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Autore: Sena27    16/02/2011    1 recensioni
Vedere Zero tra le braccia di un'altra mi aveva fatto un insolito effetto.
Ero abituata alle nostre discussioni, ero felice quando mi dava una mano davanti ai cancelli della Night Class, quando ci beccavamo lezioni extra per via dei pisolini sui banchi.
Per me erano diventate azioni quotidiane.
Ero contenta se potevo stargli vicino, se lo potevo aiutare, mentalmente ringraziavo mio padre per averlo portato a casa nostra.
Ora, pensandoci sopra, agli occhi degli altri noi cos'eravamo? Chi eravamo?
Due amici, una coppia di fidanzatini, due che continuavano a litigare?
E ai nostri stessi occhi?
Quando ero ancora umana, lui mi amava.
Ed ora mi amava ancora?
Ma io? Quali sentimenti provavo nei suoi confronti?
Lo avevo trattato solo come un amico eppure, quando non era con me,
quando soffriva nel vedermi con Kaname o quando pensava alla sua famiglia, a suo fratello, io ero dispiaciuta.
Mi resi conto che c'erano molte domande in attesa di risposte.
Io stessa, però, non ne avevo.
Una leggera pressione sulla mano mi riportò al mondo reale e abbandonai i miei pensieri.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 4:  Nessun disturbo!
 
 
- … Sicuro di sentirti bene? Comunque, ho preparato la colazione,
quindi fammi un favore: dimmi che non hai già mangiato durante la tua fuga!- 
Ovviamente non mi era passata per la testa l’idea di fare colazione. Avevo ben altri pensieri.
Sorrise. Quel sorriso così spontaneo e semplice era meraviglioso. 
L’amavo per il suo modo di fare. Era gentile, generosa, naturale, incantevole,
 riusciva a ridere in qualsiasi situazione.
Credo che sarebbe stata  capace di non piangere persino al funerale di Kuran.
 
Mi stupii di come fosse la cucina. Quando cucinava lei all’Accademia la stanza si trasformava in un’arena.
 I guerrieri erano una ragazza impacciata e delle pentole innocue.
Ora l’ambiente era ordinato, pulito e non sembrava che ci fosse stato un combattimento!
Avevo l’impressione che qualcosa non andasse bene. 
- Senti, sei sicura di non averci messo del veleno?-
- Vedo che non siamo per niente cambiati!
Solo per informarti: non ho nessuna intenzione di avvelenare i miei amici!-
“Amico”. Una parola che suonava strana a me e al mio cuore che sobbalzò.  
-E’ la prima volta che cucino senza di Ruka. E’ lei che mi ha insegnato a preparare qualche piatto.
 Io credo di aver fatto progressi ma lei continua a dirmi che sono una frana con i fornelli…
Ehi! Non ridere, questa cosa è deprimente! -
 
TOC   TOC   TOC
 
Qualcuno bussò alla porta e vidi Yuuki sussultare. Potevo facilmente capire chi si trovasse all’ingresso.
Nonostante lo sapessi già, volli illudermi che il tempo da passare con la mia amata
 non fosse ancora scaduto.
Lei era vicino al forno: sembrava preoccupata e agitata.
Speravo che quest’ansia dipendesse dal fatto che non volesse ritornare a casa.
Sarebbe stato troppo bello se avesse voluto rimanere qui ancora un po’.
 In realtà sapevo che non vedeva l’ora di riabbracciare il fratello.
Voleva di sicuro ritornare nel suo ambiente familiare.
Qui non aveva passato  neanche un giorno e non aveva fatto altro che dormire.
 Eppure questo tempo mi era bastato per fantasticare una futura vita insieme a lei.
 Andai ad aprire. Mi ero illuso troppo e mi sorpresi di trovare Kaname davanti alla porta.
 Ci scambiammo solo un’occhiataccia e, di malavoglia, lo feci entrare.
 Comminò tranquillo e lentamente fino a raggiungere la cucina.
Con mio stupore la ragazza non gli corse incontro. Abbassò lo sguardo
e timidamente si posizionò al fianco del Puro Sangue che fece di tutto per scrutare il suo volto.
Lui la guardava come chi osserva un fiore raro, meraviglioso.
Non si parlarono, neanche un saluto veloce.
Pensavo che il comportamento di lei dipendesse dalla mia presenza e,
non potendo sopportare la vista di quella scenetta, li lasciai soli. 
Fuori il Sole splendeva, il cielo era limpido e non si vedeva nemmeno una nuvola.
Queste erano le giornate che non riuscivo a sopportare.
Con tutta quella serenità vedevo ovunque il suo sorriso e questo non mi faceva per niente bene!
Lo scopo di quella “fuga” era quello di non vederla partire. Mi dovevo rassegnare.
Non avrei più avuto la fortuna di svegliarmi e trovarla al mio fianco, allegra, in pace, spensierata.
Il suo ricordo sarebbe stato impresso nella testa mentre l’ odore e le tracce della sua permanenza
 in quella casa si sarebbero dissolte giorno dopo giorno.
Quando tornai di lei non c’era più nessun segno a parte i piatti in cucina
 ed una lettera di poche parole sul comodino.
Avrei preferito che non lasciasse ringraziamenti nell’andarsene.
Ormai era diventata un’abitudine sdraiarmi sul letto a fissare il soffitto
ed ora davo, ogni tanto, un’occhiata a quel pezzo di carta.
 
