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Autore: mischiri    21/01/2011    7 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I “L'arena e l'inizio di un nuovo destino”

Le urla della folla nelle orecchie,nelle narici l'odore ferroso del sangue che le imbrattava le mani e la spada,la polvere le annebbiava la vista e la bocca era secca.

Un giorno come un altro. “Che schifo di vita” pensò,mentre si allontanava dall'arena,dirigendosi verso le gallerie buie e fresche che ospitavano gli spogliatoi.

Uccidere,uccidere e uccidere per sopravvivere. L'unico vantaggio è la sorpresa,non sai mai chi affronterai e chi guarderai morire: un romano? Un africano? Un leone o una tigre? O forse un greco come me?” Il pensiero della Grecia le fece mutare espressione e i suoi occhi divennero più tristi e malinconici. Le mancava molto la sua vita semplice e spensierata,la locanda di sua madre Irene,le cavalcate e le amichevoli scazzottate con suo fratello Leuco,che l'aveva sempre amata e che aveva sacrificato invano la sua vita per lei. Molto spesso si domandava perchè mai avessero scelto proprio lei,un'innocente ragazza di Anfipoli con la passione per l'equitazione e le armi. Atene era sicuramente stracolma di persone come lei,ma il destino era stato ironico e inevitabile come sempre. Zenos,il famoso mercante di schiavi, aveva infatti deviato il suo cammino,non si era diretto né ad Atene,nè a Corinto,nè a Micene,ma ad Anfipoli e l'aveva vista. Mentre trangugiava avidamente la rinomata zuppa di farro della locanda di Irene,non le aveva staccato gli occhi di dosso. Aveva deciso che quella ragazza mora e dagli occhi di ghiaccio sarebbe stata la sua merce migliore,da offrire ai clienti più facoltosi o alle arene più importanti. Tuttavia dopo una lunga meditazione aveva scelto la seconda possibilità. “Non si vedono tutti i giorni ragazze come lei e l'istinto mi dice che dietro la sua gentilezza si nasconde una vera tigre. Stanotte sarà mia.”

Il rumore delle catene la riportò alla realtà. Le capitava spesso di perdersi in pensieri oscuri e il suo passato sicuramente non alleviava le sue sofferenze. Sebbene fossero trascorsi molti anni,le ferite del cuore sanguinavano ancora copiosamente. Arrivata nello spogliatoio,si stiracchiò e si sedette,cominciando a detergersi la pelle dal sudore e dalla sabbia. (al sangue avrebbe pensato dopo,era il più difficile da pulire e le sue mani ne erano ormai totalmente impregnate)

Un applauso poco distante la distrasse. Un uomo di mezza età,ancora bello e prestante,stava comodamente appoggiato ad un colonna e la guardava compiaciuto.

il tuo combattimento mi ha deliziato,complimenti. Non è da tutti sconfiggere in così breve tempo un gladiatore come Assan,era molto famoso sai? Il guerriero del faraone.... ma a quanto pare non ha potuto competere con te,la tigre di Anfipoli!

Xena la principessa guerriera!”

Xena fece una smorfia,abituata a ricevere complimenti di quel genere. Il combattimento con Assan era stato molto più semplice del previsto e “la tigre di Anfipoli” aveva sbranato un altro sparuto pulcino nell'arena.

Bene...hai finito? Non ho bisogno dei tuoi complimenti e sinceramente le tue chiacchiere mi fanno solo perdere tempo.” esclamò,continuando a massaggiarsi il braccio con noncuranza. L'uomo si staccò dalla colonna e si avvicinò di più a lei. I suoi occhi furbi la squadrarono da capo a piedi e apprezzarono la sua bellezza. “Da vicino sei ancora più bella,non te l'ha mai detto nessuno?” domandò con voce suadente,carezzandole una coscia. Una rabbia irrefrenabile si impadronì di lei e con un pugno fortissimo colpì l'uomo allo stomaco. “Non osare toccarmi di nuovo brutto porco schifoso!! Se pensi di poterti approfittare di me,perchè sono una gladiatrice e tu un uomo libero,ti sbagli di grosso!!! Non provare mai più a ...” Ma una violenta sferzata la interruppe. Sentì il sangue caldo colarle sulla schiena. Zenos era arrivato e si era presentato a suo modo. “Smettila Xena. Quante volte devo ripeterti di abbassare la testa di fronte ad un uomo? Ricorda che ho i fili del tuo destino nelle mie mani.... posso tagliarli quando voglio.” La sua attenzione venne catturata tuttavia dall'estraneo che,nonostante l'età apparente,si era ripreso con molta facilità dal copo subito. “E tu chi saresti? Perchè stai importunando la mia Tigre?” chiese sospettoso.

