parli del tuo padrone senza alcun rispetto quando sai che potrei sbatterti in cella se solo volessi. Ti piace giocare con il fuoco eh? Non ti facevo così spavalda...”

Xena sollevò un sopracciglio e alzò in piedi,stiracchiandosi le lunghe braccia “E' vero,lo ammetto. Mi piace molto giocare con il fuoco... Peccato però che siano sempre gli altri a scottarsi contro di me...” Gabrielle scosse la testa e si asciugò le lacrime con l'indice della mano “Ah spavalda e superba. Non c'è che dire...sei proprio una schiava modello.... Beh che ti piaccia o no tu sarai la mia serva personale. Non ho mai avuto una persona con cui trascorrere il mio tempo e con cui parlare.”

La mora la guardò sorpresa e divertita al tempo stesso “E perchè mai dovrei farlo? L'uscita è così vicina... potrei scappare e dubito che qualcuno possa riuscire a prendermi...sono piuttosto veloce... Io amo la libertà e non ho intenzione di essere la serva di nessuno. E non ho di certo paura di finire in quella cella puzzolente. Tuo marito mi ha tenuto lì diverso tempo e sinceramente ho dovuto affrontare cose peggiori nella vita...” Un guizzo illuminò i verdi occhi di Gabrielle che si alzò e si avvicinò alla schiava ribelle. “Sei una persona ribelle e battagliera,non mi ero sbagliata. Certo l'uscita è molto vicina e io non farei nulla per impedirti di scappare,ma sarebbe troppo facile per te. Il tuo orgoglio non ti permetterebbe di farlo. Sarebbe più stuzzicante rimanere qui e godere nel disturbare la vita di mio marito... E poi sappi che anche volendo non riusciresti ad andare molto lontano. Le guardie della casa sono dappertutto e ti assicuro che sanno fare molto bene il loro mestiere. Molti sono morti cercando di fuggire dalle angherie del console Marcello. Se ti piace giocare con il fuoco,perchè vuoi gettarti in un ruscello? Sarebbe stupido... Comunque si è fatto tardi...io rientro in casa. Pensa a quello che ho detto. Forse il mio comportamento ti meraviglia,ma ho sperimentato troppo la solitudine e l'abbandono per rimproverarti come farebbero tutte le matrone. Scegli cosa vuoi fare del tuo destino,io non mi opporrò alla tua scelta.” e detto questo rientrò in casa,attraversando un lungo corridoio coperto di archi. Xena la guardò allontanarsi e sentì il cuore battere più velocemente in petto. Nessuno le aveva mai parlato in quel modo. Deglutì nervosa nel tentativo di sciogliere il nodo che le attanagliava la gola. Si guardò alle spalle e notò che il portone della domus era semiaperto: la libertà era a due passi da lei. Si avvicinò e senza pensarci richiuse con un tonfo la pesante porta. Voltatasi nuovamente,osservò la casa illuminata dalla luce del tramonto. Il viso si contrasse in un'espressione fiera e orgogliosa. “La mia anima brama la libertà,ma il mio cuore mi conduce verso di te. Ti libererò da questa solitudine che ti opprime e ti farò porterò via con me. E' una promessa...Gabrielle...”

Nota 1: l'oecus triclinare era la sala da pranzo nella quale si trovavano tre letti triclinari. In questo modo,rimanendo sdraiati,i Romani prelevavano il cibo dal tavolo principale e mangiavano... sicuramente stavano più comodi di noi!!! hahaha

Nota 2:l'opus sectile era un'antica tecnica artistica che utilizzava marmi e paste vitree tagliati per creare splendidi pavimenti e decorazioni murarie ad intarsio.


  
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