Zero, ti devo ringraziare per tutto.
Nonostante il tuo odio mi hai accolta in casa tua e mi hai aiutata.
Ti sono molto grata anche per avermi fatto sentire a casa malgrado io sia un’intrusa in questo appartamento.
Non saprò mai come sdebitarmi. Spero che la mia presenza non ti abbia disturbato troppo.
Addio.
 
Mi soffermai sull’ultima parola. Questo era davvero un addio?
Anche un anno fa pensavamo di esserci salutati per l’ultima volta.
Il mio destino era quindi quello di vedere continuamente Yuuki andarsene?
 
 

Il viaggio era durato molto poco nonostante la casa di Zero fosse abbastanza
lontana dalla residenza dei Kuran. 
Durante il tragitto feci di tutto per nascondere il mio viso dagli occhi di Kaname.
Non per timidezza o vergogna, ma perché mi aspettavo che lui fosse infuriato con me.
 Immaginavo che, lontano dallo sguardo dell’Hunter,
Onii-sama mi sgridasse o almeno mi lanciasse uno dei suoi sguardi di ghiaccio.
Invece fece di tutto per poter scrutare il mio viso.
 Cercò di parlarmi e ricevette in risposta solo monosillabi.
Sapevo benissimo che mi stavo comportando da sciocca
ma tentavo di capire se avessi detto la verità in quelle frasi in cui ringraziavo Zero.
 Ero certa che l’avrei rivisto dato che non ero del tutto completa se lui non era con me.
 Quando entrai in casa sentii dei brividi in tutto il corpo.
 Faceva terribilmente freddo! Immediatamente pensai ad Aido.
Lui aveva il potere di congelare qualsiasi cosa.
Per la prima volta esaminai lo sguardo di Kaname.
Era cupo, sembrava stesse chiedendo di essere perdonato.
Capii subito che qualcosa non andava e corsi rapidamente al piano di sopra.
Il volto di Hanabusa era sconvolto. Mi avvicinai a lui.
 Non l’avevo mai visto in quelle condizioni.
L’avevo sempre considerato un vampiro a cui piace scherzare troppo,
un ragazzo normalissimo, sorridente, sempre allegro.
 Ma ora aveva perso quella fiamma di felicità che brillava nei suoi occhi.
 Ciò che vedevo era molto strano.Era successo qualcosa di grave?
Lui mi guardò e mi spiegò tutto. Balbettava sotto voce
 e cercava di non farmi spaventare. Io ero arrabbiata e terrorizzata.
 Aiutai il ragazzo a calmarsi e poi scesi le scale.
 Kaname non si era mosso da quando eravamo arrivati. Era davanti alla porta immobile.
-Perché? Perché l’hai fatto?-  Nessuna risposta.
Mi veniva da piangere.
 Avevo conosciuto quel ragazzo una decina di anni prima
 e in tutto quel tempo non aveva fatto altro che mentirmi e nascondermi la verità.
Solo quando accettai di seguirlo mi rivelò alcuni tratti della sua storia.
 Ora, però, avevo il diritto di sapere il motivo dell’omicidio del padre di Aido.
Quell’uomo era stato cortese con i Kuran e il figlio aveva sempre servito la famiglia.
Perché doveva fare soffrire così Hanabusa? Pensavo fosse un amico di Kaname,
una brava persona a cui affidare la propria vita.
Era sempre stato onesto e gentile con me.
A volte i suoi scherzi erano troppo pesanti ma non meritava un dolore così grande!
Mio fratello mi guardava ma non era quello che volevo che facesse.
 Io desideravo solo che lui parlasse, che mi dicesse la verità.
 Tremavo di rabbia.
 In quel momento avrei preferito andarmene.
 La mia presenza non aveva importanza dato che lui non voleva dire nulla.
Era inutile rimanere ferma davanti a lui in quello stato, quindi andai nella mia stanza.
Non intendevo vedere di nuovo il volto di Kaname
perché avrei sicuramente rischiato di intenerirmi e di perdonarlo.
Ma per quell’azione non c’erano scuse.
Questo era troppo e la mia rabbia stava aumentando sempre di più impedendomi di ragionare.
Così mi sdraiai sul letto e mi addormentai sperando di risvegliarmi più serena.  
 Quando aprii gli occhi era tardo pomeriggio
e la rabbia era sparita facendo comparire la disperazione.
 In casa non sentivo la presenza di Kaname, sembrava che fosse tutto tranquillo.