L'uomo sorrise “Vorrei comprarla e farla diventare mia schiava”. La semplice risposta fece scoppiare Zenos a ridere “Tu? Tu vorresti comprare la mia Tigre?” si battè la gamba divertito e cercò di darsi un contegno “Scordatelo. E' troppo importante per diventare una misera schiava. E poi costerebbe troppo per te...” L'uomo si toccò il fianco e si staccò dalla cintura un sacchetto tintinnante. “I soldi non sono un problema. Questi sono tremila sesterzi. Ti bastano?” Zenos aveva gli occhi brillanti,ma scosse la testa spazientito “Tremila? Vuoi scherzare? Ne vale almeno quattromila!!!Non è facile rimpiazzare una come lei.”Il romano sorrise e sfoderò il gladio,puntandolo alla gola del mercante “Tremila andranno benissimo,non è vero? Il fatto che io sia ricco non ti autorizza ad imbrogliarmi... Mi hai preso per un sciocco forse?” Zenos deglutì visibilmente spaventato “Ma certo che no. Stavo solo scherzando!! Tremila sono più che sufficienti. Complimenti la Tigre di Anfipoli è tua!!” e con una spinta fece avanzare Xena verso il misterioso compratore. L'uomo annuì soddisfatto e chiamò a gran voce un altro servo,che si presentò prontamente con una pesante catena in mano. Era alto e forte,ma Xena notò sulla sua schiena,lasciata scoperta dalla tunica, molte cicatrici sovrapposte. La voce forte del suo nuovo padrone che le intimava di procedere la distolse dai suoi pensieri. Zenos,però,incuriosito e non ancora del tutto soddisfatto, richiamò la loro attenzione con un leggero colpo di tosse “Ora che hai comprato la mia merce migliore,vorrei sapere chi sei per essere tanto ricco da portare in tasca tremila sesterzi....” Il giovane schiavo ad un minimo cenno del padrone rispose meccanicamente “Inchinati di fronte a lui,stolto,egli è Marcello,console della Repubblica romana.” Goccioline di sudore freddo imperlarono la fronte di Zenos “Tu sei quel Marcello che possiede quella villa enorme sul colle Celio? Quello che ha sconfitto Annibale a Nola e che tutta Roma teme?” Xena rimase interdetta: tutti avevano sentito parlare di quell'uomo e dei suoi prodigi militari. Persino lo storico Tito Livio aveva speso lodi per lui e l'aveva definito la spada di Roma. Le parole di Marcello confermarono i suoi pensieri “Ti avevo detto che non sono uno sciocco mercante. Vedo con piacere che la mia fama è arrivata sin qui a Capua!! Bene.... forse non sai che a Roma sono conosciuto anche per altri motivi....” rivolse il suo sguardo a Xena “Per esempio per l fatto che i miei schiavi sono i migliori di tutta Roma.Nessuno di loro si è mai permesso di fuggire,non è vero Manlio” domandò,dando una sonora pacca sulla spalla del giovane fermo al suo fianco. “E' assolutamente vero. Sei un padrone giusto con noi schiavi.” la voce di Manlio era atona e il suo volto privo di espressione. Chiaramente mentiva.

Molto bene ora basta chiacchiere. Manlio facci strada e sorveglia la nostra tigre,non vorrei che cominciasse a ruggire sin dal primo giorno....” Xena sospirò: la voce di quell'uomo era troppo suadente e melliflua per i suoi gusti. Già lo odiava e sapeva che da quel giorno la sua vita sarebbe stata dura. Vivere nell'arena era sicuramente più rischioso e difficile,ma Zenos non le faceva mancare nulla per timore che la sua preziosa tigre non fosse più la migliore gladiatrice di Capua. Avevano trascorso parecchio tempo nello spogliatoio e il sole stava per declinare:l'orizzonte era ormai rosso fuoco. Xena si voltò indietro e osservò l'arena che si allontanava di più ad ogni passo. Solo in quel momento comprese che quella era stata per lei una casa. Polverosa,fredda e cupa...ma pur sempre una casa.

Colle Celio,Casa di Marcello

Il sole morente illuminava con i suoi ultimi bagliori la campagna circostante. Una giovane donna,avvolta in una leggera tunica azzurra,osservava il panorama da una finestra. I suoi occhi verdi,splendenti come due smeraldi,guizzavano da una parte all'altra lungo l'orizzonte. Ogni giorno era sempre uguale al precedente e nulla sembrava poter incrinare quella monotonia innaturale e snervante. Nonostante la giornata fosse calda,un brivido le percorse la schiena. Cominciò a vagare lungo il corridoio e si diresse verso il cortile,specchiandosi nel piccolo laghetto di acqua piovana. Il suo riflesso annoiato la squadrò senza espressione. Scosse la testa e distolse lo sguardo,sentendosi ancora più sola. In quell'enorme casa che tutti invidiavano le ore trascorrevano lente,troppo lente. Non aveva nessuno con cui parlare e il suo consorte non era mai in casa. “Troppo occupato ad ottenere il potere per curarsi di me!!!” pensò con rabbia. Essere la moglie di un console e per di più del famosissimo Marcello non era poi così entusiasmante. La politica aveva trasformato totalmente l'uomo che amava,facendolo diventare un pallido spettro del passato. Ormai nervoso,borioso e superbo,lui che era sempre stato pacato e umile. Tra loro non c'era più il sentimento gioioso di un tempo,solo rancore e rabbia. “Se solo non fosse diventato console!!! Se solo non avesse sconfitto Annibale!!! Forse Roma sarebbe caduta...ma lui sarebbe rimasto l'uomo di un tempo.... gentile e dolce. Cosa mi è rimasto ormai? Pensa di comprare il mio affetto con i doni,non fa regalarmi gioielli e vestiti... Crede forse che io non lo capisca??? La sua non è gentilezza... è spavalderia...è superbia!!! Solo perchè ora può ottenere con il denaro tutto ciò che desidera pensa di comprare il mio rispetto!!! Se qui avessi qualcuno con cui sfogarmi... qualcuno che possa comprendere il mio dolore... qualcuno che possa curare il mio cuore ferito!!” Lacrime lente scesero lungo le sue guance. Si sedette sconsolata su una panca,mentre il vento le scuoteva i lunghi capelli biondi. Non c'era nessuno,era sola e lo sarebbe sempre stata. Quante volte aveva pensato di fuggire nelle lunghe notti trascorse insonni!!! Ma non l'aveva fatto... Si illudeva ogni volta che suo marito potesse cambiare,tornare quello di un tempo. Credeva ogni mattina che la giornata che stava per cominciare sarebbe stata diversa dalle precedenti... Ma si sbagliava e la sua vita trascorreva piatta. Sapeva che stava sprecando gli anni più belli della sua vita,chiusa in un palazzo da un uomo che non la amava e non la rispettava. Era sua moglie,eppure doveva sopportare i suoi continui tradimenti. Sebbene fosse già maturo con gli anni,Marcello era molto avvenente e tutte le donne cascavano ai suoi piedi. Chissà quante volte si era recato in un lupanare a sua insaputa!! Un'altra donna aveva dormito al suo fianco e aveva assaporato i suoi baci e i suoi abbracci. Quel tempo per lei era finito. Come un oggetto vecchio era stata messa da parte. “Tra qualche giorno Marcello tornerà a casa. Chissà cosa avrà fatto a Capua.... Non voglio nemmeno immaginarlo. Il suo ritorno metterà tutti in subbuglio e in questa casa vuota tornerà un po' di vita... o almeno spero...” Le tenebre scesero intorno a lei e le fiaccole vennero accese nel cortile dagli schiavi. Con un ultimo sospirò si alzò e si diresse in casa,ritirandosi nell'oscurità delle sue stanze.

Capua

E' troppo tardi per mettersi in viaggio.” sentenziò Marcello,osservandosi intorno. Si erano fermate in un grande spiazzo verde non molto distante dalla via Appia,la strada che li avrebbe condotti sino a Roma. I suoi occhi vispi si soffermarono a lungo verso l'orizzonte,mentre Manlio era intento a montare per lui una grande tenda. “Le tenebre scenderanno presto e preferisco evitare di cavalcare di notte. Non si può mai sapere... tu che ne dici tigre?” Il silenzio della giovane lo divertì ancora di più “Ahaha che succede? Hai perso la voce e non riesci più a ruggire?” Xena lo fulminò con lo sguardo:quel tono sornione non faceva che aumentare la sua rabbia. “Te l'ho già detto una volta,non mi sfidare. Ora mi hai comprato,ma non sarai mai padrone della mia mente.... Mai...” Le parole di Xena furono stilettate pungenti per l'orgoglio di Marcello. Il suo viso divenne furioso “Tu... lurida schiava... come ti permetti di parlare in questo modo al tuo padrone?” urlò rabbioso,dandole uno schiaffo. Il labbro cominciò a sanguinarle,ma i suoi occhi rimasero fermi ed impassibili. “Non mi fai paura,Marcello. Forse a Roma sei temuto e rispettato,ma per me sei solo un romano come gli altri. Niente di più... Nessuno può piegare il mio animo e tu di certo non sei un'eccezione. Leggo la paura nei tuoi occhi....” Marcello digrignò i denti furioso “Paura? Tu non sai nemmeno cosa sia la paura. Hai mai partecipato ad una battaglia? Sai forse cosa vuol dire perdere in due minuti le persone più importanti della tua vita? No che non lo sai...” Xena si asciugò il sangue che le colava sul mento impassibile “Si che lo so. Sono una schiava,una gladiatrice. Credi forse che una lotta nell'arena sia meno pericolosa di una guerra. A Capua la morte ti guarda ogni giorno negli occhi,aspettando di coglierti impreparato ad ogni istante. Non ho nulla da imparare da te. Ti atteggi a grand'uomo,ma sei solo incattivito dall'odio e dalla superbia.”