 Uscii dalla residenza anche se non sapevo dove andare
ma ero certa che stare lontano da lui mi avrebbe fatto sicuramente bene.
Fuori diluviava di conseguenza mi bagnai tutta e inciampai parecchie volte.
 Mi fermai sotto una tettoia per riprendere fiato e cercare di capire dove andare.
 In un hotel era impossibile dato che non avevo denaro e neanche degli  amici in zona.
Avrei potuto stare da Zero ma l’avevo già disturbato e gli avevo detto addio.
 E poi c’era mio padre.
Di sicuro avrebbe ospitato per qualche giorno la figlioletta
ma non volevo presentarmi da lui in quelle condizioni.
-Ti sei persa, cara?-
La voce proveniva da dietro le mie spalle
e mi fece venire in mente quel giorno nevoso in cui Kaname mi salvò.
Mi voltai e capii chi aveva parlato.
Era solamente una vecchietta che mi accolse gentilmente in casa sua.
 Il luogo era abbastanza buio e c’erano pochi arredi.
C’era un piccolo tavolino in mezzo alla stanza,
le pareti erano arredate solo con alcune mensole.
Un mobiletto era accanto al lavandino e dalla porta di fronte a me
si intravedeva una poltrona rossa del salotto.
Quella signora iniziò a girarmi intorno e ad osservarmi. Non mi chiese nulla neppure il mio nome.
 Iniziavo ad aver paura.
Era strano essere guardati in quel modo.
Il ricordo che avevo avuto prima mi ritornò di nuovo in mente
e quella “cosa” davanti a me si fece riconoscere.
 Era un vampiro ex umano che stava per perdere la ragione.
 Con me non avevo armi e il panico mi impedì di muovermi.
Era terrorizzata e iniziai a gridare. Non volevo morire così.
Non volevo che mi trovassero lì, in quella stanza.
Iniziai a pensare a tutte le persone lontane da quella casa che mi aspettavano.
Presi coraggio.
Quando riuscii ad uscire dalla casa corsi senza neppure sapere dove stessi andando.
Una via era uguale all’altra. Mi sarebbe bastato seminare quel mostro.
Se ce l’avessi fatta, giurai a me stessa di ritornare a casa e di chiudermi dentro!
Dietro di me non vedevo più il vampiro, anche se percepivo la sua presenza.
Oggi era evidentemente la mia giornata sfortunata dato che mi ritrovai in un vicolo cieco! 
Quell’essere leccò il mio collo e stava per mordermi con i canini.
Aspettavo che quella “cosa” assetata di sangue mi uccidesse
ma vidi una figura in fondo alla stradina che  veniva verso di me.
Prese una pistola che riconobbi subito.
La Bloody Rose.
Vedere Zero mi riempì il cuore di gioia. Finalmente una faccia amica!
 Fissavo il punto da cui era venuto il ragazzo
e non mi accorsi neppure che quel mostro era stato ucciso.
-Tutto bene?-  Non mi sembrava vero.
Erano passate solo alcune ore da quando avevo lasciato il suo appartamento
 ma sembrava che fosse trascorsa un’eternità.
-Sì… Grazie-
-Si può sapere che ci fai qui fuori, da sola, sotto la pioggia e in questi vicoli?-
-Niente di che- Abbassai gli occhi.
 Mi era difficile guardarlo, mi faceva sentire colpevole di qualcosa di orribile!
Tra l’altro non riuscivo a osservarlo a causa dei sui occhi che da sempre mi avevano colpita.
-Già… Stavi solo tentando di farti ammazzare!
Ma Kaname ti lascia andare in giro da sola sapendo che ti cacci sempre nei guai?-
-Lui  non sa che sono qui.
Stamattina… io… insomma… mi sono infuriata con lui e me ne sono andata.
Non riesco proprio a capirlo!-
-Tranquilla non sei l’unica. Dai vieni ti accompagno. Di sicuro è in pensiero per te-
Perché stava facendo tutto questo?
In fondo io ero solo un peso per lui.
 Una stupida ragazzina che aveva  voluto entrare nella sua vita rovinandola.
E mio fratello?
Non si era mai preoccupato per lui ed ora sapeva persino come si sentiva.
Iniziai a pensare che quei due fossero uno più strano dell’altro!

 

Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo e con l’ennesimo ritardo! Scusatemi tanto!!
Grazie  mille a tutti voi!!
Alla prossima!
   
 
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