Marcello scosse la testa e si allontanò da lei “Ah cara Tigre... cominciamo molto male...Manlio fa quello che sai.” Il giovane annùì e piegò Xena in avanti,bloccandole le braccia nonostante le catene. Violente sferzate colpirono ripetutamente la schiena della giovane,che ben presto si riempì di piaghe sanguinanti. Marcello colpiva con sempre maggiore forza e con un'espressione folle dipinta in viso: malmenare uno schiavo era il modo migliore per farlo sentire importante e potente. Xena non emise nemmeno un lamento,limitandosi a tenere gli occhi chiusi e i denti stretti. Sebbene Zenos l'avesse spesso frustata per il suo caratteraccio,Marcello era sicuramente più violento. Era l'odio e la superbia a muovere il suo polso,che seguiva ritmicamente il movimento della frusta. Finalmente Marcello si fermò. Goccioline di sudore gli scendevano lungo le tempie. “Ora basta. Come primo giorno credo sia stato istruttivo per te,Tigre. Questo era solo un assaggio per dimostrarti quello che potrebbe accaderti se mai proverai a ribellarti al mio volere. E non osare mai più parlarmi in quel modo!!! Sono stato abbastanza chiaro???” Xena lo ignorò,intenta ad osservare il cielo stellato. Ma una lieve pressione alla scapola,le suggerì di rispondere. “Certo padrone.” e si allontanò scortata da Manlio. “Perchè mi hai stretto la spalla?” sussurrò al giovane quando si sistemarono sotto un albero poco distante. Manlio sollevò le spalle e,presa una benda dalla sua sacca,cominciò a tamponarle le ferite “Semplice. Per suggerirti di rispondere. Non ti conviene sfidare Marcello.So quello che pensi...ma lui può essere davvero crudele. E le mie cicatrici lo dimostrano. Quando ero piccolo,mi ha punito molte volte...” Xena osservò il suo viso alla luce della luna: non doveva avere più di vent'anni,anche se i suoi lineamenti erano stati induriti dalle sofferenze e dalla fatica. “Da quanto sei suo schiavo?” domandò curiosa. “Ah da sempre. I miei genitori erano suoi schiavi. Io ovviamente sono di sua proprietà. Come ben sai a Roma quelli come noi non possono considerarsi genitori dei propri figli. Si limitano a procrearli,è il padrone che decide se devono vivere o morire,rimanere o essere venduti. Io sono sempre stato uno dei suoi preferiti,poichè ho sempre sgobbato più degli altri. E' per questo,credo,che sono stato risparmiato,anche se ho tentato tante volte la fuga....” La sua voce divenne un sussurro e il silenzio che li circondava venne spezzata dal lieve rumore del vento. Anche lui doveva aver avuto una vita difficile,senza mai conoscere la libertà. “E i tuoi? Sono ancora in vita?” chiese Xena,distendendo le spalle e appoggiandosi a terra nel tentativo di trovare una posizione comoda. Le ferite bruciavano terribilmente. Manlio la imitò e rimase per un po' in silenzio. Dopo un po' si decise a rispondere “Non lo so. Sono stati entrambi venduti. Prima mio padre e poi mia madre. Lei se n'è andata quando io avevo dodici anni. Non l'ho mai più rivista. Io invece sono rimasto con Marcello. Ormai sono diventato un uomo di sua fiducia,quasi come se fossi un suo figlio. Anche se ovviamente i trattamenti che mi riserva non sono poi così gentili e affettuosi...” “Si. Il suo tocco è delicato come una rosa...” esclamò ironica Xena,facendo scoppiare Manlio in una grossa risata. “E tu invece? Come sei diventata la tigre di Anfipoli?” La domanda raggelò il viso della donna. “Non mi va di parlare della mia storia.” rispose fredda e si alzò,dandogli le spalle. Il ragazzo la seguì e si posizionò davanti a lei. “Senti,io non voglio impicciarmi,ma sappi che di me ti puoi fidare. E credimi,la fiducia è fondamentale tra noi servitori.,perchè dobbiamo aiutarci in tutte le cose. Quando arriveremo a Roma,vedrai che a casa di Marcello noi schiavi siamo una grande famiglia. Ognuno darebbe la vita per l'altro. Se non vuoi dirmi nulla,non mi offendo. Me lo dirai quando lo riterrai opportuno,ma sappi che la vita non ha offerto niente di bello a nessuno di quelli come noi. Credo che tu lo sappia. Ora però è meglio che tu vada a dormire. La notte avanza e domattina presto inizierà il tuo cammino verso un nuovo destino. Marcello è molto mattiniero e pretenderà di partire presto. Riposa e rifletti. Ti servirà del tempo per comprendere a cosa vai incontro.” Xena lo vide allontanarsi e cominciare a preparare un fuocherello per la notte. La tigre di Anfipoli sbuffò e scosse la testa. Le parole del giovane schiavo l'avevano colpita nel profondo,anche se odiava ammetterlo. Il suo destino era davvero così oscuro e nebuloso? “Stai a vedere che sentirò la mancanza di Zenos...” pensò incredula e allo stesso tempo rassegnata “Domani mattina presto inizierà il tuo cammino verso un nuovo destino” aveva detto Manlio. Ma cosa le avrebbe riserbato il fato? Nuove sofferenze oppure speranze inaspettate? Con una smorfia di dolore si sdraiò nuovamente e si fece cullare dalla fresca brezza che le sfiorava la pelle. Sentiva nel profondo dell'anima una grande agitazione. Era l'incertezza a renderla così inquieta? Non riusciva a darsi una risposta. “Supererò anche questa. Come ho sempre fatto.” si disse coraggiosamente e si lasciò andare al sonno,pensando che il verde delle foglie era il colore più bello che avesse mai visto.

La mattina seguente

Il risveglio non fu piacevole come desiderava. Un forte colpo allo stomaco la riscosse dai suoi sogni turbolenti e oscuri. Aprì gli occhi,ma la sua mente era ancora sconvolta dall'immagine di sua madre sofferente e in lacrime. Un secondo colpo seguì il primo. “Insomma vuoi svegliarti si o no misera schiava???” La voce di Marcello le tuonò nelle orecchie. “Ah già di buon umore,padrone??” domandò la ragazza ironica mentre si alzava dal misero giaciglio di foglie. Manlio intervenne in tempo per calmare il suo padrone. “Padrone le cavalcature sono pronte.Possiamo partire.” La mano di Marcello si fermò ad un soffio dal viso di Xena. “Bene. Abbiamo molta strada da fare. Andiamo,non voglio che Gabrielle attenda troppo il mio ritorno. Muovetevi.” Xena sorrise grata a Marcello: era la seconda volta che la aiutava in due giorni.

Sai potrei abituarmi ad avere le spalle coperte da te. Mi divertirei un mondo a stuzzicare quel bastardo di Marcello.” Manlio salì a cavallo sorridendo sornione “Non credo che dovresti abituarti,anche perchè se non la smetti di importunarlo,credo proprio che ti ucciderà.” Xena squadrò il suo destriero senza prestargli la minima attenzione. “E ora che hai? Non ti sarai mica offesa? Stavo facendo solo una battuta...” La giovane balzò agilmente sulla sella: l'espressione del suo viso cambiò nuovamente. “Certo che sei strana... Un momento sei tranquilla,poi sei triste,ora sei felice...”osservò Manlio perplesso. “Non è niente. E' che questo cavallo è uguale a quello che avevo da piccola. Me l'aveva regalato mia mamma... Ora basta andiamo,altrimenti riceverai delle belle frustate anche tu.” tagliò corto la mora,calciando forte nei fianchi del cavallo.

Manlio rimase indietro a guardarla. Sapeva di aver incontrato una donna molto speciale,che nascondeva dentro tanta sofferenza e rabbia. Il cuore si scaldò al pensiero della sera prima e della sua pelle pallida,squarciata dai colpi della frusta. “Manlio!!! Muoviti!!!” l'ordine imperioso di Marcello destò la sua attenzione,facendolo avanzare al galoppo. Si affiancò a Xena a poca distanza dal suo padrone. “Manlio.. Manlio.... hai fatto arrabbiare il tuo padrone!!!” Le guance del ragazzo si imporporarono “Non è certo colpa mia!! Stavo pensando ad altro.”

Xena lo guardò incuriosita,ma decise di non approfondire l'argomento. “Comunque quanto dista Roma da Capua?” Manlio emise un sospiro sollevato “Sono tre giorni a cavallo. Ma sicuramente ci fermeremo per la notte. Viaggiare alla luce della luna,sebbene sia suggestivo, è particolarmente pericoloso da queste parti. La Via Appia conduce sino a Roma,è impossibile sbagliare.”

Rimasero per un po' in silenzio. Xena era intenta a guardare il paesaggio assolato intorno a lei. La pianura verdeggiante era spesso frastagliata man mano che si allontanavano da Capua. Fu lei a rompere il silenzio “Chi è Gabrielle?” “Ma non ero io a fare troppe domande????” esclamò Manlio piccato. Xena sollevò il sopracciglio sinistro spazientita. “Allora mi vuoi rispondere o no? O forse devo andare a chiedere informazioni a Marcello??” Il ragazzo la guardò spaventato “Certo che no! Comunque Gabrielle è la moglie di Marcello. E' una donna splendida,sembra un angelo.” “Molto diversa da suo marito allora.” sbottò Xena incurante del tono di voce. “Abbassa la voce!! Sei impazzita? Tu ci farai uccidere tutti e due... Comunque stavo dicendo... è Greca come te. Ma in questo periodo è sempre triste e abbattuta. E lui non migliora di certo la situazione. Anzi è proprio a causa sua se soffre così tanto.” Xena fece una smorfia di disgusto,voltandosi indietro per osservare il suo nuovo padrone,che cavalcava poco distante da loro. Marcello aveva infatti ordinato ai due di precederlo,perchè temeva che la bella tigre potesse scappare dalla sua gabbia. Sebbene sembrasse distratto,i suoi occhi freddi e pungenti scorgevano tutto quello che c'era intorno a lui. Non aveva mai perso di vista nulla durante la sua vita né sul campo di battaglia. Era come un falco,costantemente all'erta,pronto a qualunque insidia gli si presentasse sul cammino. Non esitava a travolgere tutto quello che poteva ostacolare i suoi desideri e le sue ispirazioni. “O con me o contro di me” soleva ripetersi ogni volta. Gabrielle non aveva rappresentato un'eccezione. Quella ragazza era riuscita a piegare con la sua bellezza il suo animo audace e conquistatore tanto da convincerlo a sposarla,sebbene la loro unione fosse stata criticata da molti. Marcello era molto più anziano della sua giovane sposa e molti la consideravano più una concubina che una vera matrona. Per lui non era stato così all'inizio. Ogni cosa aveva assunto un nuovo significato da quando quella giovane greca era entrata con leggiadria e grazia nella sua vita. Ma erano ormai passati mesi,anni da quei momenti. Aveva acquisito tanta fama e potere che tutta Roma era ormai ai suoi piedi. Aveva sconfitto Annibale ed era diventato console:più di quanto avesse mai sperato. E aveva serrato il suo cuore all'amore. Gabrielle era solo un bell'ornamento,un trofeo che rendeva la sua vita ancora più invidiabile. Un ghigno malefico comparve sul suo volto. Sapeva di aver fatto soffrire molto la giovane donna con i suoi continui tradimenti,ma non gliene importava nulla. Contava solo Roma. Era la sua città,era tutta la sua vita. Ovviamente cercava in tutti i modi di dissimulare i suoi veri pensieri. Non faceva che riempire la moglie di doni,regali costosissimi provenienti dai mercati più importanti e distanti. La poveretta non faceva che ringraziarlo con gli occhi lucidi,sussurrandogli all'orecchio dolci parole. Lui la abbracciava e mentiva. Mentire e combattere erano sicuramente le cose che sapeva fare meglio. “Marcello sei un fottuto bastardo lo sai? Ed è questa la cosa migliore di te!!!” si disse,rizzandosi sulla sella e sollevando fiero la testa. Lo sguardo si posò su Manlio e su Xena,intenti a chiaccherare incuranti dei suoi malvagi pensieri. Dalla sua posizione arretrata Marcello poteva gustarsi lo spettacolo delle forme della sua nuova conquista,compiacendosi di come era riuscito ad accaparrarsela. Il denaro era sicuramente più potente della spada e lui ne possedeva più che abbastanza. La sua fantasia si lasciò cullare dal ritmo dei fianchi di Xena che ondeggiavano ad ogni asso del cavallo. Sarebbe stata lei la sua nuova preda in un modo o nell'altro. L'avrebbe sedotta in ogni modo oppure l'avrebbe costretta al suo volere,incatenandola come si faceva con le vere tigri. Un'idea folle gli sfiorò la mente “E se avesse ripudiato Gabrielle e avesse reso Xena sua moglie? Avrebbe potuto liberarla,sposarla in seconde nozze e presentarla come un nuovo trofeo. Tutti lo avrebbero lodato e invidiato. E la sua povera moglie sarebbe ritornata in Grecia in lacrime e abbandonata al suo destino. Chi avrebbe mai pensato a lei? Chi lo avrebbe mai biasimato? Per lui ci sarebbero stati solo elogi,lodi.... Roma sarebbe diventata la sua schiava,la sua più grande conquista. E Xena lo avrebbe seguito nel suo folle piano o sarebbe stata abbandonata come Gabrielle. O con me o contro di me Xena. Sta a te decidere.”

Colle Celio,villa di Marcello

Erano trascorsi tre giorni da quando Marcello era partito da Capua e Gabrielle attendeva ogni giorno il suo ritorno. Gli ultimi due giorni li aveva trascorsi piuttosto penosamente,immersa nei ricordi del passato. Gli affreschi che ricoprivano le pareti della casa erano ormai diventati gli spettatori della sua disperazione,l'impluvium al centro del cortile aveva raccolto l'acqua piovana mischiata alle sue lacrime...

Si stava facendo sopraffare dal dolore e dalla disperazione. Si sentiva oppressa e circondata da un'aura buia e misteriosa,che la schiacciava e la soffocava. Non sarebbe riuscita ad uscirne... non questa volta... La solitudine era diventata la sua amica più cara,ma la disperazione di quei giorni aveva raggiunto picchi oltremodo elevati. Si stava consumando per un uomo che non la desiderava né come amante né come moglie. La trattava come una bambina da viziare con doni e regali,ma lei sapeva che erano solo frutto della sua ipocrisia e della sua cattiveria. Non avrebbe giovato al grande Marcello che il suo ritratto di uomo buono e generoso venisse offuscato da una moglie insoddisfatta. Sebbene fosse consapevole di tutto ciò, bastava un suo sguardo più gentile o una parola più dolce per farla ricadere nuovamente in un limbo di felicità che si frantumava ad ogni sua assenza. Quante volte lo avrebbe perdonato? Quante volte ancora avrebbe sopportato? Quante altre sere lo avrebbe accompagnato,felice al suo fianco,per poi tornare a casa da sola,aspettando che tornasse il mattino successivo? Non lo sapeva e odiava pensare che si sarebbe concessa a lui infinitamente e che ogni volta lo avrebbe perdonato,donandogli tutto il suo cuore e la sua anima. “Se solo qualcuno potesse ascoltare il mio dolore! Se solo qualcuno mi comprendesse... Se solo non fossi così sola...” Quelle parole le offuscavano spesso la mente,facendola soffrire infinitamente.

Quella mattina il cielo era particolarmente limpido e il sole illuminava la campagna circostante la casa,facendola apparire come una distesa d'oro fuso. Gabrielle era distratta dai suoi tristi pensieri,lo sguardo perso all'orizzonte,mentre il vento le accarezzava le pallide gote. Ma qualcosa catturò la sua attenzione. Tre figure,piccoli puntini neri in lontananza,rese informi dal luccichio dei raggi solari,si stavano avvicinando a grande velocità. Dopo pochi minuti il cuore di Gabrielle si riempì di gioia: aveva riconosciuto Manlio,che pareva guidare la comitiva,aveva intravisto Marcello e il suo destriero nero,ma non capiva chi potesse essere la terza figura. A quanto sapeva non aspettavano ospiti e dubitava che Marcello avesse invitato qualcuno dei suoi amici il giorno stesso del suo ritorno. Strizzò gli occhi e concentrò la sua figura sul terzo cavaliere. Rimase molto stupita quando realizzò che si trattava di una donna. I capelli neri si muovevano leggiadri,mossi dal vento impetuoso e la sua figura era maestosa e possente. Sembrava Diana,la dea della caccia,pronta ad uccidere la preda che stava inseguendo. Un brivido le attraversò la schiena. Non aveva mai visto una donna così bella in vita sua. Quando giunsero nei pressi della domus,i tre rallentarono la loro andatura e Marcello si pose davanti agli altri due. Doveva essere il primo a varcare la soglia di casa. Manlio rallentò e si posizionò rispettosamente dietro di lui,mentre Xena,incurante,continuò a spingere i talloni nei fianchi del suo cavallo. Non avrebbe mai concesso a Marcello quello che desiderava. In pochi metri era riuscita ad affiancare e a superare il suo padrone. “Schiava! Vieni immediatamente qui!!! Come osi superarmi? Stiamo per giungere nella mia dimora,non dimenticarlo. Ti farò frustare se non rallenti e non prendi il posto che meriti...dietro il tuo padrone come fanno tutti i cani fedeli!” Xena non rispose,limitandosi a sollevare le spalle e a correre ancora più veloce di prima. Marcello la inseguì,sputandole contro tutta la sua rabbia. Gabrielle osservava tutta la scena dal balcone e non potè che provare ammirazione per quella misteriosa ragazza,che stava deliberatamente ignorando gli ordini di suo marito. Marcello era così infuriato che le urla giungevano fino alle sue orecchie. “Schiava!!!!!!” Xena rideva a crepapelle: quella situazione stava diventando sempre più divertente. Il suo sguardo era fisso sul sentiero che li stava conducendo oramai all'entrata della domus. Fu in quel momento che il mondo intorno a lei si fermò. I suoi occhi istintivamente si erano staccati dal massiccio portone ed avevano vagato lungo le pareti giallo ocra della casa,fissandosi poi sulla creatura più bella che avesse mai visto. Appoggiata tranquillamente al balcone,stava una fanciulla,i lunghi capelli biondi le ricadevano sciolti su una spalla,lasciata scoperta dalla tunica verde smeraldo che indossava. Fu tuttavia il suo sguardo,curioso e timoroso al tempo stesso, a colpirla dritto al cuore e a farle rallentare bruscamente l'andatura. Chi era quella splendida donna? I loro occhi si incontrarono per la prima volta e il cuore di Xena cominciò a martellarle furiosamente in petto. Era forse Afrodite,la dea dell'amore in tutta la sua bellezza,ad osservarla? Un forte colpo alla schiena le fece interrompere quel meraviglioso contatto visivo. Marcello l'aveva raggiunta e non aveva aspettato a punirla per la sua insolenza. “E questo è solo l'inizio!!! Te la farò pagare per tutto quello che hai fatto fino ad ora!”

Gabrielle rizzò le spalle spaventata. La giovane,che fino a quel momento l'aveva guardata intensamente fin quasi a scrutarle l'anima,si era accasciata sulla sella. Marcello l'aveva colpita talmente forte da farla svenire. Il cuore prese a batterle furiosamente,mosso da una grande preoccupazione nei confronti della giovane. Cosa le avrebbe fatto suo marito? Decise senza aspettare oltre di scendere le scale e di andare alle stalle,poichè i tre,entrati nel portone,erano ormai al di fuori del suo campo visivo. Arrivata lì,ebbe solo il tempo di vedere Marcello scendere da cavallo e spingere giù la donna dal proprio destriero,ordinando a Manlio di trascinarla nelle segrete,dove era solito portare gli schiavi ribelli. Il ragazzo,con il viso contratto dalla tristezza,eseguì l'ordine a malincuore. Gabrielle si diresse velocemente verso di loro. “Dove la stai portando?” domandò nervosa,senza degnare nemmeno di uno sguardo il marito. Marcello stupito dal comportamento della moglie ribattè “Ma insomma Gabrielle!! Non sei contenta di rivedere il tuo sposo? Cosa ti importa di questa schiava? Doveva essere un regalo per te,ma a quanto pare ho fatto un cattivo affare...” Poi rivolgendosi con autorità a Manlio,ancora immobile di fronte a lui,ordinò “E tu Manlio vuoi muoverti? Portala immediatamente nelle cantine. Dopo che mi sarò sistemato andrò a trovarla... Sbrigati!!!” Il ragazzo si limitò ad annuire e,presa Xena per le gambe,cominciò a trascinarla faticosamente. Gabrielle osservò la giovane,ancora incosciente,passarle accanto e i suoi occhi si soffermarono sui lineamenti perfetti e regolari del viso,sul corpo sinuoso e al tempo stesso possente. Solo la voce del marito la costrinse a distogliere lo sguardo da quella splendida visione. “Gabrielle si può sapere che hai?” le aveva chiesto. La donna scosse la testa nervosa e rispose distrattamente “Niente...non preoccuparti. E' tutto a posto...”

  
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